Educare come Don Bosco 2012-2103, Lectio salesiana - La nostra via per amare i giovani

MARZO 2013


La nostra via per amare i giovani


ARTICOLO 38. IL SISTEMA PREVENTIVO NELLA NOSTRA MISSIONE

Per compiere il nostro servizio educativo e pastorale, Don Bosco ci ha tramandato il Sistema Preventivo.

«Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione e sopra l'amorevolezza»: fa appello non alle costrizioni, ma alle risorse dell'intelligenza, del cuore e del desiderio di Dio, che ogni uomo porta nel profondo di se stesso.

Associa in un'unica esperienza di vita educatori e giovani in un clima di famiglia, di fiducia e di dialogo.

Imitando la pazienza di Dio, incontriamo i giovani al punto in cui si trova la loro libertà. Li accompagniamo perché maturino solide convinzioni e siano progressivamente responsabili nel delicato processo di crescita della loro umanità nella fede.


Poiché il Sistema preventivo è insieme spiritualità, criteriologia pastorale e metodologia pedagogica, l'articolo 38 va raccordato con quelli che descrivono lo spirito salesiano. In particolare l'art. 20 si riferiva al Sistema preventivo come ad una “esperienza spirituale ed educativa”: affermava che esso permea “le nostre relazioni con Dio, i rapporti personali e la vita di comunità nell'esercizio di una carità che sa farsi amare”. Supponendo la radice spirituale, il Sistema preventivo viene qui esposto come metodo educativo e pastorale attraverso tre passaggi: l'ispirazione fondamentale; gli elementi caratteristici; il rapporto educativo che crea.

L'ispirazione fondamentale del Sistema preventivo è una particolare comprensione della persona, frutto di un lungo cammino storico dell'umanesimo cristiano, tradotto da Don Bosco in termini facili e operativi. Le tre parole che ricorrono nell'ormai famosa espressione - ragione, religione, amorevolezza - vanno approfondite singolarmente, nel loro insieme e nel loro vicendevole rapporto. Esse esprimono in sintesi i contenuti della proposta educativa. Suggeriscono per gli educatori anche gli atteggiamenti da cui deve sgorgare la pratica del metodo: la fede, la ragionevolezza, la carità pedagogica fatta di vicinanza, di interessamento reale. Ma soprattutto indicano le tre risorse interne della persona che, svegliate, stimolate e sviluppate, non soltanto assicurano il buon risultato di esperienze educative particolari, ma creano una struttura personale capace di affrontare la vita. Il metodo fa appello alle risorse dell'intelligenza, del cuore e del desiderio di Dio piuttosto che poggiare su condizionamenti esteriori.

La “ragione”, dal punto di vista metodologico, chiede di percorrere il cammino delle motivazioni, di accogliere le istanze giovanili di vita e di sviluppo. La “religione” comporta di credere nella forza generativa ed educativa dell'annuncio del Vangelo e del contatto col Signore. Ragione e religione però, in chiave metodologica, devono sempre convergere nell’”amorevolezza”. Questa rappresenta il principio supremo del Sistema preventivo. Il suo fondamento e la sua sorgente vanno ricercati nella carità che ci è stata comunicata da Dio, per cui l'educatore ama i giovani con lo stesso amore con cui il Signore li ama, non solo nell'intensità della donazione, ma anche col calore umano dimostrato da Cristo nell'Incarnazione. Carità soprannaturale, dunque, ma incarnata.


L’articolo presenta poi due elementi caratteristici del Sistema preventivo: il primo è la creazione di un “ambiente educativo” ricco di umanità, di gioia e di impegno, che è già in se stesso veicolo ed espressione di valori e di proposte. Don Bosco non soltanto fece la scelta dell'ambiente cercando stabilità per il suo Oratorio e redigendo un piccolo regolamento, ma assunse questo come principio: “L'essere molti insieme serve molto a far questo miele di allegrezza, pietà e studio. È questo il vantaggio che reca a voi il trovarvi nell'Oratorio. L'esser molti insieme accresce l'allegria delle vostre ricreazioni, toglie la malinconia quando questa brutta maga volesse entrarvi nel cuore; l'esser in molti serve d'incoraggiamento a sopportare le fatiche dello studio, serve di stimolo nel vedere il profitto degli altri; uno comunica all'altro le proprie cognizioni, le proprie idee e così uno impara dall'altro. L'essere fra molti che fanno il bene ci anima senza avvedercene” (MB VII, 602).

L'ambiente non è generico, ma ha dei tratti caratterizzanti: l'unione tra educatori e giovani, il clima di famiglia, la fiducia e il dialogo. Tali caratteri evidenziano la concezione eminentemente affettiva dell'educazione che è propria del Sistema preventivo.

Ma l'ambiente da solo non basta. Potrebbe non raggiungere la persona. Occorre un secondo elemento: l'incontro personale. L'amorevolezza arriva al singolo attraverso il rapporto personale, che permette di prendere visione e di illuminare il presente, il passato e il futuro di ciascuno.

Alcuni degli incontri del nostro Padre coi suoi ragazzi sono passati alla storia come momenti “fondanti”. Don Bosco non solo rivive questi incontri, ma li propone come norma educativa: sembra che voglia mostrarci la sua arte di entrare nella vita del ragazzo. L'incontro comincia sempre con un gesto di assoluta stima, di affetto, di sintonia. Don Bosco tocca subito e con semplicità i punti più importanti della vita del suo piccolo interlocutore (sanità, abbandono, vagabondaggio). Il dialogo è serio nei suoi contenuti, sebbene le singole espressioni siano cariche di allegria e di buon umore; poiché affrontano punti caldi di vita e li affrontano seriamente e con gioia, questi incontri si caratterizzano per l'intensità dei sentimenti. Michele Magone si commuove, Francesco Besucco piange di commozione, Domenico Savio “non sapeva come esprimere la sua gioia e gratitudine; mi prese la mano, la strinse, la baciò più volte” (Opere Edite, XI, p 187). Don Bosco era evidentemente convinto che la qualità dell'educatore-pastore si mostra nell'incontro personale, e che questo è il punto a cui tendono l'ambiente e il programma.

Ma tutto ciò che abbiamo detto non dà ancora l'idea completa del metodo. Il punto chiave è vedere come si costruisce il rapporto tra il soggetto e l'educatore, con l'insieme degli educatori e con l'istituzione educativa. Il testo accenna alcune linee direttive.

In primo luogo si chiede che il soggetto sia considerato responsabile della sua crescita. Compito dell'educatore sarà non di sostituirsi a questa responsabilità, ma di svegliarla, illuminarla e farla funzionare, favorendo e abilitando la persona a scelte libere fondate su motivi e valori.

Il secondo principio è dato dal ruolo di accompagnamento che viene attribuito all'educatore. Si tratta più di una presenza autorevole che autoritaria o istituzionale.

Da queste considerazioni fondamentali (il giovane è il responsabile, l'educatore accompagna) sgorga una caratteristica essenziale di ogni rapporto educativo: l'accoglienza totale della persona così com'è, segno massimo della maturità affettiva. Ci sono ragazzi favoriti e altri sfavoriti. Ma tutti sono figli di Dio. Il punto in cui si trovano è quello che Dio ha scelto per invitarli a fare un cammino.



Spunti per la riflessione personale

  • Nel mio rapportarmi con i giovani, posso dire di fare costantemente appello alle risorse dell’intelligenza, del cuore e del desiderio di Dio?

  • Nell’accompagnare personalmente i giovani lavoro per renderli progressivamente responsabili ed autonomi, o inconsapevolmente faccio fatica a staccarli da me, alimentando in loro una sorta di dipendenza?

  • L’amorevolezza arriva al singolo attraverso il rapporto personale: so misurare saggiamente la comunicazione affettiva, manifestando la vicinanza di un padre ma evitando qualsiasi gesto che possa dare adito ad interpretazioni sbagliate del mio comportamento?


Spunti per la riflessione comunitaria

  • La CEP verifica periodicamente il proprio operato domandandosi se gli educatori compiono il proprio servizio seguendo la spiritualità, la criteriologia pastorale e la metodologia pedagogica ispirate al Sistema preventivo?

  • In fase di progettazione quale attenzione la comunità salesiana e la CEP danno alla creazione di un ambiente educativo che risulti ricco di umanità, di gioia e di impegno e dove sia visibile la comunione tra educatori e giovani?

  • Si può dire che nella nostra opera si respira un clima di famiglia, di fiducia e di dialogo?


Preghiera

Preghiamo il Dio di ogni pazienza,

perché imitando la carità di Cristo con i discepoli,

sull'esempio di Don Bosco,

sappiamo praticare la via generosa e difficile

del «Sistema preventivo»,

e aiutare efficacemente i nostri giovani

a maturare in se stessi

i semi di bontà e di grazia

di cui il Creatore li ha dotati.


Perché possiamo penetrare

i tesori di sapienza cristiana

cui il «Sistema preventivo» è ispirato,

e siamo fedeli continuatori

dell'opera educativa di Don Bosco,

ti preghiamo, Signore.


Perché, con vigile delicatezza,

siamo capaci di risvegliare

le risorse di intelligenza,

il desiderio di Dio e la generosità del cuore

che i giovani portano in sé,

e li aiutiamo a farli fruttificare,

ti preghiamo, Signore.



Perché noi stessi,

con inesauribile pazienza e adattabilità

sappiamo generosamente entrare in collaborazione

con i giovani e le loro famiglie,

in un dialogo costruttivo e aperto,

ti preghiamo, Signore.