Educare come Don Bosco 2012-2103, Lectio salesiana - con voi mi trovo beme

APRILE 2013


Con voi mi trovo bene”


ARTICOLO 39. L'ASSISTENZA COME ATTEGGIAMENTO E METODO

La pratica del Sistema Preventivo esige da noi un atteggiamento di fondo: la simpatia e la volontà di contatto con i giovani. «Qui con voi mi trovo bene, è proprio la mia vita stare con voi».

Stiamo fraternamente in mezzo ai giovani con una presenza attiva e amichevole che favorisce ogni loro iniziativa per crescere nel bene e li incoraggia a liberarsi da ogni schiavitù, affinché il male non domini la loro fragilità.

Questa presenza ci apre alla conoscenza vitale del mondo giovanile e alla solidarietà con tutti gli aspetti autentici del suo dinamismo.


Il Sistema preventivo, descritto nella sua ispirazione all’art. 20 e presentato nei suoi principi educativo-pastorali nell'art. 38, viene ora ulteriormente chiarito nella sua pratica quotidiana. Esso prevede prima di tutto di stare fraternamente in mezzo ai giovani. Per Don Bosco l’educatore deve essere senz’altro presente: “Gli allievi che per avventura entrassero in un Istituto con tristi abitudini non possono danneggiare i loro compagni. Né i giovanetti buoni potranno ricevere nocumento da costoro, perché non avvi né tempo, né luogo, né opportunità, perciocché l’assistente, che supponiamo presente, ci porrebbe tosto rimedio” (Il Sistema Preventivo nell’educazione della gioventù).

La presenza tra i ragazzi implica una serie di atteggiamenti: il primo è la simpatia e la volontà di contatto con loro; essa non è un obbligo pesante, ma un qualcosa di voluto e ricercato e ci fa sperimentare la gioia e il senso di una vocazione a servizio dei giovani: “Qui con voi mi trovo bene” e “vi voglio bene”. La simpatia ci apre al loro mondo e parte dalla convinzione che i giovani sono più una risorsa che un problema.

La simpatia deve diventare sintonia con i giovani, amore per ciò che essi amano pur senza rinunciare al nostro ruolo di educatori. Questo significa mettersi sulla loro lunghezza d’onda, entrare in dialogo educativo, solidarizzare con essi, valorizzare ogni loro apporto positivo.

Ciò richiede però uno sforzo continuo per conoscerli e capirli: “il buon pastore conosce le sue pecore” (Gv 10,14). Questo sforzo apre ulteriormente il cuore all’amore educativo. Lo studio delle scienze psicologiche, pedagogiche e sociologiche, l’informazione e la riflessione sono molto utili. Ma ancora di più è importante immergersi nel mondo dei ragazzi, per trovare il linguaggio educativo adatto a farsi comprendere.

Comprensione educativa e amore pastorale devono infine essere nutriti di senso critico: non tutti i comportamenti dei giovani possono essere approvati, evidentemente. Ma lo sforzo dell’educatore è quello di comprendere le aspirazioni profonde che spesso gli atteggiamenti dei giovani sottendono, e di valorizzarle come risorsa educativa.

Se questi sono gli atteggiamenti interiori con cui stare in mezzo ai giovani, e se è vero che il Sistema preventivo esige non la carità del benefattore lontano ma la presenza educativa quotidiana e l’amore di colui che è disposto costantemente a fare un pezzo di strada con i giovani, quali sono le caratteristiche esterne dell’assistenza salesiana?

L’assistenza richiede naturalmente presenza fisica, per manifestare condivisione di vita e interessi e “amare ciò che i giovani amano”.

Richiede una presenza “preventiva”, che protegge da esperienze negative precoci e sviluppa le potenzialità delle persone verso mete che attirino per la bontà e la bellezza.

Richiede una presenza fraterna e amichevole, non autoritaria o istituzionale: “ho bisogno del vostro aiuto. Io non voglio che mi consideriate come vostro superiore, quanto come vostro amico. Abbiate molta confidenza, che è quello che io vi domando, come mi aspetto da veri amici” (MB VII, p 503). “Il Superiore sia tutto a tutti, tutto cuore per cercare il bene spirituale e temporale di coloro che la Provvidenza gli ha affidati” (Lettera da Roma). La confidenza produce sui giovani l’effetto di vedere i superiori quali “padri, fratelli e amici”.

Richiede una presenza attiva, propositiva, piena di iniziative per i singoli e l’ambiente (si parte con la parolina all’orecchio…).

Richiede una presenza animatrice, che tende a svegliare, a favorire la creatività dei giovani e consegna loro la responsabilità della propria crescita. Sviluppa motivazioni ispirate a ragionevolezza e fede mentre rafforza nei ragazzi la capacità di risposta autonoma al richiamo dei valori. E favorisce l’espressione giovanile. “Ogni superiore si adoperi per conoscerli, si mostri loro amico, li lasci parlare molto, ma egli parli poco…” (Regolamento per le case, Articoli generali n. 7).

Richiede infine una presenza testimoniante: i valori che l’educatore professa, che si fanno trasparenti nel suo comportamento e nella sua azione non possono non colpire i giovani, provocare interrogativi e far brillare nuovi orizzonti alla loro esistenza.

Quali effetti produce nei ragazzi la presenza costante degli educatori? Don Bosco risponde a questa domanda nella Lettera da Roma: “Familiarità coi giovani specialmente in ricreazione. Senza familiarità non si dimostra l’amore e senza questa dimostrazione non vi può essere confidenza. Chi vuol essere amato bisogna che faccia vedere che ama. Gesù Cristo si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro della familiarità. Il maestro visto solo in cattedra è maestro e non più, ma se va in ricreazione coi giovani diventa come fratello… se dice una parola in ricreazione è la parola di uno che ama… Chi sa di essere amato ama, e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani. Questa confidenza mette una corrente elettrica fra i giovani e i superiori. I cuori si aprono e fanno conoscere i loro bisogni, e palesano i loro difetti: questo amore fa sopportare ai superiori le loro fatiche, le noie, le ingratitudini, i disturbi, le mancanze, le negligenze dei giovanetti…”.


Riassumendo, potremmo comporre, con la sostanza dell'art. 39, l'introduzione ad una “Gaudium et Spes” salesiana: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei giovani di questo tempo…, dei più poveri e in difficoltà soprattutto, e di tutti quelli che soffrono, sono anche le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli educatori salesiani. E non c’è niente di veramente giovane e popolare che non trovi eco nel loro cuore”.



Spunti per la riflessione personale

  • Riesco ad essere presente in mezzo ai giovani nei momenti formali ed anche in quelli informali?

  • Sperimento simpatia e volontà di contatto con i ragazzi? Posso dire sinceramente “qui con voi mi trovo bene, è proprio la mia vita stare con voi”?

  • Fino a che punto mi considero aperto alla conoscenza vitale del mondo giovanile e solidale con tutti gli aspetti autentici del suo dinamismo?


Spunti per la riflessione comunitaria

  • La comunità salesiana organizza turni di assistenza tra i ragazzi in modo che tutti i confratelli, a diverso titolo ed in base alle proprie possibilità, stiano fraternamente in mezzo ai giovani?

  • La CEP offre periodicamente corsi di formazione all’assistenza salesiana per tutti gli educatori?

  • La CEP incoraggia in modo sistematico le iniziative che i ragazzi propongono per crescere nel bene, affinché il male non domini la loro fragilità?



Preghiera

Imploriamo il Signore

perché apra i nostri cuori

alla vera comprensione e simpatia

verso coloro ai quali ci ha inviati,

per essere cordialmente al loro servizio.


Perché insieme con Don Bosco

possiamo dire sinceramente ai nostri giovani:

«Qui con voi mi trovo bene»,

e offriamo generosamente tutta la nostra vita per loro,

ti preghiamo, Signore.


Perché la nostra presenza tra i giovani

sia davvero fraterna e amichevole,

aperta alla conoscenza autentica

del mondo giovanile e popolare,

e sia capace di sostenerli nella loro crescita

verso la libertà da ogni schiavitù,

ti preghiamo, Signore.


Signore, concedi a noi

di condividere con profonda verità

e cordiale partecipazione

la vita dei nostri giovani

e tutte le loro legittime aspirazioni ed interessi,

come il Tuo Figlio, facendosi uomo,

ha condiviso ogni cosa nostra, eccetto il peccato.

Per Cristo nostro Signore.