Lectio salesiana Salesiana 2011-2012, Criteri ispiratori

Novembre 2011


ART. 41 Criteri ispiratori per le nostre attività e opere


La nostra azione apostolica si realizza con pluralità di forme, determinate in primo luogo dalle esigenze di coloro a cui ci dedichiamo.

Attuiamo la carità salvifica di Cristo, organizzando attività e opere a scopo educativo pastorale, attenti ai bisogni dell’ambiente e della Chiesa. Sensibili ai segni dei tempi, con spirito di iniziativa e costante duttilità le verifichiamo e rinnoviamo e ne creiamo di nuove.

L’educazione e l’evangelizzazione di molti giovani, soprattutto fra i più poveri, ci muovono a raggiungerli nel loro ambiente e a incontrarli nel loro stile di vita con adeguate forme di servizio.


L’articolo 41 delle nostre Costituzioni ci aiuta a pensare la missione in continuo riferimento ai giovani, fedeli a Cristo e alla sua Chiesa ma anche alla storia e ai suoi dinamismi. Potremmo affermare che, se il precedente articolo 40 mette in rilevo le dimensioni pastorali carismatiche che fanno più direttamente riferimento al dono di Dio, questo articolo ne sottolinea maggiormente il versante dell’incarnazione. Il criterio permanente di Valdocco, o il cuore oratoriano, va vissuto qui ed ora nell’oggi storico in cui siamo inseriti, manifestandosi non come ripetizione rigida e sterile di ciò che si è sempre fatto, ma lasciando emergere il Vangelo e il “da mihi animas” nei bisogni e nei contesti variegati delle giovani generazioni della Chiesa e del mondo, in continuo ascolto dello Spirito. Sembra di riascoltare il bellissimo invito dell’Esortazione Apostolica Vita Consacrata, quando tratteggia il cammino di ogni istituto nel segno di una fedeltà creativa. “Gli istituti sono dunque invitati a riprodurre con coraggio l’intraprendenza, l’inventiva e la santità dei fondatori e delle fondatrici come risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi. [...] Ma è anche appello a ricercare la competenza nel proprio lavoro e a coltivare una fedeltà dinamica alla propria missione, adattandone le forme, quando è necessario, alle nuove situazioni e ai diversi bisogni, in piena docilità all’ispirazione divina e al discernimento ecclesiale”1.


Questa fedeltà creativa si realizza per noi salesiani “con pluralità di forme determinate in primo luogo dalle esigenze di coloro a cui ci dedichiamo.” Uno è il carisma, ma ricco e molteplice nelle sue sfaccettature. Diverse dunque sono le forme di attuazione, le contingenze storiche e, conseguentemente, anche la pluralità delle opere. Il dettato costituzionale ci segnala alcuni orientamenti fondamentali perché le nostre opere siano fedeli allo spirito di Don Bosco e al nostro tempo: le esigenze dei nostri destinatari (e cioè dei giovani), lo scopo educativo pastorale nello stile salesiano, l’attenzione ai bisogni dell’ambiente e della Chiesa, uno slancio missionario sul territorio. Queste coordinate irrinunciabili sono per noi salesiani strada per il consolidamento e la risignificazione delle presenze, ma anche verifica delle stesse. Inviati da Cristo ai giovani dobbiamo intercettare le loro domande, formare le loro coscienze, far cogliere la bellezza del Vangelo di fronte alle continue sollecitazioni al ribasso di cui sono facili bersagli, e fare loro spazio per accompagnarli nel cammino educativo di crescita integrale. La centralità è dunque del giovane, non delle strutture. Queste sono mezzo, non fine. “Noi non siamo nemici di nessuna struttura - diceva nel 1988 il Rettor Maggiore don Egidio Viganò, predicando gli esercizi nel centenario della morte di Don Bosco in Argentina - però, questo sì, non dobbiamo conservare le strutture che non servono più per la missione. Quello che interessa è che la struttura – qualunque sia, secondo le possibilità – serva realmente alla missione”2. Anche il CGS si esprime con chiarezza quando afferma che “il principale criterio perché un’opera rimanga aperta o chiusa è la possibilità o meno in essa di un’autentica azione pastorale”3. Tutta la vicenda delle origini dell’ Oratorio nelle sue fasi itineranti attesta questa attenzione privilegiata ai destinatari che ha sempre guidato don Bosco. E’ in gioco la nostra identità originaria di “segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani”4. Perciò, in ogni luogo e contesto, la nostra presenza si giustifica per l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani più poveri, così come don Bosco voleva. Celebre in questo senso sono alcune sue affermazioni che rivelano la tensione interiore di tutta la sua vita, pronto a tutto, diceva, persino a “levarsi il cappello davanti al diavolo”5 pur di ottenere la salvezza dei suoi giovani. Oppure, in modo più esplicito, “i giovani sono i nostri padroni”.6

Le espressioni sintetiche “educare ed evangelizzare”, o “buon cristiano e onesto cittadino” non sono altro che un modo diverso di affermare che portiamo Cristo ai giovani con il sistema preventivo. Questo è il nostro “scopo educativo pastorale”.


Nell’adempiere alla missione non ci collochiamo però parallelamente, ma all’interno della Chiesa locale, attenti e sensibili ai suoi bisogni, portando in essa il colore specifico del nostro carisma, della nostra identità. “Per le scelte operative di ogni Ispettoria e di ogni casa vi sia una priorità di considerazione per il nostro inserimento nella chiesa locale in forma sempre più completa e generosa. La nostra esenzione va considerata come un servizio più che come un privilegio”.7 Questo amore per la Chiesa si è sempre manifestato in don Bosco e in tutti i fondatori e fondatrici attraverso la partecipazione alla vita ecclesiale nelle sue varie dimensioni, nella obbedienza ai legittimi pastori e particolarmente al Romano Pontefice. Su questo punto il pensiero del nostro fondatore è inequivocabile: “Qualunque fatica è poca, quando si tratta della Chiesa e del Papato”.8 In linea perfetta con il magistero ecclesiale. “Le persone di vita consacrata non mancheranno di offrire generosamente la loro collaborazione alla Chiesa particolare secondo le proprie forze e nel rispetto del proprio carisma, operando in piena comunione col Vescovo […].9 Questo significa che nelle nostre programmazioni pastorali non possiamo prescindere dai bisogni reali dei giovani, dagli appelli dell’ambiente e della Chiesa locale, né dobbiamo operare scelte e avviare attività facendo affidamento solo sulle nostre competenze o propensioni. Tutto deve muovere dall’attenzione al mondo giovanile e ai cenni dello Spirito (segni dei tempi) nella docilità e flessibilità, disposti a cambiare e ad aggiornare il nostro impegno pastorale in un continuo confronto/ascolto con la Chiesa, nel quadro degli impegni ispettoriali.


Nella sua parte conclusiva l’articolo evidenzia un tratto del cuore oratoriano: la sollecitudine dell’amore che, come il Buon Pastore, vuole prendersi cura anche delle pecore che non sono nell’ovile (Gv 10, 16). Questa carità pastorale ci spinge oltre il positivo che siamo chiamati a costruire e custodire “dentro” i nostri ambienti, e ci invita, con slancio missionario, ad avvicinare quei giovani più poveri che ordinariamente non entrano nel “recinto” delle nostre opere. Occorre competenza, sì, ma anche capacità e coraggio per coinvolgere, formare e guidare i giovani ad essere apostoli dei loro compagni e responsabili attivi del bene comune.10


Spunti per la riflessione:

  • Nella realtà in cui opero sono realmente attento ai bisogni dei giovani? Li saprei descrivere?

  • Partecipo alle iniziative della Chiesa locale? Sono disponibile alle concrete richieste di collaborazione nel quadro degli impegni ispettoriali?

  • Mi preoccupo di formare i giovani ad una sensibilità missionaria orientata anche al territorio?

  • L’opera in cui sono chiamato a donarmi è realmente a servizio della missione giovanile?



Preghiera


Chiediamo a Cristo, Buon Pastore, di essere ispirati

e guidati in tutto da autentica carità, concretizzata,

sopra ogni altra cosa, nell’attenzione premurosa

verso le persone


Perché la nostra attività

sia sempre una risposta alle necessità

dei giovani ai quali ci rivolgiamo,

preghiamo.


Perché le nostre Opere

abbiano costantemente come primo scopo

il servizio dei giovani e del popolo,

ispirato agli insegnamenti di Cristo Signore,

preghiamo

Perché al di sopra di ogni altro fine

particolare, la nostra meta sia sempre

l’educazione evangelizzatrice

propostaci come ideale da Don Bosco,

preghiamo.


Concedi a noi, o Signore, che ogni nostro pensiero

e azione siamo sempre animati dalla carità

salvatrice di Gesù Cristo nostro Signore.

Amen.

1 VC, n. 37

2 E. Vigano, L’Interiorità Apostolica, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1995, 93

3 CGS, 398

4 Cost. 2

5 MB, XIII, 415

6 Cf, Epistolario, vol II, 361-362

7 CGS, 438

8 Cost. 13

9 VC, 49

10 Cf, P. Chàvez Villanueva, Venite e vedrete, Strenna 2011, 38

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