Giovane Provveduto|Sette considerazioni

Il giovane provveduto per la pratica de' suoi doveri degli esercizi di cristiana pietà per la recita dell'ufficio della Beata Vergine e de' principali vespri dell'anno coll'aggiunta di una scelta di laudi sacre ecc., Torino, Tipografia Paravia e Comp. 1847, pp. 31-50.


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SETTE CONSIDERAZIONI

per ciascun giorno

DELLA SETTIMANA


Siccome io desidero grandemente che ogni giorno facciate qualche poco di lettura spirituale, per cui non tutti potranno avere i libri convenienti, così io vi presento sette brevi considerazioni, distribuite per ciascun giorno della settimana, le quali saranno di comodità per quelli che non possono avere | p. 32 | libri opportuni. Postivi pertanto ginocchioni direte: Mio Dio, mi pento con tutto il cuore di avervi offeso, fatemi la grazia di ben conoscere le verità che io sono per considerare. Verg. Maria Madre di Gesù, pregate per me.



CONSIDERAZIONE PRIMA

per la domenica

Fine dell'uomo


Considera, o figliuolo, che questo tuo corpo, quest'anima tua ti furono dati da Dio senza alcun tuo merito creandoti a sua immagine.

Egli ti fece suo figlio col santo Battesimo. Ti amò e ti ama qual tenero padre, e l'unico fine per cui ti creò si è per essere amato e servito in questa vita, per renderti poi felice in Paradiso. Sicché non sei al mondo solamente per godere, per farti ricco, per mangiare, bere e dormire, come fanno le bestie; ma il tuo fine si è di amare il tuo Dio e salvar l'anima tua. Se farai così, quante consolazioni proverai in punto di morte! Al contrario se non attendi a servire Dio, quanti rimorsi proverai alla fine de' tuoi dì, quando conoscerai che le ricchezze, i piaceri non fecero che addolorare il tuo cuore! Ti rincrescerà di aver perduto tanto tempo, senza alcun vantaggio dell'anima tua.

Figliuol mio, guardati bene dall'essere di que' tali, che solo pensano a' piaceri, a' divertimenti, e che in quell'ora estrema andranno | p. 33 | eternamente perduti. Un Segretario del Re di Inghilterra moriva dicendo: misero me! consumai tanta carta per iscrivere lettere del mio Principe, e non usai un foglio per notare i miei peccati e far una buona confessione.

II. Devi altresì considerare, che se salvi l'anima tua, tutto va bene, e goderai per sempre; ma se la sbagli, perderai anima e corpo, Dio e Paradiso, sarai per sempre dannato. Guardati bene dall'essere di quelli che vanno dicendo: fo questo peccato, dopo mi confesserò, poiché Iddio maledice quel figliuolo, che pecca colla speranza del perdono: maledictus homo qui peccat in spe. Tutti quelli che sono all'inferno avevano speranza di emendarsi poi, ed ora sono eternamente perduti. Chi sa se avrai poi tempo di confessarti? Chi ti assicura che tu non muoia subito dopo il peccato, e 1'anima tua non precipiti giù nell'inferno? Oltreciò che pazzia è mai farti una piaga colla speranza di avere un medico che ti guarisca? Dunque lascia il peccato che è il sommo di tutti i mali, e che ti priva di tutti i beni.

III. Pure quanti sono nei mondo, i quali pensano a tutto, fuorché a salvarsi! Se io dico ad un figliuolo che frequenti i Sacramenti, che faccia un po' di orazione al giorno, risponde: ho altro a fare, ho da lavorare, ho da divertirmi. Oh Dio! e non hai 1'aninia? | p. 34 | Perciò quanto fai, parli e pensi, procura che tutto sia per l'anima tua, perché sarebbe massima imprudenza pensare seriamente a quello che finisce così presto, e pensar tanto poco all'eternità che non finisce mai più. San Luigi poteva godere piaceri, ricchezze ed onori, ma a tutto rinunziò dicendo: che mi giova questo per la mia eternità? Quid haec ad aeternitatem.

Conchiudi anche tu così: ho un'anima; se la perdo, ho perduto ogni cosa. Se io guadagnassi tutto il mondo con danno dell'anima mia, che mi gioverebbe? Se divento un grande uomo, se acquisto ricchezze, se acquistassi la fama di sapiente, per modo che sapessi tutte le arti e le scienze di meccanica, di musica, e se perdo l'anima, che mi giova? Nulla giova tutta la sapienza di Salomone, se te ne vai perduto. Dunque l'anima sola deve essere lo scopo delle mie azioni. Si tratta di essere sempre beato, o sempre infelice, ahi vada ogni cosa purché mi salvi. Mio Dio, perdonatemi i miei peccati, e fate che non mi accada mai più la disgrazia di offendervi; anzi io possa fedelmente servirvi per l'avvenire. Maria, mia speranza, intercedete per me.



lunedì

Sul peccato mortale


Oh se tu, o figlio, conoscessi che cosa fai quando commetti un peccato mortale! Tu | p. 35 | volti le spalle a quel Dio, che ti creò e ti fece tanti benefizi: disprezzi la sua grazia e la sua amicizia. Chi pecca dice col fatto al Signore: va, o Dio, lontano da me, io non ti voglio più obbedire, non ti voglio più servire, non ti voglio riconoscere più per mio Signore: Non serviam. Il mio Dio è quel piacere, quella vendetta quella collera, quel discorso cattivo, quella bestemmia. Si può immaginare un'ingratitudine più mostruosa di questa? Pure, o figliuol mio, questo facesti tu quando offendesti il tuo Signore.

Cresce poi questa ingratitudine al riflettere che tu peccando ti servi di quelle medesime cose che ti diede Iddio. Orecchie, occhi, bocca, lingua, mani, piedi, tutto fu donato da Dio, e ti servisti di questi ad offenderlo. Oh! dunque ascolta ciò che dice il Signore: Figlio, io ti creai dal niente: ti diedi quanto hai presentemente. Tu eri condannato a morte pel peccato, io morii per te; e per salvarti, sparsi tutto il mio sangue, e tu vuoi ancora offendermi? Chi non si sente compreso da rincrescimento per avere fatto ingiuria così enorme ad un Dio sì buono e sì benefico verso di miserabili creature quali siamo noi?

Devi considerare in terzo luogo che questo Dio, quantunque buono, tuttavia resta grandemente sdegnato quando l'offendi. Perciò hai molto a temere, che quando i tuoi peccati siano pervenuti ad un tal numero, egli | p. 36 | ti abbandoni. In plenitudine peccatorum puniet. Non già che manchi la misericordia Divina, ma ti manca il tempo a chiedere perdono: perché non merita misericordia chi si abusa della misericordia del Signore per offenderlo. Quanti vivendo nel peccato speravano di pentirsi, e intanto venne la morte, e sono dannati. Trema che lo stesso non avvenga a te. Dopo tanti peccati che il Signore ti perdonò, giustamente devi temere che ad un altro peccato mortale l'ira Divina ti colpisca e ti mandi eternamente dannato.

Ringrazialo che ti ha sinora aspettato, e fa in questo punto una ferma risoluzione dicendo: Signore, basta quanto vi offesi; la vita che mi rimane, non la voglio più spendere ad offendervi; la spenderò ad amarvi, e a piangere i miei peccati. Me ne pento con tutto il cuore, Gesù mio; vi voglio amare, datemi forza. SS. Vergine Madre mia, ajutatemi. Così sia.



martedì

La morte


1. La morte è una separazione dell'anima dal corpo con un totale abbandono dello cose di questo mondo. Considera pertanto, o figlio, che l'anima tua avrà da separarsi dal corpo. Ma non sai dove ti sorprenderà la morte. Non sai se ti coglierà nel tuo letto, sul lavoro, per istrada o altrove. La rottura di | p. 37 | una vena, un catarro, un impeto di sangue, una febbre, una piaga, un terremoto, un fulmine basta a privarti di vita. Ciò può essere da qui ad un anno, ad un mese, ad una settimana, ad un'ora, e forse appena finita la lettura di questa considerazione. Quanti la sera si posero a dormire, e la mattina trovaronsi morti. Quanti colpiti da qualche accidente morirono all'istante; poi dove andarono? Se erano in grazia di Dio son beati, al contrario sano eternamente perduti. E tu, figliuol mio, se dovessi morire in questo momento, che ne sarebbe dell'anima tua? Guai a te se non ti tieni apparecchiato. Chi oggi non è preparato a morir bene, corre grave pericolo di morir male.

2. Quantunque sia incerto il luogo, incerta l'ora di tua morte, ne è però certa la venuta. Verrà l'ora estrema di tua vita, in cui tu steso in letto ti troverai vicino a passare all'eternità, assistito da un sacerdote che ti raccomanderà l'anima, col Crocifisso da un canto, dall'altro con una candela accesa, facendo a te corona i parenti che piangono. Ti sentirai la testa addolorata, gli occhi oscurati, la lingua arsa, le fauci chiuse, oppresso il petto, il sangue gelato, la carne consumata, il cuore trafitto. Spirato che avrai l'anima, il tuo corpo vestito di pochi cenci verrà gettato a marcire in una | p. 38 | fossa. Quivi i sorci ed i vermi ti roderanno tutte le carni, e di te non altro rimarrà che quattro ossa spolpate ed un poco di polvere fetente. Apri un sepolcro, e vedi a che è ridotto quel giovane ricco, quell'ambizioso, quel superbo. Leggi questo, o figlio, e preparati a far una buona morte. Ora il demonio per indurti a peccare copre e scusa la colpa dicendoti che non c'è gran male in quel piacere, in quella disobbedienza, in tralasciare la messa ne' giorni festivi, ma in morte ti scoprirà la gravezza de' tuoi peccati e te li metterà innanzi. Intanto che farai tu allora sul punto di incamminarti per la tua eternità? Guai a chi si trova in disgrazia d'Iddio in quel momento.

3. Considera che il punto di morte è quel momento da cui dipende la tua eterna salute, o la tua eterna dannazione. Vicino a morire, vicino a quell'ultimo chiuder di bocca, al lume di quella candela quante cose si vedranno! Due volte ci si tiene accesa innanzi una candela; quando siamo battezzati, e al punto di morte. La prima volta vediamo i precetti della Divina Legge; nella seconda conosciamo se furono da noi osservati. Onde, figlio mio, alla luce dell'accennata candela vedrai se amasti il tuo Dio, oppure se lo sprezzasti; se avesti in onore il suo santo nome, o lo bestemmiasti; vedrai le feste profanate, le messe tralasciate, le disobbedienze fatte a' Superiori, lo | p. 39 | scandalo dato a' tuoi compagni; vedrai quella superbia, quell'orgoglio che ti lusingarono, vedrai... Ma oh Dio! tutto vedrai in un momento, nel quale agli occhi tuoi aprirassi la via dell'eternità: momentum a quo pendet aeternitas. Oh punto! oh momento! da cui dipende un'eternità di gloria o di pena. Capisci ciò che ti dico? Voglio dire che da quel momento dipende l'andare per sempre in Paradiso o all'inferno; o sempre contento, o sempre afflitto; o sempre figlio d'Iddio, o sempre schiavo del demonio; o sempre godere cogli Angioli e co' Santi in cielo, o gemere ed ardere per sempre co' dannati nell'inferno.

Temi grandemente per l'anima tua, e pensa che dal ben vivere dipende una buona morte ed un'eternità di gloria; perciò non perdere tempo onde fare una buona confessione, promettendo al Signore di perdonare a' tuoi nemici, di riparare lo scandalo dato, di essere più obbediente, di non perdere più tempo, di santificare le feste, di adempiere i doveri del tuo stato.

Intanto posto innanzi al tuo Signore digli di cuore così: mio Signore, sino da questo punto io mi converto a voi; io vi amo, vi vo­glio servire e servirvi fino alla morte. Vergine SS., Madre mia, ajutatemi in' quel punto. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'a­nima mia.

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mercoledì

Il Giudizio


Appena uscita 1'anima del corpo subito comparirà davanti al Divin Giudice. La prima cosa che rende terribile questa comparsa si è che l'anima si trova sola al cospetto di un Dio che sprezzò, di un Dio il quale conosce ogni segretezza del tuo cuore, ogni pensiero. Quali cose porterai teco? Porterai quel tanto di bene e di male che operasti in vita: refert unusquisque prout gessit sive bonum, sive malum. Non si può trovare né scusa né pretesto. Al dissopra avrai un giudice sdegnato, da un canto i peccati che ti accusano, dall'altro i demoni pronti ad eseguire la condanna, dentro una coscienza che ti agita e ti tormenta, al dissotto un inferno che sta per ingojarti. In tali strettezze dove andrai, dove fuggirai? Beato te, o figliuol mio, se operasti bene in vita tua. Intanto il Giudice Divino apre i libri della coscienza, e comincia l'esame: Iudicium sedit et libri aperti sunt.

2. Allora dirà il Divin Giudice: chi sei tu? Io sono un cristiano, risponderai: bene, se tu sei cristiano, vedrò se operasti da cristiano. Indi comincerà a rammentarti le promesse fatte nel Santo Battesimo, colle quali rinunziasti al demonio, al mondo, alla carne; ti rammenterà le grazie che ti concedè, i | p. 41 | Sacramenti frequentati, le prediche, le istruzioni, gli avvisi de' confessori, le correzioni de' parenti; ogni cosa ti verrà schierata innanzi. Ma tu, dirà, il Divin Giudice, a dispetto di tanti doni, di tante grazie, oh quanto male corrispondesti alla tua professione! Venuta l'età in cui appena cominciavi a conoscermi, tosto cominciasti ad offendermi con bugie, con mancanze di rispetto alle Chiese, con disobbedienze a' tuoi genitori, e con molte altre trasgressioni de' tuoi doveri.

Almeno col crescere degli anni avessi meglio regolato le tue azioni; ma tu crescendo in età aumentasti il disprezzo della mia legge. Messe perdute, profanazioni de' giorni festivi, bestemmie, confessioni malfatte, comunioni talvolta sacrileghe, scandalo dato a' tuoi compagni; ecco ciò che facesti invece di servirmi. Si volterà poi tutto pieno di sdegno, verso degli scandalosi, e dirà: vedi quell'anima che cammina per la strada del peccato? Sei tu che co' tuoi discorsi scandalosi le insinuasti la malizia. E come Cristiano dovevi col buon esempio insegnare a' tuoi compagni la via del Paradiso; ma tu tradisti il mio sangue, e loro insegnasti la strada della perdizione. Vedi quell'anima che è laggiù nell'inferno? Sei tu che co' tuoi perfidi consigli la togliesti a me, la consegnasti, al demonio e fosti causa della sua eterna perdizione. Ora vada l'anima tua per l'anima che facesti perdere col tuo scan- | p. 42 | dalo: Repetam animam tuam pro anima illius. Che ti pare, o figlio, di questo esame? Che dice la tua coscienza? Sei ancora a tempo, chiedi perdono a Dio de' tuoi peccati con una sincera promessa di non peccar più: e quanto ti toccherà patire di caldo, di freddo, di fame, di sete, di malattie, o dispiaceri soffri tutto pel Signore in penitenza de' peccati da te commessi.

3. Al conto rigoroso che il Divin Giudice esige dal peccatore. questi tenterà di cercare qualche scusa o pretesto, dicendo, che non pensava di venire a tanto stretto esame. Ma gli sarà risposto: E non udisti quella predica, non leggesti in quel libro che io ti avrei dimandato conto di ogni cosa? L'anima si raccomanderà alla misericordia Divina, e la misericordia non è più per lui, perché colla morte finisce il tempo della misericordia. Si raccomanderà agli angeli, a' santi, a Maria Santissima: ed ella a nome di tutti risponderà: chiedi ora il mio ajuto? Non mi volesti per Madre in vita, adesso non ti conosco più per figlio, non ti conosco più: nescio vos. Il peccatore non trovando scampo alcuno griderà alle montagne, alle pietre che lo coprano, e non si muoveranno; invocherà l'inferno, e lo vedrà aperto: Inferius horrendum chaos. Quello è l'istante in cui l'inesorabil Giudice proferirà la tremenda sentenza: figlio infedele, va lungi da me, il mio Padre | p. 43 | Celeste ti ha maledetto, io ti maledico; vattene al fuoco eterno a gemere e penare co' demoni per tutta un'interminabile eternità: Ite, maledicti, in ignem aeternum. Proferite queste parole l'anima viene abbandonata nelle mani dei demoni, i quali la strascinano, la urtano e la fanno piombare in quegli abissi di pene, di miserie e di tormenti eterni. Non temi per te una simile sentenza? Ah per amor di Gesù e di Maria preparati con opere buone a sentirti la sentenza favorevole, e ricordati che quanto più spaventa la sentenza proferita contro del peccatore, altrettanto sarà consolante l'invito che Gesù farà a quel figliuolo che visse cristianamente. Vieni, gli dirà, vieni al possesso della gloria che ti preparai. Tu mi servisti, ora goderai in eterno: Intra in gaudium Domini tui. Gesù mio, fatemi la grazia che io possa essere uno di quelli benedetti; Vergine Santissima, ajutatemi voi, proteggetemi in vita ed in morte, e specialmente quando mi presenterò al Divin vostro Figlio per essere giudicato.



giovedì

Dell'Inferno


L'inferno è un luogo destinato dalla Divina Giustizia per punire con supplizio eterno quelli che muoiono in peccato mortale. La prima pena che i dannati patiscono nell'inferno si è il trovarsi in un abisso di fuoco. Fuoco ne- | p. 44 | gli occhi, fuoco nella bocca, fuoco in ogni parte. Ogni senso patisce la propria pena. G1i occhi sono accecati dal fuoco e dalle tenebre, atterriti dalla vista dei demoni e degli altri dannati. Le orecchie giorno e notte odono continui urli, pianti e bestemmie. L'odorato è in sommo abborrimento pel fetore di quello zolfo e bitume ardente che li soffoca. La bocca è cruciata da ardentissima sete e fame canina: famem patientur ut canes. Il ricco Epulone dal mezzo di que' tormenti alzò uno sguardo, e chiese per somma grazia una piccola goccia d'acqua per temperare l'arsura della sua lingua, e una goccia d'acqua gli fu negata. Onde quegl'infelici arsi dalla sete, divorati dalla fame, tormentati dal fuoco piangono, urlano e si disperano. Oh inferno, inferno, quanto sono infelici quelli che vi cadono! Che dici, o figlio, se avessi a morire in questo momento dove andresti ? Se ora non puoi reggere un dito sopra il lume di una candela, non puoi soffrire una scintilla di fuoco sulla mano senza gridare, come potrai tu stare tra quelle fiamme per tutta un'eternità?

2. Considera, o figlio, il rimorso che proverà la coscienza de' dannati. Penseranno continuamente al motivo per cui si sono perduti, cioè per un piacere, per uno sfogo di passione; questo è quel verme che non muore mai: vermis eorurn non moritur. Penseranno | p. 45 | al tempo che loro fu dato da Dio per rimediare alla loro eterna perdizione, a' buoni esempi de' compagni, a' propositi fatti e non eseguiti, e questo vedranno in un tempo, che sarà senza rimedio. La volontà non avrà mai più niente di quello che vuole, e al contrario patirà tutti i mali. L'intelletto conoscerà il gran bene che ha perduto, cioè il Paradiso. Oh Dio! chi potrà mai resistere a tali tormenti! Mio figlio, che ora non curi di perdere il Paradiso e Dio, conoscerai la tua cecità, quando vedrai tanti tuoi compagni più ignoranti e più poveri di te trionfare e godere nel regno de' Cieli, e tu maledetto da Dio sarai cacciato via da quella patria beata, dal godimento di lui, dalle compagnia della Vergine, degli Angeli e de' Santi. Orsù adunque penitenza; non aspettare che non vi sia più tempo; datti a Dio. Chi sa che non sia questa l'ultima chiamata, a cui se non corrispondi, Iddio ti abbandoni o ti lasci piombare giù in quegli eterni supplizi.



venerdì

Dell'eternità delle pene


Considera, o figlio, che se tu andrai nell'inferno, non uscirai mai più. Là si patiscono tutte le pene e tutte eterne. Passeranno cento anni da che tu sei nell'inferno, ne passeranno mille, e l'inferno allora incomincia: ne passeranno cento mila, certo milioni, mille mi- | p. 46 | lioni d'anni e di secoli, e l'inferno sarà da principio. Se un Angelo portasse la nuova ad un dannato che Iddio lo vuole liberare dall'inferno quando saranno passati tanti milioni di secoli, quante sono le gocce d'acqua, le foglie degli alberi e i granelli di sabbia del mare e della terra, questa nuova porterebbe la più grande consolazione ad un dannato, il quale direbbe: è vero che hanno da passare tanti secoli, avranno però da finire un giorno. Ma passeranno tutti questi secoli e tutti i tempi immaginabili, e l'inferno sarà sempre da capo. Ogni dannato farebbe questo patto con Dio: Signore, accrescete quanto vi piace questa mia pena, fatemi stare in questi tormenti per quanto tempo vorrete, basta che mi diate la speranza che finiranno una volta. Ma no, questo termine non verrà mai. Almeno il povero dannato potesse ingannar se stesso, e lusingarsi con dire: chi sa, forse un giorno Dio avrà pietà di me, e mi caverà da questo baratro! No, il dannato si vedrà sempre in faccia scritta la sentenza della sua eternità infelice. Dunque andrà dicendo: tutte queste pene, questo fuoco, queste grida non hanno più a finire per me? No, gli verrà risposto, no mai più. E dureranno sempre? Sempre, per un'eternità. Sempre, non mai, eternità vedrà scritto su quelle fiamme che cruciano; sempre, non mai, eternità sulla punta delle spade che lo trafiggono; sempre, non mai, | p. 47 | eternità su que' demoni che lo tormentano; sempre, non mai, eternità su quelle porte che non si apriranno mai più. Oh maladetto peccato! che tremendo supplicio prepari a chi ti commette! Ah! mai più, mai più peccati in vita mia.

2. Quello poi che ti deve colmar di spavento è il pensare che quella orrenda fornace sta pure aperta sotto a' tuoi piedi, e che basta un sol peccato mortale a farviti cadere. Che cosa potrai fare, che cosa potrai dire dal mezzo di quelle fiamme, lontano dal tuo Dio, privo per sempre del Paradiso? Volgerai per l'ultima volta lo sguardo al Cielo, e nel colmo della tua desolazione dirai: addio compagni, addio amici, che abitate nel regno della gloria; addio, padre, madre, fratelli, sorelle, voi goderete per sempre, io sarò per sempre tormentato; addio, Angelo Custode, Angeli e Santi tutti del Paradiso, io non vi rivedrò mai più; addio, o Salvatore, addio, o Croce Santa, addio, o sangue sparso invano per me, io non vi rivedrò mai più. In questo momento cesso di essere figlio d'Iddio, e sarò per sempre schiavo dei demoni nell'inferno. Capisci, o figlio, ciò che leggi? Una pena eterna per un sol peccato mortale. Dunque usa ogni mezzo per evitarlo. Se la coscienza ti rimorde dì qualche peccato va presto a confessarti per cominciare una buona vita; pratica ogni mezzo che ti suggerirà il confessore, | p. 48 | fuggi le occasioni pericolose, i cattivi compagni, e se Dio ti chiama anche a lasciare il mondo, arrenditi presto. Ogni cosa che si fa per iscampare da un'eternità di pene è poco, è niente: Nulla nimia securitas ubi periclitatur aeternitas; s. Ber. Oh quanti abbandonarono il mondo, la patria, i parenti, e andarono a confinarsi nelle grotte, ne' deserti vivendo soltanto a pane ed acqua, anzi talvolta a sole radici d'erba, e tutto questo per evitare l'inferno! E tu che fai? dopo tante volte che ti meritasti l'inferno col peccato, che fai? Prostrati a' piedi del tuo Dio e digli: Signore, eccomi pronto a far quello che voi volete; datemi pure ogni male, in questa vita, purché io possa salvare 1'auima mia.



sabato

Del Paradiso


Quanto più spaventa il pensiero e la considerazione dell'inferno, altrettanto consola pensare al Paradiso che ti è preparato. Per fartene un'idea considera una notte serena. Quanto mai fa bel vedere il Cielo con quella moltitudine e varietà di stelle! Aggiugni la vista di un bel giorno, dimodoché la chiarezza del sole non impedisca la chiara vista delle stelle né della luna. Supponi altresì quanto si può ritrovar nel mare, nella terra, ne' paesi, nelle città e nelle corti dei Re e de' Monarchi di tutta la terra. Si aggiunga a | p. 49 | questo ogni squisita bevanda, ogni cibo il più saporito, una musica la più dolce, un'armonia la più soave, tutto questo insieme è un nulla paragonalo all'eccellenza del Paradiso. Oh come è desiderabile e amabile quel luogo ove si godono tutti i beni! Il beato non potrà a meno di non esclamare: io sono sazio della gloria del Signore: Satiabor cum apparuerit gloria tua.

2. Considera poi la gioja che proverà l'anima tua nell'entrare in Paradiso. L'accoglienza e l'incontro de' parenti e degli amici; la nobiltà, la bellezza, la moltitudine de' Cherubini, de' Serafini e di tutti gli Angeli, di tutti i Santi che a milioni a milioni lodano e benedicono il loro Creatore. Il coro degli Apostoli, l'immenso numero de' martiri, de' confessori, delle vergini. Havvi poi una grande moltitudine di giovani, i quali perché conservarono la virtù della purità cantano a Dio un inno che niun altro può imparare. Oh quanto godono in quel regno de' beati! Sono sempre in allegria, senza infermità, senza dispiaceri e senza affanni che turbino la loro allegrezza, il loro contento.

3. Osserva però, o figlio; che tutti i beni considerati sono un nulla paragonati alla grande consolazione che si prova nella vista d'Iddio. Egli consola i beati col suo amorevole sguardo, e sparge nel loro cuore un | p. 50 | mare di delizie. Siccome il sole illumina ed abbellisce tutto il mondo, così Iddio colla sua presenza illumina tutto il Paradiso e riempie que' fortunati abitatori di piaceri inesprimibili. Perciò tutte le schiere degli Angeli e de' Beati cantano gloria a Dio dicendo: Santo, Santo, Santo è il Dio degli eserciti, a cui sia onore e gloria per tutti i secoli. Coraggio adunque, o figlio; ti toccherà patire qualche cosa in questo mondo, ma non importa, il premio che avrai in Paradiso compensa infinitamente tutto quello che avrai a patire nella vita presente. Che grande consolazione sarà la tua quando ti troverai in Cielo in compagnia de' parenti, degli amici, de' Santi, de' Beati e dirai: io sarò sempre col Signore: Semper cum Domino erimus. Allora sì che benedirai quel momento in cui lasciasti il peccato, benedirai il momento in cui facesti quella buona confessione, frequentasti i sacramenti; benedirai quel giorno in cui lasciando i tuoi compagni ti desti alla virtù: e tutto pieno di gratitudine ti volgerai al tuo Dio, a cui canterai lode e gloria per tutti i secoli de' secoli. Così sia.



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