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Codice scheda: ASC G9940601
Luogo e data: ROMA ­ 27/01/1892
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: GIOVANI DELL'ORATORIO
Classificazione: Rua: Circolari, direttive, documenti
Tipo documento e supporto: Circolare ­ Manoscritto
Autenticità: Firma autografa
Contenuto: Circolare ai giovani dell'Oratorio di Torino con la quale
informa dell'incontro avuto a Roma col S. Padre e notifica l'affetto che
egli ha per loro. Avvisa che sarà di ritorno a Torino per i primi di
Marzo (All. copia dt.)
***
Roma, 27 gennaio 1892
Miei cari figliuoli
Sono quindici giorni a quest'oggi che sono arrivato a Roma, ed ho
sempre aspettato un momento propizio per potervi scrivere, dirvi dove
io mi trovi, che cosa io faccia, così lontano dall'Oratorio. Così mi potrei
quasi persuadere di non essere così separato da voi.
Qui a Roma ho avuto la consolazione di trovare la casa priva affatto di
quella misteriosa malattia che desolò tanto tempo Torino, e minacciò
anche l'Oratorio. Mi si fecero delle feste come a persona conosciuta ed
amata. Ho potuto vedere che fecesi molto profitto, e che, quando il bel
corpo di fabbrica sarà finito, il bene sarà di gran lunga maggiore. È ben
coltivata la musica vocale, anche molto egregiamente quella
strumentale; e tutti vanno a gara per rispecchiare l'emulazione
dell'Oratorio.
Come tra voi, se si vuole destare un po' di attenzione, basta che si parli
di Don Bosco, così tra questi buoni e vispi Romani. Quasi tutte le sere
od io o Don Francesia ve li tratteniamo dopo le orazioni, e ci
domandano sempre "Ci racconti il 20 di Don Bosco!"
Abbiamo fatta qui la festa cinquantenaria delle opere di Don Bosco, e
devo dire con molta soddisfazione. Ma sicuramente Roma è la città del
Papa, e voi vi aspettate che io ve ne parli; ed io lo farò ben volentieri.
Miei cari, vi devo prima di tutto dire, che il Santo Padre vuole assai
bene ai giovanetti dell'Oratorio, e me ne parlò proprio con interesse.
Sono venuto qui a bella posta e mi fermai quindici giorni con
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l'intenzione di essere ammesso dal Santo Padre. Vi dirò di più che Egli
stesso nella sua bontà sapendo che a Roma poteva fermarmi poco, mi
domandò il suo segretario a vedere se mi sarei potuto fermare sino ad
oggi. Quest'atto così particolare di affezione noi lo dobbiamo
riconoscere come un riflesso della venerazione che si ha per Don Bosco
in ogni luogo.
Stamattina poi alle dodici circa arrivava con Don Francesia in
Vaticano. Sentiva qua e là sussurrare: Ecco il successore di Don Bosco!
Il Superiore dei Salesiani! Passavamo di camera in camera,
incontravamo guardie in gran tenuta, uffiziali in belle e svariate divise,
e sempre avanti. Dal Papa stavano cinque Cardinali: e quando
terminarono l'udienza sfilarono davanti a noi, salutati con gli onori
militari. Finalmente si dice: Don Rua! Allora dimenticai il compagno e
camminai avanti fino alla camera del Trono. Colà seduto con paterna
Maestà stava il Papa. Io mi inginocchiai riverente, e sentii che mi
trovava alla presenza del Vicario di Gesù Cristo. Volle informarsi di
tutte le cose nostre, come prosperino le nostre Missioni, e come
fioriscano le sacre vocazioni. Al sentire la bella serie delle Case aperte:
Egli dopo averne ringraziata la Divina Provvidenza mi disse: Don
Bosco! Fu un Santo Uomo. Il suo nome è benedetto e merita d'essere
lodato davanti agli uomini ed al cielo per il gran bene che Egli ha fatto
alla Chiesa ed al mondo. Tocca a voi, mi diceva con tenerezza paterna.
Tocca a voi di fare in modo perché viva sempre il suo spirito e che tutti
i suoi figli procurino di ricopiarlo."
Intanto dietro mia dimanda fu introdotto anche Don Francesia. E qui
vi devo dire che fa meraviglia come il Santo Padre ricordò le operette
che questi aveva scritte in latino e che gli erano state inviate. Sentì con
piacere che specialmente all'Oratorio si coltivi la lingua latina... e qui la
sua mente ripigliava vigore, e lo spirito vivificava quelle membra
logore dalle fatiche e dagli anni, dicendo come conveniva che il clero
coltivasse bene tale studio e riuscisse maestro come era sempre stato.
Quindi benedisse con affettuose parole, da ricordarci quelle che il
Signore pronunziò al Patriarca Abramo. Intanto si era alzato,
trattenendoci come figli intorno a sé, e noi lo seguivamo con
riconoscenza... Quando tutto ad un tratto ci dice: A Udine vollero
stampare alcune copie di due o tre poesie latine, ma con tutti gli
apparati dell'arte, e ne voglio regalare anche un esemplare ai miei
Salesiani." Con passo rapido portasi nella camera attigua, e poi ritorna
con quel libro in mano. Volle farcene vedere le bellezze, ammirarne i
fregi... Ricordò anche quello che la nostra tipografia due anni fa gli

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aveva presentato, e se ne mostrava tuttavia riconoscente. Nel lasciarci
volle ancora dire depositandoci nelle mani il prezioso libro, che vedrete
a Torino: "Ricordatevi che io voglio molto bene ai figli di Don Bosco!"
Io vi ripeto queste parole affinché ci persuadiamo che l'essere figli
dell'Oratorio significa per molti essere virtuosi, pii ed onesti. Procurate
di essere di fatto quali fuori ci credono. Quando verrò a Torino, e sarà
forse verso al principio di marzo, voglio che prendiamo un giorno per
festeggiare questo caro avvenimento, ed in quella occasione che
possiamo acquistar bene l'indulgenza annessa alla benedizione del
Santo Padre.
Addio, miei cari figli, vi saluto anche a nome di Don Francesia, che
desidera di ritornar presto per continuare il suo corso di Storia
Ecclesiastica, che dice di farvi con tanto affetto.
Pregate per me, mentre io non cesso di pregare per voi, affinché
riusciate proprio buoni da accontentare i vostri Superiori, i vostri
parenti, e maestri, e specialmente chi si dice con piacere
Vostro Aff.mo Am. in G. e M.
Sac. Michele Rua
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