Lectio salesiana Salesiana 2011-2012

Settembre 2011


ART. 1 L’azione di Dio nella fondazione e nella vita della nostra Società


Con senso di umile gratitudine crediamo che la Società di san Francesco di Sales è nata non da solo progetto umano, ma per iniziativa di Dio1. Per contribuire alla salvezza della gioventù, "questa porzione la più delicata e la più preziosa dell’umana società"2, lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di Maria, san Giovanni Bosco.

Formò in lui un cuore di padre e di maestro, capace di una dedizione totale: "Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani"3.

Per prolungare nel tempo la sua missione lo guidò nel dar vita a varie forze apostoliche, prima fra tutte la nostra Società.

La Chiesa ha riconosciuto in questo l’azione di Dio, soprattutto approvando le Costituzioni e proclamando santo il Fondatore.

Da questa presenza attiva dello Spirito attingiamo l’energia per la nostra fedeltà e il sostegno della nostra speranza.

L’articolo 1 è stato definito da alcuni come “il nostro Credo”, in esso si trova in nuce tutta la proposta di santità che le nostre Costituzioni svilupperanno nei 195 articoli seguenti.


Il 29 ottobre 1984, memoria liturgica del Beato Michele Rua, don Egidio Viganò, VII° successore di don Bosco, scrive ai suoi confratelli:

Iniziamo un sessennio di servizio in cui la meta principale da raggiungere è la conoscenza, l’amore e la pratica delle Costituzioni e dei Regolamenti rinnovati. Lo potremmo definire “il sessennio del rilancio della nostra”Regola di vita”“. […]

-Una seconda novità [la prima è la qualità di concepire le Costituzioni] è la sottolineatura dell’aspetto carismatico della nostra vocazione salesiana. Dentro la visione della Chiesa come “mistero” le Costituzioni fanno emergere l’esperienza di Spirito Santo vissuta nella nostra vocazione: se la Chiesa è “sacramento universale di salvezza”, in Essa noi siamo segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri”4. Si percepiscono, fin dal primo articolo, la presenza e l’iniziativa dello Spirito del Signore, come l’aspetto ecclesiale per cui ci sentiamo situati nel cuore della Chiesa, al servizio della sua missione. Questa prospettiva ci illumina e ci induce ad affrontare “salesianamente” la trasformazione sociale e culturale e le sue interpellanze.5


Il primo articolo della nostra Regola di Vita è sintetizzabile tutto nel concetto fondante ogni prospettiva di fede: è Dio il primo attore, colui che compie il primo passo, si china sull’umanità e con perenne novità la inonda della Sua Grazia.

Noi, Salesiani di don Bosco, con “l’umile gratitudine” di chi è gioiosamente consapevole di non meritare nulla ma di aver ricevuto Tutto, sappiamo che la nostra Società è stata sognata, voluta, fondata da Dio.

Un articolo simile non esisteva nelle antiche costituzioni, ma corrisponde molto bene al testo sull’origine della Società che Don Bosco aveva messo all’inizio delle prime edizioni presentate a Roma e che dovette sopprimere in seguito. Ognuno dei quattro paragrafi è prezioso. Ma il pensiero si condensa attorno a due affermazioni maggiori: la “presenza attiva dello Spirito” all’origine della Congregazione, poi nel suo presente.6


È bello ed interessante focalizzare l’attenzione sulla serie di verbi utilizzati nel testo, in particolare su quelli riferiti a don Bosco, il soggetto è sempre lo Spirito Santo: suscitò, formò, guidò.


Don Bosco è stato un grande santo perché è stato un santo docile, un santo che ha saputo, fin da fanciullo, nelle campagne piemontesi, leggere la presenza di Dio nella sua vita, l’ha saputa ascoltare, facendo silenzio dentro di sé, l’ha saputa concretizzare nella sua vita, abdicando spesso alla sua volontà e alla sua indole pur di fare solo la volontà di Dio, fedele emulo di Maria, donna del Sì eterno.

Il nostro fondatore è diventato lo strumento privilegiato del Signore per “contribuire alla salvezza della gioventù”. È la dinamica dell’Angelus!

Il Signore continua ad incarnarsi, a chinarsi e guardare con occhi di Misericordia sconfinata la sua umanità fragile ed infedele; il suo progetto d’Amore diventa carne in ogni “uomo di buona Volontà”, cioè in ogni uomo che sposa la Volontà di Dio.


Don Bosco sia il nostro modello.


Quella dello Spirito è definita una presenza attiva, concreta e tangibile. La vita salesiana è una vita mossa e impregnata dallo Spirito Santo.

Un teologo, il Padre Francis A. Sullivan, professore all’università Gregoriana di Roma, la descrive come “una esperienza religiosa che introduce qualcuno ad un senso nuovo, in modo decisivo, dell’onnipotente presenza e dell’azione di Dio nella sua vita, azione che implica abitualmente uno o più doni carismatici”.7 Attraverso il brancolare delle parole, si avverte quanto sia difficile esprimere l’inesprimibile quando si tratta del mistero dell’azione di Dio.8


Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani”.

La dedizione di don Bosco al progetto divino di salvezza è definita dallo stesso testo costituzionale “totale”, non si risparmia, non tiene niente per sé, perché è totalmente povero, è totalmente vuoto, solo così può essere unicamente arricchito da Dio, può essere riempito solo dalla Sua Grazia, consumato dalla passione per il Regno fino a diventare “un abito logoro”.

Accade come quando la luce di una stella o di una candela si congiunge con quella del sole: è questa, non quella, che risplende, assorbendo in sé le altre luci. Dio oramai è la forza e la dolcezza dell’anima per cui ella è protetta e difesa da ogni male e gode la gioia di tutti i beni.9


È possibile vedere in controluce all’esperienza vocazionale di don Bosco quella di Abramo, colui che per primo sperò contro ogni speranza, il primogenito di coloro che si sono resi strumenti dell’amore di Dio per il Suo popolo.

"Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese... In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abràm: Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate" (Gn 15, 7. 18)


Prima che Mosè udisse sul monte Sinai le note parole di Jahvé: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù" (Es 20, 2), il Patriarca Abramo aveva già sentito queste altre parole: "Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei". Dobbiamo, pertanto, dirigerci col pensiero verso tale luogo importante nella storia del Popolo di Dio, per cercarvi i primordi dell'alleanza di Dio con l'uomo. Ecco perché mentre risaliamo col cuore agli inizi dell'alleanza di Dio con l'umanità, il nostro sguardo si volge verso Abramo, verso il luogo dove egli avvertì la chiamata di Dio e ad essa rispose con l'obbedienza della fede. Insieme con noi, anche gli ebrei e i musulmani guardano alla figura di Abramo come ad un modello di incondizionata sottomissione al volere di Dio (cfr Nostra aetate, 3). 10


In Abramo possiamo vedere quella stessa Fede nel Signore della Vita che animò don Bosco, entrambi sono mossi dalla certezza di essere argilla nelle mani di un Dio autore della storia, innamorato delle sue creature predilette, gli uomini, con i quali Lui, l’Onnipotente, si abbassa a stipulare un patto, un’Alleanza, a cui rimarrà fedele fino alla Croce.

Per prolungare nel tempo la sua missione lo guidò nel dar vita a varie forze apostoliche: tanto don Bosco quanto Abramo sono stati padri fecondi di una moltitudine di genti, tale fecondità trova la sorgente solo in una docilità cieca, sebbene non passiva, in un sereno abbandono, in una radicata consapevolezza di essere collaboratori di un progetto, non autori, autoreferenziali e illusi.


Qual è, dunque, la sfida che viene lanciata a noi salesiani del terzo millennio, che vediamo in Abramo il nostro padre nella fede e in don Bosco il nostro padre nel carisma?

L’ultimo capoverso dell’articolo focalizza due atteggiamenti: fedeltà e speranza.

La fedeltà di chi sperimenta quotidianamente la vera Fedeltà nei propri confronti, quella di Dio, la speranza di chi sa di avere un alleato potente in Dio, Signore della vita. Forti di queste certezze ci è richiesto di essere nuovi “uomini di Fede”, pienamente responsabili di un progetto, voluto da Dio, iniziato nella Torino dell’800 e che è stato portato in ogni angolo del Mondo, uomini che sappiano leggere la storia con gli occhi di Dio e con le Sue mani la sappiano costruire.

[…]Sono trascorsi 2000 anni da quel grande rendez-vous tra Cielo e Terra, e la Chiesa, a cui avevi commissionata i successivi rendez-vous tra fede e culture, nel suo generoso impegno missionario, ha portato avanti, tra fatiche ed incomprensioni, e spesso impreziosendolo col sangue del martirio, quel processo di inculturazione della fede di cui ci hai offerto il modello nel tuo primo impatto con la storia dell’umanità, e che continui a offrirci ogni volta che si realizza il tuo incontro personale con noi. E anche oggi, Signore, lo slancio di tanti missionari che hanno scelto di condividere tutto con i poveri della terra,nelle capanne del Sidamo o nelle favelas dell’Amazzonia, nelle bidonvilles di Hong-Kong o nelle baraccopoli di Nairobi, non si ispira forse alla tua stessa carità, fatta di attenzione e di tenerezza, di compassione e di accoglienza, di disponibilità e di interessamento ai problemi della gente?[…] E le fatiche delle giovani Chiese di oggi, nate da una struggente passione missionaria, non ripetono forse le fatiche della Chiesa di ieri che, chiamata come Abramo a uscir fuori di Ur, ha liberato la Parola dagli spessori culturali dei circoncisi, trasferendola di volta in volta nella cultura greco-romana, e poi in quella barbarica, e poi in quella moderna … e sperimentando sempre la provvisorietà dei suoi domicili dentro la storia della Città di Dio?


Per la riflessione personale

  • A partire dal primo articolo delle nostre costituzioni e guardando alla mia vita di consacrato a Dio per il Regno, mi sento in ogni momento aperto all’azione dello Spirito Santo considerandola una presenza concreta nella mia vita, oppure mi limito ad una visione romantica che mi ancora più alle decisioni del mondo che a quelle di Dio?

  • Lo Spirito Santo suscitò, formò e guidò don Bosco: è vero anche per me? Posso dire di averne una visione realmente autentica tanto da plasmare visibilmente i miei giorni?

  • Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei giovani”. Sono sereno nel constatare che la mia vita corre avendo costantemente sullo sfondo queste parole di don Bosco?


Per la riflessione comunitaria

  • Nella vita ordinaria della nostra comunità, nella stesura del suo progetto pastorale, nel discernimento sulle decisioni da prendere ci lasciamo concretamente guidare dall’azione dello Spirito Santo o ci limitiamo a mettere in campo criteri esclusivamente “mondani” come analisi sociologiche o di mercato, comparazione di utili e passivi ecc?

  • Siamo capaci di vivere rinunce anche pesanti a livello comunitario per il bene dei giovani o ci limitiamo a dare loro il superfluo?

  • La nostra presenza nella Chiesa locale è attiva e partecipe o preferiamo rimanere legati al nostro piccolo mondo lasciando fuori il resto?



Preghiera


Signore, ti imploriamo questa sera:

discendi, ancora una volta, agli inferi.

No, non alludiamo a marce trionfali

per strappare al diavolo,

in un quadro di potenza, le anime dei morti.

Ma vogliamo riferirci a quella tua capacità

di prendere su di te le disperazioni del mondo,

di sedurle con le nostalgie del Sabato Santo,

e di farle aprire alla tavola imbandita della pasqua.

Tu, semente che si disfa, entra nelle zolle delle umane culture.

E noi, non più sgomenti,

come dice un poeta,

staremo ad ascoltare la crescita del grano”.

(Don Tonino Bello)

1 Cf. MO, 16

2 MB II, 45

3 MB XVIII, 258

4 Cost 2

5 E. Vigano, ACG 312, Il testo rinnovato della nostra regola di vita

6 J. Aubry, Una via che conduce all’amore, ElleDiCi, Torino, 1974

7 F. A. Sullivan, S.J., Baptism in the Holy Spirit: a catholic interpretation of the pentecostal experience in Gregorianum, vol. 55, fasc. I, 1974, p. 67.

8 L. J. Suenens, Lo Spirito Santo nostra speranza, ed. Paoline, 1976, p. 83

9 E. Stein, Scritti spirituali

10 Giovanni Paolo II, Omelia del Santo Padre Giovanni Paolo II nella celebrazione in ricordo di Abramo “Padre di tutti credenti”, 23 febbraio 2000

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