Lectio Biblica 2011-2012, La maestra del pastore


maggio 2012

LA MAESTRA DEL PASTORE


  1. INVOCAZIONE ALLO SPIRITO


O Spirito,

sei stato tu a trarre Dio dal cielo nel seno di una donna;

tu sei l’amore attraverso cui la nostra carne è stata unita a Dio.

Hai fatto una dimora corporea al Figlio di Dio in sua madre,

una casa edificata su sette colonne,

per mezzo della tua grazia settiforme.

Dalla radice di Jesse è sorto il fiore

su cui Tu stesso dovevi riposare.

Da allora, ovunque sparsi, noi figli di adozione

gridiamo, in Te o Spirito: “Abba, Padre!”

Ruperto di Deutz (1075-1130)


  1. PAROLA


Giovanni 2, 1-11


Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.


  1. LETTURA


v. 1 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea L'episodio di Cana è storicamente circostanziato; ma si trasfigura in simbolo, come d’abitudine in san Giovanni. Sposalizio, banchetto indicano la festa della vita! Due esistenze si incontrano, si aprono, si donano, si uniscono; è la vita che si potenzia affondando le radici in due creature; così potenziata diventa promessa di nuova vita. E tutt'intorno la festa. Ma ad un tratto la gioia si spegne, la festa si corrompe; avanza l'ombra del disagio: Non hanno più vino! La vita è minacciata nell'attimo stesso del suo trionfo; la vita è insidiata dalla penuria! Viene a mancare qualcosa di essenziale: è il vino della gioia, della speranza, della fecondità, del futuro! Viene a mancare il vino dell'amore vero. Se leggiamo il "Cantico dei cantici" troviamo che il vino è simbolo efficace dell'amore. Non hanno più vino, significa: è venuto a mancare l'amore! Rimangono le idrie di pietra colme di un'acqua morta. A noi vien da pensare ai tanti giovani che siedono al banchetto della festa, che invano si abbuffano delle tante cose ma poi viene a mancare il vino, ossia quella grande novità che è vita piena, vita sottratta alla determinazione del limite e della morte, vita che è possibilità di relazioni autenticamente nuove e dono d'un amore che progredisce all'infinito, vita che è felicità deposta come un germe che si sviluppa sempre più, vita che è speranza quando travalica il tempo riscattandolo dalla fine, vita che è l'insieme dei valori umani ma fondati sulla solidità stessa di Dio. In altre parole, manca la pasqua, perché quell'ora (Donna non è ancora giunta la mia ora) anticipa la grande ora della pasqua: Essendo giunta la sua ora, Gesù li amò sino alla fine. Ma a quel banchetto è presente la madre di Gesù che interviene per salvare la situazione. Senza soffermarci su tutta la ricchezza del testo vogliamo considerare come Lei reagisce perché ha qualcosa da dire a noi, pastori dei giovani.


v. 3 Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno vino. Giovanni ci racconta una scena molto animata come è sempre ad un banchetto di nozze. Ma solo Maria s’accorge che qualcosa non va, solo Lei sa vedere ciò che altri non vedono: sta per mancare qualcosa di essenziale, il vino. Da notare il tono neutro che usa Maria. Non dice Non abbiamo più vino ma Non c’è più vino; Lei il vino lo ha, lei sta già vivendo il matrimonio con Dio! Ma si accorge che gli altri non hanno quello che lei ha e, avendo in sé questo vino, istintivamente avverte dove quel vino manca, avverte quando nell'uomo manca la gioia di una relazione profonda con Dio; percepisce, col cuore, il gemito profondo dell'umanità ed interviene. Solo Lei ha lo sguardo. Che è: attenzione dell'intelligenza, colpo d'occhio, percezione d'insieme e del particolare dentro l'insieme; che è intuito, vibrazione del cuore, quel qualcosa che rende sensibili così che si capisce al volo dove sta il vero problema.


v. 4 E Gesù rispose: Che c'è fra me e te, o donna? E' quasi un rimprovero, come a dire “Non t’impicciare”. Ma Lei sente come suo questo bisogno, sente come suo il pericolo d'una festa che tramonta in tristezza, sente come sua l'umiliazione di quei due sposi e delle relative famiglie. E' coinvolta, immedesimata, identificata a quei due ragazzi! E' entrata in solidarietà, porta in solidum il peso dei fratelli. Che venga a mancare il vino alla fine di un pranzo di nozze quando tutti sono un po' brilli (lo noterà il maestro di tavola) non è poi tanto grave. E tuttavia, la mancanza di vino compromette il clima di festa, rompe un'armonia, crea una stonatura, oscura la serenità di quel giorno unico, raffredda i rapporti tra le persone e le famiglie, non si sta più bene come prima! Non sempre ci imbattiamo nei bisogni giovanili come penuria di cose, mancanza del necessario per vivere, almeno non nei nostri contesti o non in forma così vistosa e preoccupante. Ma non dobbiamo fermarci lì. In pericolo c'è il ben‑essere dei giovani! Insoddisfazione, irrequietezza, noia, vuoto di senso, disarmonia interiore, buio di prospettive, difficoltà di relazioni, solitudine, incertezza, paura, fuga... e il fascino di compensazioni nocive. E' con questo mal‑essere che ci dobbiamo immedesimare. E Maria ne soffre tanto che quasi aggredisce il Signore, come non sopportando oltre quel loro e quel suo malessere!


v. 5 Sua madre disse ai servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela. Sposi, servi, commensali, tutti sono rinviati da Lei al Signore Gesù. E’ Lui la Vita, Lui e non noi! Ecco la funzione del pastore: indicare Lui, portare a Lui, far incontrare Lui, mettere in comunione con Lui. Perché c’è sempre il pericolo della presunzione come se la salvezza fossimo noi a procurarla! Ma, per fare questo, occorre esserci a Cana, seduti accanto a Lui nel banchetto della vita, presi dentro la festa che esplode in verità quando Lui è presente ed in azione. Se gli siamo estranei, se non lo tocchiamo con le nostre stesse mani, se lo conosciamo solo per sentito dire, se lo guardiamo da lontano. E’davvero compromesso col fratello colui che è pienamente compromesso con il Signore. Da notare il significato particolare dell’espressione Fate tutto quello che vi dirà perché ricorda le parole pronunciate da Israele sul Sinai al momento dell'alleanza: Quello che il Signore ha detto noi lo faremo, noi lo eseguiremo (Es 19,8). Quasi a dire: il contatto con Lui è alimentato dall’ascolto e dall’obbedienza alla Parola. Anche questo può risultare un ammonimento al pastore! Ma c’è un ultimo elemento degno di nota. Perché è un fatto che Maria mette in movimento tutti i personaggi della scena. Fate tutto quello che egli vi dirà. E i servi si mettono al lavoro: sollevare le pesanti idrie, attingere al pozzo, riempirle di acqua, portarle al maestro di tavola, mescere il vino nuovo... Forse anche qui il pastore/educatore trova un ammaestramento: occorre mettere in azione i giovani, convincerli a servire altri fratelli che sono nel bisogno, come loro e forse più di loro, educarli a sporcarsi le mani, a incurvare la schiena, a sprecare energie, a provare la fatica cui è legata la gioia del donare.


vv. 7-8 E Gesù disse loro: Riempite d’acqua le anfore; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono. Gesù agisce, ma in una sequenza che esclude l'immediato. Riempite le giare, trasportatele, fatele vedere al maestro di tavola, poi passate per le tavole a mescere. Il miracolo si compie lungo un percorso. A volte ci vien da dubitare che Dio sia in azione perché non lo vediamo intervenire con la rapidità o le modalità che noi ci aspetteremo. Ma Lei si fida, Lei crede, e nella fede già vede ciò che accadrà. Abbiamo la forza per sostenere la prova dell'apparente ritardo di Dio, la prova della pazienza? Abbiamo la pazienza per attendere il gorgogliare del vino nuovo nel cuore dei giovani o siamo vittime della cultura del “tutto e subito”, cadendo nello scoraggiamento quando non vediamo frutti immediati?


(breve pausa di silenzio per rileggere personalmente il testo)


  1. COSTITUZIONI


Art. 92 Maria, Madre di Dio, occupa un posto singolare nella storia della salvezza. Essa è modello di preghiera e di carità pastorale, maestra di sapienza e guida della nostra Famiglia. Contempliamo e imitiamo la sua fede, la sollecitudine per i bisognosi, la fedeltà nell'ora della croce e la gioia per le meraviglie operate dal Padre. Maria Immacolata e Ausiliatrice ci educa alla pienezza della donazione al Signore e ci infonde coraggio nel servizio dei fratelli. Nutriamo per Lei una devozione filiale e forte. Recitiamo quotidiana-mente il rosario e celebriamo le sue feste per stimolarci ad un'imitazione più convinta e personale.


Maria fu per Don Bosco una persona viva e presente come è ripetutamente attestato nelle Memorie Biografiche. Dal sogno dei nove anni fino alla realizzazione completa di ciò che in quel sogno gli era stato indicato, Maria è stata al fianco di Don Bosco: è Lei ad indicargli la via da percorrere per prepararsi alla sua missione, a guidare i suoi passi nelle prime tappe dell'opera, ad additargli esattamente il luogo della sua stabile dimora; è Lei ancora che gli rivela il progressivo ampliarsi dell'o­pera, gli segnala il modo di trovare i collaboratori, ed anche il mezzo per far sì che si fermino con lui; è ancora Lei che gli indica il metodo e lo stile di una formazione che li prepari alla missione giovanile e in­sieme gli scopre gli immensi campi destinati allo zelo dei suoi figli.


Per Don Bosco, Maria è “una di casa”, Colei a cui ricorrere perché indichi la via, consoli nei momenti di fatica e di scoraggiamento, illumini sulle scelte da fare nelle circostanze più sfidanti, insegni agli educatori come fare per portare giovani a Cristo. E’ singolare la convinzione di Don Bosco manifestata alle Figlie di Maria Ausiliatrice nella sua ultima visita a Nizza Monferrato: “La Madonna è veramente qui in mezzo a voi! La Madonna passeggia in questa casa e la copre con il suo manto». (MB XVII). Questa presenza è percepita come la presenza di una Madre, la Ma­dre di tutti i giovani. Per Don Bosco Maria è il “volto materno di Dio” rivolto a dei ragazzi che poco o nulla avevano conosciuto dell’affetto familiare e già erano stati così provati da dubitare della bontà della vita. Ma la Madonna è presente anche come Madre Potente, l’Ausiliatrice della Chiesa e di ciascun cristiano nel suo cammino incontro al Signore; Aiuto soprattutto di quei giovani che così poche risorse avevano per affrontare la fatica della crescita e l’incognita del futuro, avvertendo il bisogno d’una vicinanza che desse sicurezza e fiducia; Aiuto per una fede fragile, insidiata da una cultura laicista fino all’ateismo militante.


Ogni salesiano deve avvertire questa presenza e confidare in questo aiuto; ogni salesiano deve trovare in Lei quella “Maestra” cui fu affidato Giovannino Bosco nel sogno dei nove anni. L’articolo costituzionale ricorda due titoli per noi significativi: Immacolata e Ausiliatrice. In quanto Immacolata, piena­mente consacrata e disponibile a Dio, “ci educa alla pienezza della donazione al Signore”, specialmente per mezzo dei consigli evangelici. Come “Ausiliatrice”, al servizio del­l'espansione del Regno di suo Figlio, stimola anche noi al compi­mento della missione apostolica a favore dei fratelli.


  1. STIMOLI PER LA MEDITAZIONE


  • Posso dire di aver “preso Maria nella mia casa” come il discepolo amato ai piedi della croce?

  • Attingo da Lei ammaestramenti per crescere nella fede e sapienza per educare i giovani alla fede?

  • Coltivo una semplice e filiale relazione con Lei, esprimendola anche nella quotidiana preghiera del rosario?

  • Diffondo la devozione a Maria Ausiliatrice?


(pausa di prolungato silenzio per la meditazione personale)



  1. CONDIVISIONE FRATERNA



  1. PREGHIERA


O Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa,

noi crediamo che Tu occupi un posto singolare

nella storia della salvezza

e che sei la maestra e la guida della nostra Famiglia.

Con gioia contempliamo e vogliamo imitare

la tua fede e la tua disponibilità al Signore,

la tua riconoscenza per le grandi cose operate dal Padre,

la tua carità pastorale e la tua fedeltà nell'ora della croce.

Ci affidiamo a Te con amore di figli:

Immacolata, Tu ci educhi alla pienezza del dono di noi sessi,

Ausiliatrice, Tu ci infondi coraggio e fiducia

nel servizio del Popolo di Dio.


Maria, Aiuto dei cristiani

prega per noi!


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