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Codice scheda: ASC A4580129 (Microscheda: 3991B9/C2)
Luogo e data: TORINO ­ ­­/­­/1894
Autore: RUA MICHELE
Destinatario: F.M.A.
Classificazione: Rua: Circolari, direttive, documenti
Tipo documento e supporto: Circolare ­ Stampa tipografica
Autenticità: Copia
Contenuto: Presenta l'Elenco Gen. delle FMA per il 1894. Dato
l'aumento di Suore e di Case, esorta all'unione coi Superiori e alla
concordia e pace reciproca, nell'umiltà e nella dolcezza della carità.
***
Alle carissime Figlie di Maria Ausiliatrice,
Il Catalogo, che vi presento, mi offre, come negli anni scorsi,
opportunità di indirizzarvi una buona parola, che mi pare ispirata dal
catalogo stesso. Vediamo con vera soddisfazione le case tanto
aumentate, da toccare presto il numero di cento. Proporzionata mente
vediamo eziandio aumentate le Suore. Anzi , se Iddio misericordioso ci
continua la sua benedizione e Maria SS. Ausiliatrice la sua materna
protezione, vi è motivo a sperare uno sviluppo progressivamente
maggiore, dopo In varie case di Noviziato aperte in questi ultimi tempi
e regolarmente avviate. Ma se maggiore è la diffusione dell'Istituto,
maggiore e più forte deve essere pure la vostra unione coi Superiori e
la concordia, la pace tra di voi. Senza di questo, la Congregazioni,
perderebbe la sua condizione di vera famiglia, e per conseguenza
mancherebbe in essa la vitalità necessaria a compiere belle e sante
imprese. La Congregazione infatti si deve considerare come un sol
corpo del quale sono membri gli individui che la compongono. Quando
le membra del corpo sono sane, tutte
si prestano al loro ufficio e si aiutano vicendevolmente seguendo i moti
dell'anima, allora l'uomo è sano e sentesi atto e disposto a lavorare.
Così avviene nella Congregazione. Essa vive di una vita rigogliosa e
può lavorare con frutto, quando coloro, che la compongono, hanno lo
stesso spirito, vivono della medesima vita ed obbediscono al medesimo
impulso che viene dall' ubbidienza. Ma se manca l' unione, la
concordia e la pace, come in un corpo inferno, tutti i membri ne
soffrono e invano si attenderebbe l'attività desiderata. Quello che si
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dice della Congregazione, che è la grande famiglia, va detto di ogni
singola casa. In queste la pietà negl'individui, il frutto nelle fatiche e la
santa gioia dei cuori è in proporzione della concordia e della pace che
che vi regna. Per questo S. Paolo la inculca con tanta insistenza ai
cristiani e specialmente alle famiglie religiose. Egli scrive: (1) « Siate
solleciti a conservare l' unione degli animi nel vincolo della pace. Siate
come membra d' un sol corpo, siate d'un medesimo spirito , come foste
tutti chiamati ad una medesima grazia di vocazione in questa vita e ad
una medesima speranza di gloria nell' altra. » E S. Pietro non dubita di
volerla anteposta ad ogni altra virtù, perchè di tutte le altre virtù è
generatrice e
(1) Epist. agli Efesini.
custode. « Innanzi tutto, egli dice, conservate tra voi una carità
continua » (1). E che è mai una carità continua e perseverante tra
fratelli e sorelle se non la concordia e la pace?
I frutti poi, che nascono e sono maturati dalla concordia in una
famiglia religiosa, sono molti
e desiderabilissimi. Ve ne accennerò solo tre. ­ Prima di tutto vivendo
tra voi in santa concordia avete ragione di credere con fondamento che
G. C. stesso viva in mezzo di voi. Lo insegna chiaramente S. Giovanni
Ev. (2) « Dio è carità e colui che vive nella carità, vive in Dio e Dio vive
in lui. » Sulle quali parole S. Giovanni Grisologo scrive: (3) « Sopra
tutte le virtù va custodita tra i cuori la pace, perchè Iddio trovasi
sempre nella pace. » Qual consolazione pertanto dovete provare
quando la pace regna tra voi ! Pregustate di certo il gaudio del
Paradiso, perchè, se lassù si è beati per vedere Iddio presente , nella
vostra casa non vedete Iddio svelato , ma pure è, presente colla sua
grazia e colla sua bontà; e se Iddio sarà così con voi, certo saranno
benedette le vostre fatiche, fioriranno le virtù nel vostro cuore, perchè
con voi si degnerà di operare Iddio stesso.
Inoltre conservando nella casa la pace e la concordia, non sarà
possibile al demonio di avvi­
(1) Epist. 1. (2) Epist. 1. 4. 16 (3) Serm. 55.
cinarsi a voi, nè di stabilire il suo regno, che è discordia, invidia e
morte. La scambievole benevolenza è fortezza insuperabile contro di
lui, è come un muro compatto ed impenetrabile ai dardi del maligno.

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Sentite come ne scrive S. Ignazio Vescovo e martire , successore di S.
Pietro nella cattedra di Antiochia , in una sua lettera : (1) « Vi prego,
non io, ma la carità di G. C. che voi siate tutti di un sol pensiero e di
una sola parola. Non sia tra voi divisione , ma perfetta concordia. » In
un' altra lettera ne dà la ragione: (2) « La vostra concordia e la
scambievole intelligenza fa un terribile dispetto al demonio; questa è la
rovina della sua tirannia e il castigo della sua invidia. »
Finalmente la pacifica convivenza in casa colle sorelle è apportatrice di
un vero gaudio ai vostri superiori e alle vostre Superiore. Per fermo voi
desiderate di recar loro conforto e consolazione, secondoché
raccomanda S. Paolo, a fine che compiano il grave loro ufficio cou
gaudio e non fra i gemiti. È questo un ricambio dovuto alle loro
sollecitudini. Ebbene nulla hanno di più gradito che vedere tra di voi
regnare la carità e la pace. Del che siete benissimo convinte. Pure udite
che cosa chiedeva dagli Efesini, testè convertiti, S. Paolo dal suo
carcere a Roma, quando si trovava stanco delle fatiche aposto
(1) Ai Trallesi. (2) Agli Efesini.
liche, carico di catene e in attesa del suo martirio: « Se voi volete
consolarmi nelle pene che voi sapete soffrire io per il Vangelo; se
desiderate sonllevare li miei travagli; se intendete di mostrarmi che mi
siete uniti di spirito, o finalmente se volete aver pietà di me, rendetemi
appieno contento coll'essere d'un solo pensiero e uniti in una
medesima carità, d'un cuor solo e in nulla dando occasione a contese. »
Sì, tenete scolpito in cuore che quello che può amareggiare sovra tutto
i vostri superiori, sarebbe vedere delle freddezze reciproche, delle
divisioni fra voi. All'opposto la vostra concordia, dopo il premio che
sperano in cielo, è la soddisfazione maggiore delle loro fatiche, che si
ripromettano sulla terra.
Ma per conseguire un fine ci vogliono mezzi proporzionati. Quali
saranno pertanto i mezzi per conservare nelle vostre case e tra voi ,
Figlie carissime in G. C.. la concordia e la pace? ­ Ve ne accennerò soli
due principali ed indispensabili: amare e praticare l' umiltà e
combattere l'egoismo. Di questi mezzi parla S. Paolo stesso nella
lettera ai Filippesi : « Non fate nulla per vanagloria; ma riguardatevi
per umiltà come inferiori agli altri , non considerando le cose come
particolari di ciascuno, ma in comune. » Ecco dunque. Le gare e le
conseguenti freddezze , che sono la morte della pace , nascono dalla
vanagloria e dall'egoismo individuale. Colei che
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si lascia dominare da sentimenti di egoismo e di vanagloria, porta
sempre in mano la face ardente della discordia, che essa accenderà
senza dubbio quando si vegga contrariata, o in qualche modo impedita
nei suoi disegni. Colei invece che non cerca la sua gloria, ma vive
nell'umiltà sincera del cuore, colei che non ha di mira la soddisfazione
sua particolare, ma il bene comune, quella porta sempre, dovunque si
trovi, l' iride della pace. Si dice che quando il mare è in tempesta basta
spargere su di esso dell'olio in abbondanza per acquietare le onde
furiose ed ottenere la tranquillità intorno alla nave sbattuta dalla
tempesta. Ebbene io vorrei che mediante l' umiltà e la dolcezza della
carità, di cui l'olio è simbolo, conservaste sempre in mezzo di voi la
santa concordia, inalterata la pace che G. C. lasciò in eredità ai suoi
eletti sulla terra.
Con questo bell'augurio della pace vi lascio. Vi raccomando di pregare
ogni giorno Maria SS. Ausiliatrice per l'incremento dell'istituto a gloria
del Signore. per le nostre Missioni, ed anche per me, che vi sarò sempre
La festa di S. Francesco di Sales, 1894.
Affez. Padre in G. C.
Sac. MICHELE RUA.
NB. La presente si leggerà in una Conferenza.

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