Lectio salesiana Salesiana 2011-2012, Responsabilità comuni

Gennaio 2012


ART. 45 Responsabilità comuni e complementari


Ciascuno di noi è responsabile della missione comune e vi partecipa con la ricchezza dei suoi doni e delle caratteristiche laicale e sacerdotale dell’unica vocazione salesiana.

Il salesiano coadiutore porta in tutti i campi educativi e pastorali il valore proprio della sua laicità, che lo rende in modo specifico testimone del regno di Dio nel mondo, vicino ai giovani e alle realtà del lavoro.

Il salesiano presbitero o diacono apporta al comune lavoro di promozione e di educazione alla fede la specificità del suo ministero, che lo rende segno di Cristo Pastore, particolarmente con la predicazione del Vangelo e l’azione sacramentale.

La presenza significativa e complementare di salesiani chierici e laici nella comunità costituisce un elemento essenziale della sua fisionomia e completezza apostolica.


La regola afferma inequivocabilmente che ciascun confratello condivide “l’unica vocazione salesiana”, ne risponde personalmente, e la attua con il contributo originale della specifica chiamata laicale (salesiano coadiutore) o sacerdotale (salesiano presbitero).


La comunità viene così a comporsi “di membri diversi per dati personali (cf. C. 22 e 69) e funzioni (cf, C. 55 e 178), per caratteristiche vocazionali (cf. C.44 e 45), per diversità di età (cf. C 46), di sensibilità e di formazione. […] Le differenze si interpretano preoccupandosi della comunione. […] Persona e comunità, iniziativa e obbedienza, responsabilità individuale e progetto comune, ministero sacerdotale e sacerdozio battesimale, spiritualità sacerdotale e spiritualità laicale, si compenetrano mutuamente nello «spirito salesiano» come clima e mentalità condivisi da tutta la comunità. Evidentemente questo non si produce magicamente; richiede l’intelligenza, lo sforzo e la costanza di ognuno, […] senza scoraggiarsi per gli sbagli o per la resistenza di qualcuno”.1 A questo proposito dobbiamo ricordarci che la comunità non solo non è un’ideale, ma è sempre un cantiere in costruzione. Occorre uno sguardo trasfigurato dalla Grazia, l’impegno di corrispondervi e una ascesi costante, per vedere nell’altro il dono di Dio. Occorre credere nel fratello che il Signore ci ha messo accanto, accogliendolo per ciò che è, più che per ciò che fa. Apparteniamo allo stesso Corpo di Cristo che è la Chiesa, in noi circola lo stesso Spirito che ci rende Figli del Padre, e ci chiama a condividere la stessa vocazione salesiana. Ma al dono di Dio deve corrispondere un impegno a lasciarsi plasmare, lavorare, formare. “Tutto questo ha particolare incisività nella formazione iniziale della vita comunitaria. […] Il Presbitero, essendo membro di una comunità con una peculiare missione, deve coltivare in se stesso la dimensione laicale del coadiutore, come aspetto proprio anche del suo essere salesiano; e viceversa, il coadiutore deve sentire e coltivare in se stesso la preoccupazione pastorale come aspetto complementare della sua competenza di lavoro salesiano. 2


Alla luce di queste considerazioni si comprende che va riscoperta l’importanza del valore specifico della vocazione del salesiano coadiutore, al riparo da interpretazioni minimaliste o preconcette. Talvolta corriamo il rischio di pensare il salesiano coadiutore come salesiano di serie B, lasciandolo al margine di quella caratteristica della missione salesiana che è nello stesso tempo educazione e crescita nella fede, inserimento nel mondo del lavoro e corresponsabilità ecclesiale. “La vocazione del salesiano coadiutore spesso non è conosciuta, perché si trova ad avere poca visibilità e ad essere scarsamente presentata. Ciò dipende, tra l’altro, dalla sua collocazione prevalentemente in ruoli di gestione, e non direttamente nell’attività giovanile. In alcuni contesti rimane il pregiudizio che la vocazione del salesiano sacerdote sia più importante di quella del coadiutore. Anche la diminuzione della nostra presenza tra i giovani lavoratori ha inciso negativamente sulla proposta di tale vocazione”.3 A questo riguardo Il Beato Don Rinaldi ammoniva: ”Quando don Bosco cominciò a pensare alla fondazione di una Società Religiosa, volle che tutti i membri, sacerdoti, chierici e laici, godessero degli stessi diritti e privilegi…I coadiutori sono salesiani obbligati alla medesima perfezione e ad esercitare l’identico apostolato che forma l’essenza della Società Salesiana”4. Infatti Don Bosco presentando la Congregazione agli artigiani così la descriveva:”E’ un’associazione di sacerdoti, chierici e laici, […] Tra i soci della Congregazione non ci sono distinzioni: noi ci consideriamo tutti fratelli”.5


L’unica vocazione salesiana non cancella però la specificità dell’apporto che ciascuna figura laicale o sacerdotale dà alla missione. “Vi sono cose che i preti e i chierici non possono fare – diceva don Bosco – e le farete voi”6. Si tratta non di altro in senso qualitativo, ma di ciò che la specifica chiamata di Dio come salesiano laico abilita a fare. Il salesiano coadiutore è principalmente un educatore che porta i giovani a Cristo, informando le realtà terrestri con la grazia della consacrazione. Assolve sì compiti economici, nel mondo del lavoro e del sociale, della cultura, ma anche di ordine catechistico, liturgico, missionario… dando così al suo sacerdozio battesimale una peculiare espressione. L’articolo evidenzia che “è impegnato in tutti i campi educativi e pastorali”. Ciò dà forza alla comunità salesiana che, come voleva don Bosco, arricchita dal valore laicale, è capace di avvicinarsi al mondo in una maniera più apostolicamente significativa. Dobbiamo proprio riscoprire il ruolo complementare e fondamentale del coadiutore, senza il quale la nostra identità carismatica esce impoverita. “Questo ci chiede una più convinta proposta vocazionale e una più visibile presenza di tale figura nella comunità educativa pastorale”.7


Il salesiano sacerdote è invece chiamato ad avvicinare i giovani a Cristo particolarmente attraverso l’annuncio della Parola e l’amministrazione dei sacramenti. E’ segno di Cristo Pastore, unico capo e Signore che conduce la Chiesa suo popolo. L’umiltà e la bontà del tratto, il servizio disinteressato nel nome del Signore, lo aiuteranno a farsi modello del gregge (cf. 1 Pt 5, 3) e a non sentirsi un arrivato, ma sempre in cammino, bisognoso come tutti della grazia di Dio e dei fratelli. Solo così sarà in mezzo ai giovani dispensatore credibile del pane eucaristico e del sacramento della riconciliazione, senza cui nessuno può realizzare pienamente il cammino di Santità. Insomma anche il salesiano presbitero è chiamato a riscoprire la sua vocazione di uomo votato completamente alla causa di Dio e del Vangelo, sempre e dovunque, sullo stampo del nostro fondatore che a Firenze nel 1866 davanti al ministro Ricasoli poteva affermare: “Eccellenza! Sappia che don Bosco è prete all’altare, prete in confessionale, prete in mezzo ai suoi giovani, e com’è prete in Torino, così è prete a Firenze, prete nella casa del povero, prete nel palazzo del re e dei ministri”.8


Nell’ultimo capoverso l’articolo afferma poi con forza che, per essere pienamente significativi come comunità salesiana inviata ai giovani, è necessaria la compresenza e la complementarietà della duplice figura laicale e sacerdotale. Siamo così riportati all’intenzionalità di don Bosco e all’articolo 4 del testo costituzionale: se una delle due forme dell’unica vocazione salesiana dovesse venir meno la Congregazione non sarebbe più sostanzialmente la stessa. Comprendiamo dunque tutta l’importanza e l’urgenza di una pastorale vocazionale che in ogni contesto e presenza sappia far incontrare i giovani con la pienezza del “volto” di don Bosco.


Spunti per la riflessione:

  • Nella comunità presbiteri e coadiutori condividono il racconto della propria storia vocazionale come opportunità di reciproca conoscenza e di approfondimento dell’unica vocazione salesiana?

  • I salesiani coadiutori sono realmente inseriti nei vari campi educativi-pastorali o ricoprono solo ruoli di gestione o di generici tuttofare?

  • Nella comunità educativo-pastorale e nel contatto con i giovani presentiamo come vocazione salesiana solo quella presbiterale o abbiamo cura di favorire la presentazione e proposta anche della figura laicale del coadiutore?



Preghiera


O Padre,

Tu distribuisci con varietà i tuoi doni,

e tutti insieme li dirigi all’unica

comune salvezza;

fa che nelle nostre comunità

le ricchezze comuni e i doni diversi

concessi ai fratelli chierici e laici

siano da ciascuno accolti e valorizzati

per l’edificazione concorde del Tuo Regno,

soprattutto in mezzo ai nostri giovani.

Per Cristo nostro Signore.

Amen.

1 E. Vigano, L’Interiorità Apostolica, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1995, 108

2 Ibi, 110

3 CG 26, n. 59

4 ACS n. 40, 574

5 MB, XII, 151

6 MB, XVI, 313

7 CG 25, n. 196

8 MB VIII, 534

3