Da Don Bosco Educatore|Il "sistema preventivo" in una "Storia della pedagogia in Italia"

Il "sistema preventivo" in una "Storia della pedagogia in Italia"

"La sapienza pedagogica di Quintiliano" (34-35)

   Ma dove apparisce soprattutto la sapienza pedagogica di Quintiliano, è nel sistema disciplinare che vuol essere a giudizio suo e di tutti i savii non repressivo, ma preventivo. Lungi il battere, che è cosa da schiavo e atta solo ad indurir il cuore; il maestro s’adoperi invece a formare il suo alunno con una vigilanza continua, un’assistenza dolce e severa ad un tempo, che pigliando un giusto mezzo fra la lassezza e il rigore impedisca possibilmente il male, senza che occorra di doverlo poscia reprimere. Prudente nel suo operare non pretenda più di quanto comporti l’età del fanciullo, zelante lo animi allo studio con porgliene sott’occhio la bellezza e la soavità, né tralasci lodi, premi, emulazione e quanto altro sa suggerire un’ingegnosa accortezza.

"Il più illustre degli educatori", Vittorino da Feltre (1773 ca.-1446)

   Ma fra quanti illustri educatori vanta l’Italia, da Pitagora a’ giorni nostri, splende di bella immortal luce il nome di un uomo, su cui si raccoglie quanto di più saggio e di più grande siasi fin qui detto od operato intorno al magistero dell’educazione. È questi Vittorio Rambaldoni da Feltre, città sul Bellunese, il quale ravvivò e continuò non solo le gloriose tradizioni pedagogiche della scuola italica, ma le condusse a perfezione sotto l’alito divinamente vivificatore d’una religione essenzialmente educativa, qual è il Cristianesimo (...). Chi mi sa dire qual sapiente indirizzo dovesse dar Vittorino all’educazion morale de’ suoi alunni? Persuaso che in opera così importante nulla vi dev’essere che ne ritardi il corso o ne sminuisca l’efficacia, non ammetteva ne’ suoi collegi che maestri religiosi e costumati, e con rigore che parrebbe soverchio a chi non sa quanto sia facile un’impressione contagiosa nell’animo de’ giovani, negava pur l’entrata alle persone che non gli erano ben conosciute. I suoi allievi non abbandonava mai nè di giorno nè di notte, e per quanto era possibile, li assisteva co’proprii suoi occhi. La maggior parte delle mancanze preveniva colla vigilanza, giacchè niuno ignora che la solitudine è pe’ fanciulli forte incitamento alla colpa. Chi conoscesse di corrotti costumi o irreligioso, ammoniva con severità e fermezza, allontanavali inesorabilmente se si mostrassero incorreggibili e pericolosi agli altri. Abborriva ne’ giovani il soverchio e inconsiderato parlare e la menzogna; instillava in quei teneri cuori l’amor fraterno, come il dimostrano molti generosi fatti che illustrarono i suoi Istituti. Il Prendilacqua narra di sè che, essendo precipitato a caso per entro un lago e presso a sommergersi, vi si gettarono per salvarlo parecchi suoi condiscepoli, e vi riuscirono in mezzo alle grida di gioia e di entusiasmo de’ circostanti. Mostravasi mite, e facile perdonava a chi mancasse per giovanile vivacità od imprevidenza o riconoscesse almeno e condannasse con prestezza il fallo commesso; ma puniva con giusta severità quando la colpa fosse opera di malizia o vi si aggiungesse l’ostinazione. Sdegnoso della vita e fiacchezza amava di forte affetto la mansuetudine e colle parole e coll’esempio la predicava e la voleva osservata insieme con quelle virtù, che sono chiaro segno di nobiltà d’animo, la cortesia e l’affabilità cogl’inferiori, la gentilezza cogli eguali, il rispetto e l’amore pe’ vecchi.

   Le migliori cure riserbava a informar l’animo degli alunni a pietà e religione, chè l’edifizio educativo fondato su altra base crolla ben resto e si sfascia con rovina. Vittorino il sapeva e non si stancava di ricordarlo a’ suoi. Quindi è che non solo non sofferiva alcun scherzo o motto irreverente alle cose sacre o che sentisse d’irreligioso, ma adoperavasi in ogni modo perchè non mai mancassero a’ lor doveri, si studiassero anzi di conseguir la cristiana perfezione. Le pratiche di pietà non erano di troppo numero, ma volevale costantemente mantenute. Al mattino dopo alcune divote preghiere assistevano alla S. Messa. I giorni festivi erano principalmente consacrati alle funzioni ecclesiastiche ed alle opere di carità. Aggiungasi la frequenza de’ Sacramenti, che egli raccomandava con parole animate e piene di fede, come il più valido sostegno della virtù. Del resto, lo dirò colle parole di Jacopo Bernardi, ogni atto ed ogni parola di Vittorino erano un’istruzione religiosa, se è vero che la religione abbia per inalterabile meta il bene dell’individuo e della società e consacra tutti i doveri e i diritti che nella famiglia, nella città, nella nazione rendono migliore l’uomo.

"L’opera umanitaria di quest’uomo": don Bosco

   Ma la classe maschile operaia abbisognava sopra ogni altra dell’opera di saggi e zelanti educatori. E certo la storia registrerà fra questi a caratteri immortali il nome di quella gloria vivente del Piemonte, che è il venerando D. Giovanni Bosco, nativo di Castelnuovo d’Asti. Commosso al deplorevole statto intellettuale, morale e materiale, in cui vedeva perdersi tanta gioventù, l’umile prete gettò in casa sua fin dal 1841, coadiuvato dall’eccellente sua madre, i primi fondamenti di quell’Ospizio, che poscia crebbe gigante e prese così vaste proporzioni sotto il titolo di Oratorio di San Francesco di Sales. I ragazzi alloggiati e mantenuti gratuitamente, inviati lungo il giorno a lavoro presso probi capi d’arte, istruiti nel leggere, scrivere e conteggiare con un’ora almeno d’insegnamento quotidiano, quando le scuole serali e festive erano in Piemonte ancor nuova cosa, addestrati ad esercizi ginnastici d’ogni fatta, educati nella religione e nella moralità co’ catechismi e co’ ritrovi festivi, ecco l’opera altamente umanitaria di quest’uomo, in cui non sai qual sia maggiore, se l’ardor d’una carità che tutto abbraccia o l’altezza del senno che a tutto provvede. E veramente del primo diede singolare prova, allorchè a far ben conoscere il sistema metrico decimale pubblicava a questo scopo per gli artigiani e la gente di campagna fin dal 1848, vale a dire un anno e mezzo prima che nel Regno di Sardegna andasse in vigore per legge, un trattatello commendevole per semplicità, popolarità e precisione. Quanto poi al secondo basterebbero senz’altro le poche pagine sul sistema preventivo nell’educazione, umile opuscoletto, dove pure troverai assai più e assai meglio di sane massime pedagogiche, che non in tante voluminose opere di tal fatta. Tu vedi quivi infatti accolto in brevi parole il fiore della civiltà pagana antica e l’essenza della nuova cristiano-cattolica, la sapienza teoretica di Quintiliano e l’assennatezza pratica di Vittorino da Feltre, il Vangelo in una parola e quanto vi ha di legittimo nell’eredità dello spirito umano.