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Codice scheda: ASC A4520259 (Microscheda: 3911E11/12­3912A1/2)
Luogo e data: TORINO ­ ­­/03/1873
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: LEMOYNE GIOVANNI BATTISTA
Classificazione: Rua: Corrispondenza con Salesiani
Tipo documento e supporto: Registro ­ Manoscritto
Autenticità: Firma autografa
Contenuto: Seconda relazione ai soci salesiani del viaggio di D. Bosco a
Roma.
***
[Torino, marzo 1873]
Notizie di Don Bosco ­ Viaggio a Roma.
Carissimo Don Lemoyne
Venendo a voi amati fratelli per la seconda volta con notizie del nostro
Padre Don Bosco, devo dapprima farvi noto lo stato della sua salute in
questa sua assenza, e godo di potervela annunziare sempre
discretamente buona, e prospera, e questo mercé le vostre continue
preghiere. Continuate.
In Roma è movimento generale per Don Bosco: tutti vogliono vederlo,
dirgli una parola: dal mattino per tempo sino ad ora tarda della sera ha
mai un momento di libertà, sempre attorniato da mille che lo vogliono
vedere, e se possono parlargli.
Abbiamo da una lettera del 13 marzo che alle ore nove del 12 marzo si è
sentita in Roma una terribile scossa di terremoto che durò circa 2
minuti primi, e rendono grazie al cielo che non sia più a lungo durata
che se 2 minuti di più fosse durata, Roma sarebbe andata in rovina. Si
teme che ciò si rinnovi per lo stato presente del cielo. In conseguenza
di ciò si aprirono all'agro romano varie voragini; non si ebbe però a
deplorare disastro grande; solo abbiamo che in Roma si ebbe una
terribile paura; ed in vero il sentire all'improvviso suonare campane e
campanelli, il vedersi piegare addosso le muraglie; il sentirsi mancare
il pavimento di sotto i piedi, questo sarebbe bastante per incutere
timore a qualsiasi uomo coraggioso. Il 13 marzo Don Bosco ebbe la
vista di una deputazione inglese la quale venuta a Roma per parlare al
Santo Padre Pio IX ed informato che Don Bosco ivi pure trovavasi lì,
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andarono tosto a vederlo, e si adoperò a tutt'uomo per cavargli di
bocca l'impiantamento di un Collegio anche in Inghilterra; come se la
sia cavata Don Bosco non lo sappiamo.
Per conoscere quanta sia la stima che i romani non solo, ma i bolognesi
anche, i parmigiani eccetera hanno verso Don Bosco, sentite. Nel
convoglio che già dicemmo essere stato in grado di pericolo per il
mancamento di una vite della ruota maggiore, e per lo spostamento
delle rotaie erano molte altre persone tra le quali una di casato
distinto; or bene quando già si credeva di tombolare dagli Appennini,
le pervenne all'orecchio che nello stesso convoglio eravi Don Bosco, ed
ebbe tanto sollievo al pronunziarsi di questo nome che subito disse: oh
se c'è Egli con noi non c'è nulla da temere, che se anche dovessimo
tombolare al fondo non ci faremmo alcun male, e questo episodio
venne riferito a Roma allo stesso Don Bosco.
Singolare poi è l'amore che apertamente gli manifestano i romani, i
quali anche di più ricchi si reputano felici se possono da lui ottenere
una visita, una messa, od almeno almeno una parola. Meraviglia come
Don Bosco così lontano, immerso negli affari tanti non si dimentichi
dei suoi figli eppure egli non parla che dei suoi figli sia che parli, sia
che operi, che scriva, tutto fa per i suoi figli. E noi? Oh procuriamo
almeno di compensarlo con la nostra buona condotta, affinché
chiedendo di nostre notizie possa averle consolanti che lo compensino
di tante fatiche che egli fa per noi. Fra non molto avremo in Torino una
carovana di giovanetti romani fra cui uno che parve da chierico nella
Basilica di San Pietro in Vaticano.
Un giorno mentre Don Bosco si recava alla sua dimora percorrendo le
vie di Roma gli passarono a fianco alcuna squadra di Bergolini,
quand'ecco uno di questi si spaccò dalla fila, e corse a baciargli la
mano; esso gli domandò chi fosse, ed intese che era un certo Ferraro
Luigi di Carignano.
Varie persone parlando con Don Bosco, ed interrogandolo sugli affari
presenti e futuri della Chiesa, ebbero in risposta che per tutto il 73 non
vi sarebbe alcun segno di tranquillità alla Chiesa se non al finire del
1878. Già fin dal 1847 interrogato su di ciò rispondeva la stessa cosa,
ne vedremo l'esito.
Una sera trovandosi Don Bosco col suo segretario e dietro loro
venendo due personaggi di alto affare, questi non conoscevano Don
Bosco di persona, e discorrendo fra loro con voce piuttosto alta
dicevano che gli affari presenti non vi sarebbe Don Don Bosco solo che
li potrebbe aggiustare, e superare tutte le difficoltà. Don Bosco a due

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passi da loro rideva pensando al proverbio Lupus in tabula. Richiesto
Don Bosco di andare a benedire un giovanetto paralitico vi andò
subito, e lo benedisse e poscia assicurò i parenti che per Pasqua
sarebbe interamente guarito.
Ebbe già un abboccamento col Ministro Lanza, e spera di averne altri
ancora. Le parole di Don Bosco sono accolte benevolmente dai
maestri, e speriamo che facciano anche breccia nei loro cuori.
In vista di tanti atti di amore, che gli italiani non solo, anche gli
stranieri professano a Don Bosco, della confidenza illimitata che
pongono in lui, noi che gli siamo figli, quanto maggiormente
dovremmo amarlo, quanta confidenza dovremmo avere in Lui! Si
quello che non abbiamo fatto per il passato, facciamolo per il futuro;
amiamo tanto il nostro Padre, per lui preghiamo, affinché possa egli
come buon capitano condurci all'acquisto del Regno dei Cieli.
Addio, addio.
Speriamo che Don Bosco arriverà nella corrente settimana.
Tuo aff. Don Rua
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