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Istituto Storico Salesiano
DON BOSCO
NEL BOLLETTINO SALESIANO
1877-1888
Lettere, discorsi e interventi

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PREFAZIONE
Uno degli scopi dell’Istituto Storico Salesiano consiste nel “mettere a
disposizione nelle forme idealmente e tecnicamente valide i documenti del ricco
patrimonio spirituale lasciato da Don Bosco e sviluppato dai suoi continuatori”. Ora è
evidente che lettere circolari di don Bosco, resoconti di suoi discorsi, relazioni di sue
attività, citazioni di interventi in diverse circostanze ecc. pubblicati nelle diverse
edizioni linguistiche del Bollettino Salesiano fino all’anno della sua morte (1888),
rientrano decisamente nei “documenti patrimoniali” che l’ISS è invitato mettere a
disposizione. Lo realizza ora attraverso la pubblicazione su supporto elettronico di
vari testi per altro già presenti da anni, per la lingua italiana, sul sito WEB
http://biesseonline.sdb.org. Quelli delle altre edizioni, francese e spagnola, sono
riportati solo quando non sono semplici traduzioni di quella italiana, per altro
sempre indicata.
Selezione dei testi e norme di pubblicazione
Il punto di partenza iniziale, in qualche modo obbligato per chi vuole cimentarsi
nello studio dell’opera letteraria di don Bosco, è stato il volumetto curato da Pietro
Stella, Gli scritti a stampa di S. Giovanni Bosco (Roma, LAS 1977). Le indicazioni in
esso date sono state però rivedute dal curatore, con la soppressione di alcune
circolari e programmi di collegio (se ripetuti o di scarso interesse) e con l’aggiunta di
ulteriori testi (attribuibili a don Bosco o anche da lui rivisti) individuati attraverso
una puntuale rilettura dei singoli fascicoli. La presenza in questa rassegna di testi
non redatti o sottoscritti da lui, ma da lui comunque approvati come “veritieri”, è
giustificata, vista l’attenzione con cui seguiva quanto veniva pubblicato sul Bollettino
Salesiano.
Tutti i circa 200 testi sono presentati in ordine cronologico all’interno delle tre
sezioni linguistiche, senza ulteriori suddivisioni. Essi sono immediatamente
rintracciabili e consultabili attraverso un semplice clic sull’Indice generale.
Ogni singolo testo è preceduto dall’indicazione (progressiva) dell’anno e mese di
edizione, dell’annata e del numero del periodico, delle pagine e del titolo, e, fra
parentesi quadra, di una rapidissima indicazione della natura e contenuto del testo
pubblicato. I puntini fra parentesi quadre che talora lo precedono o lo seguono
indicano, come è ovvio, che si tratta di un “estratto” da un testo più ampio, che si è
ritenuto di non pubblicare perché estraneo alla logica della presente pubblicazione. Il
lettore interessato all’intera pagina o all’intero fascicolo può facilmente trovarli nel
sito succitato del Bollettino Salesiano anche in formato pdf, che in tal modo
sostituisce l’edizione anastatica
La sigla ASC che tavolta si trova in calce al testo indica che il documento
pubblicato è conservato, in forme diverse (originale, copia autenticata, copia
semplice...), anche nell’Archivio Salesiano Centrale. Ovviamente molti testi qui
riprodotti sono pubblicati anche nell’Epistolario di don Bosco e nelle Memorie
Biografiche.
Completa l’opera un quadro cronologico sinottico degli articoli citati, che ci
auguriamo di utilità soprattutto per ricercatori di lingua francese e spagnola.

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4
Cenni sul Bollettino Salesiano 1877-1888
L’idea di procedere nel 1877 alla pubblicazione di un Bollettino di collegamento
e di informazione per tutte le persone che a vario titolo erano interessate all’Opera
Salesiana potrebbe essere stata suggerita a don Bosco dalla presenza sul mercato di
pubblicazioni simili da parte di altri ordini religiosi. Se queste pubblicazioni erano
inviate ai Terziari, membri ed amici delle singole Famiglie religiose, don Bosco
poteva ben fare altrettanto con i suoi Cooperatori che proprio in quegli anni si
stavano formalmente radicando anche come Associazione.
Nel corso del III° Capitolo generale del 1883 don Bosco così precisava gli scopi
del Bollettino Salesiano. Affermava: “Il Bollettino non è che un mezzo di comunicare
le opere e stringere i buoni Cristiani con uno spirito e fine solo. Non devesi solamente
considerare come un periodico per diffondere la verità ecc. ecc. e le notizie. Le
persone benefiche ora quasi non sanno più che fare della loro roba per opere pie, per
motivi politici. Quindi il nostro scopo del Bollettino è per far conoscere le opere
nostre onde se Dio vuole aiutino le Opere Salesiane [...] A noi non importa il ricevere
un 10 lire di più o di meno, ma conseguire la maggior gloria di Dio. Se i governi non
ci metteranno incaglio, il Bollettino diverrà una potenza, non per sé, ma per le
persone che riunirà”.
L’edizione italiana ha comunque avuto un inizio piuttosto travagliato. Stampata
nell'agosto 1877 come Bibliofilo cattolico o Bollettino salesiano mensuale, era
composta di dodici pagine (177x262 mm.) e recava la numerazione “anno III, n. 5”.
Ed in effetti la testata si collegava al precedente bollettino pubblicitario mensile, il
Bibliofilo cattolico, organo della Libreria salesiana, cominciato nel settembre 1876
dal coadiutore salesiano Pietro Barale a Torino-Valdocco.
La nuova pubblicazione fu stampata prima presso la medesima tipografia, ma
immediatamente, per evitare le prevedibili opposizioni dell’arcivescovo di Torino, se
ne fece una nuova edizione con fogli che recavano Sampierdarena come luogo di
stampa e il visto del provicario arcivescovile genovese, datato 18 luglio 1877. I quattro
fascicoli settembre-dicembre 1877 furono poi effettivamente stampati a Genova-
Sampierdarena con la rispettiva indicazione: anno III, n. 6; a. I, n. 2; a. I, n. 3; a. I, n.
4.
Le evidenti anomalie furono eliminate nel 1878, in cui all’anno II seguiva la
numerazione progressiva, mese dopo mese. Il lungo titolo venne ridotto al semplice
Bollettino salesiano e sotto di esso, a centro pagina, era riprodotto un medaglione di
S. Francesco di Sales. La propaganda libraria venne ristretta sulle otto pagine del
testo, mentre un foglio doppio di coperta, aggiunto, fu riservato alla propaganda delle
Letture cattoliche, della Collezione ascetica e di altre collane e pubblicazioni,
periodiche o no, stampate presso le tipografie salesiane. Talora, stampato a Valdocco
o a Sampierdarena, veniva allegato un Supplemento del Bollettino salesiano, anno ...,
n° ...che riportava annunzi, circolari e liste di numeri estratti di qualcuna delle
lotterie organizzate da don Bosco. Fino all’annata 1881 inclusa, ogni fascicolo
presentava una numerazione delle pagine autonoma; dal 1882 la numerazione era
continua da gennaio a dicembre. Il numero di pagine di ogni fascicolo andava da un
minimo di 8 a un massimo di 20.
Redattore del Bollettino dovette fin dall’inizio essere don Giovanni Bonetti,
anche se don Bosco non mancò di esercitare personalmente, come si è accennato, un
notevole controllo su quello che vi veniva pubblicato. L’Archivio Centrale Salesiano
conserva vari appunti di don Bosco o manoscritti indirizzati a lui e ad altri, che
permettono di individuare le correzioni, le modifiche e le aggiunte apportate al

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manoscritto originale da don Bosco stesso o dal direttore del Bollettino Salesiano.
Cosa che non mancò di suscitare, più di una volta, le legittime rimostranze dei
missionari estensori del manoscritto. Don Bonetti non si faceva scrupolo di dilatare
anche quanto don Bosco diceva nelle sue conferenze.
Il Bollettino Salesiano, inviato gratuitamente a tutti i possibili benefattori,
raggiunse le case di ricchi e poveri, di nobili e comuni cittadini, di autorità civili e
religiose, di dotti e di persone di minima alfabetizzazione, cattolici o meno, in Italia o
all’estero. Tutti venivano invitati a sostenere le opere salesiane nel mondo, facendosi
magari formalmente annoverare fra Cooperatori.
Il Bollettino Salesiano fece, in un certo modo, la “fortuna” di don Bosco.
Tramite esso (e tramite le varie biografie dei primi anni ottanta) il nome di don Bosco
e quella della Congregazione salesiana raggiunse una risonanza e un amplissimo
apprezzamento ben oltre i confini piemontesi-liguri in cui si era fino al momento
radicata. Don Bosco si vide allora costretto a far conoscere a tutti i timidi inizi della
sua Opera a Valdocco, il suo radicarsi in mezzo a mille difficoltà, i risultati raggiunti e
i suoi sogni di educazione dei giovani in tutto il mondo.
Lo fece anzitutto viaggiando per tante città italiane ed europee,
entusiasticamente accolto dovunque come un profeta dei nuovi tempi, come un
operatore sociale in un’epoca tanto difficile, come un taumaturgo a diretto contatto
con quel Dio che la laicizzazione in corso sembrava espungere dalla società. E lo fece
poi attraverso il Bollettino Salesiano che raccontava a tutti sia i mirabilia operati dai
salesiani in tanti Paesi d’Europa e d’America Latina, sia il segreto dei loro “successi”
svelato da lui stesso negli scritti e nei discorsi, nei detti e nei fatti che lo
coinvolgevano in quegli anni, di cui il Bollettino Salesiano si faceva appunto
portavoce mese dopo mese.
L’edizione francese e le due edizioni spagnole
La presenza in Francia di opere salesiane dal 1875 e anche la necessità di
raggiungere un numero sempre più vasto di benestanti benefattori in Europa,
presumibilmente in grado di leggere la lingua francese, spinse don Bosco a
pubblicare un’edizione del Bollettino in tale lingua. Il Bulletin salésien ebbe inizio a
Sampierdarena nell'aprile 1879. Uguale, per formato e numero di pagine, all'edizione
italiana, portava l’indirizzo della casa di Nizza, successivamente di Nizza e Marsiglia,
(gennaio-maggio 1883) e infine integrato con quello delle case di Lilla e di Parigi. Il
numero di aprile 1879 inaugurò la serie come “année première, n. 1”, ma quello del
gennaio 1882, uscito come n. 1, anno IV°, iniziò la normale numerazione progressiva
mensile.
L'edizione francese traduceva normalmente il materiale di quella italiana; pochi
furono gli articoli originali, ovviamente relativi ad avvenimenti francesi, così come di
area politica e linguistica francese erano i cooperatori defunti elencati. Uscì anche il
Supplément du Bulletin Salésien con lettere circolari e annunzi relativi soprattutto a
lotterie.
Sempre vivente don Bosco furono pubblicate pure due edizioni in lingua
spagnola. Las prima a Buenos Aires presso il collegio Pio IX di Almagro. Uscì
nell’ottobre 1881 Boletín salesiano n.10, anno V°, collegato al Bollettino italiano del
1877. Le otto pagine iniziali furono portate a dodici a partire dall'aprile 1882.
L'annata del 1885 ebbe in più per ogni fascicolo un foglio di coperta riservato a
propagandare i programmi dei collegi salesiani di America o ad annunzi librari. Il

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contenuto mensile era attinto fondamentalmente al Bollettino italiano, ma sono in
maggior numero, rispetto all'edizione francese, i brani originali e le versioni da altri
periodici italiani, francesi e inglesi.
La serie argentina cessò con il numero del settembre 1887, sulla cui ultima
pagina si comunicò che in futuro esso sarebbe stato inviato ai cooperatori
direttamente dall’Oratorio di Torino, dove per altro già nell’ottobre 1886 si era
pubblicato un Boletín salesiano n.1 dell’anno I°.
Alla morte di don Bosco le edizioni del Bollettino Salesiano avevano raggiunto
complessivamente la rispettabilissima cifra di 100 mila copie
Utilità della pubblicazione
Anche ad una semplice lettura del ricco materiale qui disponibile balza
immediatamente all’occhio come esso possa costituire fonte privilegiata per la
conoscenza delle preoccupazioni di don Bosco nel suo ultimo decennio di vita, delle
sue ansie da uomo ormai carico di anni e di esperienze nei riguardi del proselitismo
protestante, della corruzione dei costumi, della stampa irreligiosa e immorale, a
danno soprattutto dei giovani. Dai suoi numerosi discorsi qui riportati emerge il suo
pensiero circa “l’unico mezzo per sostenere la civile società: aver cura dei poveri
fanciulli”; “coloro che forse andrebbero a popolare le prigioni, e che sarebbero per
sempre il flagello della civile società, diventano buoni cristiani, onesti cittadini, gloria
dei paesi ove dimorano, decoro della famiglia cui appartengono, guadagnandosi col
sudore e col lavoro onestamente il pane della vita”. L’uso della ricchezza, alla luce
della carità sociale, soprattutto in ambito educativo, andava a suo giudizio intesa non
solo come atto di generosità caritativa, ma anche come rigoroso obbligo di giustizia
distributiva con evidente impatto sociale; un atto che poi non avrebbe mancato di
avere una sua ricompensa nel cielo.
Le presenti pagine del Bollettino Salesiano illustrano l’identità che intendeva
dare ai Cooperatori Salesiani, la loro diversità rispetto ai classici terziari degli Ordini
religiosi, le forme del loro essere ed operare nella società, nella Chiesa, accanto ai
salesiani; cercano di precisare come essi si diversifichino dai benefattori e dai
semplici lettori del Bollettino Salesiano. Ovviamente per sostenere la loro operatività
si riteneva indispensabile la formazione spirituale, ed ecco che allora il Bollettino
Salesiano la incentivava con i preavvisi di feste da celebrarsi, di conferenze da tenersi
in determinate occasioni, di successive relazioni di quanto era stata fatto.
La Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales (gennaio 1879 - agosto 1886),
apprezzatissima dai lettori, la lettera annuale di don Bosco ai cooperatori, nella quale
descriveva le opere compiute nell'anno trascorso e previste per l’anno in corso, le
relazioni di conferenze ai cooperatori, in cui ne illustrava le precise finalità al servizio
alla società e alla chiesa, al di là di qualunque collegamento politico o con circoli
cattolici dell’epoca, e le “lettere americane” dei missionari con l’ininterrotta
insistenza sull’urgenza di aiuti in danaro, suppellettili, oggetti religiosi ma anche con
interessanti descrizioni di situazioni, usi e costumi di vaste aree dell’America Latina
totalmente sconosciute, erano i temi privilegiati di quei primi anni.
Pensato come organo informativo della congregazione salesiana, il periodico del
tempo tracciava profili di salesiani, di Figlie di Maria Ausiliatrice e di cooperatori,
presentava programmi di collegi e di altre istituzioni educative, qualche articolo dot-
trinale ecc. Non mancavano neppure rettifiche di notizie attinenti l'opera di don
Bosco divulgate con inesattezze da altri giornali o da privati, segno della grande
attenzione che i salesiani dell’epoca avevano di quanto veniva divulgato su di loro.

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7
Sono dunque più che evidenti le possibilità di intelligente utilizzo delle pagine
del Bollettino Salesiano qui offerte agli studiosi e a quanti sono interessati alla figura
di don Bosco.
***
Al curatore dell’edizione, Giorgio Bonardi, va il grazie, ne sono certo, di quanti
avranno modo di poter conoscere meglio don Bosco e la società salesiana attraverso
la lettura delle presenti pagine.
Francesco Motto, direttore dell’Istituto Storico Salesiano
Roma, 24 febbraio 2008

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Indice generale
SEZ. I – BOLLETTINO SALESIANO ITALIANO ................................................ 15
1877 ....................................................................................................................... 15
1-2 Ai Cooperatori Salesiani. ..................................................................................................... 15
8-9 Collegio convitto Valsalice presso Torino. Programma [ ... ] . ............................................ 16
3-5 Opera di Maria Ausiliatrice.................................................................................................. 18
1-3 Partenza dei missionari salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice per l'America............ 21
1878 ....................................................................................................................... 24
8-12 La festa del dottore S. Francesco di Sales e la prima conferenza dei cooperatori in Roma.24
1-2 La santità di Leone XIII e i cooperatori salesiani................................................................. 29
5 Lotteria di doni diversi a favore dell'Ospizio di S. Vincenzo de’ Paoli in S. Pier d'Arena
approvata dalla R. Prefettura di Genova.......................................................................... 30
5 Chiesa di S. Giovanni Evangelista con ospizio e scuole per poveri fanciulli nel viale del Re in
Torino.............................................................................................................................. 30
1-6 Collocamento della pietra angolare nella chiesa di S. Giovanni Evangelista....................... 31
11-13 Istituto femminile sotto la protezione della Madonna delle Grazie in Nizza Monferrato e
di S. Teresa in Chieri....................................................................................................... 33
1879 ....................................................................................................................... 35
1-3 Lettera del sac. Giovanni Bosco ai cooperatori e cooperatrici salesiani............................... 35
4-6 La seconda conferenza dei cooperatori salesiani di Roma. .................................................. 37
1-8 Relazione della festa e novena di Maria SS. Ausiliatrice..................................................... 38
8-9 La festa di S. Giovanni nell'Oratorio di S. Francesco di Sales. ............................................ 39
1 Lettera di ringraziamento del sac. G. Bosco ai cooperatori e cooperatrici. ............................. 40
1880 ....................................................................................................................... 40
1-4 Il sacerdote Bosco ai benemeriti signori cooperatori e cooperatrici..................................... 40
1-8 Nuova chiesa e scuole di Maria Ausiliatrice [a Vallecrosia ]............................................... 44
8-9 Cenni sulla 3a conferenza dei cooperatori della città di Roma (5 aprile 1880)..................... 44
9-10 La conferenza a Lucca (29 aprile 1880) ............................................................................. 44
10-11 Prima conferenza dei cooperatori tenuta in Sampierdarena. ............................................ 45
8-9 Conferenza ai cooperatori salesiani di Torino...................................................................... 47
9-10 Conferenza alle cooperatrici salesiane di Torino (22 maggio 1880). ................................. 48
12-13 Conferenza dei cooperatori salesiani tenuta in S. Benigno Canavese (4 giugno 1880).... 49
7-12 Una memoranda giornata nel collegio di Borgo S. Martino (1° luglio 1880). ................... 50
9-12 La gratitudine filiale a lieta mensa colla bontà paterna (28-29 luglio 1880). ..................... 54
1881 ....................................................................................................................... 56
1-3 Il sacerdote Giovanni Bosco ai sigg. cooperatori e alle sigg. cooperatrici della Pia Società di
S. Francesco di Sales....................................................................................................... 56
3-4 La conferenza al cooperatori di Torino e la Benedizione ai Missionari e alle Suore ........... 59
5-7 Chiesa al Sacro Cuore di Gesù in Roma. ............................................................................. 59
1-2 Il sacerdote Giovanni Bosco ai cooperatori e cooperatrici salesiane.................................... 61
5-7 La conferenza dei cooperatori a Roma................................................................................. 63
1-6 Particolarità della novena e festa di Maria Ausiliatrice........................................................ 63
15-16 I figli primogeniti intorno al padre. .................................................................................. 66
8-9 Il giorno dell'Assunta e il 66° natalizio di Don Bosco. ........................................................ 67
10-11 Don Bosco e l'unione cattolica operaia di Nizza Monferrato. .......................................... 69
2-3 Letture cattoliche | Pubblicazione mensile di Torino. .......................................................... 69

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10
3-8 La diocesi di Casale Monferrato e la prima conferenza dei cooperatori............................... 70
1882 ........................................................................................................................ 73
1-5 Il sacerdote Giovanni Bosco a’ suoi cooperatori e sue cooperatrici. .................................... 73
5-6 Conferenza dei cooperatori in Torino e partenza di nuovi missionarii per l'America. ......... 77
17-20 La visita dei pellegrini francesi all'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino............... 78
42-43 Don Bosco a Tolosa.......................................................................................................... 79
70-73 Prima conferenza dei cooperatori in Genova (30 marzo 1882). ....................................... 79
80-82 Conferenza dei cooperatori in Lucca. ............................................................................... 83
99-101 Conferenza dei cooperatori in Roma e discorso dell’Em. Cardinale Alimonda ............. 84
116 Esercizi spirituali per le signore in Nizza Monferrato. ........................................................ 85
119-121 Notizie sull'oratorio di Maria Immacolata e conferenza dei cooperatori in Firenze. .... 85
122-123 La festa onomastica di Don Bosco ............................................................................... 86
149-151 Giocondo spettacolo di amor figliale e di bontà paterna. ............................................. 87
164 Il LXVII Natalizio di Don Bosco e un brindisi del prof. Vincenzo Lanfranchi................... 88
173-175 Consacrazione della chiesa di San Giovanni Evangelista............................................. 89
175-176 Relazione delle feste fatta da due Giornali Cattolici. ................................................... 89
188 I pellegrini francesi in Torino .............................................................................................. 90
1883 ........................................................................................................................ 90
1-5 Il sacerdote Giovanni Bosco ai suoi cooperatori e alle sue cooperatrici............................... 90
6-17 Gli otto giorni della dedicazione della chiesa di S. Giovanni Evangelista. ........................ 94
40-44 La festa di S. Francesco di Sales e la conferenza in Torino.............................................. 97
78-80 Festa e conferenza dei cooperatori nell'Oratorio di san Leone in Marsiglia..................... 98
85-87 La divozione a Maria SS. Ausiliatrice. ........................................................................... 100
87-88 D. Bosco in Francia. ....................................................................................................... 101
101-110 Aumento di fede e di pietà cristiana per mezzo di Maria. .......................................... 102
127-129 L'onomastico del padre e i figli a mensa con lui......................................................... 104
130-131 I trionfi di Maria Ausiliatrice da Torino a Frohsdorf e viceversa. .............................. 106
151-154 Cenni biografici di suor Maria Maddalena Martini. ................................................... 107
201-202 La Conferenza dei Cooperatori Salesiani in Casale Monferrato................................. 107
1884 ...................................................................................................................... 108
1-5 Lettera di D. Bosco ai cooperatori...................................................................................... 108
22-27 Tre preziose visite del cardinale Alimonda. ................................................................... 111
70-72 Conferenza a Spezia e D. Bosco a Roma........................................................................ 112
81-82 Il sacerdote Giovanni Bosco ai signori cooperatori e alle signore cooperatrici.............. 114
88-91 Conferenza dei cooperatori a Roma. .............................................................................. 115
94-96 Discorso detto da D. Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici. ....................................... 116
97-100 L'onomastico di D. Bosco in Torino............................................................................. 119
107 Preservativo contro il cholera. ........................................................................................... 119
110-116 Feste di famiglia. ........................................................................................................ 120
153 Ringraziamento di D. Bosco. ............................................................................................. 123
1885 ...................................................................................................................... 123
1-4 Il sacerdote Giovanni Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici. ......................................... 123
33 Avviso.................................................................................................................................. 126
36-37 Un incendio .................................................................................................................... 127
39-41 Don Bosco e monsignor Cagliero................................................................................... 127
45 Una lettera di D. Bosco........................................................................................................ 128
94-95 La Vigilia della festa. ..................................................................................................... 129
131-132 Festa di famiglia. ........................................................................................................ 130

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11
1 Augurii di felicità. ................................................................................................................. 131
1886 ..................................................................................................................... 132
1-7 Lettera di D. Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici. ....................................................... 132
50-51 D. Bosco a Genova e a Varazze ..................................................................................... 137
67-68 Viaggio di D. Bosco. ...................................................................................................... 138
77-78 Don Bosco nella Spagna e il monte « Tibi dabo ». ........................................................ 138
87-88 La festa di S. Giovanni Battista...................................................................................... 139
122-123 Don Bosco a Milano................................................................................................... 140
1 Augurii di Felicità.................................................................................................................. 140
1887 ..................................................................................................................... 140
1-7 Lettera di Don Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici. .................................................... 140
37-38 Lettera di D. Bosco......................................................................................................... 147
106-107 Una festa di famiglia nell'Oratorio di S. Francesco di Sales. ..................................... 148
137-138 Pellegrinaggio degli operai francesi a Roma – Tre ore in Torino............................... 149
154 Augurii di Felicità.............................................................................................................. 150
1888 ..................................................................................................................... 150
1-6 Lettera di D. Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici. ....................................................... 150
15-16 Notizie di D. Bosco ........................................................................................................ 155
25-36 D. BOSCO!!!.................................................................................................................. 155
38-49 Diario della malattia di D. Bosco. .................................................................................. 156
62 Sentimenti di don Bosco intorno al Papa............................................................................. 167
94-95 Alla cara memoria di D. Bosco!..................................................................................... 167
SEZ. II - BOLLETTINO IN LINGUA FRANCESE.............................................. 169
1879 ..................................................................................................................... 169
1-3 Lettre de Mr l'abbé Jean Bosco aux Coopérateurs et Coopératrices................................... 169
4-6 Le passage de D. Bosco à Nice. ......................................................................................... 171
1-6 La neuvaine et la fête de Marie Auxiliatrice. ..................................................................... 173
7-8 La fête de S. Jean Baptiste dans l'Oratoire de S. François de Sales.................................... 173
1 Lettre de remercîment de Mr l'abbé D. Bosco aux coopérateurs et coopératrices. ................ 173
1880 ..................................................................................................................... 174
1-4 M.r l'abbé don J. Bosco aux dignes coopérateurs et coopératrices des oeuvres salésiennes.
....................................................................................................................................... 174
3-4 D. Bosco à Marseille et les conférences des coopérateurs. ................................................ 177
1-3 Les Pèlerins français dans l'Oratoire à Turin...................................................................... 177
6-8 Détails sur la 3me conférence des Coopérateurs de la Ville de Rome. ................................ 178
5-9 Conférence aux Coopérateurs. Dans le Collège de Borgo S. Martino. .............................. 178
8-12 La gratitudine jointe à la bonté paternelle assise à joyeuse table. .................................... 178
1881 ..................................................................................................................... 179
1-3 Le prêtre jean Bosco à MMrs les Coopérateurs et MMes les Coopératrices de la Pieuse
Société de S. François de Sales. .................................................................................... 179
3-4 La conférence aux Coopérateurs de Turin et la bénédiction aux Missionnaires et aux Soeurs.
....................................................................................................................................... 179
4-6 Église au Sacré Coeur de Jésus à Rome. Circulaire adressée à tous les Evêques et aux
journalistes Catholiques. - Lettre aux Archevêques et Evêques: « C'est avec la plus
profonde vénération... ». - Lettre aux journalistes: « La grande estime dont votre
journal... ». .................................................................................................................... 179
10-11 Conférence de Dom Bosco à Toulon.............................................................................. 179
1-2 Le Prêtre Jean Bosco aux Coopérateurs et Coopératrices Salésiens. ................................. 180
5-7 Les Pèlerins Français à l'Oratoire de S. François de Sales à Turin..................................... 180

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12
1-6 Particularités de la neuvaine et de la fête de Marie-Auxiliatrice. ....................................... 180
9-10 Les Fils ainés autours du Père. ......................................................................................... 181
6-7 Le jour de l'Assomption et le 66ème anniversaire de la naissance de Dom Bosco............. 181
2-6 Le Diocèse de Casale du Montferrat et la première Conférence des Coopérateurs. ........... 181
1882 ...................................................................................................................... 183
1-5 Jean Bosco prêtre à ses Coopérateurs et Coopératrices. ..................................................... 183
6-7 Conférence des Coopérateurs à Turin et départ des nouveaux Missionnaires pour
l'Amérique. .................................................................................................................... 183
8-10 La visite des Pèlerins Français à l'Oratorie de Saint François à Turin.............................. 184
21-22 Discours de D. Bosco aux Pèlerins, 15 dic. 1881. .......................................................... 184
25-32 Le voyage de D. Bosco en France. Visite de D. Bosco au Conseil de l'oeuvre de la
Propagation de la Foi..................................................................................................... 186
La réunion générale des Dames de l'oeuvre apostolique. ......................................................... 188
Autre réunion. ........................................................................................................................... 189
Dom Bosco à Toulouse............................................................................................................. 190
37-42 Le voyage de Dom Bosco en France. ............................................................................. 191
63-65 Conférence des Coopérateurs à Rome. ........................................................................... 198
68-69 La conférence des coopérateurs à Lucca. ....................................................................... 198
83-84 La fête de Dom Bosco. ................................................................................................... 198
103 Le LXVIIe anniversaire de la naissance de Dom Bosco. ................................................... 198
109-111 La consécration de l'église de S. Jean l'Évangeliste.................................................... 198
115-116 Les Pèlerins Français à Turin. Discours de D. Bosco aux pèlerins français. .............. 198
123-124 L'Église de saint jean l'Évangéliste. Compte rendu des fêtes publié par deux journaux
catholiques..................................................................................................................... 199
1883 ...................................................................................................................... 199
1-6 Jean Bosco, prêtre, à ses Coopérateurs. .............................................................................. 199
25-29 La fête de S. François de Sales et la conférence des coopérateurs à Turin.....................200
65-66 Dom Bosco en France..................................................................................................... 203
66-68 Arrivée de Dom Bosco à Turin....................................................................................... 204
68-69 La dévotion à Notre Dame Auxiliatrice.......................................................................... 205
70-73 Fête et conférence des coopérateurs dans l'Oratoire Saint Léon à Marseille. ................. 205
79 La Conférence des Coopérateurs à Turin............................................................................. 205
86-88 La fête de Dom Bosco. ................................................................................................... 205
94-97 La fête du Père et ses fils ainés réunis autour de sa table. .............................................. 206
97-99 Les Triomphes de Marie Auxiliatrice de Turin à Frohsdorf et réciproquement. ............ 206
1884 ...................................................................................................................... 206
1-5 Lettre de D. Bosco à ses Coopérateurs. .............................................................................. 206
10-14 Deux précieuses visites du Cardinal Alimonda. .............................................................206
29-30 Dom Bosco à Nice.......................................................................................................... 206
53-54 Lettre de Dom Bosco à ses Coopérateurs et Coopératrices. ........................................... 206
60-64 Conférence des Coopérateurs à Rome. ........................................................................... 207
66-68 Discours adressé par Dom Bosco aux Coopérateurs et Coopératrices. .......................... 207
74-76 La fête de Dom Bosco à Turin........................................................................................ 207
79 Dom Bosco et le Sacré-Coeur à Rome................................................................................. 207
91-96 Une fête de famille. ........................................................................................................ 207
113 Remerciements de Dom Bosco a ses cooperateurs ............................................................ 208
1885 ...................................................................................................................... 208
1-5 Lettre de Dom Bosco à ses Coopérateurs et Coopératrices. ............................................... 208
37 Avis...................................................................................................................................... 208

2.3 Page 13

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13
62-63 Bibliographie.................................................................................................................. 208
78-79 Dom Bosco à Nice.......................................................................................................... 209
81-84 Notre Dame Auxiliatrice. ............................................................................................... 209
1886 ..................................................................................................................... 209
1-7 Lettre de Dom Bosco aux Coopérateurs et aux Coopératrices. .......................................... 209
65-70 Voyage de Dom Bosco en France et en Espagne. .......................................................... 209
86-88 La fête de S. Jean-Baptiste. ............................................................................................ 211
1887 ..................................................................................................................... 211
1-9 Lettre de D. Bosco à ses Coopérateurs et Coopératrices. ................................................... 211
37-39 Lettre de Dom Bosco aux Coopérateurs Salésiens ......................................................... 211
132-133 Le pèlerinage des ouvriers français à Rome. Trois heures à Turin............................. 211
1888 ..................................................................................................................... 211
1-6 Lettre de Dom Bosco aux Coopérateurs Salésiens............................................................. 211
15-16 Nouvelles de Dom Bosco. .............................................................................................. 211
42-57 Journal de la maladie de Dom Bosco. ............................................................................ 211
75-76 Les sentiments de Dom Bosco envers le Pape. .............................................................. 212
SEZ. III - BOLLETTINO IN LINGUA SPAGNOLA............................................ 213
1) ALMAGRO (BUENOS AIRES, 1881-1887) .............................................................. 213
1881 ..................................................................................................................... 213
6-7 Los hijos primogénitos haciendo corona al adorado padre. ............................................... 213
1-3 El dia de la Asunción de Maria SS. y el 66 cumpleaño del P. Bosco................................. 214
1882 ..................................................................................................................... 214
1-6 La diócesis de Casale-Monferrato y la primera conferencia de los cooperadores.............. 214
1-2 El sacerdote Juan Bosco a sus cooperadores y cooperadoras............................................. 214
2-3 Conferencia de los Cooperadores de San Nicolás de los Arroyos...................................... 215
6-8 El P. Bosco en Tolosa. ....................................................................................................... 216
4-6 La conferencia de los Salesianos en Roma y un discurso dell’Emo Cardenal Alimonda .. 216
6-8 Conferencia de los cooperadores en Luca. ......................................................................... 216
7-8 La fiesta de la gratitud........................................................................................................ 217
5-8 Tierno espectaculo de amor filial. ...................................................................................... 217
1883 ..................................................................................................................... 218
8 Súplica del P. Bosco a S.S. Pio IX ........................................................................................ 218
25-28 El P. Bosco a los cooperadores y cooperadoras. ............................................................ 218
86-88 Noticias del Padre Bosco................................................................................................ 218
90 sor Maria Maddalena Martini .............................................................................................. 218
96-100 El P.Bosco en Paris ...................................................................................................... 218
100-102 Regreso del P. Bosco a Turin y conferencia a los Co[o]peradores salesianos............ 219
124-126 El P. Bosco en Frohsdorf al lado del Conde de Chambord ........................................ 220
145 El cumpleaño del Padre Bosco (Traducido de « Il corriere di Torino »). .......................... 220
1884 ..................................................................................................................... 220
49-52 Carta del P. Bosco a los cooperadores salesianos. ......................................................... 220
80 Don Bosco. .......................................................................................................................... 220
85-89 Conferencia de los cooperadores en Roma..................................................................... 221
103 Carta del P. Bosco al sr. presidente de la Asociación católica de Buenos Aires. .............. 221
113-116 Alocución del P. Bosco a los cooperadores y cooperadoras de Turín. ....................... 222
127 Curiosa receta contra el colera........................................................................................... 222
1885 ..................................................................................................................... 222

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14
21-24 El padre Juan Bosco a los cooperadores y cooperadoras................................................ 222
62-64 Difusión de los buenos libros. Carta circulár dirigida a todos los salesianos y sus
cooperadores por nuestro venerado fundadór Don Bosco. ............................................ 222
86-88 Don Bosco en Niza......................................................................................................... 225
95 Conferencia de los cooperadores de Turin........................................................................... 225
113s Fiesta de familia. .............................................................................................................. 225
1886 ...................................................................................................................... 225
37-43 Carta del P. Bosco a los cooperadores salesianos........................................................... 225
69-72 Nuevas noticias de D. Bosco. ......................................................................................... 225
81s Carta del secretario del P. Bosco........................................................................................ 225
111 Don Bosco y los cooperadores salesianos de S. Nicolás.................................................... 226
138s Mas noticias de Don Bosco. ............................................................................................. 226
1887 ...................................................................................................................... 227
25-29 Carta de D. Bosco a los cooperadores y cooperadoras salesianos. ................................. 227
2) TURIN (1886-1888)...............................................................................................227
1886 ...................................................................................................................... 227
Ioannes Bosco sacerdos candido lectori s.d. ............................................................................. 227
10-12 D. Bosco en Milán.......................................................................................................... 228
1887 ...................................................................................................................... 228
1-8 Carta de Don Bosco a los cooperadores y cooperadoras. ................................................... 228
37-38 Beneméritos cooperadores y cooperadoras..................................................................... 228
137-138 Peregrinacion de los obreros franceses á Roma – Tres horas en Turin ......................228
151 Felicitation ......................................................................................................................... 228
1888 ...................................................................................................................... 228
1-6 Carta de D. Bosco a los cooperadores y cooperadoras. ...................................................... 228
14-15 Noticias de Don Bosco ................................................................................................... 228
25-36 ¡D. BOSCO! ................................................................................................................... 229
38-50 Diario de la enfermedad de D. Bosco. ............................................................................ 229
64 Los sentimientos de don Bosco acerca del Papa.................................................................. 229
94-95 A la querida memoria de D. Bosco................................................................................. 229

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15
SEZ. I - BOLLETTINO SALESIANO ITALIANO
1877
agosto - a. 3, nr. 5
1-2 Ai Cooperatori Salesiani.
Ai Cooperatori Salesiani.
Nel nostro Regolamento, o Benemeriti Cooperatori, è prescritto un Bollettino mensile
che a suo tempo sarebbesi pubblicato per darvi ragguaglio delle cose fatte o da farsi onde
ottenere il fine che ci siamo proposto. Secondiamo ora il comune desiderio, affinché ognuno
possa prestare l'opera sua con unità di spirito e rivolgere unanimi le nostre sollecitudini ad un
punto solo: La gloria di Dio, il bene della Civile Società.
A quest'uopo giudichiamo di servirci del Bibliofilo, Bollettino che da qualche anno si
stampa nella nostra tipografia di Torino e che per l'avvenire sarà stampato nell'Ospizio di S.
Vincenzo in Sampierdarena. Questo nostro bollettino esporrà:
1° Le cose che i soci o i loro Direttori giudicano di proporre pel bene generale e
particolare degli associati, cui seguiranno le norme pratiche pei Cooperatori.
2° Esposizione dei fatti che ai soci riuscirono fruttuosi e che possono servire ad altri di
esempio. Quindi gli episodi avvenuti, uditi, letti: purché siano collegati col bene dell'umanità e
della religione; le notizie e le lettere dei Missionari che lavorano per la fede nell'Asia,
nell'Australia e specialmente dei Salesiani, che sono dispersi nell'America del Sud in vicinanza
dei selvaggi, è materia per noi opportuna.
3° Communicazioni, annunzi di cose diverse, opere proposte; libri e massime da
propagarsi, sono la terza parte del Bollettino.
Esposti così i nostri pensieri veniamo alla dimanda che ci vien fatta da tutte parti di
sapere cioè, quale sia lo scopo pratico dei Cooperatori.
Dei Cooperatori.
Il titolo del diploma o del libretto presentato ai Cooperatori spiega quale ne sia lo
scopo. Diamone tuttavia breve spiegazione. Diconsi Cooperatori Salesiani coloro che
desiderano occuparsi di opere caritatevoli non in generale ma in ispecie d'accordo e secondo
lo spirito della Congregazione di S. Francesco di Sales.
Un Cooperatore di per sé può fare del bene, ma il frutto resta assai limitato e per lo più
di poca durata. Al contrario unito con altri trova appoggio, consiglio, coraggio e spesso con
leggera fatica ottiene assai, perché le forze anche deboli diventano forti se vengono riunite.
Quindi il gran detto che l'unione fa la forza, vis unita fortior.
Pertanto i nostri Cooperatori seguendo lo scopo della Congregazione Salesiana si
adopereranno secondo le loro forze per raccogliere ragazzi pericolanti ed abbandonati nelle
vie e nelle piazze; avviarli al catechismo, trattenerli nei giorni festivi e collocarli presso ad
onesto padrone, dirigerli, consigliarli, aiutarli per quanto si può per farne buoni Cristiani ed
onesti cittadini. Le norme da seguirsi nelle opere, che a tale uopo si proporranno ai
Cooperatori, sarà materia del Bollettino Salesiano.
Si aggiungono le parole: Modo pratico per notare che qui non si stabilisce una
Confraternita, non un'Associazione religiosa, letteraria e scientifica, nemmeno un giornale;
ma una semplice unione di benefattori dell'umanità, pronti a dedicare non promesse, ma fatti,
sollecitudini, disturbi e sacrifizi per giovare al nostro simile. Si é messa la parola un modo
pratico: perché non intendiamo dire che questo sia il solo mezzo per far del bene in mezzo alla
civile società; anzi noi approviamo ed altamente lodiamo tutte le istituzioni, le unioni, le
associazioni pubbliche e private che tendono a beneficare l'umanità, e preghiamo Dio che a
tutti mandi mezzi morali e materiali per conservarsi, progredire e conseguire il fine proposto.

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16
Noi a nostra volta qui intendiamo proporre un mezzo di operare e questo mezzo lo
proponiamo nell'Associazione dei Cooperatori Salesiani.
Le parole giovare al buon costume danno ancora più chiaramente a conoscere ciò che
vogliamo fare e quale sia il comune nostro intendimento.
Estranei affatto alla politica noi ci terremo costantemente lontani da ogni cosa che
possa tornare a carico di qualche persona costituita in autorità civile od ecclesiastica. Il nostro
programma sarà inalterabilmente questo: Lasciateci la cura dei giovani poveri ed
abbandonati, e noi faremo tutti i nostri sforzi per far loro il maggior bene che possiamo, ché
così crediamo poter giovare al buon costume ed alla civiltà.
8-9 Collegio convitto Valsalice presso Torino. Programma [ ... ] .
CORSO ELEMENTARE GINNASIALE E LICEALE.
Il Collegio Convitto Valsalice situato sopra un’amena collina a poca distanza dalla città
di Torino presenta ai giovanetti di nobile o civile condizione ogni opportunità per una
compiuta educazione religiosa, intellettuale e civile; l’aria pura che si respira nell’ampio ed
elevato edifizio appositamente costrutto, reso più ameno dai numerosi e lunghi portici, dai
vasti cortili e giardini contorniati da viali ombrosi, la ricca palestra di ginnastica e le ampie
vasche natatorie per la stagione estiva presentano un luogo incantevole ed igienico, e
favoriscono sensibilmente lo sviluppo fisico degli alunni, mentre la quiete, che vi regna,
concilia non poco lo studio . La vicinanza poi d'una grande città qual è Torino offre non pochi
vantaggi, tra cui quello notabilissimo di avere all'uopo ottimi e zelanti Professori i quali piglino
a petto la cultura intellettuale e morale dei giovani alunni .
Numerosi Tramway dal centro della città conducono in pochi minuti presso il ponte in
ferro sul Po ai piedi della dolce salita che mena al Collegio .
ISTRUZIONE .
L'insegnamento ha per base fondamentale la educazione religiosa e civile degli allievi.
Abbraccia il corso Elementare, Ginnasiale e Liceale, che viene impartito a norma dei
Programmi Governativi da professori approvati . Oltre le materie richieste dai programmi avvi
un corso di lingua Francese in tutte le classi, la scuola di declamazione e di buona creanza . Il
Collegio possiede un ricco gabinetto di Fisica e di Chimica per l'insegnamento pratico di
queste scienze nel Liceo .
CONDIZIONI DI AMMISSIONE .
L’età richiesta è dai sei ai dodici anni e non si ammettono giovanetti espulsi da altro
Collegio .
DOCUMENTI RICHIESTI. Ogni allievo nella sua entrata deve essere munito
1° Della fede di Battesimo:
2° » di vaccinazione, o sofferto vaiuolo
3° Di un attestato della classe percorsa e di un certificato di buona condotta per chi
uscisse da altro Collegio .
Le domande di ammissione si fanno al Sac . Dottore FRANCESCO DALMAZZO Direttore
e Preside del Collegio, oppure al Rev . Sac . GIOVANNI BOSCO.
PENSIONE .
La retta mensile è di Lire 80, pel corso Liceale
»
»
60 » Ginnasiale
»
»
50 » Elementare .
Ogni convittore deve inoltre pagare per diritto di entrata L . 80 (senza rimborso) .
Per due fratelli si fa una riduzione di L . 200 annue e di L . 300 se saranno tre .
La pensione comincia dal giorno fissato per l'entrata e si paga a trimestri anticipati.

2.7 Page 17

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17
Se prima del termine dell'anno scolastico i Signori Genitori vorranno ritirare i figliuoli
dal Convitto, non avranno diritto al rimborso del trimestre anticipato e dovranno darne avviso
al Direttore almeno un mese prima .
VITTO. Gli allievi hanno quattro refezioni al giorno .
A COLAZIONE: caffè e latte o frutta .
A PRANZO: minestra, due pietanze, vino, frutta o cacio .
A MERENDA: pane.
A CENA: minestra, pietanza, vino, frutta o cacio.
Mediante la retta suindicata il Collegio somministra ancora letto elastico, materasso e
guanciale, copertina bianca, e gli altri oggetti di camera, e s'incarica delle piccole rimendature
della biancheria non che delle spese pel parrucchiere .
Sono pure comprese le spese del culto, la musica vocale, e la ginnastica .
Gli oggetti somministrati dal Collegio dovranno restituirsi tornando l'allievo in famiglia .
Sono a carico de’Genitori le rimendature dei panni, i libri di testo, gli oggetti di
cancelleria ed i corsi liberi .
1° Di disegno a L . 5 mensili .
2° Di musica istrumentale a L . 12 mensili col nolo del Piano a L . 6 mensili .
3° La scherma e la equitazione a prezzo a concertarsi secondo il numero delle dimande
.
4° Le rotture, i guasti volontari, le spese pel dentista, i consulti medici e le cure
straordinarie in caso di gravi malattie .
5° Le spese di bucato e stiratura a L . 5 mensili .
CORREDO.
Ogni allievo deve recare con sè il seguente corredo contrassegnato col numero che
verrà dato in Collegio .
1° Posata e bicchiere di argento, o di Cristophle.
2° Lenzuola paia ................................................. N. 3
3° Coltre di lana (Catalogna) ............................. » 1
4° Coltrone (Trapunta) ...................................... » 1
5° Camicie........................................................... » 12
6° » da notte ............................................. » 3
7° Stivaletti paia ................................................. » 3
8° Asciugatoi ...................................................... » 6
9° Tovaglioli........................................................ » 6
10° Tovaglia lunga metri 2, 50, larga 1, 50 che resta al Collegio » 1
11° Fazzoletti....................................................... » 12
12° Calze paia...................................................... 12
13° Mutande ....................................................... » 6
14° Corpetti di lana per l'inverno....................... » 3
15° Flanelle o Camicie di lana ............................. » 4
16° Guanti paia 2 di pelle e 2 di lana................... » 4
17° Cravatte, di cui una di seta nera .................. » 6

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18
18° Mute di abiti per casa................................... » 3
19° Uniforme che può variare dalle 60 alle 80 Lire .
20° Mantello .
21° Gli oggetti di toeletta cioè spazzole, pettine, pettinetta, saponette .
L'uniforme deve essere fatto secondo il modello, ed il corredo in ottimo stato .
DICHIARAZIONI .
1° I convittori sono tenuti in Collegio tutto l'anno . A richiesta de’parenti possono
tuttavia passare in famiglia tutto od in parte il mese delle vacanze autunnali dal 15 Settembre
al 15 Ottobre . Quelli che non approfitteranno di questo favore potranno in compenso godere
di qualche viaggetto ameno ed istruttivo .
2° Gli allievi segnalati in condotta potranno avere l'uscita coi parenti ogni due mesi nel
giorno e nell'ora stabilita dal Direttore .
3° Fuori di questo tempo non si permette l'uscita dal Collegio, tranne che per motivi di
salute .
4° I Sig .ri Genitori possono visitare i loro figliuoli due volte la settimana, cioè il Giovedì
e la Domenica nelle ore fissate . In caso di malattia in qualunque ora del giorno.
5° Non si concede ad alcuno di visitare gli allievi senza uno speciale permesso
de’Genitori .
6° Le lettere saranno viste dal Direttore .
7° Non è permesso agli allievi il tener danaro, orologi, coltelli, od oggetti di valore . Per
le piccole occorrenze o per minuti piaceri si potrà far deposito di qualche somma presso il
Prefetto .
8° Al termine d’ogni mese i Genitori saranno ragguagliati dello stato sanitario, della
condotta, del profitto scolastico de’loro figliuoli in ogni ramo d'insegnamento .
9° Pei Genitori che desiderassero un prezzo complessivo si è stabilito .
Annue 1400 L . pel corso Liceale .
1000 pel corso Ginnasiale .
900 pel corso Elementare .
Questo prezzo comprende le provviste, mantenimento e rinnovamento di abiti tanto
per uso di casa quanto per l'uscita, i libri, carta, penne, bucato e stiratura ed ogni altra cosa
sovra accennata tranne i corsi liberi e i dizionarii .
novembre - a. 1, nr. 3.
3-5 Opera di Maria Ausiliatrice
BS spagnolo (Almagro): enero 1883, p. 8 [trad. della sola supplica al Papa]
Sono più anni da che si va lamentando il bisogno di operai evangelici, e la diminuzione
delle vocazioni allo stato Ecclesiastico. Questa deficienza di vocazioni è sentita in ogni diocesi
d'Italia e in tutta Europa; è sentita nelle corporazioni religiose, che mancano di postulanti;
nelle Missioni estere, che ripetono incessantemente con s. Francesco Zaverio: Inviateci degli
Operai Evangelici in aiuto. Anzi sappiamo non poche Missioni essere in procinto di estinguersi
per la,sola ragione che mancano di operai Evangelici. E dunque necessità di pregare il Padrone
della messe, che mandi operai nella sua mistica vigna: ma alle preghiere unire la nostra
Cooperazione. Già in Germania, in Francia, in Inghilterra ed in molti paesi d’Italia si fondarono
opere di beneficenza a questo fine, e se ne ottennero buoni effetti, ma insufficienti ai molti ed
urgenti bisogni. Mentre noi altamente lodiamo questo opere cominciate, e di tutto cuore
preghiamo Dio che le faccia ognor più prosperare a sua maggior gloria, sembra opportuno

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19
proporne un'altra che forse ci potrà più prestamente venire in aiuto. È questo un corso di
studio per giovani adulti che intendono consacrarsi a Dio nello stato Ecclesiastico.
Dall'esperienza si poté conoscere come di dieci fanciulli, che cominciano gli studi con
animo di arruolarsi alla milizia di G. C., in media appena uno o due giungono al sacerdozio,
mentre dai più grandicelli, che hanno già ponderata e studiata la loro vocazione, sopra dieci se
ne hanno otto. Si osservò pure che in uno spazio di tempo assai più breve, quindi con molto
minore spesa compiono i loro corsi letterari, perciocché separati dai piccolini, che devono
gradatamente percorrere le loro classi, quelli, mercè corsi abbreviati, possono assai più presto
giungere alla meta. Tuttavia volendo essere sicuri di procedere secondo i principi di Santa
Chiesa, si ricorse al supremo Gerarca di essa, affinchè consigliasse quanto giudicasse da farsi a
maggior gloria di Dio. Il sommo Pontefice con gran bontà si degnò di benedire, commendare il
progetto, arricchendolo di molti favori spirituali, siccome stanno descritti nella supplica e nel
breve qui uniti.
BEATISSIMO PADRE,
La necessità di operai nella mistica vigna del Signore mosse molti Vescovi ed altri
zelanti Cattolici ad aprire piccoli seminari, scuole apostoliche per le Missioni, ed altri privati
Istituti o Pie opere a fine di coltivare i giovanetti nello studio, nella pietà, e conservare nei loro
cuori i germi di vocazione Ecclesiastica, qualora Dio ve li avesse seminati. Agli sforzi di costoro
pare si possa anche aggiugnere l'Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo stato
Ecclesiastico. Ha questa per fine di raccogliere giovani adulti che, forniti delle qualità
necessarie e di attitudine allo studio, mercé corsi per loro preparati possano compiere gli
studi letterari. Terminati questi studi, e cerziorata la vocazione, gli allievi restano affatto liberi
di ritornare in Diocesi presso ai rispettivi Ordinari, abbracciare lo stato religioso, oppure
dedicarsi alle Missioni estere.
Molti Vescovi accolsero benevolmente questo Progetto, e colle loro Commendatizie
inviarono l'umile esponente a supplicare V. S. perché si degni benedirlo e commendarlo. Tale
scopo essendo affatto caritatevole e religioso, fanno umile preghiera a V. S. ad usare un
grande atto di Clemenza e di aprire il tesoro delle sante Indulgenze, e concedere ai religiosi
della Congregazione Salesiana e agli Associati di quest'opera
1. Indulgenza Plenaria in articolo di morte, purché facciano sacrifizio della lor vita a Dio
accettando quel genere di morte che a lui piacesse inviare.
2. Le Indulgenze e i favori spirituali dei Terziari di s. Francesco d'Assisi.
3. Le Indulgenze relative alle Chiese e alle feste di s. Francesco d'Assisi possano lucrarsi
nelle feste di s. Francesco di Sales e nelle Chiese della Congregazione Salesiana.
Pieno di fiducia che V. S. si degni di benedire i deboli sforzi dell’umile esponente, e
concedere gl’implorati favori, si prostra colla massima venerazione e con figliale ossequio
Di V. S.
Umile figlio di S. Chiesa, ed Obblig.mo Supplicante Sac. GIO. Bosco.
Torino, 4 Marzo 1876.
[…]
Primi esperimenti.
Avuta così la benedizione e l'approvazione dei Vescovi e del supremo Gerarca della
Chiesa mi sono mosso alle prime prove, raccogliendo nell'Ospizio di S. Vincenzo in
Sampiedarena alcuni giovani grandicelli, che avessero intenzione di percorrere gli studi
ginnasiali, unicamente per consacrarsi a Dio nello stato ecclesiastico. Dio benedisse questi
deboli sforzi e, sul finire dello stesso primo anno, 36 allievi entrarono nel chericato, di cui oltre
a venti fecero ritorno nella rispettiva diocesi; alcuni abbracciarono lo stato religioso, gli altri si
consacrarono in varii istituti alle Missioni estere. Numero maggiore di vocazioni speriamo di
avere negli anni avvenire se la pietà dei fedeli continuerà il suo aiuto ad un'Opera, che non è
limitata ad un paese, o ad una diocesi; ma al bene generale di tutta la Chiesa.
Mezzi.

2.10 Page 20

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20
Non ci sono mezzi stabili, l'Opera è totalmente affidata alla pietà dei fedeli, e
specialmente dei nostri Cooperatori Salesiani. Ognuno può concorrere come Oblatore,
Corrispondente, Benefattore.
1. Gli Oblatori si obbligano per due soldi al mese, oppure per un franco all’anno. Pei
sacerdoti basta che celebrino una s. Messa cedendone la limosina a beneficio dell'Opera.
2. I Corrispondenti sono quelli, che in onore dei dodici Apostoli si fanno capi di una o
più dodicine di Oblatori, ne raccolgono le offerte indirizzandole al Direttore dell'Opera. I
corrispondenti ricevono con riconoscenza qualunque piccola offerta, fosse anche di un soldo
all’anno.
3. Benefattori si appellano quelli, che a piacimento fanno qualche offerta in danaro od
in natura p. e., in commestibili, in biancheria, in libri e simili.
Quelli che offrono fr. 300 annui possono a loro scelta inviare gratuitamente un'allievo
all'Istituto. Se poi l'offerta fosse di fr. 800 l’allievo sarebbe tenuto per tutto il tempo del Corso
Ginnasiale. Le offerte saranno indirizzate al Sacerdote Gio. Bosco in Torino, oppure al Sac.
Paolo Albera Direttore dell'Ospizio di San Vincenzo, dove sono raccolti i novelli allievi. In fine
di ogni anno si darà ai Corrispondenti un conto particolare del numero degli allievi,delle
offerte ricevute, e dei risultati ottenuti.
Osservazioni.
Quest’opera è posta sotto agli Auspizi della Santa Vergine Ausiliatrice, perchè Maria
essendo dalla Chiesa proclamata Magnum et singulare in Bcclesia praesidium, si degnerà
certamente proteggere un'Opera che mira a procacciar buoni ministri alla Chiesa. Di fatto
Iddio in questi tempi concede innumerevoli grazie a chi invoca l'Augusta sua Madre sotto il
titolo di Aiuto dei Cristiani.
Quest’opera non reca danno ad altre già esistenti ?
Non solo non reca danno, ma le sostiene. Senza preti, senza predicazione, senza
Sacramenti, che diverrebbero l'Opera della Propagazione della Fede, della Santa Infanzia e di
tutte le altre opere pie ?
Vantaggi spirituali.
1. Coloro, che concorrono eziandio con piccolissima offerta, ricevono una speciale
benedizione del S. Padre, che benedice e raccomanda l’Opera di Maria Ausiliatrice, e concede
molte indulgenze e molti favori spirituali a chi la promuove.
2. Il merito d’aver contribuito ad una grande opera di carità. Non si può fare opera
migliore, dice S. Vincenzo de’Paoli, che contribuire a fare un prete.
3. Ogni giorno nella Chiesa di Maria Ausiliatrice si celebrerà la santa Messa: gli allievi
l'ascolteranno facendo delle Comunioni con particolari preghiere pei loro benefattori.
4. I medesimi oblatori partecipano ai meriti di tutte le Messe, predicazioni, delle altre
buone opere, e del merito grande delle anime, che i preti, formati dalla loro carità,
guadagneranno a Dio nell'esercizio del sacro Ministero. Di modo che saranno per certo
applicate loro le parole di s. Agostino: Animam salvasti, animam tuam praedestinasti.
PROGRAMMA
Per norma degli allievi, e di coloro che se ne dovessero incaricare o che desiderano
brevi notizie dell'Opera di Maria Ausiliatrice.
SCOPO DELL'OPERA.
Scopo di quest’Opera è di raccogliere giovani grandicelli, che abbiano decisa volontà di
fare gli studi letterari, mercé corsi appropriati per abbracciare lo stato Ecclesiastico.
ACCETTAZIONE.

3 Pages 21-30

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21
1. Ogni allievo deve appartenere ad onesta famiglia, esser sano, robusto, di buon
carattere, nell'età dai 16 ai 30 anni. Saranno preferibilmente accettati coloro, che sono sciolti
dal servizio militare, oppure hanno qualche probabilità di andarne esenti (Si ricevono anche
oltre i trent'anni, purchè abbiano già fatto qualche corso letterario.).
2. Abbia un certificato che dichiari la condotta edificante, la frequenza alle funzioni
parochiali ed ai santi Sacramenti, la decisa volontà di abbracciare la carriera Ecclesiastica, ed
abbia almeno compiuti i corsi elementari della lingua Italiana.
3. Attestato di nascita, di sofferto vaiuolo, notandosi pure se può almeno in parte
pagare le spese prescritte dal Programma.
4. Non si andrà in vacanza nelle ferie autunnali. Il necessario sollievo sarà procurato nel
Collegio od in altro sito scelto a quest'uopo.
5. Terminati i corsi letterari ogni allievo è libero di farsi religioso, recarsi nelle Missioni
estere o ritornare nella rispettiva Diocesi per chiedere al proprio Vescovo la facoltà di vestire
l'abito chiericale. In quest'ultimo caso il Direttore dell'Opera si farà premura di raccomandare
umilmente i candidati al rispettivo Ordinario, affinché secondo il merito si degni prenderli in
benevola considerazione.
STUDIO.
1. Lo studio abbraccia il Corso Classico fino alla filosofia esclusivamente; ma
l’insegnamento si estende soltanto alla lingua italiana, lingua latina, storia, geografia,
aritmetica, sistema metrico, ed agli elementi della lingua Greca.
2. Da queste Classi restano esclusi quelli, che non hanno l’età sopra descritta, o non
intendono consacrarsi allo stato Ecclesiastico.
3. La retta è fissata a fr. 25 per ogni mese, e si pagano a trimestri anticipati. Per un anno
fr. 300. Per tutto il tempo degli studi letterari fr. 800.
4. Con questa retta viene soddisfatta ogni spesa di scuola letteraria, scuola di canto
fermo, di musica, declamazione, vitto, alloggio, medico, parrucchiere. Restano a carico degli
allievi le spese di vestiario, calzatura, riparazione, medicine e libri. Pel bucato L. 1,50 al mese.
5. Il trattamento del vitto sarà come segue: A colezione e a merenda, pane sufficiente;
a pranzo minestra, pietanza, vino e pane a piacimento; a cena, minestra, companatico e pane
a piacimento.
CORREDO.
Gli allievi andranno vestiti in borghese, né avvi divisa obbligatoria. Entrando
porteranno seco due mute per la stagione estiva e due per l'inverno; delle quali una da
portarsi nei giorni feriali in casa, l'altra pei giorni di festa e nei casi di uscita.
Il corredo comprende almeno 6 camicie 4 lenzuola Coperta e coltri per l'inverno
Guanciale con tre foderette 6 paia calzette 3 paia mutande Corpetto a maglia 8 fazzoletti
4 asciugamani 2 paia di scarpe 2 cappelli o berretti Baule Materasso (se si vuole) lungo
m. 1,75, largo 0,70.
Lo stabilimento somministra solo la lettiera e pagliericcio o saccone, per cui si
pagheranno franchi 12 per una volta sola, le quali più non si ritorneranno.
NB. La domande per l’accettazione saranno fatte al Sac. Gio. Bosco in Torino, o pure al
Sac. Paolo Albera Direttore dell’Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena.
dicembre - a. 1, nr. 4
1-3 Partenza dei missionari salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice per
l'America.
[Brani del discorso di DB ai partenti].
PARTENZA DEI MISSIONARI SALESIANI e delle Suore di Maria Ausiliatrice per
l'America.

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La sera del 7 novembre dell'anno corrente sarà mai sempre gloriosa e memoranda per
l'Oratorio di S. Francesco di Sales.
Come era stato prima annunziato, una novella schiera di ben venti Salesiani, sacerdoti,
chierici e laici, prendeva le mosse per alla volta di Ronfa a ricevere la benedizione del Santo
Padre Pio IX, per quindi recarsi nella Repubblica Argentina e dell'Uruguay a diffondere vie
maggiormente, ed anche a portare, la luce del Vangelo.
La funzione dell’addio e del fraterno amplesso, che si celebrò a quest’uopo nella chiesa
di Maria Ausiliatrice in Torino, riuscì una delle più commoventi; una di quelle funzioni che
toccano le più intime fibre del cuore, e fanno spargere tuo malgrado lagrime di amarezza e di
gioia ad un tempo.
Raccolti nel vasto presbitero i giovani Apostoli assistettero al canto del Vespro, dopo
cui ascoltarono un breve discorso di D. Bosco loro amato Superiore, il quale, accennate le due
precedenti partenze di Missionari per quelle vaste regioni, e detto brevemente dei frutti da
loro riportati nei due scorsi anni, e del bene immenso che vi rimane tuttora a fare, colla
eloquenza del cuore, venne trattando tre punti molto acconci alla circostanza. Spiegò quale
sia la Missione divina, fece rilevare l'eroismo del Missionario cattolico, e mostrò il divario che
passa tra le Missioni cattoliche e le missioni protestanti e scismatiche; quelle, sebbene
sprovviste di mezzi materiali, vive e feconde da per tutto; queste sterili e morte, quantunque
circondate da protezione e dai più validi appoggi del mondo. I limiti, entro cui dobbiamo
restringere il presente articolo, non ci consentono di qui riferire per intiero quel discorso, ma
speriamo di ciò fare nei susseguenti numeri del Bollettino, con tre articoletti a parte.
Il tenero padre volgendo poscia la parola ai suoi cari figli finiva dicendo: « Prima di
affidare la vostra vita alle onde del vasto Oceano e recarvi nell'America, voi andate a
prostrarvi ai piedi del Vicario di Gesù Cristo per riceverne coll'Apostolica benedizione il divino
Mandato di evangelizzare i popoli; imperocchè solo il Papa ha il potere e il diritto di dirvi come
il divin Maestro agli Apostoli suoi: andate ed ammaestrate tutte le genti, euntes docete
omnes gentes; Egli, cui fu dall’alto commesso di pascere il gregge intiero: pasce agnos, pasce
oves. Benedetti ed inviati dal Papa, figli miei, allargate il cuore alle più liete speranze; andate
con coraggio e con fiducia a raggiungere i vostri fratelli che ansiosi vi attendono, e con loro
confermate il regno di Dio in mezzo ai già fedeli, e stendetelo soprattutto nelle regioni dei
Pampas e della Patagonia, ove un popolo immenso aspetta da voi colla civiltà la salute eterna.
Dio vi protegga; Maria Ausiliatrice, questa Madre amorosa, vi copra col suo manto e vi guidi
felicemente al porto. In quanto a noi, miei carissimi figli, se più non ci rivedremo su questa
terra, facciamo di rivederci tutti in quella patria beata, ove riuniti un dì, più non ci separeremo
in eterno.
Impartitasi la benedizione col Ss. Sacramento, si lessero le belle preghiere dei
pellegrinanti, domandando a Dio tranquillo il tempo e prospero il viaggio. Finite le quali, i
Missionari si accostarono uno per uno ai proprii confratelli non ancor chiamati all'alta
Missione, schierati in due file nel presbiterio, e diedero loro e ne ricevettero il fraterno
amplesso e la parola di pace. Sarebbe abbisognato non aver avuto cuore in petto per
rimanersi insensibile in quel momento solenne. È forse quello l'istante più penoso per un
cuore ben fatto; e tale per lo appunto fu pei nostri Missionari e pei loro fratelli. E come no ?
Separarsi da amici, da parenti carissimi col forte presentimento di non più rivedersi su questa
terra forse più mai.... A questo pensiero il cuore anche il meglio preparato si mette in sussulto,
la natura fa sentire i suoi diritti e pretende pino sfogo. É allora che gli stessi più animosi si
sentono spuntare sugli occhi furtive lagrime; lagrime per altro di rassegnazione e di pace;
lagrime, che Dio stesso raccoglie per mutarle in altrettante perle e gemme preziose, con cui
formare ognor più bella la celestiale corona dei prodi suoi.
Nè qui terminò il commovente spettacolo. Al loro uscir di chiesa non fu più possibile
frenare la folla, che si accalcava sui loro passi. Chi voleva mirare da vicino gli Apostoli del
Signore, chi toccarne le vesti, chi salutarli ed averne una parola, e chi dare loro l'ultimo
abbraccio, e versare nel loro seno una lagrima ancora. Fu questa una sorpresa, che mise in
gran pericolo la serena tranquillità dei cari confratelli. Davvero ei ti pareva di assistere alla
partenza dell’Apostolo delle genti da Mileto, della quale scrivendo s. Luca così si esprime: E i
discepoli gettandosi sul collo di Paolo lo baciavano, versando copiose lagrime (Att. xx, 37). «

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In vita mia, diceva un vecchio venerando presente a questo spettacolo, in vita mia io non mi
sono mai sentito così commosso, nè ho pianto mai con tanto piacere. »
Cosa degna di essere segnalata in questa circostanza si fu il coraggio veramente
apostolico mostrato dai nostri Missionari nel rompere i forti e dolcissimi vincoli dell’amicizia e
del sangue, e nel sostenere con animo invitto le più vive emozioni. In mezzo alle lagrime ed ai
singhiozzi di chi li circondava, non una debolezza fu vista in essi, non un vile pentimento, non
uno sguardo indietro. Nessun Giovanni Marco tra loro; ma tutti Barnabi e Paoli (Att. 13 ).
Commossi, si, ma costanti a tutta prova. Laonde al fuoco dello zelo per la salute delle anime,
che li spingeva nelle regioni americane, ben si poteva applicare quello che dell’anima amante
fece scrivere lo Spirito Santo: Aquae multae non potuerunt extinguere caritatem (Cant. VIII).
E notisi che i più di loro toccano appena i vent'anni. No, pel Signore non vi è debolezza che
tenga; anzi ad operare le sue maraviglie, Iddio sceglie appunto le cose deboli, onde nessun si
vanti, ma tutta la gloria a Lui solo si renda: infirma mundi eligit Deus, est confundat fortia (I
Cor. I, 27).
Nè meno stupenda fu la fortezza d’animo di varii padri e madri venuti ad assistere alla
commovente funzione, e dare I’ultimo abbraccio ai figli loro. Avevano gonfio il cuore, pieni di
lagrime gli occhi, ma pure mostravansi contenti del duro sacrifizio che facevano per amor di
Dio, col consacrare alla sua gloria e alla salute delle anime le persone più care, che
possedevano sulla terra. Degna fra tutte di speciale menzione fu una madre, che vedeva a
partire suo figlio unico, appena diciottenne, la più cara delizia del cuor suo. Eppure lo
abbracciò e lo salutò con parole e con sentimenti così cristiani e divoti, che appena trovar si
potrebbero nella vita dei Santi. Si mostrò una vera eroina. Che il buon Dio ne la rimuneri colle
più elette benedizioni su questa terra, e col farle a suo tempo rivedere il figlio in’Cielo, ricco di
gloriose palme, e circondato da miriadi di anime da lui salvate.
Intanto una funzione consimile, accompagnata presso che dalle stesse pietose
circostanze, aveva luogo a Mornese nella casa centrale delle nostre Suore di Maria
Ausiliatrice. Il pio Istituto, avente per iscopo principale la cristiana educazione delle figlie del
popolo, conta ormai due centinaia di Suore, e dodici case tra Italia e Francia. Or dopo cinque
anni appena di formale esistenza esso per la prima volta mandò pure sei religiose in America,
destinate a Villa Colon presso Montevideo, ove apriranno un Ospizio per fanciulle orfane od
abbandonate, col fine di istruirle, avviarle al lavoro e alla virtù, guadagnarle a Dio.
La Superiora generale dell’Istituto e la Direttrice colla ViceDirettrice della novella Casa
si recarono ancor esse a Roma per ossequiare il Supremo Gerarca della Chiesa, e domandare a
nome di tutte una speciale benedizione sul primo saggio delI’Istituto nel suolo americano,
affinché qual pianta inaffiata dalla pioggia celeste metta profonde le radici, cresca in albero
frondoso, si stenda largamente, onde raccogliere sotto i suoi rami e all’ombra sua benefica
molte giovanette, per allietare le famiglie, la società, la Chiesa.
Lode pertanto eziandio alle intrepide Suore, che in sul fiore degli anni loro, dopo aver
già calpestate le gioie del mondo per consacrarsi a Dio solo, ora con uno slancio vie più
ammirabile e sublime, superando la,debolezza del sesso, contrariando le affezioni più dolci
salparono coraggiose per sì lontani lidi, a fine di guadagnare anime a Gesù Cristo, ed
estendere, secondo le forze e lo stato loro, il regno dell'Amor suo sino agli ultimi confini della
terra. Vere imitatrici della Vergine Ausiliatrice loro Madre e Patrona; degne emulatrici delle
Maddalene, delle Marte, delle Marie, delle donne insomma del Vangelo, esse seguirono come
queste più da vicino le orme dello Sposo celeste, e quali vergini prudenti non correranno
pericolo di trovarsi colle lampade vuote il dì della morte.
NB. Riferiremo nel prossimo N° del Bollettino l'udienza accordata, e le belle parole
rivolte dal Santo Padre Pio IX ai nostri Missionari, il giorno 9 novembre, nel suo palazzo del
Vaticano.
L'ADDIO ALLA PATRIA.
La partenza definitiva dei nostri Missionari dalle spiagge Europee per le lontane terre di
Colombo non si fece nè insieme, nè contemporaneamente. Essi dovettero dividersi in tre
squadre, e partire in giorni e luoghi diversi, a fine di godere dei posti gratuiti loro accordati sui
proprii piroscafi da diverse agenzie marittime. I primi e più numerosi partirono da Genova il 14

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novembre, con a capo il Rev. D. Giacomo Costamagna, maestro di musica, valente predicatore
e già Direttore spirituale dell'Istituto delle Suore di Maria Ausiliatrice in Mornese, dove col suo
zelo e pietà seppe formare di quell’Istituto un giardino fiorito delle più belle virtù.
Fin dal mattino di detto giorno eglino dal nostro Collegio di Sampierdarena recaronsi in
compagnia di D. Bosco al porto di Genova, e salirono sul bastimento Savoie, che doveva
portarli dal vecchio al nuovo mondo. Visitati gli appartamenti loro destinati, D. Bosco disse
ancora ai figli suoi un'acconcia ed amorevole parola.
Era bello il vederlo in quei preziosi momenti avvicinarsi ad uno e dirgli: Sii sempre divoto
di Gesù in Sacramento; ad un altro: Fa di accrescere il numero dei figli di Maria; a questo
Chiunque con cui parli o tratti procura che parta da te migliorato; a quello: Nelle tue pene pensa
al bel paradiso che ti sta preparato; al tal altro: In ogni cattivo incontro ricordati che Dio ti vede
per aiutarti e difenderti, e perciò abbandonati nelle sue mani; a taluno: Quando ti troverai stanco
incoraggiati col dire a te stesso: L'eternità sarà abbastanza lunga per riposarmi con Dio.
Insomma non vi fu uno che non abbia ricevuto il suo particolare ricordo. In fine raccoltili tutti
intorno a sè diede loro la sua paterna benedizione. A questo punto furono tutti visibilmente
commossi, siccome teneri figli che stavano per abbandonare un padre, che ineffabilmente li
ama, e dal quale fin dalla loro fanciullezza avevano ricevuto ogni sorta di benefizi spirituali e
temporali. Intanto erano suonate le ore dieci, e fu d'uopo dividersi.
Allora D. Bosco insieme con D. Cagliero, il quale si ferma ancora qualche tempo fra noi,
onde preparare un’altra spedizione, discese dalla nave sotto una dirotta pioggia e al soffiare
di un furioso vento.
Levata l’àncora, e dato colla bandiera il triplice saluto alla città, la macchina mandò un
acuto fischio e abbandonò il porto.
Addio patria diletta, esclamarono i Missionari e le Suore, addio compagni, amici,
parenti; addio forse per sempre.
Vedutisi in balla dei venti e dell’infido elemento, quelle anime pie si affidarono tosto a
quella Madre pietosa, che nè per terra nè per mare abbandona mai i figli suoi, e ne invocarono
immantinente la celeste protezione. Ah ! no, al chiarore e alla guida di questa Stella del Cielo
essi, speriamo, non romperanno in mare, ma sani e salvi giungeranno al sospirato lido.
La seconda squadra partì dall’Havre, e la terza andò ad imbarcarsi a Lisbona. Questa è
accompagnata dal Monsignor Pietro Ceccarelli, parroco di S. Nicolas de los Arroyos, il quale
venuto insieme col suo Arcivescovo di BuenosAyres in pellegrinaggio a Roma nella fausta
occasione del Giubileo episcopale di Pio IX, e dietro preghiera di D. Bosco, a cui è devotissimo,
e col consenso del suo Ordinario, fermatosi con noi in Torino per istruire nella lingua
spagnuola e intorno ai costumi americani i nostri Missionari, dopo averci tutti edificati colle
sue rare virtù e coll’esempio di uno zelo veramente apostolico, faceva coi nostri ritorno tra le
amate sue pecorelle.
Il viaggio di tutti questi cari fratelli, lungo di oltre a sei mila miglia, durerà circa un mese.
Quantunque abbiamo motivo a sperarlo felice, tuttavia lo raccomandiamo alle fervide
preghiere dei nostri Cooperatori, come loro raccomandiamo in pari tempo tutte le imprese di
quei generosi, che spendono la propria vita in quei lontani paesi.
1878
marzo - a. 2, nr. 3.
8-12 La festa del dottore S. Francesco di Sales e la prima conferenza dei
cooperatori in Roma.
[Circolare di DB ai cooperatori, Roma, 25 gennaio 1878, e discorso di DB].
Nel mese di gennaio noi facevamo umile invito ai nostri Cooperatori, che, ove si
trovavano in discreto numero, volessero celebrare il meglio che fosse lor dato, la festa del
glorioso nostro Patrono s. Francesco di Sales, stato recentemente proclamato Dottore di
Santa Chiesa dall'Oracolo infallibile dell'ammirabile Pontefice Pio IX, (ahimé ! rapitoci poc'anzi

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da inesorabil morte). Or dalle lettere che ci pervengono ogni giorno da varie città e paesi, ci
gode l'animo di scorgere che la nostra parola fu accolta di buon grado ed ascoltata. Il giorno
29 gennaio venne da loro festeggiato coll'accostarsi ai Santi Sacramenti, in alcuni luoghi con
far cantare Messa solenne accompagnata pur anco da scelta musica, con panegirico, con
apparati e funzioni splendidissime. Dove la solennità non si poté celebrare in pubblico, o con
tanta pompa esteriore, vi si supplì in privato con pratiche di pietà non meno divote e gradite
al Santo. Quasi poi da per tutto, sotto la direzione degli zelanti ed operosi Capi e Decurioni, si
tenne la Conferenza prescritta dal Regolamento, inspirandosi ognuno in tanta tristizia di
tempi, ed eccitandosi vicendevolmente ad operare il maggior bene possibile a pro della
gioventù di ambo i sessi, nelle famiglie, nelle chiese, nelle scuole, negli istituti e col consiglio e
colla mano, e facendo altresì l'offerta che la pietà a ciascun suggeriva, e le forze
permettevano.
Ne siano pertanto lodi amplissime a Dio, Autore primo di tanto bene; e vive grazie ed
applausi altresì ai Cooperatori e Cooperatrici, che diedero una novella prova di voler essere
uniti di mente e di cuore al loro superiore, mettendone così fedelmente in pratica gli
amichevoli e paterni consigli.
Se lo spazio del Bollettino cel consentisse, noi riferiremmo qui di buon animo quanto di
bene si fece in parecchi luoghi in questa circostanza; ma per dover di brevità conserveremo
negli archivii della nostra Pia Unione le relazioni che ci vennero e che ci verranno ancora
spedite in proposito; e daremo in quella vece una più estesa notizia della prima Conferenza
tenuta ai Cooperatori e Cooperatrici in Roma, sicuri che ciò tornerà a tutti di maggior
gradimento e della più alta edificazione.
Roma cristiana fu e sarà sempre l’inspiratrice, il focolare d'ogni bella impresa: fu e sarà
sempre il Sole, che illumina le menti e riscalda i cuori a conoscere e a praticare il bene nel
mondo, dandone per la prima l'esempio. Né può essere altrimenti; poiché in quell'alma Città
nella persona de’suoi Pontefici vive ed opera ognora il divin Salvatore, che è la Verità e la Vita;
in essa più che altrove si é trasfuso lo spirito e l'ardore di S. Pietro, primo sempre nella fede e
nell'amore; in essa più che in qualunque altra città del mondo si fa sentire tuttora il profumo
delle virtù degli innumerevoli martiri che parlano dai loro sepolcri, ed accendono i loro figli e
nepoti a seguire le loro orme, segnate col proprio sangue. E questo un fatto più chiaro che la
luce meridiana; fatto che negare non si può fuorché da una mente ignorante, o da chi
malignando voglia far getto della propria ragione. Ed in vero, per poco che sia versato nella
storia, chi non conosce le Missioni, che in ogni tempo da Roma cristiana presero le mosse ad
ammaestrare ed incivilire le più incolte e barbare genti? Chi non conosce i consigli di salute,
che nello spazio di 1800 e più anni mandò Roma ai popoli e ai loro reggitori ? In una parola, chi
può ignorare oggidì che tutte le Istituzioni che illustrano la Chiesa, e consolano l'afflitta
umanità ebbero in Roma e da Roma principio, od incremento ? Tutte queste opere benefiche
sono dovute principalmente ai Papi, ciascuno dei quali nel più o meno lungo suo pontificato
pertransiit benefaciendo su questa terra come il divin Maestro; ma in parte si hanno da
attribuire pur anco allo zelo ed alla fede operativa del clero e popolo Romano, al quale
convenne in ogni tempo la lode, che fin dai primordii del Cristianesimo tributavagli l'Apostolo
delle genti scrivendo: « La vostra fede, o Romani, vien celebrata per tutto il mondo: fides
vestra annuntiatur in universo mundo » (Rom. I, 8).
Non è intento nostro di qui segnalare tutte le opere di fede e di carità praticate in ogni
tempo da Roma papale, e da lei promosse e sostenute per ogni dove; chè questo non sarebbe
lavoro per la nostra penna. Ma per quello che più ci riguarda, i nostri lettori più non ignorano
che la Congregazione Salesiana, e la Pia Unione dei suoi Cooperatori e Cooperatrici ebbero dal
primo Pastore della Chiesa, incoraggiamento, vita e sostegno. Nè basta; ché i fidi Romani
dall'oracolo e dall'esempio del loro Maestro e Padre avendo conosciuto che queste due
Instituzioni erano per divina Provvidenza destinate a fare del gran bene in mezzo al popolo
cristiano, e specialmente tra la gioventù pericolante, non tardarono ad appoggiarle e favorirle
e colla parola e coi fatti. Quindi é che dietro istanza di Eminentissimi Personaggi del Collegio
Cardinalizio, e di altri illustri individui del clero e vero popolo Romano, ben tre Case Salesiane
stanno già aperte nei dintorni di Roma, come ad Albano, ad Ariccia, a Magliano, ed altre non
tarderanno ad aprirsi nello stesso suo seno.

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La Pia Unione poi dei Cooperatori e Cooperatrici annovera ormai nella Metropoli del
Mondo Cattolico un contingente di parecchie centinaia di individui, nel quale primeggiano
varii Principi della Santa Romana Chiesa, tra cui lo stesso Eminentissimo Cardinale Raffaele
Monaco La Valletta, Vicario di S. Santità, insigni Prelati, cospicui gentiluomini, illustri Matrone,
ed altre rispettabili persone del clero e del laicato, nobili tutte o per nascita, o per dottrina, o
per singolare pietà.
Or, questi ferventi cattolici, e Romani di nome e di fatti, dopo di aver già messo mano
in pubblico ed in privato a parecchie opere secondo lo spirito e lo scopo della nostra Pia
Società, diedero testé una novella e più splendida prova che ne sono e vogliono essere
membri esemplari, zelanti ed effettivi. Laonde, come fu già accennato, dietro semplice invito
del Superiore, che per affari importanti trovavasi in Roma, intervennero numerosi alla prima
Conferenza prescritta dal Regolamento, celebrando con lui la festa del Dottore S. Francesco
di Sales, nostro celeste Patrono, con pompa e magnificenza veramente Romana.
Nei giorni precedenti si spediva ad ogni Cooperatore e Cooperatrice un invito a stampa,
concepito in questi termini
« Il 29 del corrente Gennaio, alle ore 3 pomeridiane, con l'autorizzazione e con l'intervento
di S. E. Rev.ma il Sig. Cardinal Monaco La Valletta, Vicario di Sua Santità, avrà luogo la prima
Conferenza dei Cooperatori Salesiani, come sta prescritto nel Capo VI, articolo 4 del
Regolamento.
La radunanza sarà tenuta nella Chiesa della Eccell.ma Casa delle Oblate di Santa Francesca
Romana, nota sotto il nome di Torre de’Specchi.
Si entrerà per la porta maggiore dell'Istituto e si andrà direttamente in Cappella.
Tutti i Cooperatori sono rispettosamente invitati. Sua Santìtà con tratto di grande bontà
concede indulgenza plenaria a tutti i Cooperatori, che prenderanno parte a questa Conferenza.
Secondo la prescrizione delle regole sarà fatta una questua in favore dei Missionarii
Salesiani che sono in America, per altri che si preparano alla partenza, ed anche in favore di
alcune case che si stanno attivando in paesi, in cui ve n'è massima urgenza.
Roma, 25 Gennaio 1878.
Sac. Giovanni Bosco.
I Cooperatori romani accolsero questo invito con entusiasmo, e vi corrisposero
appieno.
La Chiesa delle nobili e benemerite Oblate era magnificamente addobbata, e l'altare
così riccamente adorno, che rapiva l'anima a Dio, e ti faceva assaporare il dolce della
divozione e della pietà, che in quel sacro recinto, santificato dalla presenza e dalle opere di
santa Francesca, dalle degnissime sue figlie sì beve come in sua fonte.
Nel giorno ed ora prefissa il luogo santo si riempì di un'eletta schiera di ecclesiastici e
laici, Signori I e Signore, non sapresti dire se più illustri per sangue, o per dignità e sapere. Tu
vi scorgevi vani Monsignori e Prelati; parecchi Vescovi ed Arcivescovi; Cavalieri, Conti e
Marchesi; molte Matrone delle prime famiglie, Duchesse e Principesse pur anche: il fiore
insomma del Clero, del Patriziato, e Nobiltà di Roma.
Siffatto Consesso, già così imponente di per sè, veniva reso più magnifico dalla
presenza di due Eminentissimi personaggi, il sopra detto Cardinale Monaco La Valletta, Vicario
della prima Sede del Mondo, ed il Cardinale Enea Sbarretti, entrambi zelanti Cooperatori, i
quali vi presiedevano ornati delle divise cardinalizie. Breve: il decoro, e la grandezza di cotale
spettacolo, i sensi di commozione e di venerazione che destava la maestosa presenza dei due
Porporati, circondati da una sì splendida corona di tante illustri persone, appena colla mente
immaginar si possono, e non colla penna descrivere. Tutto era grande, tutto imponente.
Alle 3 pomeridiane si dava principio alla commovente funzione colla lettura di un capo
della vita del Santo Dottore, cioé dell'amor suo verso i poveri. Dopo in ossequio al Santo

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Padre veniva cantato il bellissimo Mottetto, Tu es Petrus, eseguito con molta grazia e
maestria, con accompagnamento e organo.
Cessato il canto, D. Bosco salì su apposito ed elegante palco, e pronunziò un discorso di
circostanza, che durò quasi un'ora. Egli cominciò così « Eminenze Reverendissime, nobili e
rispettabili signori. In questo bel giorno dedicato a S. Francesco di Sales, prima solennità, che
celebra la Santa Chiesa dacchè ne venne proclamato Dottore, ha luogo in Roma la prima
Conferenza dei Cooperatori Salesiani, e a me è dato l’alto onore di parlare alla vostra
presenza. Il Santo Padre ci manda la sua apostolica Benedizione, e ci concede il prezioso
tesoro dell'Indulgenza Plenaria, mentre il Cardinal Vicario si degnò di venire ad assistere e a
presiedere questa adunanza. Fu scelta all'uopo questa Chiesa delle Nobili Oblate di Santa
Francesca, perchè questo Istituto fu il primo che in quest'alma Città abbia cominciato a
beneficare i poveri ragazzi delle Case Salesiane. Io stesso, che avrei dovuto trovarmi altrove,
ho dovuto per forti motivi trattenermi qua, e questo mi procaccia la dolce consolazione di
prendere parte a questa prima Conferenza. Sia dunque benedetto il Signore, siano sempre
adorate le sue divine disposizioni. Intanto per secondare lo scopo di questa prima radunanza
io non fo un discorso accademico, non una predica morale, ma un racconto istorico intorno
all'origine e progressi dei Cooperatori Salesiani. »
Dopo questo esordio, D. Bosco passò ad esporre i principii e le prime opere dei
Cooperatori e Cooperatrici Salesiane; accennò il rapido progresso ed i buoni risultati di
quest'Opera protetta e favorita dal Santo Padre Pio IX, epperò benedetta da Dio. Narrò lo
stato presente della Salesiana Congregazione; come vada estendendosi in tutte le parti
d'Italia non solo, ma altresì nella Francia, e, varcati i limiti dell'Europa, si propaghi ampiamente
nell'America del Sud, ove colla grazia di Dio consolantissimi sono i frutti già ottenuti. In un
punto specialmente l'oratore eccitò nel nobile uditorio la più grande emozione, e il più vivo
interessamento; e fu quando annunziò che le Chiese e le Case Salesiane aperte sono già in
numero di 60, e che in tali Chiese, Collegi ed Ospizi ascendono a ben 20 mila i giovanetti tra
studenti ed artigiani, ritratti dalla via del male ed educati a virtù cristiane e civili.
Ove si accalorò la sua parola fu nel dimostrare lo scopo precipuo dei Cooperatori e
Cooperatrici, e nell'esortarli a coadiuvare i Salesiani a far fronte e porre un argine
all'irreligione e al mal costume ognor crescenti, che nelle città e paesi travolgono alla eterna
rovina tanta povera ed inesperta gioventù. « Illustri Signori, diss’Egli, i protestanti, gli
increduli, i settarii di ogni fatta nulla lasciano d’intentato a danno della incauta gioventù, e
come lupi affamati si aggirano a far scempio degli agnelli di Cristo. Stampe, fotografie, scuole,
asili, collegi, sussidii, promesse, minacce, calunnie, tutto mettono in opera a fine di pervertire
le tenere anime, strapparle dal seno materno della Chiesa, adescarle, tirarle a sé, e gettarle in
braccio a Satana. E quello che più addolora si è che maestri, istitutori, e persino certi genitori
prestano la mano a quest'opera di desolazione. Ora a spettacolo così straziante ce ne
staremo noi indifferenti e freddi? Non sia mai, o anime cortesi; no, non si avveri che sieno più
accorti, più animosi nel fare il male i figli delle tenebre, che non sieno nell'operare il bene i figli
della luce. Laonde ciascuno di noi si faccia guida, maestro, salvatore di fanciulli. Alle arti
ingannatrici della malignità contrapponiamo le industrie amorose della carità nostra, stampe a
stampe, scuole a scuole, collegi a collegi; vigiliamo attenti sui bimbi delle nostre famiglie,
parrocchie, ed istituti; e poichè una turba immensa di poveri ragazzi e ragazze si trova in ogni
luogo esposta ai più grandi pericoli di pervertimento o per incuria di parenti, o per estrema
miseria; e noi, secondo le forze e la posizion nostra, facciamoci lor padri e nutrici, mettendoli
in luogo sicuro, e al riparo dalle lusinghe del vizio, e dagli attentati dei traditori. A stimolarci
poi e a rinfrancarci ogni dì più ad opera sì bella ci ricordi sovente le cure, le amorevolezze, le
finezze d'amore dal Figliuolo di Dio prodigate ai pargoli in sua mortal carriera; ci rammenti
l'alto premio da Lui promesso a chi coll'esempio, colla parola e colla mano farà del bene ad un
fanciullo. Il centuplo Egli ci assicurò in questa vita, ed una corona immarcescibile nell'altra.
Venendo a toccare delle difficoltà, che gli uditori avrebbero potuto muovergli, D. Bosco
due ne accennò, e disse: « I Salesiani nell'opera loro non incontreranno ostacoli presso le
autorità civili ? Non avvi questo pericolo, Egli rispose, perché l'opera dei Salesiani e loro
Cooperatori tende a giovare al buon costume, diminuire il numero dei discoli, che
abbandonati a se stessi corrono grande pericolo di andare a popolare le prigioni. Istruire
costoro, avviarli al lavoro, provvederne i mezzi, e dove sia necessità, anche ricoverarli, nulla

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risparmiare per impedirne la rovina, anzi farne buoni cristiani ed onesti cittadini, queste
opere, dico, non possono non essere rispettate, anzi desiderate da qualsiasi governo, da
qualsiasi politica. Certamente in tanta nequizia di tempi è. d'uopo colla semplicità della
colomba unire nel più alto grado la prudenza del serpente. Noi dal canto nostro useremo
questa prudenza, mirando a salvare le anime, sostenendo inviolabilmente i principii, ma
risparmiando e rispettando le persone. »
Taluno dirà, soggiunse ancora D. Bosco: Le opere dei Salesiani, a cui si dovrebbe
cooperare, sono belle e buone, ma sono fuori di Roma. Or, é d'uopo che noi Romani limitiamo
le nostre beneficenze a sollevare le miserie della nostra città . Rispondo: I Romani che fecero
sempre grande carità, e fortemente aiutarono le opere dei Salesiani, devono consolarsi di
aver fatta cosa utile ai Romani. In ogni tempo un notabile numero di ragazzi fu inviato da
questa Città nelle Case Salesiane; molti vi si trovano presentemente, parecchi dimandano ora
di esservi condotti e ricoverati. Del resto ognuno cooperi pure al benessere della gioventù di
questa grande città; poiché i Salesiani stessi godono della speranza che Dio concederà loro di
potersi presto unire a Voi, e a questo zelantissimo Clero a pro della povera gioventù di Roma.
Ma frattanto si rifletta che Roma è città cattolica, anzi il Centro del Cattolicismo; perciò in ogni
tempo la carità dei Romani si é estesa a tutti i paesi, e a tutti i Cattolici. Da Roma, e col
soccorso dei Romani partirono’sempre drappelli di Missionarii a propagare, e a sostenere la
religione nelle estere contrade. Pertanto se voi aiutate i Salesiani che sono all'estero, se
aiutate le opere che essi promuovono nei paesi nostri, Voi lavorate pel Cattolicismo, voi
lavorate per la Chiesa tutta, la quale, avendo in Roma il suo Capo Supremo, è sparsa nei suoi
figli per tutta la terra: Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia.
Con queste ed altre simili parole ed eccitamenti il Superiore dei Salesiani poneva fine al
suo dire, lasciando la nobilissima assemblea vivamente commossa, ed animata alla nobile
impresa.
Disceso D. Bosco dal palco, apparve un vero spettacolo; egli discendeva, ed il Cardinal
Vicario, vestito di tutti gli ornamenti di sua alta dignità, saliva al luogo medesimo. Ognuno
commosso serbava profondo silenzio. « Io non posso che lodare l'opera, dei Cooperatori
Salesiani, disse l’Eminentissimo. Porporato, i quali mentre hanno il sublime scopo di tutelare il
buon costume e giovare alla civile società, non trascurano d'insinuare e propagare i sani
principii di nostra Santa Cattolica Religione. Coraggio adunque. Ma non dimenticate Roma,
dove in questi momenti è gravemente sentito il bisogno dell'opera vostra. Qui voi dovete
rivolgere le vostre mire; qui le vostre sollecitudini; qui fare in modo che quanto prima si apra
una Casa di Salesiani, i quali si uniscano al nostro Clero per salvare tanti fanciulli pericolanti,
cui sovrasta un tristo avvenire, se una mano benefica non li raccoglie, non li sostiene, non li
conduce al lavoro, alla Religione, alla virtù. » Fattosi poscia a svolgere il testo di S. Paolo ai
Tessalonicesi: Vos autem fratres, nolite deficere benefacientes: ma voi, o fratelli, non vi
rallentate nel ben fare; l'eloquente oratore con profonda dottrina, e con quella unzione, che
faceva ricordare quella dei santi Padri della Chiesa, prese ad esortare i Cooperatori e
Cooperatrici a continuare vie più animosamente nella loro santa impresa. Accennò le
principali difficoltà e pericoli che per lo più si incontrano nell'operare il bene, che sono: la noia,
la tristezza ed il timore. Disse non dover noi lasciarci vincere dalla noia, ma crescere di giorno
in giorno nel fervore; non dover lasciarci abbattere dalla tristezza, malgrado che alcuna volta
non si scorga il frutto delle nostre buone opere, ma consolarci al pensiero che il nostro è un
buon seme, che al certo germoglierà frutti salutari; non dover infine lasciarci spaventare dai
pericoli e persecuzioni, ma da forti essere costanti fino alla morte.
Le forbite parole di Sua Eminenza furono una ben degna sanzione di quanto prima
aveva detto il Superiore, e nulla più lasciarono a desiderare. Si cantò un altro mottetto, Panis
vivus, e si conchiuse la carissima festa colla solenne benedizione del SS. Sacramento, che
degnossi impartire l’Eminentissimo Vicario, lasciando tutti col cuore contento e pieno di sante
risoluzioni.
Così la Pia Unione dei Cooperatori Salesiani arricchita con tante indulgenze dalla
inesauribile bontà del Santo Padre Pio IX, accresciuta di molte ottime persone, onorata da
illustri personaggi, a tanti altri vanti può aggiungere pur quello di aver tenuta colla pompa più
solenne la sua prima Conferenza come sotto gli occhi del Sommo Pio, poco prima che Ei li

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chiudesse per sempre, sotto gli auspizi del suo degnissimo Vicario, ed in quella Roma, che,
Centro della Religione Cattolica, è modello sempre e di fede e di carità.
aprile - a. 2, nr. 4
1-2 La santità di Leone XIII e i cooperatori salesiani.
[Parole del papa e di DB nell'udienza del 16 marzo 1878. V. Unità Cattolica, 1878, N. 50. e 69].
Chi non è con me, disse il divin Salvatore, mi è contro; chi meco non raccoglie, vale a
dire, chi non lavora per la gloria mia, egli disperde e getta al vento le opere sue. Laonde a
colui, che non si travaglia quaggiù per un mondano interesse; a chi non si affatica per un
applauso, per un'aura popolare, niun'altra cosa deve stare più a cuore, che l'andar sicuro
essere le azioni sue gradite al Signore. La fiducia, la sicurezza di lavorare con Dio e per Dio, è il
premio più ambito, il conforto più dolce per un’anima cristiana; è in pari tempo lo stimolo più
forte per correre negli ardui sentieri della virtù. Piacciano o no le opere sue agli uomini, le
approvino questi o le vituperino a loro posta punto non cale: se gradiscono a Dio, basta per
tutto. Vengano pur anche allora a schierarsi contro le orde nemiche, chi ha fidanza di
combattere con Dio e per Lui, non teme nè si sgomenta; che anzi con imperturbato animo
esclama come il reale profeta: Si consistant adversum me castra, non timebit cor meum; e
nelle più fiere battaglie al pari di lui ne spera vittoria: Si exurgat adversum me proelium, in hoc
ego sperabo.
Cooperatori e Cooperatrici, noi potevamo già tenerci sicuri che la nostra Pia Unione,
non che le sollecitudini e gli sforzi nostri per conseguirne il nobile scopo erano di gradimento
a Dio; imperocchè la, parola dell’immortale Pio IX, Vicario di Gesù Cristo, ce n'era mallevadrice;
ma appena Ei lasciò la terra pel Cielo, una novella prova ce ne venne data, della prima non
meno preziosa e consolante.
Il 16 Marzo dell'anno corrente sarà un giorno memorando per noi tutti, e segnerà una
bella pagina nella storia della nostra Congregazione. L'inclito Successore di Pio IX, il Sommo
Pontefice Leone XIII, sebbene occupatissimo nei più importanti affari della Chiesa Universale,
tuttavia nella esimia bontà dell'animo suo degnossi di accordare al nostro Superiore una
Udienza privata, cordiale, importante, che durò quasi un’ora. Il Supremo Gerarca, il Vicario di
Dio volle essere informato per filo e per segno delle cose nostre, prendendone il più vivo
interesse. Essendogli caduto in acconcio, il Superiore lo pregò che volesse stabilirgli un
Cardinale protettore, come si pratica con le altre Congregazioni Religiose. Come avete fatto
finora ? domandò Sua Beatitudine. Il Santo Padre Pio IX, rispose D. Bosco, volle essere Egli
stesso il protettor nostro. Ebbene, conchiuse il Papa, altrettanto farà il suo Successore.
Tuttavia, secondo la vostra domanda, mentre io sarò il vostro protettore di fatto, vi stabilirò
eziandio un Cardinale, il quale tratti le cose vostre in Roma, e a tempo opportuno me le
riferisca. »
Deplorando la morte del grande Pio IX, noi nel N° precedente dicevamo di aver fatto
per essa una perdita di si gran valore, che solo Iddio ce ne poteva risarcire. Orbene, questo
buon Dio ascoltò i notri voti, e ce ne risarcì appieno, dandoci un altro Padre, del primo non
meno amoroso e benevolo.
Dai Salesiani passando a parlare dei Cooperatori, Sua Santità, colta la propizia
occasione, encomìò l’Opera loro, dimostrando per essi la più alta benevolenza. Né di ciò pago,
volle essere annoverato tra loro, e permise che il suo augusto nome fosse scritto sul nostro
registro. Dando poscia il perché di questa sua risoluzione proferì queste preziose parole «
Come Capo della Chiesa io debbo essere il promotore naturale di ogni pia e caritatevole
istituzione. Ciò posto, come potrei non far parte ad un'Opera si bella e santa, e tutta diretta a
coltivare, istruire, salvare tanta gioventù abbandonata? » Pregato in fine di voler impartire
una speciale benedizione sopra la Congregazione e suoi allievi, sui Missionarii, benefattori e
Cooperatori Salesiani: « Lo fo ben di cuore » soggiunse il Santo Padre, e con ogni effusione si
degnò di benedir tutti, invocando ogni dono celeste sul loro fondatore, e,su quanti in Italia, in
Francia, e nell'America lavorano sotto la sua bandiera.
Sorelle e fratelli dilettissimi, le riferite parole di Sua Santità, e l'iscrizione del glorioso
suo nome tra i nostri, non ci lasciano più dubbio veruno che il Papa è con noi, o meglio che noi

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siamo col Papa; ma chi è col Papa è con Dio. di cui Egli ò Vicario in terra. Animo adunque: in
unione e colla benedizione del romano Pontefice lavoriamo secondo le nostre forze a
sostegno delle opere della Congregazione; adoperiamoci al bene della gioventù. Le nostre
sollecitudini, i nostri sacrifizi saranno guiderdonati un giorno. No, i nostri sudori non cadranno
sulla terra invano, ma dopo aver inaffiato e fatto fiorire le più belle virtù nella società e nelle
cristiane famiglie saranno raccolti da Dio, e mutati per noi in gemme di Paradiso.
maggio - a. 2, nr. 5
5 Lotteria di doni diversi a favore dell'Ospizio di S. Vincenzo de’ Paoli in S. Pier
d'Arena approvata dalla R. Prefettura di Genova.
[Circolare sottoscritta « Sac. G. Bosco | Sac. P. Albera»].
BENEMERITO SIGNORE,
Con grande nostra consolazione possiamo finalmente partecipare a V. S. Benemerita
che la Lotteria, raccomandata alla sua carità, volge al suo termine. I biglietti furono spacciati
nella maggior parte e speriamo che saranno pure esitati quelli che ancor rimangono.
Volendo ora appagare la comune aspettazione, si è fissato per la pubblica estrazione
dei numeri vincitori il giorno 2 del corrente Maggio, secondo le norme prescritte dalla R.
Prefettura di Genova come sta notato nel Regolamento.
Dopo le sarà tosto spedita la nota dei numeri estratti.
Malgrado però il buon esito della pia impresa, i bisogni di quest’Ospizio continuano ad
essere gravi assai. Quindi ci raccomandiamo caldamente alla S. V. affinchè ci continui la sua
carità.
So pertanto la S. V. o altre caritatevoli persone di sua conoscenza potranno venirci in
aiuto con lo spaccio di altri biglietti, l’avremmo come un nuovo segnalato benefizio; e la
preghiamo nel tempo stesso che Ella ci mandi quei biglietti che che non avesse spacciato e
non giudicasse di ritenere. Il costo dei biglietti è di lire una; e di lire dieci quelli con 10 numeri
ad un premio assicurato. La distribuzione continuerà fino alla pubblicazione dei numeri
vincitori; coloro poi che desiderassero l’Elenco dei doni della lotteria verrà loro spedito.
La gratitudine nostra e quella dei nostri giovanetti sarà certamente grande, e il nome
della S. V. rimarrà notato nel catalogo di quei benefattori, per cui si faranno tutti i giorni
mattino e sera comuni e private preghiere.
Iddio pietoso le conceda vita felice e l’abbondanza di sue benedizioni.
A nome della Commissione abbiamo l'alto onore di professarci
Di V. S. Benemerita, Obbligatissimi Servitori
Sac. G. Bosco, Sac. P. Albera.
giugno - a. 2, nr. 6
5 Chiesa di S. Giovanni Evangelista con ospizio e scuole per poveri fanciulli nel
viale del Re in Torino.
[Circolare del 12 ottobre 1870].
CHIESA DI S. GIOVANNI EVANGELISTA con Ospizio e Scuole per poveri fanciulli nel viale
del Re in Torino.
Nella città di Torino dalla piazza d'Armi fino al Po avvi uno spazio popolatissimo di circa
tre chilometri senza che tra que’numerosi abitanti vi siano né scuole per fanciulli, nè Chiese
pel culto religioso. Egli é nel mezzo di quella popolazione, come ognuno sa, che i Protestanti
innalzarono il così detto loro tempio con ospizio, scuole ed asilo infantile. Quindi per quella
deficienza deplorabile di vicine Chiese e scuole cattoliche, e per la vicinanza altronde dello
stabilimento eterodosso, ne nasce pe’padri di famiglia un gravissimo ed efficacissimo cimento
di mandare i loro figli e figlie misti a quelli dei Protestanti alle loro scuole ed asili, sotto allo

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specioso pretesto che la necessità non ha leggi. Esisteva bensì da molti anni l’Oratorio di S.
Luigi con scuola e giardino di ricreazione, ma nel prolungamento della via S. Pio V, questa
località fu divisa in due parti, e così resa inservibile al suo scopo.
A fine di provvedere in qualche modo alla gravità del bisogno, coll'aiuto di caritatevoli
persone, fu comperato un terreno compreso tra la detta via S. Pio V e via Madama Cristina
con fronte sul Viale del Re. L'intendimento è di edificare una Chiesa, che possa servire anche
per gli adulti, con fabbricato sufficiente per scuola, ospizio, giardino dove trattenere i ragazzi
in ricreazione nel giorno festivo, preservarli dai pericoli dell'immoralità, ed avviarli a qualche
arte o mestiere.
Coll’appoggio della divina Provvidenza i lavori sono iniziati; il muro di cinta è già
terminato, e mentre un benemerito ingegnere sta ultimando il disegno della Chiesa e
dell’edifizio annesso, si preparano eziandio i materiali necessarii alla costruzione.
Ma i tempi difficili che corriamo, le miserie che si fanno ovunque sentire sono un
grande ostacolo per condurre a termine un'opera di tal genere, per cui non si ha un soldo di
bilancio preventivo. Se non che la carità dei Cattolici, che non venne mai meno in altre simili
occasioni, noti sarà ora certamente per mancare; il caso è troppograve per dubitarne. Qui si
tratta, come ognuno può facilmente persuadersene, di preservare un gran numero di fanciulli,
e forse anche di adulti e di intere famiglie, dal grave o funesto pericolo di essere indotti in
errori contro la santa Fede, e quasi insensibilmente alienati dalla santa Cattolica Chiesa e dal
supremo di lei Capo e Pastore, di venire, anzi di trovarsi, quasi senz'avvedersene, impegnati
nell'eresia. A questi inconvenienti sono seriamente invitati e caldamente pregati a riflettere
quelli che amano la gloria di Dio, il bene della santa Cattolica Chiesa, e la salvezza de’loro
prossimi.
Si spera che questi lavori saranno compiuti in due anni (1), e in questo spazio di tempo
si fa umile ma caldo appello a tutti i buoni, supplicandoli a voler concorrere con quelle offerte
che Dio loro inspirerà poi bisogni eccezionali. Tali offerte si possono fare in danaro o in altra
qualsiasi materia atta a servire di costruzione o di ornamento alla Chiesa o all’edifizio annesso.
Si tratta di salvare anime, e colui che porge la mano benefica avrà fondata speranza di udirsi
un giorno dal Salvatore le consolanti parole: « Hai salvato un'anima, hai predestinato la tua. »
Il sommo Pontefice Pio IX loda l'impresa e benedice tutti quelli che vi prenderanno parte. Sua
Eccellenza Rev.ma il nostro amatissimo Arcivescovo non solo incoraggisce, ma vi prende
parte con quei mezzi materiali, che la sua posizione gli permette. Si fa appello ai Cristiani in
genere, ma specialmente a quelli che dimorano in quel vicinato, od hanno ivi qualche
possedimento.
La Chiesa è dedicata a S. GIOVANNI EVANGELISTA, e l’ancona rappresenterebbe il
Salvatore che dalla croce affida la sua Madre SS. al prediletto Apostolo, siccome sta esposto
nel santo Vangelo.
Le oblazioni si ricevono dal sottoscritto o dal sig. D. Traversa Curato dì S. Massimo, alla
cui parochia appartiene il sito scelto per la novella costruzione. Dio ricolmi di grazie o di celesti
favori tutti i benemeriti oblatori, e loro conceda giorni felici con largo guiderdone in terra e
assai maggiore nella beata eternità.
Torino, 12 ottobre 1870
Sac. Gio. Bosco.
(1) Il ritardo fu cagionato dagli ostacoli frapposti sopratutto dai vicini eretici; ostacoli
stati finalmente superati con grandi sacrifizi pecuniari, ed anche per via legale.
settembre - a. 2, nr. 9.
1-6 Collocamento della pietra angolare nella chiesa di S. Giovanni Evangelista.
[Parole di DB ai presenti (p. 4s)].

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32
[…] Terminato questo canto, i sacri Ministri e il Priore si avvicinarono al luogo dove
aggiustare si doveva la Pietra benedetta; ma prima di passare a quest’atto, che era il
principale della funzione, il Sacerdote Giovanni Bosco domandata ed ottenuta licenza
dall’Arcivescovo leggeva il Verbale di quanto si faceva, concepito in questi termini:
« A mezzodì della città di Torino, nel centro di numerose e popolatissime abitazioni,
nell'isolato compreso tra la Via di San Pio V, Via Madama Cristina, e il Corso Vittorio Emanuele
II, fu messa in costruzione una Chiesa ed un Ospizio, affinché a tutti si dia comodità di
soddisfare ai religiosi doveri, si possano istruire nella scienza e nella religione i fanciulli, e di
questi ricoverare coloro, cui non si potesse altrimenti provvedere.
« Pertanto col consenso e coll’approvazione dell'Autorità Ecclesiastica, colla
benedizione del glorioso Pontefice Pio IX, nostro Benefattore di veneranda Memoria,
comperata l'area necessaria, si die’principio ai lavori.
« La Chiesa è di stile Gotico Romanico del 1300, la sua larghezza è di metri ventidue per
sessanta di lunghezza. I muri sorgono già all'altezza di sei metri. Il disegno fu concepito dal
Conte Edoardo Mella di Vercelli, benemerito e celebre ingegnere, gloria del nostro secolo pel
suo grande studio e perizia intorno alle costruzioni sacre di stile antico. Il Conte Carlo Reviglio
della Veneria coadiuvò efficacemente il prelodato Conte Mella nel compiere le opere d'arte, e
coll'aiuto pure efficace dell'ingegnere Cav. Carlo Trocelli si riuscì a superare molte difficoltà
incontrate nel preparare e incominciare i lavori.
« Direttore di questi è il Cav. ingegnere Antonio Spezia già per molti titoli benemerito
dell'Opera degli Oratorii. Capo Mastro impresario è il Sig. Carlo Buzzetti e fratelli assai
rinomato per vari sacri edifizi felicemente condotti a termine. Priore della festa è il Sig. Barone
Banchiere Giuseppe Ceriana, che di buon grado si presta a tale uffizio di carità. Condotta la
costruzione al punto in cui presentemente si trova, fu deliberato il collocamento della Pietra
Angolare.
« Perciò l’anno del Signore 1878 il 14 agosto; l’anno primo del Pontificato di Leone XIII,
dei Conti Pecci, nato in Carpineto d'Anagni il 2 marzo 1810, eletto Papa il 20 febbraio 1878;
l'anno primo del regno di Umberto I nostro amato Sovrano; l'anno settimo dell'Episcopato di
S. E. R.ma Monsig. Lorenzo Gastaldi nostro veneratissimo Arcivescovo; alle ore nove del
mattino la prelodata Sua Eccellenza Rev.ma e il Sig. Barone Giuseppe Ceriana si recarono al
sito destinato per la religiosa funzione. Una moltitudine di fedeli d'ogni età e condizione li
accolsero con segni di particolare riverenza, e gli allievi dell'Oratorio Salesiano li salutarono
con musicali concerti.
« A fine di compiere l'atto religioso come prescrive il Pontificale Romano si procedette
al luogo del Presbitero della futura Chiesa, presso alla colonna più vicina all'Altare Maggiore
nel lato del Vangelo. La Pietra Angolare fu collocata nello zoccolo basato sul pavimento
dell’edifizio. La medesima ha una cavità di centimetri 30 in altezza, e 20 in larghezza. In un
tubo di vetro si collocarono varie fotografie di persone benemerite di questa Chiesa; una
copia della facciata della medesima e dell'Ospizio; una copia del Bollettino Salesiano del mese
di aprile dell'anno corrente; un elenco dei Membri e delle Case Salesiane presentemente
esistenti; varie monete; diverse medaglie di conio recente, con oggetti atti a ricordare ai
posteri il fatto memorando.
Qui D. Bosco visibilmente commosso volgeva agli astanti le seguenti parole, scritte pur
anche nel Verbale:
ECCELLENZA REV.ma, RISPETTABILI SIGNORI,
In questo momento solenne io debbo compiere un atto di vivissima riconoscenza, da
cui è compreso il mio cuore verso di Voi, e verso tutti coloro, che colle preghiere, con mezzi
materiali e morali hanno cooperato in favore di questo Monumento di riconoscenze e di
amore al Grande Pio IX. Non potendo come desidero retribuire ognuno con degno
contraccambio, prometto che per Voi qui presenti, per tutti quelli che concorsero o
concorreranno al buon. esito di questo edifizio, e soprattutto pei Cooperatori Salesiani,
saranno fatte quotidiane preghiere a Dio nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, e tra non molto in
questa pur anche, che stiamo innalzando ad onore dell'Apostolo prediletto del divin
Salvatore, ed a Memoria del Nono Pio, che ne portava il nome. Iddio pietoso a tutti conceda

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33
sanità stabile, vita lunga e felice, pace e concordia nelle famiglie, buon esito nelle imprese, e in
ogni affare. Sia copioso il centuplo da Gesù Cristo promesso nella vita presente, e più
abbondante ancora sia la mercede nella vita avvenire.
« Voi intanto, Benefattori esimii, che avete dato mano alla pia impresa, e che ora la
vedete già bene incominciata, deh ! vogliatemi continuare il vostro appoggio, la carità vostra,
ed essa senza fallo sarà condotta a termine pel bene della civile Società e della Religione, a
vostra gloria ancora, a vostra consolazione. Imperocchè finché pellegrineréte su questa terra
vi accompagneranno le lodi e le benedizioni dei viventi, e i favori del Cielo. Ed ancora dopo la
dipartita dal terrestre esiglio i nostri posteri proseguiranno in questa Chiesa
E la prece della gratitudine per Voi, continueranno a benedire la vostra memoria. Anzi
ammirando quest'Opera prenderanno a stimare ed amare vie maggiormente quella Religione,
che ve l’ha inspirata. Voi da molti anni cogli spiriti beati farete già risuonare di melodiosi
cantici le sacre volte del Cielo, e questo tempio dalla vostra carità innalzato echeggerà tuttora
delle soavi ed armoniose voci dei nostri nipoti, e di altri che saranno dopo di noi, i quali
cercheranno di emularvi nell’inneggiare il Santo dei Santi. Voi quali soldati di Gesù Cristo
godrete già nell’eterna pace i frutti della vittoria, ed altri in questo luogo medesimo verranno
ad infiammarsi alle battaglie del Signore, a cibarsi del Pane dei forti, a ritemprare le loro armi
della preghiera e della pietà, onde come voi conseguire la palma ed il trionfo. Voi quali
fortunati pellegrini vi troverete già nel riposo della patria beata, e vi vedrete ancor raggiunti
da altre anime elette, le quali dopo Dio dovranno a quest'Opera vostra la loro eterna salvezza.
Così scorgendo l'immenso bene che in questa Chiesa e nell'Ospizio attiguo andrassi operando
a pro delle anime, a gloria di Dio, ad onore della Chiesa Cattolica, a giovamento della civile
Società, a profitto della cara città di Torino, il vostro spirito in Cielo ne esulterà di purissima
gioia, mentre di nuove gemme si abbellirà la vostra corona di gloria. » […]
11-13 Istituto femminile sotto la protezione della Madonna delle Grazie in Nizza
Monferrato e di S. Teresa in Chieri.
PROGRAMMA.
Nelle Città di Chieri e di Nizza Monferrato in grandioso locale situato in deliziosa e
saluberrima posizione è aperta una Casa di educazione per fanciulle. Lo scopo si è di dare
l'insegnamento morale e scientifico in modo, che lasci nulla a desiderare per una giovanetta di
onesta e cristiana famiglia.
INSEGNAMENTO.
L’insegnamento è dato da maestre approvate. Esso abbraccia le quattro classi
elementari, vale a dire, corso di lingua italiana, calligrafia, aritmetica, sistema metrico, e
tenuta dei libri per uso domestico. La declamazione, ed uno speciale esercizio nello stile
epistolare fanno eziandio parte dell'insegnamento. Si dànno pure lezioni di disegno, di lingua
francese o di piano forte; ma a richiesta e a carico dei parenti delle allieve.
Ritenendo la religione e la moralità come parti fondamentali della buona educazione,
nell’insegnamento religioso si hanno per libri di testo il Catechismo e la Storia Sacra con
riflessioni e pratiche applicazioni.
Al termine d'ogni anno scolastico si dà l'esame finale colla distribuzione dei premii e
delle menzioni onorevoli.
Nel convitto ciascuna allieva fa uso della lingua italiana.
LAVORI DOMESTICI.
I lavori domestici consistono nel fare gli abiti proprii, secondo la condizione delle
allieve, lavori a maglia, calze, camicie, rappezzare, soppressare, far merletto e tutti i lavori più
ordinarii di una onesta famiglia.
Per avvezzare le fanciulle alle occupazioni casalinghe, le maggiori di anni dodici fanno
per turno il servizio del refettorio, per quanto è conciliabile cogli altri loro doveri. La gestione
dei lavori è tutta a carico ed a favore dell’Istituto.

4.4 Page 34

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34
CONDIZIONI DI ACCETTAZIONE.
1° Ogni allieva nel suo ingresso deve essere munita della fede di Battesimo, certificato
di vaccinazione o di sofferto vaiuolo, ed aver compiuta, l'età d'anni 6.
2° La pensione mensile è di lire 24, e si paga a trimestri anticipati.
3° La casa é aperta tutto l'anno. Se i parenti lo desiderano si concedono alle allieve
alcuni giorni di vacanza dal 15 Settembre al 15 Ottobre; ma per tal tempo non si fa riduzione
sulla pensione del trimestre. Fuori di questo tempo, e fuori del caso di malattia, non si
permette alle allieve di uscire coi loro parenti. Possono i parenti o chi per essi venire a visitare
le loro figlie una volta la settimana.
Queste visite sono concedute più spesso in caso di malattia.
4° Si hanno tutti i riguardi affinché i commestibili siano sani e adattati all’età e
condizione delle allieve.
Al mattino hanno pane, caffè e latte, o frutta.
A pranzo pane a piacimento, minestra, una pietanza con vino.
A merenda pane. A cena pane a piacimento, minestra, pietanza o frutta con vino.
5° Ogni trimestre i parenti ricevono informazioni della sanità, condotta morale, e del
profitto fatto dalle allieve nelle rispettive classi.
6° La musica vocale, la cura del medico e chirurgo, bucato, soppressatura, inchiostro,
lume e caloriferi per l'inverno sono a carico dell'Istituto, ma per queste spese si
corrispondono in principio dell'anno lire 20. Di queste nulla si restituisce a chi stesse
nell’Istituto anche solo piccola parte dell'anno.
Le altre spese accessorie, come sono di libri, carta, posta, medicinali, vestiario, viaggi e
simili sono a carico dei parenti.
Il mese incominciato si paga metà; oltrepassata la metà si paga intiero. Non si fa
riduzione per chi stesse fuori dell'Istituto meno di quindici giorni.
7° Le allieve non possono tener danaro presso di sè per minuti piaceri, ma avendone dai
loro parenti, lo devono depositare presso la Direttrice, che ne farà loro regolare distribuzione.
CORREDO.
L'Istituto provvede lettiera in ferro e pagliericcio. Le allieve si devono provvedere il
materasso di m. 1,75 in lunghezza, e m. 0,70 di larghezza; guanciale, coperta da letto per
l'estate e per l'inverno, più il copriletto bianco.
Lenzuola.....................................................................N° 6
Foderette .....................................................................» 4
Camicie ........................................................................ » 6
Mutande paia...............................................................» 4
Calzoni bianchi paia .....................................................» 4
Calze paia .................................................................... » 6
Sottane bianche...........................................................» 4
» di colore ........................................................» 2
Gonnella di lana ........................................................... » 1
Vesti a piacimento .......................................................» 4
Grembialini bianchi ......................................................» 2
» di colore....................................................» 2
» neri colle maniche da mettere in iscuola » 2

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35
Colletti..........................................................................» 6
Cravattine ....................................................................» 4
Velo nero per Chiesa ....................................................» 1
Paia di scarpe............................................................... » 3
Fazzoletti da naso ......................................................» 12
Cuffie da notte............................................................. » 5
Giubbetti da notte ........................................................»4
Accappatoi, o manti per la pulizia del capo ............... » 2
Salviette .......................................................................» 6
Asciugamani ................................................................» 6
Spazzole per abiti .........................................................» 1
» per le scarpe..................................................» 1
Pettini........................................................................... » 2
Forbici e cuscinetto da lavoro......................................» 1
Paracqua e ombrellino .................................................» 1
Baule con chiave...........................................................» 1
Abito di uniforme .......................................................... 1
Questo abito sarà unico per l'estate e per l'inverno, ed affinchè sia eseguito secondo il
modello comune, sarà provvisto dall’Istituto a carico dei parenti. Ogni oggetto deve essere
notato col numero d'ordine fissato nell'atto di accettazione
AVVERTENZE PER L'EDUCATORIO DI NIZZA.
Le domande si possono fare alla Direttrice dell’Istituto femminile di Nizza Monferrato,
o al Signor D. Bisio vicario di S. Giovanni, od anche al molto Rev. Sig. D. Bosco Direttore
dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino.
La città di Nizza Monferrato è una delle principali Stazioni della Ferrovia tra Alessandria
e Cavallermaggiore.
AVVERTENZE PER QUELLO DI CHIERI.
Le domande si possono fare alla Direttrice dell'Istituto di Santa Teresa in Chieri, oppure
al Rev. D. Bosco in Torino.
La Città di Chieri ha comunicazione diretta per la ferrovia TorinoChieri, e con le linee
Torino Alessandria, Cuneo, Savona con fermata a Troffarello.
1879
gennaio - a. 3, nr. 1.
1-3 Lettera del sac. Giovanni Bosco ai cooperatori e cooperatrici salesiani.
BS francese: avril 1879, p. 1s [altra stesura]
MIEI VENERATI BENEFATTORI,
Io provo la più grande consolazione nel presentarmi a Voi, o benemeriti Cooperatori e
benemerite Cooperatrici, e parlarvi delle cose che nel decorso dell’anno furono oggetto delle
Vostre sollecitudini e della Vostra carità.
Prima di tutto debbo compiere un gran dovere, che è quello di ringraziarvi della bontà
e zelo, con cui Vi siete prestati agli inviti fatti alla Vostra pietà sia con offerte pecuniarie, sia

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36
con oblazioni di altro genere. lo credo che Voi sarete soddisfatti quando avrete udito
l’esposizione dei frutti della Vostra beneficenza.
Due cose io farà colla presente: Primieramente una breve esposizione delle cose fatte:
In secondo luogo la proposta delle opere per l’anno prossimo. Ciò io debbo fare per adempire
quanto il nostro Regolamento prescrive all’art. 7° del capo V.
Cose dell'Anno 1878.
Mercè l'efficace Vostro appoggio abbiamo potuto compiere molte cose, che speriamo
giovevoli alla gloria di Dio, e vantaggiose al nostro prossimo. Ventidue nuove case furono
aperte in quest’anno a benefizio dei giovanetti pericolanti in Italia, in Francia, nell’America
Meridionale, ossia nella Repubblica dell'Uruguay e Repubblica Argentina. Le Missioni poi in
quelle lontane contrade si estesero in un assai vasto campo evangelico, che promette
un’abbondantissima messe.
Le quali cose ci obbligarono ad una nuova spedizione di Salesiani e di Suore di Maria
Ausiliatrice per aprire altri Ospizi, altre case di educazione, e per sostenere quelle che già sono
aperte. In tale guisa si annientò il numero di quelli che furono tolti dalla mala via, restituiti
all’onore di se stessi, al decoro della patria, a vantaggio della famiglia. Abbiamo pure avuto la
grande consolazione d’aver ritirato non centinaia, ma più migliaia di giovanetti dai pericoli e
possiamo dire dalle carceri, collocati per la buona strada, avviati sul sentiero della virtù, e resi
abili ad un tempo a guadagnarsi onestamente il pane della vita.
Altra opera che eccitò la comune sollecitudine fu la Chiesa ed Istituto di S. Giovanni
Evangelista. i lavori furono condotti fino al tetto, e speriamo di ripigliare l'impresa nella
prossima primavera.
A sostenere tutte queste opere occorsero gravi sacrifizi personali e pecuniarii. Ma
l’aiuto della divina Provvidenza per mezzo Vostro non ci mancò. E Voi dovete essere contenti
pel santo fine cui fu diretta la Vostra beneficenza, e pei frutti morali e materiali che se ne
ottennero in pro delle anime e della civile Società. Egli fu questo grande pensiero che messe
l’inesauribile carità del Sommo Pontefice Leone XIII, che Dio lungamente conservi sano e
salvo, a venirci in soccorso. Essendo Egli stato informato delle nostre gravi strettezze, si
compiacque di mandarci la generosa limosina di franchi due mila colla paterna e consolante
lettera che troverete più sotto (1). Nulladimeno ci mancavano ancora dieci mila lire per
effettuare la novella spedizione dei Missionari, e questa somma ci venne provveduta dalla
carità di un Cooperatore Salesiano. Questo generoso Cristiano volle conservare l'anonimo, ma
nel piego della sua offerta acchiuse le seguenti parole: Ho letto come il S. Padre nelle sue grandi
strettezze ha mandato lire due mila per le varie opere di carità cui Ella sostiene. Mosso da così
nobile esempio io offro a Lei specialmente pei bisogni dei suoi Missionari la somma di franchi
10,000. E questo il risparmio che mi sono procacciato coll’industria e col lavoro in tempo di mia
gioventù, e lo offro di buon grado per mandarlo innanzi come lume che mi rischiari la via per
l’eternità, cui mi trovo già assai vicino. Un Cooperatore Salesiano.
Benedica il Cielo l'eroismo del pio Oblatore, e gli conceda d'averne largo guiderdone
nella vita presente e il premio dei giusti nella vita futura.
Con questi aiuti si potè effettuare la spedizione dei novelli Missionari, fornirli del
corredo che loro era indispensabile, e fare alcune provvigioni necessarie a quelli, che già
esercitano il sacro Ministero in quelle remote regioni.
Cose che si propongono per l'Anno 1879.
Nell’anno novello più cose sono a proporsi. La prima, usare ogni mezzo materiale e
merale, che sia in nostro potere, per promuovere i Catechismi parrocchiali, e tutte le altre
opere che sono dirette a vantaggio dei giovanetti abbandonati e pericolanti.
Si tratta di liberarli dai pericoli che loro sono imminenti, dal mal fare, dalle medesime carceri;
si tratta di renderli onesti Cittadini e buoni Cristiani.
Altra cosa da raccomandarsi è l’Opera di Maria SS. Ausiliatrice che ha per iscopo di
coltivare tra gli adulti le vocazioni allo Stato Ecclesiastico. La casa principale è nell’Ospizio di S.
Vincenzo in Sampierdarena. Si ebbero già frutti consolanti. Già un notabile numero deliberò

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37
intorno alla propria vocazione, e fece ritorno alle rispettive Diocesi, mentre alcuni scelsero lo
stato religioso, ed altri le Missioni estere.
La Chiesa di S. Giovanni poi coll'Ospizio annesso, essendo un omaggio che i
Cooperatori Salesiani rendono alla gloriesa memoria di Pio IX, deve animare ciascuno a
sostenerlo, avendo piena fiducia che, nel corrente anno, almeno il tempio sarà condotto al
suo termine.
Provvedimenti.
Voi, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, dimanderete dove si possano trovare
tanti mezzi per sostenere simili opere di pubblica beneficenza. Io ripongo ogni mia fiducia
nella Vostra carità. Dio ci aiutò nel passato in momenti assai difficili; Egli continuerà
certamente ad inspirarvi generosi propositi, e farà in modo che abbiate onde eseguirli.
Siccome poi presentemente ci troviamo nel bisogno di preparare pane e vestito a molti
ragazzi ricoverati nei nostri Ospizi, così coll’approvazione dell’Autorità civile fu ideata una
piccola Lotteria, che sarà di alcuni dipinti ed oggetti d'arte antichi offerti a questo scopo
benefico. Sarà spedita una piccola porzione di biglietti a ciascuno dei Cooperatori, e spero che
li potrete tenere o per Voi, o almeno spacciarli presso qualche caritatevole parente od amico.
Di ogni cosa si darà a suo tempo ragguaglio nel Bollettino.
Intanto, o venerati ed insigni Benefattori, vegliate gradire i più vivi ringraziamenti che
io con tutti i Salesiani e giovani beneficati vi tributiamo dal più profondo del cuore. Noi vi
conserveremo incancellabile gratitudine, mentre Dio vi tiene preparata un’imperitura
mercede.
Nella Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice in Torino, in tutte le Chiese, in tutte le Case
Salesiane sono mattino e sera innalzate al Cielo preghiere, affinché, Dio Vi conceda sanità
stabile e vita felice, dia la concordia e la pace alle Vostre famiglie, la prosperità ai Vostri
interessi, la fertilità alle Vostre campagne. Insomma le nostre preghiere sono indirizzate ad
invocare le divine benedizioni sopra di Voi, affinché, dopo aver passati giorni contenti e
tranquilli su questa terra, abbiate tutti a godere il frutto della Vostra carità nel più alto dei
Cieli.
In particolar modo poi si raccomanda alle comuni preghiere il Sommo Pontefice Leone
XIII, nostro Capo Cooperatore; tutti quelli che lavorano pel bene di Santa Chiesa; quei
Cooperatori che lungo l'anno furono chiamati da Dio all’altra vita. E in fine raccomando anche
l'anima mia alla carità delle Vostre preghiere assicurandovi che Vi sarò sempre in G. C.
Obblig.mo Servitore
Sac. GIOVANNI Bosco.
aprile - a. 3, nr. 4.
4-6 La seconda conferenza dei cooperatori salesiani di Roma.
[Discorso di DB].
[…] D. Bosco salì sopra apposita tribuna, e tenne per circa mezz'ora pendente dal suo
labbro il ragguardevole uditorio, esponendo quanto coll'aiuto di Dio e col sussidio dei
Caritatevoli Cooperatori la Congregazione Salesiana aveva fatto nel corso dell'anno a
vantaggio specialmente dei giovanetti più poveri ed abbandonati. Più di venti novelle Case si
sono aperte tra Italia, Francia ed America, che aggiunte alle precedenti formano il bel numero
di oltre ad ottanta, nelle quali ricevono la cristiana educazione circa quaranta mila giovani.
Ventiquattro persone, cioè quattordici Salesiani, e dieci Suore di Maria Ausiliatrice furono
inviate nell'America del Sud, dove nei nostri Collegi ed Ospizi si trovano già parecchi figli
d'indigeni, cui tarda il momento di potersi consacrare alla salute dei Pampas e dei Patagoni.
Mediante l’opera loro si ha ogni motivo a sperare che si avverino le parole uscite dalla bocca
del grande Pio IX quando consigliò le Missioni Salesiane in America: Bisogna convertire i
genitori per mezzo dei figli. Venendo a dire degli istituti d'Italia, parlò specialmente di quelli
stati aperti nei siti più minacciati dalla eresia protestante. E qui con vera compiacenza di tutti
si fermò a dire delle Scuole Salesiane diurne e serali attivate nella città di Spezia per la

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38
liberalità dell'immortale Pio IX, e continuate dalla carità del suo degno successore Leone XIII,
che le sussidia di un mensile assegno. Consolanti ne furono già i frutti fin qui raccolti. Gli alunni
che le frequentano sono più centinaia, strappati per tal guisa dalle scuole dei vicini eretici.
Passando poscia a rispondere a quelli, che ripetutamente gli domandavano perché non
aprisse pur anche in Roma una casa d'arti e mestieri, disse che a molti dei poveri giovanetti di
Roma e dei suoi dintorni si era finora provveduto coll’inviarli nella casa di Torino od in altri
Ospizi, in cui presentemente se ne trova un centinaio; che tuttavia egli desiderava quanto altri
mai di aprire un simile instituto anche in Roma, e coll’aiuto di Dio e dei benevoli Cooperatori e
Cooperatrici sperava che ciò si sarebbe tra non molto effettuato. « Voi sapete, egli conchiuse,
voi sapete, o benemeriti Signori, dove vada a finire la vostra carità. Perciò io vi prego a
volermi continuare il vostro appoggio materiale e morale, promettendovene l’imperitura
gratitudine dei giovanetti da voi beneficati. » […]
giugno - a. 3, nr. 6
1-8 Relazione della festa e novena di Maria SS. Ausiliatrice.
[Conferenza di DB alle cooperatrici (p. 3s)].
BS francese: juin 1879, p. 3s
[…] Dopo il canto del Veni Creator, D. Bosco, presa la parola, ricordò come da principio
nello stabilire l'Associazione dei Cooperatori si avesse intenzione che vi prendessero parte
solamente gli uomini; ma che il grande Pio IX di moto proprio volle estendere i celesti favori
anche alle donne, aggiungendo di propria mano nel decreto di concessione le parole: A tutti i
fedeli dell'uno e dell’altro sesso: omnibus utriusque sexus Christi fidelibus. Dopo ciò egli diede
notizia di quello specialmente, che coll'aiuto e la beneficenza delle Signore Cooperatrici
fecero già e stanno facendo a pro delle fanciulle le Suore di Maria Ausiliatrice nelle venti e più
Case da loro aperte tra l'Europa e l'America. Educatorii, Convitti, scuole comunali, scuole
festive, laboratorii, asili d'infanzia, Oratorii e giardini di ricreazione sono opere che hanno
oggidì tra mano le dette Suore, sotto l’alta Direzione dei Salesiani, in Mornese, Nizza,
Quargnento, Lu, Chieri, Torino, Montevideo, BuenosAyres, e in molti altri luoghi di non
minore importanza per la turba immensa di povere fanciulle e giovinette, che si trovano in
grande pericolo di anima e di corpo, soprattutto nelle Americane regioni. Enumerate queste
Case, detto il numero approssimativo delle giovinette, che vi ricevono oggidì il benefizio della
cristiana educazione, spiegato come siansi incominciate e come tuttora si sostengano, D.
Bosco notò come vi abbia avuto, e vi abbia gran parte la carità delle Cooperatrici, le quali
seguono fedelmente le orme delle prime benefattrici dei giovanetti dell'Oratorio. Accennati
poscia i grandi pericoli a cui si trovano esposte tante povere fanciulle nei nostri paesi, e
soprattutto in America, egli fece calda esortazione alla pia adunanza a venire in soccorso dei
Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice, affinché si possa estendere ad un maggior numero
di anime il vantaggio della cristiana istruzione, e del buon costume. « E quali mezzi
adopreremo noi ? mi domanderete. Eccone alcuni, o benemerite Cooperatrici, i quali vi
condurranno a conseguire il nobile scopo della nostra Associazione. Anzitutto fatevi uno
studio d'instillare in bel modo l'amore della virtù, e l'orrore del vizio nel cuore dei fanciulli e
delle fanciulle delle vostre famiglie, vicini, parenti, conoscenti ed amici. Se mai venite a
conoscere che qualche giovanetta inesperta corre pericolo dell'onestà, e voi datevi
sollecitudine di allontanarnela, e strapparla per tempo dagli artigli dei lupi rapaci. Quando
aveste, o sapeste che qualche famiglia ha giovanetti o giovanette da mettere in educazione o
al lavoro, aprite bene gli occhi, e fate, suggerite, consigliate, esortato che sieno collocati in
quei Collegi, in quegli Educatorii, in quelle botteghe, in quei laboratorii, dove colla scienza e
coll’arte s'insegna anche il timor di Dio, e dove sono in fiore i buoni costumi. Fate penetrare
nelle vostre case libri e fogli cattolici, e dopo averli fatti leggere in famiglia, fateli correre nelle
mani di quanti p'ù potete, regalandoli come per premio ai ragazzi ed alle ragazze più
frequenti al Catechismo. Soprattutto poi quando venite a conoscere che qualche giovinetta
non si può altrimenti salvare dai pericoli se non viene collocata in qualche ritiro, voi datevi
premura di mettervela al sicuro. Ma quelli, che maggiormente vi raccomando, sono i
giovanetti di buona indole, amanti delle pratiche di pietà, e cha lasciano qualche speranza di
essere chiamati allo stato ecclesiastico. Si, rispettabili Signore. prendetevi a cuore queste
speranze della Chiesa; fate il possibile, e, direi, persino l'impossibile per coltivare in quei teneri

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39
cuori e far germogliare il prezioso seme della vocazione; indirizzateli in qualche luogo dove
possano compiere i loro studii, e se sono poverelli, aiutateli eziandio con quei mezzi che la
divina Provvidenza vi ha posto nelle mani, e che la vostra pietà e l'amore delle anime vi
sapranno suggerire. Voi fortunate, se potrete riuscire a dare qualche Sacerdote alla Chiesa in
questi tempi, nei quali scarseggiano talmente i sacri ministri, che in alcuni paesi della stessa
nostra Italia nei giorni festivi non si dice né anco più Messa, né compionsi le religiose funzioni
per mancanza di Sacerdoti. Dio, gli Angeli, la Religione, le anime vi sapranno grado d'un'opera
così esimia, e voi ne avrete fin di quaggiù il centuplo nelle benedizioni che ne riceverete in
premio da Dio, oltre alla bella corona, che egli vi tiene riserbata in Cielo. Ma qui qualcuna di
voi potrebbe dire: Per fare questo bene sono necessarie delle spese, e io non mi trovo in
grado di farne. Rispondo brevemente che una donna pia, amante di Dio, della Chiesa, delle
anime, sa industriarsi a fine di poter concorrere in qualche modo alle opere di carità; io so che
voi lo fate, e me ne date prova ogni giorno. Ma lasciate che io lamenti, anzi lamentiamo
insieme una grande cecità di molte persone dei giorni nostri. Esse trovano sempre il mezzo
d'intraprendere un viaggio di piacere; il modo di provvedersi un ricco abbigliamento; il mezzo
di fare una bella comparsa in una festa; sanno trovare il mezzo di comperare non una, ma due
e più coppie di superbi cavalli e magnifiche carrozze, e via dicendo; ma se, si tratta poi di fare
una limosina, un'offerta per innalzare od abbellire la casa di Dio, per fabbricare un rifugio
all'orfano ed al derelitto, per provvedere il vitto ed il vestito ad un povero ragazzo, per dare
alla Chiesa un Sacerdote di più, ah! allora ecco in pronto le mille scuse: essi hanno spese,
hanno impegni, hanno qui, hanno là, e finiscono per far poco o nulla a pro della Religione e a
sollievo delle umane miserie. Tempo fa un cotale diede in Torino une soirée, una serata; chi
me ne parlò la disse stupenda, magnifica e regale. Quanto avrà costato? dimandai io. Costò
70 mila lire. Settanta mila lire in una veglia ! Oh! cecità umana! Con 70 mila lire si sarebbero
potuti raccogliere 70 giovanetti, farli studiare e forse regalare alla Chiesa 70 Sacerdoti, che col
divino aiuto avrebbero col tempo guadagnato a Dio migliaia di anime. E badate che quel
Signore poche settimane prima era stato pregato che volesse pagare per tre mesi la pensione
ad un povero giovanetto da ricoverarsi in un istituto, e vi si era rifiutato ! Certamente che
Iddio a suo tempo domanderà conto a colui di quella serata; ma intanto voi vedete come si
faccia oggidì per rendersi inabili alle opere di beneficenza. Quello che dico dello spreco dei
doni di Dio in grande, si dica di molti altri di minor rilievo, ma che ripetuti sbilanciano
nondimeno le famiglie, e le rendono incapaci a sostenere le instituzioni, le opere più utili per
la Religione e per la società. Benemerite Cooperatrici, conchiuse D. Bosco, io non intendo di
mettervi degli scrupoli ed insegnare che non sia lecito il vivere secondo il vostro stato,
secondo la condizione vostra; voglio solamente dire ed inculcare che non lasciate entrare nel
vostro cuore e nelle vostre case la gran piaga, il gran flagello del lusso né in grande né in
piccolo. Allora sì, voi sarete in grado sempre di concorrere anche materialmente alle opere di
beneficenza, a tergere con mano pietosa le lagrime di tante povere famiglie, a salvare tanti
giovanetti raccolti nei nostri Instituti, mantenuti dalla vostra carità; e così nel gran dì del
giudizio vi meriterete di udire da Gesù Cristo queste consolanti parole: Venite, o benedette del
Padre mio, venite a possedere il regno per voi preparato; perché io aveva fame, e voi mi avete
dato da mangiare; aveva freddo, e mi avete coperto; era malato, e mi avete visitato; aveva
insomma bisogno della vostra carità spirituale e corporale, e voi me l'avete fatta nella persona
del vostro prossimo. Sì, venite, benedirti Patris mei, possidere paratum vobis regnum a
constitutione mundi. »
luglio - a. 3, nr. 7.
8-9 La festa di S. Giovanni nell'Oratorio di S. Francesco di Sales.
[Parole di DB (p. 9). Per la lettera accennata cfr. ACS A1401003].
BS francese: août 1879, p. 8
[…] Erano oltre le dieci quando D. Bosco, levatosi in piedi, ringraziò i suoi giovanetti
della dimostrazione di amore e di gratitudine, che gli avevano dato, cominciata già fin dalla
sera innanzi; ringraziò gli offerenti, i lettori, i musici; ringraziò i molti forestieri, che avevano
avuto la bontà di venire ad onorare e rendere più splendida quella festa di famiglia. Egli
assicurò che in quel giorno aveva provato una grande consolazione nell’aver veduto tanti suoi
figli, vecchi e giovani, ecclesiastici e secolari, lontani e vicini, a venirgli far corona, a pregare

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per lui, e a dargli parola di vivere sempre da buoni cristiani e da savii cittadini, per ritrovarsi un
giorno tutti raccolti in Cielo; ma disse che quest’anno la gioia più soave gliela aveva portata
una lettera dall'America. E qui con visibile commozione, che moveva i circostanti alle lagrime,
D. Bosco annunziò come in quel mattino stesso aveva ricevuta una lettera da D. Costamagna
Missionario Salesiano, che di mezzo ai Pampas gli dava le notizie più consolanti per la
conversione degli infedeli. Don Bosco alludeva alla lettera seguente […]
ottobre - a. 3, nr. 10
1 Lettera di ringraziamento del sac. G. Bosco ai cooperatori e cooperatrici.
BS francese: octobre 1879, p. 1
Benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Come già vi fu annunziato, la Lotteria, che fin dal principio dell'anno corrente io
raccomandava alla vostra carità, é felicemente terminata.
Per la qual cosa io sento il dovere di ringraziarvi dell’aiuto, che mi avete prestato pel
suo buon esito, sia coll’inviare doni, sia col ricevere e smerciare biglietti, e colla presente ve ne
ringrazio di tutto cuore.
Era certamente impossibile che tutti quelli, i quali vi presero parte, venissero favoriti
dalla sorte; ma chi non vinse alcun premio, ha nondimeno da consolarsi nel pensiero di avere
colla sua limosina concorso ad un'opera buona; ha da consolarsi soprattutto nella speranza di
riceverne da Dio il centuplo in questa vita e un premio imperituro nell'altra.
Dal canto mio vi assicuro l'aiuto delle povere mie preghiere, e di tutte le persone che
vivono nelle nostre case; soprattutto pregheranno per voi tanti poveri giovanetti, ai quali
Iddio per mezzo vostro provvede vitto e vestito, mentre noi ci occupiamo per dar loro
quell'istruzione e quella educazione, che li ha da rendere buoni cristiani e probi cittadini.
Intanto ho il bene di farvi sapere che il 19 del corrente mese, giorno consecrato alla
Purissima Vergine, si farà un servizio religioso nella Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino, per
implorare le benedizioni del Cielo sopra di voi, sopra le vostre famiglie, e sopra i vostri
interessi spirituali e temporali. Si celebrerà una messa assistita da tutti i nostri giovanetti tanto
studenti quanto artigiani, con una Comunione generale, e con altre speciali preghiere.
In fine nella speranza che, nel sostenere le nostre opere di beneficenza a pro di tanta
povera gioventù abbandonata, il valido vostro appoggio non mi verrà meno neppure per
l'avvenire, colgo questa propizia occasione per professarmi con alta stima e profonda
gratitudine
Vostro obbligatissimo Servitore Sac. GIOVANNI Bosco.
1880
gennaio - a. 4, nr. 1
1-4 Il sacerdote Bosco ai benemeriti signori cooperatori e cooperatrici.
[Relazione sulle opere promosse nel 1879 e programmi del 1880].
BS francese: janvier 1880, p. 1 [trad. con varianti]
Nel cominciare quest’anno 1880, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, io debbo
soddisfare ad un dovere di gratitudine verso Dio, autore di ogni bene, e verso di voi, che
coll'opera e colla parola mi siete venuti efficacemente in aiuto. Si, dal fondo del cuore io
ringrazio il Signore, che ci fu così benigno e largo di favori; ringrazio voi pure, che per amor
suo mi soccorreste nelle più difficili imprese. Intanto giudico essere cosa ragionevole
accennarvi quali frutti siansi ottenuti dal vostro zelo e dalle vostre sollecitudini nell'anno testé
spirato, di poi notarvi quanto copiosa messe la divina Provvidenza ci metta tra mano per
l'anno corrente.
Opere promosse nel 1879.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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41
Nel corso dell’anno ora scaduto, mercé il vostro appoggio, o rispettabili Confratelli
(permettetemi di usare questa espressione), si proseguirono le opere già esistenti, si
ampliarono alcune Case, e altre nuove si aprirono a favore della gioventù pericolante.
I Giardini di ricreazione, gli Oratorii e le scuole festive, le scuole serali e diurne, gli
Ospizi, i Collegi e gli Educatorii continuarono ad essere aperti a pubblico vantaggio in Italia, in
Francia e nell'America. Anzi alcuni di questi Istituti, che al principio dell'anno erano solo
incipienti, si rassodarono, se ne accrebbe il personale in guisa, che poté triplicarsi il numero
dei giovanetti in essi raccolti.
La divina Provvidenza ci venne pure sensibilmente in soccorso per dare principio e vita
ad alcune nuove Case. Fra esse si annovera la Colonia di S. Isidoro in Saint Cyr presso Tolone,
col fine di applicare povere giovanette ai lavori agricoli sotto la direzione delle Suore di Maria
Ausiliatrice. Si andò al possesso di questa Colonia il 10 di giugno.
In S. Benigno Canavese, grosso borgo della Diocesi d'Ivrea, nel palazzo Abaziale il 16
giugno era inaugurata una Casa destinata a molteplice scopo di pubblico bene. Ivi parecchi
poveri giovanetti apprendono un mestiere, mentre altri fanno il tirocinio per divenire buoni
maestri ed assistenti nelle scuole e nei laboratorii. Vi interviene pure nei giorni feriali la
scolaresca del paese; vi si tiene ancora Oratorio festivo.
Il 25 settembre si aperse in Cremona un Oratorio festivo, giardino di ricreazione, chiesa
pubblica, scuole diurne e serali sotto al titolo di S. Lorenzo. Col medesimo scopo fu aperta una
Casa il giorno 8 di novembre in Brindisi, penultima città dell’Italia meridionale. In Randazzo
città della Sicilia si aprì il 25 ottobre un Collegio Convitto municipale, dove s'impartisce
l’istruzione elementare, tecnica e ginnasiale alla gioventù cittadina ed anche forastiera, che ne
voglia approfittare.
Ci tornò pure di grande consolazione l'apertura di una Casa di tal genere nella Diocesi
del nostro Patrono s. Francesco di Sales. Ciò avveniva nel giorno 10 di novembre nel paese di
Challonges non molto lontano da Annecy. Ivi si raccolgono poveri giovanetti per le scuole
festive, diurne e serali.
Oltre a ciò si proseguirono alacremente i lavori per la Chiesa di S. Giovanni Evangelista;
se ne terminarono i muri, il tetto, il campanile, le volte delle due navate laterali, e più altre
opere, da farci sperare di vedere tra non molto il sacro edifizio inaugurato al divin culto.
Le scuole di Valle Crosia, stabilite in vicinanza dei protestanti, avevano luogo in
meschino locale appigionato, e le funzioni religiose facevansi in una piccola ed insufficiente
cappella. Quindi si è provveduto un terreno, dono di una benemerita Cooperatrice, e ci
consola il pensiero di un migliore avvenire. Ivi gettaronsi già le fondamenta, che cominciano a
levarsi fuori di terra; e non saranno risparmiati sacrifizi e sollecitudini per ispingere in avanti i
lavori, affinché l'edifizio per la Chiesa e per le scuole sia presto ultimato a pubblica utilità. Una
Commissione di zelanti e pii Cooperatori, sotto alla guida di Monsignor Vescovo di Ventimiglia,
promuove i lavori e si adopera per raccogliere beneficenze presso a quei Cattolici, i quali
fossero in grado col loro obolo di concorrere alla pia impresa.
In Marsiglia fu incominciata una costruzione per ospitare poveri fanciulli, specialmente
italiani (1). Da prima si portò l’edifizio a poterne raccogliere un centinaio; ma il bisogno
apparve così grande ed urgente, che fu mestieri ampliarlo e renderlo capace almeno di 300
giovanetti. Abbiamo fiducia che nell'anno corrente l'opera potrà essere condotta a termine.
Le Suore di Maria Ausiliatrice attivarono esse pure nuove Case a vantaggio delle
ragazze. Un asilo fu aperto nel paese di Cascinette Diocesi d'Ivrea. Di questi giorni un
drappello di dette Suore si recherà a prendere la direzione di un Orfanotrofio in Catania, città
della Sicilia.
(1) Nella città di Marsiglia vi sono circa ottantamila italiani, che vi si recarono in cerca di
lavoro. I fanciulli appena rimangono senza occupazioni sono in grave pericolo d'immoralità.
Molti vanno spesso a terminare nelle carceri, o vengono dalle autorità civili rinviati in Italia.
Nostro fine si è di assistere ed istruire i pericolanti e ricoverare i più poveri ed abbandonati.

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Nostre Missioni d'America.
Sarà certamente a Voi caro, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, l'avere qualche
notizia delle nostre Missioni d’America.
Oltre alle Missioni, Case e scuole aperte negli anni passati, si aprirono nel decorso di
quest'anno le scuole nella città di Montevideo, dove si dà l'istruzione letteraria e religiosa a
circa 300 giovanetti, di cui parecchi provenienti d'Italia.
Le Suore di Maria Ausiliatrice fecero altrettanto per le povere ragazze. In quella stessa
Repubblica, nel paese di Las Piedras si prese la cura di una parrocchia di circa ottomila anime.
Ivi si amministrano i santi Sacramenti, e si dà comodità ai fedeli di compiere le pratiche
religiose, assistere alle prediche ed ai catechismi. Mentre i Salesiani fanno scuola ai fanciulli in
una parte del paese, le Suore in altro lato insegnano i rudimenti della civiltà, della scienza e
della religione ad un gran numero di povere fanciulle, che loro riesce di raccogliere.
In Buenos Ayres, capitale della Repubblica Argentina, si fondarono scuole pei ragazzi e
per le giovanette in diversi punti; furono cominciati gli Oratorii festivi, i giardini di ricreazione,
un Ricovero per le ragazze; fu rassodato un Ospizio di 150 artigianelli, ed impiantata una
nuova Missione nelle vicinanze di Rojas.
Ma il campo più glorioso, che in questi momenti la divina Provvidenza presenta alla
vostra carità, è la Patagonia. In quelle ultime regioni del globo finora non poterono penetrare
gli Operai del Vangelo per annunziare la fede di Gesù Cristo. Ora pare che sia giunto il tempo
di misericordia per quei selvaggi. Monsignor Aneyros Arcivescovo di Buenos Ayres, d'accordo
col Governo Argentino, ci invita formalmente a prendere cura dei Patagoni, e io pieno di
fiducia in Dio e nella vostra carità ho accettata l'ardua impresa. Si fecero già le prime prove, e
ben cinquecento di loro furono istruiti nella fede, rigenerati alla grazia col santo battesimo, ed
ora fanno parte del gregge di Gesù Cristo. Dalle rive del Rio Negro movendo al sud di quei
vastissimi deserti s'incontrano sei colonie a guisa di paesi a parecchie giornate di distanza l’un
dall’altro, dove sono già cominciate le relazioni commerciali e principii di agricoltura. Nel mese
di marzo i Salesiani, e nel medesimo tempo o poco più tardi le nostre Suore andranno a
stabilire Case e scuole in quei paesi. Ivi sarà il centro, donde speriamo coll’aiuto del Signore
partiranno in appresso gli Operai Evangelici allo scopo di penetrare nei vasti deserti e nelle
sconosciute regioni della Patagonia.
È vero che queste varie opere d'Europa e d'America costano grandi fatiche e angustie
non poche, ma i frutti ricavati e le consolazioni provate fanno dimenticare i sacrifizi sostenuti.
Imperocchè più migliaia di ragazzi, che dispersi, privi di educazione e di religione, sarebbero
divenuti la maggior parte il flagello della società, e forse non pochi andati a bestemmiare il
Creatore nelle carceri, per mezzo dell'istruzione religiosa, della buona educazione, dello
studio, o di un mestiere imparato, si ritrassero al contrario dalla mala via, e noi abbiamo la più
soave speranza che essi diventino buoni cristiani, onesti ed utili cittadini.
Mezzi materiali.
Voi tutti, o signori Cooperatori e signore Cooperatrici, dimanderete: Dove si potranno
prendere i mezzi materiali per sostenere tante opere cominciate, fabbricare Chiese, Case e
scuole, fornirle dell'occorrente suppellettile, e mantenere i ragazzi ricoverati ?
É una domanda questa, che oltre all'essere spontanea è insieme seria e grave assai.
Infatti per la Chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino, in quest'anno si pagarono, è vero,
65,000 lire, ma rimane tuttora il debito di ben altre sessantatre mila verso i provveditori.
Somme ancor più rilevanti si avranno a spendere per condurre a termine i lavori da ripigliarsi
nella prossima primavera. Spese certamente non minori dovremo sostenere per le costruzioni
cominciate in Valle Crosia. Inoltre il rincaro dei commestibili in quest'anno aumenta eziandio
di un terzo la spesa degli anni scorsi. Come si vede c’è proprio da sgomentarci. Come fare
adunque? Sgomentarci? Non mai. Si tratta del bene delle anime e della civile società. Per lo
passato col mezzo di caritatevoli offerte, e specialmente coll’ultima lotteria, che fu per noi
una vera risorsa, abbiamo soddisfatto a gravi ed urgenti spese. Per quelle da farsi in avvenire
io confido pienamente nella Provvidenza del Signore, che in simili stringenti bisogni non mi è
mai venuta meno; io ripongo ancora la mia fiducia nella vostra carità. Se Voi, Benemeriti

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Cooperatori e Cooperatrici, mi verrete in aiuto con quei mezzi, che Dio vi ha posto e vi porrà
nelle mani, le nostre imprese non saranno interrotte, nè le nostre speranze andranno fallite.
Voi potrete eziandio venirmi efficacemente in soccorso coll'invitare a quest'uopo quei
vostri parenti, conoscenti ed amici, la cui pietà vi lasci sperare che siano per accogliere il
vostro consiglio, a fine di procacciarsi il dolce conforto di concorrere ad imprese
esclusivamente dirette alla maggior gloria di Dio, alla salvezza delle anime, al bene della civile
società.
Esempio.
A questo punto non posso non segnalarvi un fatto, che altamente onora il Capo
Supremo della Chiesa, e somministra un esempio di carità degno certamente di essere da noi
imitato.
Tutti sanno come il nostro Santo Padre Leone XIII versi in gravi strettezze, giacchè
tutte le sue risorse si fondano soltanto sulle limosine dei fedeli, comunemente dette Obolo di
s. Pietro. Eppure Egli, come Capo dei Cooperatori Salesiani e come Padre, che ha in cuore una
bontà e carità veramente universale, si degnò di mandare la graziosa offerta di lire 500 per la
chiesa ed Ospizio di Valle Crosia, e la generosa somma di lire 1000 pei Missionari Salesiani, con
lettere d'incoraggiamento, che vedono la luce nel Bollettino. Sua Santità degnossi di
compartire eziandio una particolare Apostolica Benedizione a tutti quelli, che moralmente o
materialmente presteranno aiuto alle nostre opere di carità.
Ad un atto di così alta bontà del Santo Padre noi ci studieremo di corrispondere con
fervorose e quotidiane preghiere per la sua conservazione, e pel bene di santa Chiesa, di cui è
Capo visibile. E poichè il danaro che scende nelle auguste di Lui mani va a terminare, dove più
grande è il bisogno della Religione e la necessità dei fedeli, noi ci daremo premura di
promuovere l’Obolo di san Pietro come quello, che non potrebbe avere una più santa
destinazione. Nè mai dimenticheremo le altre opere di carità, che il Santo Padre con zelo
veramente apostolico benedice e raccomanda.
Preghiere pei vivi e suffragi pei defunti.
Io parlo a Cristiani che lavorano per la mercede, che Dio assicura nella vita presente, e
per quella assai più grande, che Ei tiene preparata nella vita futura. Cionulladimeno, o
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, io vi prometto che i Sacerdoti Salesiani, le Suore di
Maria Ausiliatrice e la gioventù da voi beneficata, innalzeranno quotidiane preghiere al Divino
Datore, affinchè benedica i vostri interessi e le vostre famiglie, conceda pace e concordia nelle
vostre case, sanità stabile, vita felice ed il premio dei giusti in Cielo.
Vi annunzio ad un tempo che un notabile numero di Cooperatori e Cooperatrici furono
nel trascorso anno chiamati alla Eternità. Secondo il prescritto del Capo V, articolo 7 del
nostro Regolamento li raccomando di tutto cuore alla carità delle vostre preghiere. Nelle Case
nostre i confratelli e i nostri allievi faranno pei medesimi appositi suffragi. All’altare poi di
Maria SS. Ausiliatrice in Torino, ogni mattina si celebra la s. Messa, e i ragazzi fanno
alternativamente la s. Comunione, recitano il SS. Rosario ed altre preghiere per ottenere
grazie dal Signore ai benefattori viventi, e l'eterno riposo ai benefattori defunti.
Dio ci benedica tutti, o Dilettissimi, e ci conceda la grazia di fare molto bene mentre
abbiam tempo: Dum tempus habemus operemur bonum.
Raccomandandomi in fine alla carità delle vostre preghiere, con profonda gratitudine
mi professo
Di Voi, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici
Obbl.mo Servitore Sac. GIOVANNI Bosco.
NB. Nel momento di mettere il Bollettino in macchina ci giunge la notizia da Buenos
Ayres, che gravi circostanze impreviste consigliarono il Superiore locale D. Francesco Bodrato
ad anticipare la partenza dei Missionarii per alla volta di Patagones. Per la qual cosa dalle varie

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Case di America si sono levati 8 Salesiani e 4 Suore, e spediti colà. Essi partirono il 15 di
Dicembre, ottava della festa di Maria Immacolata.
L'impianto di questa Missione è un fatto di grande importanza. In tutte le nostre Case
si fanno speciali preghiere per la sua felice riuscita, e perché Iddio ci mandi dei buoni aiutanti,
dei zelanti Missionarii, che animati dal suo divino spirito vadano a propagare e a sostenere la
fede in quelle inospite e lontane regioni. Noi esortiamo caldamente i nostri buoni Cooperatori
e Cooperatrici a recitare ogni giorno per lo stesso fine un Pater ed Ave a Gesù Sacramentato
sino al 25 del mese di Marzo, giorno anniversario dell'inaugurazione della nostra prima Casa
Americana in S. Nicolas de los Arroyos nel 1876.
aprile - a. 4, nr. 4
1-8 Nuova chiesa e scuole di Maria Ausiliatrice [a Vallecrosia ].
[Parole di DB (p. 5)].
[…] « In questo giorno, in questo momento solenne, o Signori, io compio un dovere di
gratitudine verso di voi, che interveniste a questa religiosa funzione, e verso di quelli
soprattutto, che coll'opera personale e pecuniaria, e colle preghiere hanno concorso a
cominciare questo sacro edifizio. Prima che esso sia condotto a termine, noi dovremo ancora
sostenere non leggieri sacrifizi; ma la vostra carità non verrà meno, né ci mancheranno la
protezione della gran Madre di Dio e gli aiuti del Cielo. Dagli uomini voi avrete riconoscenza e
preghiere in vita e dopo morte. I posteri loderanno la vostra fede e il vostro zelo per la gloria
di Dio e per la salute delle anime, e Dio pietoso vi assicura larga mercede in sulla terra, seguita
dalla gloria immortale, che Egli vi tiene riserbata in Cielo, avverando così il suo detto: « Io non
toglierò la mia misericordia a chi edificherà la casa al mio nome, e gli stabilirò un trono nel
regno sempiterno: Misericordiam meam non auferam ab eo; et stabiliam thronum regni eius
usque in sempiternum (II Reg. vi). » […]
giugno - a. 4, nr. 6
8-9 Cenni sulla 3a conferenza dei cooperatori della città di Roma (5 aprile
1880).
[Resoconto del discorso di DB (8)].
BS francese: juin 1880, p. 6 [traduzione]
[…] Finito il canto, D. Bosco montò sul palco a tal uopo preparato, donde prese ad
esporre lo stato attuale delle Opere Salesiane, promosse colla carità e coll'appoggio dei
Benemeriti Signori Cooperatori e delle Signore Cooperatrici di Roma, e dei varii paesi d’Italia,
Francia ed America. Segnalò soprattutto quelle, che hanno per iscopo precipuo di porre
qualche riparo all’invadente eresia dei Protestanti, quali sono tra le altre le Case di Spezia,
Sampierdarena, Vallecrosia ecc. Venne poscia a dire dello sviluppo straordinario e precoce
delle Missioni Salesiane in America, e dello stato attuale della Patagonia, esponendo come,
dopo tanti sforzi e fatiche per oltre a tre secoli dai Missionarii Cattolici senza buon esito
sostenute per la conversione di quei popoli selvaggi, questi siensi finalmente mostrati disposti
ad accogliere i Missionarii Salesiani, e si arrendano oggimai ad ascoltare la predicazione del
Vangelo. […]
9-10 La conferenza a Lucca (29 aprile 1880)
[tratto dal Fedele di Lucca, 8 maggio 1880]
[…] il Sac. Gio. Bosco, Superiore Generale della Congregazione Salesiana, che da alcuni
giorni era fra noi, prese a parlare incominciando dall'esporre lo stato delle opere
raccomandate alla carità dei Cooperatori Salesiani. E fu veramente cosa consolantissima
l'udire i mirabili progressi dell'Istituto Salesiano, e i grandi frutti di salute che questo raccoglie
in Italia, in Francia, e fino nella remota America. E dee certamente benedirsi il Signore che,
mentre tanti, animati dallo spirito di satana, si adoperano con ogni arte a traviare i poveri
fanciulli, molte migliaia di questi trovino ne’pii Salesiani altrettanti padri amorevoli, che
gl'incamminano sul buon sentiero della Fede e della Religione, e proveggono al tempo stesso

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alla coltura della loro mente, e spesso ancora insegnano loro qualche mestiere onde campino
onoratamente la vita. Questo.... Sacerdote... che é D. Gio. Bosco, tra il religioso raccoglimento
della sceltissima e pia udienza, proseguì a parlare della necessità di coltivare i cuori
de’giovanetti, e quanto sia questa opera importante per la società, e voluta da Dio, e
grandemente meritoria per questa e per l'altra vita. Siccome pertanto le opere de’Salesiani
altro sostegno non hanno, dopo Dio, che i soccorsi delle limosine, insegnò come poi non sia
gravissimo sacrificio, a chi vuole, il trovar modo di risparmiare qualche moneta da erogare a
scopo così salutevole e santo. E d'altronde il dovere della limosina sì spirituale e sì corporale é
imposto assolutamente da Dio, pena l'esclusione dalla vita eterna. Tali ed altre molte cose
disse..., e non dubitiamo che le sue parole frutteranno nuovo incremento e prosperità alle
opere de’Salesiani fra noi, già visibilmente benedette da Dio. Ed é ben giusto che i buoni
Lucchesi concorrano a sostenere tali opere, incominciate con sì gravi sacrifizi della
Congregazione Salesiana, massime per l'acquisto dei locali, prima condizione per, dare alle
buone opere sussistenza e stabilità. E vero che i tempi corrono avversi, miserie ci premono
d’ogni parte; ma saranno appunto i nostri sacrifizi tanto più meritorii quanto più gravi, che ci
otterranno la divina misericordia e l’alleviamento di tanti mali che pesano sopra di noi. […]
10-11 Prima conferenza dei cooperatori tenuta in Sampierdarena.
[Circolare d'invito, Sampierdarena, 1o maggio 1880. Resoconto del discorso di DB].
Benemeriti Signori Cooperatori e Signore Cooperatrici,
Nel vivo desiderio di far conoscere il vero fine della Pia Unione dei Cooperatori
Salesiani, coll'autorizzazione di S. E. Rev.ma Monsignor Salvatore Magnasco, nostro
Veneratissimo Arcivescovo, si è stabilita un’apposita Conferenza.
Essendo questa la prima che ha luogo in questa città, prego umilmente, ma con
istanza, la S. V. a voler onorare di sua presenza tale nostra riunione, che si terrà il giorno 5 del
corrente maggio, alle ore 4 pomeridiane, nella Chiesa di S. Gaetano presso l’Ospizio di S.
Vincenzo de’Paoli.
In questa medesima occasione mi è cosa assai grata di poter comunicare la speciale
benedizione del Santo Padre sopra tatti i Cooperatori e tutte le Cooperatrici, sopra le loro
famiglie e sopra i loro pubblici e privati interessi.
Coll'animo pieno di gratitudine prego Dio che la rimeriti largamente della carità, che
usa ai nostri poveri giovanetti, mentre ho l'onore di potermi professare
Sampierdarena 1 Maggio 1880.
Obbl.mo Servitore Sac. GIOVANNI Bosco.
Pertanto venuto il giorno e l’ora prefissa, si trovarono raccolti nella detta Chiesa oltre a
150 persone delle più ragguardevoli famiglie di Genova, di Sampierdarena e dei paesi vicini.
Mancavano varii membri del clero, impediti dallo intervenirvi per causa della solennità
dell'Ascensione, che si celebrava al domani.
La Conferenza ebbe principio colla lettura del Capo XIV della vita di S. Francesco di
Sales scritta dal Gallizia, dove si parla della sua carità versò il prossimo. Terminata la lettura, i
giovanetti dell'Ospizio cantarono in musica il mottetto Tota pulchra es Maria, che suscitò in
tutto l'uditorio dolci sentimenti di divozione verso l'Augusta Regina del Cielo.
Cessato il canto, D. Bosco prese la parola e tenne un discorso di circa un'ora, ascoltato
colla massima attenzione. In esso dopo avere annunziata la benedizione pastorale che Mons.
Arcivescovo impartiva di cuore a tutta la pia Adunanza, egli narrò l'origine dei Cooperatori e
delle Cooperatrici; il modo con cui cooperavano fin da principio; il felice risultato che
mediante l'opera loro si ottenne nei giardini di ricreazione, negli Oratorii festivi, e nell'Ospizio
di S. Francesco di Sales, e poi in questo di S. Vincenzo de’Paoli, nei quali sono oggidì raccolti,
mantenuti ed avviati ad una carriera onorata oltre a 1200 poveri giovanetti. Passò poscia a dire
della Congregazione Salesiana approvata dalla Santa Sede, delle varie opere sue, dei collegi,
ospizi, scuole, laboratorii, colonie agricole, e delle Chiese da lei amministrate. Espose come,
per estendere il bene della buona educazione anche tra le ragazze, si fondasse l’Istituto delle

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Suore di Maria Ausiliatrice, aventi per iscopo di fare per le fanciulle quello, che i Salesiani si
studiano di ottenere a pro dei giovinetti. Parlò dell'Opera di Maria Ausiliatrice per coltivare la
vocazione allo stato ecclesiastico nei giovani adulti. Accennò alle Missioni di America e della
selvaggia Patagonia, dove poc’anzi coi Salesiani si portarono eziandio le dette Suore, le prime
che mettono piede in quelle lontanissime terre dacchè il mondo esiste. Di parecchie altre cose
egli toccò, già pubblicate nei primi numeri del Bollettino, e che ad evitare ripetizioni crediamo
qui di passare sotto silenzio.
Mostrato così il molto bene che coll’aiuto di Dio e coll'appoggio dei Cooperatori e delle
Cooperatrici si poté finora ottenere; toccato eziandio del grande lavoro che si ha tuttora tra
mano, ed il moltissimo che da tutte parti viene offerto, D. Bosco fece poscia rilevare quanto
sia oggidì necessario il concorso dei Cooperatori e delle Cooperatrici. Essi non possono
certamente unirsi coi Salesiani e seguirli in tutte le loro mosse; ma stando pur nelle loro
famiglie e disimpegnando i proprii uffizi possono nondimeno giovarli e colla preghiera e coi
soccorsi materiali.
Primieramente la preghiera é una potente cooperazione. Il Regolamento raccomanda
la recita quotidiana di un Pater ed Ave in onore di san Francesco di Sales secondo l'intenzione
del Sommo Pontefice. Ciascuno lo reciti, e vi annetta pur quella d'invocare, sopra i Salesiani
tutte quelle grazie e benedizioni, di che abbisognano nell'esercizio dei vani loro ministerii.
Ma la preghiera non basta; ed é pur necessario di cooperare colla mano, cioè colla
limosina secondo le proprie forze. La Congregazione Salesiana conta oggidì oltre a cento
Case, tra cui un buon numero di Ospizi di carità, dove sono ricoverati migliaia di poveri
giovanetti orfani od abbandonati, ai quali è da provvedere vitto e vestito, finchè non abbiano
imparata un’arte, od intrapresa una carriera, che loro permetta di guadagnarsi il pane della
vita. La Congregazione ha migliaia di giovanetti avviati allo stato ecclesiastico, destinati a
provvedere di Sacerdoti le Diocesi che ne son prive, e le estere Missioni, che li invocano con
voci commoventi. A questi giovani, la maggior parte poveri, occorrono libri per lo studio,
occorrono danari per riscattarli dal servizio militare, occorrono fondi per costituire patrimonii
ecclesiastici. La Congregazione Salesiana ha scuole, ha chiese in via di costruzione, aventi lo
scopo di strappare dalle mani dei protestanti e giovanetti e adulti, tratti nell'inganno da
lusinghe, da promesse e da premii. La Congregazione ha libri da diffondere in mezzo al popolo
cristiano per istruirlo nelle verità cattoliche, e per impedire che cresca nell’ignoranza, o si
abbeveri alle fonti avvelenate dei fogli dell'eresia, della corruzione e dell'empietà. Come
ognun vede tutte queste opere, che formano lo scopo principale della Congregazione
Salesiana, richieggono aiuti materiali per sostenersi, promuoversi e propagarsi.
E qui D. Bosco fece notare che il fare in un modo o in un altro la carità per sopperire ai
bisogni spirituali o temporali del prossimo non è solo un consiglio, come alcuni si credono, ma
é un comando del Signore, il quale disse chiaramente in tono imperativo: Quod superest date
eleemosynam: quello che vi è di superfluo datelo in limosina. Né si dica: Io non fo limosina
perchè nulla mi rimane di superfluo; imperocché un buon cristiano ed una buona cristiana
troverà sempre del superfluo in casa o nei mobili, o negli abiti, o nei pranzi, o nelle comparse,
o nelle partite e viaggi di piacere, e via dicendo. Chi poi non ha propriamente nulla da offrire
nè in danaro, né in altro equivalente, può ben pregare per le persone caritatevoli, perchè Dio
le benedica e conceda loro la grazia di poter continuare le opere buone; può pregare per
quelli che possono fare limosina e non la fanno, pregare cioè che il Signore li illumini e faccia
loro vedere che al di là essi non porteranno niente di quanto posseggono su questa terra;
faccia loro vedere che Egli quaggiù ha con essi largheggiato di beni di fortuna, affinché
fossero in grado di sacrificarne una parte alla sua gloria ed a sollievo degli indigenti, e così
meritarsi poscia da Lui le vere ricchezze del Cielo; pregarlo che tocchi loro il cuore, perchè si
muovano a compassione di tanti miserabili che periscono di anima e di corpo, e si accendano
di desiderio di venir loro in aiuto, e così salvarli dalla rovina. Può altresì parlare con altri delle
Opere Salesiane già intraprese e da intraprendersi, e così invogliare parenti, amici, conoscenti
e facoltosi a sovvenirle. In questa guisa qualunque individuo può divenire buon Cooperatore,
e rendersi altamente benemerito della Religione e della Società.

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luglio - a. 4, nr. 7
8-9 Conferenza ai cooperatori salesiani di Torino.
[…] Dopo la solita introduzione di lettura e di canto, D. Bosco, salito in pulpito, esordì
col dare un'appropriata spiegazione dei vocaboli operatore e cooperatore, dicendo che
operatore è quegli che dirige un'opera, un'impresa qualunque, e cooperatore colui che lavora
nella stessa impresa, ma sotto la direzione del capo. Mostrò che per quanta attività, forza di
mente e buon volere possegga un capo qualunque, a pochissimo riesce, se non é coadiuvato
da altre persone, le quali disimpegnino con lui questa e quell’altra parte dell’impresa. Chiarì la
sua asserzione colla similitudine di un oratorio festivo, frequentato da tre o quattro cento
ragazzi. Chi lo dirige ne é il capo, ne é l'operatore; ma che potrebbe fare da solo, sebbene
intelligente e pieno di zelo pei giovanetti? Rovinerebbe la sua salute e non otterrebbe ordine
né in chiesa né fuori. Ben altrimenti avverrà se egli è aiutato e rinforzato da altre persone. Di
queste, secondo le varie attitudini, alcune insegnano ai giovani il catechismo, altre dirigono le
sacre funzioni, questi danno lezioni di canto, queglino fanno da sorveglianti nella ricreazione,
chi ammaestra nella declamazione di utili e piacevoli commediole, chi dirige i giuochi di
ginnastica, chi insomma disimpegna un altro uffizio dietro l'indirizzo del capo; e per questo
modo l'opera, che sarebbe mal riuscita fin dal nascere, così ordinata prospera invece, si
rinforza e produce consolantissimi frutti. Avviene come in una macchina: quando tutte le
ruote secondarie seguono il movimento della ruota maestra, questa tira innanzi e fa molto
lavoro. Da ciò conchiuse che D. Bosco da sé solo nulla avrebbe fatto, ma col soccorso dei
Cooperatori molte opere poterono incominciarsi e condursi avanti alla maggior gloria di Dio e
al bene delle anime. E non senza ragione, e certamente scorto da lume celeste, il grande
pontefice Pio IX approvò ampiamente ed arricchì di straordinarie indulgenze la pia unione dei
Cooperatori Salesiani. Questa nuovamente benedetta dal sapientissimo suo successore Leone
XIII aumentò nei suoi membri e nelle sue opere.
Ciò premesso, cominciò ad esporre le opere intraprese dallo scorso anno a questi
giorni. Le riepilogò in tre capi principali: istituti d'educazione aperti a bene della gioventù;
fabbriche di chiese per opporre un argine alla propaganda protestante; e missioni già iniziate
fra gli Indi della Patagonia, oltre all’incremento delle opere già avviate.
Fra i nuovi Istituti annoverò il Collegio di Randazzo nella provincia di Catania in Sicilia,
frequentato da più centinaia di giovanetti interni ed esterni, che vi hanno l’istruzione
elementare e ginnasiale insieme con una civile e cristiana educazione. In Cremona vennero
aperte al pubblico le quattro classi elementari che sono al presente frequentate da trecento
scolari esterni, oltre ad un Oratorio festivo fioritissimo. In una parte del palazzo vescovile
della città di Brindisi nella terra d'Otranto, punto importantissimo e porto di mare, s'iniziò
un’Oratorio festivo colle scuole serali e festive, e si spera d'aprire fra non molto un Ospizio pei
giovani abbandonati con laboratorii di arti e mestieri. Alcune Suore di Maria Ausiliatrice
assunsero la direzione e l'istruzione dì un Orfanotrofio femminile nella città di Catania.
Non potendo l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino contenere tutti i poveri
giovanetti raccomandati, s'aperse in S. Benigno Canavese nella diocesi d'Ivrea un Ospizio
succursale, già abitato da un centinaio di artigianelli coi loro assistenti.
Venne poi a parlare delle fabbriche o incominciate o alacremente continuate pel culto
di Dio. Parlando della Chiesa di S. Giovanni Evangelista in Torino, disse delle difficoltà
gravissime che fecero sorgere i protestanti per opporsi alla sua erezione, vinte però col divino
aiuto dopo quattordici anni di dispiaceri, litigi, e dispendii assai gravi. La Chiesa si trova già a
bel punto; tra poco il pittore porrà mano a decorarla, e a Dio piacendo nel prossimo anno sarà
inaugurata al divino servizio. Anche la Chiesa di ValleCrosia progredisce rapidamente. Toccò
poi di volo varie altre fabbriche di collegi, istituti e chiese di Francia e di America, e si fermò a
discorrere più a lungo delle Missioni della Patagonia. Le notizie più importanti vengono date
da varie lettere, che vedono la luce in questo medesimo foglio, e quindi a scanso di ripetizioni
le passiamo qui sotto silenzio.
Raccomandando infine queste Opere alle preghiere e alla carità dei Cooperatori,
D.Bosco ricordò loro le divine promesse, l'acquisto delle sante Indulgenze, e terminò colle

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parole di S. Agostino: Animam salvasti, animam tuam predestinasti; facendo rilevare che
adoperandoci a salvare le anime altrui, mettiamo al sicuro l'anima nostra.
9-10 Conferenza alle cooperatrici salesiane di Torino (22 maggio 1880).
[Resoconto dei discorsi di DB].
[…] Premessa la lettura di un tratto di vita del Santo, D. Bosco diede principio alla
conferenza coll’esprimere la sua consolazione alla vista del bel numero di Cooperatrici
presenti: quindi fece noto che come ai Cooperatori avea parlato delle opere intraprese nel
corso dell'anno dai Salesiani, così alle Cooperatrici terrebbe parola di quanto avevano fatto le
Suore di Maria Ausiliatrice a pro delle giovanette. Accennò di passaggio come in quest'anno
Iddio benedisse così largamente le fatiche dei Salesiani e delle Suore, che il numero dei
giovani e delle ragazze, che ricevono oggidì l’educazione nei vani collegi ed ospizi, non che
l'istruzione religiosa negli Oratorii festivi e scuole serali, da 40 mila era asceso alla confortante
cifra di circa 60 mila. Fatto poi un brevissimo riassunto storico degli Oratorii maschili in Torino
e del bene che recano alla gioventù, passò a parlare dell’origine degli Oratorii femminili. Se da
un lato recava indicibile consolazione il vedere il miglioramento nei costumi di tanti giovanetti
per mezzo degli Oratorii, dall'altra parte ogni cuore ben nato rimanea oltremodo dolente nel
vedere un numero considerevole di ragazze d’ogni età, che dissipate ed irreligiose facevano
temere assai sul loro avvenire. Ma come rimediarvi? Molti genitori non ci pensavano punto,
l'azione caritatevole di qualche buona persona isolata a poco giovava, e il sacerdote per molte
ragioni non poteva prestare in tutta la sua estensione l'opera sua.
Si pregò, si pensò e si trovò necessaria l'istituzione di una pia società di donne, le quali
consecrandosi a Dio avessero per iscopo di farsi maestre, sorelle e madri a tante povere
fanciulle. D. Bosco, preso consiglio dall'immortale Pio IX, istituì una Congregazione di pie
zitelle, che ponendo sotto il valido patrocinio della Vergine, la quale si venera nel Santuario di
Valdocco in Torino, chiamò col nome di Suore di Maria Ausiliatrice. Nel 1873 un buon
sacerdote, per nome D. Pestarino, donò a questo scopo un suo stabile a Mornese nella diocesi
d’Acqui, e là si die’principio al novello Istituto, che in poco tempo annoverò più centinaia di
Suore. Allora col loro mezzo si cominciò nel luogo stesso l’Oratorio festivo col metodo
de’Salesiani, e la prova riuscì egregiamente. Dopo quella di Mornese s’apersero altre case ed
altri Oratorii, che in breve tempo divennero fiorenti.
Ma ancora non s'era tentata la prova in Torino, dove maggiore e più imperioso si
sentiva il bisogno. Di fronte all'Oratorio di S. Francesco di Sales eravi una casa, divenuta uno
spaventoso trabocchetto all'incauta gioventù. D. Bosco pensava al modo di poterla
distruggere, convertendo in casa di Dio ciò che pria era la sede del diavolo. Diede forte
impulso a mettere in opera questo progetto una viva istanza di alcune povere figlie
abbandonate, che presentatesi a lui lo richiesero di aiuto per uscire dal loro misero stato;
molte madri insistevano colle lagrime agli occhi. D. Bosco le consolò con buone promesse. Si
pregò molto Iddio, s'interpose l’intercessione di Maria Ausiliatrice, ed infine si poté
comperare da una terza persona la detta casa dal padrone venuto in bisogno di venderla.
Quando si venne a conoscere si scatenò una guerra atroce contro D. Bosco, si soffersero
dispiaceri d’ogni genere; ma tutto passò. La casa si riattò ad abitazione delle Suore, si eresse
una cappella, e finalmente nel 1876 si aperse il tanto desiderato Oratorio festivo. Esso fu ben
tosto frequentato da molte ragazze, ed al presente chi lo visitasse nella domenica ve ne
scorgerebbe un 400 vispe ed allegre, che si trastullano e divertono onestamente nel cortile
colle Suore, attendendo nel tempo prescritto alle pratiche di religione con piena
soddisfazione delle loro famiglie. Quello che si fece e si fa a Torino, si praticò e pratica a Chieri
in una casa lasciataci da un caritatevole signore. Colà si apersero scuole gratuite per le
fanciulle che amano di frequentarle; si aperse eziandio un educatorio pelle figlie di civile
condizione, e, quello che maggiormente importa, si diede incremento ad un Oratorio festivo,
frequentato oggidì da oltre a settecento giovinette della città.
Quanto si fece a Mornese, a Torino, a Chieri, si esegui in molti altri luoghi, e
presentemente per grazia di Dio 27 case hanno dischiuse le porte della virtù, dello studio e del
lavoro, alla gioventù femminile, e circa 300 sono le Suore di Maria Ausiliatrice, che o già vi
lavorano assiduamente o vi si stanno preparando. Ma le Suore di Maria Ausiliatrice non si
limitarono all'Italia, ma penetrarono anche in Francia, dove fondarono una colonia agricola

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allo scopo di raccogliere le giovani contadine più abbandonate, di istruirle nell'arte campestre,
e metterle per questa guisa in grado di proseguire quello stato di vita più confacente alla loro
condizione, affinché non siano costrette a cercare servizio in città con tanto pericolo
dell'anima loro e con danno eziandio della campagna. Nella colonia agricola esse hanno
qualche ora d'istruzione letteraria, imparano i lavori di famiglia, e il resto del giorno sono
occupate nei prati e nei campi. Le Suore insegnano ed assistono. Né qui ristette l’opera loro.
Esse si recarono in America, ed in BuenosAyres e in Montevideo apersero scuole ed Oratorii
festivi con grande vantaggio delle giovanette americane.
Ma non basta ancora. Le medesime Suore entrarono coi Salesiani nella barbara
Patagonia, affrontando con un coraggio e una intrepidezza superiore al loro sesso molti
pericoli e disagi, ed ora hanno aperte scuole ed ospizi a Carmen de Patagones per le fanciulle
indiane. Più altre cose, disse ancora D. Bosco, che per brevità taciamo.
Ma come mai D. Bosco potrà provvedere a spese così ingenti e condurre avanti
imprese cotanto vaste ed importanti? Se la cosa si guarda umanamente, è assolutamente
impossibile; ma appoggiato alla divina e inesauribile Provvidenza di Dio, e veggendo il bisogno
immenso di strappare dalle unghie infernali, tante anime, va egli innanzi fidente e sicuro. Egli
confida nell’aiuto dei Cooperatori e delle Cooperatrici. E qui D. Bosco con efficaci parole
eccitò tutte le pie uditrici ad assisterlo colle loro elemosine, richiamando alla mente i beni
promessi dal Signore in questa vita, e la eterna ricompensa nell'altra. Ringraziò della carità
che gli avevano usata pel passato, e a tutte si raccomandò di non venirgli meno in avvenire.
[…]
12-13 Conferenza dei cooperatori salesiani tenuta in S. Benigno Canavese (4
giugno 1880).
[…] D. Bosco esternato il piacere di trovarsi per la prima volta in mezzo a loro, ricordò
le indulgenze che acquistavano facendo parte della pia società dei Cooperatori. Mostrò come,
seguendone fedelmente le regole, s'ha campo di vivere da religiosi restando nel secolo.
Imperocché questa pia associazione non è altro in sostanza che un terz'ordine alla
somiglianza degli antichi, ma adatto ai bisogni dei tempi che corrono. Ed infatti non si sente
ogni dì ripetere ai quattro venti: Lavoro, Istruzione, Umanità? Ed ecco che, pel concorso che
prestano i Cooperatori e le Cooperatrici, i Salesiani aprono in molte città laboratorii d'ogni
genere, e colonie agricole nelle campagne per addestrare al lavoro giovanetti e fanciulli;
fondano collegi maschili e femminili, scuole diurne, serali e festive,oratorii con ricreazioni
domenicali per dirozzare le menti giovanili, e arricchirle di utili cognizioni; dischiudono a
centinaia e a migliaia di orfani ed abbandonati figliuoli ospizi, orfanotrofi e patronati, recando
la luce del Vangelo e della civiltà agli stessi barbari della Patagonia, adoperandosi a fare in
guisa, che l'Umanità non sia soltanto una parola, ma una realtà.
Ma come potrebbero i Salesiani tirare avanti queste opere senza il soccorso dei
Cooperatori? Questi colle loro preghiere, colla unanime loro assistenza, e cogli aiuti pecuniari
sono come altrettante braccia, che lavorano col Capo e colle altre membra della
Congregazione Salesiana.
In altra epoca bastava riunirsi insieme a sante pratiche di pietà, e la società ancora
piena di fede seguiva la voce de’suoi pastori. Ora i tempi si sono cangiati, e quindi oltre al
ferventemente pregare, conviene lavorare ed indefessamente lavorare, se non vogliamo
assistere alla intera rovina della presente generazione.
Additò quale opera particolare la istruzione religiosa della gioventù. Un Cooperatore
ed una Cooperatrice possono fare un gran bene sia coi consigli, sia colle loro limosine, ma più
di tutto col prestarsi al parroco nel mandare giovani al catechismo. Il catechismo cattolico
cogli oratorii festivi è l’unica tavola di salvezza per la povera gioventù nel pervertimento della
società. I Parrochi, i Sacerdoti, sebbene zelanti, non possono trovarsi dappertutto; hanno
quindi bisogno che altri li aiuti nell’esercizio di questo santo ministero del catechizzare i
parvoli; hanno bisogno che altri li facciano venire alla Chiesa; ne esortino i genitori,a mandarli;
hanno bisogno che alcuno ne governi, ne istruisca le varie classi con paterna carità, affinché il
catechismo si faccia con ordine e con profitto. Ecco adunque un campo fertilissimo, dove
abbondante é la messe, consolanti e sicuri i frutti. Ricordò a comune esempio come in un

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villaggio di 6000 anime, solo 40 erano i fanciulli che intervenivano alla cristiana dottrina. I
Cooperatori Salesiani s'animarono di santo zelo per rimediare a un male sì grande, e, sotto la
guida del parroco, tanto fecero, che in breve ne intervennero più di 400 e alla Pasqua ben 700
s'accostarono alla santa confessione, fra cui 400 d'ambo i sessi ricevettero per la prima volta
la santa Comunione. Non é a dire il contento del parroco, dei Cooperatori, e la piena
consolazione di tutti i parrocchiani.
Parlò pure di altre opere di carità che possono facilmente esercitarsi dai Cooperatori,
come rimettere in pace qualche famiglia, ricondurre nel retto cammino qualche traviato
fratello, procurare un appoggio a chi è privo di mezzi; ma esortò caldamente a far tutto con
quella dolcezza, carità e prudenza che devono essere le tre virtù principali, che caratterizzano
il vero Cooperatore Salesiano. Finì col raccomandare alla carità di tutti il nuovo Ospizio,
perché possa prosperare pieno di vita e di forza a benefizio di tanti abbandonati fanciulli.
agosto - a. 4, nr. 8
7-12 Una memoranda giornata nel collegio di Borgo S. Martino (1° luglio 1880).
[Brani del discorso di DB ai cooperatori (p. 8-11)].
[…] Alcuni giorni innanzi alla Conferenza i Cooperatori e le Cooperatrici dei dintorni vi
erano stati invitati dalla lettera seguente.
Ai BENEMERITI SIGNORI COOPERATORI E SIGNORE COOPERATRICI
Giovedì prossimo 1° luglio in questo Collegio di Borgo S. Martino si terrà una
Conferenza pei signori Cooperatori e per le signore Cooperatrici di queste parti.
Essendo la prima Conferenza che vi si tiene con qualche solennità, prego V. S. che
voglia degnarsi d'intervenirvi, onde raccolti insieme, come membri di una stessa famiglia,
possiamo viemeglio infervorarci nell’osservanza del nostro Regolamento a vantaggio e a
benessere di tanta gioventù povera ed abbandonata.
Sua Eccellenza Ill.ma e Rev.ma Monsignor PIETRO MARIA FERRÈ:, nostro
veneratissimo Vescovo, si degnerà di presiedere in persona alla nostra Conferenza; e il
sottoscritto vi esporrà quelle cose, che si giudicheranno della maggior gloria di Dio.
Il Sommo Pontefice concede indulgenza plenaria ai Cooperatori e alle Cooperatrici che
vi prenderanno parte.
Nella fiducia di fare o rinnovare in quel giorno la sua personale conoscenza, prego Dio
che sparga larghe benedizioni sopra di Lei e sopra tutta la sua famiglia, mentre ho l’onore di
potermi professare
Di V. S. Benemerita
Borgo S. Martino, 28 Giugno 1880.
Obb.mo Servitore Sac. GIOVANNI Bosco.
BS francese: août 1880, p. 5s [traduzione]
[…] D. Bosco presa la parola tenne un discorso a guisa di semplice esposizione. Non
potendolo recare per intiero, ne daremo alcuni tratti più rilevanti.
Il combattimento dei tori.
« Mi trovavo a Roma, così D. Bosco, mi trovavo a Roma nell’occasione, che l'immortale
Pontefice Pio IX, di S. M., riceveva in pubblica udienza i rappresentanti della stampa cattolica,
e mi ricordo tuttora il magnifico discorso che egli tenne in quel giorno. Per animare gli scrittori
cattolici a combattere vittoriosamente il nemico di Dio e della Chiesa, Pio IX li esortò a stare
uniti tra di loro, e portò per esempio il combattimento dei tori nella Spagna. Senza punto
approvare quel divertimento, che ricorda la dominazione dei Mori in quel paese, il Santo
Padre descrisse il modo, che tengono i combattenti per vincere ed abbattere l’indomita
bestia. In una gran piazza, alla vista d’immenso popolo, difeso da uno steccato, si sprigiona il

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tremendo quadrupede. Il toro aizzato dalle grida, inseguito dai preparati combattenti, spinto
dal suo furore, mandando muggiti orrendi corre precipitoso or contro a questo, or contro a
quello, e abbassa la testa per infilzarlo colle corna; ma l’addestrato lottatore quando se lo
vede da presso dà di volta, e gli caccia nel muso o nel collo uno spiedo o la spada. Ferito così
l’infuriato animale si precipita contro ad un altro, e questi alla sua volta gli misura un secondo
colpo. Il toro allora nella piena della sua smania mugge disperatamente, gira, volteggia in
sull’arena cercando di battere qnanti gli si parano innanzi; ma da ogni parte trova i suoi
avversarii, che uniti allo stesso scopo lo attendono a pié fermo; e chi lo colpisce in un fianco,
chi lo percuote nell'altro, l’uno gli getta l'arma sulla testa o nella giogaia, l’altro gli lascia
cadere un fendente sulla schiena; così che dopo inutili sforzi la bestia procombe a terra e
muore. L’unione dei combattenti, osservò Pio IX, è quella che stanca, vince, abbatte la ferocia
del toro. I nemici di Dio e della Chiesa, contro dei quali abbiamo da combattere, sono dalla
Sacra Scrittura chiamati col nome di tori: Tauri pingues, lamentava già il reale profeta,
obsederunt me (Salm. xxi, 13), uomini inferociti a guisa di tori mi hanno assediato. Lo stesso
lamento dobbiamo ripetere noi soprattutto in questi tristissimi tempi. Ma vogliamo abbattere
questi nemici e riportarne vittoria? Siamo tutti uniti contro di loro, come una compatta
falange; e guardiamoci dal muovere assalti, dallo adoperare la penna o la voce gli uni contro
gli altri. Se queste non furono le identiche parole uscite dalla bocca del grande Pio IX, sono
questi per altro i sensi del suo mirabile discorso.
« Vi ho ricordato questo fatto e queste parole, o benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
per farvi ben comprendere il bisogno che vi é oggidì che i buoni cristiani si uniscano tra di loro,
a fine di promuovere il bene e combattere il male, perché vis unita fortior, l’unione fa la forza.
»
Origine dei Cooperatori.
« Fin dall'anno 1841 quando questo povero prete cominciò a radunare giovinetti nei
giorni di festa, levandoli dalle vie e dalle piazze per trattenerli in divertimenti onesti, e per
istruirli nella nostra Santa Religione, egli sentì il bisogno di aver Cooperatori, che gli
porgessero la mano. Quindi fin d'allora molti sacerdoti e laici della città, e in appresso pie
signore, accolto il suo invito, a lui si unirono per aiutarlo, gli uni col menargli fanciulli, gli altri
coll’assisterli e catechizzarli; le donne poi e le comunità religiose lo aiutarono col rattoppare
abiti, fare bucato, e provvedere biancheria ai più bisognosi ed abbandonati. Coll’aiuto di Dio e
colla carità di queste persone benevoli, quello, che abbia potuto fare questo Sacerdote, e
quello che facciano oggidì i Salesiani voi già lo avete appreso dalla lettura del Bollettino
Salesiano, e non occorre qui di ripeterlo. »
Formale istituzione ed incremento dei Cooperatori.
« Visto il bene che tante buone persone insieme unite facevano a vantaggio della
povera gioventù, si pensò allora d’instituirne una formale Associazione sotto il titolo di Pia
Unione dei Cooperatori Salesiani, e farla approvare dal Vicario di Gesù Cristo. Molti Vescovi
dopo averla riconosciuta nelle loro diocesi, la raccomandarono poscia alla Santa Sede, e tra
quelli che più caldamente la promossero ho il piacere di annoverare Sua Eccellenza Rev.ma
Monsignor Pietro Maria Ferré, nostro Veneratissimo Pastore. Il Santo Padre Pio IX, di santa
memoria, esaminato il progetto, lo approvò, anzi desiderando che la Pia Unione i prendesse
maggior incremento aprì i tesori delle sante indulgenze, come ben sapete. Dall’anno di questa
approvazione, 1876, sino ad oggi, i Cooperatori e le Cooperatrici sono cresciuti sino al numero
di 30 mila, e vanno aumentando ogni giorno, di mano in mano che la pia Società vien fatta
conoscere in mezzo ai fedeli. »
Che cosa occorre di fare per essere buon Cooperatore.
Accennata così l’origine ed il progresso della Pia Unione, D. Bosco diede un breve
ragguaglio dello opere Salesiane, il più delle quali devono il loro principio, e il loro
proseguimento allo zelo ed alla generosità dei Cooperatori e delle Cooperatrici Salesiane.
Essendo notizie già state pubblicate nei passati numeri del Bollettino, le passiamo qui sotto
silenzio, per dire invece di quello, che si ha da fare per essere un vero Cooperatore ed una
vera Cooperatrice, e quindi poter godere delle grazie singolari concesse dalla Santa Chiesa.

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« Primieramente osservo, disse D. Bosco, che per lucrare le indulgenze concesse dal
Vicario di Gesù Cristo bisogna adempiere le opere prescritte per l’acquisto delle medesime .
Quindi se l’indulgenza è annessa ad una data preghiera, alla visita ad una Chiesa, o alla
Confessione e Comunione, é necessario praticare queste opere; e ciò tanto vale pei
Cooperatori quanto pei Terziarii di S. Francesco di Assisi. Ma per acquistare siffatte indulgenze
non basta adempiere le opere prescritte, ma è d'uopo ancora far parte della Pia Unione dei
Cooperatori secondo lo scopo della medesima.
E che cosa si deve fare per appartenervi?
« Anzitutto bisogna esservi stato ascritto dal Superiore della Congregazione Salesiana
o da persona da lui delegata, e non esserne stato escluso in appresso. L’aggregazione
generalmente si fa coll'invio del Diploma unito al Regolamento. Oltre a ciò é mestieri praticare
opere di carità, secondo lo spirito ed il fine della Pia Unione.
« Ma qui taluno domanderà: É forse necessario praticare tutte e singole le opere di
carità notate nel Regolamento ?
« Non é necessario, rispose D. Bosco, praticare tutte e singole le opere di carità
registrate nel Regolamento; neppure è necessario praticarne una o più in un tempo
determinato; ma è necessario e basta praticarne alcuna quando si presenta l'occasione. Ho
detto che é necessario praticarne alcuna. Lo scopo della Pia Unione si è di dare alla
Congregazione Salesiana degli aiutanti, che si assumano soprattutto una cura speciale della
gioventù. Quindi ognun vede che i Cooperatori e le Cooperatrici devono industriarsi di
eseguire qualche opera di carità conducente a questo nobile scopo; altrimenti sarebbe delusa
la pia intenzione della Chiesa, che aperse i celesti tesori in loro favore. Una volta poteva
bastare l'unirsi insieme nella preghiera; ma oggidì che sono tanti i mezzi di pervertimento,
soprattutto a danno della gioventù di ambo i sessi, è mestieri unirsi nel campo dell'azione ed
operare. Ho poi aggiunto che per essere buon Cooperatore e Cooperatrice basta praticare
qualche opera di carità quando si presenta l'occasione. E il fare così non deve tornare punto
difficile ad un buon cristiano, ad una buona cristiana. E quante belle occasioni se ne
presentano! Ora si può dare un buon consiglio ad un fanciullo o ad una ragazza per indirizzarli
alla virtù e allontanarli dal vizio; ora si può suggerire qualche buon mezzo ai genitori,
acciocché allevino cristianamente i loro figliuoli, li mandino alla Chiesa, o dovendoli collocare
allo studio o al lavoro scelgano buoni collegi, maestri virtuosi. onesti padroni; ora si può dare
opera per avere buoni maestri e buone maestre nelle scuole; ora si può prestare aiuto nel fare
il Catechismo in parrocchia; ora si può regalare, imprestare, diffondere un buon libro, un
foglio cattolico, o levarne un cattivo dalle mani altrui; ora si può concorrere ad eseguire un
lavoro, provvedere un abito, cercare un posto, pagare la pensione per far ritirare un
giovinetto od una fanciulla povera od abbandonata; ora si può risparmiare una spesa, mettere
in serbo una moneta per dare una limosina, promuovere un'opera, che sia per tornare di
gloria a Dio, di onore alla Chiesa, di vantaggio alle anime; ora si può per lo meno esortaro altri
a farlo, e via dicendo. Occasioni di fare del bene od impedire del male non mancano mai. Non
ci manchi il buon volere, non ci manchi il coraggio, non ci manchi l'amor di Dio e del prossimo,
e noi senza quasi accorgerci, da padri e da madri, da maestri e da maestre, da sacerdoti e da
laici, da ricchi e da poveri, saremo Cooperatori e Cooperatrici veraci, impediremo del gran
male, faremo del gran bene. »
La cooperazione materiale.
« Qualcuno mi potrebbe dire: Finché si tratta di fare del bene colla parola, io ci sono;
ma con mezzi materiali non posso, perché sono povero. Chi è povero, disse D. Bosco, faccia
da povero. Ma per povero che sia un Cooperatore, se vuole, sarà sempre in grado di
concorrere anche materialmente ad un’opera di carità. Era molto povera quella vedova, di cui
ci parla il Vangelo; non aveva che un quattrino, duo minuta; eppure volle ancor essa
concorrere al decoro del tempio insieme coi ricchi oblatori, e ne riscosse gli encomii di Gesù
Cristo. Del resto vi so dire che vi sono tanti e tante, che decantano le loro miserie quando
sono invitati a fare un'opera buona, a vestire un povero orfanello, provvedere una famiglia
indigente, ornare una chiesa; ma quando si tratta di provvedersi un abito od una veste di
lusso; quando si tratta di un pranzo, di una partita, di un viaggio di piacere, di una festa da
ballo, di una comparsa e simili, oh ! allora bando alla povertà, oh! allora viva la ricchezza.

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Allora, se il danaro non c'è, si fa comparire; allora si trova il mezzo di fare la più bella figura del
mondo; allora si sfoggia un lusso superiore alla propria condizione.
« Vi sono poi altri, soggiunse D. Bosco, i quali hanno sempre paura che loro manchi la
terra di sotto ai piedi; veggono sempre il presente ed il futuro coi più tetri colori. Dessi sono di
coloro, i quali, al dire del divin Salvatore, vanno sempre domandando tremebondi: Che
mangeremo domani? che beveremo? di che ci copriremo? Quid manducabimus ? aut quid
bibemus ? aut quo operiemur ? E così radunano sempre, tesoreggiano sempre, tengono in
serbo, e intanto vengono alla morte senza farsi del bene, e lasciano i loro averi alla ingordigia,
o alla disputa dei parenti, che in poco tempo se li consumeranno, o se li faranno divorare dagli
avvocati e dai procuratori. Non imitate costoro, o miei buoni Cooperatori e pie Cooperatrici; e
affinché non ne seguiate l’esempio ascoltate due osservazioni. »
Una banca inesauribile.
« Oggidì son molti che mettono danaro alle banche per riscuoterne un interesse. Ma
qualsiasi banca, per buona riputazione che goda, lascia sempre il timore di un fallimento. E
quanti fallimenti si fanno tuttodì ! quante famiglie si vedono ridotte al verde per una
bancarotta ! Ma sia pur sicura una banca; essa tuttavia non passa per interesse che il 5 od il 6
per cento. Ma io conosco una banca inesauribile, la quale presenta guarentigie tali da rendere
impossibile ogni fallimento, la quale passa per interesse non dico il 5, il 10, il 30, il 50 per cento,
ma passa ben anco il cento per uno. E chi é questo così sfondolato banchiere? Egli é Dio,
padrone del Cielo e della terra, il quale appunto ha promesso che renderà ora, nunc, in questo
tempo, in tempore hoc, il cento per uno a chi dispone dei suoi beni alla sua maggior gloria, a
vantaggio dei suoi poverelli. Chi lascierà per me le cose sue, riceverà centies tantum nunc in
tempore hoc, ci assicura Gesù Cristo nel Vangelo, et in saeculo futuro vitam aeternam (Marc. x,
30). Riceverà il centuplo nelle benedizioni che Dio manderà alla sua persona, ai suoi beni, ai
suoi affari, ai suoi negozi; il centuplo nella pace del cuore; il centuplo nella concordia della
famiglia: il centuplo nelle grazie spirituali in vita ed in morte. Non basta: il Signore tiene ancora
riserbato nell’altra vita un premio imperituro, un trono incrollabile, una corona
immarcescibile: Et in saeculo futuro vitam aeternam. Ravviviamo adunque la nostra fede, o
benemeriti signori, e studiamo il modo di assicurarci un sì alto interesse, e un così ricco
capitale. »
Obbligo della limosina.
« La seconda osservazione si é questa: Alcuni credono che il fare limosina sia un
consiglio, e non un precetto; quindi, purché non si servano in male dei loro averi, si pensano di
fare abbastanza per salvarsi. Questo é un inganno fatale, che impedisce pur troppo tante
opere buone nel mondo, e strascina molte anime alla eterna perdizione, come vi ha già
menato il ricco Epulone. É più facile che un camello passi per la cruna di un ago, disse Nostro
Signor Gesù Cristo, che si salvi un ricco, il quale riponga l’affetto alle sue ricchezze e non si curi
dei poverelli. Costui, se vuolsi, non peccherà contro la giustizia, ma peccherà contro la carità;
or che differenza passa tra l’andare all'inferno per aver mancato contro la giustizia, e l'andarvi
per aver mancato contro la carità? Che poi l'aiutare gli indigenti non sia un consiglio, ma un
comando, apparisce chiaro dalla divina Scrittura. Non mancheranno poveri nella terra di tua
abitazione, diceva già Iddio nell'antica legge; perciò io ti comando d'aprire la mano al povero
ed al bisognoso: Idcirco ego praecipio tibi, ut aperias manum fratri tuo egeno et pauperi (Deut.
xv, 11). E il divin Salvatore alla sua volta parlando della limosina usa il verbo al modo
imperativo, dicendo: Quod superest, date eleemosynam (Luc. xi, 41.). E per non lasciar alcun
dubbio in questo punto egli dichiarò che al dì del giudizio chiamerà al regno eterno coloro,
che in sulla terra avranno fatte delle opere di carità, e manderà all'inferno coloro che si
saranno ricusati di farne (Matt. xxv). Altra volta disse: Non quegli che avrà detto Domine,
Domine, Signore, Signore, entrerà nel regno dei Cieli, ma colui bensì, il quale avrà fatto la
volontà del Padre mio, che non si contenta di parole, ma vuole le opere buone (Matt. vir, 21).
Quindi é che l'Apostolo s. Giacomo scrive che la stessa fede non giova alla salute, se non è
congiunta colle opere, e dice che una fede senza le opere è una fede morta: Fides sine
operibus mortua est (Iacob. ii, 20).
« Mi sono fermato a trattare un poco più a lungo questo argomento, non già perché io
creda che qualcuno di voi ne abbia bisogno, ma affinché, se gli occorre, se ne valga a cavare

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certi pregiudizi dal capo altrui. In quanto ai Cooperatori e alle Cooperatrici io esperimento
ogni giorno che essi fanno e sanno fare la carità; e confido che continueranno, mostrandosi
così veri seguaci di san Francesco di Sales, che si fece tutto a tutti per guadagnare tutti a Dio,
e ripeteva sovente Datemi anime e prendetevi il resto: Da mihi animas, coetera tolle. Voi avete
udito, e leggete pure ogni mese, dove va a finire la vostra carità. La speranza, anzi la certezza
di giovare a tanti poveri giovanetti, allontanarli dai pericoli del mondo, educarli per Dio, per la
Chiesa, pel Cielo, vi deve grandemente consolare e farvi sembrare leggiero ogni sacrifizio.
Facciamoci adunque coraggio, e seguiamo l'avviso lasciatoci dal divin Maestro: Coi vostri beni
fatevi degli amici, affinché quando veniate meno, alla fine della vostra vita, questi vi ricevano
negli eterni tabernacoli: Facite vobis amicos de mammona iniquitatis, ut cum defeceritis
recipiant vos in aeterna tabernacula (Luc. xvr, 9). Amici nostri saranno allora tante anime
state per mezzo nostro salvate; amici nostri gli Angeli custodi di quelle anime medesime amici
nostri i Santi, ai quali avremo procacciati dei compagni in Cielo; e quello che monta di più.
amico nostro sarà Gesù Cristo, che ci assicura di tenere per fatto a se medesimo tutto il bene,
che avremo fatto al più piccolo dei suoi discepoli: Amen dico vobis, quandiu fecistis uni ex his
fratribus meis minimis, mihi fecistis (Matt. xxv, 40).
settembre - a. 4, nr. 9
9-12 La gratitudine filiale a lieta mensa colla bontà paterna (28-29 luglio 1880).
[Convegno degli ex allievi. Parole varie di DB].
BS francese: septembre 1880, p. 8s [traduzione]
[…] Questa cordiale parlata fu accolta con una salva di fragorosi evviva a D. Bosco, il
quale presa la parola disse come egli, nel rivedere tanti suoi antichi figli, provava una gioia
inesprimibile; ricordò i principii dell'Oratorio; la meschinità della casa, l’angustia della cappella,
la strettezza del cortile, e fece rilevare come da quell'umile principio, come da una cosa quasi
impercettibile, l'Oratorio aveva preso uno sviluppo sorprendente e fattosi un gigante; i suoi
figli da poche centinaia, che erano, sono cresciuti a migliaia, sparsi non solo in Torino, ma in
più altre parti, che accennò di volo, dandone tutta la gloria a Dio.
« Io godo assai, egli proseguì, nel sapere che voi vi regolate sempre bene, vivete da
buoni cristiani, da cittadini onorati. Taluno di voi nel suo componimento ha notato che vi ebbe
qualche ingrato, che se la prese contro il luogo di sua educazione, e ci diede dei dispiaceri; ma
due cose vanno osservate a questo riguardo. La prima si è che gli ingrati non sono dei primi
giovani dell'Oratorio; la seconda che non vi terminarono la propria educazione, perchè
cacciati via per mala condotta. Del resto poi non dobbiamo maravigliarci di trovare degli
ingrati: anche tra i dodici Apostoli ve ne fu uno, quantunque avesse ricevuto per tre anni
l’educazione dal Maestro dei maestri, dallo stesso Figliuolo di Dio fatto Uomo. Noi li
compiangiamo perché sono infelici; la nostra vendetta sarà di pregare per loro, perchè
rinsaviscano prima della morte. Siamo Salesiani, e come tali dimentichiamo tutto, perdoniamo
a tutti, faremo a tutti del bene quanto possiamo e del male a nessuno. Sebbene per altro
dobbiamo trattare caritatevolmente con tutti, non dobbiamo tuttavia fare confidenze, nè
legare amicizia con coloro, che non sono del nostro spirito. Così useremo ad un tempo la
semplicità della colomba e la prudenza del serpente, guardandoci dai traditori e dai
tradimenti.
« Ma una cosa più che ogni altra vi raccomando, o miei cari figliuoli, ed è questa:
Dovunque vi troviate mostratevi sempre buoni cristiani e nomini probi. Amate, rispettate,
praticate la nostra Santa Religione; quella Religione, colla quale io vi educai e vi preservai dai
pericoli e dai guasti del mondo; quella Religione che ci consola nelle pene della vita, ci
conforta nelle angustie della morte, ci schiude le porte di una felicità senza confini. Molti di
voi hanno già famiglia. Orbene, quella educazione, che voi riceveste nell'Oratorio da D. Bosco,
partecipatela ai vostri cari. Così mentre tanti dei vostri compagni, che si portarono persino
nell’America in cerca di anime da salvare, si adoprano oggidì a spandere la luce della verità,
dove regnano ancora le tenebre, e a versare il sale della vera sapienza, dove padroneggia
tuttora la corruttela del vizio, voi farete altrettanto secondo il vostro potere, e così tra tutti
propagheremo nel mondo la maggior gloria di Dio, coopereremo alla salute delle anime, a
scemare nella società il mal costume e il delitto. Allora voi vi dimostrerete buoni Salesiani, veri

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figli di D. Bosco, il cui più vivo desiderio si è di popolare il Cielo di anime e disertarne l’inferno,
se dato gli fosse. Il lieto banchetto, a cui prendemmo parte in quest'oggi, è terminato; ma ad
un altro io v'invito che non avrà più fine: a nome di Dio e di Maria Ausiliatrice io v’invito al
banchetto del Cielo, e prego e supplico che niuno vi manchi. »
Don Bosco parlava con tanto affetto, che molti n’erano commossi. Finito che ebbe,
tutti gli si affollarono attorno, rinnovando il dolce spettacolo dei primi anni, in cui, fanciulli, gli
si facevano da presso, come pulcini sotto le ali della chioccia.
[…]
D. Bosco prese la parola e tenne un discorso così bello ed affettuoso, che solamente un
tenerissimo padre saprebbe fare a’figli suoi amatissimi.
« Voi non potete immaginarvi, o miei cari figliuoli, la contentezza che io provo nel
rivedervi intorno a me; nè io stesso saprei esprimervela tutta » Qui a D. Bosco quasi mancò la
parola, e i suoi occhi si bagnarono di lagrime: tutti n'erano commossi. Ripreso forza ei
proseguì « Già il sapeva che io vi voleva bene; ma oggi il mio cuore me ne dà una prova
incontrastabile. Io sono e sarò sempre vostro padre affezionatissimo. Sarebbe mio vivo
desiderio di vedervi e parlarvi più di spesso. Ma la maggior parte di voi si porta di rado a
Torino, e il più delle volte io mi trovo assente, e non possiamo incontrarci. Spero che d'ora
innanzi potremo vederci e parlarci almeno una volta all’anno, perché intendo che si continui
questa festa, finchè Dio ci lascierà in vita. Io avrei ora molte cose a dirvi. La principale si è che
vi adoperiate a fare tutto il bene possibile alla gioventù delle vostre parrocchie, delle vostre
città, dei vostri paesi, delle vostre famiglie. D. Bosco e i suoi Salesiani non possono trovarsi
dappertutto, nè fondare scuole ed Oratorii pei fanciulli in tutti i luoghi, dove se ne avrebbe
bisogno. Voi, miei amatissimi, che avete in questa Casa medesima ricevuta la prima vostra
educazione, vi siete imbevuti dello spirito di s. Francesco di Sales, e avete imparate le regole e
le industrie da usarsi pel miglioramento della tenera età, voi dovete supplire secondo le vostre
forze, voi dovete venire in aiuto di D. Bosco, a fine di conseguire più facilmente e più
largamente il nobile scopo, che si è proposto, il vantaggio cioè della Religione, il benessere
della civile società, mediante la coltura della povera gioventù. Non dovete certamente
trascurare gli adulti; ma voi non ignorate come questi, fatte poche eccezioni, non
corrispondono oggimai alle nostre cure. Perciò attacchiamoci ai piccoli, allontaniamoli dai
pericoli, tiriamoli al Catechismo, invitiamoli ai Sacramenti, conserviamoli, o riconduciamoli alla
virtù. Così facendo, vedrete fruttificare il vostro ministero, coopererete a formare buoni
cristiani, buone famiglie, buone popolazioni; e costruirete pei presente e per l'avvenire un
argine, una diga alla irreligione, al vizio irrompente. Ma per riuscire bene coi giovanetti,
fatevi un grande studio di usare con essi belle maniere; fatevi amare e non temere; mostrate
loro e persuadeteli, che desiderate la salute della loro anima; correggete con pazienza e con
carità i loro difetti; soprattutto astenetevi dal percuoterli; insomma adoperatevi che, quando
vi veggono, vi corrano attorno, e non vi fuggano, come fanno pur troppo in molti paesi, e il
più delle volte ne hanno ragione, perchè temono le busse. Forse per alcuni vi sembreranno
gettate al vento le vostre fatiche, e sprecati i vostri sudori. Pel momento forse sarà così; ma
non lo sarà sempre, neppure per quelli che vi paiono più indocili. Le buone massime, di che
opportune et importune li avrete imbevuti; i tratti di amorevolezza, che avrete loro usato,
rimarranno loro impressi nella mente e nel cuore. Verrà tempo in cui il buon seme
germoglierà, metterà i suoi fiori, produrrà i suoi frutti. »
Qui D. Bosco in conferma raccontò un fatto accadutogli poche settimane prima. « Sul
principio del corrente mese, egli soggiunse, fu visto a raggirarsi intorno alla Chiesa di Maria
Ausiliatrice e alla cinta dell’Oratorio un militare; era un capitano. Egli cercava coll’occhio un
sito, che a sua insaputa aveva cangiato di aspetto. Dopo inutili ricerche, domandò ad uno dei
nostri che entrava in Casa: Di grazia, saprebbe dirmi dove sia l'Oratorio di D. Bosco? Eccolo,
signore Possibile! Ma qui una volta vi era un campo; colà una casipola, che minacciava di
cadere; per Chiesa vi era una misera Cappella, che al di fuori non si vedeva. Ho udito più volte
che le cose erano appunto come lei dice; ma io non ebbi la sorte di vederle. Quello, che le
posso assicurare, si è che questo è l'Oratorio così detto di S. Francesco di Sales, o, come lei lo
chiama, l'Oratorio di D. Bosco. Se V. S. gradisce di entrarvi, faccia pure a sua posta. Il
capitano v'entra, esamina la casa da una parte e dall'altra, e poi pieno di meraviglia domanda
E D. Bosco dove abita? e gli fu additato Gli si potrebbe parlare ? Crederei di si; e mi fu

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presentato Appena mi vide esclamò: O Don Bosco, mi conosce ancora? Non mi rammento di
averla veduta mai? Eppure mi vide, mi parlò, mi trattò più volte. Non si ricorda più di un certo
V**, il quale negli anni 1847, 1848 e 1849, le diede tante noie e fastidii, le fece ripetere tante
volte silenzio in Chiesa, che al catechismo lei teneva sempre vicino a sè, perchè non
disturbasse i compagni, e che a stento si andava a confessare ? Altro che mi ricordo; mi
ricordo altresì che sovente udendo il suono del campanello per andare in Chiesa, egli entrava
per una porta e ne usciva dall'altra, costringendo D. Bosco a corrergli dietro. Ebbene io sono
quel desso. Narratomi poscia le principali vicende di circa 30 anni, quanti appunto ne
passarono dal 1850 in qua, egli disse: Ma io non ho mai dimenticato né D. Bosco né il suo
Oratorio, e giunto poc'anzi a Torino, mi sono fatto premura di venirlo a rivedere. Ora sarei a
pregarla, che volesse udire la mia confessione Di buon grado mi vi sono prestato. Prima poi
di licenziarlo gli domandai: Qual è stata la ragione per cui hai domandato di confessarti ?
Sapete che cosa mi rispose ! Uditelo: La vista di D. Bosco mi fece venire in mente le industrie
che egli usava per tirarmi al bene, mi ricordò le parole che mi diceva alle orecchie, il desiderio
che dimostrava, gl'inviti che mi faceva perchè andassi a confessarmi, e queste rimembranze
me ne hanno messo in cuore il desiderio, e mi vi hanno indotto.
« Miei cari figliuoli, continuò D. Bosco, se un soldato tra tanti pericoli del suo mestiere,
fra tante male dicerie che avrà udite, conserva nondimeno la memoria delle verità religiose
apprese nella sua giovinezza, e venuta la propizia occasione domanda di confessarsi e si
confessa, perchè mai ci perderemo noi di coraggio e ci avviliremo, quando nella coltura dei
giovanetti non ci vedessimo subito corrisposti? Seminiamo, e poi imitiamo il contadino, che
aspetta con pazienza il tempo della raccolta. Ma vi ripeto, non dimenticate mai la dolcezza dei
modi; guadagnatevi i cuori dei giovani per mezzo dell’amore; ricordatevi sempre la massima di
s. Francesco di Sales: Si prendono più mosche con un piatto di miele, che non con un barile di
aceto. »
Di più altre cose discorse D. Bosco, che ci porterebbe troppo in lungo se dovessimo qui
riferire. Quello, che non vogliamo tacere, si è che egli in tono di celia annunziò come nella
Domenica della SS. Trinità del 1891 avrebbe celebrato il cinquantesimo anno della sua prima
Messa; e perciò quantunque negli undici anni, che hanno tuttora da percorrere, avesse ancor
tempo a far i dovuti inviti, tuttavia cominciava ad invitare tutti i presenti a pranzo con lui per
quella circostanza, pregandoli a non mancare. Anzi presignò gli individui pel servizio religioso:
il sig. Teologo D. Reviglio, Curato di S. Agostino, farà da diacono; D. Vaschetti Vicario Foraneo
di Volpiano, da suddiacono; il Teologo D. Balesio Arciprete e Vicario Foraneo di Moncalieri, da
prete assistente; il Teologo D. Savio Ascanio, Rettore del Rifugio, da cerimoniere; il resto del
servizio sarà fissato a suo tempo.
« Qualora poi, conchiuse D. Bosco, Colui, il quale tiene in mano le chiavi della vita e
della morte, in questo frattempo disponesse altrimenti di noi, facciamo in modo, o miei cari
figli, di trovarci tutti immancabilmente in Cielo a quelle feste, che non finiranno mai più. […]
1881
gennaio - a. 5, nr. 1
1-3 Il sacerdote Giovanni Bosco ai sigg. cooperatori e alle sigg. cooperatrici della
Pia Società di S. Francesco di Sales.
[Opere promosse nel 1880 e programmi del 1881].
BS francese: janvier 1881, p. 1 [traduzione]
Con grato animo mi presento a Voi, o rispettabili Confratelli e Consorelle in Gesù Cristo,
per parlarvi dei risultati ottenuti dalle vostre sollecitudini e dalla operosa vostra carità. Perciò
a norma del nostro Regolamento mi fo dovere di darvi breve ragguaglio sulle opere
compiutesi nel 1880, e di quelle che coll'aiuto del Signore speriamo di mandare ad effetto nel
corrente anno 1881.
Opere del 1880.

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I nostri Collegi, gli Ospizi, i Ricoveri in quest'anno progredirono con grande
soddisfazione. Molte Case di recente fondate ebbero tale sviluppo, che abbiamo potuto quasi
duplicare il numero de’nostri allievi.
Nomino specialmente la Colonia Agricola della Navarra presso Frejus in Francia. Vi
furono ampliati i locali, si aumentò eziandio il numero dei poveri fanciulli, tolti dal pericoloso
abbandono, ed occupati alla coltivazione della terra, delle piante e dell'orticoltura. I buoni
effetti già conseguiti permisero di estendere la coltivazione ad una superficie notabilmente
maggiore, e con qualche frutto delle impiegate fatiche.
Così pure in S. Cyr presso Tolone, dopo molte difficoltà, fu regolarmente stabilita una
Colonia Agricola per orfanelle abbandonate. Le Suore di Maria Ausiliatrice vi sono Maestre
Direttrici, e vi educano le loro allieve nella scienza elementare, nei lavori domestici, nel
coltivamento dei giardini, ed anche dei campi, secondo la loro età e forze.
L’Orfanotrofio di Nizza Marittima fu pure di molto ingrandito.
La necessità ci spinse in modo eccezionale ad ampliare l’Oratorio di S. Leone a
Marsiglia. Mercé il nuovo fabbricato si poté triplicare il numero degli allievi ricoverati.
In Italia una novella Colonia Agricola si va cominciando nelle terre di Mogliano tra
Venezia e Treviso.
Ma l’agricoltura ebbe uno speciale sviluppo nelle selvagge tribù della Patagonia.
Appoggiati alla vostra carità in quest'anno, si fabbricarono Chiese, si aprirono scuole,
abitazioni pei Curati e pei Maestri, ed Ospizi in favore degli Indi, erranti sulle sponde del Rio
Negro.
Que’selvaggi divenuti assai docili alla voce della carità e della verità sono ansiosi di
apprendere arti, mestieri, e soprattutto la sconosciuta agricoltura in que’fertili ed immensi
terreni, né smossi né coltivati mai dalla mano dell'uomo.
Il Collegio di S. Carlo in Borgo S. Martino per difetto di locale non poteva più soddisfare
a tutte le domande d’ammissione di nuovi allievi. Per la qual cosa in quest'anno medesimo fu
aperta una Casa succursale in Penango nel Monferrato, la quale è ormai piena di giovanetti.
Le Suore di Maria Ausiliatrice aprirono due asili infantili; l'uno in Melazzo Diocesi di
Acqui; l’altro in Borgomasino Diocesi d'Ivrea. Altra schiera delle medesime andò a stabilirsi
nella città di Bronte in Sicilia, e vi dirige le scuole municipali, un ospedale, ed Oratorio festivo
per le fanciulle. Fra poco vi apriranno eziandio un educatorio.
Nel corso di quest’anno abbiamo avuta la consolazione di vedere più migliaia di
giovanetti, i quali un tempo versavano in gravi pericoli, ma raccolti, educati alla scienza ed al
lavoro, furono riconsegnati alla civile Società pieni di buon volere, e capaci di guadagnarsi
onestamente il pane della vita.
In Valle Crosia presso Ventimiglia è terminato l'edifizio per le scuole, pei maestri e
maestre. I lavori della Chiesa annessa progrediscono pure; e speriamo che nel 1881 sarà aperta
al divin culto.
Opere pel 1881.
Copiosissima messe la Divina Provvidenza ci prepara in quest’anno. Nella Chiesa di S.
Giovanni Evangelista in Torino, e nell'Ospizio annesso, continuano i lavori, ma vi sono ancora
molte opere a compiersi.
Nella Spezia progrediva alacremente l’edilizio per le scuole e per la Chiesa, quando un
violento uragano danneggiò gravemente la novella costruzione. Ciò nulladimeno si
ripigliarono tosto i lavori, ed abbiamo fiducia che nel corso di quest'anno saranno condotti a
termine.
Chiesa del Sacro Cuore ed Ospizio annesso in Roma.
Ma un’Opera che dovrà occuparci assai è la Chiesa del Sacro Cuore con Ospizio annesso
sul monte Esquilino in Roma.

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Il Santo Padre desideroso di condurre a fine un'impresa, che fosse utile alla città di
Roma, gloriosa a tutti i Cattolici, e di particolare vantaggio alla pericolante gioventù, ebbe la
degnazione di affidarla alla Pia Società di S. Francesco di Sales, e allo zelo ed alla carità dei
Cooperatori Salesiani. Nel Bollettino si daranno le norme con cui ogni Cooperatore, anzi ogni
fedele Cristiano potrà concorrere a quest'Opera.
Le Missioni.
Il Sommo Gerarca della Chiesa ha testé pubblicato una Enciclica, con cui calorosamente
raccomanda le Missioni estere alla carità di tutti i fedeli.
Le autorità civili ed ecclesiastiche in generale sono concordi nel proclamare la necessità
di promuovere e sostenere tali Missioni coi mezzi, che la Divina Provvidenza ha messo in
potere delle anime generose. Nella nostra pochezza uniremo i deboli nostri sforzi alla grande
impresa.
Da due anni dovevamo fare una novella spedizione d’evangelici Operai nell'America del
Sud, per recare aiuto ai Confratelli ed alle Suore di Maria Ausiliatrice, cui si presenta
copiosissima messe, lavoro immenso nell'Uruguay, nella Repubblica Argentina, e soprattutto
nella Patagonia. Ma tale spedizione non si poté effettuare per mancanza di mezzi pecuniarii.
Tuttavia preso consiglio dalla necessità e dalla gravità del bisogno, riposta piena fiducia nella
vostra cooperazione, o benemeriti Confratelli, fu deliberata una partenza di dodici Salesiani e
di otto Suore di Maria Ausìliatrice. Essi partiranno per quelle remote regioni, gli uni il 22 di
gennaio, gli altri al 3 di febbraio.
Quasi nel tempo stesso una schiera di Salesiani andrà a prendere possesso di una casa
nella Spagna, nella città di Utrera presso Siviglia.
Mezzi materiali.
Al compimento di grandi imprese a gloria di Dio e a sollievo della umanità sofferente, la
prima difficoltà che suol frapporsi è la deficienza di mezzi. Come provvedere a tanti ragazzi
ricoverati, come sostenere tante opere già cominciate ? Ove prendere vitto, vestito, per tanti
maestri ed allievi ?
Rispondo che la Divina Provvidenza ha tesori inesausti. Nel passato essa non ci mancò
mai; dovremo dubitare per l'avvenire?
No certamente. Facciamo tutti quel poco che possiamo, e Dio supplirà a quello che
manca. Mentre poi mettiamo confidenza illimitata nella bontà del Signore, non ricusiamo la
nostra cooperazione. Ciascuno rifletta un momento sul precetto del Salvatore quando disse:
Date e vi sarà ricambiato con abbondante misura. E altrove Date il superfluo in elemosina. Del
superfluo ne hanno tutti, e parecchi vi sono che ne hanno molto. Il divin Salvatore, quasi
temendo che taluni non impiegassero questo superfluo a pro dei bisognosi, oppure che ne
abusassero altrimenti, volle Egli stesso inculcare tale gravissimo dovere con queste terribili
parole: È più facile che un cammello passi pel foro di un ago, che un ricco si salvi.
So bene che taluno dice che questo è consiglio e non precetto. Non badiamo a questa
interpretazione. O consiglio, o precetto, il fatto sta ed è, che Gesù Cristo minaccia le pene
eterne a chi non dà il superfluo in limosina. Non lasciamoci illudere. Facciamo piuttosto tesoro
delle preziose parole dette dall'Arcangelo Raffaele al santo vecchio Tobia: « La limosina è
quella che libera dalla morte, e purga i peccati, e fa trovare la misericordia e la vita eterna. »
Preghiere e suffragi.
Vi assicuro, o benemeriti Confratelli, e Consorelle in. G. C., che tutti i Soci Salesiani e i
loro allievi innalzano al Cielo ogni giorno preghiere particolari, perchè Dio conservi la sanità, la
pace, la concordia e la prosperità nelle vostre famiglie; ma non posso omettere di
raccomandare in maniera tutta particolare suffragi per le anime dei nostri Confratelli e
Consorelle, che nel corso dell'anno testè spirato Dio chiamò alla vita eterna.
Abbiamo fatte perdite sensibili assai. Preghiamo che Dio si degni di accogliere quelle
anime nel regno della gloria, nè mai dimentichiamole nelle nostre preghiere e nelle comuni
opere di carità.

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Benedizione di S. S. Leone XIII.
Sua Santità Leone XIII, Capo e Benefattore insigne della nostra Pia Associazione, nel 21
dell'ora trascorso dicembre mandò a tutti i Cooperatori e a tutte le Cooperatrici una speciale
benedizione con queste preziose parole: « Alando la santa benedizione a tutti i Cooperatori e
a tutte le Cooperatrici della pia Società di S. Francesco di Sales, affinché facciano molto bene,
ma lo facciano presto, pecche il bisogno è grande. »
Dopo queste autorevoli parole del Santo Padre non debbo più altro aggiugnere, se non
assicurarvi che farò ogni giorno un memento per Voi nella s. Messa, affinché Dio vi conservi in
buona salute, e sempre nella sua santa grazia.
In fine raccontando me e i nostri giovanetti al valido sussidio delle vostre preghiere,
mentre ho l'alto onore e la grande consolazione di potermi professare in Nostro S. G. C.
Obbl.mo Servitore Sac. GIOVANNI Bosco.
febbraio – a. 5, nr. 2
3-4 La conferenza al cooperatori di Torino e la Benedizione ai Missionari e alle
Suore
[Estratto dall'Unità cattolica. Riassunto del discorso di DB].
BS francese: février 1881, p. 3s [traduzione]
Con un discorso di semplicità apostolica, ma di rara eloquenza, D. Bosco tenne per circa
mezz'ora sospeso dal suo labbro il numeroso uditorio. Esordì egli coll'annunziare una speciale
benedizione del Santo Padre ai Cooperatori e Cooperatrici e ai Missionarii raccolti in quell'ora.
Passò quindi a parlare dei Salesiani e delle Suore già inviati nell'America negli anni addietro.
Disse del bene che, col divino aiuto, vi avevano sino allora operato, e di 30 e più Case colà
stabilite a pro’di giovani pericolanti bene, del quale dovevano pur rallegrarsi molti de’suoi
uditori ed altre caritatevoli persone, per aver concorso ad ottenerlo colle loro limosine.
Espose poscia come si stava trattando di propagare per la prima volta il Vangelo nelle tribù dei
Pampas, della Patagonia, della Terra del Fuoco e delle isole adiacenti, tratto di terreno non
meno vasto che l'Europa intiera; che occorrevano perciò nuovi rinforzi di operai evangelici,
perché pare giunto finalmente il tempo della misericordia di Dio per quei popoli infelici, i cui
Capi medesimi, o Cacichi, domandano oggidì religione e civiltà.
» Venuto poi a dire dei Missionari ivi presenti e in procinto di partire, sei per la Spagna e
sei per l'America insieme colle dieci Suore, D. Bosco fece rilevare come essi obbedivano al
comando di Gesù Cristo che disse: Euntes, docete omnes gentes: praedicate Evangelium omni
creaturae; comando divino, che per bocca del Romano Pontefice si fece in ogni tempo e
farassi sentire sino alla consumazione dei secoli. Toccò alfine del sacrifizio che facevano quei
giovani Sacerdoti, Catechisti e Suore, abbandonando tutto per amor di Gesù Cristo e delle
anime da lui redente; e, rivolto a'suoi ascoltanti, terminò il suo discorso così: « Se questi nostri
fratelli e sorelle, per amor di Dio e del loro prossimo, espongono a cimento la loro vita, deh !
miei rispettabili uditori, non ricusate di fare ancora voi qualche sacrifizio per essi. Preghiamo
che Dio li aiuti e li consoli; ma chi può li conforti eziandio colle sue limosine. In questo modo
coopererete anche voi alla divina gloria e alla salute delle anime; vi renderete degni del
centuplo che Dio promette ancor su questa terra a chi dà qualche cosa per amor suo; e, quello
che meglio vale, porrete in salvo l'anima vostra, secondo la grande sentenza di S. Agostino:
Animam salvasti, animam tuam praedestinasti. »
marzo - a. 5, nr. 3
5-7 Chiesa al Sacro Cuore di Gesù in Roma.
[Circolare spedita a tutti i vescovi e giornalisti cattolici. Lettera di presentazione ai vescovi e ai direttori di
giornali cattolici].
BS francese: mars 1881, p. 4s [traduzione]
Circolare spedita a tutti i Vescovi e ai Giornalisti Cattolici.

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Tutte le opere, che tornano a decoro di nostra Santa Religione, devono certamente
interessare i Cristiani di tutto il mondo, ed in ispecial modo allorché sono destinate a
vantaggio ed ornamento dell'alma città di Roma, centro del Cristianesimo, e promosse dal
medesimo Supremo Gerarca della Chiesa. Di questo genere sono le opere più sotto descritte
da compiersi nella Capitale dell'Orbe Cattolico, giudicate di somma utilità alla Religione ed alla
civile Società, e perciò proposte dalla mente illuminata dello zelante Pontefice LEONE XIII
gloriosamente regnante. Esse sono le seguenti:
1° Una Chiesa al Castro Pretorio sul Monte Esquilino da consacrarsi al Sacro Cuore di
Gesù, che debba pur servire di Parrocchia ad una popolazione di dodici mila anime, e di
monumento all'immortale PIO IX. L’ente giuridico parrocchiale è già costituito e riconosciuto
dall'Autorità Ecclesiastica e Civile;
2° Un giardino di ricreazione, dove si possano raccogliere fanciulli specialmente nei
giorni festivi, trattenerli con piacevoli trastulli, dopo che abbiano adempiuti i loro religiosi
doveri;
3° Scuole serali pegli Operai più adulti. Questa classe di giovani, occupata lungo il
giorno in faticosi lavori, spesso manca di mezzi per procacciarsi la conveniente istruzione, di
cui avrebbe gran bisogno;
4° Scuole diurne per que’fanciulli, i quali, a motivo della loro povertà o del loro
abbandono, non sono in grado di frequentare le pubbliche scuole;
5° Un Ospizio in cui siano istruiti nella scienza, nelle arti e ne’mestieri quei fanciulli, che
vagano per le vie e per le piazze, a qualunque paese, città o nazione appartengano.
Imperciocché molti di costoro si recano in Roma colla fiducia di trovare lavoro e danaro, ma
delusi nelle loro speranze cadono nella miseria, esposti al pericolo di mal fare, e per
conseguenza di essere condotti a popolare le prigioni dello Stato.
Questo Ospizio dovrà essere capace di accogliere circa cinquecento poveri orfanelli, sul
modello dell'Oratorio di S. Francesco di Sales già esistente in Torino.
Stato delle cose.
Fin dal 1878, per iniziativa del regnante Pontefice, veniva stabilita un’apposita
Commissione di ragguardevoli Personaggi, sotto la presidenza dell'Eminentissimo suo Vicario,
allo scopo di innalzare il mentovato sacro Edifizio. Comperata l'area corrispondente, furono
tosto cominciati i lavori, sopra un disegno del Sig. Ingegnere Conte VESPIGNANI, i quali
progredivano alacremente. Ma essendo venuti a mancare affatto i mezzi per la continuazione
della fabbrica, e per altra parte desiderando di provvedere più efficacemente ai bisogni della
gioventù pericolante, il SANTO PADRE giudicò di affidare allo scrivente la costruzione, la cura
ed amministrazione dell'Opera. In pari tempo e in tale deficienza di mezzi la prelodata
SANTITÀ SUA lo autorizzò a ricorrere alla carità di tutti i fedeli Cristiani.
Modo di concorrere.
1° Si può concorrere con mezzi pecuniarii o con materiali per fabbricazione;
2° Ciascuno può venire in aiuto colla preghiera, e consigliando persone agiate a rendersi
Benefattori;
3° Tutti i Cooperatori sono pregati di far pervenire le loro oblazioni in Roma a Sua
Eminenza Rev.ma il Signor Cardinale Raffaele Monaco la Valletta Vicario Generale di SUA
SANTITÀ, o al Sac. Dott. Francesco Dalmazzo Torre de’Specchi, n° 36, Roma; oppure al Sac.
Gio. Bosco, Torino;
4° Saranno inviati ed autorizzati a raccogliere oblazioni alcuni sotto il nome di
Collettori. Ma essi non dovranno recarsi a questuare come che sia senza essere muniti di uno
scritto, in cui sia notato l'oggetto della questua, nome, cognome e qualità del Collettore, la
firma del Sacerdote Gio. Bosco, col timbro portante le parole: Societas Salesiana. Discite a me
qui mitis sum.
5° Senza questa formalità sono rispettosamente pregati gli Eccellentissimi e
Reverendissimi Arcivescovi e Vescovi delle varie Diocesi, e i molto Reverendi Signori Parroci,

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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61
Curati e Rettori di Chiese a volersi fare Collettori tra i fedeli Cristiani dimoranti nel distretto di
loro rispettiva giurisdizione, d'inviare a qualcuno dei tre soprannominati quel danaro che
avessero potuto raccogliere, e di favorire i così detti Collettori muniti del richiesto attestato.
Vantaggi per gli Oblatori e Collettori.
1° Una speciale Benedizione del SANTO PADRE, che approva e raccomanda la pia
impresa, a tutti quelli che amano l'incremento della nostra Santa Religione, il buon costume, il
bene della gioventù e di tutta la civile Società;
2° Terminato il sacro Edifizio, e consacrato al divin Culto, nel venerdì di ogni settimana
sarà celebrata una Messa all'Altar Maggiore, colla recita della Corona del Sacro Cuore di Gesù
e con altre particolari preghiere pei Benefattori;
3° Il medesimo pio esercizio avrà luogo nella Festa del Sacro Cuore di Gesù e di Maria,
del SS. Natale, del SS. Sacramento e in ciascuna Festa de’ss. Apostoli;
4° A fine di prestare speciale ossequio all'Augusta Madre di Dio ed invocare la potente
sua protezione sopra tutti i nostri Benefattori, la sera di ciascun giorno si reciterà la terza
parte del S. Rosario, si canteranno le Litanie Lauretane o l'Ave Maris Stella, cui seguirà la
Benedizione col SS. Sacramento. La funzione sarà terminata col De Profundis ed Oremus
analogo, o con un Pater, Ave e Requiem, in suffragio dei Benefattori defunti;
5° Queste celebrazioni di Messe, preghiere ed esercizi di cristiana pietà avranno luogo
in perpetuo.
Sac. GIOVANNI BOSCO.
Lettera agli Arcivescovi e Vescovi.
ECCELLENZA REVERENDISSIMa,
Colla massima venerazione mi fo animo di supplicare la Eccellenza Vostra a venirmi in
appoggio per condurre a termine una pia impresa, cominciata e caldamente raccomandata
dallo zelo e dalla carità di SUA SANTITÀ LEONE XIII.
Dal foglio unito la Eccellenza Vostra potrà di leggieri comprendere l'oggetto della mia
preghiera e dei pensieri di SUA SANTITÀ.
Voglia intanto gradire la Benedizione del SANTO PADRE, e permettere che con
profonda gratitudine io abbia l'onore di professarmi
Di V. E. Reverendissima.
Sac. GIOVANNI BOSCO.
Lettera ai Giornalisti.
EGREGIO SIG. DIRETTORE,
La stima grande che meritamente gode il suo Giornale e lo zelo con cui la S. V. lo dirige
mi fanno sperare il suo appoggio in una impresa, che si riferisce direttamente al bene della
Religione e della civile Società. Dal foglio unito Ella potrà conoscere di che si tratta.
A tale uopo mi raccomando alla ben nota sua benevolenza, con preghiera di dare
pubblicità al progetto ivi esposto con quelle parole, che nella illuminata sua prudenza
giudicherà opportune.
Dal canto mio gliene professo profonda gratitudine, innalzando preghiere a Dio che la
conservi in buona salute, mentre ho l'alto onore di potermi professare
Di V. S. Illustrissima.
Sac. GIOVANNI BOSCO.
maggio - a. 5, nr. 5
1-2 Il sacerdote Giovanni Bosco ai cooperatori e cooperatrici salesiane.

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[Resoconto dell'udienza pontificia avuta il 23 aprile 1881].
BS francese: mai 1881, p. 1
Vi tornerà certamente di grande consolazione, o Benemeriti Cooperatori e
Cooperatrici, il conoscere l'insigne benevolenza manifestata dal Santo Padre verso di Voi, e di
tutto buon grado io ve la comunico.
Nella sera del 23 corrente Aprile, essendosi Sua Santità Leone XIII degnata di ricevermi
in udienza particolare, ebbi agio ad esporgli lo zelo con cui i Cooperatori vengono in aiuto alle
nostre opere di carità in Italia, in Francia, nella Spagna e nell'America. Con premura non
ordinaria il Santo Padre volle minutamente informarsi della Chiesa e dell'Ospizio dei Piani di
Vallecrosia presso Ventimiglia, della Spezia, e di Firenze. Queste opere formano oggetto di
particolari sollecitudini del S. Padre, perché, Egli diceva, vengono direttamente in aiuto della
Chiesa assalita dall'errore e da coloro che lo propagano. Partecipate a mio nome che io
mando l'Apostolica Benedizione a tutti questi zelanti Cooperatori, che li ringrazio di quello
che fanno, e loro raccomando la fermezza di proposito nel fare il bene. Non mancano le
difficoltà, ma Dio non mancherà di venirci in aiuto. L'opera che viene loro affidata è grande. Il
raccogliere povere fanciulli, l’educarli, il toglierli dal vestibolo delle carceri per ritornarli alla
Società buoni cristiani ed onesti cittadini sono cose, che non possono a meno di avere
l’approvazione di tutte e condizioni degli uomini.
Ma e la Chiesa e l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù all’Esquilino ? Progrediscono i lavori ?
Si va avanti, oppure si sta fermi ? Io ho potuto rispondere che i lavori progrediscono
alacremente, e che circa centocinquanta operai impiegano l’arte loro e la loro industria
nell’Opera tante volte benedetta da Sua Santità. Feci notare che la carità dei fedeli ci
incoraggiava, ma che la gravezza delle spese cominciava a farci sentire la scarsità del danaro.
Un momento prima una persona aveva offerto al S. Padre la somma di franchi
cinquemila per l'obolo di S. Pietro. Ecco, Egli mi disse con ilarità, questo danaro venne a
tempo; l'ho ricevuto colla destra e ve lo do colla sinistra; prendetelo, e serva pei lavori
intrapresi all’Esquilino. Spero che il mondo apprezzerà questo sforzo del Sommo Pontefice
per un'opera che mi sta molto a cuore, ed ho fiducia che altri generosi oblatori non
mancheranno di concorrervi con quei mezzi, che Dio pose in loro mano. Godo molto che
abbiate potuto stabilire dei Collettori. Raccogliendo così anche le piccole oblazioni si
potranno più facilmente riunire i mezzi che ci sono necessari.
In quel momento il S. Padre apparve alquanto commosso ed esclamò: Oh ! Sacro
Cuore di Gesù, siate per tutti i fedeli sorgente di grazie e di benedizione. Benedite tutti coloro
che faticano per la vostra Chiesa nelle varie parti del mondo; ma una speciale vostra
Benedizione discenda copiosa su tutti i Cooperatori e su tutte le Cooperatrici di S. Francesco
di Sales, su tutti gli Oblatori, ed in particolar modo su tutti i Collettori, che prestano l'opera
loro ad accrescere l'onore e la gloria Vostra. Sì, continuò il Santo Padre, benediteli tutti;
benedite le loro fatiche, le loro famiglie, i loro interessi, e rendeteli felici nel tempo, e beati
nella eternità.
A queste parole del Vicario di Gesù Cristo io non ho più osato esprimere altro pensiero,
se non di ringraziamento, assicurando che i Cooperatori avrebbero continuato a lavorare con
tutto zelo alla gloria di Dio e di S. Madre Chiesa.
Siccome le opere raccomandate alla pietà dei nostri Cooperatori, sono dirette a
sollievo dei più bisognosi della civile società, e a sostegno della Religione nostra santissima,
così io credo che l'elemosina necessaria a farsi per l'acquisto del Giubileo, elargito dal Santo
Padre dal 19 Marzo al 1° Novembre dell'anno corrente, possa assai bene erogarsi a vantaggio
delle medesime.
In fine vi assicuro, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici, che tutti i fanciulli da voi
beneficati innalzeranno mattino e sera con me le comuni loro preghiere al Cielo pel vostro
benessere spirituale e temporale, e intanto colgo questa propizia occasione per professarmi
con profonda gratitudine
Di Voi, o Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
Obblm° Servitore

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Sac. GIOVANNI BOSCO.
giugno - a. 5, nr. 6
5-7 La conferenza dei cooperatori a Roma.
[Riassunto del discorso di DB (p. 6s); da l'Aurora, n. 109 del 13 maggio 1881].
[…] Era D. Giovanni Bosco. Ecco le principali linee del suo discorso
» Dopo aver annunziato che Sua Santità degnavasi inviare una benedizione speciale ai
Signori intervenuti alla adunanza, disse che avrebbe parlato delle opere dei Salesiani in genere
e poi della Chiesa del Sacro Cuore. Dall’anno decorso in poi le Case dei Salesiani sono
aumentate. Le missioni della Patagonia prosperano. Consolidate ed estese le fondazioni di
Nizza, Ventimiglia, Spezia, Lucca, Firenze; dove, sorti e prosperando i nuovi istituti al fianco di
istituzioni consimili aperte dai protestanti, riescono a paralizzare i loro dannosissimi effetti ed
a strappare anime al regno di Satana. La gioventù e l'avvenire essere, secondo la frase di
Dupanloup, una stessa cosa, e doversi augurare all’Italia un avvenire sereno, posto che
quest'opera benefica di educare e salvare la gioventù, mediante il sussidio dei Cooperatori
Salesiani, prenda nuovo incremento.
» Venendo quindi a parlare della Chiesa del Sacro Cuore, disse essere stato con ottimo
intendimento stabilito che sorgesse sul colle Esquilino,. una volta sacro ai numi, un tempio
sacro alla divina Clemenza, cioé al Sacro Cuore. Come un di però ivi stavano le excubiae, o
sentinelle, convenire far sì, che vi sorgesse uno stabilimento da educarvi le sentinelle
destinate a vegliare per la salute delle anime.
» L'egregio P. Maresca avea cominciato con zelo il lavoro. I Salesiani lo continueranno.
Ben 66 stabilimenti protestanti, sale, scuole, ospizi grandiosi disputano in questa Roma le
anime alla fede cattolica, e molti adescati da promesse di lavoro e da facili concessioni si
lasciano sedurre. Convenire porre un argine a questa propaganda, e raccorre questi giovani
senza parenti, senza protettori, senza pane, da qualunque parte d'Italia siano; e però accanto
alla Chiesa del S. Cuore doversi erigere un asilo per raccorre, educare almeno un cinquecento
giovani. A quest’oggetto faceva un appello alla carità dei Romani, che, se prima furon larghi di
aiuto a lui per fare il bene in altre città d'Italia, oggi dovrebbero stendergli la mano, onde non
si avesse a vedere qui in Roma i protestanti solleciti di impiegare energia e tesori nel trionfo
dell'eresia, e neghittosi ed impotenti i Romani per il trionfo della fede. Terminò dicendo che a
confortarli a questa carità l'Eminentissimo Alimonda avea gentilmente consentito di rivolgere
a loro due parole; che egli era felice di veder l'eloquente Porporato trattar la causa dei
Salesiani. […]
luglio - a. 5, nr. 7
1-6 Particolarità della novena e festa di Maria Ausiliatrice.
[Conferenza di DB ai cooperatori e alle cooperatrici di Torino (p. 2-6, 20 maggio 1881)].
BS francese: juillet 1881, p. 2s [traduzione]
[…] Le si diede principio colla lettura e col canto, e poscia D. Bosco fece l'esposizione
di alcune opere compiutesi e che stanno compiendosi, ne annunziò delle altre intraprese,
raccomandandole alla carità degli intervenuti. Tra le altre egli parlò della Chiesa di san
Giovanni Evangelista.
Come avrete già veduto, egli disse, i lavori stanno ultimandosi. Presentemente vi
attendono i pittori e il decoratore; nel tempo stesso vi si colloca il pavimento di marmo, si
preparano gli altari, la balaustra, i banchi, i confessionali, le porte, le finestre, l’orchestra,
l’organo, le campane e via dicendo. L'ardore con cui si lavora ci conforta a sperare che
potremo inaugurare al divin culto il sacro edifizio nel 27 dicembre, festa dell'Apostolo
prediletto, seppure la cattiva stagione non ci obbligherà a trasferire la grandiosa solennità
nella primavera dell’anno venturo. Forse qualcuno, soggiunse D. Bosco, desidererà di sapere
a quale condizione di fedeli avrà poscia a servire la detta Chiesa; se per gli adulti o pei fanciulli;
se sarà parrocchia o non lo sarà. Rispondo brevemente che quella Chiesa servirà per gli adulti

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e pei fanciulli; per gli adulti al di sopra, e pei fanciulli dell'annesso Oratorio festivo al di sotto,
dove tra varii altri membri ne uscì pure una seconda Chiesuola, capace di 500 giovanetti. In
quanto poi alla qualità di parrocchia, mi limito a dire che essa l’avrà, purché v'intervenga il
consenso dell'Autorità ecclesiastica. Per parte di D. Bosco, egli non metterà difficoltà che sia
eretta in Chiesa parrocchiale; ma anche senza di ciò noi faremo sì, che vi abbiano la cristiana
istruzione grandi e piccoli, e la necessaria religiosa assistenza sani e malati; soprattutto per
quanto dipenderà da noi faremo in modo, che niuna famiglia cattolica di quelle parti possa
addurre pretesti di andare od inviare i figli alla vicina scuola dell'eresia.
Venuto a parlare della Casa in Vallecrosia presso Ventimiglia, Don Bosco notò che la
costruzione della Chiesa da dedicarsi a Maria Ausiliatrice tira innanzi, ma che finora si dovette
andare un poco a rilento, perché parve più urgente il bisogno di fabbricarvi da presso delle
altre scuole, essendo le prime divenute insufficienti. La fabbrica di queste é ora terminata, ed
oltre ad aversi il sito necessario per raccogliere nelle rispettive classi un maggior numero di
fanciulli e di fanciulle, si ebbe altresì una sala, che servirà di cappella provvisoria più vasta e
più decente della prima. Per questa guisa, mentre resta provveduto alla conveniente
istruzione dei piccoli e degli adulti, noi ci troviamo in grado di poter attendere con tutto
bell'agio ad innalzare la Chiesa incominciata. Intanto già fin d'ora é constatato un fatto dei più
consolanti: mentre le scuole dei Salesiani e delle Suore di Maria Ausiliatrice sono affollate,
quelle dei vicini Valdesi fecero fallimento. In questo modo s'impedì che venisse pervertita
nella Religione tanta povera gioventù di quelle parti; si impedì che facessero naufragio nella
fede tante famiglie cattoliche; s'impedì insomma che divenissero eretiche la presente e poscia
le future generazioni.
Che dirò delle scuole e dell'Oratorio maschile della Spezia? domandò Don Bosco. Ecco
brevemente. Fin dai primi giorni, che coll’aiuto del grande Pio IX noi vi avevamo posto il piede,
i nemici, soprattutto i Protestanti, che vi hanno tempio e scuole, fecero di tutto per
osteggiare l'opera nostra. Per atterrirci si posero i giornali della setta scrivendoci contro, si
scagliarono ingiurie, si fecero minaccie, e in fine si ricorse a mezzi più disdicevoli ancora,
collocandoci da vicino persone immorali. Allora che cosa abbiamo fatto noi? Giacché stavamo
in casa appigionata, e pagavamo un affitto caro e salato, abbiamo cercato modo di fabbricarci
una casa apposita, colle relative scuole e cappella adattata. Coll’aiuto di alcune benemerite
persone della diocesi, col valido appoggio dei Cooperatori e Cooperatrici, e soprattutto col
generoso concorso di un egregio signore della città, che ci somministrò caritatevolmente il
terreno ed anche sussidii in danaro, noi l'anno scorso abbiamo posto mano alla progettata
fabbrica. Non ostante un disgustoso incidente cagionato dall’intemperie, non ostante le
buffonate e le varie dicerie dei tristi, questa fabbrica, sotto la savia direzione del sig.
ingegnere Bruschi, é oggi ultimata. Fra pochi giorni sarà benedetta la nuova cappella, e i
Salesiani fisseranno le tende in casa loro. Unitamente col clero della città e con altri zelanti
cattolici noi continueremo nelle scuole e nelle radunanze festive a coltivare la numerosa
gioventù, e nella cappella ad istruire gli adulti predicando ed amministrando i Sacramenti della
Confessione e Comunione; ci adopreremo, secondo il nostro potere, a far sì che l’errore non
s’infiltri maggiormente ad avvelenare la mente ed il cuore dei padri e dei figli. Presentemente
frequentano le nostre scuole ed Oratorio circa 400 ragazzi, buona parte dei quali strappati
alla scuola degli eretici.
L'anno scorso, continuò D. Bosco, nel mio ritorno da Roma passando in Firenze
m'imbattei in una lunga processione di giovanetti, che seguivano una bandiera. Non
sapendomi dare ragione di quel fatto, domandai al Sacerdote fiorentino, che
m'accompagnava, chi fossero quei fanciulli e dove andassero, ed egli traendo un doloroso
sospiro rispose: Sono bambini cattolici, che escono dalle scuole protestanti, ed ora si portano
al così detto sermone, che tiene il ministro. Da queste parole e dalla vista di tanti poveri
fanciulli, che come agnelli andavano al macello, D. Bosco fu profondamente commosso. Prima
di partire egli si presentò a Sua Eccellenza Rev." Mons. Arcivescovo, il quale, saputo che i
Salesiani sarebbero stati disposti a venirgli in aiuto per impedire e riparare danni così
deplorabili, si pose tosto a capo di alcune caritatevoli persone della città, e colle sue parole le
eccitò, coi suoi lumi le diresse a trovare i mezzi opportuni per dare incominciamento ad
un'Oratorio festivo. Coll'aiuto di varii Cooperatori e Cooperatrici i mezzi furono trovati; si
prese a pigione una casa; fu stabilito il modo di sussistenza, e i Salesiani sono in Firenze sin dal
mese di marzo. L’Oratorio é oggidì frequentato da circa 200 giovanetti, che vanno

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aumentando di numero festa per festa. Più altre cose disse ancora Don Bosco a questo
proposito, ma qui le omettiamo, perché pubblicheremo più sotto una lettera del Direttore
locale, che completerà queste notizie.
Da Firenze D. Bosco portò il suo discorso sopra la Chiesa ed Ospizio del Sacro Cuore al
Castro Pretorio in Roma. Notato come alacremente si lavori, disse dell'acquisto fatto poc'anzi
di un vicino edifizio, dove si aprirà provvisoriamente una cappella parrocchiale per fare il
Catechismo ai fanciulli, e per dispensare la parola di Dio e i Sacramenti agli adulti di quei
dintorni assai popolati. La Casa Salesiana é già inaugurata nel nuovo locale, e la cappella sarà
probabilmente benedetta nel mese di luglio dall'Eminentissimo sig. Cardinale Vicario di Sua
Santità.
Da Roma il pensiero di D. Bosco volò nell'America. Riferì di varie Case aperte poc'anzi
nella Repubblica dell'Uruguay tra colonie abbandonate; ma si fermò di preferenza sopra le
missioni della Patagonia. Annunziò come il sac. Don Giuseppe Fagnano era partito in quei
giorni per una missione verso il centro di quella selvaggia contrada; descrisse i pericoli, a cui
vanno soggetti e Salesiani e Suore in quelle parti, e pose sott’occhio le loro fatiche e stenti per
mancanza di mezzi. Qui colta l’opportunità ei fece un commovente confronto tra la vita del
missionario e quella di tanti cristiani, che guazzano nelle delizie, e pur non si muovono a dare
una limosina per cooperare alla eterna salute dei fratelli, per soccorrere quei generosi, i quali
per le anime, sull'esempio degli Apostoli, lasciano quanto hanno di più caro al mondo, pronti,
se occorre, a versare persino il sangue. A cristiani di tal fatta, disse D. Bosco, si potrebbero
rivolgere le parole, che S. Pietro in altra occasione pronunziò contro a Simon Mago Pecunia
tua tecum sit in perditionem: Il tuo danaro perisca con te. Cotali cristiani dovrebbero riflettere
che Iddio chiederà conto un giorno dei beni che ha loro concessi. Egli dirà a ciascun facoltoso:
Io ti aveva dato delle sostanze, affinché una parte ne disponessi alla mia gloria e a vantaggio
del tuo prossimo; ed invece che ne facesti ? Il lusso, i divertimenti, i viaggi di piacere, le
gozzoviglie, le partite, le comparse, ecco la voragine dei tuoi beni. Taluno dirà: I beni miei io
non li spreco; me li tengo cari, li accresco ogni anno; compero case, campi, vigne e via
dicendo. Anche a costoro dirà il Signore: Li accumulaste ! li accresceste ! Sì, é vero; ma intanto
i poveri soffrivano di fame; ma intanto migliaia di fanciulli abbandonati crescevano nella
ignoranza della religione e nel mal costume; ma intanto le anime redente dal mio Sangue
cadevano nell'inferno. Aveste più a cuore i vostri danari che non la mia gloria, più care le
vostre borse che non le anime dei vostri fratelli ! Orbene, coi vostri piaceri, coi vostri tesori,
colle vostre sostanze andatevene alla perdizione: Pe cunia tua tecum sit in perditionem. So
bene, soggiunse D. Bosco, che voi non siete di questi tali, e che fate limosina secondo le
vostre forze; ma nel mondo quanti sono che potrebbero imitare il vostro esempio, eppur non
lo imitano ?
Don Bosco finiva coll'annunziare che poche ore prima era venuto a sapere come la
Casa di san Benigno, nella quale appunto si educano i futuri missionarii, e i futuri direttori,
maestri ed assistenti per i nostri Collegi, si trovava in gran bisogno. Da parecchi mesi non
aveva più potuto pagare il panattiere, il quale perciò non ostante la buona volontà non era più
in grado di somministrare il pane. Era mia intenzione, disse Don Bosco, di raccomandarvi la
limosina a vantaggio di varie opere importanti; ma siccome tra tutte la più importante si é
quella di non lasciar mancare il necessario a coloro, che lavorano ed avranno da lavorare per la
gloria di Dio e per la salute delle anime, così ve la raccomando per questo fine. La carità che
voi farete partirà ancora di questa sera medesima a consolare quei miei cari figli e vostri
fratelli, affidati intieramente alla divina Provvidenza […]
[…] Dopo una breve lettura spirituale e un po’di canto in musica, Don Bosco salito in
pergamo esordì il suo discorso, esternando la sua consolazione nel vedere un numero così
considerevole di Cooperatrici insieme raccolte, e notando che coll’aiuto di tante persone, che
sanno dare siffatte prove di pietà e di zelo, si può fondatamente sperare di fare del gran bene
nel mondo. Annunziata poscia una speciale benedizione del Santo Padre, e l'acquisto della
indulgenza plenaria a chi prendeva parte alla Conferenza, egli disse che avrebbe potuto in
quella sera fare una predica sulla eccellenza della carità, o sulla potenza della Religione pel
benessere della civile società; ma che intendeva in quella vece di fare una semplice
esposizione di quanto erasi operato nel corso dell'anno, e andavasi operando, a vantaggio
spirituale e corporale di tanta povera gioventù. Notò l'aumento di Case pei Salesiani e per le

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Suore di Maria Ausiliatrice a pro dei giovanetti e delle giovanette; notò l'ognor crescente
numero di anime, che vengono indirizzate sulla via del Cielo, e in modo particolare fermò il
suo discorso sopra le colonie agricole, sopra gli asili e scuole, e specialmente sopra gli Oratori
festivi femminili. Una qualche idea del bene che si fa, disse D. Bosco, voi potreste averla, o pie
Cooperatrici, portandovi nei giorni di festa nella Casa delle nostre Suore di Torino o in quella
della vicina città di Chieri. Voi vedreste più centinaia e talora anche migliaia di fanciulle
raccolte presso le dette Suore a udirvi il catechismo, a riceverne una istruzione loro adattata,
ad assistere alle sacre funzioni del mattino e della sera; ne vedreste un buon numero
distribuite nelle scuole ad impararvi a leggere e a scrivere; le vedreste poi tutte nelle ore più
pericolose della giornata a passarsela in santa allegria, assistite e invigilate, mentre pur troppo
molte altre, lontane dalla Chiesa e dagli occhi dei genitori, vanno girovagando per le vie della
città, dando e ricevendo deplorabili scandali. A quello spettacolo voi provereste una grande
consolazione, e non potreste non desiderare che si aprissero simili istituti in più altri punti
della città, anzi in ogni paese del mondo. Ora quello che si fa vicino a noi nelle città di Torino e
di Chieri si fa oggimai in 40 e più altre case dirette dalle Suore di Maria Ausiliatrice; si fa in
Italia, in Francia, in America; si fa persino nella barbara Patagonia. Oh ! se avessimo dei mezzi,
quanto maggior bene non si potrebbe fare? Il buon volere non manca; ma questo non basta.
Per incominciare e sostenere queste opere occorrono mezzi pecuniarii, e questi il più delle
volte si fanno desiderare.
Venuto poscia a dire del modo di promuovere queste ed altre opere di carità e di
religione, Don Bosco spronò alla limosina le sue uditrici, riferendo quello che avevano fatto le
donne ebree nel deserto, quando si trattò di formarsi un idolo per adorarlo invece del vero
Dio. Mosé, diss'egli, era salito sul monte Sinai per ricevere dal Signore le tavole della legge, e
tardava a discenderne. Allora il popolo impaziente si sollevò contro di Aronne, e volle che
questi gli facesse un idolo simile a quelli, che si adoravano in Egitto, volle che gli facesse un
vitello. Impaurito dai tumultuanti, Aronne si mostrò pronto ad accondiscendere, ma forse
nella speranza di distogliere quegli sciagurati dall’empia pretesa, domandò loro che gli
portassero gli anelli, i braccialetti, le collane, e gli orecchini delle donne e delle figlie. Il
credereste ? Aveva appena fatta tale richiesta, che egli vide portarsi a’suoi piedi un mucchio di
quegli oggetti d'oro, che fatti fondere ne compose un vitello, avanti al quale uomini e donne
si prostrarono, facendo un'empia ed oscena baldoria, come si legge nella Sacra Scrittura
(Esod. xxxii). Ciò posto, conchiuse D. Bosco, non é una vergogna il vedere da una parte le
donne e le figlie ebree a privarsi dei loro oggetti più cari per concorrere ad un'opera iniqua, e
dall'altra parte vedere le donne e le figlie cristiane abbigliarsi come tante regine e dame di
Corte, e mettersi così nella impossibilità di dare una limosina a gloria del vero Dio, a decoro
delle sue Chiese, a sollievo di tanti fanciulli e fanciulle abbandonate ? Oh ! io per certo non
vorrei trovarmi al posto di queste cristiane nel punto di morte ! Non vorrei essere al loro posto
nel dì del giudizio ! Con questo io non voglio già dire che una donna, che una signora sia
obbligata a spogliarsi dei suoi ornamenti, che sono secondo il suo stato; se le convenienze
non le permettono di farne senza, se li tenga pure; ma intendo di dire che è obbligata a non
trasmodare, a non correre dietro alle vanità del mondo; é obbligata di osservare se ha del
superfluo nei mobili di casa, sulla persona, nel trattamento e via dicendo, e trovandolo è
obbligata a disporne in pro della Religione, a vantaggio del suo prossimo. Questo voi già lo
faceste per lo passato; deh ! continuate, o benemerite Cooperatrici, a farlo per l'avvenire,
affinché chi in un modo e chi in un altro possiamo far amare e glorificare il nostro divin
Salvatore Gesù Cristo su questa terra, e mandare un gran numero di anime in Cielo.
agosto - a. 5, nr. 8
15-16 I figli primogeniti intorno al padre.
[Convegno degli ex allievi. Parole di DB].
BS francese: août 1881, p. 9 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): octubre 1881, p. 6 [altra stesura]
[…] Ci duole che lo spazio non ci permetta di qui riferire in disteso le cordiali parlate di
D. Bosco a suoi primogeniti nelle tre circostanze sopra accennate. Compendiando notiamo
solo che egli esordì dall'esternare il suo contento nel vederli almeno una volta all'anno

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insieme raccolti intorno a lui; desiderare che la lontananza non impedisse a moltissimi altri
d’intervenire a quella dimostrazione e a quell’agape, a cui per altro tutti prendevano parte col
cuore. Ringraziò dei regali fattigli, delle lodi e degli encomii a lui tributati, che egli disse
riguardare come pie esagerazioni, le quali dimostravano che quando l'amore é grande vede
tutto bene, e più non gli basta il grado positivo, ma adopera il comparativo e il superlativo.
Facendosi poscia sopra un passo del bel discorso lettogli dal Teol. Novara, in cui si accenna ad
un mendace giornale, che poc'anzi accusava d'ignoranza i giovani dell’Oratorio, D. Bosco
raccontò come pochi anni addietro una persona, di cui tacque il nome, aveva scritto a Roma
movendo la stessa accusa contro i Salesiani. Allora che cosa si fece? Si prese in mano il
registro, e con documenti autentici e bollati si fece constare che sopra 200 membri
dell'Istituto 180 avevano subito rigorosi esami, quali in Seminario, quali nella Università di
Torino, quali in Licei e Collegi governativi, ed ottenutone il diploma o di teologia, o di filosofia,
o di belle lettere, o di professore o maestro. Ricevuta in Roma simile risposta confortata da
cotali documenti ne venne fatta rimostranza all’accusatore, il quale sapete che cosa rispose?
Rispose non essere da stupirsi che D. Bosco annoverasse tanti laureati, professori e maestri,
perchè egli tra i suoi giovani sceglie a rimaner con lui i dotati di particolare ingegno, lasciando
gli altri in disparte. Vedete contraddizione, e nel tempo stesso una prova di quel detto dello
Spirito Santo: Mundus totus in maligno positus est; il mondo é tutto posto nella malignità; e
non tacerebbe gli mettessimo ben anco dei gnocchi in bocca. Del resto poi, soggiunse D.
Bosco, io non voglio già che i miei figli siano enciclopedici; non voglio che i miei falegnami, i
fabbri ferrai, i calzolai sieno avvocati; né che i tipografi e i legatori ed i librai la vogliano fare da
filosofi e da teologi; tanto meno intendo che i miei professori e maestri studino de arte
politica, come se avessero a diventar ministri ed ambasciatori. A me basta che ognuno sappia
bene quello che lo riguarda; e quando un artigiano possiede le cognizionii utili ed opportune
per ben esercitare l’arte sua; quando un professore è tornito della scienza che gli appatiene
per istruire adeguatamente i suoi allievi; quando un Sacerdote, precedenti i dovuti esami, è
giudicato idoneo ad esercitare il santo ministero, e lo esercita difatto con frutto delle anime,
costoro, dico, sono dotti quanto è necessario per farsi benemeriti della Società e della
Religione, ed hanno diritto ad essere rispettati quanto altri mai. Regoliamoci dunque bene,
continuò D. Bosco, e non curiamoci delle male lingue né delle cattive penne. Egli finiva il suo
parlare raccomandando ai laici di essere sempre il fiore dei galantuomini, e ai Sacerdoti di
mostrarsi il sale e la luce dei popoli; e tutti accolsero i suoi detti come già li accoglievano nei
primi lor anni con docilità ed amore. […]
settembre - a. 5, nr. 9
8-9 Il giorno dell'Assunta e il 66° natalizio di Don Bosco.
[Parole di DB].
BS francese: septembre 1881, p. 6 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): noviembre 1881, [trad. con varianti]
[…] In sul finire, D. Bosco alzossi, e, volto intorno lo sguardo, come in atto di santa
compiacenza nel vedersi dinanzi tanta gioventù, diresse al pubblico alcune parole, che
penetrarono in tutti i cuori.
Non potendole riprodurre dettagliatamente ci sforzeremo a riferirne in succinto le
parti più interessanti.
« Ogni qualvolta, così egli incominciò, io mi ritrovo in mezzo a voi, giovani dilettissimi,
mi sento profondamente commosso, meglio che padre amoroso circondato da numerosa
famiglia; ed oggi in modo particolare, in cui avete voluto, insieme colle egregie persone che ci
onorano di loro presenza, darmi pubblica testimonianza di figliale affezione e gratitudine. Io vi
ringrazio tutti, e prego Iddio che vi mantenga sempre vivi que’nobili e cristiani sentimenti,
espressimi nelle vostre prose e poesie.
» Se io godo di tutte le feste che noi facciamo, figuratevi se io non debbo di questa
grandemente esultare, la quale, oltre al dirmi che io pure sono tutt'ora vivo, mi ricorda
eziandio che sono nato nel giorno dell'Assunzione di Maria Vergine, mercé il cui patrocinio ed

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aiuto si sono potute ottenere e far cose, che il solo sperarle, umanamente parlando, sarebbe
stata follia.
» Voi mi dite che Don Bosco ha fatto tante belle opere, ma e non vedete che l'amor che
mi portate vi fa veder le cose affatto diverse da quelle che realmente sono ? Non v'accorgete
che tutto fu compito e si compie per aiuto di Dio e per intercessione di Maria Santissima? Se il
Signore non ci avesse dato braccio forte e condotto quasi per mano, che cosa avremmo
potuto fare noi? E le generose offerte, e i grandi ed insperati soccorsi di tanti benefattori, e
benefattrici non li contate voi? Al Cielo, dunque, anzitutto, ai Cooperatori i rendimenti di
grazie. Come vedete, Don Bosco non fu che un cieco istrumento in mano di Dio, il quale così
dimostra che, quando Egli vuole, può fare anche con mezzi meschinissimi le più grandi cose
che mai.
» Ed ora, passando ad altro, vi dirò che sempre, ma massime in quest’anno, abbiamo
avuto di belle e grandi consolazioni, come pure, convien dirlo, di molte spine e dolori. Ma, già
si sa, non v'ha rosa senza spine. Ebbene, che fare, figli carissimi ? Sì in quelle, sì in queste,
tanto nelle gioie che nelle pene, sia sempre fatta la volontà di Dio, il quale non ci abbandonerà
mai, nemmeno allora che terribilmente ci ruggirà intorno la più impetuosa tempesta.
Coraggio, dunque, coraggio sempre; non ci stanchiamo mai di percorrere con alacrità la via
della virtù, di far del bene quando e come meglio possiamo, e Dio sarà con noi. »
Qui Don Bosco narrò con somma compiacenza di un giovane, il quale, allevato già
nell'Oratorio di S. Francesco di Sales parecchi anni sono, ed uscitone poscia, s'ebbe tanta e
tale perseveranza nel bene che, in Nizza Monferrato sua patria, giunse a fondare, in breve
giro di tempo, una Società di giovani Operai cattolici, la quale oggidì è il modello di tutta
quanta la città.
Tutti, disse D. Bosco, e gli stessi uomini, così detti spregiudicati, non possono a meno di
ammirare tanta gioventù (dico tanta perché la società conta già 200 e più membri) così salda
e franca da ogni rispetto umano, nel professare non solo a parole i principii religiosi, ma pur
anco attuarne apertamente le pratiche.
» Oh ! io ne rimasi veramente consolato, quando mi fu riferito e poscia vidi coi miei
occhi stessi tanto bene. Strinsi affettuosamente la mano a quel caro giovane; ed imparai che
molto si fa quando si vuole. Ora io dico, se quegli da solo giunse a far tanto (e speriamo faccia
più ancora per l'avvenire) che cosa non farete voi tutti insieme, addivenuti uomini? Oh !
purché vogliate, voi potrete far molto, giovani miei cari ! Chi sa a quali opere vi destina,
ne’suoi imperscrutabili disegni, la Divina Provvidenza ! Immense, innumerevoli sono le vie, per
cui il Signore ci chiama a servirlo e a glorificare il nome suo.
» Dunque approfittate, ve ne prego e scongiuro caldamente, dell'educazione ed
istruzione religiosa, morale e scientifica che vi si impartisce, e vi troverete un giorno contenti
dell’opera vostra.
Chi ha tempo non aspetti tempo; il proverbio è vecchio.
» Chi sa, per es., se l'anno venturo ci troveremo noi tutti ancora qua radunati ? Ci sarà
Don Bosco? Ci sarete voi? Ma io non vel posso assicurare, né voi assicurar lo potete a Don
Bosco. Quanti che un anno fa erano tra noi vispi, lieti, allegri, sani e robusti, ed ora più non
sono!
« Viviamo dunque sempre come se fosse ogni giorno l'ultimo di nostra vita; operiamo il
bene mentre abbiamo tempo, così quando suonerà anche per noi l'ultim'ora non avremo a
pentirci di aver passati i giorni nostri inoperosi, inutili per Iddio e per la società. Io spero e
prego che quest’ora suoni tardi e per voi e per me; ma se così non fosse, sia sempre fatto il
volere di Dio.
» Molte altre cose avrei a dirvi, ma basta, perché non voglio istancarvi di soverchio;
quello che anzitutto interessa e vi raccomando si è di aver sempre il timor santo di Dio, e di
progredire, più che sia possibile, nel cammino della perfezione, e d'ogni cristiana virtù.
» Frattanto vi ringrazio nuovamente dell'affezione che mi portate, come ringrazio di
tutto cuoro quei signori, che mi diedero e mi danno continuamente aiuto nel fare un po’di
bene ad onore e gloria di Dio, il cui nome sia sempre riverito e benedetto. »

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10-11 Don Bosco e l'unione cattolica operaia di Nizza Monferrato.
[Parole di DB].
[…] Fra la generale attenzione si alzò D. Bosco, il quale commosso rallegrandosi di
trovarsi così bene e festevolmente accolto dagli Operai cattolici, benediceva il Signore che
volle dar vita anche nella nostra città all'Unione Operaia, e ne traeva per Nizza un felice
presagio di completa rigenerazione morale.
» Ricordò com’egli sia sempre stato l'amico speciale dell’operaio, alla cui educazione
dedica da oltre a quarant'anni tutta la sua vita e le sue fatiche. Esortò tutti i socii a perdurare
costanti nella via del bene, e provava col linguaggio di una splendida esperienza quali copie di
abbondanti frutti ed ineffabili consolazioni siano serbate da Dio a quelli, che si accingono a
simili opere di sua gloria. Terminava ringraziando tutti della festosa accoglienza fattagli, e
professandone viva riconoscenza, coll'umiltà e bontà a lui proprie, prometteva all’Unione il
suo costante appoggio ed ogni possibile servizio. […]
dicembre - a. 5, nr. 12
2-3 Letture cattoliche | Pubblicazione mensile di Torino.
[Circolare di DB e piano di associazione].
ILL.mo E BENEM. SIGNORE,
Alla vista del gran danno, che reca in mezzo al popolo cristiano la cattiva lettura, il
sottoscritto si adoperò di porvi qualche argine mediante la diffusione di libretti, che si
stampano a modico prezzo in Torino col titolo di Letture Cattoliche.
Ma affinché i suoi sforzi non tornino inutili, egli invita a coadiuvarlo tutti coloro, che
amano la nostra santa Religione e il bene delle anime, che é pur quello della civile società.
Per la qual cosa raccomanda alla S. V. B. il Programma delle mentovate Letture,
pregandola umilmente che voglia dardi quella maggior pubblicità che Le sarà possibile, per
accrescere ognor più il numero degli associati e quello dei lettori.
Che questi opuscoletti siano di grande utilità al popolo cristiano, ben si può rilevare
dall'elogio che si degnò di farne il grande Pontefice Pio IX di santa memoria, non che dalle
testimonianze, possiam dire, di tutto l'Episcopato italiano.
L'esperienza di quasi trent'anni ne é pure una prova solenne.
Pertanto nella speranza che la S. V. voglia prendere in benevola considerazione questa
domanda, gliene rendo i più sentiti ringraziamenti, e pregandole dal Signore ogni bene, con
tutto rispetto e gratitudine mi professo
Di V. S. Benemerita
Obbl.mo Servitore Sac. GIOVANNI BOSCO.
PIANO DI ASSOCIAZIONE.
1. Lo scopo di questa Associazione si è di diffondere libri di stile semplice e dicitura
popolare. La materia ne saranno istruzioni morali, ameni racconti, storie edificanti, ma che
riguardano esclusivamente la Cattolica Religione.
2. In ciascun mese uscirà un fascicolo di circa 108 pagine.
3. Il prezzo d'Associazione é di L. 1,25 ogni semestre, e di L. 2,25 all'anno per chi vuole i
fascicoli franchi di posta. All'uffizio di Torino L. 0,90 per semestre, e L. 1,80 all'anno. Fuori
d'Italia L. 3 per tutta l'Europa.
4. Per fare tutte le agevolezze possibili alle benemerite persone ecclesiastiche e
secolari, che vorranno dar mano a quest'opera di carità, saranno loro spediti i fascicoli franchi
di porto per tutte le parti d'Italia, dove sono attivate le ferrovie e per l'estero sino al confine,
allo stesso prezzo di L. 0,90 per semestre, o L. 1,80 all'anno, purché i socii facciano un centro,
ove si possano indirizzare non meno di 50 fascicoli.

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5. Ove si possono spedire insieme per la posta 25 fascicoli, il prezzo d'associazione sarà
ridotto a L. 2.
6. Il socio s'intende obbligato per sei mesi, e qualora non intenda continuare, é pregato
di darne avviso un mese prima.
7. Nelle città e luoghi di provincia le associazioni si ricevono da persone designate dai
rispettivi Ordinarii diocesani, a cui l'opera é in particolar modo raccomandata.
8. In Torino si ricevono nell'uffizio delle medesime Letture, che trovasi nell'Oratorio di
san Francesco di Sales, via Cottolengo, n. 32.
9. Attesa la modicità del prezzo d'associazione, si prega di spedire i pieghi e le lettere
franche di posta.
3-8 La diocesi di Casale Monferrato e la prima conferenza dei cooperatori.
[Circolare d'invito, Torino, 12 novembre 1881 (sottoscr. da DB). Riassunto della conferenza di DB].
BS francese: décembre 1881, p. 3s [trad. parziale]
BS spagnolo (Almagro): febrero 1882, p. 2s [trad. parziale]
Qualche giorno prima, Don Bosco mandava ai benemeriti signori Cooperatori e
Cooperatrici Salesiane della Diocesi di Casale, e dei paesi circonvicini, l'invito del tenore
seguente
Giovedì prossimo 17 corrente si terrà una Conferenza pei Signori Cooperatori e per le
Signore Cooperatrici della Città di Casale e suoi dintorni. Questa è la prima Conferenza che io
ho l'onore di tenere in detta Città. Prego perciò le SS. VV. che vogliano degnarsi d'intervenire
onde, raccolti insieme come membri di una stessa famiglia, possiamo viemmeglio infervorarci
nell’osservanza del nostro Regolamento, a vantaggio ed a benessere di tanta gioventù povera
ed abbandonata.
Sua Eccellenza Reverendissima Monsig. Pietro Maria Ferrè, veneratissimo Vescovo di
Casale, ha l'alta degnazione di presiedere e dar lustro alla pia Radunanza colla sua presenza. Il
Sommo Pontefice concede Indulgenza Plenaria a quelli che vi prenderanno parte.
Lieto di poter fin d'ora ringraziarvi dell'aiuto, che prestate alle opere che abbiam tra
mano, prego Dio che sparga larghe Benedizioni sopra di Voi e sopra le vostre famiglie, mentre
ho l'onore di potermi professare
Delle SS. VV. Benemerite
Torino, 12 novembre 1881.
Obblm° Servitore
Sac. Giovanni Bosco.
[…]
Esposizione di D. Bosco.
[…] preparò egregiamente gli animi alle parole di Don Bosco. Il quale, salito il
pergamo, parlò per un'ora e cinque minuti, e la numerosa udienza pendette dal suo labbro
con tale attenzione, che ben rivelava e l'alta benevolenza e il vivo interesse, che ognuno
prendeva per le cose, che l'oratore andava esponendo.
Siccome era la prima volta che egli parlava ai suoi Cooperatori e Cooperatrici di Casale,
così dopo essersi rallegrato della numerosa udienza, che lo onorava, tesse l'origine e lo
sviluppo dell'Oratorio e dell'Ospizio annesso. In questa guisa venne man mano facendosi
strada a dire l’appoggio, che fin dai primordii gli prestarono signori e signore nel condurre
innanzi l'opera sua, e quello che facevano in allora a benefizio dei suoi poveri giovanetti; disse
poscia della istituzione delle Suore di Maria Ausiliatrice per la educazione delle fanciulle; della
formale instituzione dei Cooperatori a delle Cooperatrici approvata dal grande Pontefice Pio
IX, ed arricchita di grazie e favori segnalati; discorse delle principali opere intraprese e
condotte a buon fine, mediante la loro carità, in Italia, in Francia, nella Spagna, in America;

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l’impianto di numerosi ospizi e laboratorii per insegnare arti e mestieri a giovanetti derelitti,
onde renderli capaci a guadagnarsi un pane onorato; della fondazione di colonie agricole per
addestrare alla coltura della campagna fanciulli e giovinette di famiglie contadine, e con
questo mezzo tenerle lontane dal mettersi a servizio nelle città, dove farebbero facilmente
naufragio e nella fede e nel costume; dell'apertura di Collegi a modica pensione, per dare ad
un maggior numero di giovani di eletto ingegno comodità di ricevere un'istruzione non
disgiunta da una cristiana educazione, onde riescano col tempo o buoni Sacerdoti, o
coraggiosi Missionarii, o savii padri di famiglia; della istituzione di Oratorii festivi e giardini di
ricreazione, per mezzo dei quali attirare i ragazzi al Catechismo, tenerli lontani dall'ozio, ed
aiutarli a compiere i loro doveri di pietà e di religione. A questo proposito annunziò come
avesse poc'anzi ricevuto da Faenza un telegramma, il quale gli dava la consolante notizia del
felice arrivo di alcuni Salesiani colà spediti, per aprirvi un Oratorio festivo; e nel tempo stesso
lasciò speranza che un Oratorio consimile si sarebbe aperto tra non molto nella stessa città di
Casale. Toccò poscia delle sacre Missioni nella selvaggia e sterminata Patagonia; delle Case già
aperte colà a vantaggio dei figli e delle figlie dei selvaggi; della prossima partenza di altri
Missionarii per quelle regioni; e di una nuova Casa, che sarà aperta tra poco nell'impero del
Brasile. Finalmente venne a parlare della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in
Roma, la cui erezione il regnante Pontefice Leone XIII si degnò di affidare allo zelo e alla carità
dei Cooperatori Salesiani.
Dopo di aver detto abbastanza estesamente delle sullodate opere, D. Bosco confessò
che da se solo non avrebbe potuto, non che compierle, neppure incominciarle; perciò ne
attribuì la lode primieramente a Dio Ottimo, Massimo, poscia alla carità dei Cattolici,
soprattutto dei suoi Cooperatori e Cooperatrici, che ben sapendo dove va a finire la loro
beneficenza, chi più chi meno, giusta le proprie sostanze, non cessarono mai di aprirgli
generosamente la mano.
Qui D. Bosco indirizzando al suo uditorio un caldo appello, perché volesse continuargli
il suo caritatevole appoggio, svolse alcuni pensieri sopra i vantaggi della limosina, che
crediamo utilissimo di mettere sott'occhio ai nostri lettori.
Vantaggi della Limosina.
La limosina che si elargisce in favore delle opere Salesiane, osservò D. Bosco, si estende
al corpo e all'anima, alla società e alla religione, al tempo e alla eternità. Si estende al corpo,
perché serve a provvedere albergo, vitto e vestito a più migliaia di poveri giovanetti, raccolti
nelle nostre Case di beneficenza, i quali senza di questo aiuto languirebbero nella più squallida
miseria, o perché privi di parenti, o perché abbandonati. Si estende all’anima, perché questi
giovanetti ricevono in pari tempo una istruzione religiosa, sono educati nel timor di Dio e nel
buon costume, sono in mille guise aiutati a procacciarsi l'eterna salvezza, a divenire un giorno
felici abitatori del regno dei Cieli. Si estende alla società domestica e civile, perchè i prelodati
ragazzi, se sono addetti ad un laboratorio, si faranno col tempo capaci, coll'esercizio dell'arte
loro, a provvedere un onesto sostentamento alla propria famiglia, e colla loro industria ed
attività recheranno pure non lieve giovamento al civile consorzio; se poi attendono allo studio
delle scienze o delle lettere si renderanno utili alla società colle opere d'ingegno, o con questo
o con quell'altro civile impiego. E poi, tanto gli uni quanto gli altri, essendo non solo istruiti,
ma, quello che più importa, saviamente educati, saranno sempre tra il popolo una guarentigia
di moralità e di buon ordine, saranno onesti cittadini, e non daranno fastidii alle autorità né
politiche né giudiziarie. Si estende alla Religione, poiché oltre che serve, come ho detto, a
rendere buoni cristiani tanti giovanetti, giova in pari tempo ad aiutare molti di essi a divenire
Sacerdoti, dei quali altri impiegheranno la loro persona e il loro talento in sostegno della
Religione nei nostri paesi, altri più coraggiosi battendo le orme degli Apostoli andranno come
Missionarii a propagarla tra i popoli, che ancor non la conoscono,. come fanno oggidì molti
Salesiani nella Patagonia. Si estende ancora alla Religione; perché parte di detta limosina
viene impiegata ad innalzar Chiese al divin culto, nelle quali le verità insegnateci da Gesù
Cristo saranno predicate, di fese e praticate nel presente e nell'avvenire. Che poi si estenda al
tempo e all'eternità chiaramente si rileva da altri vantaggi, che la limosina apporta a chi la
riceve e a chi la fa.
Qui D. Bosco, lasciati a parte i vantaggi temporali ed eterni, che la limosina procura a
coloro, a cui vien fatta, disse dei vantaggi medesimi procacciati a chi la dispensa per amor di

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Dio, rilevandoli e dal santo Vangelo, e dalle parole che si leggono nel libro di Tobia, in lode
della limosina, le quali riporteremo più sotto.
Tutti, disse D. Bosco, abbiamo bisogno di ricevere limosina da Dio. Abbiamo bisogno
che il Signore dia la sanità del corpo a noi e alle nostre famiglie, la fertilità delle campagne, la
buona riuscita dei nostri affari e via dicendo. Or bene, qual é il mezzo più efficace per ottenere
questa limosina da Dio? Uditelo dalla bocca dello stesso nostro Signor Gesù Cristo: Date et
dabitur vobis; date, e vi sarà dato; fate limosina agli altri, e Dio la farà a voi. In altro luogo lo
stesso divin Salvatore promette di retribuire quaggiù il cento per uno di quanto si sarà dato
per amor suo: Centuplum accipiet in tempore hoc. Questo centuplo Iddio lo dà non solo in beni
spirituali, ma, come spiegano i santi Padri, anche in beni temporali. Oggidì si lamentano forti
rapine, incendi, grassazioni e peggio. Sono mali questi, sono disordini dolorosi; ma diciamolo
anche: Di una buona parte di questi malanni sono pur causa coloro, che potendo non fanno
limosina. Se quel facoltoso, se quel ricco allargasse un po’meglio la mano verso gl'Istituti di
carità, se vi facesse ritirare a sue spese quei giovanetti, che sono pressoché abbandonati, egli
leverebbe tanti individui dal pericolo di diventare ladri e malfattori. Se quei signori, se quelle
signore, se quei possidenti facessero limosina toglierebbero molte persone dalla mala vita, e
intanto sarebbero più amati dai poveri, sarebbero eziandio più rispettati nelle loro campagne,
nei loro negozi, nei loro possessi; e così non si avrebbero a deplorare tanti delitti. Invece
coll'avarizia, coll'interesse, colla spilorceria, colla durezza di cuore, mentre lasciano crescere
tanti malfattori in mezzo alle vie, mentre lasciano languire tante famiglie nell'imo della
miseria, e le mettono come nella dura necessità di provvedersi per forza ciò, che vien loro
negato per carità, si fanno eziandio mal volere e odiare, e in un subbuglio saranno essi i primi
a pagarla. E poi che avverrà ? In un giorno, forse non lontano, si avvereranno anche quaggiù i
guai pronunziati da Gesù Cristo e dall'apostolo S. Giacomo contro i ricchi senza cuore: Vae
vobis divitibus: Guai a voi, o ricchi. Agite nunc divites, plorate ululantes in miseriis vestris, quae
advenient vobis: Su via, o ricchi, piangete, alzate le grida a motivo delle miserie, che verranno
sopra di voi.
Ma quelli, che ci devono più efficacemente spronare a fare limosina, proseguì D. Bosco,
sono i vantaggi spirituali che essa ci arreca. L'Arcangelo Raffaele parlando ai vecchio Tobia in
nome di Dio pronunziò sulla limosina queste parole Eleemosina a morte liberat, et ipsa est
quae purgat peccata, et facit invenire misericordiam et vitam aeternam. La limosina libera
dalla morte. Ciò può intendersi in tre sensi. Libera dalla morte dell'anima, o coll'ottenerci di
non cadere in peccati mortali, o col meritarci il pentimento dei medesimi, e la grazia di
confessarcene colle dovute disposizioni, quindi il perdono. Libera dalla morte eterna, ossia
dalla eterna dannazione, in quanto che ci ottiene il dono della perseveranza finale, la grazia
cioé di morire nell'amicizia di Dio. Libera anche dalla morte corporale non già assolutamente,
come se ci rendesse immortali, ma relativamente col tenerci lontani certi mali, che ci
arrecherebbero più presto la morte, coll’ottenerci la guarigione di malattie anche gravi e
disperate. La sacra Bibbia ci narra di una certa Tabita da s. Pietro risuscitata da morte a
cagione delle sue limosine. Quando poi giunga l'ora nostra, la limosina ci libererà dal fare una
morte crudele e spaventosa, ci otterrà di terminare la vita rassegnati e confortati, ci renderà la
morte come il sonno di un bambino, che si addormenta placidamente nelle braccia di amorosa
madre: Eleemosina a morte liberat L'Arcangelo aggiunge: Ed essa è che purga i peccati: et
ipsa est quae purgat peccata. La limosina purga i peccati in questa e nell’altra vita. Una
persona, che faccia limosina per amor di Dio o del prossimo, esercita un atto di carità; ora un
atto di carità verso Dio perfetta cancella dall'anima non solamente i peccati veniali, ma anche i
mortali, purché abbia il desiderio di confessarli quando le si presenti occasione. Li purga
eziandio coll’ottenercene più facilmente il perdono da Dio; li purga col rendere più disposta
l'anima a ricevere in maggior abbondanza le grazie del Sacramento della Confessione e della
Comunione. Li purga non solo per questa, ma eziandio per l'altra vita; poichè la limosina,
specialmente quando viene fatta con qualche sacrifizio, soddisfa pei peccati commessi, ci
libera dalla pena, che, per causa dei medesimi dovrem soffrire in questo o nell’altro mondo, e
c’impedisce di cadere o di rimanere a lungo nel Purgatorio. E questo vantaggio lo apporta la
limosina non soltanto all’anima di chi la fa, ma alle anime, che già si trovano in pena,
soddisfacendo pei loro peccati, liberandole dalla loro prigione, e mettendole più presto al
possesso dell'eterna gloria. Finalmente, facit invenire misericordiam et vitam aeternam; la
limosina fa trovare misericordia e la vita eterna. Guai a noi, se il Signore ci trattasse a tutto

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rigor di giustizia! Chi non avrebbe a temere di cadere da un momento all'altro sotto i flagelli
dell'ira sua ? Chi non avrebbe a tremare nel doversi presentare al suo giudizio? Abbiamo quindi
assoluto bisogno, che Iddio ci usi compassione, ci usi pietà e misericordia. E questa
compassione, questa pietà e misericordia Egli la userà con noi, se noi la usiamo verso gli altri
mediante le nostre limosine. Gesù Cristo ce lo promise con queste parole: Beati i
misericordiosi, perchè troveranno misericordia; ed invece ha fatto minacciare dall’apostolo S.
Giacomo un giudizio senza misericordia a colui, che non avrebbe fatto misericordia: Iudicium
sine misericordia ci, qui non fecit misericordiam. Ma non solo la limosina fa trovare
misericordia, ma altresì la vita eterna, vale a dire, il regno dei Cieli. Il divin Redentore ce lo
assicura, laddove parlando del giudizio universale ci dice le parole, colle quali nell'ultimo
giorno decreterà ai benedetti il premio, e ai maledetti il castigo eterno: « Venite, o benedetti
dal Padre mio, prendete possesso del regno a voi preparato sino dalla fondazione del mondo:
imperocchè nella persona del vostro prossimo io ebbi fame, e voi mi deste da mangiare; ebbi
sete, e mi deste da bere; fui pellegrino, e mi ricoveraste; era ignudo e mi vestiste; era malato e
carcerato, e mi visitaste. » Poi rivolto ai cattivi: « Via da me, o maledetti, Egli dirà, al fuoco
eterno; imperocchè nella persona dei vostri fratelli io era nel bisogno, e voi non mi avete
assistito. » Sì, conchiuse D. Bosco, eleemosina a morte liberat, purgat peccata, et facit
invenire misericordiam et vitam aeternam. Procurate adrurque di farla ora e in avvenire; e per
non rendervela impossibile abbiate l'occhio a non isprecare il danaro con delle inutili spese.
Sappiate fare dei risparmii nella persona, negli abiti, nella tavola, nei mobili, nei viaggi e via
dicendo; e qualora poi per sostenere le opere di religione e di carità doveste fare anche dei
gravi sacrifizi, vi conforti il pensiero che le vostre sostanze al di là della tomba non varranno
più niente, e che invece adoperandole quaggiù a procurare la salute delle anime altrui, voi
assicurate la salvezza dell'anima vostra.
1882
gennaio - a. 6, nr. 1
1-5 Il sacerdote Giovanni Bosco a’ suoi cooperatori e sue cooperatrici.
[Resoconto sulle opere compiute nel 1881, opere da compiersi nel 1882].
BS francese: janvier 1882, nr. 1, p. 1s [con alcune varianti]
BS spagnolo (Almagro): marzo 1882, nr. 1, p. 1s [riduzione]
Il nostro Regolamento, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, prescrive
che annualmente si faccia una relazione sulle principali opere, che si sono compiute nel
decorso dell'anno.
Assai volentieri io compio questo uffizio, per avere l'occasione di ringraziarvi della
carità, con cui mi avete aiutato finora a vantaggio di tanta povera gioventù abbandonata, e
per lodare insieme con voi il Signore, che ci ha largamente benedetti.
Pertanto io comincierò dal darvi una compendiosa notizia di quanto s'è fatto nell'anno
ora scaduto; poi vi metterò sotto gli occhi varie altre opere, che ci restano a compiere; e in
fine vi suggerirò alcuni mezzi, con cui possiate proseguire ad operare il bene a vantaggio
dell'anima vostra e di quella dei vostro prossimo.
Opere compiute nel 1881.
Le cento e trenta Case, Collegi, Ospizi, Oratorii ecc. aperti negli anni addietro,
continuarono ad abbondare di gioventù. Oltre ad ottanta mila giovanetti proseguirono a
ricevervi l'istruzione e l'educazione cristiana e civile; gli uni imparando un'arte o mestiere, gli
altri percorrendo la via degli studii, tutti apprendendo a vivere da buoni cristiani e da savii
cittadini. Parecchie di iqueste Case si ampliarono eziandio; sicché in alcune si duplicò, in altre
si triplicò il numero delle persone ricoverate. Per questa guisa si consolarono tanti padri e
tante madri di famiglia, che pregavano e scongiuravano, perché accogliessimo tra i nostri
allievi i loro figliuoli, per allevarli onestamente; si tolsero dall'abbandono e forse dalla via della
perdizione molti orfanelli, i quali oggidì lasciano la più fondata speranza, che saranno un
giorno buoni, cittadini, utili a se stessi ed alla civile società.

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A Marsiglia, per mo’ d'esempio, si ampliò la Casa da poter contenere circa 400
giovanetti; buona parte dei quali appartenenti ai circa 80 mila Italiani, che ancora oggidì si
trovano a lavorare in quella grandiosa città. A Nizza Marittima si prolungò di un buon tratto
la casa, e si fabbricò una chiesa apposita, e intanto, usufruendo il locale nuovo e quello della
prima cappella, si poterono raccogliere molti altri giovanetti dalle piazze, e indirizzarli sulla via
della virtù e dell’onore. La nuova chiesa venne inaugurata al divin culto nel mese di marzo.
Altrettanto si fece a Lucca, dove all'Oratorio festivo si aggiunse un Ospizio per poveri giovani.
In Vallecrosia presso Ventimiglia si compì un’Opera di grande importanza. Colà, interrotti
momentaneamente i lavori della vasta chiesa incominciata, s'innalzò un edilizio diviso in due
parti; l'una delle quali serve per l'a bitazione dei maestri e per le scuole dei fanciulli, e l’altra
per le maestre e le loro allieve; e così venne scongiurato il pericolo che i parenti Cattolici
mandassero la loro figliuolanza alla scuola dei vicini Valdesi. Nella città di Spezia si terminò la
chiesa incominciata l’anno innanzi, e un locale più ampio per le scuole, onde raccogliere un
maggior numero di ragazzi e toglierli dalle mani dei Protestanti. Il nuovo locale fu inaugurato
il primo di giugno, e la chiesa fu benedetta il 17 di luglio. Fu altresì ampliato il Collegio di Este,
quello di Cremona e quello di Randazzo. Insomma in moltissime Case si praticarono lavori di
ampliamento, non esclusa quella di Torino, dove a sinistra della chiesa di Maria Ausiliatrice, il
22 novembre, si pose la pietra fondamentale di una nuova tipografia, laboratorii e dormitorii,
di cui sentesi grandemente bisogno.Quello che si fece nelle Case di Europa, ebbe pur luogo
in quelle di America.
Case nuove.
Ma ciò che mi preme maggiormente di riferire, o benemeriti Cooperatori e
Cooperatrici, si è che, nell'anno ora spirato, alle antiche si aggiunsero ben dodici Case nuove.
Ad Utrera, città di Spagna, Diocesi di Siviglia, il 16 di febbraio si aperse una Casa con
bellissima chiesa dedicata alla Vergine del Carmine. Vi fu tosto unito un Oratorio festivo pei
ragazzi; poco dopo vi si aggiunsero le scuole, che furono presto frequentatissime.
A Firenze nel mese di marzo si aperse un Oratorio festivo in luogo preso ad affitto; ma
nel novembre questo Oratorio me— desimo veniva già trasferito in altro sito assai vasto e
comperato. All'Oratorio furono aggiunte le scuole per giovani studenti, ed nn Ospizio per
giovani artigiani. Si diede principio all’Ospizio coli un giovanetto, il giorno del Patrocinio di
Maria Vergine, ed oggidì ne conta già parecchi dei più bisognosi, che si trovavano in grande
pericolo di perdere la moralità e la religione.
A Faenza, considerevole città delle Romagne, il giorno 20 di novembre si aperse una
Casa Salesiana con Oratorio festivo, il quale accoglie oggimai centinaia di giovanetti, con
grande plauso di tutti i buoni Faentini, e con grande consolazione dei padri e delle madri di
famiglia.
Nella Repubblica poi dell'Uruguay si diede principio ad Oratorii maschili nella città di
Montevideo; si prese l'amministrazione di una parrocchia abbandonata nella città di
Payssandù, e vi si fondò una Casa di Missione per le sterminate campagne che ia circondano, e
via dicendo.
Altri Istituti furono aperti eziandio per le Suore di Maria Ausiliatrice a pro delle fanciulle
e delle giovanette. A Visone (Acqui) fu aperto un asilo ed un laboratorio; un asilo al Nichelino;
un asilo ed Oratorio festivo a Fontanile. Nel medesimo anno si aperse una Casa di dette Suore
a Sampierdarena, ed un'altra a Marsiglia; un Conservatorio detto delle Vergini, ed un
laboratorio per le povere ragazze, in Trecastagni, nell'isola di Sicilia; scuole ed Oratorio
ebbero principio in Sant’Isidoro nella Repubblica Argentina.
La Missione della Patagonia.
Quella, che ci deve pure consolare assai, è la Missione tra gli Indiani della Patago nia.
L'anno scorso il Sac. D. Giuseppe Fagnano, capo di detta Missione, con alcuni Catechisti, fece
due importanti escursioni verso il centro di quell’immensa regione; una volta a 400 chilometri
dalla città di Patagones; l'altra volta nel mese di maggio sino a mille chilometri verso le
Cordigliere e sul lago chiamato NahuelHuapi. Fino a quel giorno niun Missionario aveva posto
piede in quel luogo, e D. Fagnano capo di quella Missione vi potè raccogliere i primi frutti,
convertendo e battezzando centinaia di persone. Egli, nel darci relazione di questi tentativi di

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evangelizzazione,. osservò che per farvi il bene in vasta proporzione è assolutamente
necessario un buon numero di Missionarii, perchè stante la sterminata estensione della
Patagonia i Missionarii, che vi si trovano oggidì, sono come tre o quattro pesci, che
guizzassero in un vastissimo mare.
Nella città di Patagones, donde si spera col tempo di trarre degli aiuti per la
conversione degli Indiani, si cominciarono due Ospizi, l'uno pei figli, l'altro per le figlie dei
medesimi. Oltre le scuole esterne, questi due Ospizi sono di grande importanza; imperocchè
porgono il destro di guadagnare i padri per mezzo dei figli, e nel medesimo tempo formarci
degli aiutanti sul luogo stesso, per tentare la civilizzazione della Patagonia sopra una più vasta
scala. Questo fu sin dal principio il gran pensiero dell'immortale Pio IX di santa memoria, e
dell'attuale sapiente Pontefice, che ci continua la sua paterna benevolenza e valida
protezione.
Nella stessa città, il 29 giugno, festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo, col concorso delle
Autorità governative, fu posta la pietra fondamentale di una chiesa, alla presenza non solo dei
Cristiani, ma di molti Indii, maravigliati ad uno spettacolo non visto mai in mezzo di loro. La
estensione della nuova chiesa è di 60 metri di lunghezza e 26 di larghezza.
Nella suddetta esplorazione al lago NahuelHuapi, il prelodato D. Fagnano si fermò in un
luogo a 700 chilom. da Patagones, chiamato Roca, ed abitato da circa 600 persone. E quello il
punto estremo, a cui il Governo Argentino estese ultimamente i confini della Repubblica. Non
essendovi ancora nè chìesa nè scuole, il Missionario ne fece vedere la necessità, ed ottenne
che si prendesse in considerazione la sua proposta; anzi il Governo è disposto a passare un
sussidio al Sacerdote, che andasse a stabilirsi in quel luogo. Abbiamo quindi grande fiducia di
poter tra non molto piantare una Casa di Salesiani in quel sito, e così portare la luce del
Vangelo quasi nel centro della Patagonia, per meglio diradare le dense tenebre dell'errore,
nelle quali vanno brancolando incerte e smarrite tante tribù di poveri selvaggi.
Chiesa di S. Giovanni e del Sacro Cuore.
Come ho di sopra accennato, l'anno scorso, j senza contare le varie cappelle erette
negli Oratorii ad uso dei giovanetti, si sono consecrate al divin culto parecchie chiese
pubbliche, alcune furono cominciate, ed altre quasi compiute. Non posso qui parlarvi di tutte,
perchè mi porterebbe troppo in lungo. Tuttavia non debbo tacervi di due, che ci devono stare
molto a cuore. La prima è quella di S. Giovanni Evangelista in Torino.
Questo sacro monumento, che i Cooperatore e le Cooperatrici innalzano al grande
Pontefice Pio IX, nostro insigne Benefattore, si può dire terminato. I pittori e decoratorì
hanno già dipinto il coro, la navata di mezzo, le due laterali, i muri di fianco, e tra pochi gìorni
daranno l'ultima pennellata. Il pavimento di marmo è collocato, e sul campanile già si trovano
le cinque campane, che col loro gratissimo suono chiameranno i Torinesi nel luogo santo. Ora
si stanno collocando a posto gli altari, costruendo i confessionali, le porte ed i banchi; e il cav.
Bernasconi da Varese, celebre fabbricatore di organi, ne sta lavorando e collocando uno, che
farà onore al suo nome, e sarà degno ornamento della nostra chiesa. Insomma io posso dare
come certo che, nel mese di maggio, noi avremo la grande consolazione di aprire al divin culto
il sacro edifizio con una solennità memoranda.
Che vi dirò della chiesa del Sacro Cuore in Roma ? Vi accennerò poche cose, perchè ne
foste informati pressoché ogni mese per mezzo del Bollettino Salesiano. Vi farò soltanto
notare che è appena un anno, dacché il Santo Padre ebbe l'alta degnazione di affidare alla
cura dei Salesiani e dei loro Cooperatori quel sacro edifizio, le cui fondamenta erano circa ad
un terzo; eppure in questo breve spazio di tempo i lavori progredirono con tanta celerità, che
oggidì le due navate laterali sono già ai capitelli, e la navata di mezzo è ad una considerevole
altezza. Vi è fondata speranza che per la prossima Pasqua si possano celebrare le sacre
funzioni nel coro della chiesa medesima. Notate ancora che mentre si attendeva aì lavori della
chiesa, si fece acquisto di un fabbricato vicino, per l'abitazione del parroco, e vi si eresse una
cappella abbastanza vasta, che servì e serve tuttora per chiesa parrocchiale a circa 6,000
persone.

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Siccome le spese per questi lavori passarono le 15 mila lire al mese nella. sola mano
d'opera, cosi voi potete di qui argomentare dove andarono a finire le limosine che ci avete
mandate.
Opere da compiersi nel 1882.
Come voi vedete, miei buoni Cooperatori e buone Cooperatrici, coll'aiuto di Dio
abbiamo potuto nell'anno passato fare qualche poco di bene, ed abbiamo ora la più grande
speranza che il Signore ce ne darà la promessa ricompensa. Ma non dobbiamo rallentare di
buona volontà nell'avvenire, perchè molte altre cose ci restano a compiere. Io ve ne
accennerò solamente alcune delle principali.
Tra queste io colloco per la prima l'anzidetta chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Roma e
l'Ospizio annesso, capace di circa 500 giovanetti dei più bisognosi. L’una e l'altro vanno
terminati, e più presto li termineremo meglio sarà. La chiesa di San Giovanni Evangelista,
come ho detto, si può ritenere come finita; ma, come sapete, vi deve sorgere accanto un
Ospizio pei giovanetti poveri od abbandonati, affinché il sacro monumento meglio ricordi il
grande Pontefice Pio IX, così amante della gioventù bisognosa, ed anche per impedire che
molti fanciulli cattolici vadono a cercare ricovero dai vicini Valdesi. A Firenze si è comperato
un terreno con alcune casupole; ma questo in parte è ancora da pagare, e parte é da
fabbricare, affìnchè serva allo scopo benefico, che si è di fondarvi un Ospizio per tanti ragazzi
di quella città, i quali, perchè poveri o privi dei parenti, e perché circonvenuti dai Protestanti,
si trovano in grande pericolo dell'anima e del corpo. La chiesa di Maria Ausiliatrice in
Vallecrosia, già fuori di terra, è stata sospesa. E pur necessario riprenderne i lavori e condurla
a fine, perchè la cappella provvisoria aperta nell’interno della Casa non è sufficiente al
bisogno della popolazione. A Navarra in Francia è cominciata una fabbrica, a fine di
raccogliervi il gran numero di orfanelli contadini, che sono raccomandati per la colonia
agricola; e detta fabbrica va pure proseguita, per togliere dall'abbandono tanti poveri
giovanetti della campagna, affinché, mentre si addestreranno ai lavori della terra, sieno pure
ammaestrati a vivere da buoni cristiani e savii cittadini, e a guadagnarsi il Cielo.
Dall’Europa passando in America, colà vi sono pure alcune opere, alle quali, a traverso
dell'Oceano, dobbiamo eziandio estendere la nostra mano. Vi è soprattutto la chiesa
incominciata in Patagones, che non bisogna lasciare a mezzo; vi è l’ampliamento dei due
Ospizi a vantaggio degli Indie e delle Indie. Non parlo delle spese fatte per l'ultima partenza di
Missionari per l'America, le quali non sono ancora intieramente pagate. Vi è ancora il
progetto di una Missione nelle vastissime Diocesi di Rio Janeiro e del Parà nell'impero del
Brasile. Vi è pure la proposta di parecchie colonie agricole nelle due Repubbliche, Argentina
ed Uruguayana; di alcune in Italia; di varie in Francia e via dicendo.
Nè devo nascondere che una buona parte delle Case già impiantate vive di carità, e se
questa venisse a mancare, quelle si dovrebbero chiudere e gettare sopra di una strada
migliaia di poveri fanciulli.
Come vedete, miei buoni Cooperatori e buone Cooperatrici, se tutte queste cose
dànno delle angustie a chi ne è alla testa, devono pure eccitare il vostro cuore caritatevole, e
stimolarlo efficacemente alle opere di pietà e di misericordia, per continuarmi il vostro aiuto.
Mezzi.
A questo punto qualcuno di voi potrebbe demandarmi: Le sue finanze come stanno?
Qual é il suo bilancio ?
A queste interrogazioni per verità mi trovo un po’imbrogliato a rispondere. La ragione
si è che vivendo di carità non posso stabilire la parte attiva del nostro bilancio.
L'attivo è riposto nelle mani della Provvidenza, nelle mani dei miei benefattori, e
dipende tutto da loro. Conosco per altro la parte passiva, e confesso che vi sarebbe da
impensierire, perchè abbiamo varii debiti abbastanza considerevoli.
Dunque, soggiungerà taluno, se vi sono dei debiti non s'intraprendano altre opere
nuove.

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Io sarei ben disposto ad ammettere per buona questa conclusione, ed attenermi al
consiglio di sospendere altre opere buone, ma a patto che il demonio ed i suoi seguaci
sospendessero anche le loro opere malvagie. Ma siccome essi fanno il contrario, cosi vi dico in
verità che neppur io posso fermarmi, e tiro innanzi appoggiato alla divina Provvidenza e alla
vostra carità. Finora Iddio non ha ancora permesso che facessimo delle cattive figure;
imperocchè o più presto o più tardi Egli ci mandò sempre gli opportuni soccorsi. Io spero che
Egli continuerà ad aiutarci a tempo e lnogo. Procurate ancor voi, o benemeriti Cooperatori e
benemerite Cooperatrici, a mostrarvi abili strumenti della sua inesauribile bontà, con quei
mezzi, che la sua divina Provvidenza ha posto nelle vostre mani, e poi non temiamo.
Io qui non intendo d'imporvi quello che dovreste fare; ciascuno segua quella
inspirazione, che gli suggerisce il cuore. Qui voglio solamente notare che, se nel corso di
quest'anno, ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice, o con risparmii fatti, o con limosine
raccolte dalle persone benestanti, mettesse in disparte una lira al mese, noi potremmo tener
fronte alla maggior parte delle spese da farsi, e compiere le opere più belle, tra cui la chiesa
del Sacro Cuore. Ciascuno adunque si metta all’opera, ed ogni 4 mesi ci mandì la sua offerta, e
ne avrà gran merito presso Dio e presso gli uomini.
Ringraziamenti e promesse di premio.
Io pongo termine a questa lettera col ringraziarvi di tutto cuore del valido appoggio,
che con tanta generosità mi avete prestato fin qui. Ve ne ringrazio a nome dei tanti giovanetti
dei nostri Ospizi, a cui provvedeste pane e vestito; ve ne ringrazio a nome dei nostri
Missionarii, che con tanto slancio voi soccorreste nelle loro fatiche apostoliche; ve ne
ringrazio a nome di tante anime, nelle nostre scuole, nelle nostre chiese, nei nostri Oratorii,
istruite, salvate dai pericoli, e indirizzate sulla via della virtù e della salute.
Dal canto mio vi assicuro che ogni giorno insieme coi miei giovanetti da voi beneficati, e
con tutte le persone delle nostre 142 Case, innalzerò preghiere a Dio, che vi conceda, per la
vostra carità, il centuplo da Lui promesso su questa terra; sanità stabile a voi e ai vostri cari,
prosperità alle vostre campagne ed ai vostri negozii, la pace e la concordia nelle vostre
famiglie, insomma ogni bene desiderabile ad un buon cristiano e ad una buona cristiana; ma lo
pregheremo soprattutto che, in fine dei vostri giorni, vi conceda il premio dei giusti, vale a dire
la felice eternità insieme cogli Angeli e coi Santi del Cielo.
In fine vi debbo annunziare con vero rammarico che nell'anno scorso circa 500 tra
Cooperatori e Cooperatrici furono chiamati all'altra vita. Di quelli, che ci vennero consegnatì,
voi troverete il nome in un'apposita necrologia. Preghiamo per le anime loro; preghiamo per
la Chiesa Cattolica, nostra Madre; preghiamo pel nostro Santo Padre Leone XIII; preghiamo
pei Confratelli vivi e defunti, affinchè abbiamo la bella sorte di trovarci un giorno tutti insieme
raccolti nel gaudio del Paradiso.
Augurando che l’anno nascente scorra per voi felice, ho il bene di professarmi con
profonda gratitudine
Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici
Torino il 1° del 1882.
Obbl.mo Servitore
Sac. GIOVANNI BOSCO.
5-6 Conferenza dei cooperatori in Torino e partenza di nuovi missionarii per
l'America.
[Breve sunto delle parole di DB (p. 5)].
BS francese: janvier 1882, p. 6
[…] Il discorso di D. Bosco abbracciò due punti. Il primo fu l'esposizione delle opere
compiute in Europa ed America nel decorso dell’anno, mediante l'aiuto di Dio e la carità dei
Cooperatori e Cooperatrici. Siccome di queste cose egli fa parola ai Cooperatori nella lettera
sopra riferita, cosi per non ripeterle le passiamo qui sotto silenzio. Il secondo punto fu la
partenza dei nuovi Missionarii. A questo riguardo D. Bosco disse che cedeva la parola al Sac.

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D. Luigi Lasagna, che, venuto dall'America per ristorare la sua mal ferma salute, ora
pienamente ristabilito ritornava al suo posto in capo alla nuova schiera di rinforzo. […]
17-20 La visita dei pellegrini francesi all'Oratorio di S. Francesco di Sales in
Torino.
[Parole di DB (p. 19s)].
BS francese: février 1882, p. 21 [altra stesura]
[…] Cominciò Egli dall'encomiare lo scopo che conduce a Roma tanti ferventi Cristiani
a dar pubblica prova del loro attaccamento alla Cattedra infallibile del Vicario di Gesù Cristo. «
Mi rallegra, disse D. Bosco, e mi commuove lo spettacolo di una eletta di Cattolici, i quali con
questo attestato di fede, esercitano un apostolato tanto più meritorio, quanto più manifesto
e pubblico. In questo secolo, in cui tutto ciò, che sente di pubblica confessione di religione e di
fede, è cotanto abborrito, in cui l'esercizio di essa si vorrebbe condannato all'oscurità delle
catacombe, in cui si vorrebbero impedire le pubbliche funzioni religiose, in cui non si vorrebbe
più vedere alcun esterno indizio di credenti, in cui la divisa di un religioso e di una religiosa, e
gli abiti di quelli che sono in particolar modo consacrati al Signore si vorrebbero sbanditi dalla
società, voi coraggiosi avete trovato il mezzo di pubblicamente manifestare i vostri sentimenti
cattolici, diametralmente opposti a quelli del mondo. Abbandonate le vostre case,
attraversate il vostro paese, vi esponete sulla terra di altre nazioni, per recarvi a far omaggio
al Vicario di Gesù Cristo, spogliato oggidì del prestigio d'ogni terrena autorità. Voi date una
bellissima prova di cattolica fede.
» L'abito non fa il monaco; e se una infernale congiura è riuscita a far scomparire la
tonaca del monaco, la cocolla del frate ed ogni traccia di quelle benemerite Congregazioni,
che portavano nel secolo alta la bandiera di Gesù Cristo, voi senza questi esterni indizi
prendete il posto di quei benemeriti. Voi non arrossite di portare al cospetto del mondo il
vessillo della nostra Redenzione, mostrando così quale sia il vostro attaccamento a Gesù
Cristo medesimo nella persona del suo Rappresentante. Il mondo non vuol vedere le divise
dei seguaci di Gesù Cristo? Ebbene sia costretto a vederne i seguaci, che senza di quelle
mostrano nondimeno la stessa fede, lo stesso coraggio. Io mi congratulo adunque con voi ed
applaudo al vostro nobile scopo.
» Reduci dalla vostra nobile meta voi avete voluto onorarmi con questa visita. Io vorrei
contraccambiare la vostra dimostrazione d'affetto nel miglior modo possibile. Mi duole di non
poter intrattenermi con ciascuno di voi, per ringraziarvi ad uno ad uno. Devo perciò servirmi di
questo pubblico mezzo, per ringraziarvi tutti insieme ed esprimervi i sentimenti di gratitudine
e d'affetto che mi legano a voi.
» Questa vostra dimostrazione è un attestato di divozione, che voi intendete di dare
alla Dispensiera di tante grazie, alla cara nostra Madre Maria Ausiliatrice, e io godo di unirmi
con voi a ringraziarla ed a cantarne le lodi. Oh ! sì, quanto mi è caro il salutarvi tutti come
amatissimi fratelli, siccome figli di Maria
» Ma voi amate d'udire il principio e lo sviluppo che il Signore ha voluto dare a
quest’Oratorio. Procurerò di soddisfare in breve al vostro desiderio. »
E qui D. Bosco, tessuta compendiosamente la storia dell'Oratorio di Torino, fece
osservare come fra i varii mezzi, di cui si è servito il Signore; occupino un luogo abbastanza
importante quelle benemerite persone che colle preghiere, limosine ed altre buone opere
vennero in aiuto a D. Bosco ed alla sua Casa. Queste possono dirsi i primi Cooperatori di
desiderio e di fatto; esse ne acquistarono più tardi il titolo proprio, quando, benedetto da Pio
IX il loro concorso, furono canonicamente aggregate alla Salesiana famiglia, ed arrichita di
molteplici indulgenze, loro accordate con Breve Pontificio del mese di Maggio 1876.
« Ottimi ed amati Pellegrini, soggiunse Don Bosco, vedo che anche voi vi interessate
alle umili nostre opere, vedo che prendete nota di quanto possa essere imitato nei vostri
paesi a vantaggio della gioventù abbandonata, e che moltissimi desiderate di potervi rendere
utili in egual maniera alla gioventù del vostro popolo. Or bene, nulla vi manca per esser ancor
voi Cooperatori e Cooperatrici Salesiane. Voi già ne fate le opere, non vi manca che il titolo e
la formale aggregazione per godere delle indulgenze e della comunione di tutto il bene, che si

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fa dai Salesiani e Cooperatori inscritti, secondo la mente delle Pontificie concessioni. Voi non
avete che a manifestarne la volontà, non avete che a dare il vostro nome e l'indirizzo di
domicilio, poiché sarà la massima delle mie consolazioni il potervi tutti iscrivere fra l’Elenco
dei nostri Salesiani Cooperatori e Cooperatrici, per formare con voi una falange compatta, allo
scopo di estendere maggiormente il bene della Religione, il vantaggio della gioventù, la salute
delle anime, il benessere eziandio della civile società.
» Se ripasserete in Torino, o in qualunque sito ove si trovi una Casa Salesiana, voi sarete
sempre ricevuti con piacere, siccome fratelli amatissimi, perché membri del medesimo Gesù
Cristo, perché figli di Maria Ausiliatrice nostra dolcissima Madre, perché Cooperatori Salesiani,
uniti con noi coi vincoli di particolare stima ed affetto. »
Don Bosco finiva il suo dire facendo voti per la prosperità della Francia, perché potesse
superare felicemente la crisi che oggi la travaglia, e serbarsi ognora figlia primogenita della
Chiesa. […]
marzo - a. 6, nr. 3
42-43 Don Bosco a Tolosa
[brevi cenni alle parole di DB]
BS francese: mars 1882, p. 31 [altra stesura]
BS Spagnolo (Almagro): mayo 1882, p. 6 [traduzione]
[…] Alle 10 Sua Eminenza il Cardinale lo accolse colla massima benevolenza, e si fece
promettere d'inviare ben presto i suoi Salesiani a Tolosa. Non potendo poi soddisfare a tutti
quelli, che desideravano ascoltare da lui la storia dell'Oratorio Salesiano, egli accolse volentieri
l’invito che gli venne fatto di tenere una conferenza nella cattedrale. Era il giorno meno
opportuno, essendovi nella stessa ora un importantissimo sermone di carità, detto da
LamotheTenet, rettore di quell'Università cattolica; tuttavia l'ampia nave dell'antica nostra
cattedrale fu letteralmente stipata, e S. E. volle assistervi in persona, Il numeroso uditorio
pendette per ben un’ora dal labbro del predicatore; non si badava alla parola non sempre
propria, alla frase non sempre corretta; era lo spirito del buon Sacerdote, era il suo cuore
acceso di carità, che teneva attenti e interessava gli uditori. Ognuno era meravigliato
nell'intendere gli umili principii ed il rapido sviluppo dell'opera di D. Bosco. Egli terminò col
raccomandare una limosina a favore della Chiesa e dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in
Roma, la cui costruzione gli fu affidata dallo stesso Leone XIII.
[…]
Alle tre pomeridiane di quel giorno medesimo ebbe luogo un'altra commovente
funzione nella Chiesa dell'Orfanotrofio De la grande allée. I Cooperatori Salesiani di Tolosa e
molti altri desiderosi d'inscriversi alla Pia Unione si radunarono attorno a D. Bosco, per
ricevere una parola d'incoraggiamento e per apprendere sempre meglio la maniera di
cooperare coi Salesiani. Fu una grata sorpresa per D. Bosco quando vide giungere il Signor
Cardinale, che si degnò presiedere l'adunanza. Vi accorse tutto il fiore del clero, della nobiltà e
dei cattolici di Tolosa.
» Colla massima semplicità e chiarezza il buon Sacerdote parlò dell'origine, dello scopo
e dei vantaggi della Pia Unione dei Cooperatori Salesiani; raccomandò la limosina a favore
dell'Orfanotrofio, cui metteva sotto la protezione dei Cooperatori Salesiani.
aprile - a. 6, nr. 4
70-73 Prima conferenza dei cooperatori in Genova (30 marzo 1882).
[Discorso di DB].
L'esordio.
Don Bosco esordì coll’accennare che Iddio, il quale provvede alle creature irragionevoli,
affinchè possano raggiungere il fine, cui furono destinate, mostra una cura speciale verso le

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ragionevoli, fatte a sua immagine e somiglianza, destinate ad amarlo e servirlo in questa vita e
a goderlo eternamente nell'altra, Per promuovere il benessere di queste creature umane il
Signore volle associarsi dei cooperatori. Quindi Egli raccomandò a ciascuno degli uomini di
aver cura del suo prossimo: Mandavit illis unicuique de proximo suo. Di questo prossimo per
altro vi sono degli individui degni di particolare sollecitudine. Sono degni di sollecitudine i
malati; degni di sollecitudine i poveri; degne di sollecitudine tante altre miserabili persone. Ma
oggi più che mai sono degni di nostra commiserazione, di nostra cura, di nostra carità i
giovanetti poveri ed abbandonati. Poveri fanciulli! Orfani talora dei proprii genitori, ben
sovente lasciati in balla di se stessi, privi d'istruzione religiosa e di morale educazione,
circondati da malvagi compagni, a qual sorte mai non vanno essi incontro? Ora noi li vediamo
a scorazzare di piazza in contrada, di spiaggia in ispiaggia, a crescere nell’ozio e nel giuoco, ad
imparare oscenità e bestemmie; più tardi li vediamo a divenire ladri, furfanti e malfattori; in
fine, e il più delle volte sul fior dell'età, li vediamo a cadere in una prigione, ad essere il
disonore della famiglia, l'obbrobrio della patria, inutili a se stessi, di peso alla società. Se
invece una mano benefica li strappa per tempo al pericolo, li avvia per una carriera onorata, e
li forma alla virtù per mezzo della religione, essi si fanno capaci a giovare a sè ed agli altri,
diventano buoni cristiani, savii cittadini, per divenire un giorno fortunati abitatori del Cielo.
Per questa ragione la gioventù, specialmente la povera e derelitta, fu e sarà sempre la delizia
di Gesù Cristo, fu e sarà sempre l'oggetto delle amorose sollecitudini delle anime pietose,
amanti della religione e del vero bene della civile società.
Dopo questo preludio, Don Bosco passò a dire di alcuni mezzi, onde giovare ai
pericolanti fanciulli; indi parlò dell'Ospizio di S. Vincenzo de’Paoli in S. Pier d'Arena; e
conchiuse col fare un caldo appello alla carità de’suoi uditori a vantaggio del medesimo.
Alcuni mezzi per giovare ai giovanetti.
Ma quali mezzi si hanno da usare per giovare ai fanciulli più bisognosi e pericolanti, ed
impedirne la, rovina temporale ed eterna ? Molti ve ne sono e tutti efficaci, che fecero già e
fanno dappertutto ottima prova. Vi sono gli Oratorii festivi coi giardini o luoghi di onesta
ricreazione. Ivi i giovanetti in bel modo allettati sono trattenuti con giuochi e trastulli sotto la
dovuta sorveglianza; ivi a. tempo e luogo sono istruiti nella dottrina cristiana; ivi sono
indirizzati ed assistiti nella pratica dei doveri religiosi; ivi insomma sono non solamente tenuti
lontani dai pericoli delle piazze, ma nelle ore delle sacre funzioni vengono ammaestrati ad
amare e servire Iddio, a rispettare i parenti, ad apprezzare la virtù, ad odiare il vizio, a
guadagnarsi il Cielo. Vi sono le scuole serali pei poveri artigianelli, i quali essendo tutto il
giorno occupati nelle loro officine non possono acquistarsi la necessaria istruzione. Vi sono le
scuole diurne e gratuite per quei giovanetti, i quali mal messi in arnese non osano presentarsi,
o per qualche altro motivo non sono ricevuti nelle pubbliche scuole. Vi sono i catechismi
domenicali, ed anche quotidiani, o nelle chiese o nelle case private, dove i fanciulli sono
attirati con belle maniere, con premiucci e simili, e intanto v'imparano i primi elementi della
religione, che altrimenti o per propria leggerezza, o per trascuranza dei loro parenti,
ignorerebbero con immenso loro danno temporale ed eterno. Vi hanno i così detti patronati,
mediante i quali si ha cura di collocare i giovanetti presso a padroni onesti, e si attende che
non vi corrano pericolo né per la religione nè per la moralità.
Ma questi mezzi talora non bastano. Non di rado si dà il caso che s'incontra un
fanciullo, il quale con voce ed aspetto compassionevole vi dice: « Ho fame; non ho un tozzo di
pane, e non so ancora a guadagnarmelo. » Allora per salvare quella povera creatura nel corpo
e nell'anima, pel presente e per l'avvenire, pel tempo e per l'eternità, è necessario
provvederla di che cibarsi fino a che valga a guadagnarsi il vitto col sudore della sua fronte.
Talvolta se ne trovano altri cenciosi, cogli abiti a brandelli, e in quello stato non possono
collocarsi a lavoro; e in questo caso è d'uopo vestirli, onde levarli dall'ozio e allontanarli dal
vizio. Altri molti ve ne hanno, i quali vi dicono: « Alla sera io non so dove ritirarmi a dormire;
non ho di che coprirmi; sono più misero degli uccelli dell’aria, che hanno un nido, più povero
delle volpi, che hanno una tana. » In questa circostanza, proseguì D. Bosco, non basta più il
vitto ed il vestito, ma occorre una casa, occorre un tetto, occorre un ricovero pel derelitto. Ed
ecco appunto la necessità degli Ospizi di carità pei giovanetti più bisognosi. Ivi sono
provveduti di quanto è necessario alla vita; ivi gli uni in appositi laboratorii sono avviati
all'imprendimento di un'arte, perchè possano un giorno guadagnarsi un pane onorato; gli altri

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forniti da Dio di particolare ingegno sono indirizzati allo studio; di questi una parte
abbracciano poscia la carriera civile, e in questo o in quell’uffizio servono alla famiglia ed alla
società; un'altra parte entra nella carriera ecclesiastica, e diventano apostoli di religione e di
civiltà non solo presso di noi, ma presso le barbare nazioni.
I mezzi che vi ho accennati, continuò D. Bosco, sono quelli che usano i Salesiani e i loro
Cooperatori. Siccome questi ultimi vivendo nel mondo e in seno alle proprie famiglie non
possono sempre cooperare a questo scopo personalmente, colì essi s’impegnano di venire in
aiuto dei Salesiani e dei loro poveri giovanetti col mezzo della preghiera, coll’appoggio della
parola, col soccorso della limosina.
Dell'Ospizio di S. Vincenzo de’Paoli in S. Pier d'Arena.
Dopo aver accennato che il tempo e la discrezione non gli permettevano di parlare dei
singoli istituti di beneficenza, aperti in molte parti d'Italia, di Francia ed oltre mare, a
vantaggio della gioventù abbandonata, D. Bosco portò il suo discorso sull’Ospizio di S.
Vincenzo in San Pier d'Arena, e disse in sostanza così:
Quest’Ospizio fu aperto sin dal 1871 in Marassi; ma l'anno dopo venne trasferito in San
Pier d'Arena, presso la chiesa di S. Gaetano, perchè luogo più popolato, perché sobborgo più
considerevole di Genova, perchè sito insomma più adattato allo scopo benefico. Si cominciò a
ritirare alcuni giovanetti dei più bisognosi; ma ben tosto il piccolo locale fu ripieno, ed ogni
giorno giungevano nuove dimande di accettazione. Si dovette allora pensare ad ampliarlo. Si
comperò pertanto un'altra casa vicina, ma non bastava ancora, perchè di mano in mano che si
faceva un posto veniva subito occupato. Allora fu d'uopo fabbricare, e mediante la carità di
alcune benemerite persone si innalzò un edilizio con dormitorii, laboratorii e relative scuole.
Oggidì i giovanetti ivi ricoverati, da 30 che erano da principio, sono saliti a 300. Alcuni fanno i
tipografi, altri i legatori, gli uni lavorano da sarti, parecchi da calzolai, un buon numero da
falegnami, mentre una parte attende ad altre occupazioni e si abilita allo studio. Sono
adunque 300 individui, a cui dopo aver procurato l'alloggio è continuamente necessario
provvedere, non solo i mezzi o di apprendere un’arte, o di esercitare una carica civile, onde
campare onoratamente la vita, ma eziandio il pane, e quanto occorre per calzarli e vestirli. Per
la qual cosa voi non vi stupirete, se io vi dico che l’Ospizio di S. Pier d'Arena versa in questo
momento in gravi strettezze: i debiti ascendono presentemente alla somma di ben 75 mila
lire, e non si sa più come tirare avanti. Se io potessi comandare a quei giovanetti, che per
qualche tempo non mangiassero più, e mi ubbidissero, potrei forse a poco a poco riempiere il
gran vuoto; ma quei miei cari figliuoli sono disposti ad ubbidirmi in tutto, ma non in questo.
Come fare adunque ? Io ripongo la mia speranza in Dio e nella vostra carità, o miei riveriti
uditori.
Obbligo e regola della limosina.
Qui D. Bosco espose l'obbligo e la regola della limosina secondo il Vangelo, e se le sue
parole lasciarono profonda impressione nei suoi uditori, darebbero ben seriamente a pensare
a tanti cristiani e cristiane dei giorni nostri, che dell’obbligo e del modo di fare limosina hanno
stranissime idee.
Iddio ha fatto il povero, disse D. Bosco, perché si guadagni il Cielo colla rassegnazione e
colla pazienza; ma ha fatto il ricco, perché si salvi colla carità e colla limosina. Taluni credono
lecito di godere tutti per sé quei beni di fortuna, che il Signore ha loro concessi; lecito di
conservarli, farli fruttare, adoperarli come loro pare e piace, senza farne parte alcuna ai
bisognosi. Altri giudicano di fare abbastanza quando danno qualche piccola moneta, o
somministrano qualche soccorso raro e stentato. Questo è un inganno. Gesù Cristo comanda
la limosina: Quod superest, date eleemosynam: Fate limosina, e di che cosa? di quello che
sopravanza al vostro onesto sostentamento. Nè mi si venga a dire che questo è consiglio e
non precetto; imperocchè col Vangelo alla mano io vi rispondo che è di consiglio
l’abbandonare tutto, per farsi volontariamente povero come i religiosi, ma è di precetto il far
limosina del superfluo: Quod superest, date eleemosynam; queste parole non sono mie, ma
sono di Gesù Cristo, che ci ha da giudicare, e presso al cui tribunale non avranno buon giuoco
nè pretesti nè cavilli. Che il fare limosina non sia solamente consigliato, ma comandato, il divin
Salvatore lo dimostra specialmente col racconto della parabola del ricco Epulone e del povero
Lazzaro. Vi era un ricco signore, Egli dice, il quale spendeva i suoi danari in laute mense e in

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belle vesti; e nel tempo stesso un mendico gli domandava inutilmente onde sfamarsi. Dopo
alcun tempo morirono ambidue. Morì il povero e fu dagli Angeli portato nel seno di Abramo.
Morì il ricco, e qual fu la sua sorte? Udiamola dalla bocca di Gesù medesimo: Morì il ricco o fu
sepolto nell'inferno: Mortuus est dives, et sepultus est in inferno. E per quale colpa? Forse
perché bestemmiatore ? Forse perché disonesto ? Forse perché ingiusto o ladro? Il Vangelo
non dice altro, se non che quel ricco godevasi i suoi beni senza farne parte ai bisognosi:
Induebatur purpura et bisso, et epulabatur quotidie splendide. Che altro dunque occorre per
far., intendere che Iddio vuole ad ogni costo che il ricco faccia la carità, e si mostri
misericordioso verso i poveri?
Forse alcuni di voi diranno: Queste cose sono molto gravi e spaventose. Avete
ragione, riprese D. Bosco, e a me rincresce di averle ricordate a voi, che forse non le meritate.
Invece io le avrei ricordate ben più volentieri a certi signori e signore, che non si trovano qui, e
i quali sprecano i danari nell'acquistare e nel mantenere più coppie di superbi cavalli, sopra cui
potrebbero fare risparmi, senza nulla detrarre al proprio decoro; a certi signori e signore, che
spendono e spandono il denaro in pranzi, in cene, in abbigliamenti, in serate, in balli, in teatri e
via dicendo, mentre con una vita più cristiana avrebbero potuto soccorrere a tante miserie,
asciugare’tante lagrime, salvare tante anime. A costoro sì, che sarebbe necessario far
risuonare alle orecchie le terribili parole di Gesù Cristo: È morto il ricco e fu sepolto
nell'inferno: Mortuus est dives, et sepultus est in inferno. A voi invece io ricordo le belle
promesse che fa Iddio a chi si mostra caritatevole, a chi fa buon uso dei suoi beni, a chi
promuove e sostiene le opere di beneficenza. Date e vi sarà dato, dice il Signore Date et
dabitur vobis. E che cosa vi darà ? Il centuplo in questo mondo e la vita eterna nell'altro:
Centuplum accipietis, et vitam aeternam possidebitis.
Dopo di avere annunziata una speciale benedizione del Santo Padre agli intervenuti alla
pia Conferenza; dopo di aver segnalato il desiderio del Vicario di Gesù Cristo che i Cattolici si
risveglino oggimai, e si sobbarchino anche a sacrifizi per sostenere le opere di religione e di
carità, e per recare qualche riparo all’empietà e al mal costume, che irrompono da tutte parti;
dopo di aver notato come parecchie istituzioni della città e archidiocesi di Genova sono in
pericolo di perire per mancanza di mezzi, e lasciano in gravi angustie il cuore dello
zelantissimo Arcivescovo, che non sa ormai più come mantenerle; D. Bosco terminò il suo dire
con queste parole: Miei rispettabili uditori, Iddio col darvi beni di fortuna vi mette in mano una
chiave: con questa voi potete o aprirvi il Cielo, oppure l'inferno. Aprirete voi le vostre
cassette, i vostri scrigni, i vostri tesori per farne parte ai poverelli di Cristo? E voi con ciò stesso
vi andate aprendo il Cielo. Li chiuderete invece per conservarli e per farne mal uso, senza darvi
pensiero di chi soffre. di chi stenta la vita, di chi batte la via della perdizione ? Ebbene con
questa chiave medesima voi vi chiuderete il Paradiso e vi aprirete l'inferno. Orsù dunque
facciamo tesoro della raccomandazione del divin Redentore: Fatevi degli amici colle vostre
ricchezze, affinché quando verrete a morire essi vi ricevano negli eterni tabernacoli: Facite
vobis amicos de mammona iniquitatis; ut, cum defeceritis, recipiant vos in aeterna
tabernacula.
Chiusura e riconoscenza.
Le parole di D. Bosco, che qui abbiamo solo abbozzate, produssero un ottimo effetto;
e prova ne fu la limosina ottenuta. Imperocche’colle offerte raccolte in chiesa dai bravi
membri della Gioventù Cattolica, e con quelle che varie persone caritatevoli vollero deporre
nelle mani di D. Bosco medesimo, si ebbe la consolazione di far discendere la somma dei
debiti da 75 a 70 mila lire, e si potè cominciare a dare un acconto ai panattiere, che da alcuni
mesi ci somministrava il pane senza poter ricevere un soldo. D. Bosco fu molto soddisfatto di
una tanta carità, e nutre fiducia di poter stabilire in Genova, come fece in vario altre città
d'Italia e di Francia, alcuni Comitati di beneficenza, composti di zelanti Cooperatori e
Cooperatrici, collo scopo di raccogliere la carità dei fedeli, a sollievo dei 300 ricoverati di
questo Ospizio. Con un tal mezzo questo Istituto potrà forse riuscire a soddisfare ai suoi
debiti passati, ed anche a tener fronte alle spese future per mantenere, calzare e vestire tanti
poveri giovanetti della Liguria, salvandoli nel corpo e nell'anima, rendendoli buoni cristiani ed
utili cittadini. Questo nobilissimo cómpito D. Bosco lo affida ai pii Genovesi, la cui generosità
saprà mostrarsi pari alla loro ricchezza.

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maggio - a. 6, nr. 5
80-82 Conferenza dei cooperatori in Lucca.
[Discorso di DB: cfr. Il Fedele di Lucca, 15 aprile 1882].
BS francese: juin 1882, p. 68s [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): julio 1882, p. 6s [trad. un po’ libera]
[…] Dopo di aver annunziato che la Conferenza si teneva col beneplacito di Mons.
Arcivescovo e colla benedizione del Papa, D. Bosco sviluppò questi pensieri:
« Nella Conferenza si potrebbe trattare un punto di morale, ma pare più conveniente il
dare conto delle cose, alle quali voi prestate la mano. Molte migliaia di giovani, in ben più di
100 Case, ricevono una cristiana educazione, vengono istruiti, avviati ad un'arte, ad un
mestiere, che loro servirà per guadagnarsi’onestamente il pane. Queste cose desidero che si
sappiano, affinchè tutti conoscano dove vadano a finire le loro oblazioni. Essi ne hanno in
certo modo il diritto. Queste oblazioni vanno ad allevare questi giovanetti alla civile società,
ad essere o operai cristiani, o soldati fedeli, o maestri ed insegnanti esemplari, o sacerdoti ed
anche missionarii, che portino la religione e la civiltà tra le barbare genti. E in questi giorni
appunto, maestri, capi di officina, sacerdoti nostri si trovano sparsi non solo in Italia, in
Francia, in Ispagna, ma nell’America e perfino nella Patagonia. I Salesiani sono là che lavorano
alla conversione di quei selvaggi, che per 400 anni resistettero al Vangelo, ed ora domandano
di esserne illuminati. Quei poveri Indiani, appena conoscono la bellezza della nostra Santa
Religione, vanno dicendo: « Oh ! come saremmo contenti che venissero molti a predicarci
queste verità, ed insegnarci la via del Cielo! » E quindi si convertono a centinaia ed anche a
migliaia. Quanto adunque deve essere consolante per voi il sapere che il vostro denaro serve
a ritirare gli orfanelli delle tribù selvaggia, a fabbricare ospizi, scuole, chiese, per istruire nelle
arti, nei mestieri, nell'agricoltura quei popoli, e, quel che più importa, per farne dei buoni
cristiani.
» Ora veniamo a cose vicine a noi. Anche in quest’Oratorio della Croce si è fatto qualche
cosa. Due anni or sono si desiderava una casa, si desideravano laboratorii, si desideravano
scuole. Tutte queste cose ora ci sono. L'Oratorio festivo è frequentato da oltre 100 giovanetti,
tenuti lontani dai pericoli, istruiti nella Religione, assistiti alle sacre funzioni. Le scuole ancor
esse sono piene, nè si può accettare maggior numero di alunni. I giovani ricoverati sono
anch’essi molto numerosi, perchè superano il numero di 100. Gli uni frequentano le scuole, gli
altri si applicano ad un mestiere. Aumenterebbero ancora, se avessimo locale. Questo locale è
assai ristretto in proporzione delle continue domande di accettazione. Alle tante richieste
bisogna rispondere: Abbiate pazienza, non vi è più posto; quindi molti continuano ad essere
esposti ai pericoli. Qui sarebbe a promuovere un’opera di grande utilità, perchè col ritirare,
istruire, educare i giovanetti pericolanti si fa un bene a tutta la civile società. Se la gioventù è
bene educata avremo col tempo una generazione migliore; se no, fra poco sarà composta di
uomini sfrenati ai vizi, al furto, all'ubbriachezza, al mal fare.
» Questi giovanetti nella persona dei loro superiori si presentano ora a voi col cappello
in mano; e voi con un sussidio potete provvedere loro il pane, e insegnare a vivere laboriosi ed
onesti, procurare loro un avvenire avventuroso. Invece, se fossero abbandonati a se stessi, un
giorno forse si presenterebbero a voi, domandandovi il danaro col coltello alla gola. Questi
sono fatti, ai quali i Cooperatori devono riparare per quanto è loro possibile.
» In questo momento per le scuole e per l'ospizio ci vogliono dei mezzi. Noi non
abbiamo come provvedere ai molti bisogni. Voi potete venire in aiuto in molte maniere. Si può
con commestibili, con vesti, con libri, con carta e altri oggetti, che servano alla manutenzione
della casa o al mantenimento dei giovanetti. Vi sono giovanetti, che mancano di che
decentemente coprirsi e ripararsi. Or bene, gli ornamenti di quella persona, che poco giovano
all'eternità, gioverebbero molto a compiere un bell'atto di carità: di questi oggetti si
potrebbero fare abiti, camicie, calze a pro di quei poveretti. Molti buoni cristiani fanno
appunto così. Vi sono di quelli, che a preferenza di lasciare dormire i loro abiti mutati sino ad
un'altra stagione, se ne servono tosto per venire in aiuto ai poveri orfanelli. Anche questo è
un mezzo che non è dispendioso, e può giovare moltissimo a questo ospizio della Croce.

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» Qualcuno potrebbe dire: Abbiamo già tante opere nostre da sostenere; non possiamo
pensare ad una nuova. Fra cattolici non vi sono nè opere nostre nè opere di altri. Siamo tutti
figli di Dio e della Chiesa; figli del Papa, che è nostro Padre comune; quindi il bene che si fa
deve essere in favore dei fedeli senza distinzione. Debbo osservare per altro che l'opera, che
siete chiamati a soccorrere, non è opera né di D. Bosco, nè del Papa; non è opera straniera a
Lucca. I Salesiani sono qui per raccogliere i figli del popolo di questa città. Se i giovanetti sono
raccolti nell’Oratorio festivo, se frequentano la scuola, se sono ospitati, il bene morale e civile
è per Lucca. Epperò non bisogna dire che fate la carità a forestieri. Voi l'avete veduta a
nascere quest'opera, bisogna che la sosteniate.
» Ma come fare? Vi sono tante imposte; e poi tutti chiedono: come fare dunque ?
Rispose D. Bosco: Il nostro divin Salvatore dà a noi ogni bene: Omne bonum de sursum est.
Egli dice: Te ne servirai per quanto è necessario a vivere onestamente e poi: Quod superest
date eleemosynam. Ma questo è un precetto o un consiglio? Senza entrare nella quistione
teologica, chè qui non è nè il tempo nè il luogo da ciò, osservo solamente che Gesù Cristo dice
che colui, il quale non dà il superfluo in limosina, non entrerà nel regno de’cieli. A che dunque
disputare, mentre il Signore ha detto: É più facile che un camelo passi per la cruna di un ago,
di quello che uno, troppo attaccato col cuore alle sue sostanze, entri nel regno de’cieli ?
» Ma veniamo un tantino alla pratica. Uno avrà 1000 franchi di rendita e di 800 può
onestamente vivere; or bene, i 200 che avanzano cadono sotto le parole: date eleemosynam.
Ma, una necessità impreveduta, una fallanza nel raccolto, una disgrazia nel commercio... Ma
voi sarete ancora in vita allora? E poi Iddio, che al presente vi aiuta, non vi aiuterà
specialmente se avrete dato per amor suo ? Io dico che chi non dà il superfluo, ruba al
Signore, e, con S. Paolo, regnum Dei non possidebit. Ma la mia casa è povera, ho bisogno di
rinnovare certe suppellettili già troppo vecchie, e non più secondo il gusto che corre. Se
permettete, disse D. Bosco, entro con voi nella vostra casa. Veggo là suppellettili molto
ricercate, qui una tavola fornita di ricchi servizi, qua un tappeto ancor buono. Non si potrebbe
lasciare di cambiare questi oggetti, e, invece di ornare i muri e la terra, coprire tanti poveri
giovanetti, che soffrono e che pure sono membra di Gesù Cristo, e tempio di Dio Veggo là
risplendere argento ed oro, ed ornamenti tempestati di brillanti. Ma sono una memoria...
Aspettate voi che vengano i ladri a rubarveli? Voi non li usate; nè vi sono necessari. Prendete
questi oggetti, vendeteli e datene il prezzo ai poveri: voi li date a Gesù Cristo, ed acquistate
una corona in Cielo. In questo modo non isquilibrate punto le vostre sostanze, né vi levate il
necessario. E quella cassetta così ben chiusa? È niente. È niente? lasciate vedere. Ecco; è
qualche migliaio di napoleoni d'oro; li conservo perché può venire una malattia; e poi c'è un
vicino che mi disturba; vorrei comprare quella sua possessione; e così farebbe miglior vista la
mia tenuta. Ma questo è superfluo, io dico, voi siete obbligato a prendere quel danaro, che
non giova a nessuno, e farne ciò che comanda Gesù Cristo. Volete conservarlo? Conservatelo
pure, ma ascoltate: Il demonio verrà, e di quel danaro ne farà una chiave per aprirvi l'inferno.
Se volete sfuggire a tanta sventura imitate l'esempio di S. Lorenzo e soccorrete ai poveri.
Dando ai bisognosi le vostre sostanze, voi le metterete come in mano agli Angeli, i quali ne
faranno una chiave per aprirvi il Cielo nel giorno della vostra morte. »
giugno – a. 6, nr. 6
99-101 Conferenza dei cooperatori in Roma e discorso dell’Em. Cardinale
Alimonda
[Riassunto delle parole di DB]
BS francese: juin 1882, p. 63 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): julio 1882, p. 4 [traduzione]
[…] Giorni sono, diceva D. Bosco, fui ad ossequiare il nostro Santo Padre, e la prima
domanda che mi fece fu questa: E quando terrete la vostra Conferenza ? Giovedì prossimo
27, io risposi. Ed il Santo Padre riprese allora: Dite che si preghi e che si operi. Preghiamo
adunque ed operiamo, continuava D. Bosco, affine di poter rendere onore a Dio e conforto al
nostro amatissimo Pontefice.

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» In quest'anno, con l'aiuto del Cielo, i Salesiani han fatto molto. Il numero dei ragazzi,
tolti ai pericoli del mondo, ha potuto raggiungere i centomila. Inoltre i Salesiani vennero
benedetti da Dio nelle diverse Case di Lucca, Spezia, Marsiglia, Torino, Firenze,
Sampierdarena, Vallecrosia e fin nella lontana Patagonia, ecc. avendo potuto sottrarre agli
artigli della riforma protestante tanti poveri ragazzi, e quindi istruirli ed educarli
cristianamente. E a Roma? Qui, soggiungeva Don Bosco, qui a Roma troviamo un osso duro.
Voi sapete della nuova Chiesa, che si sta erigendo all'Esquilino, e che sarà dedicata al Cuore di
Gesù. Or bene, i protestanti ci hanno circondati con chiese evangeliche, con iscuole e giardini,
allo scopo di soffocare l'azione del bene su tanta povera gioventù. Quale rimedio opporre ?
Pregare ed operare. Mancano i mezzi ad effettuare grandi cose, e io spero che voi
coopererete con le vostre offerte per affrettare la vittoria del Cattolicismo sul
protestantesimo in questa Roma, Capitale del mondo cattolico. […]
luglio - a. 6, nr. 7
116 Esercizi spirituali per le signore in Nizza Monferrato.
[Circolare].
Per secondare il desiderio di molte zitelle e Maestre di scuola, nonché di pie Signore, le
quali amerebbero passare alcuni giorni di sacro ritiro per attendere al bene dell’anima loro,
saranno dati gli Esercizi spirituali nel Conservatorio della Madonna delle Grazie, diretto dalle
Figlie di Maria SS. Ausiliatrice, in Nizza Monferrato.
Incominciano la sera del 1 di agosto e terminano la mattina del 10.
La pensione è fissata in L. 20. Si fa una eccezione per le Maestre, la cui quota sarà di L.
15.
L'aria salubre e la campagna, il sito amenissimo e solitario, sono allo stesso tempo un
sollievo per lo spirito affaticato e bisognevole di riposo.
Pertanto chi volesse prendervi parte, è pregata a farne pervenire la domanda non più
tardi del 30 Luglio alla Superiora dell'Istituto delle Figlie di M. A. in Nizza Monferrato.
Sac. Gio. Bosco.
119-121 Notizie sull'oratorio di Maria Immacolata e conferenza dei cooperatori
in Firenze.
[Circolare di DB. Relazione del discorso di DB (10 aprile 1882)]
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
Nel maggio dello scorso anno ebbi l'onore di tenere in questa illustre città la prima
Conferenza ai Cooperatori Salesiani, e quest’anno ho pure la grande consolazione di
annunciare che altra Riunione dei medesimi avrà luogo nella chiesa di S. Firenze nel giorno di
lunedì, 10 del corrente mese di aprile.
Il Sommo Pontefice manda una speciale benedizione e concede il segnalato favore
dell’indulgenza plenaria a tutti coloro, che interverranno alla pia Riunione.
S. E. R.ma il benevolo e benemerito nostro Arcivescovo Monsignore Eugenio Cecconi si
degna di approvare e presiedere la pia Adunanza.
Mi è cara questa occasione per ringraziarvi della Cooperazione, che finora mi avete
prestato, e spero che la vostra carità non mi verrà meno in avvenire. I giovani beneficati si
uniscono a me per ringraziarvi ed invocare le celesti benedizioni sopra di voi e sopra tutte le
vostre famiglie, mentre con gratitudine ho l'alto onore di potermi professare in G. C.
Dev.mo servitore
Sac. GIOVANNI Bosco.
Il benemerito giornale cattolico di Firenze, Il Giorno, ne aveva pur dato annuncio ai
proprii lettori; la bella e devota chiesa di S. Firenze, a titolo di fratellevole carità concessaci dai
MM. RR. e tanto benemeriti Padri dell'Oratorio, era a disposizione della pia Radunanza. Verso

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le 5 pom. i Cooperatori e Benefattori nostri e gran numero di altri devoti assiepavano la
cattedra di verità, e presiedeva S. E. Rma Mons. Arcivescovo, con buon corteo di Ill.mi e
Rev.mi Canonici, Parroci, Sacerdoti e chierici del Seminario fiorentino.
Dopo la solita lettura di un capo della vita di S. Francesco di Sales, D. Bosco salì sul
pulpito ed intrattenne i suoi ascoltanti per quasi un'ora. Io non istarò a ripetere alla lettera
quell'importante discorso. Non furono cose peregrine quelle che disse, ma la esposizione
nuda e cruda della più desolante realtà dei fatti, tanta povera gioventù, cioè, abbandonata a
se stessa, iniziata nella via della depravazione, e che sta per addivenire presto il flagello della
società per poi finire nell'eterna dannazione. Mostrò quindi lo scopo dell'Opera Salesiana, che
cerca per quanto le è possibile di portare rimedio a questa gran piaga sociale cogli Oratorii
festivi, colle Scuole, cogli Ospizii. In fine richiese di aiuti morali e materiali tutti coloro, che
amano sinceramente la religione e la patria; aiuti materiali con offerte sia in danaro, sia in
generi o biancheria od effetti mobiliari; aiuti morali o col dar mano ai Salesiani nell'istruire la
povera gioventù, o col procurar loro tra le persone di propria conoscenza dei nuovi
Cooperatori e Benefattori. « Noi abbiamo aperto, diceva D. Bosco, fuori Porta la Croce, in Via
Masaccio, N° 8, l'Oratorio festivo, e poscia non senza gravi sacrificii, e per riattazioni delle case
e per provvista di mobilia anche l'Ospizio pei poveri giovanetti, e parecchi già vi ricevono
quanto occorre al corpo e all'anima. Numerose domande si sono già presentate per altri, che
sarebbero in grande necessità di essere ricoverati, per strapparli all'evidente pericolo di loro
perdizione. Ma ormai la casa è piena, non vi è più un posto, ed il Direttore è costretto di
respingere con gran dolore del suo cuore le più pressanti istanze colla dura parola: Non c’é più
luogo. Vi ha di più. Oltre l’Oratorio festivo e l’Ospizio si desidererebbero eziandio come
necessarie in quell’estremo angolo della città, dove non ve ne sono altre se non quelle degli
eretici, le scuole esterne; ma anche per queste, come per l'Ospizio, ci vogliono fabbriche. Ma
come fabbricare ed incontrare per tal modo nuove ed ingenti spese, mentre si ha ancora da
pagare un debito di ventiquattro mila lire, incontrato per l’acquisto del terreno ? Io do ordine
di fabbricare; per il resto confido in Dio, nella B. V. Immacolata, che ha preso questa nostra
Casa di Firenze sotto la particolare sua protezione, e nella carità vostra, o buoni Fiorentini.
Dalla carità vostra appunto io aspetto i mezzi per pagare i debiti fatti, per fabbricare una
nuova Cappella ed ingrandire l'abitazione attuale, per sostenere la spesa dell’Oratorio festivo
e delle scuole esterne, poiché per allettare i giovanetti ad intervenirvi è pur necessario
provvedere e mantener loro giuochi e divertimenti, somministrare loro libri, dar loro premi.
Dalla carità vostra aspetto il pane ed il necessario alla vita ed alla buona istruzione ed
educazione cristiana e civile ai giovanetti ricoverati, ed a quelli che si sperano di accettare in
seguito, e che, poveri ed abbandonati, non hanno altro patrimonio che il vostro buon cuore.
Perchè poi il vostro aiuto risponda al bisogno io vi invito e vi prego a voler tutti sottoscrivervi
per offerte mensili, sieno pur anche di poche lire, o di una sola lira, o di mezza lira, o di pochi
centesimi, tanto solo che nessuno ci nieghi o in poco o in molto il proprio concorso. Alcuni
Decurioni eletti con apposito diploma riceveranno le vostre sottoscrizioni e le vostre offerte,
per passarle poi alla fine di ogni mese nelle mani del Direttore dell'Oratorio Salesiano di
questa città, e così speriamo che l'opera nostra aiutata dai vostri continui sussidi, sostenuta
dalla vostra carità possa progredire e fare tutto quel bene che si desidera. »
D. Bosco terminò la sua Conferenza coll’insegnare a trovar nel superfluo dei proprii
beni materiali, nel vero amor di Dio e dei prossimo, nella fede alle promesse divine, i motivi ed
il modo di venirci in soccorso, e coll'implorare da ultimo sopra tutti i nostri Cooperatori e
Benefattori le celeste ricompense.
122-123 La festa onomastica di Don Bosco
[parole di DB]
BS francese: juillet 1882, p. 83 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): setiembre 1882, p. 7 [traduzione]
[…] Qui ci basti il dire che D. Bosco rivedendosi innanzi tanti suoi cari giovani, stati già
l'oggetto delle sue amorevoli sollecitudini, udendoli a promettere che anche in mezzo al
mondo, nei loro impieghi, in seno alle proprie famiglie sarebbero rimasti ognora fedeli agli
insegnamenti religiosi e morali, che loro aveva impartiti nei verdi lor anni, ne provò ineffabile

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piacere, e si sentì cemmuovere sino alle lagrime. Egli li ringraziò pertanto delle cose lette, li
ringraziò del magnifico tappeto, regalatogli per la Chiesa di Maria Ausiliatrice, li ringraziò
soprattutto delle promesse fattegli di regolarsi sempre da buoni cristiani tra mezzo a tutte le
vicende della vita, assicurandoli che Dio non li avrebbe abbandonati giammai. « Se D. Bosco ha
qualche nome nel mondo, diss’egli, non lo deve già nè alle sue virtù nè ai suoi talenti, ma lo
deve alla buona riuscita, alla buona condotta dei suoi figli. Si avverò per me quello che si legge
nei libri Santi: Gloria patris filius sapiens. Continuate dunque ad essere buoni cristiani e savii
cittadini, e così sarete ognora la mia consolazione, il mio gaudio, la mia corona. »
settembre - a. 6, nr. 9
149-151 Giocondo spettacolo di amor figliale e di bontà paterna.
[Parole di DB al convegno degli ex allievi (p. 151)].
BS spagnolo (Almagro): noviembre 1882, p. 5
A tutto mise la corona un breve discorso di D. Bosco, la cui sostanza é questa: Voi non
potete immaginarvi, o miei cari figliuoli, il contento che io provo nel rivedervi oggi intorno a
me. Mi è sempre dolce il trovarmi in mezzo dei fanciulli, perchè sono la speranza della
religione e della società; ma è una grande ed inesprimibile consolazione per me il trovarmi
circondato de’miei figliuoli adulti, perché non sono più solamente la speranza, ma il frutto
delle mie fatiche e delle mie sollecitudini. So che vi siete mantenuti e vi mantenete fedeli alle
buone massime, le quali vi furono instillate in questo Oratorio; so che vi diportate bene nelle
vostre famiglie e nei vostri impieghi; so che vi adoperate a giovare altresì al vostro prossimo
secondo le vostre forze; so che vi regolate da buoni Cristiani, da savi cittadini; so in una parola
che avete corrisposto alle mie speranze. Ho dunque ragione di essere contento di rivedervi, di
rallegrarmi con voi, e con voi ringraziare il Signore che vi abbia così benedetti. Intanto io
prendo di buon grado questa occasione per esprimervi due pensieri. Alcuni hanno suggerito
di risuscitare in mezzo di voi la nostra antica Società di mutuo soecorso, la quale aveva per
iscopo di porgere un facile mezzo ai suoi membri di praticare la religione concordi e senza
rispetto umano, e di aiutarli in caso di malattia. Io sarei ben lieto se si facesse rivivere detta
Società, che fece così bene nei primi anni dell'Oratorio. Ma da quel tempo in poi si sono
fondate in quasi tutte le città e paesi le così dette Società degli operai cattolici, le quali sono
per questi tempi una vera benedizione. Per la qual cosa io v'invito a farvi inscrivere a qualcuna
di dette Società; e sono persuaso che ne ricaverete grande vantaggio spirituale ed anche
materiale. La seconda cosa che vi raccomando si è che vi manteniate sempre amanti della
nostra santa Religione, e che la pratichiate da buoni e coraggiosi Cristiani. Come vedete, il
mondo va peggiorando di giorno in giorno. Si sperava che si sarebbe posto pubblicamente un
argine alla irreligione ed al mal costume; ma finora nulla si fece, e il male giganteggia. Bisogna
che ciascheduno di voi faccia da sè. Custodite adunque gelosamente il prezioso tesoro della
vostra fede; non fatene getto per qualsiasi cosa della terra. Senza la fede, senza la religione,
senza la virtù che cosa valgono i piaceri, gli onori, le ricchezze? Un giorno o l'altro di qui
bisogna sloggiare, e al di là nulla ci serve, fuorchè la grazia di Dio, e gli atti di virtù, che avremo
praticati durante la nostra vita. Lavorate con fedeltà, e la divina Provvidenza non vi lascierà
mancare il necessario alla vita; cercate, come dice il Signore, prima il regno di Dio e la sua
giustizia, ed Egli vi darà il resto per giunta; dalle materiali vostre occupazioni sollevate di
quando in quando la vostra mente, i vostri sguardi a quel luogo di delizie, dove tante volte ci
siamo data la parola di trovarci, a quell'ultimo convegno, che non si scioglierà mai più.
Qui D. Bosco sentì intenerirsi il cuore, gonfiarsi di lagrime gli occhi, onde a stento e tra
la generale commozione terminò il suo dire con queste ultime parole: Io mi vo avvicinando
alla morte; ma spero che nelle ultime ore della mia vita potrò dire: Signore, io ho fatto quanto
ho potuto per istruire, educare, indirizzare a Voi tanti figliuoli; ora io li lascio, ma confido che
essi continueranno anche dopo di me a battere la via della virtù; confido che quelli, i quali
hanno formato la mia delizia in terra, verranno ad essere la mia consolazione in Cielo, che mi
aspetto dalla infinita vostra misericordia.
[…]

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Non meno consolante fu l'adunanza del giorno 27, composta quasi tutta di Sacerdoti
[…]. Erano ancor essi tutti allievi di Don Bosco […]. Don Bosco prendeva poscia la parola e
teneva un cordiale e molto acconcio discorso a quella eletta di Sacerdoti, cui egli chiamava
suoi cari figliuoli. Dopo di averli ringraziati della prova dì riconoscenza e gratitudine, che gli
avevano già dato e gli ripetevano in quel giorno, egli li esortò a mostrarsi sempre ed in ogni
luogo Sacerdoti esemplari, sale e luce del popolo; segnalò la benedizione che apporta un
Sacerdote pio, caritatevole e zelante; e il disastro invece che arreca un Sacerdote di mala o
sospetta condotta, od anche solo poco curante del bere delle anime; e notò che appunto per
questa ragione il mondo e il demonio tripudiano, quando ne possono guadagnare taluno e
trascinarlo dalla loro parte. Ad evitare una tanta sciagura propose loro di tenere ognora
l'occhio al Capo dei Sacerdoti, a Gesù Cristo, e ad esempio suo avere per unico oggetto dei
loro pensieri, dei loro affetti, delle loro azioni la gloria di Dio, la distruzione del peccato, la
salute delle anime. Continuando ei disse: « In così facendo incontrerete delle traversie, degli
ostacoli, delle contraddizioni, e fors'anche delle persecuzioni; ma queste non devono né
abbattervi, né scoraggiarvi, né farvi desistere dal bene operare; anzi spronarvi a tirare innanzi
con maggior lena; imperocchè, se le opere vostre hanno per oggetto Iddio e la salute delle
anime, eppure sono mal viste e combattute dal mondo, è segno che sono buone e non si
devono tralasciare, altrimenti si dovrebbe abbandonare il campo, cedere le armi e permettere
che il nemico meni rovina e strage. Che cosa avrebbero fatto gli apostoli, so avessero desistito
dal predicare la religione di Gesù Cristo, perchè contraddetti? Noi saremmo ancora pagani
come i padri nostri. E per non salire tant'alto, ricordate quello che si disse e si fece contro
quello stesso Oratorio, dove siete stati educati. Fu contrariato fin da principio, fu combattuto
in appresso, né le contrarietà e battaglie sono finite oggidì; eppure ? Eppure Dio lo benedisse,
ed esso tirò e tira innanzi. Sono pochi anni, e voi stessi eravate qui dentro come una piccola
nidiata di lapin, ed ora vedete meraviglia! Questa nidiata si accrebbe già di tanto, che dai
calcoli fatti sono oggidì 150 mila i giovani raccolti, istruiti, educati nelle varie Case Salesiane,
aperte nel vecchio e nel nuovo mondo. Questo fatto con molti altri, che taccio, ci deve
inspirare una grande fiducia in Dio, ed animarci a lavorare per la sua gloria senza
indietreggiare giammai. Il mondo ci copre di villanie ed anche d'ingiurie ? E noi copriamolo di
benefizi, lavorando al suo benessere religioso, morale, e, potendo, anche fisico e materiale.
Mettiamo in pratica il consiglio di S. Paolo: Noli vinci a malo, sed vince in bono malum: Non
voler essere vinto dal male, ma vinci col bene il male; vale a dire colla vostra bontà vincete la
malizia e perversità dei votri avversarii, e cercate di guadagnarli a Dio colle vostre opere
buone. Sopra tutto attendete a far del bene ai fanciulli, ai poveri, agli infermi, come il divin
Maestro, e in tal modo chiuderete la bocca ai tristi, e quel che val meglio attirerete la
protezione di Dio sopra di voi e sulle opere del vostro sacro Ministero, e chi è protetto e
benedetta da Dio sarà invincibile. Conchiudo, ricordandovi quella sentenza dei Libri Santi, che
dice: Et cognovi quod non esset melius nisi laetari, et facere bene in vita sua; che è quanto
dire: Laetare et benefacere e lasciar cantar le passere. Facciamo così e ci troveremo contenti
in vita ed in morte, e ci procacceremo quella immarcescibile corona, che Gesù Cristo ha
promesso, e darà a chi avrà combattuto legittimamente sino alla fine. »
ottobre – a. 6, nr. 10
164 Il LXVII Natalizio di Don Bosco e un brindisi del prof. Vincenzo Lanfranchi.
[Cenno alle parole di DB]
BS francese: octobre 1882, p. 103 [traduzione]
[…] Vorremmo eziandio qui riprodurre almeno per sommi capi l'allocuzione, che in fine
tenne D. Bosco; ma per amor di brevità notiamo solo che egli parlò dei premìi e dei premiati,
accennando come 32 anni fa, in una festa pur molto solenne, erasi distribuita a tutti i giovani
dell'Oratorio una preziosa coroncina, benedetta e regalata dal grande Pontefice Pio IX, di
santa memoria; parlò del suo giorno natalizio, ringraziando il Signore di averlo conservato
sino a quel dì, esternando la speranza di celebrarlo ancora in avvenire, come tutti gli
auguravano,ma esternando eziandio i suoi timori, stante l'incertezza della vita e la certezza
della morte; ringraziò i benefattori e le benefattrici, presenti ed assenti, del favore e
dell’appoggio, che avevano fino allora prestato a lui e alle sue opere, pregandoli a volerglierlo
continuare, e promettendo d'invocare tutti i giorni nella Santa Messa sopra di essi e le loro

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famiglie le benedizioni del Cielo; infine raccomandando a tutti che, anche in mezzo alle varie
vicissitudini del mondo, tenessero ognora rivolti i pensieri della mente e gli affetti del cuore al
Cielo, dove era Assunta e dove ci attende Maria, ebbe compimento la festa. […]
novembre – a. 6, nr. 11
173-175 Consacrazione della chiesa di San Giovanni Evangelista.
[Riassunto del discorso di DB]
BS francese: novembre 1882, p. 110
Dopo aver invitato i suoi Cooperatori ed amici a ringraziare con lui il Signore, Don
Bosco coglie di buon grado questa propizia occasione per dare un pubblico attestato di
riconoscenza e di gratitudine a tutti coloro, che in qualche modo gli vennero in soccorso, si
per la erezione della Chiesa e pei suoi ornamenti, sì pel felice riuscimento della solenne sua
inaugurazione. Egli ringrazia anzitutto sua Eccellenza Revma Monsignor Lorenzo Gastaldi, suo
Arcivescovo veneratissimo, per la bontà addimostrata nel sobbarcarsi alla gravosa fatica della
consacrazione, non ostante la sua malferma salute; lo ringrazia del permesso benignamente
accordato a che s'invitassero pei tre primi giorni dell’ottava altri Prelati, per rendere la
solennità più splendida e divota; ringrazia dal più intimo del cuore i tre Angeli di Fossano, di
Biella e di Alba, Monsignor Manacorda, Mons. Leto e Monsignor Pampirio, che ad un semplice
invito se ne volarono a Torino, e colla loro veneranda persona diedero gran lustro e pompa
alle auspicatissime feste; ringrazia i sacri oratori, i RR. Sigg. Canonici Venck e Monticelli, che
con apostolico zelo annunziarono pei primi nella nuova Chiesa la divina parola; ringrazia i
rispettabili Curati ed altri membri del Clero Torinese, che si prestarono volenterosi a servire
nelle sacre funzioni, o vi si portarono a celebrare la Messa a comodità dei fedeli; ringrazia i
distinti musici di Torino, che benevoli si unirono co’suoi giovanetti nel sostenere ed eseguire
con tanta maestria il difficile canto; ringrazia i coraggiosi membri del Circolo della Gioventù
Cattolica, che con esempio edificante si recarono a raccogliere la limosina per la Casa di Dio;
ringrazia tante pie signore e caritatevoli signori, che o da lontano o da vicino mandarono in
dono oggetti di culto ed offerte per sopperire alle spese del divino servizio, e quali in uno e
quali in un altro modo cooperarono a far sì, che ogni cosa tornasse a maggior gloria di Dio, a
decoro della Religione, a vantaggio delle anime. Che più ? Don Bosco non ricusa di ringraziare
persino quei pochi male intenzionati della città, i quali spinti forse più dallo spirito d'abisso
che dalla propria malvagità, avrebbero voluto disturbare le nostre feste, come nella scorsa
primavera turbate avevano quelle della Chiesa di S. Secondo, e pure se ne sono astenuti. Se
questa loro astensione è un'opera buona, come è certamente il rispetto alla libertà e alla roba
altrui, noi preghiamo il buon Dio che ne li ripaghi coll'aprire gli occhi loro alla luce della verità,
e col ricondurli al seno di sua infinita misericordia, innanzi che abbiano a provare i rigori di sua
tremenda giustizia. Sì, tutti i benefattori suoi D. Bosco ringrazia dall’imo del cuore; e non
potendo fare di meglio egli li assicura che pregherà ogni giorno il Signore, perché ne li
ricompensi coll’abbondanza dei suoi celesti favori, li benedica nel corpo, li conforti nell'anima,
li protegga in vita, li assista in morte, e sia loro mercede, corona e gaudio per tutta la eternità.
175-176 Relazione delle feste fatta da due Giornali Cattolici.
[parole di DB]
BS francese: décembre 1882, p. 123
[…] Disse degli umili esordi delle opere sue, della carità che dappertutto incontrò, dei
generosi suoi cooperatori, e delle grazie che il Signore concede a coloro che con fede lo
invocano; e, ricordata la Dedicazione del primo tempio di Gerusalemme, finì coll’invocare sugli
oblatori e su tutti i devoti cittadini le benedizioni, che Salomone aveva invocato sopra i suoi
sudditi.
[…]
La sera della consacrazione D. Bosco medesimo raccontò all'affollato popolo ciò che 35
anni or sono era quel sito; accennò ciò che è oggidì; disse quel che sarà colla protezione di Dio
e colla benevolenza degli uomini di buon cuore. Sette lustri or sono era una rimessa, era una
catapecchia; oggidì è quello che mirano gli occhi nostri, vale a dire uno dei più belli e ricchi

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monumenti sacri, non solo di Torino e del Piemonte, ma per molte rarità anche dell'Italia; sarà
d'ora innanzi Casa di Dio, luogo di grazia e di misericordia, scuola di religione e di buon
costume pei fanciulli, per gli adulti, per quanti ne vorranno approfittare a vantaggio delle
anime loro. […]
188 I pellegrini francesi in Torino
[cenno alle parole di DB]
BS francese: novembre 1882, p. 115 [altra stesura estesa]
[…] ebbe parole di lode e di incoraggiamento per i cattolici francesi, i quali sono angeli
della Provvidenza, perché per vie nascoste asciugano tante lagrime delle disgraziate
popolazioni italiane, dalle quali devono essere contraccambiate coi sentimenti della
riconoscenza. […]
1883
gennaio - a. 7, nr. 1
1-5 Il sacerdote Giovanni Bosco ai suoi cooperatori e alle sue cooperatrici.
[Relazione sulle opere del 1882. Opere e spese da farsi nel 1883].
BS francese: janvier 1883, p. 1s [trad. con un’aggiunta]
BS spagnolo (Almagro): marzo 1883, p. 25s [trad. a volte libera]
BENEMERITI COOPERATORI, BENEMERITE COOPERATRICI,
Tra vicende prospere ed avverse, tra rose e spine, tra consolazioni e pene noi siamo
giunti alla fine di un anno e al principio di un altro. Seguendo il prescritto del nostro
Regolamento, io approfitto di questa propizia occasione per indirizzarvi alcune parole, e così
darvi una breve notizia delle opere, che col divino aiuto abbiamo potuto compiere nel corso
dell’anno scaduto, e di quelle che restano a farsi mediante la protezione di Dio e la carità
vostra.
Anzitutto noi dobbiamo ringraziare il Signore, che ci abbia prolungato sino ad oggi la
vita; imperocchè quasi 500 tra Cooperatori e Cooperatrici, a cui io mi rivolgeva un anno fa,
sono scomparsi dalla scena dì questo mondo e furono chiamati alla eterna vita. Voi ne
troverete il nome, cognome e patria in un elenco a parte. Mentre però mandiamo dei suffragi
alle loro anime, ringraziamo di cuore l'Autore della vita e della morte, che nella sua
misericordia ci abbia sin qui conservati, e preghiamolo che ci voglia concedere tempo e grazia,
per lavorare ancora alla sua maggior gloria, e così sempre meglio assicurare la nostra eterna
salvezza.
Case di Europa.
Come negli anni precedenti così nell'anno ora decorso molte furono le opere, che colla
benedizione del Cielo e coll'appoggio della carità vostra, abbiamo potuto compiere in Europa
e specialmente in Francia. Di molto si accrebbe il numero dei giovanetti tolti all'abbandono,
strappati ai pericoli dell'immoralità, della irreligione, ed allontanati dalla porta delle prigioni e
dalla via della eterna perdizione. Tutte le Case furono così piene di fanciulli che non si ebbe più
luogo ove mettere quelli, i quali ogni giorno facevano richiesta di essere accettati. Ad una
Casa sola furono fatte ben 5 mila domande, cui si dovette rispondere: Non c'è più posto.
Per dare albergo ad un maggior numero di essi, venti locali furono riparati, o di pianta
innalzati.
Questo si praticò nell'Ospizio di S. Leone in Marsiglia, nell'Orfanotrofio di San Giuseppe
alla Navarra, nella colonia agricola di S. Isidoro in St. Cyr, a Nizza di Mare nel Patronato di S.
Pietro, nella Casa di Maria Immacolata a Firenze, nel Collegio di S. Carlo in Borgo S. Martino,
nell’Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino, e in più altri siti, dove o si ingrandirono i

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dormitorii, o si costrussero nuove scuole, o s'impiantarono laboratorii e via dicendo. Con
questo mezzo abbiamo potuto sollevare ancor noi tante povere famiglie del Veneto, state
nello scorso autunno colpite dalle terribili inondazioni. Distribuiti nelle varie nostre Case
d'Italia stanno raccolti ben oltre a 260 giovanetti appartenenti a famiglie di quella regione,
ridotta alla più squallida miseria.
A Roma presso la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, si apersero le scuole elementari,
Oratorio festivo e giardino di ricreazione pei giovanetti della parochia. A Torino si pose la
corona alla Chiesa di S. Giovanni Evangelista, la quale fu consacrata ed aperta al pubblico il 28
ottobre. Un numero sufficiente di Sacerdoti sono ivi applicati per funzionarla, predicare,
amministrarvi i Santi Sacramenti tutti i giorni. Ne’suoi sotterranei s'inaugurò pure una
spaziosa Cappella pei fanciulli della città, che vi accorrono in gran numero. A Mogliano
Veneto si diede principio ad una colonia agricola per giovanetti poveri, e si benedisse una
Chiesa dedicata a Maria SS. Ausiliatrice. A Malaga nella Spagna si prese la direzione di un
Orfanotrofio, che lascia molto bene sperare per quella città importantissima.
Anche le Suore di Maria Ausiliatrice proseguirono le opere loro a benefizio delle
giovanette nei molti luoghi, dove si sono già stabilite negli anni addietro, e le diffusero
viemmaggiormente. Tre nuove Case apersero esse pure a pro delle figlie del popolo; una a
Rossignano sul Monferrato, l’altra ad Incisa Belbo, e la terza a Mascali in Sicilia. Un convitto
per giovinette di civile condizione inaugurarono eziandio nella loro Casa presso Bordighera.
Case e Missioni in America.
Noi avremmo voluto esaudire le dimande di molti zelantissimi Vescovi e di parecchie
rispettabilissime persone, ed aprire più altri istituti, che ci venivano offerti tanto in Italia,
quanto in Francia, nella Spagna, nel Portogallo, nell'impero Austriaco, nell'Inghilterra e in
varie altre parti dell'Europa; ma abbiamo dovuto rinunziarvi e per iscarsità di personale e per
mancanza di mezzi. Per questa dolorosa penuria dovemmo astenerci altresì dall’inviare
Missionarii in America, dove erano ansiosamente attesi, a fine d'intraprendere
desideratissime Missioni. Ciò non ostante anche in quelle remote regioni proseguirono e
prosperarono. assai le opere già instituite, e se ne tentarono pur delle nuove.
Nella Repubblica Argentina, a Buenos Aires, nel sobborgo di S. Carlo in Almagro, si
gettarono le fondamenta di una Chiesa, che sarà tra poco terminata, e si pose mano a
fabbricare scuole più ampie, laboratorio ed Oratorio festivo per le giovinette, sotto la
direzione delle Suore di Maria Ausiliatrice. A Moron presso la città stessa, per la carità e pel
zelo di Mons. Arcivescovo di quella Diocesi, venne aperta altresì una Casa delle medesime
Suore colle scuole, laboratorio ed Oratorio festivo a pro delle fanciulle.
A Payssandù nella Repubblica dell'Uruguay vicino agli Indi si acquistarono due tratti di
terreno, l'uno presso la Chiesa parochiale, per fondarvi scuole maschili e femminili; l'altro
nella parte opposta della città, dove non v'ha fuorchè una Chiesa incominciata e da 8 anni
lasciata a mezzo ed incompiuta. Colà si porrà termine alla Chiesa e sul terreno comperato
s'innalzeranno scuole ed Ospizio per la gioventù di ambo i sessi.
Per assecondare i desiderii del S. Padre nell'impero del Brasile si acquistò una casa nella
città di Niktheroy, non lungi da Rio Janeiro, per accogliervi poveri artigianelli; e al Parà sulla
linea equatoriale si posero le fondamenta di un Ospizio capace di 400 giovanetti; un altro
consimile se ne progettò per Mattogrosso, provincia estesissima dello stesso impero.
La Missione della Patagonia.
La Missione della Patagonia non ostante il personale limitato continuò a dare nell'anno
scorso grandi consolazioni. Nella città di Patagones la nuova Chiesa, di cui si pose la pietra
fondamentale il 29 di giugno del 1881, venne condotta ad una considerevole altezza, e tutto
lascia sperare che sarà tra non molto inaugurata al divin culto. Nelle frequenti escursioni fatte
dai Missionarii verso il centro di quella immensa regione furono istruite e pur battezzate più
centinaia di selvaggi, aggregati così all’ovile di Gesù Cristo. Una esplorazione fu fatta sulle rive
del Rio Chubut, dove trovaronsi molti Indii, che lasciano concepire liete speranze di
conversione. Solamente nello scorso mese ne vennero istruiti ben oltre ad ottocento, e,
stante la loro buona volontà, si spera di battezzarli tutti e donarli a Dio ed alla sua Chiesa. Se

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un'anima sola vale più che tutto il mondo, quale consolazione non deve mai essere per noi il
poterne mettere in salvo non una, ma centinaia e migliaia ?
Due disgrazie.
Tutte queste cose ed altre, che per amor di brevità io passo sotto silenzio, furono come
tante rose, la cui soave fragranza ci ha molto rallegrati e ci rallegra tuttora. Ma bisogna pur
dirlo e persuadercene appieno che in questo mondo ai beni sogliono di spesso andare
congiunti i mali, e al dolce tener dietro anche l'amaro: Sunt bona mixta malis. Talora Iddio nei
suoi imperscrutabili disegni manda o permette che accadano dolorose disgrazie a coloro
medesimi, i quali lavorano per la sua maggior gloria, e a vantaggio della religione e della
società. Noi non possiamo conoscere chiaramente le intime ragioni di cotale divina
permissione; ma pare che non si vada errato dicendo che oltre l'esercitarci nella pazienza
Iddio così disponga a fine di porgere agli uni l'occasione di ravvivare la loro fiducia nella sua
Provvidenza, sperando, per così dire, contro ogni umana speranza, e quindi durarla costanti e
forti nella via del bene; e agli altri dare nuovo stimolo a schiudere la mano benefica per rifare
le opere distrutte, onde per tal guisa i buoni cristiani mostrino al mondo i prodigi della carità
cattolica, meritino quaggiù maggior abbondanza di grazie, e nel Cielo una più splendida
corona di gloria.
Comunque sia la cosa, io debbo segnalare alla vostra pietà che nell'anno passato noi
fummo colpiti da due gravi sciagure. L'una ci cadde addosso il 3 di febbraio e l'altra il 27 di
marzo. La prima fu lo scoppio della cartiera di Mathi presso Torino; la seconda fu l’incendio
nella Chiesa di Payssandù nell'America. Computati i danni arrecati e le spese fatte per ripararli,
ci occorse la somma di oltre a 300 mila lire! Pazienza! Questo disastro avrebbe potuto
scoraggiarci e farci abbandonare opere utilissime alla religione ed alla civile società, dandola
per così dire vinta al demonio; ma non fu così. Confortati da Dio e dalla vostra carità, noi
cercammo di rimediare al malanno il meglio che ci fu possibile, facendo come le rondinelle,
che vedendosi distrutto il nido lo ricominciano da capo. La cartiera essendo stata come
distrutta fu appieno rifatta; quindi nuove costruzioni, nuove macchine, nuove caldaie. Tra
poco quella fabbrica ritornerà in esercizio, somministrando lavoro a molte persone bisognose
e la carta alle nostre e ad altre tipografie. Anche la Chiesa di Payssandù fu ristorata dei danni
sofferti; manca solo più l’altare maggiore, che si sta costruendo nella città di Buenos Ayres, e
che si spera di collocare a posto per le feste di Pasqua.
Opere e spese da farsi pel corrente anno.
Dopo avervi brevemente esposte le cose fatte nell'anno decorso, io passo ad
annoverarvene altre, che ci restano a promuovere nell’anno ora incominciato. Io non istarò a
farvele passare tutte in rassegna; ma vi porrò sotto gli occhi solamente le principae quelle che
sono già determinate.
1 L'invio di almeno 18 persone per le nuove Case e Missioni di America, specialmente
per la Patagonia e pel Brasile; indi le occorrenti spese di viaggio e di corredo.
2° La Chiesa e l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma, i quali si rendono ogni dì più
necessarii, sì per l’ingrandimento della città e l’aumento della popolazione in quella parte, e sì
per gli sforzi che fanno gli eretici per attirare all'errore grandi e piccoli, uomini e donne,
fanciulli e fanciulle per mezzo di chiese, scuole, ospizii, conferenze e simili.
3° La nuova fabbrica al lato sinistro della Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino. Questa
fabbrica è di urgente necessità. Pel cresciuto numero di artigianelli varii laboratorii,
soprattutto quello dei falegnami e dei fabbriferrai, si sono resi così insufficienti, che occorse
impiantarne provvisoriamente alcuni negli angoli del cortile e nei sotterranei della Casa.
Anche la tipografia ha bisogno d'ingrandimento, perchè le sue 6 macchine più non bastano a
fare fronte agli impegni, e a dare in luce tutte le opere che le sono affidate. La suddetta
fabbrica, oltre ad essere compimento del disegno ed ornamento della Chiesa di Maria
Ausiliatrice, servirà per creare nuovi laboratorii, e per dare luogo ad una tipografia più ampia e
sufficiente al bisogno.
4° Le costruzioni dell’Ospizio e delle scuole nella Casa di Firenze, le quali vanno molto a
rilento per mancanza di mezzi pecuniarii, e perchè in quella città, già fioritissima un giorno, si
trovano persone bensì di buona volontà, ma per cagione di sofferte crisi finanziarie non ci

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possono prestare quei soccorsi, che certamente ci avrebbero prestato senza quell’imprevisto
contraccolpo.
5° Alle spese per tutte queste opere aggiungo la somma di lire 30 mila, che resta ancora
a pagarsi per saldare i debiti fatti per la Chiesa di S. Giovanni Evangelista, e lire 80 mila per i
debiti, che ancor rimangono alla cartiera di Mathi.
6° Ommetto di qui segnalare più altre spese da farsi in Francia ed in America, come
pure le spese eventuali ed incerte, che occorreranno per le Case d'Italia. Non saprei nel
momento precisarle, ma posso ben dire fin d'ora che ogni mese ne usciranno senza fallo
molte ed ingenti. Tali fra le altre saranno le spese indispensabili per provvedere vitto e vestito
a più migliaia di poveri giovanetti ricoverati nelle nostre Case di beneficenza, i quali o perchè
abbandonati o perchè orfani di parenti gravitano intieramente sulle nostre spalle, e a cui
dobbiamo provvedere il cibo come la chioccia a’suoi pulcini, e gli abiti come la madre ai proprii
figliuoli.
Confidenza in Dio.
Ma il voler mettere mano a tante opere non sarà egli un tentare il Signore e
commettere un'imprudenza ? Io credo di no. Iddio in più guise mostrò di approvare questa
nostra condotta. Egli mostrò di approvarla col farci avere parole d'incoraggiamento da
venerandi Prelati, da eminenti Personaggi e dallo stesso Sommo Pontefice, suo Vicario in
terra; mostrò di approvarla col benedire le opere intraprese in passato ed aìutarci ad
intraprenderne ogni anno delle nuove; mostrò di approvarla soprattutto col procacciarci la
benevolenza di molte buone persone, ed infiammare la carità dei nostri Cooperatori e delle
nostre Cooperatrici, facendoli istrumenti di sua Provvidenza a nostro favore.
Segno poi assai chiaro che Dio benedice e approva le opere nostre sono le continue
grazie ed i segnalati celesti favori, che in copia la Bontà divina e l'augusta Madre del Salvatore
hanno concesse e tuttora concedono a coloro, che ci vengono in aiuto colla loro beneficenza.
È poi per me e per tutti i Salesiani cosa che intenerisce e conforta il vedere tante
persone di varie città e di vani paesi ora portare, ora mandare i frutti dei loro risparmii, il
superfluo dei loro beni a sostegno delle opere, che abbiamo tra mano. ‐‐ Questa offerta,
dicono o scrivono, è pei suoi giovanetti per grazia ricevuta ‐‐ questa per la Chiesa del Sacro
Cuore ‐‐ questa per le Missioni della Patagonia quest’altra pel Santuario di Maria Ausiliatrice in
ringraziamento dei favori ottenuti questa per libri ‐‐ questa pel Bollettino questa per le
Letture Cattoliche ‐‐‐ e così via via. Di questi fatti noi siano testimonii non dico solo tutte le
settimane, ma tutti i giorni, ed anche più volte al giorno. Ora se Iddio si compiace di parlare in
modo così eloquente ed efficace, noi non dobbiamo temere; anzi dobbiamo aprire il cuore alla
più grande speranza, e continuare ad occuparci della sua maggior gloria, sicuri che Egli non
lascierà di favorirci a misura dei nostri bisogni.
Una preghiera.
Vi ho esposto quello che si è fatto e quello che resta a farsi; vi ho pure aperto il mio
cuore con tutta confidenza. Ora non mi rimane pili altro se non perorare presso di voi la
buona causa, e pregarvi che vogliate essere tuttora i canali della divina Provvidenza. Ormai
sapete a che cosa serve la vostra carità, la vostra limosina nelle mani di D. Bosco. Essa serve a
raccogliere dalle vie tanti poveri giovanetti, a dar loro col pane della vita il cibo dell'anima,
istruirli nella religione, avviarli ad un mestiere o a qualche carriera onorata, a formarne dei
buoni figliuoli di famiglia e de’savii cittadini; serve a dare alla civile società dei membri utili, alla
Chiesa dei cattolici virtuosi, al Cielo dei fortunati abitatori; serve a creare per la gioventù dei
maestri dabbene, per le popolazioni cristiane dei zelanti Sacerdoti, pei popoli selvaggi dei
coraggiosi Missionarii; serve ad innalzare sacri edifizi per radunarvi i fedeli ed ammaestrarli
nella religione, confortarli coi Sacramenti e farli benedire Iddio, onde risarcirlo delle orrende
bestemmie,’con cui lo maledicono gli empii; serve a pubblicare e diffondere migliaia di buoni
libri, por seminare nel mondo sani principii, combattere gli errori, raffermare le anime nella
fede, richiamare sul buon sentiero gli erranti e rassodarli nella virtù; serve insomma ad
ampliare il regno dì Dio in sulla terra, a far regnare Gesù Cristo negli individui, nelle famiglie,
nelle città, nelle nazioni, a farlo conoscere ed amare, se dato ci fosse, da un capo all’altro del

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mondo, onde si compia la profezia che dice: Egli dominerà dall'uno all'altro mare: Dominabitur
a mari usque ad mare.
Siatemi dunque larghi del vostro aiuto a sostegno di queste opere di religione e di vera
civiltà, e state sicuri che se voi coopererete al bene della Chiesa Cattolica e alla salute delle
anime, Iddio ve ne compenserà degnamente e da pari suo. Se siete Sacerdoti, Dio ve ne
ricompenserà col rendere più fruttuoso il sacro vostro ministero; se padri e madri, vi
ricompenserà nella vostra figliuolanza; se superiori, vi ricompenserà nelle vostre comunità e
famiglie. In qualunque stato vi troviate Iddio vi ricompenserà dei vostri sacrifizi col benedirvi
nella persona, nei negozi temporali, negli affari spirituali, e quello che meglio vale vi farà
godere una grande consolazione al punto della morte, come un saggio anticipato di quelle
sovrane dolcezze, che vi tiene preparate in Cielo.
Pongo fine a questa mia lettera col ricordarvi che in tutte le Case Salesiane d'Europa e
di America i nostri giovanetti e tutti i Salesiani pregano ogni giorno pei loro benefattori. Alle
preghiere de’miei cari figliuoli congiungerò pure le mie, ed ogni mattino nella santa Messa
farò un memento speciale per voi tutti, pregando la misericordia di Dio, che pei meriti di
nostro Signore Gesù Cristo e di Maria Ausiliatrice vi conceda in questo mondo tutto quello,
che può desiderare un'anima buona, specialmente la grazia di poterci trovare un giorno tutti
insieme riuniti a lodarlo e benedirlo nella Patria dei Beati. Vogliate ancor voi pregare per me, e
credetemi quale con tutto rispetto e con profonda gratitudìne mi professo
Di Voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, 2 gennaio 1333, Obbl.mo Servitore
Sac. GIOVANNI Bosco.
6-17 Gli otto giorni della dedicazione della chiesa di S. Giovanni Evangelista.
[Discorso tenuto da DB (p. 8-11)].
Finito il Vespro, ascese il pulpito D. Bosco e pel primo vi annunziò la parola di Dio. La
calca era tale, che a stento ei poté penetrare sino alla cattedra di verità. Siccome per le
svariate e innumerevoli occupazioni egli non ebbe tempo di scrivere quello, che intendeva di
dire, così ci riesce impossibile di qui riprodurre fedelmente il suo discorso. Tuttavia, se la
memoria non ci tradisce la sostanza n'è questa:
Dio é grande ed immenso, ei disse, e del suo essere infinito riempie il cielo e la terra.
Sebbene per questa ragione noi lo possiamo in ogni luogo adorare in ispirito e verità, tuttavia
Egli ha ordinato che vi fossero in sulla terra alcuni siti determinati, benedetti e a Lui dedicati,
dove essere in modo particolare dagli uomini ossequiato, e dove ricevere il loro tributo di
adorazione e di amore. Così Egli comandava fin dai primordii del mondo. Adamo, Enos, Noè,
Abramo gli offrirono sacrifizi, gli presentarono l'omaggio delle loro adorazioni nei luoghi da
Lui indicati. Va, disse a quest’ultimo il Signore, e offrirai il tuo figliuolo unigenito in olocausto
sopra uno dei monti che ti mostrerò; ed Abramo obbediente si portò al luogo, che il Signore
gli aveva assegnato. Il patriarca Giacobbe consecrava a Dio il sito, sopra cui dormendo aveva
veduto una misteriosa scala, che dalla terra toccava il Cielo, e il Re dei secoli, che
maestosamente vi posava sulla sua cima; e compiuta quella cerimonia vi adorò il Signore,
offrendogli preghiere, sacrifizi e voti. Per ordine di Dio Mosé fabbricava il Tabernacolo nel
deserto; per ordine di Dio Salomone innalzava il gran tempio in Gerusalemme, e, questo
distrutto, un secondo per ordine del Signore ne erigevano gli Ebrei nel luogo stesso.
Dietro questi esempi ed altri moltissimi, che per brevità non accenno, la Chiesa
Cattolica fin dai primi tempi scelse ancor essa dei luoghi determinati, li benedisse, li consacrò
al Signore. Ivi i Cristiani si raccoglievano per pregare, celebrare i divini misteri, ricevervi i santi
Sacramenti, udirvi la parola di Dio. Questa pratica si estese per tutta la Cristianità e durerà sino
alla fine del mondo.
In questi tempi la gloria di Dio e il bene delle anime richiedevano che si erigesse pure
una Chiesa in questo sito della città di Torino. La Chiesa fu eretta, ed oggi stesso consacrata
solennemente, e colle più splendide cerimonie inaugurata al divin culto, in onore di S.

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Giovanni Apostolo ed Evangelista. Ad esempio del re Salomone noi celebreremo questa
dedicazione con otto giorni di festa, secondo l'orario che venne pubblicato.
Nel corso dell'ottavario i sacri oratori vi tratteranno argomenti relativi alla solennità.
Questa sera come introduzione io giudico che non vi debba tornare discaro un ragguaglio
storico di questa Chiesa. Pertanto vi esporrò così alla buona ciò che era questo luogo, ciò che
é e ciò che sarà, mediante il divino aiuto e la pietà e carità vostra. L'Apostolo, prediletto del
divin Salvatore mi ottenga la grazia di svolgere degnamente l'argomento, che vi ho
annunziato.
Dopo questo esordio, D. Bosco trattò il primo punto, descrivendo ciò che 35 anni sono
erano e il luogo dove fu edificata la Chiesa e i suoi dintorni. Ecco per sommi capi i pensieri
sviluppati da lui: . Qui in allora non eravi alcuna traccia né di strade, né di palazzi, nè di
giardini. Da questo sito fino alla sinistra del Po non vedevasi che un incolto e sterile gerbaio. Il
sito poi, dove si innalza oggi la Chiesa, era coperto da poche casipole, strette, basse,
affumicate, le quali erano le ultime abitazioni di questa parte. Le appigionavano alcune
lavandaie, e se le tenevano care, e perché non molto distanti dal fiume, e perchè circondate
da grande estensione di terreno libero, il quale loro si prestava comodissimo per distendere
ed asciugare i loro bucati, da cui ritraevano giornalmente da campare la vita. Ma questi luoghi
medesimi si porgevano pure acconcissimi ai più svariati divertimenti. Quindi nelle domeniche
e nelle feste di precetto li coprivano e scorrazzavano da un capo all'altro schiere
numerosissime di fanciulli e giovanetti, molti dei quali vi si intertenevano tutto il santo giorno,
senza recarsi punto né alla Messa, né al catechismo, né alle sacre funzioni.
Era l'anno 1847. I tempi si facevano ognor più torbidi e disastrosi per la povera
gioventù. L'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales in Valdocco, frequentato da circa 800
giovani della città, non poteva più capirne altri. Allora si venne in pensiero di fondarne un
secondo, e fu scelto questo luogo come più adattato ed opportuno. Molte e grandi furono le
difficoltà incontrate per riuscire ad aprirlo. Da prima le lavandaie, che lo avevano in affitto, si
sollevarono contro D. Bosco, perché costrette ad abbandonarlo; ma furono acquetate e dalla
speranza di un maggior lucro e dalla bontà della padrona, la signora Vaglienti. Don Bosco
entratone in possesso adattò una parte delle catapecchie ad uso di Oratorio o di Cappella per
le sacre funzioni, che venne benedetta il giorno della Concezione di quell'anno medesimo;
un'altra parte fu ridotta ad uso di scuola e di ricreazione. Avuto riguardo al grande bisogno, il
sito era ristretto; tuttavia ogni festa circa 500 giovinetti qui si raccoglievano per la Messa e pel
catechismo, e oltre a due centinaia vi si recavano ogni giorno per la scuola elementare. A
vantaggio di questo Oratorio, che prese il nome di San Luigi Gonzaga, spesero le loro fatiche e
sollecitudini parecchi membri della Società di S. Vincenzo de’Paoli, e varii zelanti Sacerdoti di
questa città. Tra questi sono degni di memoria il Teol. Giovanni Borel, il Teol. Francesco Rossi,
il Sac. Don Demonte, gìà da Dio chiamati a ricevere il premio del loro zelo, e più altri tuttor
viventi, che continuano a sacrificarsi al bene religioso e morale della gioventù. Così tirossi
avanti parecchi anni; e colla carità di varii signori e varie signore, e colla costanza e
intrepidezza dei suoi aiutanti D. Bosco fece fronte a molti altri ostacoli, fra cui una fiera
persecuzione per parte di monellacci, instigati da certa gente di questi dintorni ostile e
nemica.
Ma intanto per l'amenità del sito e per la salubrità dell'aria questi luoghi andavano
coprendosi di case e di palazzi; cresceva ogni anno la popolazione all'intorno, e con questa
crescevano i bisogni religiosi. A questo si aggiunse l’insediamento dei Valdesi qui da presso, i
quali col loro tempio, colle scuole, colle conferenze e con altri consimili artifizi mettevano a
cimento la fede cattolica dei fanciulli e degli adulti.
Queste ed altre circostanze reclamavano una Chiesa più ampia, che desse agio non solo
ai fanciulli, ma agli adulti di ambo i sessi, di santificare il giorno festivo, istruirsi nella cattolica
Religione, e praticarne le opere di pietà e di devozione, e così viemmeglio premunirsi contro le
insidie nemiche.
Qui D. Bosco passò a trattare il secondo punto, a dire cioè quello che sia oggimai il sito
di 35 anni addietro. Siccome quello che esso sia ognuno lo vede, così D. Bosco toccò
soprattutto le difficoltà a pochissimi note, le quali si dovettero superare, perchè il luogo
divenisse quello che è. La prima difficoltà fu la mancanza di mezzi pecuniarii per incominciare

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la impresa; ma fatto appello alla carità cattolica, i mezzi cominciarono a venire per affrontare
le prime spese. La seconda difficoltà fu la compera di varii pezzi di terreno e di casipole, i cui
proprietarii non sapevano disfarsene, o pretendevano un prezzo esorbitante. A questo
proposito uno di essi mosse tale un ostacolo, che ai più parve davvero insuperabile. A causa di
questo, proseguì D. Bosco, si dovette soprassedere dai lavori per circa 8 anni; ma coll’aiuto di
Dio e per l’opera di persone benevole, soprattutto per lo zelo instancabile del benemerito
Conte Reviglio della Veneria, furono superate e questa e più altre difficoltà insorte ancora di
poi. Quindi sul principio del 1877, col consenso dell'Autorità, Ecclesiastica avuto fin dai primi
anni, si ripigliarono i lavori con molta alacrità. Il Conte Edoardo Arborio Mella da Vercelli
concepì e tracciò il disegno, dando luminosa prova del suo amore ardente pei sacri edifizi di
stile antico, e di quella incontestata sua perizia nell'architettura, per cui gode una ben
meritata fama; il Cav. Spezia lo eseguì e diresse; e l'ingegnere Vigna ne accudì egli pure i
lavori, come se fossero opera sua. Dopo 14 anni di sollecitudini, di pene e di fatiche, quanti
appunto ne trascorsero dal 1868 in qua, la Chiesa è oggi quello che voi vedete. Essa ha due
parti: una è quella che ci raccoglie; l'altra è sotto di noi. Nel sotterraneo vi ha un secondo
membro, che serve di Oratorio ai giovinetti del vicinato, ed un luogo acconcio pei loro
intrattenimenti religiosi e morali. Noi abbiamo pensato agli adulti, ma non dovevamo
dimenticare i fanciulli, che sono le speranze della Chiesa, il sostegno delle famiglie, la caparra
di ordine e di benessere alla civile società. Tutti sanno con quanto zelo e sollecitudine
attendano all'ammaestramento e alla salute delle anime loro affilate i RR. Curati di S.
Massimo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e della Madonna degli Angeli, colle cui parrocchie
confina questa Chiesa; ma la loro popolazione da qualche anno è cresciuta di tanto, che ormai
ne esaurisce tutte le forze.
Gli zelanti Curati reclamano aiuto e per la istruzione dei grandi e per il catechismo dei
piccoli. E intenzione di D. Bosco che la Chiesa di San Giovanni sia un loro rinforzo, come essi
desiderano e come hanno più volte domandato.
Per siffatta guisa Don Bosco si fece strada a svolgere il terzo punto del suo discorso.
La Chiesa è consacrata, ei disse, ma che sarà in avvenire? Sarà sorgente di grazie e di
benedizioni. In essa si darà gloria a Dio ed alla Beata Vergine; in essa saranno celebrate Messe,
verrà distribuita la SS. Eucaristia, saranno ascoltate le confessioni dei fedeli, si farà il
catechismo, si terranno prediche a tempo ed ora opportuna. Che cosa sarà questa Chiesa in
avvenire? Sarà la casa di orazione e la porta del Paradiso: Domus Dei, porta coeli. In questa
Chiesa si avvereranno le parole del divin Salvatore: Chiunque chiede, riceve; e chi cerca, trova;
e sarà aperto a colui che picchia: Omnis qui petit, accipit; et qui quaerit, invenit; et pulsanti
aperietur. I genitori troveranno la cristiana educazione della loro figliuolanza; la prosperità nel
commercio; la sanità nelle persone; la pace e la concordia nelle famiglie; tutti volendo vi
troveranno la perseveranza nel cammino della virtù. E infine? Infine vi troveranno la porta che
li metterà in Cielo: Porta coeli. Ed ora quali grazie vi renderò io mai per la carità, che mi avete
usata nella costruzione di questa Chiesa ? Io non posso degnamente rimunerarvi; ma vi
rimunererà Iddio per me. Sì, o generosi Cattolici, Iddio pregato tutti i giorni in questo santo
luogo, pregato da migliaia di giovanetti, raccolti nelle Case dei Salesiani e in molte parti del
mondo, questo Dio misericordioso vi ricompenserà largamente di quanto avete fatto e sarete
ancora per fare a vantaggio di questa Chiesa. E qui vi confido che vi sono ancora varii debiti a
saldare e molte spese a sostenere; ma vi aggiungo che io confido altresì che la vostra carità, la
quale non mi venne meno in passato, non mi verrà neppur meno per l'avvenire. Voi
proseguirete ad aiutarmi a compiere opere di carità e di relìgione, e il Signore Iddio proseguirà
a spandere sopra di voi e sopra delle vostre case le sue grazie, le sue benedizioni pel corpo e
per l'anima, temporali ed eterne. Don Bosco terminava il suo dire riepilogando e adattando
all'immenso suo uditorio la stupenda preghiera, fatta a Dio dal re Salomone in presenza del
popolo d'Israele, accorso da tutte le parti in Gerusalemme per la dedicazione del primo
tempio. Grande Iddio, egli diceva, la vostra maestà è infinita; né il cielo, nè i cieli dei cieli la
possono capire; ma giacché vi siete degnato di scendere ai abitare in questa Casa, che
abbiamo innalzato alla gloria del vostro nome, deh ! ascoltate le preghiere che vi presentano i
vostri servi. Fate che tutti coloro, i quali entreranno in questa Chiesa per ispandere dinanzi a
voi il loro cuore, per esporvi i loro bisogni, per pregarvi di aiuto, trovino sempre aperti i tesori
di vostre misericordie, e se ne partano di qui consolati. Consolati i padri e le madri nei loro figli
morigerati e pii; consolati i figli nei loro genitori esemplari ed amorevoli; consolati i padroni

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nella fedeltà dei loro servi; consolati i servi nella bontà dei loro padroni; consolati gli infermi
nella liberazione o nella pazienza dei loro mali; consolati i poveri nella carità dei ricchi;
consolati i giusti nella perseveranza di loro giustizia; consolati i peccatori nel perdono dei loro
peccati, nella pace della coscienza, nell’amicizia con Voi, o mio Dio. Se chiuso il cielo,
mancheranno alla terra le pioggie benefiche; se rottene le cateratte ne piomberanno violente
ad inondarci; se volgeranno a male i nostri negozi e le nostre campagne; se la fame, se le
malattie, se le guerre, se lo tribolazioni insomma o di corpo o di spirito ci verranno addosso
per rendere infelice la nostra vita, e noi pentiti dei nostri peccati verremo ad implorare in
questo luogo la vostra misericordia, deh ! o Signore, perdonateci, benediteci, salvateci. Se mai
i vostri fedeli si allontanassero dalla via dei vostri comandamenti, o mio Dio, ed invece di
servire a Voi solo si facessero schiavi del demonio, delle passioni, del mondo, ma illuminati
dalla luce della verità, guadagnati dalla soavità della vostra grazia volgeranno uno sguardo a
questa vostra Casa, e compunti invocheranno la vostra pietà, deh ! non rigettarli, o Signore,
ma prostrati a questi tribunali di penitenza accoglieteli, come già accoglieste il figliuol
prodigo, date loro il bacio di pace, rivestiteli del candore della vostra grazia, ristorateli delle
carni sacrosante del vostro Unigenito Figlio, ed ammetteteli un giorno alle eterne feste del
Paradiso. E questo favore impartite eziandio a coloro, che non sono del novero dei veri
credenti; a coloro che non seguono il Vangelo del nostro Signor Gesù Cristo; a coloro che sono
stranieri alla Chiesa Cattolica Apostolica e Romana, che è l'unica vera Chiesa, fuori della quale
non vi è salute. Da divino ed amoroso Pastore delle anime, per mezzo di questo santo luogo
richiamate al vostro ovile tante pecorelle erranti, affinché in abbondanza ricevano con noi la
salute e la vita. Sì, o grande ed onnipotente Iddio, ripetete a noi pure quelle promesse, che già
faceste a chi vi innalzava il primo tempio: Gli occhi miei saranno aperti e intente le mie
orecchie all'orazione di chiunque mi invocherà in questo luogo; perocchè io l'ho eletto e
santificato, affinché porti in eterno il mio nome, e fissi siano sopra di esso gli occhi miei, e il
cuor mia in ogni tempo. Adesso adunque, conchiuse D. Bosco colle parole di Salomone,
levatevi, o Signore Iddio, e venite al vostro riposo, voi e l'arca di vostra possanza: i vostri
Sacerdoti siano ammantati di salute, e i vostri santi festeggino pei vostri benefizi: Nunc igitur
consurge, Domine Deus, in requiem tuam, tu et arca furtitudinis tuae: Sacerdotes tui, Domine
Deus, induantur salutem, et sancti tui laetentur in bonis (II. Paral. vi, 41.).
Questo fu il tenore del discorso di D. Bosco, che durò quasi tre quarti d'ora. Noi lo
abbiamo qui riportato solo a memoria ed in succinto.
marzo - a. 7, nr. 3.
40-44 La festa di S. Francesco di Sales e la conferenza in Torino.
[Parole di DB ai cooperatori di Torino (p. 44), relazione apparsa su « L'Unità cattolica », 1° febbraio 1883].
Sul BS francese il discorso completo: mars 1883, p. 25ss
[…] Il sant'uomo con un dire semplice descrisse brevemente lo stato miserando, in cui
giacciono oggidì migliaia di giovanetti; accennò le continue richieste, che da tutte parti si
fanno alle Case Salesiane, specialmente a quella di Torino, affinchè si ricoverino fanciulli
pericolanti e degni della più alta compassione; esternò il vivo dolore che prova nel vedersi
costretto di rispondere che non vi è più posto, e nel dover lasciar nell'abbandono e nella via
della perdizione tanti giovani, i quali, se fossero tolti dal pericolo ed avviati per tempo ad una
qualche carriera, farebbero la più consolante riuscita.
» Venne quindi a discorrere della necessità, in cui s'è trovato, di ampliare l'Ospizio di S.
Francesco di Sales, innalzando un nuovo tratto di fabbrica accanto alla chiesa di Maria
Ausiliatrice, per mettersi in grado di dare ricetto ad un maggior numero di derelitti, insegnar
loro un'arte o mestiere, renderli capaci di guadagnarsi un giorno onoratamente il pane della
vita, istruirli ed educarli nella religione e nella morale, e così impedire che, o spinti dalla
miseria o tratti dalle cattive compagnie, si diano al vizio ed al malfare, e cadano forse nella
prigione, ad esservi il disonore della famiglia e l'obbrobrio della patria.
» Don Bosco passò quindi a trattare di alcuni mezzi da praticarsi per riuscire al nobile
intento di giovare oggidì alla Religione ed al buon costume, e recò a quest'uopo alcuni esempi
edificanti e sante industrie di persone caritatevoli di Torino e di altre parti. Rispose ad alcuni

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quesiti fattigli a proposito della Pia Unione dei Cooperatori e delle Cooperatrici. Con amabile
lepidezza narrò che sovente a voce e per iscritto riceve congratulazioni, per vistose eredità
lasciategli da chi egli non sa, eredità fantastiche, inventate da qualcuno di buono o di cattivo
umore per far parlare il mondo; disse che due, le quali furono vere, diedero pretesto a tante
questioni che alla fine riuscì con sensibile perdita; che una gli venne lasciata poc'anzi, e finora
incontestata, ma consistente nella somma di lire una e sessanta centesimi. Egli terminò il suo
dire esortando i suoi Cooperatori a fare la carità mentre sono in vita e non aspettare a farla
per dopo la morte. « Facendola adesso, egli disse, voi cooperate più presto al bene della
Religione e alla salute delle anime; siete sicuri che le vostre intenzioni non sono contrariate; e
poi ne riceverete da Dio una doppia mercede, vale a dire, non solo il premio in Cielo, ma
ancora il centuplo su questa terra, secondo la promessa del Divin Salvatore: Centuplum
accipiet et vitam aeternam possidebit. »
[…]
maggio - a. 7, nr. 5
78-80 Festa e conferenza dei cooperatori nell'Oratorio di san Leone in
Marsiglia.
[Discorso di DB (p. 78-80)].
[…] Benedetta secondo il rito la sacra immagine, D. Bosco rivolse commosso brevi
parole ai divoti uditori. Si rallegrò di tanta fede in Marsiglia, non solo tra poveri, ma fra la
nobiltà, non solo di donne, ma in modo particolare di uomini; ne lodò la frequenza ai santi
Sacramenti; li animò a perseverare ed a ricorrere per questo fine alla Vergìne Ausiliatrice, di
cui in breve dimostrò il potente patrocinio, le grazie ottenute specialmente in seguito a
promesse di compiere qualche opera, che torni alla maggior gloria di Dio e alla salute delle
anime. E tra queste opere, quale è più santa, quale è più accetta a Dio ed alla sua amorosa
Madre, che il promuovere l’educazione della gioventù ?
[…]
Discorso di D. Bosco.
Una delle prime e più necessarie cose a farsi, quando per favore della Provvidenza
divina i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane si radunano a Conferenza, si è quella di esporre
lo stato delle opere, che noi ci siamo proposto di sostenere a vantaggio della religione e della
civile società, di vedere cioè se vi sia in esse un progresso e quale. Or bene, grazie a Dio e alla
vostra generosa carità, io godo di assicurarvi che le nostre speranze non furono deluso, e che
quel bene, il quale colla vostra cooperazione venne incominciato, va ampiamente dilatandosi
e prendendo uno sviluppo, che supera di molto la nostra aspettazione.
Lasciando a parte le Case d'Italia, di Spagna, del Brasile, dell’Uruguay, della Repubblica
Argentina, della Patagonia, le quali furono in quest'anno o cominciate od aperte od
ingrandite; tralasciando pure di parlare di altre, che tra breve si avrà occasione d’impiantare
nel Portogallo ed altrove, mi tratterrò di preferenza delle Case di Francia, come quelle che ci
stanno molto a cuore, e che dalla divina Provvidenza furono in modo particolare a voi
affidate.
E per seguire l'ordine stesso ch'io tenni nella visita che feci a ciascuna di esse,
comincierò da quella di Nizza. Colà io trovai fatta di nuovo una casa per le Suore addette al
servizio dell'Istituto, un locale acconcio ad impiantarvi alcuni laboratorii di più, una Cappella
pel culto religioso. Cotali fabbriche permisero di portare il numero dei giovani ivi raccolti da
100 a 200. Cento giovani di più, che apprendono un mestiere, ricevono i principii delle lettere e
delle scienze, ed imparano a conoscere ed amare Iddio è cosa molto consolante.
Da Nizza passai alla Navarra vicin di Tolone. Quivi, come vi è già noto, abbiamo raccolto
gli orfanelli abbandonati della campagna; è una colonia agricola che ha già dati dei buoni
frutti, e che si prepara a darne dei migliori. L'anno scorso esisteva ancora una vecchia
casupola minacciante rovina. Occorreva un pronto riparo; mancavano i mezzi; tuttavia si pose
confidenza in Dio e si benedisse la primi pietra di un nuovo ed ampio fabbricato, capace di
oltre centocinquanta giovani. Oggi è finito, e chi al par di me, conoscendo le condizioni di

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quella Casa, abbia visto nel passato anno quello che vi era, e veda al presente quello che vi è,
non può non esserne meravigliato e mostrare viva gratitudine al Signore, che ci ha in modo
così visibile protetti.
Tra le Case fuori di Marsiglia mi resta a parlare di St. Cyr. I pericoli e le seduzioni, alle
quali vanno soggetti i giovani delle campagne, sono di certo molto maggiori per le povere
ragazze orfane. Il più delle volte per guadagnarsi da vivere esse sono obbligate a condursi
nelle città, adattarsi ad ogni mestiere, ad ogni servizio. La mancanza di educazione e di
religione, per una parte, lo scandalo, la corruzione, la malizia per l'altra, fanno stragi immense.
Chi può contare tutte le vittime? Chi può dire quante di queste creature ritornano ancora alle
loro case quali erano partite ? Voi vedete che urge il bisogno di opporsi a tanto pericolo di
pervertimento. Era necessario pensare alle orfanelle della campagna, ed anche a questo si è
provveduto. Ed eccovi la Casa di St. Cyr impiantata a questo scopo. Una quarantina di giovani
figlie là vi sono già mantenute, istruite, educate; lavorano la terra, ricevono l’istruzione
intellettuale, religiosa e morale; attendono ad apprendere ciò che è conforme al loro sesso ed
alla loro condizione; si studiano di formare il cuore a sode virtù e a prepararsi all'avvenire.
Ma questa Casa, lo dico con rincrescimento, per essere troppo discosta dai centri
popolati, è poco conosciuta, e non gode di quella carità, che sostiene e fa fiorire quelle di
Nizza, di Navarra e di Marsiglia. Si vorrebbe raddoppiare il numero delle ricoverate, da 40
farlo ascendere ad 80 a 120, ed avere così un centinaio di anime candide, che pregano per noi
e danno gloria a Dio; ma i mezzi ci mancano al presente. Malgrado ciò non ci manca la
speranza di cominciare tra poco un nuovo edifizio anche in quel luogo; imperocchè, avendo
bandita la guerra all'inferno, non patiremo d'essere vinti in operosità dai figli delle tenebre.
Del nostro Oratorio di Marsiglia non occorrono tante parole; voi stessi vedete quanto si
è fatto. Finita questa Cappella, comperato il terreno per un terzo fabbricato, siamo stati
costretti ad erigere un nuovo tratto di casa per toglierci dalla vista di chi ci sta d’intorno. La
fabbrica sarà quanto prima in istato d'essere abitata, e si potrà in tal modo portare il numero
dei giovani da 300, quanti sono oggi, a 400 e più. Per tutto questo, si capisce facilmente, ci
son voluti denari, i quali mancando si dovettero far debiti, e sapete a quanto monta la nota
generale ? A 199,000 lire ! ! Eccovi il primo ricevimento fattomi dai Superiori della Casa ! Mi si
presenta una nota a saldare, la quale ne comprende una serie di altre inferiori, di poco meno
di 200,000 lire ! Or si tratta di venire al concreto, di soddisfare cioè ai creditori, i quali non si
adattano a ricevere parole; bisogna cercare i mezzi a questo fine. Qualcuno potrà proporre la
preghiera, ma le preghiere non bastano, e con queste vanno congiunte le opere. E non solo i
creditorì, ma nemmeno i nostri giovani si contentano di preghiere. Essi mangiano pane, ne
mangiano molto, e per quanto si faccia e si dica a fine di persuaderli a tralasciare
quest'abitudine, non ne vogliono sapere, neppure par un giorno solo. Non pretendono
leccornie, no; ma pane e minestra a sazietà, ecco il vitto che pretendono, e che noi dobbiamo
somministrare.
Si domanderà: Dunque come si ha da fare ad estinguere una così grossa partita ? A
Torino non è gran tempo fu condotta a termine una bellissima Chiesa, la cui erezione ad opera
finita non costò meno di un milione di lire; or bene, sapete voi quanti soldi si trovavano in
tasca al cominciamento dei lavori? Otto soldi ! Quella settimana si era in pena pel come
pagare gli operai, quando il Superiore vien chiamato al letto di una signora inferma, la quale
più non isperando sollievo dagli umani rimedi intendeva riporre tutta la sua confidenza in Dio
e nella intercessione della Vergine Ausiliatrice. Certo, le risponde il Sacerdote, Maria l'aiuterà,
ma è necessario che ancor lei faccia quanto le è possibile dal canto suo. In primo luogo preghi
e preghi di cuore, recitando, durante una novena, tre volte al giorno un Pater, Ave e Gloria
con una Salve Regina. Ah ! questo lo farò ben volentieri e colla maggior divozione. Ma non è
sufficiente, aggiunse il Superiore;lei deve fare qualche offerta in onore della Madonna, e mi
deve aiutare nell'opera che ho cominciata (e le disse quale). Non so proprio dove dar di capo
per pagare gli operai sabbato prossimo, e lei dovrebbe incaricarsi di soddisfarli per me.
Anche questo prometto di fare, se la Beata Vergine mi concede la grazia di potere per
sabbato muovermi da questo letto. Ma quanto ci vorrà? Per questa settimana occorrono
mille lire. Ebbene, ritorni sabato, ed ella avrà con che pagare i suoi operai.
Il Superiore nel sabato veniente, dopo mezzodì ritorna alla casa della malata; bussa là
porta, ed alla servente, che era corsa ad aprire, domanda notizie della padrona. Oh ! Padre,

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risponde la domestica, ella è bell’e guarita ! Si è alzata di letto, e, non contenta di passeggiare
nella camera, è uscita di casa per condursi alla Chiesa a ringraziarne il Signore. Sia lode a Dio
ed alla Vergine, esclamò il Sacerdote; ma tosto soggiunse Non ha lasciato nulla a
consegnarmi? In quel mentre entra la signora stessa, racconta della sua guarigione, offre la
somma promessa e continua ad aiutare la santa impresa sino a che fu mandata a
compimento.
Eccovi, o signori, uno tra i molti fatti, che diedero vita al Santuario di Maria Ausiliatrice
in Torino. Di oltre un milione di lire ben ottocento cinquantamila possiamo dirle offerte per
grazie ricevute ad intercessione della Madre di Dio. Quello che fu a Torino io spero che si
abbia a rinnovare in Marsiglia, a favore dell’Oratorio di S. Leone.
E qui io ringrazio con tutto l'animo coloro, che ci porsero fino ad oggi valido sostegno.
Ringrazio anzitutto Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Vescovo, che ci mostra una squisita
benevolenza; ringrazio i Comitati dei signori e delle signore a questo fine costituiti, di
sostenere cioè ed aiutare l’Oratorio nelle principali sue necessità; ringrazio tutti i Cooperatori
e le Cooperatrici, che ci prestarono finora caritatevolmente la mano e che non si rifiuteranno
di prestarcela in avvenire. Ricordiamoci tutti delle parole del Vangelo: Date et dabitur vobis.
Date e vi sarà dato. Riflettiamo che Iddio è un buon rimuneratore. Chi fa la carità al prossimo,
impresta a Dio ed è sicuro di tirare l'interesse del cento per uno. Or chi si rifiuterà di mettere il
suo denaro a questo banca ? Aiutiamoci vicendevolmente a far del bene alla gioventù, a
questa porzione eletta dell’eredità del Signore. Non risparmiamo fatiche, stenti, sacrifizi;
imperocchè di tutto saremo largamente ricompensati un giorno in Cielo, dove spero cì
avremo a ritrovare tutti riuniti a lodare e a godere il Signore.
giugno - a. 7, nr. 6
85-87 La divozione a Maria SS. Ausiliatrice.
[Estratto da La nuvoletta del Carmelo (1878)].
BS francese: juin 1883, p. 68 [traduzione]
Da tre anni più non cadeva nè pioggia nè rugiada sulla terra d'Israele. Ogni filo d'erba,
ogni virgulto e pianta era intieramente bruciata dai roventi raggi del sole; la campagna
presentava l'aspetto di un vasto deserto. Era questo un giusto castigo contro del popolo, che,
trascinato dal cattivo esempio del re Acabbo e della regina Gezabele, aveva abbandonato il
culto del vero Dio per adorare le divinità false e bugiarde.
Un flagello così grande e cosi prolungato fece finalmente aprire gli occhi ai peccatori,
che, rientrati in se stessi, cercarono di riconciliarsi col Cielo. Fu allora che il profeta Elia a nome
di Dio si presentò ad Acabbo, promettendo pioggia in abbondanza ed ogni bene, se egli e il
suo popolo ritornavano ad amare e servire il Signore, rovesciando gli altari de’falsi Dei.
Accettata la proposta, Elia sale sull'alta cima del monte Carmelo, e prega il Signore che apra le
cateratte del cielo, e versi la benefica pioggia sull'arida e desolata terra d’Israello. Ed ecco
farsi poco dopo vedere dalla parte del mare una leggiera nuvoletta, che alzandosi
gradatamente, e distendendosi ad ogni istante, in breve ora viene a coprire tutto il
firmamento. Comincia a cadere acqua dirotta; ne beve la terra assetata, se ne riempiono i
ruscelli, i fiumi e le fonti. Dopo alcuni giorni tutta la campagna rifiorisce di vita novella, per
dare a tempo opportuno una raccolta abbondante (III Reg. xviii.).
Alla nuvoletta veduta dal profeta Elia è giustamente paragonata in questi ultimi tempi
la divozione a Maria SS. Ausiliatrice. Di fatto, non sono che pochi anni, dacché in Torino fu
dedicata una Chiesa all'augusta Madre del Salvatore, sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, e che
incominciossi ad onorarvela e farvi ricorso invocandola con questo bel nome, eppure in sì
breve tempo questa divozione si è già così divulgata, che ormai può dirsi universale;
universale per riguardo alle classi di persone, che la professano; universale pei luoghi, in cui è
professata. A Maria Ausiliatrice, venerata in modo speciale nel suo Santuario di Torino, si
ricorre da ogni condizion di persone, dai grandi e dai piccoli, dai ricchi e dai poveri, dai sani e
soprattutto dai malati e dagli afflitti; s'invoca dagli individui, dalle famiglie, dalle comunità,
dalle parochie, dalle intere città; Maria Ausiliatrice s'invoca in Italia, in Francia, nella Germania,
nel Belgio, nella Spagna; s'invoca nell'antico e nel nuovo mondo, nell'America del Nord e in

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quella del Sud, e nelle più remote parti della terra. Giorno poi non trascorre senza che arrivino
o divoti, o lettere o suppliche per domandare grazie, o sciogliere voti ed inni di
ringraziamento nel detto Santuario, come al trono della celeste e misericordiosa Regina.
Questa divozione, vale a dire questo amore, questa fiducia, quiesto trasporto e ricorso
a Maria Auxilium Christianorum va crescendo ancora ogni giorno, e porge motivo a
pronunziare che come la nuvoletta del Carmelo ella si diffonderà per tutto il popolo cristiano,
facendo piovere dal Cielo ognor più copiose ed elette benedizioni temporali ed eterne. Ad
aprire il cuore a si lieta speranza ci muovono le grazie di ogni genere anche strepitose, che
Iddio comparte a coloro, che invocano Maria col titolo di Ausiliatrice, quasi che Egli voglia con
ciò dimostrare tornargli questa divozione graditissima; grazie cosi numerose, che di loro
relazioni si potrebbero formare dei grossi volumi. Nè di loro veracità si può ragionevolmente
dubitare, sia perchè di loro narrazione si hanno i manoscritti originali, sia perché i testimoni le
accompagnano quasi sempre con limosine a decoro della Chiesa e al caritatevole
mantenimento dei poveri giovanetti, che sono raccolti ed educati presso il Santuario, come
sotto il manto della Madre Celeste, sia ancora perchè coll'offerta materiale va congiunta la
preghiera, la Confessione e la Comunione, e spesso il pellegrinaggio di coloro, che furono
beneficati. Ora ognuno sa che specialmente a questi tempi una persona non s'induce a fare
cotali sacrifizi, se non per un forte motivo, che nel caso nostro altro non può essere fuorchè la
persuasione e la esperienza di essere stati favoriti da Dio ad intercessione di Maria, nella quale
avevano posta la loro fiducia.
Si aggiunga ancora che le relazioni di grazie ricevute, quantunque innumerevoli, non
possono tuttavia dare un'adeguata e compiuta idea del quanto Maria Ausiliatrice si mostri
propizia ai suoi divoti; imperocchè la maggior parte dei favori, che la pietosa Vergine concede
a chi ne la prega, non è manifesta, ora perchè chi li riceve non sa scriverli o non può recarsi
personalmente al Santuario per riferirli, ora perchè sono grazie spirituali, e talvolta eziandio
perchè non si ha piacere di far conoscere certi mali e tribolazioni, da cui si fu liberati, per
essere segreti di famiglia e via dicendo.
E ragionevole adunque il dire che a guisa della nuvoletta del Carmelo questa divozione
spande fin d'ora sulla terra una prodigiosa pioggia di benedizioni, le quali la faranno amare e
dilatare vie maggiormente. E così, mentre solleverà dai mali di spirito e di corpo i Cristiani
afflitti e tribolati, farà pur fiorire in mezzo di loro le virtù più belle, e produrrà ubertosi frutti di
eterna vita.
Quale saggio di quanto sia. ormai distesa la divozione a Maria Ausiliatrice, in prova della
bontà e della premura, con cui questa Madre del bell’amore e della santa speranza soccorre
chi la invoca sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani, e ad eccitare i fedeli a riporre in Lei la loro
fiducia, noi negli anni passati e pur nel presente siamo venuti pubblicando a parte una serie di
grazie, di cui ci era fatta relazione, e di tratto in tratto ne ornammo eziandio le colonne del
Bollettino. Allo stesso fine altre ne produciamo più sotto, riferiteci solo poc’anzi e dalla Italia e
dalla Francia.
Servano esse a preparare vie meglio le anime nostre a celebrare divotamente la festa di
Maria Ausiliatrice il 5 del corrente mese, come fu già annunziato nel numero precedente; ci
sieno di forte stimolo a fare pronto ricorso a questa celeste Benefattrice, quando ci troviamo
afflitti da corporali o da spirituali malanni; e ci facciano animo a raccoglierci sotto il manto di sì
amorosa Madre e di sì alta Protettrice, affinchè, dopo aver provato i dolci effetti del suo
possente aiuto nelle battaglie della vita, possiamo, come ne fa pregare la santa Chiesa,
esperimentarli più efficacemente in morte, col riportare una compiuta vittoria contro i nemici
dell'anima nostra, ed entrare trionfanti nell'eterna gloria: Ut tali praesidio certantes in vita,
victoriam de hoste maligno consequi valeamus in morte.
87-88 D. Bosco in Francia.
[Discorso di DB alla chiesa della Maddalena a Parigi].
BS francese: juin 1883, p. 65 [con parecchie varianti]
BS spagnolo (Almagro): julio 1883, p. 87 [traduzione]

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[…] Ci piace in quella vece di segnalare alcuni punti del suo discorso pronunciato in
francese alla Maddalena, e compendiato dalla France. Sono profondamente commosso,
disse D. Bosco, alla vista di un’udienza tanto numerosa, e non so come rispondere a tanta
premura. Un’assemblea così ragguardevole di buoni cattolici è per me una consolazione
inesprimibile. È della gioventù che noi siamo per intrattenerci. Secondo la parola di uno
de'vostri più illustri Prelati, Monsignor Dupanloup, la società sarà buona, se date una buona
educazione alla gioventù. Se la lasciate trascinare al male, la società sarà pervertita. » Don
Bosco passò indi a raccontare per sommi capi l'origine dell'Oratorio e il suo sviluppo, e
accennate le Case di beneficenza aperte sin qui a pro dei figli del popolo, si fermò a dare più
minuti particolari degli Istituti di Francia.
Spiegando poscia come aveva fatto fronte alle ingenti spese, richieste per queste
fondazioni, D. Bosco disse così: ‐‐ Povero, senza mezzi di sussistenza, come ho potuto fondare
e sostenere queste opere? E’questo il segreto della misericordiosa bontà di Dio, a cui piacque
favorire l’opera nostra, perchè il bene della Chiesa e della società stanno nella buona
educazione della gioventù. La Santa Vergine si è fatta la nostra Collettrice; è a Lei che
dobbiamo la riuscita delle nostre opere; è Dessa che ci procurò il mezzo di fabbricare le nostre
Case e le nostre Cappelle. Noi non abbiamo camminato che sotto la sua protezione: Essa
benedice chi si occupa della gioventù. » […]
luglio - a. 7, nr. 7
101-110 Aumento di fede e di pietà cristiana per mezzo di Maria.
[Parole di DB di ritorno a Valdocco il 31 maggio (p. 103s), relazione apparsa su « L'Unità cattolica», 3
giugno 1883. e altra alle cooperatrici (p. 104s)].
BS francese: juin 1883, p. 66 [altra stesura]
BS spagnolo (Almagro): agosto 1883, p. 100 [altra stesura]
[…] Salito su apposita cattedra, Don Bosco volse poche, ma cordiali parole a tutti i suoi
cari, sopra i cui volti si vedeva dipinta la gioia più viva. Sorridendo, diede uno sguardo al
cappello alla francese, che teneva in mano, e piacevolmente disse: Forse a voi sembrerà che
con questo cappello francese Don Bosco non sia più quello di una volta. Oh non temete, miei
cari, io sono sempre quel desso; sempre quel vostro affezionatissimo amico sino a che Iddio
mi lascerà un filo di vita. In Francia io vi ricordava ogni giorno; ogni giorno pregava per voi;
riceveva con molto piacere le vostre lettere, le vostre notizie; ed ho pure sperimentato
l'efficacia delle vostre preghiere per la povera mia persona. Ed ora, dopo quattro mesi di
assenza, godo di ritrovarmi nuovamente con voi, che siete il mio gaudio e la mia corona. Io
desidero che martedì prossimo, 5 giugno, facciamo una splendida festa in onore di Maria
Ausiliatrice, la quale da buona Madre ci ha assistiti in questo viaggio, ci ha ottenuto da Dio
grazie segnalate, dei favori grandi anche per voi. Ho molte cose a dirvi, ma per ora basta;
perchè intendo di andare a celebrare la santa Messa all’altare di Maria Ausiliatrice in
ringraziamento della sua celeste protezione... I giovanetti spontaneamente si recarono
ancor essi nel Santuario, dal quale erano usciti solo poc’anzi, ascoltarono divotamente la
Messa di D. Bosco, recitarono il santo Rosario, e infine intuonato il Te Deum ringraziarono il
Signore di aver loro ricondotto sano e salvo il loro amatissimo Padre. » […]
[Conferenza ai cooperatori]
[…] Don Bosco, presa la parola, cominciò ad osservare che oggidì molti buoni cattolici,
specialmente di Torino, lavorano con lodevole zelo a vantaggio della Religione e della civile
società; ma pur troppo le loro fatiche o trovano incagli o non sono sempre corrisposte dal
frutto desiderato. Volete che vi suggerisca, soggiunse D. Bosco, volete che vi suggerisca un
lavoro relativamente facile, molto vantaggioso e fecondo dei più ambiti risultati ? Ebbene,
lavorate intorno alla buona educazione della gioventù, di quella specialmente più povera ed
abbandonata, che è in maggior numero, e voi riuscirete agevolmente a dare gloria a Dio, a
procurare il bene della Religione, a salvare molte anime e a cooperare efficacemente alla
riforma, al benessere della civile società; imperocchè la ragione, la Religione, la storia,
l'esperienza dimostrano che la società religiosa e civile sarà buona o cattiva, secondo che
buona o cattiva è la gioventù, che ora ci fa corona. Don Bosco si rallegrò poscia co’suoi

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Cooperatori, perchè conosceva come tutti si adoperano al nobile scopo di ben coltivare la
gioventù, che hanno nelle proprie famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie, e perchè
esperimenta eziandio la loro carità pel mantenimento delle molte migliaia de’suoi ricoverati,
non esclusi quelli della lontana Patagonia. Segnalò il progressivo aumento delle opere
Salesiane in Europa e in America, mettendo loro sott'occhio i frutti della loro carità. Disse
come la Pia Associazione dei Cooperatori si va facendo strada in più altre contrade,
specialmente in Francia, dove viene accolta e promossa e dal clero e dal popolo siccome un
mezzo dei più efficàci, onde preservare la incauta gioventù dal vizio e dalla irreligione, e per
tal modo procurare buonì cristiani alla Chiesa e savii cittadini alla patria; imperocchè i
Cooperatori non lavorano esclusivamente per le opere Salesiane, ma secondo il loro scopo
procurano eziandio il benessere morale e religioso dei proprii paesi. Li esortò ad applicarsi
con amorosa sollecitudine alla coltura dei fancìulli, ricordando in proposito la bontà tutta
divina, colla quale li accoglieva e trattava nostro Signor Gesù Cristo, e le consolanti parole che
Ei disse, per tutti istimolarci a far loro del bene. « Chi avrà ricevuto e beneficato un fanciullo in
nome mio, è come avesse ricevuto e beneficato me stesso Qui susceperit unum parvulum
talem in nomine meo, me suscipit. Voi che avete fatta la carità ad uno dei più piccoli miei
fratelli, dirà ancora il divin Giudice, nel giorno estremo, ai giusti collocati alla sua destra, voi
l’avete fatta a me. Venite adunque; possedete il regno eterno, che vi fu preparato: Venite...
possidete paratum vobis regnum ... Amen dico vobis, quandiu fecistis uni ex his fratribus meis
minimis, mihi fecistis. » Voi mi domanderete, riprese D. Bosco, quali mezzi abbiate
specialmente da usare per giovare alla gioventù. I principali, e che sono alla portata di tutti, si
trovano accennati nel Regolamento dei Cooperatori. Voi potete per es. mandare i fanciulli al
Catechismo, aiutare i Parrochi ad istruirli ed assisterli in Chiesa, od anche ammaestrarli voi
medesimi in casa; potete togliere loro di mano i libri cattivi se ne hanno e farne loro avere dei
buoni; potete allontanarli dai cattivi compagni, o da altri pericoli di mal costume; dovendoli
collocare in educazione potete, o meglio dovete scegliere quei Collegi, quegli Istituti, che non
ne trascurano l'anima, che non ne bandiscono la Religione e le sue pratiche, quei Collegi ed
Istituti, dove colla scienza profana s’impartisce altresì la sapienza del santo timor di Dio.
Siccome poi oggidì scarseggiano tanto i sacri Ministri, perchè non sono abbastanza coltivate
le vocazioni ecclesiastiche, così voi farete cosa da ottimi Cooperatori, se prenderete cura
speciale di quei giovani o vostri o di altri, i quali mostrino inclinazione a questo stato,
aiutandoli se poveri, a fine di dare alla Chiesa qualche Sacerdote, qualche Religioso, qualche
Missionario di più. Don Bosco pose fine al suo dire coll'invocare la protezione di Dio e di
Maria Ausiliatrice sopra tutti i Cooperatori presenti e le loro famiglie, ed annunziata la
indulgenza plenaria impartiva a tutti la benedizione a nome del Santo Padre Leone XIII.
[Conferenza alle Cooperatrici.]
BS francese: juillet 1883, p. 79 [traduzione]
[…] Don Bosco nel suo intrattenimento tolse a sviluppare queste parole scritturali, che
la Chiesa applica a Maria: Se alcuno è fanciullo venga a me... Venite, o figliuoli, ascoltatemi: io
v'insegnerò il timor di Dio: Si quis est parvulus veniat ad me... Venite, filii, audite me: timorem
Domini docebo vos. Egli dimostrò quanto Maria ami la gioventù, e per conseguenza quanto
ami e benefichi coloro, che si prendono cura dei fanciulli e delle fanciulle più bisognosi ed
esposti ai più gravi pericoli. Che Maria ami i piccoli, osservò D. Bosco, non v’ha cristiano che
ne possa dubitare; imperocchè Ella è Madre, e le madri sentono maggior tenerezza e si
prendono più sollecita cura dei loro figliuoli, quando sono ancor fanciulli, che non quando
sono già adulti. Maria predilige i piccoli e perchè innocenti e perché più facilì ad essere sedotti,
e perciò più degnì di compassione, di aiuto e di difesa. Essa li ama eziandio in modo
particolare, perchè le rappresentano più al vivo il suo Gesù, che passò la infanzia, la
fanciullezza, e la gioventù sotto gli occhi suoi.
Amando così la tenera età, e desiderando che i giovinetti e le giovinette si conservino e
crescano nel timor di Dio, ne viene che Maria ama e favorisce quelle persone ancora, le quali
attendono al loro benessere spirituale e corporale. A queste persone Maria ottiene da Dio
grazie singolari ed anche. straordinarie. Date, proseguì D. Bosco, date uno sguardo a questa
Chiesa, che ci raccoglie. Pochì anni sono questo spazio era un campo seminato a meliga, a
fagiuoli e a patate. Urgeva il bisogno di una Chiesa in questo sito, la quale servisse per
radunare alle sacre funzioni i giovanetti, che si educavano nella Casa annessa e i molti altri,

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che sarebbero venuti in appresso. Or bene, perchè questa Chiesa era destinata a vantaggio
della gioventù, e ad istruire i piccoli nel santo timor di Dio, Maria vi concorse in modo mirabile
e la fece innalzare, direi, a forza di miracoli, operati a pro di coloro, che portavano il loro obolo
per affrontarne le spese. Qui D. Bosco raccontò alcuni fatti maravigliosi, accaduti nel tempo
della costruzione e da noi già altre volte accennati, e proseguì: Nè i favori di Maria cessarono
al compimento della fabbrica; chè anzi continuarono e continuano in maggior numero ancora.
Io più non la finirei, se volessi raccontarvi tutte le grazie, che la Beata Vergine Ausiliatrice
ottiene in questi giorni alle persone, le quali concorrono alla buona educazione e al
mantenimento dei poveri fanciulli raccolti sotto il suo manto. Sono cose che fanno piangere di
tenerezza. Ultimamente in Francia in tutti i luoghi per dove io passava, a Nizza, a Saint Cyr, a
Toulon, a Marsiglia, a Lione, ad Amiens, a Parigi, a Lille, a Digione e in più altre città, udiva a
narrarmi dei favori segnalati, delle guarigioni inaspettate, delle cessazioni di liti e di discordie,
che mettevano lo scompiglio, delle conversioni da più anni sospirate, e di tante altre grazie
ottenute per intercessione di Maria Ausiliatrice da persone, fattesi benefattrici della povera
gioventù. In questa guisa la Beata Vergine si fa la questuante a vantaggio dei poveri fanciulli, e
pare che dica a tutte le persone benestanti: Date et dabitur vobis. Fate del bene ai giovinetti
abbandonati, cooperate secondo le vostre forze ad allevarli nel timore e nell'amore del mio
Figliuolo Gesù; prendetevi cura di loro in sulla terra, e io dal Cielo mi prenderò cura di voi,
aiutandovi in quelle cose, nelle quali niuno di questo mondo può arrecarvi soccorso. Don
Bosco pose fine al suo discorso, esortando le Cooperatrici ad imitare la Beata Vergine nel
soccorrere la gioventù nel corpo e nell'anima, e facendo loro sperare la sua celeste
protezione in vita ed in morte, annunziò come già ai Cooperatori, la indulgenza plenaria, e
impartì loro la benedizione in nome del Sommo Pontefice.
agosto - a. 7, nr. 8
127-129 L'onomastico del padre e i figli a mensa con lui.
[Convegno dei più antichi ex allievi. Parole di DB].
BS francese: août 1883, p. 94 [traduzione]
[…] In fine D. Bosco, visibilmente commosso, prese la parola. Esternò la viva gioia, che
provava in quel momento nel rivedere tanti suoi amatissimi figliuoli; assicurò che egli sempre
li amava, e con essi amava pur quelli, che non erano colà presenti col corpo, ma ben lo erano
coll'affetto; li ringraziò della figliale, dimostrazione, che gli ripetevano sempre più numerosi;
lodò il pio pensiero di offrirgli un dono, che faceva sì bella figura nella Chiesa di Maria
Ausiliatrice, ed ebbe soprattutto parole improntate di grande affetto pel Prevosto di Faule. È
vero, disse D. Bosco, che l'oratore e poeta, parlando di D. Bosco, uscì in pie esagerazioni e
fece uso della figura rettorica chiamata l'iperbole; ma è questa una licenza perdonabile ai
figliuoli, i quali nell’esprimere i sentimenti dell'animo stanno più ai dettami del cuore, che non
a quelli della mente. Ricordate però sempre che D. Bosco non fu e non è altro che un misero
strumento nelle mani di un artista abilissimo, anzi di un artista sapientissimo ed onnipotente,
che è Dio; a Dio pertanto si tributi ogni lode, onore e gloria Del resto, soggiunse D. Bosco, ha
detto bene il nostro D. Colletti, che l'Oratorio ha fatto finora delle grandi cose; e io vi
aggiungo che coll'aiuto di Dio e colla protezione di Maria Ausiliatrice ne compirà delle altre più
grandi ancora. Oltre l'aiuto del Cielo, quello che ci facilitò e ci faciliterà di fare del bene è la
stessa natura dell'opera nostra. Lo scopo al quale noi miriamo torna beneviso a tutti gli
uomini, non esclusi quei medesimi, che in fatto di religione non la sentono con noi. Se vi ha
qualcuno che ci osteggia, bisogna dire o che non ci conosce, oppure che non sa quello che si
faccia. La civile istruzione, la morale educazione della gioventù o abbandonata, o pericolante,
per sottrarla all'ozio, al mal fare, al disonore, e forse anche alla prigione, ecco a che mira
l'opera nostra. Or qual uomo assennato, quale autorità civile potrebbe impedircela?
Ultimamente, come sapete, io fui a Parigi, e tenni discorso in varie Chiese, per perorare la
causa delle opere nostre, e, diciamo francamente, per ricavare quattrini, onde provvedere
pane e minestra ai nostri giovani, i quali non perdono mai l'appetito. Or bene, tra gli uditori ve
n'erano di quelli, che vi si recavano unicamente per conoscere le idee politiche di D. Bosco;
imperocchè taluni supponevano che io fossi andato a Parigi per suscitare la rivoluzione; altri
per cercare aderenti ad un partito, e via dicendo; onde vi furono delle benevole persone, che
temevano davvero che mi succedesse qualche brutto scherzo. Ma fin dalle prime parole

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cessarono tutte le illusioni, diedero giù tutti i timori, e D. Bosco fu lasciato libero di scorrere da
un capo all'altro della Francia. No davvero, coll'opera nostra noi non facciamo della politica;
noi rispettiamo le autorità costituite, osserviamo le leggi da osservarsi, paghiamo le imposte e
tiriamo avanti, domandando solo che ci lascino fare del bene alla povera gioventù, e salvare
delle anime. Se vuolsi, noi facciamo anche della politica, ma in modo affatto innocuo, anzi
vantaggioso ad ogni Governo. La politica si definisce la scienza e l'arte di ben governare lo
Stato. Ora l'opera dell'Oratorio in Italia, in Francia, nella Spagna, nell'America, in tutti i paesi,
dove già si è stabilita, esercitandosi specialmente a sollievo della gioventù più bisognosa,
tende a diminuire i discoli e i vagabondi; tende a scemare il numero de’piccoli malfattori e deì
ladroncelli; tende a vuotare le prigioni; tende in una parola a formare dei buoni cittadini, che
lungi dal recare fastidii alle pubbliche Autorità saranno loro di appoggio, per mantenere nella
società l'ordine, la tranquillità e la pace. Questa è la politica nostra; di questa solo ci siamo
occupati sinora, di questa ci occuperemo in avvenire. Ed è appunto questo metodo, che ha
permesso a D. Bosco di fare del bene da prima a voi, e in appresso a tanti altri giovani di ogni
età e paese. E poi a che pro entrare in politica ? Con tutti i nostri sforzi che cosa potremmo noi
ottenere ? Nient’altro che il renderci forse impossibile di proseguire l’opera nostra di carità. Le
cose politiche di oggidì possono riguardarsi come una macchina a vapore, che corre veloce
sulla via ferrata, trascinandosi dietro un convoglio fors’anche al precipizio ed alla rovina.
Volete voi mettervi in mezzo ai binarii per fermarla? Ne sareste schiacciati. Volete gridare per
atterrirla? Ma non sente, e vi squarcereste inutìlmente la gola. Che fare adunque? Schierarsi di
qua e di là, lasciarla passare, finchè o si fermi di per se stessa, o la fermi Iddio colla sua mano
onnipotente. Certamente nel mondo vi devono pur essere di quelli, i quali s'interessino delle
cose politiche, ora per dare consigli, ora per segnalare pericoli e simili; ma questo empito non
è per noi poveretti. A noi la religione e la prudenza dicono invece: Vivete da buoni cristiani,
occupatevi della morale educazione della vostra figliuolanza, istruite bene nel catechismo i
fanciulli dei vostri collegi e delle vostre parrocchie, ecco tutto. Questa, ripeto, è la condotta di
D. Bosco, il quale è sì poco politico, che legge nemmeno un giornale; questa sia pure la
condotta vostra, o miei cari figliuoli, e ne avrete voi pure quel gran bene che vi desidero,
voglio dire, la concordia e la pace nelle vostre famiglie, la prosperità nei vostri negozii
temporali, una lunga vita scevra di gravi affanni e tribolazioni, e specialmente il bene di tutti i
beni, che è la perseveranza nella grazia di Dio e la felicità del paradiso, dove io spero che pei
meriti di nostro Signor Gesù Cristo e per la intercessione di Maria SS. ci ritroveremo un giorno
tutti riuniti a cantare le sue eterne glorie. […]
[al pranzo degli exallievi laici]
[…] Ne fu prova un suo telegramma giunto da Frohsdorf a mezzo del pranzo con
queste parole Buona festa; Dio benedicavi; partecipo in ispirito; vostro amico D. Bosco.
[al pranzo degli exallievi sacerdoti]
[…] Dopo tutti venne a parlare D. Bosco, e vincendo a stento la commozione, che da
principio quasi gli soffocava la parola, esternò la grande consolazione che provava nel
rivedere tanti suoi amati figliuoli e zelanti Sacerdoti, li ringraziò dell'affezione che
proseguivano a portargli, promise che dal canto suo li avrebbe ricambiati sino alla morte,
pregando per essi e giovandoli in tutto quello, che gli sarebbe stato possibile. Venendo poi a
dire come il Signore e la Beatissima Vergine benedicano l’Oratorio e le opere sue, uscì in
alcune osservazioni, che ci piace di segnalare particolarmente. Da qualche tempo, osservò
egli, si va dicendo ed anche pubblicando sui giornali che D. Bosco fa dei miracoli. Questo è un
errore. Don Bosco non ha mai preteso, e non ha mai detto di fare miracoli; e niuno dei suoi
figliuoli deve concorrere a propagare questa falsa idea. Diciamo chiaramente come stanno le
cose: Don Bosco prega e fà pregare i suoi giovani per le persone, che si raccomandano, a fine
di ottenere questa o quell’altra grazia, e Iddio nella sua infinita bontà il più delle volte concede
le grazie domandate, talora anche straordinarie e miracolose. Per verità, D. Bosco ci entra così
poco, che sovente le grazie si ottengono, senza che egli ne sappia niente. Qui egli ripetè
quello, che aveva già esposto in altre occasioni, e soggiunse: La Madonna Ausiliatrice: ecco la
taumaturga, ecco la operatrice delle grazie e dei miracoli, per l'alto potere che ha ricevuto dal
suo divin Figliuolo Gesù. Ella conosce che D. Bosco ha bisogno di quattrini per dare da
mangiare a tante migliaia di poveri giovanetti, che gli pesano sulle spalle; conosce che egli è
povero e che senza soccorsi materiali non può tirare innanzi le opere intraprese a vantaggio

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della religione e della società, e quindi che cosa fa Maria? Da buona madre Ella va alla cerca, e
va alla cerca di malati e dice ad ognuno: Vuoi tu guarire ? Ebbene fa la carità a quei poveri
giovani, porgi la mano in quelle opere, e io farò a te la carità della guarigione. Vede in quella
casa regnare la desolazione per causa di un figlio scapestrato, e dice al padre od alla madre:
Vuoi che questo disgraziato si ritiri dalla mala via ? Ebbene tu dal tuo canto adoperati di
togliere dal pericolo dell'anima e del corpo tanti altri poveri figli abbandonati, e io ridurrò a
più sani consigli il figliuol tuo. Insomma per non andare troppo per le lunghe Maria Ausiliatrice
in mille guise consola quelli, che aiutano l'Oratorio, e a noi non resta altro da fare che di non
renderei indegni della sua protezione. E se Maria aiuta i figliuoli dell'Oratorio, aiuta anche voi,
che lo l'oste un giorno e godete di esserlo ancora. Vivete sempre da buoni Sacerdoti, come vi
ha insegnato e vi ha inculcato questo vostro vecchio amico; zelate la salute delle anime che si
vanno miseramente a perdere; prendetevi specialmente cura della gioventù dei vostri paesi,
nella quale sta la speranza della società; state uniti al Capo della Chiesa, al Vicario di Gesù
Cristo; vogliamoci sempre bene, preghiamo a vicenda gli uni per gli altri, e voi soprattutto
pregate pel povero vostro D. Bosco, che si avvicina ogni dì più alla morte, aflinchè per la
misericordia di Dio possiamo tutti salvarci, e con noi salvare innumerevoli altri. […]
130-131 I trionfi di Maria Ausiliatrice da Torino a Frohsdorf e viceversa.
[DB riferisce sulla sua visita al Conte di Chambord].
BS francese: août 1883, p. 97 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): octubre 1883, p. 125 [traduzione]
[…] Don Bosco ci raccontò che egli, chiamato ripetutamente al castello di Frohsdorf,,
non seppe piegarsi ad andarvi, se non quando venne in Torino il conte Du Bourg, genero del
conte Carlo De Maistre a prenderlo, ed accompagnarlo. Viaggiarono due notti intiere, e, di
mano in mano che si avvicinavano al castello, udivano le più rattristanti notizie del conte di
Chambord. Tutti lo dicevano in agonia, presso a spirare l’anima, ed alcuni perfino già ne
annunziavano la morte. Il mattino del 15 si giunse al castello; e, non ostante che D. Bosco
fosse tutto impolverato, corse tosto al letto dell'augusto infermo, che lo ricevette colla più
grande amorevolezza. Il buon Sacerdote è avvezzo da lunga pezza a trovarsi al letto dei
moribondi, e se ne intende a preferenza di qualsiasi medico; laonde, esaminato ben bene il
conte di Chambord, si persuase che non morrebbe, e lo disse colle parole evangeliche:
Infermitas haec non est ad mortem !
» Il conte si sentì rinato al fausto annunzio; ma D. Bosco gli soggiunse tosto che doveva
fervorosamente invocare Maria Ausiliatrice, che è in pari tempo chiamata la salute degli
infermi: Salus infirmorum, e dispose il conte di Chambord a ricevere la benedizione. D. Bosco
gliela impartì, e poi andò a celebrare la santa Messa nella cappella del castello. Aveva appena
finito, che il conte di Chambord lo faceva di bel nuovo chiamare a sè. Colla sua solita
bonarietà, D. Bosco rispose: « Un po' di discrezione; ho bisogno di prendere una tazza di
caffè: » e gli venne risposto che lo troverebbe nella stanza dell’infermo. Monsignore appena
vide D. Bosco, gli dichiarò che egli aveva provato un effetto straordinario dall'impartitagli
benedizione, e lo pregava di volergliela rinnovare. E D. Bosco, senza troppo affrettarsi, con la
sua calma abituale, di bel nuovo invocò sull'augusto infermo la benedizione di Maria
Ausiliatrice.
» Ricorreva in quel giorno la festa di S. Enrico, onomastico del conte di Chambord, e, o
fosse una grazia speciale della Vergine benedetta, o i conforti di D. Bosco avessero potuto
assai sull'animo di Monsignore, fatto è che egli si tenne come guarito, e volle fare, durante il
pranzo, quell'apparizione in mezzo ai commensali, che fu annunziata dal telegrafo, e già
venne da noi particolarmente riferita. Don Bosco lodò lo Champagne che era servito in quel
momento, e il conte di Chambord ne chiese, e il primo brindisi lo fece a Don Bosco stesso, e
volle da lui la promessa che non lo abbandonerebbe così presto. E Don Bosco promise che
avrebbe passato al castello quel giorno e il successivo, ma non più, giacchè una numerosa
famiglia di poveri lo chiamava a Torino.
» Parecchie volte D. Bosco s'intrattenne col conte di Chambord, e gli parlò sempre da
Sacerdote, non mai da cortigiano. Dopo di avergli date buone speranze di guarigione, gli
soggiunse tuttavia che la vita e la morte erano nelle mani di. Dio, Re dei re e Signore dei

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dominanti; doversi tutti, grandi e piccoli, rassegnare ai suoi imperscrutabili decreti. E il conte
di Chambord, uomo di viva fede e di soda religione, assentì, e disse a D. Bosco che, se la divina
Provvidenza avesse disposto che egli potesse ancora quaggiù servire la Francia, non rifiutava
il lavoro; ma, qualora volesse chiamarlo all'eternità, era pienamente sottomesso ai divini
decreti. D. Bosco restò intenerito dai pii sentimenti del conte e dalla edificante virtù della
contessa sua consorte.
« Alla sera del 16 di luglio D. Bosco andò a licenziarsi dal conte di Chambord, e vide con
suo sommo piacere, che proseguiva a migliorare in salute. Il dottore Vulpian, con cui D. Bosco
s'intrattenne, non volle nulla pronosticare sull'avvenire dell'infermo, riserbando il suo giudizio
dopo nuovi esami scientifici; ma D. Bosco, pieno di fiducia in Maria Ausiliatrice, concepiva e
diffondeva sempre migliori speranze. E volle dal conte di Chambord una promessa, cioè che,
se egli riacquistasse la salute primitiva, verrebbe in Torino a ringraziarne Maria Ausiliatrice,
onorando d'una sua visita l’Oratorio di S. Francesco di Sales, dove tanti giovani avevano
pregato e continuerebbero a pregare per il conte di Chambord. Ed egli lo promise, e D. Bosco
già si prepara a rendergli l'ospitalità nelle sue camere, che non sono certamente quelle del
castello di Frohsdorf! […]
settembre - a. 7, nr. 10
151-154 Cenni biografici di suor Maria Maddalena Martini.
[Lettera di DB a suor M.M.M. (1875)].
Probabile traduzione del BS spagnolo (Almagro): julio 1883, p. 90
DILETTA FIGLIA IN G. C.,
« La vostra andata a Mornese ha dato tale schiaffo al mondo, chè egli mandò il nemico
delle anime nostre ad inquietarvi.
» Ma voi ascoltate la voce di Dio, che vi chiama a salvarvi per una via facile e piana, e
disprezzate ogni contrario suggerimento. Anzi, siate contenta dei disturbi e delle inquietudini
che provate, perchè la via della Croce è quella che ci conduce a Dio. Al contrario se voi foste
stata subito allegra e contenta, vi sarebbe a temere qualche inganno del maligno nemico.
Dunque ritenete
1° Non si va alla gloria se non con grande fatica;
2° Non siamo soli, ma Gesù è con noi; e san Paolo dice che coll'aiuto di Gesù noi
diventiamo onnipotenti;
3° Chi abbandona patria parenti ed amici e segue il divino Maestro, egli ha assicurato un
tesoro nel Cielo, che niuno gli potrà rapire;
4° Il gran premio preparate in Cielo deve affinarci a tollerare qualunque pena sopra la
terra.
» Fatevi adunque animo; Gesù è con noi. Quando avete spine, mettetele con quelle
della corona di Gesù Cristo.
» Io vi raccomando a Dio nella s. Messa, voi pregate anche per me, che vi sono sempre
in G. C.
Vostro Umil.mo Servitore SAC. GIO. Bosco.
dicembre - a. 7, nr. 12
201-202 La Conferenza dei Cooperatori Salesiani in Casale Monferrato
[21 novembre 1883, parole di DB]
[…] Verso le ore 4 pomeridiane D. Bosco saliva il pergamo, e teneva un breve discorso
in forma di piana e facile istruzione. Egli trattò primieramente dell'obbligo. che a tutti
incombe di cooperare alla buona educazione della gioventù; diede poscia ragguaglio di quello,
che fanno i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice per raggiungere questo nobile intento non

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solo in Europa, ma ancora nell'America; e finì col raccomandare a’suoi uditori che volessero
porgergli l'aiuto di loro limosina. Piacque soprattutto la grande fiducia, che egli mostrò di
avere nella divina Provvidenza e nella carità dei suoi Cooperatori, quando disse: Forse taluno
vorrebbe dire: Ma con tante opere, che ha tra mano, D. Bosco finirà per fare bancarotta No,
signore; soggiunse egli, noi non faremo bancarotta; non l'abbiamo fatta finora, e non la
faremo in avvenire. Ci è garante la divina Provvidenza e la carità dei nostri Cooperatori […]
1884
gennaio - a. 8, nr. 1
1-5 Lettera di D. Bosco ai cooperatori.
[Relazione sulle opere compiute nel 1883 e opere da compiersi nel 1884].
BS francese: janvier 1884, p. 1s [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): mayo 1884, p.49s [traduzione]
BENEMERITI COOPERATORI E BENEMERITE COOPERATRICI,
Sia benedetto il Signore. Sono queste le parole, che prime mi corrono sulla penna nello
scrivere questa lettera. Sia benedetto il Signore, per le molte grazie che ci ha concesse, ma
soprattutto per averci conservati in vita sino a questo giorno. Sono milioni di persone che
nell’anno ora spirato scomparvero dalla scena del mondo, da Dio chiamati alla vita eterna.
Quasi 600 degli stessi nostri Cooperatori e Cooperatrici dovettero ancor essi pagare questo
doloroso tributo. In mezzo a tanti funerali noi invece siamo ancora in vita. Oh ! sia benedetto il
Signore, che per sua bontà e misericordia ci ha fin qui risparmiati: Misericordia homini quia
non sumus consumpti.
La misericordia del Signore ebbe un gran fine nel conservarci in vita. Iddio vuole che noi
lavoriamo seriamente a promuovere la sua gloria e il bene delle anime. Vuole che facciamo
delle opere buone mentre siamo in tempo: Dum tempus habemus operemur bonum, dice s.
Paolo.
Per la qual cosa, nel cogliere la presente occasione per darvi un breve ragguaglio delle
cose fatte nell’anno ora decorso, io intendo massimamente di accennarvi alcune opere
importanti, che aspettano compimento da noi; dirvi poscia i mezzi, ai quali dovremo
appigliarci per condurle a termine.
Opere compiute nell'anno passato.
Per amor di brevità non mi fermo a passare minutamente in rassegna le opere,
compiute col vostro concorso nell'anno passato, perché ne venne già fatta speciale menzione
nel Bollettino Salesiano. Tuttavia, affinché le vediate come in un sol colpo d'occhio, ne
ricorderò qui alcune princìpali. Il restauramento della cartiera nel paese di Mathi, stata due
anni sono distrutta per un grave ed improvviso infortunio; l'impianto di una nuova casa nel
paese medesimo; il compimento della nuova tipografia con 9 macchine, e di parecchi altri
laboratorii al lato destro della Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino, già pieni di giovanetti
artigiani; l’incominciamento della fabbrica per l’Ospizio di S. Giovanni Evangelista nella città
medesima presso a quello dei protestanti; gli ampliamenti dell’Ospizio in Firenze e delle
Scuole Salesiane nella città di Spezia; l’apertura di un’altra Casa di educazione nelle vicinanze
di Marsiglia; la fondazione dell’Ospizio di Santa Rosa a Nictheroy presso la capitale
dell’impero del Brasile; la inaugurazione al divin culto di una bella Chiesa pur dedicata a Maria
Ausiliatrice nella città di Buenos Aires; le varie esplorazioni intraprese, le conversioni ottenute,
i battesimi amministrati a più centinaia di selvaggi nella Patagonia; soprattutto poi la
spedizione di Missionarii per quelle estreme regioni della terra, compiutasi solo nello scorso
novembre, la più numerosa delle sei effettuatesi dal 1875 in qua, sono tutte opere, alle quali
nell'anno decorso consacrarono le loro sollecitudini i Salesiani.
Nulla poi dico delle Case aperte dalle Suore di Maria Ausiliatrice a pro delle fanciulle,
come quella di Villarboit nel Vercellese, di Borgo Cornalense presso Villastellone e di Cesarò in
Sicilia; nulla delle 200 e più proposte per nuovi Istituti da aprirsi non solo in Italia, in Francia ed

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in varie parti dell'Europa, ma sin nelle Indie, nella Cina, nel Giappone e nelle più lontane isole
dell’Oceania; proposte tutte, alle quali con amaro rincrescimento abbiamo dovuto rinunziare
per mancanza di personale.
Alla considerazione di questo e di altre opere consimili, noi dobbiamo ringraziare di
cuore il buon Dio dell’alta benevolenza e protezione accordataci; ma nel tempo stesso io non
posso quì dimenticare di volgere ancora una parola di riconoscenza e di gratitudine a voi, o
benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che più volte e in più guise, quali fortunati
strumenti nelle mani del Signore, ci veniste in aiuto colla vostra carità, senza la quale non
avremmo certamente potuto fare tutto quello, che abbiamo fatto.
Opere da compiersi nel 1884.
Lasciando a parte quanto col divìno aiuto si è operato nell'anno decorso, veniamo a
quello, che ci resta a fare per l'anno corrente. Io mi limito a segnalare le opere più importanti,
e che devono stare a cuore di tutti.
La prima è l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma. La Chiesa, come sapete, si trova
già a buon punto e in quest’anno speriamo di poterla inaugurare o tutta o almeno in gran
parte al divin culto. Ma quella, a cui è ora necessario di porre la mano, è la fabbrica di una Casa
di carità e di beneficenza, capace di accogliere almeno 500 giovanetti; Casa che deve sorgere
accanto alla Chiesa medesima.
A centinaia e a migliaia sono oggidi i poveri fanciulli, che vagano per le vie e per le
piazze di Roma, in pericolo della fede e del buon costume. Come già vi faceva notare in altre
occasioni, molti giovanetti o da soli o colle loro famiglie si recano in detta città non soltanto
dalle varie parti dell’Italia, ma eziandio da altre nazioni, colla speranza di trovare lavoro e
danaro; ma delusi nella loro aspettazione cadono ben presto nella miseria e nel rischio di mal
fare, e per conseguenza di essere condotti a popolare le prigioni. Altri poi e della città e
forestieri per la miseria sono esposti quotidianamente al pericolo di cadere nelle mani
de’protestanti, che hanno, per così dire, invasa la città di S. Pietro, e tendono specialmente i
loro agguati ai giovanetti poveri e bisognosi, e sotto il colore di porgere loro l’alimento e le
vesti del corpo, propinano invece alle anime loro il veleno dell'errore e dell'incredulità.
Or bene l'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù avrebbe per iscopo di ricoverare giovanetti
poveri e abbandonati, provenienti da qualsiasi città d'Italia o di altro paese del mondo,
educarli nella scienza e nella religione, istruirli in qualche arte o mestiere, e così allontanarli
dal vestibolo delle prigioni, ridonarli alle loro famiglie e alla civile società buoni cristiani, onesti
cittadini, capaci di guadagnarsi onorato sostentamento colle proprie fatiche.
Quest’Ospizio sta molto a cuore al Santo Padre Leone XIII, il quale, mentre con
apostolico zelo si adopra per dilatare la fede ed il buon costume in ogni parte del mondo,
lascia nulla d’intentato in favore dei fanciulli più esposti ai pericoli. Quest’Ospizio deve quindi
stare a cuore a tutte le persone, che amano la religione e la società; deve stare a cuore
soprattutto ai nostri Cooperatori e alle nostre Cooperatrici, a cui in modo speciale il Vicario di
Gesù Cristo affidò il nobile incarico e dell'Ospizio medesimo e della Chiesa annessa.
Possiamo eziandio ritenere per certo che tale Ospizio sarà ben gradito al Cuor di Gesù,
così amante della tenera età. Nella vicina Chiesa il divin Cuore sarà il rifugio degli adulti, e
nell’Ospizio attiguo si mostrerà l’amico amorevole, il tenero padre dei fanciulli. Egli, come già
una volta nelle città della Palestina e soprattutto nell’antica Gerusalemme, avrà in Roma ogni
giorno un drappello di 500 fanciulli a fargli divota corona, a pregarlo, a cantargli osanna, a
domandargli la santa benedizione. Chi conosce il Vangelo non potrà a meno di persuadersi
che questo Ospizio abbia da tornare carissimo al Cuore di Gesù. Anzi questo dolcissimo Cuore
ha già per lo avanti concesse, e continuerà certamente in avvenire a spandere copiosissime e
segnalate grazie sopra tutti coloro, i quali concorreranno all’innalzamento di quel ricovero
della fanciullezza e della pericolante gioventù.
Vicariato e Prefettura apostolica nella Patagonia.
Ad un'altra opera di grande importanza dovremo mettere mano in quest’anno
medesimo. Con Breve del 16 scorso novembre il Santo Padre Leone XIII erigeva un Vicariato
apostolico ed una Prefettura apostolica nella Patagonia. Il Vicariato comprende per ora la

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Patagonia settentrionale e la centrale; la Prefettura comprende tutta la Patagonia
meridionale, la Terra del Fuoco e le isole adiacenti. Forse il Vicariato e la Prefettura formano
una estensione quasi uguale all'Europa.
La stessa Santità Sua con altro Breve del 20 di detto mese aveva poi la degnazione di
affidare il Vicariato al Teologo Don Giovanni Cagliero, e la. Prefettura al Sacerdote D. Giuseppe
Fagnano, il quale già si trova in Patagonia da 4 anni. Il Teologo Cagliero vi si recherà tra non
molto da Torino, accompagnato da un numero sufficiente di evangelici operai. Sono quindi
due vastissime diocesi, che il Vicario di Gesù Cristo creava di pianta, di cui poneva il peso
dell'amministrazione sulle spalle dei Salesiani e dei loro Cooperatori.
Ora questa pontificia disposizione richiede da noi opere di una portata immensa. Tra le
altre richiede l’immediato invio di ben 12 Sacerdoti in quei luoghi; richiede la fabbricazione di
chiese nei varii punti del Vicariato e della Prefettura; richiede arredi sacri per la celebrazione
dei divini misteri; richiede l’apertura di Seminarii per lo studio dei chierici, di catecumenati per
l'istruzione degli adulti e di Ospizi pei fanciulli ed altri per le fanciulle dei selvaggi; richiede
mezzi di ogni genere per la erezione degli edifizii e pel mantenimento dei ricoverati, e tutto
ciò in paesi, nei quali non è ancora attivato il commercio e si difetta di tutto.
Mezzi a cui ricorrere.
Tralascio più altre opere, delle quali avremo da occuparci nel corso dell’anno, perché le
opere sopraccennate bastano esse sole per eccitare il nostro zelo. Credo invece più
opportuno l’esporvi il modo, con cui fo conto di ricorrere alla piccola beneficenza e così non
istancare di troppo la vostra carità. Una lotteria di piccoli doni, comunemente detta di oggetti,
verrà attivata in Roma, e se ne farà la pubblica esposizione nel sito, dove comincieremo la
costruzione dell'Ospizio. Questa lotteria sarà cominciata quanto prima, e perciò fin d'ora a voi
mi raccomando per due atti di carità, o benemeriti Cooperatori e benemerito Cooperatrici.
L'uno è da praticarsi tosto, e l'altro di qui a non molto. Il primo atto di carità si è che vogliate
avere la bontà di cercare presso di voi o presso dei vostri conoscenti oggetti o doni per la
desìgnata lotteria, e spedirli allo scrivente in Torino, oppure al Sac. D. Francesco Dalmazzo
Parroco del Sacro Cuore di Gesù a Roma. Serve qualsiasi dono, anche di poco prezzo, perché
se un oggetto non sarà di grande valore si unirà con altri per formare un premio solo. L'invio
dei doni è un atto di carità di molta importanza; imperocchè quanto più numerosi saranno i
premii e quindi più alto il loro valore totale, altrettanto saranno più numerosi i biglietti che
saremo autorizzati a smaltire. Il secondo atto di carità, di cui vi prego, consiste nell’aiutarmi
poi a distribuire tra il popolo i biglietti della lotteria e ritirarne il prezzo. Da me potrei fare ben
poco; onde mi confido tutto nella vostra efficace cooperazione. Il Bollettino Salesiano
annunzierà poi quanto sia da farsi e per l'invio e per lo spaccio dei biglietti.
La ricompensa del Signore.
Se noi lavorassimo per un padrone povero e poco disposto a ricompensare i nostri
sacrifizi, avremmo qualche speciosa ragione di andare anche noi a rilento nelle opere nostre;
ma fortunatamente lavoriamo per un padrone ricchissimo, pel padrone del Cielo e della terra,
per un padrone che può e che vuole darci una mercede, un premio grandissimo: Merces
magna nimis. La ricompensa che ci dà in questo mondo consiste nel centuplo di quanto
avremo fatto per lui: Centuplum accipietis; e nell’altro mondo consiste nella vita eterna .
Et vitam aeternam possidebitis. E che cosa sarà mai questo centuplo nella vita
presente? Sono tutte le grazie, tutte le benedizioni spirituali e temporali, che Dio suole
accordare nella vita mortale. Sono per es. la conservazione della sanità, la guarigione dalle
malattie, la prosperità dei negozi temporali, la preservazione dalle disgrazie, la buona
educazione della figliuolanza; sarà la pace e l’armonia nella famiglia, sarà una vita più lunga,
sarà la perseveranza nella grazia di Dio, sarà la comodità di ricevere i santi Sacramenti e cosi
fare una buona morte e via dicendo. ‐‐ Ma questa ricompensa e questo premio, quantunque
prezioso, è sempre piccolo in confronto di quello, che il Signore ci darà dopo la vita mortale;
premio ché è la vita eterna, vale a dire il Cielo, il Paradiso, la pienezza di una felicità
interminabile.
Nessuno poi ha da perdersi di coraggio, pensando forse che questo premio in questa o
nell’altra vita Iddio lo conceda soltanto a coloro, i quali avranno fatte per lui opere grandi e

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portentose; imperocchè egli lo ha promesso a quelli eziandio, che non potendo altro avessero
dato per amor suo anche solo un bicchiere d’acqua fresca. Il divin Salvatore lodò con grande
compiacenza l'offerta di una povera vedova, che aveva dato pel decoro del tempio di
Gerusalemme duo minuta, vale a dire due monete da nulla, diremmo due quattrini, due
centesimi.
Facciamoci dunque animo, e tutti d’accordo consacriamo per la gloria di Dio e per la
salute delle anime la nostra vita, e quanto le proprie sostanze ci permettono; poi con fiducia
invochiamo da lui le grazie, che ci sono necessarie ed utili e pel corpo e per l'anima, e
proveremo come il Signore sia ricco e generoso verso coloro, che lo invocano: Dives in omnes,
qui invocant illum.
Siccome le opere, delle quali vi ho parlato, riguardano in modo speciale il culto dei
Sacro Cuore di Gesù, cosi io spero che il divin Salvatore prepari delle grazie molte per tutti
quelli, i quali vi prenderanno parte.
Già altra volta vi furono esposte le promesse, che nostro Signor Gesù Cristo fece alla
Beata Margherita Alacoque in favore di quelle persone, che avessero cooperato a
promuovere la divozione al suo Sacratissimo Cuore, promesse di grazie e di benedízioni
spirituali e temporali; onde qui mi limito solo a ricordarvi che Gesù ha sempre mantenuto la
sua parola. Pel tempo passato ne abbiamo la prova nelle moltissime grazie, già ottenute da
tanti suoi divoti, delle quali vi saranno pur date dì quando in quando relazioni nel Bollettino; e
per l’avvenire ne potrete fare la esperienza voi medesimi.
Preghiere e conclusione.
Ora che vi ho parlato dei mezzi da adoperare, conchiudo questa mia lettera,
coll'assicurarvi che tutti i Salesiani pregheranno per voi e per le vostre famiglie. Per voi
pregheranno le Suore di Maria Ausiliatrice; pregheranno i giovanetti ricoverati nelle nostre
Case, rendendovi così il contraccambio di quella carità, che loro fate colle vostre limosine ed
oblazioni; pregheranno per voi anche i nuovi convertiti della Patagonia, che voi cooperate a
togliere dalle vie di perdizione, dalle tenebre della idolatria, e a richiamare nell'ammirabile
luce della fede. Per voi tutti mi farò dovere di pregare ogni giorno nella santa Messa;
pregherò che Dio vi prosperi nelle cose spirituali e nelle cose temporali; tenga lontana da voi e
dai vostri cari ogni sorta di disgrazia; vi conceda ancora molti anni di vita felice, e quando
giunga per voi il tempo di partire per la eternità, Maria, la nostra celeste benefattrice, vi
assista, vi conforti e vi accompagni al possedimento di quei veri beni, che il mondo non ci
potrà più rapire.
Dio ci benedica e ci conservi tutti nella sua santa grazia; e vogliate anche voi pregare
per me, che con gratitudine grande vi sarò sempre in nostro Signor Gesù Cristo
Di Voi, Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Torino, il primo giorno dell'anno 1854.
Obbl.mo Servitore
Sac. GIOVANNI Bosco
febbraio - a. 8, nr. 2
22-27 Tre preziose visite del cardinale Alimonda.
[Circolare d'invito di DB ai cooperatori (p. 22)].
BS francese: février 1884, p. 12 [traduzione]
Benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici di S. Francesco di Sales,
Martedì prossimo, 29 del corrente gennaio, celebreremo con pompa solenne la festa
del glorioso nostro Patrono s. Francesco di Sales, nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice in
Valdocco.

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Quest'anno la solennità riuscirà molto splendida, perché Sua Eminenza Rev.ma, il
Signor Cardinale Gaetano Alimonda nostro veneratissimo Arcivescovo, ha l'alta degnazione di
darle lustro colla sua presenza, e assisterà pontificalmente alla Messa solenne.
È pertanto mio vivo desiderio che i Cooperatori Salesiani e le Cooperatrici prendano
parte coi membri dell'Istituto alle sacre funzioni del mattino e della sera, affinché onoriamo il
nostro santo ed amabile Patrono nel miglior modo possibile, e con tal mezzo ne otteniamo
più facilmente la valida protezione sopra di noi e sopra le opere nostre, alla maggior gloria di
Dio e alla salute delle anime.
Ricordo che qualsiasi fedele confessato e comunicato può in quel giorno guadagnare la
Indulgenza Plenaria, visitando la Chiesa di Maria Ausiliatrice e pregandovi secondo la
intenzione del Sommo Pontefice.
Nella fiducia che la vostra pietà vorrà prendere in benevola considerazione il presente
invito, prego Dio che spanda sopra di tutti le sue grazie più elette, mentre ho l'onore di
professarmi
Delle SS. VV. Benemerite
Torino, 25 gennaio 1884.
Obbl.mo Servitore Sac. GIOVANNI Bosco
[Parole di DB al pranzo].
[…] Sorse anche Don Bosco, e indicando la corona d'invitati, sacerdoti e laici, notò che
tutti erano benemeriti delle nostre istituzioni, affezionati a Sua Eminenza, attaccatissimi al
Santo Padre Leone XIII, e pronti per la religione cattolica di sacrificare anche la vita.
Ringraziava l'Eminentissimo della bontà usata ai Salesiani ed ai giovanetti loro affidati,
proponeva un evviva a lui e al Santo Padre. Poscia in tono faceto invitava tutti i presenti a
pranzo con lui pel mese di giugno del 1891, quando avrebbe celebrata la sua Messa
cinquantenaria. […]
maggio - a. 8, nr. 5
70-72 Conferenza a Spezia e D. Bosco a Roma.
[Parole di DB riferite in una lettera di D. Lemoyne a D. Bonetti].
[…] Mi presento a voi, o cari uditori, col cuore veramente commosso dalla
riconoscenza pel bene che voi avete fatto e fate tuttora a questo Oratorio Salesiano. Quanti
giovanetti il dovranno a voi, se hanno conservata la fede, se vissero da buoni cristiani, se
giunsero all'eterna felicità. Per questo fine io vengo per fare nuovo appello alla vostra carità,
vengo per raccomandarvi una questua per sostenere opere che non sono mie, ma
appartengono al Sommo Pontefice, e gli stanno sommamente a cuore. Esso l'immortale
Pontefice Leone XIIl vi dà pel primo uno splendido esempio. Se esiste alla Spezia questo
Oratorio, dove tanti giovanetti trovano il pane della vita, dobbiamo a Lui esserne riconoscenti.
Sì, il Santo Padre è povero, vive di elemosina, perchè fu privato di tutto, eppure per la Spezia il
povero Pontefice trova modo di mandare mensilmente soccorsi, coi quali si rende più povero
ancora a vantaggio dei giovanetti delle vostre famiglie, della vostra città. Imitate adunque
questo splendido esempio di generosità.
Voi mi direte: E fino a quando dovremo continuare a prestarci in queste opere di
beneficenza? Fino a quando? Cari miei! Finchè vi saranno anime da salvare, finchè i poveri
giovanetti non siano più circondati da insidie e da inganni, sino a che siano giunti alle porte
dell'eternità, ed entrati in paradiso, ove solamente potranno trovarsi al sicuro dagli agguati,
che loro tende il nemico.
Io potrei oggi ragionarvi delle missioni dei nostri Salesiani sparsi nelle varie parti del
mondo e specialmente in America, parlarvi delle loro fatiche, dei loro bisogni, del bene che
operano; ma mi limito invece a parlarvi della Chiesa e, dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in
Roma, I protestanti hanno aperto in Roma scuole e templi per sedurre i Cristiani e
specialmente la povera gioventù. Il Papa Leone XIII addolorato per tanto disastro fece dire a
D. Bosco essere necessario salvar l’onore della Religione Cattolica, e porre un argine alla

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propagazione dell'eresia, e al peryertimento della gioventù. E in qual modo? Coll'erigere la
Chiesa già designata al Sacro Cuore di Gesù, ed un grande Ospizio per raccogliere i giovanetti
pericolanti. Santo Padre, io ho risposto, di buon grado io mi accingo a quest’opera, ma non
ho danari. E questo io pure non ho, disse il Sommo Pontefice. Rivolgetevi dunque ai fedeli, e
dite che il Santo Padre raccomanda a tutti la Chiesa del Sacro Cuore, e che il Signore benedirà
temporalmente e spiritualmente chiunque presterà mano ad opera così bella. Ecco o cari
Cristiani, ecco perchè io ho cercato e cerco sussidii altrove e qui, ecco perchè ora si farà una
questua in questa Chiesa. Si tratta di onorare l’amoroso Cuore del nostro dolcissimo
Salvatore. Il Sacro Cuore di Gesù è la sorgente di tutte le benedizioni, di tutte le grazie. Tutti
abbiamo bisogno di queste grazie. Facendo quindi un'obblazione in onore del Sacro Cuore
chiediamo nello stesso tempo quella grazia di cui abbiamo speciale bisogno o per l'anima o
pel corpo, o per i genitori, o per la figliuolanza o per i nostri interessi materiali, o per il
conseguimento di qualche bene intellettuale o morale, e state certi che otterrete quanto
sarete per chiedere, perchè Dio non si lascia vincere in generosità quando la vostra domanda
non sia d’impedimento al vostro bene spirituale.
Altra ragione per contribuire si è Colui, che chiede la vostra elemosina in nome del
Sacro Cuore. Chi chiede la vostra limosina è lo stesso Sommo Pontefice, il nostro Padre, il
Vicario di Gesù Cristo. Il Santo Padre domanda che procuriate favorire due cose in modo
particolare: questa opera dell'Oratorio nella Spezia, e l'opera del Sacro Cuore di Gesù in
Roma. Il Santo Padre dal canto suo che cosa fa, che cosa promette? `Sta colle mani levate al
cielo, prega per voi, vi benedice, ed ogni giorno si ricorda di voi nella Santa Messa. La sua
intercessione è potentissima per l’autorità della quale è rivestito, per l'amore col quale è
prediletto dal Sacro Cuore di Gesù. Esso parla in nome del Sangue del Salvatore, e noi non
ascolteremo? Esso ci invita in nome della salvezza di tante anime immortali, e noi saremo
restii? Esso chiede soccorso ai figli per i fratelli e noi rifiuteremo ? Ah no ! Voi non farete
certamente questo torto al Vicario di Gesù Cristo, e al vostro carattere di Cristiani cattolici.
Qualcuno forse dirà: E dove dovró io prendere danari? Le mie entrate non sono grandi i
tempi sono difficili, i negozi non prosperano Lasciate che io vi parli con libertà. Se vogliamo
soddisfare un capriccio, prenderci un divertimento, fare in certe circostanze una bella figura in
società, oh allora sappiamo trovar danaro; e poi non troveremo noi un obolo da donare a
Gesù Cristo, mentre tutto quello che possediamo l'abbiamo da Lui, che può renderci
centuplicato anche in questo mondo il nostro dono?
Altri diranno: Sono tanti che domandano l'elemosina per opere buone così svariate e
molteplici ! Ce ne sono troppe ! Questa risposta, o cari miei, non è da Cristiano. Voi dite: Non
posso sostenerle tutte queste opere buone; ed io vi domando in confidenza: ne sostenete
almeno qualcuna ? Io credo che quelli, i quali gridano che ce ne sono troppe, non ne
sostengano nessuna. Ah! ricordatevi che il far carità è un obbligo. Se non si hanno danari si
può dare oggetti di vestiario, si può dar commestibile, si può cercare e incoraggiare altri che lo
facciano. Se assolutamente possediamo nulla, vi è l'opera delle opere: La preghiera. Pregare
perchè il Santo Padre sia consolato e confortato nel grande uffizio di reggere la Chiesa;
pregare per gli operai evangelici, acciocchè il Signore dia loro sanità, forze, virtù, mezzi,
corrispondenza, trionfo nelle loro missioni; pregare per le anime de’traviati, affinché si
convertano, dei giusti, affinchè perseverino; ecco una limosina, che non tutti fanno.
Qualcun altro per esimersi dal fare elemosina dice: Io potrei fare limosina, ma desidero
riservarmi qualche cosa per i miei bisogni futuri; potrebbero succedere anni nei quali le
campagne renderanno poco, ristagno d'affare, fallimento, e simili disgrazie. Quindi bisogna
che io pensi all'avvenire e mi metta in serbo una qualche fortuna. Pur troppo ciò, che vien
chiamato previdenza, è cagionato da mancanza di fiducia nella divina Provvidenza; pur troppo
si risparmia oggi, si risparmia domani, agli avanzi degli anni addietro si aggiungono gli avanzi
dell’anno seguente, cresce nell’animo l’amor al danaro, e lo spirito dell'avarizia; pur troppo
che coll'accrescersi della fortuna il cuore si fa sempre più duro verso i poverelli, e a poco a
poco dal suo stesso denaro un Cristiano è tirato all'inferno. I Cristiani furbi non accumulano
danaro per un tempo che passa come un lampo, danaro che in buona sostanza si può
chiamare denaro di morte; i Cristiani furbi con opere buone portano all'eternità il danaro della
vita. S. Lorenzo era il depositario dei tesori della Chiesa Romana. Il Preside pagano avido di
queste ricchezze, chiamato a sè il S. Diacono gl'intima di consegnargli quanto oro, argento,

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pietre preziose avea in deposito. S. Lorenzo promise che avrebbe ciò fatto, chiedendo il
tempo di pochi giorni per radunarle. Il Preside acconsentì, sicuro di aver tra poco la preda
agognata; ma Lorenzo distribuita ai poveri la somma di danaro ritratto dal tesoro venduto, di
costoro radunò una folla grandissima nell’atrio del Preside. Entrato quindi al suo cospetto, lo
pregò a voler discendere nell'atrio, poichè avrebbe visto il mantenimento della sua promessa.
Il Preside al primo vedere tanta folla di miserabili, meravigliato chiese a Lorenzo, perchè
avesse condotta colà tutta quella gente.;Sono, disse il santo, i tesori della Chiesa questi
poveri ed io te li ho presentati, come ti aveva promesso. Il Preside credendosi schernito sali
sulle furie: L'oro e l'argento io ti ho chiesto; ove l’hai tu nascosto ? Ed il Santo rispose
Facultates Ecclesiae, quas requiris, in caelestes thesauros manus pauperum deportaverunt.
Le ricchezze della Chiesa che tu agogni furono portate nei tesori celesti dalle mani dei poveri.
Sì, cari miei. Le mani dei poveri portano le nostre elemosine in paradiso. Dare ai poveri il
nostro obolo è come darlo nelle mani di Gesù Cristo. Il Divin Salvatore protestò che nell'ultimo
giudizio pronuncierà la sua sentenza principalmente secondo che avremo o non avremo
avuto viscere di misericordia per i meschini, e dirà apertamente innanzi a tutto il mondo: Ciò
che avete fatto al più piccolo di costoro lo avete fatto a me. Volete portare con voi il vostro
danaro non nella tomba, non nella perdizione, non nell'eternità dell'inferno, ma nell'eternità
del paradiso ? Fate elemosina ai poveri, specialmente quando si tratta di coadiuvare la salute
delle loro anime. Il Salvatore ha faticato, ha sudato, ha vissuto povero, ha patito, è morto per
le anime. E voi guardate quanti poveri giovanetti vi sono mai nel mondo, che traditi, che
ingannati, che senza educazione religiosa cadono nel vizio e si perdono! E potete voi resistere
impassibili a così straziante spettacolo? Badate che ai cuori duri dice Gesù Cristo: Tu non ti
adoperi a salvare le anime coi mezzi che io stesso ti ho dato, perciò il tuo danaro sia teco in
perdizione. Procuriamo adunque di promuovere i nostri veri interessi. Diamo a Gesù Cristo, e
quanto daremo ci sarà restituito con usura nel tempo e nell'eternità, perchè la banca del
Signore non fa fallimento.
Ho parlato come a fratelli, quindi perdonatemi la libertà e la confidenza del mio dire.
Vado a Roma e porterò l'offerta che voi farete, perchè sia impiegata nello edificare la Chiesa e
l'Ospizio del Sacro Cuore. Parlerò di voi al Sommo Pontefice, che tanto tiene a cuore la
popolazione della Spezia, come lo dimostra questo Oratorio medesimo, soccorso da lui più di
quello che le sue forze gli permettano. Io gli chiederò la benedizione per voi, per le vostre
famiglie, e pei vostri interessi.
lo poi dal canto mio non mancherò di fare ogni mattina una preghiera speciale per voi,
e voi abbiate la bontà di pregare per me. Così coll'esercizio della carità operosa e colla
preghiera avremo fondata speranza di trovarci tutti insieme in Paradiso. »
giugno - a. 8, nr. 6
81-82 Il sacerdote Giovanni Bosco ai signori cooperatori e alle signore
cooperatrici.
[Relazione dell'udienza pontificia, da Torino, 31 maggio 1884].
BS francese: juin 1884, p. 53 [traduzione]
La bontà grande, con cui avete più volte concorso per edificare una chiesa al S. Cuore
di Gesù in Roma al Castro Pretorio, mi fa sperare che vi tornerà gradito un cenno intorno ai
lavori fatti ed altri tuttora da farsi.
A voi è già noto che tanto la chiesa quanto l'ospizio in costruzione accanto alla
medesima debbono ricordare le glorie di Pio IX e presentare ai cattolici un monumento di
fede. Vi noto parimenti che il compimento di quest'opera fu dal Papa Leone XIII affidato ai
Cooperatori Salesiani. Essi accettarono il glorioso incarico; fu comperato un sito
sufficientemente spazioso per costrurre la chiesa ed un orfanotrofio; con dispendio non
ordinario si effettuarono gli scavi, e, affrettando i lavori, in pochi anni si portò ad un bel punto
la fabbrica, e si compierono i lavori del coro e del presbitero.
L’Eminentissimo Cardinale Vicario, considerata la grande difficoltà, in cui si trova quella
numerosa popolazione per compiere i religiosi doveri e far istruire la sua figliuolanza, si recò

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nel giorno 23 dello scorso marzo a benedire il già preparato edifizio, ed ora più migliaia di
fedeli sono in grado di assistere ai divini Uffizi e compiervi le loro pratiche di pietà.
Il giorno 9 del corrente maggio io aveva la bella sorte di prostrarmi ai piedi del Vicario
di Gesù Cristo, e il Santo Padre si compiaceva di ascoltare i particolari della pia impresa, ne
dimostrò grande soddisfazione, lodò la carità degli oblatori; ma restò non poco sopra
pensiero, quando intese che eransi dovuto rallentare i lavori per la mancanza di mezzi
materiali. Andate avanti, Egli mi disse, la pietà dei fedeli non vi mancherà; studiate il modo di
far conoscere la necessità di questo sacro edifizio; notate il bisogno che vi ha in Roma di un
ospizio pei giovani poveri, provenienti da qualunque parte del mondo, cui avvenga trovarsi
abbandonati in questa città, ed, avrete degli aiuti.
In quel momento io ho potuto segnalare il generoso concorso che ci pervenne da varie
nazioni; ho promesso che a nome di Sua Santità avrei fatto nuovo appello alla pubblica
beneficenza, e a tale effetto dimandava poi nostri benemeriti oblatori una speciale
benedizione.
Sua Santità sensibilmente intenerita soggiunse: Di tutto buon grado impartisco
l'apostolica benedizione a tutti i Cooperatori, a tutti i benemeriti oblatori. Io non mancherò di
pregare per loro ogni giorno nella santa Messa; pregherò per la pace tra le loro famiglie, per la
prosperità nei loro interessi temporali, e per la buona riuscita nella cristiana educazione della
loro figliuolanza.
Proseguendo il suo discorso, il Sommo Pontefice aggiunse: Siccome poi il Santo Padre
deve non solamente cooperare, ma operare, così a questa impresa intendo di concorrere io
pure materialmente. Perciò, a malgrado della strettezze finanziarie in cui mi trovo, io mi
assumerò tutte le spese che occorrono per la facciata di quel sacro edifizio. Le mura, gli
ornamenti, le finestre, le tre porte saranno a carico mio. In questo modo conoscerà il mondo
come il Capo della Chiesa propaga e sostiene la religione, e non mai si rifiuta di prendere parte
alle opere, che tornano a vantaggio della civile società, specialmente della porzione più eletta
del genere umano, della gioventù, verso cui i Sommi Pontefici hanno sempre prodigato e
tuttora prodigano le più sollecite cure. Ho pertanto fiducia che altri e poi altri cattolici,
seguendo il mio esempio, verranno generosi in nostro aiuto per compiere questa ed altre
opere di beneficenza a maggior gloria di Dio, ed a salute delle anime.
A queste amorevoli parole del S. Padre ho procurato di rispondere con sinceri
ringraziamenti, assicurandolo che noi tutti innalzeremmo preghiere a Dio pel bene di Santa
Chiesa, ed avremmo raddoppiato di ardore a fine di cooperare a compiere ed a sostenere le
opere che l'inesauribile carità del Papa raccomanda e promuove.
Dal canto mio, o benemeriti Cooperatori, mentre vi professo la mia più profonda
gratitudine, non cesserò di pregare per voi, e di far eziandio pregare i giovinetti da voi
beneficati, a fine di ottenervi vita felice nel tempo e felicissima nella eternità.
Torino, 31 maggio 1884.
Obblig.mo servitore
Sac. Gio. Bosco.
88-91 Conferenza dei cooperatori a Roma.
[Parole di DB (p. 88s)].
BS francese: juin 1884, p. 60 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): agosto 1884, p. 85s [traduzione]
Incomincio col porgere vivi e cordiali ringraziamenti all'E.mo Cardinale Vicario, il quale
si è degnato di accettare la presidenza di questa pia riunione, e nonostante il brutto tempo
ebbe la bontà di recarsi in mezzo a noi. Quindi a voi, signori Cooperatori e signore
Cooperatrici, volgo un saluto, mentre vi professo profonda gratitudine per aver accolto con
tanta carità il mio invito. Se mi permettete vi darò di volo una breve relazione delle opere
compiute dai Salesiani, giacché sono ben due anni, che non ebbi più l'onore di parlare a voi.

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Due anni sono si trattava di cercare il modo di aumentare le case di giovani per dar loro
cristiana educazione, crescendo sempre più i pericoli per le loro anime. Grazie al Cielo ed alla
carità dei Cooperatori Salesiani, posso con grande mia consolazione annunziarvi che i nostri
voti allora manifestati ottennero il loro risultato, poichè le case si sono quasi duplicate. Oltre a
cento mila giovani vi attendono oggidì ad imparare una professione e vi hanno il pane della
vita temporale ed eterna. Dopo Dio io debba ringraziare i Cooperatori e le Cooperatrici, che mi
aiutarono ad ottenere frutti così copiosi.
Due anni fa io vi parlava pure delle Missioni del Brasile, dell'Uruguay e della Patagonia,
non che delle belle speranze di salute per quelle contrade. Ed ora le Missioni sono fondate
stabilmente e i battesimi degli infedeli nei deserti del Sud di America ascendono a circa
15,000. Il sapientissimo Pontefice Leone XIII ha divisa la Patagonia in Vicariato ed in Prefettura
Apostolica, affidando queste Missioni ai Salesiani. Aumentando gli operai evangelici,
accresceranno eziandio di numero le conversioni degli infedeli.
Quello pure che due anni fa si notava era il bisogno sentito qui in Roma di una Chiesa e
di un Ospizio dedicato al Sacro Cuore di Gesù, come un monumento di omaggio a Pio IX;
Chiesa ed Ospizio, che servendo di parrocchia al nuovo quartiere della città al Castro Pretorio
fosse ad un tempo asilo per l'educazione religiosa e civile di tanti poveri fanciulli abbandonati,
che vagano per le vie e per le piazze in pericolo dell'anima e del corpo. Ed ora sono lieto di
dirvi che la Chiesa non solo fu cominciata e la costruzione è giunta al punto da metter su le
volte, ma una parte, cioè il coro ed il presbitero sono finiti e servono già per le funzioni
parrocchiali. E deve consolare tutti, specialmente il Cardinale Vicario, il sapere come
numeroso sia il concorso dei popolo alle sacre funzioni e grande la frequenza ai Sacramenti
degli adulti e dei fanciulli. Annesso alla parrocchia si tiene eziandio l'Oratorio festivo, e alla
domenica sono circa 200 i fanciulli, che vi accorrono per assistere alla Messa, ed al catechismo
che loro si fa appositamente nella cappella a ciò destinata. Essi poi si fermano nel cortile per la
ricreazione, ed invece di andare girovagando per la città, esposti ai più gravi pericoli
d'irreligione e d'immoralità, si stanno colà trastullandosi lietamente sotto gli occhi e
l'assistenza dei Salesiani.
Le fanciulle che pure vengono a ricevere regolarmente l'istruzione religiosa superano
le 300. Dobbiamo pur essere contenti della frequenza dei giovanetti alle nostre scuole. Sia
ancora benedetto il Signore per il modo, col quale si è incominciato il pio esercizio del mese di
Maggio in onore di Maria SS. Circa un migliaio di fedeli vi accorrono tutte le sere alla predica e
alle apposite pratiche di pietà, mentre un'altra folla interviene nel mattino ad un’altra
consimile funzione, che si fa regolarmente per coloro, che non potrebbero prendere parte a
quella della sera.
Non debbo peraltro tacere che il Tempio consecrato al Sacro Cuore di Gesù è ancora
ben lungi dall'essere finito; ed è appena incominciato l'Ospizio annesso, che dovrà contenere
cinquecento fanciulli almeno. Per una gran parte bisogna ancora procedere agli scavi per le
fondamenta. I lavori ora continuano con una certa alacrità, ma si dovettero sospendere per
un po’di tempo, perché i mezzi non corrispondono al buon volere. Per sopperire a questa
necessità ho pensato di aprire una lotteria, qui in Roma. Già un gran numero di premii è stato
raccolto, i biglietti sono stampati; manca solo l'approvazione dell'autorità, e questa si aspetta
a giorni. Stante l’influenza delle persone che si sono interessato spero che questa
autorizzazione non mancherà.
Vengo perciò io nuovamente a fare appello alla carità dei Cooperatori e delle
Cooperatrici di Roma, perchè vogliano compiere un'opera tanto bene incominciata e tanto
necessaria in quella parte della città, quale si è il Castro Pretorio. L’opera è Romana, dei
Romani, e pei Romani. Io l'ho incominciata, altri la prosegua e la conduca a termine.
Io finisco col raccomandarmi alle vostre preghiere, mentre vi assicuro che pregherò e
farò pregare sempre i miei giovanetti per voi.
luglio - a. 8, nr. 7
94-96 Discorso detto da D. Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici.
[Tenuto a Torino il 23 maggio 1884].

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BS francese: juillet 1884, p. 66 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): octubre 1884, p. 113 [traduzione]
Io vi parlo con molto piacere in questo giorno, sia per le cose che debbo dirvi, sia
perchè quest'anno vi parlo nella chiesa di Maria Ausiliatrice. Ed è cosa veramente dolce il
discorrere ai Cooperatori e alle Cooperatrici in questo luogo, che possiamo chiamare casa di
Maria, e casa che Ella medesima si è edificata: Aedificavit sibi domum Maria. Io voglio appunto
intertenere la vostra pietà e così aiutarci a vicenda a celebrare divotamente la festa di Maria
Ausiliatrice, col dimostrarvi le grazie, che Ella fece fin da principio a quelli, i quali presero parte
ad innalzare ed ornare questa sua chiesa. Ascoltate adunque e comprenderete che noi siamo
davvero nella casa di Maria: Aedificavit sibi domum Maria.
Quando si cominciò l'edificazione di questo tempio, mancavano i mezzi materiali. Si
dovevano pagare gli operai, e D. Bosco non aveva denari. Ed ecco che una signora per suo
consiglio si raccomanda a Maria, per ottenere la guarigione da una grave infermità, e Maria la
risana prodigiosamente. La signora riconoscente offre ad onore di Lei il denaro necessario a
pagare la prima quindicina agli operai. Altri vengono a cognizione di questo fatto, invocano
ancor essi Maria con promessa d'offerte per la nuova sua chiesa, e ottengono ancor essi
grazie straordinarie. Allora si comincia una serie non più interrotta di guarigioni da gravi
malattie, e giungendo da ogni parte offerte per grazia ricevute e per grazie da riceversi, si
vide questa chiesa elevarsi di giorno in giorno come per incanto a gloria della gran Madre di
Dio.
Innalzata che fu si trattava di ornarla; e Maria Ausiliatrice provvide anche a questo. Voi,
ad esempio, vedete qui l’altare di S. Pietro; e coma mai si soddisfece alle sue spese ? Vi
rispondo: Una pia matrona Romana malata si raccomanda a Maria, guarisce miracolosamente,
e tosto scrive che a suo conto, nel tempio di Lei, si eriga un altare, e l'altare fu eretto, ed è
questo per appunto. Un poco più in là ve n'è un altro dedicato ai santi Martiri torinesi
Solutore, Avventore ed Ottavio della legione, Tebea, e a sant'Anna, e chi lo fece innalzare? E
un'altra signora di Roma ancor essa favorita di una grazia segnalata per intercessione di
Maria, Si trovava pure gravemente inferma, promette di fare costruire il detto altare e tosto
ricupera la sanità. Dall’altra parte in fondo vi ha l’altare del Sacro Cuore ed esso pure ci ricorda
una grazia ottenuta da una persona di Milano, che in segno di riconoscenza ne sostenne la
spesa. All'altare di s. Giuseppe troviamo la costruzione, la balaustrata, il quadro, frutti ancor
essi di copiose grazie e benedizioni ottenute allo stesso modo. Il pavimento della chiesa, il
pulpito stesso dal quale io vi parlo è effetto di una grazia ricevuta. Dono di benemeriti oblatori
in ossequio a Maria Ausiliatrice è la statua di rame, che torreggia sulla cupola; dono e lavoro
d'un maestro falegname è l'orchestra. E se volessimo far passare tutte le parti e gli ornamenti
di questa chiesa, come segni di favori ricevuti, non la finiremmo più; imperocchè le colonne, le
volte, il tetto, ogni pietra, ogni mattone, ed ogni ornato si può dire che sia una grazia di Maria.
Nella Sagrestia poi vi ha una quantità di quadretti, che sono prove indubitate di
altrettante grazie. Là vi è una madre che ha salvo il figlio dalla morte; qui uno liberato da forte
male di denti; in altra parte una pericolosa caduta impedita, e via dicendo. E io stesso sono
obbligato, a dirvi i particolari che riguardano la mia persona. Avrete sapute che da qualche
tempo io era molto cagionevole di salute, e come impotente a lavorare. Ebbene il 15 del
corrente, primo giorno della novena, incominciai a star meglio; il miglioramento fu di tutti i
giorni, ed ora, in grazia di Maria, mi trovo bene come molti anni addietro.
Se poi convenisse alzare un velo, e manifestare le grazie spirituali ottenute ai suoi
divoti, quale magnifico inno non potremmo noi cantare in onore della potentissima Vergine
Ausiliatrice? Noi diremmo di mogli, che hanno riavuti i proprii mariti ricondotti a sani consigli;
padri e madri che videro la loro figliuolanza indocile e scapestrata a ritornare ubbidiente e
rispettosa; peccatori e peccatrici che piansero i loro peccati, fecero la lor confessione, e
presero a menare esemplarissima vìta.
Ma voi, benemeriti Signori, mi direte, perchè mai questa esposizione di fatti e di grazie
nella vigilia della gran festa di Maria Ausiliatrice? Rispondo: Per eccitarvi tutti a confidare nella
sua bontà e potenza, ed affinche sappiate il mezzo da usare per ottenere grazie più
facilmente. Questa Madre celeste tiene già le grazie preparate per noi. Ella vuole solamente

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che gliele domandiamo di gran cuore, e promettiamo di aiutare e promuovere quelle opere,
che tornano a gloria di Dio, ad onore di Lei, a vantaggio delle anime, specialmente della
povera gioventù, come fanno i Cooperatori e le Cooperatrici. Io son certo che tutti quelli di
voi, i quali domanderanno grazie a Maria, le otterranno, perchè, ben inteso, non si oppongano
al bene dell'anima.
Domani qui si pregherà molto per voi, che siete i nostri benefattori e benefattrici, e non
solo domani, ma in questa chiesa si prega per voi incessantemente. Ogni giorno sia dalle
prime ore del mattino più centinaia di persone si raccolgono qui, recitano la terza parte del
Rosario, ascoltano la s. Messa, e molti e giovani e adulti si confessano, e si accostano alla s.
Comunione. Alle ore sette e mezzo più altre centinaia di giovani praticano lo stesso; di poi ad
ogni ora chi v'interviene a fare la visita al SS. Sacramento e a Maria Ausiliatrice, chi vi si porta a
fare la meditazione e la lettura spirituale, chi a raccomandare le persone, che ordinarono
preghiere per grazie di ogni genere; ond'è che dal mattino per tempo sino alla sera tarda le
pratiche di pietà vi continuano senza interruzione. Ora tutte queste preghiere sono dirette
particolarmente ad invocare le benedizioni del Cielo sopra i nostri benefattorì e le nostre
benefattrici e dell'Italia e della Francia e della Spagna e dell'America, e di qualunque altra
parte del mondo. E io credo che in riguardo di tante preghiere, che qui Le s'innalzano, Maria
prosegua a spandere le sue benedizioni, le quali ognor più si fanno copiose ed abbondanti
anno per anno.
Io debbo dirvi ancora che Maria SS. concede grazie non solo qui e a coloro, che la
vengono a pregare in questo luogo, ma le concede anche altrove. Già prossimo alla fine dei
miei giorni, io godo immensamente nel vedere che invece di scemare i favori di Maria
aumentano ogni giorno e per ogni parte. Aumentano in Italia, nella Francia, nella Spagna, nel
Portogallo, nel Belgio, nella Russia, nella Polonia, nell'Austria, nella Repubblica Argentina,
nell'Uruguay e nella Patagonia. Tutti i giorni ora da questa, ora da quell'altra contrada anche
lontanissima si ricevono lunghe esposizioni di grazie straordinarie, ottenute ad intercessione
di Maria Ausiliatrice. Ed i Cooperatori Salesiani e le Cooperatrici sono gli strumenti, di cui si
serve Iddio per propagare sempre più la sua gloria e la gloria dell'augusta sua Genitrice. Voi
tutti ne dovete andar lieti, e intanto concepire la più grande fiducia nel patrocinio di Maria.
Io ho dovuto esporre in succinto queste cose, per non dilungarmi troppo, e per non
abusare della vostra cortesia. Tuttavia vi aggiungo ancora, che sono stato a Roma, e ai piedi
del Santo Padre Leone XIII, il quale parlò dei Cooperatori Salesiani; disse che li benediceva di
cuore, e che ogni giorno prega per loro. Ripetè che intende d'essere non solo Cooperatore,
ma primo Operatore, perchè, disse, i Papi devono sempre essere a capo di tutte le opere di
beneficenza, allora specialmente quando hanno di mira il benessere della povera gioventù.
Avendo saputo i considerevoli lavori, che si erano fatti e quelli che rimangono a farsi per la
costruzione della chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma, ha voluto assumersi l'incarico di
fare costruire a suo conto la facciata della chiesa medesima, che importa una spesa
notevolissima. Egli desidera pure che accanto alla chiesa si fondi un ospizio e già vi abbiamo
posto la mano. Ma perchè, mi domanderete, un nuovo ospizio in Roma, dove ve ne sono già
tanti? Vi risponderò che per lo più gli istituti già esistenti in Roma pel loro scopo. e per l'atto di
loro fondazione esigono che i giovani abbiano certe condizioni, per le quali molti non possono
esservi ricevuti; gli uni esigono, per es., che i giovani siano Romani, gli altri che appartengano
a determinate città e nazioni, e poi la maggior parte per la condizione dei tempi e delle cose si
sono fatti insufficienti al bisogno. Ora il Papa vuole un Istituto veramente cattolico, tale cioè
che raccolga i poveri giovani pericolanti non solo Romani ed Italiani, ma Francesi, Tedeschi,
Spagnuoli e di qualunque nazione e condizione essi siano, purché si trovino in pericolo o
dell'anima o del corpo. Il Santo Padre desidera, e desidera molto quest'opera. e perciò la
raccomanda caldamente e benedice i Cooperatori e le Cooperatrici, che vi concorrono colle
loro limosine. Egli udì pure con molta soddisfazione a parlare della chiesa di S. Giovanni
Evangelista in Torino. Accanto a questa chiesa dedicata all'Apostolo della carità occorreva
anche un ospizio, perchè si potesse dire: Ecco la carità in pratica, ecco come si onora
l'Apostolo della carità. L'ospizio fu da noi incominciato, vi si lavora e si sta compiendo, e spero
che di quest'anno sarà terminato; e lo avremo presto ripieno di giovani. All'udire ciò il sommo
Pontefice conchiudendo disse: « Se vogliamo una società buona dobbiamo far convergere
tutti i nostri sforzi nell'educare cristianamente la gioventù, che fra breve formerà la umana
generazione. Se essa sarà bene educata avremo la società domestica e civile costumata; se

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male, la società andrà ogni dì peggiorando ed i figli dovranno nella virilità lamentare la cattiva
educazione loro impartita dai parenti, se pure non avranno a maledirne la memoria. »
Questi sono i sentimenti espressi dal Vicario di Gesù Cristo, il quale finì coll'impartire a
tutti la sua apostolica benedizione.
Intanto per meritare una speciale protezione da Maria Ausiliatrice, e corrispondere al
vivo desiderio del Santo Padre, ognuno di voi veda di fare quello che è in suo potere a
vantaggio dell’ospizio del Sacro Cuore in Roma e di quello di S. Giovanni in questa città. La
vostra carità giova alla civile società, giova alle famiglie cristiane, e, diciamolo pure, giova
anche alle non cristiane; imperciocchè se non altro mediante la carità vostra si avranno degli
uomini bene educati ed istruiti; si avrà la pace in famiglia, e il padre e la madre e i parenti si
vedranno meglio corrisposti dai figliuoli, che invece di essere il loro flagello diverranno la
consolazione ed il sostegno della loro vecchiaia.
Dirò di più: La carità vostra gioverà a voi tutti, e ai vostri cari, perchè Dio mantenendo la
sua promessa ve ne darà il centuplo in questa vita, ed un premio eterno nell'altra.
Domani io intendo di celebrare la S. Messa, per invocare sopra di voi, sopra dei vostri
parenti, sopra i vostri interessi spirituali e temporali, le benedizioni più elette, e per ottenere
la grazia più bella ed importante di trovarci un giorno tutti insieme in Paradiso a lodare e a
godere Iddio colla nostra dolcissima Madre Maria Ausiliatrice.
97-100 L'onomastico di D. Bosco in Torino.
[Parole di DB (p. 98s)]
BS francese: juillet 1884, p. 74 [traduzione]
[…] D. Bosco pose fine al trattenimento, ringraziando brevemente i giovani e le
persone che gli facevano corona, ed augurò buona festa a tutti. Accennando poi alle lodi che
gli avevano lette, egli disse che del bene fatto si doveva dare lodo a Dio, a Maria Ausiliatrice, e
a quelli che avevano aiutato D. Bosco colla loro carità; che in quanto a sé, non avendo le virtù
che l'amore dei figli gli attribuiva, avrebbe procurato di acquistarle per l'avvenire, affinché
un'altra volta non avessero più a dire bugie da poeta; l'unica cosa ammettere per vera, vale a
dire il grande amore che egli portò sempre e porta tuttora ai giovani, pel bene dei quali è
pronto a spendere quel tanto di vita che ancor gli resta. Intanto sapendo che molti
bramavano pure di esternargli per lettura i proprii sentimenti, D. Bosco con amorevole sorriso
e in tono faceto promise che la sera seguente sarebbe ritornato al medesimo luogo per
ascoltare le loro lodi. […]
agosto - a. 8, nr. 8
107 Preservativo contro il cholera.
[Parole di DB]
[…] Per la qual cosa D. Bosco c'incaricò di far sapere ai nostri Cooperatori e alle nostre
Cooperatrici di Francia che nelle Case Salesiane, specialmente in quella di Torino presso la
chiesa di Maria Ausiliatrice, i nostri giovanetti pregheranno ogni giorno che Dio allontani dalle
loro persone e dai loro cari il temuto flagello; e intanto per mezzo nostro suggerisce loro
alcuni suoi preservativi, che sono i seguenti:
1° Frequentare la Santa Comunione colle dovute disposizioni.
2° Ripetere sovente la giaculatoria: Maria Auxilium Christianorum ora pro nobis.
3° Portare in collo la medaglia benedetta di Maria Ausiliatrice, e concorrere a qualche
opera di carità e di religione in onore di Lei.
I Cooperatori e le Cooperatrici hanno letto nella Storia dell’Oratorio di S. Francesco di
Sales come l'anno 1854, non ostante che il cholera infierisse in Torino e la morte vuotasse le
case che circondavano l'ospizio di D. Bosco, tuttavia niuno de' suoi figliuoli ne fu tocco. E
notisi ancora che molti dei giovani, ad esempio del loro superiore, andavano giorno e notte ad
assistere i cholerosi e nelle case private e nei lazzaretti. Or bene la grazia che il buon Dìo fece

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a noi 30 anni or sono, speriamo che Egli la farà ancora ai nostri Cooperatori e alle nostre
Cooperatrici, per la potente intercessione di Maria Ausiliatrice nostra amorosissima madre.
Procuriamo colle buone opere di meritarci tutti la valida sua protezione.
110-116 Feste di famiglia.
[Parole di DB al convegno degli ex allievi, tenuto il 13 e il 17 luglio (p. 113-116)].
BS francese: septembre 1884, p. 91s [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): noviembre 1884, p. 127 [trad. parziale]
[…] «Più cose vorrei dirvi, ma il tempo stringe, e molti di voi hanno il desiderio di
recarsi ai loro uffizi o alle loro famiglie. Quindi io vi indirizzerò poche parole. E in primo luogo
vi dirò che io sono molto contento di vedervi radunati qui in questo luogo, tanto più che in
quest'anno io fui a un certo punto di malessere e di spossatezza, che mi credetti di non
potermi più trovare con voi. Dio sia benedetto, poiché ha permesso che mi trovassi ancora in
compagnia dei miei cari figliuoli. Si parlò da alcuno di voi della messa d'oro che dovrei
celebrare nel 1891, ed io certo non mi rifiuto dal ritrovarmi in quell’epoca alla grande
solennità; ma bisogna trattar quest'affare, bisogna far questo conto con uno che è il padrone
dei padroni, il Signore della vita e della morte. Tuttavia fin d'adesso invito tutti voi a quella
festa, tanto più che in quell'anno cadrà il primo cinquantenario della fondazione dell’Oratorio.
Se Dio ci lascierà in vita vogliam cantare un Tedeum ben solenne. Una cosa però della quale
fin d'ora dobbiamo ringraziare grandemente il Signore e che forma la mia più grande
consolazione si è che dovunque io vado, ascolto sempre buone notizie di voi; si è il pensiero
che da tutte parti si parla bene dei miei antichi figliuoli; si è il sapere che tutti lodano questa
nostra radunanza, poichè è il vero mezzo per ricordare gli avvisi ed i consigli che io vi dava
quando eravate fanciulli. Sì, lo ripeto, ciò mi dà la più grande consolazione: è l'onore, è la
gloria de’miei ultimi giorni. Vedo che molti di voi hanno già la testa calva, vedo che molti
hanno già i capelli incanutiti e la fronte solcata di rughe: vedo che non siete più quei ragazzi
che io amava tanto: ma io sento che ora vi amo ancor più di una volta, perchè voi colla vostra
presenza mi assicurate che stan saldi nel vostro cuore quei principii di nostra santa religione
che io vi ho insegnati, che questi sono la guida della vostra vita. Sento ch'io v'amo ancora di
più perché mi fate vedere come il vostro cuore sia sempre per D. Bosco. Voi dite a me: Ecco, o
D. Bosco, noi siamo qui per protestarle che siamo sempre tutti suoi nella via della salute: e i
suoi pensieri sono tuttora i nostri. Ed io dico a voi, che sono tutto vostro nel fare e nel
pensare, in ogni mia azione.
» Avete mandato un plauso all’amato nostro arcivescovo Cardinale Gaetano Alimonda,
e il vostro plauso mi ha cagionato un'altra vivissima consolazione. È una fortuna grande per
noi il Cardinale Alimonda. Esso è un vero nostro protettore; un amico, un padre! Ogni atto di
riconoscenza, che a noi sia concesso di manifestargli, sarà sempre inferiore ai beneficii ed
all'amore coi quali ci ha consolati.
» Il vostro grido di evviva al Sapientissimo Pontefice Leone XIlI risuonò pure nel mio
cuore pieno di riconoscenza, per ciò che esso ha fatto in nostro vantaggio. Non posso
esprimervi a parole la bontà sua verso di noi. Ciò che noi possiam fare si è di pregar Dio
benedetto acciocché voglia, coi tesori delle sue grazie e delle sue consolazioni, fare ciò che a
noi non è dato di fare.
» Voi avete eziandio parlato delle nostre missioni. E impossibile che D. Bosco vada nella
Patagonia. Eppure avrei vivo desiderio di andare a conoscere quei tanti che debbo chiamare
col nome di figli, che mi scrivono affettuose lettere e che io non ho mai visto; avrei vivo
desiderio di rivedere coloro che con tanta abnegazione son partiti da questo Oratorio, per
andare a recare la civiltà Cristiana in mezzo alle tribù selvaggie. Ma se non posso andar io, in
vece mia andrà Mons. Cagliero. Esso porterà in quelle praterie la fama della vostra bontà, esso
vi porterà come modelli ai suoi nuovi amici. Dirà a quei popoli: Venite a Torino e vedrete,
come i miei vecchi compagni essendo bravi Cristiani, siano felici nel seno delle loro famiglie, in
mezzo alla Società, nel disbrigo dei loro affari. Quando questi selvaggi saranno convertiti,
quando anche le migliaia di fanciulli saranno raccolti nei nostri collegi, i loro principii saranno
quelli stessi che voi avete imparati nell'Oratorio e in un secolo così poco curante di religione,

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essi pure faran vedere al mondo come si possa amar Iddio ed essere nello istesso tempo
onestamente allegri: essere Cristiani e nello stesso tempo onesti e laboriosi cittadini.
» Io finisco. Continuate nella buona via che da tanti anni battete, cosicchè voi possiate
essere contenti d'essere venuti qui; D. Bosco sarà pure contento e potrà gloriarsi che quei
giovani da lui un giorno tanto amati, ora fatti uomini han saputo conservare e praticare
quell’insegnamento che hanno ricevuto dal suo labbro. Voi eravate un piccolo gregge, questo
è cresciuto, cresciuto molto, ma si moltiplicherà ancora. Voi sarete luce che risplende in
mezzo al mondo, e col vostro esempio insegnerete agli altri come si debba fare il bene e
detestare e fuggire il male. Son certo che voi continuerete ad essere la consolazione di D.
Bosco. Cari figli miei ! Che il Signore ci aiuti così colla sua grazia, sicchè possiamo un giorno
trovarci tutti insieme in Paradiso. » […]
[ai sacerdoti]
[…] D. Bosco prese allora la parola
» Io sono molto contento che siate venuti a passare questa giornata con me, e vi
ringrazio di tutti i segni di affezione che mi avete dati. A coloro che non poterono venire a
questo nostro convegno, dite che io li ringrazio egualmente, che li invito di bel nuovo, e che
verranno un'altra volta. A tutti quelli che appartengono al clero come ai secolari, ripetete che
io li conservo nel cuore, che li considero come cari figliuoli, che prego Iddio tutti i giorni
acciocchè li custodisca, e che li ringrazio per tutto quello che hanno fatto e faranno per me.
» A voi in particolare dirò che l'Oratorio, come ognuno può vedere, è benedetto dal
Signore. Siamo cercati da tutte parti e bisognerebbe poter centuplicare il personale per
soddisfare a tutte le domande. Gli stessi giovani usciti dalla nostra casa sono i preferiti,
quando concorrono con altri per avere un impiego o un uffizio. Persino certi artigiani che qui
fra noi non sembrano tanto buoni, nei paesi ove ora si trovano si diportano egregiamente. Ce
ne furono di indole restìa, di naturale indolente, di focoso carattere, eppure col pensiero di
esser figli dell'Oratorio, mutarono interamente condotta. Io so di uno che fu allontanato
dall'Oratorio, il quale per ritornare in Italia ha fatto un viaggio lunghissimo a piedi E perchè
non provvedi a te stesso per avere vita più comoda? gli diceano coloro coi quali gli era dato di
aprirsi.
» Non ho danari: rispondeva Cerca di fartene, non mancano i mezzi, gli suggerivano
certi perfidi consiglieri. Ed esso poi narrava: Molte volte ebbi occasione di poter
impunemente ritenere la roba altrui, ma dissi fra me: Non fia mai che disonori l’Oratorio. E
così percorse circa 200 Kilometri a piedi. Questo è un fatto solo; ma molti altri di simil genere
recarono a noi grande consolazione. L'amor proprio ci avrà avuta la parte sua, ma per ciò il
risultato non è meno felice.
» Ed ora parlo per voi Parroci, vice parroci, preti, chierici, impiegati, capi d'arte. Sia
benedetto il Signore, per aver permesso che ci trovassimo insieme a questa piccola festa: sia
benedetto perchè ci ha lasciati vivere, affinchè potessimo sempre più lavorare per prepararci
la salute eterna dell'anima nostra. Questo deve essere il fine di ogni Salesiano, questo il suo
continuo sospiro. Io col nome di Salesiano intendo significare tutti coloro che qui nell’Oratorio
furono educati colle massime di questo gran santo. Quindi per me voi tutti siete Salesiani.
» Un altro anno vi attendo ad una simile riunione e spero che voi ci sarete tutti e che ci
sarò ancor io. Tale è il mio desiderio, tale la mia intenzione. Bisogna però vedere se il Padrone
della vita la penserà come la pensiamo noi. Dico ciò perché per l'anno venturo ho parecchie
cose da dirvi, che si compiranno in questo anno corrente: e sono sicuro che ne sarete
contenti.
» In primo luogo c'è la chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma. Questa colossale
impresa mi stancò molto pei gravi e continui pensieri, e mi fece andar curvo sotto il peso delle
enormi spese. Bisognava trovare 25000 lire ogni mese. Ora però le costruzioni della chiesa
sono molto avanzate, si lavora con grande alacrità attorno al nuovo Ospizìo, e per l'anno
venturo, spero di poter condurre tutto a termine. E giacchè parlo della chiesa del Sacro Cuore,
voi sapete come io abbia aperta una lotteria per far fronte alle ognora crescenti spese. Ho
fatto assegnamento eziandio sulla vostra carità, quindi manderò a voi un piccolo numero di
questi biglietti. Spargeteli tra il popolo: riteneteli per voi se la vostra borsa ve lo permette se

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non potete ritenerli, ritornatemeli che io vi sarò grato egualmente. Quel che io vi raccomando
si è che mi aiutiate, in quei modi che potete e sapete, a compiere un'impresa che mi fu
affidata dal Sommo Pontefice Leone XIlI.
» In secondo luogo vi dirò. Il cholera fa strage in paesi da noi non lontani, e forse
abbiamo da temere che invada eziandio le nostre provincie. Quindi io vi suggerisco un facile
antidoto contro questo male. Esso consiste in una medaglia che da una parte ha scolpito il
Sacro Cuore di Gesù, e dall’altra l’effigie di Maria SS. Ausiliatrice. Questa medaglia portatela al
collo, in saccoccia ovvero nel taccuino: basta che l’abbiate in dosso. Nello stesso tempo
ripetete ogni giorno la giaculatoria: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Ciò facendo
state tranquilli e state certi che la Madonna farà vedere visibilmente il suo potente patrocinio.
Avrei piacere che voi osservaste attentamente, se anche un solo che abbia in dosso questa
medaglia cadesse colpito dal morbo. Voi andate pure con coraggio ad assistere gli ammalati
nelle case, negli ospedali e nei Lazzaretti e non temete.
» È pur necessario che si faccia sovente la santa Comunione. Ma parlando a preti che
dicono tutti i giorni la santa messa questa esortazione è superflua. Piuttosto esorterò voi a
dirlo agli altri, perchè qui sta la radice della divozione. Pulita l'anima, ognuno può dirsi sicuro
di non essere incolto da nessun malanno.
» Questa pratica di portar la medaglia, pronunciar la giaculatoria, frequentare i
Sacramenti non osservatela voi soli, ma propagatela in ogni luogo, fra i vostri parenti, amici e
conoscenti, affinchè serva a tutti di antidoto contro il cholera. Il Signore vuole con questo
svegliarino scuotere le coscienze. Quindi predicate questa divozione eziandio dal pulpito. A
qualcuno potrà sembrare strano, ardito e forse anche ridicolo. ricordatevi che al cospetto
della morte cessano le risa. Vi dirò come pochi giorni fa un ricco signore, che si vanta scevro
da pregiudizii, sia venuto in mia camera. Esso avea udito come io parlassi dell'efficacia della
medaglia di Maria SS. Ausiliatrice. Quindi m'interrogò: E vero che ella propaga superstizioni?
Di quali superstizioni intende? risposi io. Che quelli che portano indosso la medaglia
di Maria Ausiliatrice saranno salvi dal cholera. E a lei che cosa importa di ciò che io dico ?
M'importa, perchè la mia famiglia e specialmente mio figlio primogenito vogliono ad ogni
costo avere la medaglia.
Ed ella ci crede all'efficacia di questa medaglia ?
Io? niente affatto.
Ed è padrone di non crederci. Nessuno la obbliga. Se non ci crede stia pur senza
medaglia, nessuno vuol dargliela per forza. Ma se ci credesse è presto fatto procurarsela.
E la superstizione? Come posso io credere che un pezzo di metallo abbia tanta
efficacia?
Ma lasci un po’andare! Intenda bene che una pratica approvata dalla Chiesa non è mai
superstiziosa.
Dopo ciò per non piccola ora si parlò delle notizie della Francia. Quel Signore divenne
pensieroso. In sul congedarsi esso con una certa esitanza: Signor D. Bosco, se volesse farmi
un favore!...
Dieci se fa d'uopo: parli pure.
Avrebbe ancora qualcuna di quelle medaglie?
Ma se ella non ci crede ?
Quando si tratta di salvar la pelle... capisce bene... insomma... ho detto per dire... mi
dia la medaglia. Io ci credo e voglio che me ne dia anche una e per mia moglie e per ciascuno
dei miei figli.
Avete inteso! Il Signore che ci vuole tutti felici, con questi flagelli intende di farci
conoscere la preziosità della vita eziandio temporale. E voi, miei cari figliuoli, abbiate di mira
nelle vostre prediche di parlare sovente della morte. Oggi giorno non si fa alcuna stima della
vita. Chi si suicida per non sopportare i dolori e le disgrazie: chi arrischia la vita in un duello: chi
la sciupa nei vizi: chi la giuoca in arrischiate e capricciose imprese, chi ne fa getto affrontando

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pericoli per eseguire vendette e sfogare passioni. Predicate adunque e ricordate a tutti, che
noi non siamo i padroni della nostra vita. Dio solo ne è il padrone. Chi attenta ai proprii giorni
fa un'insulto al Signore, è la creatura che fa un atto di ribellione contro il suo Creatore.
Voi che avete ingegno troverete idee e ragioni in abbondanza e modo di esporle, per
indurre i vostri uditori ad amare la vita e rispettarla, nel gran pensiero che la vita temporale
bene impiegata è foriera della vita eterna » […]
novembre - a. 8, nr. 11
153 Ringraziamento di D. Bosco.
[A motivo delle preghiere fatte per la sua guarigione].
BS francese: décembre 1884, p. 113 [traduzione]
D. Giovanni Bosco ringrazia cordialmente i Signori Cooperatori e le Signore
Cooperatrici delle preghiere pubbliche e private che nella loro carità innalzarono per la sua
guarigione.
All’efficacia di queste preghiere egli attribuisce l'aver ottenuto da Dio e dalla Vergine
SS. di poter riprendere una parte delle sue antiche occupazioni. Quindi, per testificare la sua
riconoscenza, nel giorno della Presentazione di M. V., 21 Novembre, celebrerà la S. Messa ed
unitamente coi suoi giovanetti pregherà il Signore che li benedica, li prosperi e, in questi giorni
di calamità e di malore, tenga lontano da loro ogni disgrazia.
1885
gennaio - a. 9, nr. 1
1-4 Il sacerdote Giovanni Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici.
[Opere del 1884 e programmi del 1885].
BS francese: janvier 1885, p. 1 [traduzione con piccole varianti]
BS spagnolo (Almagro): marzo 1885, p. 21s [traduzione]
BENEMERITI COOPERATORI E BENEMERITE COOPERATRICI,
L'anno che è poc'anzi spirato mi porge occasione d’invitarvi a ringraziare per varie
ragioni il Signore. Vi è noto che per alcuni mesi molte città e borgate d’Italia e di Francia
furono infestate dal terribile morbo asiatico, il cholera, e migliaia e migliaia di vite furono
mietute dalla morte. Ma Iddio benedetto per sua bontà volle preservare dal temuto flagello
tutte le Case Salesiane e le persone che le abitavano; anzi mi è dolce il credere che abbia usata
la stessa misericordia a voi ed ai vostri cari. Coll’animo adunque compreso dalla più profonda
gratitudine ringraziamo l’Arbitro della vita e della morte per averci concesso un cosi ambito
favore.
Altro motivo di sciogliere la lingua in vivi ringraziamenti lo abbìamo negli aiuti, che
Iddio ci ha prestato di fare un poco di bene ad onor suo e a vantaggio del prossimo. Qui mi è
caro di ricordarvi in succinto che mediante il divino favore e la vostra cooperazione la pia
Società Salesiana nell'anno passato fu in grado non solamente di sostenere e sviluppare le
opere sue per lo addietro già incominciate, ma di dare la vita a non poche altre con grande
profitto della povera gioventù e della civile società. Fra le altre cose fatte, abbiamo terminato
l’Ospizio di S. Giovannì Evangelista in Torino, già oramai pieno di giovani; abbiamo inaugurato
al divin culto una parte considerevole della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Roma, e dato
principio all'annesso Ospizio accettandovi dei giovani abbandonati; abbiamo fatto acquisto di
un fabbricato con vasto cortile in Faenza allo scopo di rassodare vieppìù l’Oratorio festivo e le
scuole colà esistenti; in memoria del III centenario della morte di S. Carlo Borromeo abbiamo
cominciata una chiesa nel collegio di Borgo S. Martino che ne porta il nome; abbiamo
provveduta una grandiosa macchina per fabbricare la carta, la quale mette la nostra cartiera
di Mathi al livello di ogni altra d’italia, e procura alle nostre tipografie carta a modico prezzo, e
ci facilita la diffusione della buona stampa in mezzo al popolo, con molto vantaggio della

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religione e del buon costume; abbiamo preso la direzione di un orfanotrofio a Lille, grandiosa
città al Nord della Francia, ed acquistato un edifizio in Parigi ad uso di Oratorio festivo, già
frequentato da molti giovanetti; abbiamo aperta una nuova Casa di arti e mestieri nella
Spagna a Sarrià presso Barcellona.
Non meno provvida e generosa mostrossi la mano di Dio verso le nostre Case
americane. Egli non solo le aiutò a mantenersi in vigore, ma le protesse contro alle violenze di
forti nemici, che ne avevano giurato lo sterminio. Passo sotto silenzio lo sviluppo delle
Missioni della Patagonia, i ripetuti viaggi apostolici e le scoperte di tribù selvagge sin ora
ignorate, le molte centìnaia di battesimi amministrati, le migliaia di adulti e di fanciulli istruiti,
molti dei quali pur ricoverati ed educati negli Ospizi già fondati negli anni decorsi, e via
dicendo.
La stessa celeste protezione esperimentarono le Suore di Marìa Ausiliatrice, le quali
non solamente conservarono aperte le loro 45 e più Case, ma ne aprirono parecchie altre, tra
le quali una a Candia in diocesi d'Ivrea, una seconda a Lingotto alle porte di Torino, una terza a
Marsiglia, una quarta a Carmen di Patagonia, oltre l'impianto di nuove scuole, asili d’infanzia,
laboratorii ed Oratorii festivi presso a varii loro istituti già prima esistenti.
Ora se in questo mondo nulla vi ha di più importante e sublime che il cooperare con Dio
ad estendere il suo regno tra gli uomini, a strappare anime all’inferno ed avviarle al Cielo, noì
abbiamo ragione di rallegrarci di aver potuto compiere tutte le mentovate opere ed altre, e
siamo in dovere di darne lode a Dio, il quale si degnò di farci in tal guisa suoi Cooperatori e sue
Cooperatrici.
Ma noi non dobbiamo desistere dalle opere nostre; che anzi, a misura che il Signore si
compiace di ricavare frutti così preziosi dalla nostra carità e farci strumenti della sua gloria e
della salute delle anime, ci conviene crescere di ardore nel bene operare, onde ottenere da Lui
nuovi favori, e procacciarci più splendide corone. A quest’uopo io vi prego di continuarmi la
vostra benevolenza e il vostro appoggio per due opere principali, che dovremo avere
particolarmente di mira nell’anno corrente.
La Lotteria
Or fa un anno io vi diceva che ad ottenere i mezzi necessarii per proseguire e compiere
i lavori, che avevamo in corso a Roma, avrei fatto ricorso ad una lotteria, e fin d'allora mi
raccomandava a voi per due atti di carità. L’uno si era che cercaste e m'inviaste dei doni, e
questo voi avete fatto con lodevole premura, e perciò potemmo ottenere l’autorizzazione e
dar principio alla lotteria divisata; l’altro era di aiutarmi poscia a distribuire i biglietti della
lotteria medesima, ritirarne e spedirmene il prezzo. Questo secondo atto di carità voi lo state
ora praticando. A molti e molte di voi furono già spedite varie decine di biglietti, e mi consola
davvero il vedere come in generale i Cooperatori e le Cooperatrici si diedero e si danno
amorevole sollecitudine o di tenere per se i biglietti loro inviati, o di smaltirli presso i loro
conoscenti, invitando cosi altre persone a compire con essi un’opera di così squisita.
beneficenza.
Ad onor del vero e a comune edificazione debbo aggiungere che i Cooperatori e le
Cooperatrici praticano questo atto di carità con disinteresse, vale a dire non già per la
speranza di essere a suo tempo favoriti dalla sorte e cogliere un premio della lotteria, ma
bensì pel piacere di cooperare coi Salesiani a fare del bene su questa terra, e in vista del
premio preziosìssimo a loro assicurato da Dio colle sue benedizioni in questa vita e colla sua
gloria in Cielo. Moltissimi infatti, non paghi di ritenere e smerciare i primi biglietti ricevuti, ne
dimandarono ancora.; non pochi mi fecero tenere il prezzo ed insieme i biglietti medesimi,
affnche li distrìbuissi ad altre persone, riscuotendone nuovamente l'importo. Questo
disinteresse e questo slancio di tante persone nel porgermi la mano ad operare il bene mi è di
grande conforto, e mi fa scorgere l’intervento di Dio; imperocchè stante la critica annata
questo sentìmento e questa sincerissima prova di carità non può spiegarsi, senza ricorrere col
pensiero a quel Dio, che è padrone dei cuori, li tocca, li muove e li dirige come gli pare e piace,
rendendo loro facili le opere stesse, che naturalmente tornerebbero ardue e difficilissime.
Ma la distribuzione dei biglietti quantunque molto bene avviata non è tuttavia ancora
finita. Io vi prego pertanto, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, che non

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vogliate venirmi meno nell'opera incominciata, ma vi degniate di continuarmi il vostro
concorso, onde possiamo condurla a termine colla maggiore prestezza possibile. Quellì, che
non ebbero ancora dei biglietti, ne riceveranno tra poco; ed avutili abbiano la pazienza e la
carità o di tenerli per sé, oppure di distribuirli tra il popolo inviandomene l'importo; coloro poi,
i quali fossero in grado di prenderne od esitarne in maggior quantità, ne facciano dimanda e
ne sarà loro fatta una nuova spedizione. Convengo che questo possa a taluno riuscire di
qualche aggravio, ma il pensiero che l’aggravio si soffre per amor di Dio, ad onore del Sacro
Cuore di Gesù, ed a benefizio di tanti poveri giovanetti, sono sicuro che vi sarà pure di grande
conforto e di dolce consolazione.
Il Vicariato Apostolico dalla Patagonia.
La seconda opera, che ho da raccomandare, merita altresi la vostra considerazione e la
vostra. carità. Già tutti conoscete l’atto di alta benevolenza usatoci, non è guari, dal Santo
Padre Leone XIII. L'augusto e zelantissimo Pontefice, dopo di avere nell’anno 1883 eretto il
primo Vicariato apostolico nella Patagonia, ed essersi degnato di affidarlo ai Salesiani nella
persona del Sac. D. Giovanni Cagliero, aggiunse nell'anno or ora trascorso un nuovo atto di
sovrana bontà. Nel pubblico Concistoro del giorno 13 del passato novembre il Vicario di Gesù
Cristo aveva la degnazione di preconizzare Vescovo titolare di Magida il prelodato sacerdote
Giovanni Cagliero, primo Vicario apostolico della Patagonia, e di concedere che egli ricevesse
la consacrazione episcopale in Torino nella chiesa di Maria Ausiliatrice, ciò che avvenne il 7
dello scorso dicembre. Il nuovo Vescovo partirà tra poco dall'Europa e andrà a prendere cura
delle anime, che gli furono affidate dal Rappresentante di Dio. Insieme con lui faranno pur
vela per l'America parecchi sacerdoti e catechisti ed alcune Suore di Maria Ausiliatrice,
destinate alla istruzione religiosa e alla civile coltura delle fanciulle dei poveri selvaggi. La
comitiva sarà composta di circa 25 persone.
Da questo breve cenno voi avrete già compreso quello che ci rimane a fare, o miei
buoni Cooperatori e pie Cooperatrici. Lascio a parte le spese di corredo e di viaggio occorrenti
al nuovo drappello di operai evangelici, e vi prego a considerare anche solo che Mons.
Cagliero in Patagonia non troverà nulla di quanto abbisogna all’esercizio del pastorale
ministero e alla formazione di una cristianità; non chiese nè cappelle, non collegi nè seminarii,
e il suo episcopio e la sua cattedrale non saranno che misere capanne, agitate dal vento del
deserto e spesso trasportate via e disperse. Egli non troverà che numerose tribù selvagge
abbandonate alla inerzia ed allo squallore, perché prive del benefizio della religione, delle
scienze, delle arti, dell'agricoltura, del commercio, e di tutto ciò che spetta alla vita civile.
Dovrà pertanto fabbricare, se non delle chiese, almeno delle cappelle in varii punti del suo
Vicariato e fornirle di sacri arredi; dovrà nei luoghi più popolati e centrali erigere ospizi per
ricoverare giovanetti, onde poterli più facilmente ammaestrare ed incivilire, e per mezzo loro
gettare solide fondamenta di una popolazione cristiana, e ridurre alla fede i padri coll’aiuto
dei figli; dovrà crearsi almeno un seminario, per formarsi dei sacerdoti indigeni, che a suo
tempo prendano la direzione delle nuove parrocchie, o tengano dietro alle tribù nomadi,
quando in cerca di cibo trasportano le loro tende da un capo all’altro di quella terra; dovrà
insomma ordinare il suo Vicariato in modo, che si celebrino con decoro i santi misteri, si
cantino con devozione le lodi di Dio, si salvino le anime.
Per effettuare le opere accennate e conseguire il fine bramato richiedonsi, come ognun
vede, molti mezzi materiali, e Mons. Cagliero ed i Salesiani non possedono che la buona
volontà e la propria vita. Per la qual cosa perdonatemi, se io vi dico che per tutto il resto noi
confidiamo nella vostra carità, e facciamo appello al vostro buon cuore. E voi se lungo l'anno
sarete in grado di disporre di qualche limosina, o se potrete indurre qualche buona persona a
dare una qualsiasi offerta in vantaggio delle nostre Missioni della Patagonia, non vi rincresca
di farlo, affinchè coll’opera di tutti possiamo riuscire a condurre presto un buon numero di
selvaggi alla fede ed alla civiltà, presentare alla Chiesa nuovi figli, offrire a Dio veraci adoratori,
e fare sì che dove finora sorgeva la cattedra di Satana s'innalzi il trono di Gesù Cristo e risuoni
applaudito il suo santissimo Nome.
Ricompense promesse alla carità.
Prima di mettere fine a questa mia lettera io non debbo tralasciare di porvi sott'occhio
alcune ricompense da Dio promesse alla carità. Per non dilungarmi di troppo mi limito a

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ricordarvi alcune sentenze uscite dalla bocca di Nostro Signore Gesù Cristo e registra e nel
santo Vangelo. Date, Egli dice, e sarà dato a voi: Date et dabitur vobis. Misura giusta, e
pigiata, e scossa, e colma sarà versala in seno a voi: Mensuram bonam, et confertam, et
coagitatam, et superfluentem dabunt in sinum vestrum. In altro luogo Egli dice: Beati i
misericordliosi, per chè questi troveranno misericordia: Beati misericordes, quoniam ipsi
misericordiam consequentur. E dunque parola di Dio che coloro, i quali fanno la carità agli
altri, e mostrano viscere di compassione nel sollevare, aiutare e consolare gli afflitti e
miserabili, troveranno essi pure carìtà e misericordia. E promessa di Dio e non falla. Non
possiamo sapere come, dove, in quale materia Iddio manterrà questa sua promessa; ma è di
fede che Egli la manterrà. Talora Iddio la mantiene col risparmiare un fallimento alle persone
caritatevoli, o coll'allontanare un disastro dalle loro campagne o dal loro bestiame; altre volte
Egli la mantiene coll'impedire o col troncare una lite dispendiosa; tal altra la mantiene col
conservare o ridurre nel sentiero della virtù una persona cara; non di rado la mantiene col
dare la grazia di vincere una forte passione e superare una grave tentazione; spesso la
mantiene colla sanità o col liberare da una penosa malattia, e in mille altre guise. E se l'anno
scorso il choleramorbus, che infierì orribilmente in varie parti, risparmiò nondimeno tante
case dei Cooperatori e delle Cooperatrici, io credo di poter asserire essere ciò avvenuto in
premio eziandio della loro carità.
Prendiamo dunque le nostre misure, o miei buoni Cooperatori e virtuose Cooperatrici;
e siccome ad ogni istante e per casi imprevisti possiamo avere urgente bisogno della carità e
della misericordia di Dio, cosi colle opere nostre di carità e di misericordia verso il prossimo
rendiamoci debitore e mettiamo questo ricco ed onnipotente Signore nella dolce necessità di
serbare la sua promessa con noi, pel corpo e per l'anima, in vita ed in morte, nel tempo e nella
eternità. Oh ! no di certo Iddio non si lascia mai vincere in ancore e in generosità; e se noi
daremo per Lui come uno, Egli darà a noi come cento. Darà a noi come cento anche in questo
mondo, e infine ci darà la grande ricompensa che tutte le comprende, cioè la stessa sua gloria
nella vita eterna: Centuplum accipietis et vitam aeternam possidebitis.
Preghiere pei defunti.
Io conchiudo col darvi il tristo annunzio che, stante il considerevole numero di
Cooperatori e di Cooperatrici, nell'anno 1884 la morte ce ne rapi più di settecento!
Quantunque siansi già fatte preghiere in suffragio delle anime loro, ciò nondimeno
nuovamente io le raccomando alla vostra pietà. Intanto non ci passi mai dalla mente che tardi
o tosto ancor noi saremo colti dalla morte; anzi parecchie centinaia di coloro stessi, che
leggeranno questa lettera, di qui ad un anno non vi saranno più, e forse non vi sarà più colui
medesimo, che ora la scrive. Stiamo adunque preparati, affinchè in qualunque mese, giorno
ed ora Iddio ci chiami a sé, noi possiamo rispondergli con tranquillità di coscienza e con piena
fiducia: Ecce venio; eccomi pronto, o Signore.
Dal canto mio pregherò ogni giorno e farò pregare i nostri giovanetti che Dio benedica
voi e le vostre famiglie, e a tutti conceda la grazia delle grazie, che è la perseveranza finale,
onde un giorno tutti insieme raccolti in Cielo possiamo godere e lodare Iddio per tutta la
eternità.
Colla più profonda gratitudine e con pienezza di stima mi professo
Di Voi benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici
Torino, 1 gennaio 1885.
Obbl.mo Servitore
Sac. GIOVANNI Bosco
marzo - a. 9, nr. 3
33 Avviso.
[D.B. prega di smerciare presto i biglietti della lotteria].
BS francese: avril 1885, p. 37 [trad. con varianti]

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D. Bosco prega i Cooperatori e le Cooperatrici che ai tanti atti di grande carità e di
sincera benevolenza, che gli hanno usato finora, vogliano aggiungere quello di smerciare
presto i biglietti della Lotteria per le opere intraprese presso la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù
in Roma, ed inviargliene il prezzo, qualora non l’avessero ancora spedito. In questi critici
momenti tutte le sue speranze sono riposte in questo unico mezzo. Il buon Dio ne li
ricompenserà tutti largamente.
36-37 Un incendio
[parole di DB]
[…] D. Bosco intanto stava seduto in sua camera soprapensiero, ma tranquillo e
silenzioso: Disse solamente: È un gran danno: ma il Signore dà, il Signore toglie; Esso è il
padrone ! Di quando in quando chiedeva Si è fatto male nessuno ? Sono accadute disgrazie
alle persone ? E alla risposta: No, nessuno si è fatto male ritornava al silenzio primiero. […]
39-41 Don Bosco e monsignor Cagliero.
[Dialogo].
Monsignor Cagliero pero non partiva. Era troppo stanco e si proponeva di raggiungere
al domani i compagni a Sampierdarena.
Alla sera andò a far visita a D. Bosco e silenzioso sedette al suo fianco. Eziandio D.
Bosco taceva. Benché D. Bosco ami tutti i suoi figli senza preferenza, non poteva a meno che
sentire un grande affetto verso questo suo bravo e rispettoso figliuolo. Egli era stato ricevuto
nell'Oratorio da trentacinque anni, pochi giorni dopo aver perduto il proprio padre. Quanti
ricordi per ambidue in quell'istante !
D. Bosco finalmente: Sono partiti i tuoi compagni ?
Sissignore: rispose Mons. Cagliero.
Mi sembrava che fossero molto preoccupati per la mia sanità. Di’loro appena, li vedrai
che non s'affannino. Io non sto male. E solo la commossione che mi facea comparire così
prostrato di forze; poveretti! Si vedeva che loro facea pena il mio stato.
Si rassicuri che dirò quanto occorre per dissipare dalla loro mente ogni sinistro
presentimento.
E tu quando partirai?
Domani bisogna che mi trovi a Sampierdarena.
E con quale treno?
Non parliamo adesso dell'ora. Ci penseremo.
Se tu potessi partire un po’tardi, e riposarti con tranquillità.
D. Bosco non pensi a questo: Mi sento bene; lasci fare a me. Stassera ci vedremo
ancora una volta e combineremo tutto.
Quindi si misero a parlare alquanto delle missioni, e venuta l'ora della cena,
Monsignore si ritirò, mentre D. Bosco non potendo più reggersi in piedi dovette andare a
letto. Fin dal mattino il Dottore avea insistito perchè D. Bosco si coricasse essendosi
pronunciata una bronchite alla quale si dovea porre presto rimedio. Questa nuova infermità
che si aggiungeva alle antiche metteva soprapensiero il medico. Ma D. Bosco non si era arreso
al consiglio poiché conosceva che sarebbe stato troppo doloroso ai suoi figli partire, sapendo
di lasciarlo così infermo.
Monsignor Cagliero alle 9 1/2 saliva nell'anticamera di D. Bosco, quivi si fermava
alquanto, per velar i sensi di affetto profondissimo che sentiva, componendo il volto al suo
solito sorriso e atteggiatosi a quella disinvoltura che lo contradistingue. Quindi entrò nella
camera di D. Bosco e si avvicinò al letto.
Ebbene mio caro Monsignore ! Disse D. Bosco esitando.
Vengo, disse Monsignor Cagliero, vengo a prendere la sua benedizione.

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128
Come! stassera? Vieni domani mattina potremo parlarci ancora e con più comodità.
Domani mattina forse non ci sarà più tempo. E a che ora dunque tu hai deciso di
partire? Presto molto.
Fermati ancora fino alle due pomeridiane, tu sei stanco; dopo un conveniente riposo il
viaggio ti sarà meno faticoso.
Se Don Bosco nulla ha in contrario, lo pregherei a lasciare a me la scelta dell'ora.
Partendo alle 2 avrebbe trovato in cortile tutti gli 800 giovanetti e i confratelli Salesiani, ed
esso voleva impedire al suo cuore quella commozione che già faticava a tener compressa in
quel momento. Non esternò però a D. Bosco questa sua ragione perchè avrebbe cresciuto il
dolore della separazione.
Fa dunque come credi meglio.
E allora benedica me e benedica ancora una volta i miei compagni. Monsignor
Cagliero in quel punto si inginocchio. D. Bosco lo prese per mano: ‐‐ Fa buon viaggio! Se non ci
rivedremo su questa terra ci rivedremo in Paradiso.
Non parliamo di questo; prima di rivederci in Paradiso ci rivedremo su questa terra. Si
ricordi che ho promesso di ritornare pel giorno cinquantenario della sua prima messa,
nell’anno 1891, quindi lei vi si deve trovare.
Sarà come vuole il Signore. Esso è il padrone.
E incominciò la formola della benedizione. La sua voce era lenta, interrotta. Monsignor
Cagliero gli suggeriva le parole, aggiungendo frasi per la circostanza, e D. Bosco le ripeteva
come un fanciullo che ripete la lezione suggerita dalla madre.
Finita la formola della benedizione sacerdotale e paterna, Sua Eccellenza si alzò.
Dunque buona notte, mio caro D. Bosco.
Mi saluterai i tuoi compagni di viaggio, dirai tante cose da parte mia ai confratelli
d'America.
Ai Cooperatori e Cooperatrici nostre, che incontrerai in Italia in Francia, in Spagna, in
America, dirai che io mi ricordo di essi e del bene che hanno fatto ai nostri giovanetti e che
prego sempre per la loro felicità.
Sì, sì! ed ora riposi, Signor D. Bosco.
Ho ancora tante cose da dirti ma riceverai più d'una mia lettera a Marsiglia prima di
metterti in mare. In queste troverai le mie ultime istruzioni.
D: Bosco avrebbe voluto tirare alquanto a lungo la conversazione, ma Monsignor
Cagliero troncò il discorso perchè vedeva che il respiro del caro padre si faceva sempre più
affannoso, e baciatagli la mano si avviò.
Fa buon viaggio e Dio benedica te e i tuoi compagni replicò D. Bosco mentre
Monsignore usciva. […]
45 Una lettera di D. Bosco.
[Brano di lettera a mons. Cagliero. Cf. ASC A1880402].
« Parole da porsi in musica da Monsignor Cagliero quando sarà sulle sponde del Rio
Negro nella Patagonia e che a Dio piacendo noi canteremo a suo tempo nella chiesa di Maria
Ausiliatrice in Torino. »
» O Maria, virgo potens; tu magnum et praeclarum in Ecclesia praesidium; tu singulare
Aumilium Christianorum; tu terribilis ut castrorum acies ordinata; tu cunctas haereses sola
interemisti in universo mundo; tu in angustiis, tu in bello, tu in necessitatibus nos ab hoste
protege, atque in aeterno gaudio in mortis hora suscipe. »

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luglio - a. 9, nr. 7
94-95 La Vigilia della festa.
[Conferenza ai Cooperatori del 1 giugno 1885].
BS francese: juillet 1885, p. 82 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): setiembre 1885, p. 95 [traduzione]
« Mi presento a voi, rispettabili signori Cooperatori e signore Cooperatrici, non per farvi
un lungo ragionamento, al che non varrebbero le mie deboli forze, ma per esporre
brevemente alcune cose che mi sembrano necessarie a sapersi da voi. E prima di tutto che
cosa vuol dire essere Cooperatore salesiano ? Essere Cooperatore salesiano vuol dire
concorrere insieme con altri in sostegno di un'opera fondata sotto gli auspizi di San Francesco
di Sales, la quale ha per iscopo d'aiutare la S. Chiesa ne’suoi più urgenti bisogni; vuol dire
concorrere a promuovere un'opera tanto raccomandata dal Santo Padre, perchè educa i
giovanetti alla virtù, alla via del Santuario, perchè ha per fine principale d'istruire la gioventù
che oggidì è divenuta il bersaglio dei cattivi, perchè promuove in mezzo al mondo, nei collegi,
negli ospizi, negli oratorii festivi, nelle famiglie, promuove dico, l’amore alla religione, il buon
costume, le preghiere, la frequenza ai Sacramenti, e via dicendo.
« Molte cose si domanderanno da voi: Si domanderà, per esempio, se le opere a cui
prendete parte colla vostra beneficenza sieno in aumento o in diminuzione. Oh!
consoliamoci nel Signore, o benemeriti Cooperatori, perchè le. opere nostre prendono ogni
giorno proporzioni maggiori. Le case, le chiese, i giovani ricoverati vanno ogni dì
moltiplicandosi. Da tutte parti poi ci chiamano a nuove fondazioni, a fine di ricoverare giovani
che vagano per le vie e per le piazze in pericolo di perdere la religione e la moralità, e
incamminati sulla via del disonore e della prigione. Di questo consolante aumento e progresso
di buone opere siane anzitutto lode a Dio, poscia a voi, o caritatevoli signori e signore. Sì, da
voi pure dipende la salute del corpo e dell'anima di tanti giovani e di tante fanciulle. Nelle
vostre mani sta la loro sorte temporale ed eterna.
» 1° La istituzione nostra prende poi proporzioni gigantesche nella Patagonia, dove
testè si diresse monsignor Giovanni Cagliero. Ovunque lavoro, ovunque scuole, ovunque
chiese e ricoveri, e dopoché si è fatto, si è lavorato, si è provveduto, eccoci nuovamente da
capo, perchè le domande, perchè il da farsi aumenta ogni giorno. Vi basti il sapere che se
avessimo 2000 missionari a nostra disposizione, tutti potremmo occuparli; se avessimo 2000
chiese, potremmo empirle tutte di popoli fedeli, e aumentare così il numero degli eletti.
Mons. Cagliero, attorniato da tanta messe, di colà scrive ed esclama: Oh Europei ! voi che siete
nel fiore del cattolicismo, venite qui e vedrete. Vedrete, una immensa moltitudine di persone
che vi segue, che vi chiede la carità, non la carità in denaro od in pane, ma la carità spirituale;
vi chiede istruzione, religione, incivilimento, vi chiede la salute dell'anima.
« 2° Ma quali sono le opere alle quali siete particolarmente invitati di prender parte per
riuscire buoni Cooperatori e buone Cooperatrici ? Vi dirò che molte son le case che si
dovrebbero aprire e che nostro malgrado non possiamo per mancanza di mezzi.
Presentemente assorbono gran parte delle nostre cure la chiesa del Sacro Cuore di Gesù a
Roma, e l'ospizio che le sorgerà accanto, capace di ricevere più centinaia di giovani poveri
della città. Quest'opera abbisogna appunto della vostra carità, o benemeriti Cooperatori e
Cooperatrici, e il Santo Padre Leone XIII per mezzo mio ve la raccomanda caldamente. Oltre di
questa, che vi dirò delle tante case che abbiamo nella Liguria, nel Veneto, nelle Romagne,
nella Sicilia e in questi nostri paesi ? Che dirò dei lavori d'ingrandimento di cui ogni casa ha
bisogno ? Che delle case della Francia, della Spagna e dell'America ? Di là ricevo notizie
consolanti, e tra queste che nel Brasile si sta per aprire una nuova casa nella città di S. Paolo,
per ricevervi tanta povera gioventù abbandonata. E tutte queste opere e vicine e lontane per
sostenersi reclamano il soccorso della carità vostra.
« 3° Altra opera attira ancor presentemente la nostra attenzione, ed è la casa di Parigi.
In quella vasta capitale della Francia, che conta quasi 2 milioni di abitanti, stragrande è la
moltitudine dei giovani che scorrono vagabondi per le vie e per le piazze in pericolo di
perdersi; immenso è quindi il campo in cui può esercitarsi la carità. Coll'aiuto di Dio quella casa

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salverà migliaia di giovani dal mal costume, dalla prigione, dalla perdizione, ed asciugherà le
lagrime a tanti genitori che non sanno più a qual mezzo appigliarsi per allontanare la loro
figliuolanza dalla via del vizio e rimetterla per quella della virtù.
In tutte le nostre case poi, vi fu in quest'anno uno straordinario aumento di domande
d'accettazione. In una sola, fattosi il calcolo delle domande, sapete a quante ammontarono ?
A ben 5000, a ciascuna delle quali con grande nostro rammarico si dovette rispondere: Non vi
è più posto. Oh ! quanto. maggior bene noi potremmo fare, se potessimo fondare nuove case,
se potessimo avere i mezzi onde provvedere vitto e vestito a tanti giovani derelitti ! Quanti
buoni figliuoli, quanti padri cristiani ed onesti, quanti migliori cittadini di più non potremmo
dare alle famiglie, alla Chiesa, alla società !
« Sento che non posso più parlarvi a lungo, e quindi conchiudo dicendo: Persuadetevi,
la messe a raccogliersi è molta, e l'opera vostra, la vostra carità, il vostro obolo non solo è
utile, ma necessario. Adunque aiutateci secondo il vostro potere. Oltre la ricompensa del
Cielo, voi avrete anche su questa terra la consolazione di cooperare al vantaggio della
religione, delle famiglie, della società; la consolazione di sapere che tanti giovani e tante
fanciulle in grazia vostra lodano ora e benedicono Iddio, mentre invece lo maledirebbero nel
tempo, per odiarlo nell'eternità insieme coi demoni. In questi tempi i malvagi cercano di
spargere l'empietà e il mal costume, cercano di rovinare specialmente l'incauta gioventù con
società, con pubbliche stampe, con riunioni, che hanno per iscopo più o meno aperto di
allontanarla dalla religione, dalla Chiesa, dalla sana morale. Or bene, i Cooperatori salesiani e
le Cooperatrici si studiino di opporsi a questi attentati. E come ? Propaghino massime buone,
libri, stampe, società cattoliche, catechismi e simili.
« Un'altra cosa ancora vi raccomando: Pregate gli uni per gli altri. Per parte mia ogni
giorno vi ricordo nella santa Messa, e per voi pregano altresì i nostri giovanetti. Voi date loro
un po’di pane materiale per sostenerne la vita, ed essi danno a voi il pane spirituale delle loro
orazioni. Forse voi non potete pregare molto. Ebbene, questi giovani, i Salesiani e le Suore di
Maria Ausiliatrice, pregheranno per voi, e vi otterranno dal cielo le grazie di cui abbisognate.
Molti poi dei Cooperatori e Cooperatrici sono ogni anno chiamati all'eternità, e noi uniamo le
nostre alle vostre preghiere in suffragio delle loro anime. Quello che ora facciamo per gli altri,
forse un altro anno avremo bisogno che sia fatto per noi.
« Finalmente, miei buoni Cooperatori e Cooperatrici, adoperiamoci a fare tutto il bene
possibile a noi ed agli altri, affinchè Maria Ausiliatrice possa compiacersi nel vedere per mezzo
nostro volare molte anime al cielo. Oh ! quando sarete in paradiso, con quanto entusiasmo
esclamerete ciascuno: Benedetto quel giorno in cui entrai fra i Cooperatori e le Cooperatrici
di S. Francesco di Sales, poichè ogni atto di carità, che io ho praticato in favore di quell'opera,
fu quale anello di una catena di grazie, per mezzo della quale ho potuto salire in questo luogo
di consolazione e di gaudio. »
settembre - a. 9, nr. 10
131-132 Festa di famiglia.
[Parole di DB al convegno degli ex allievi].
BS spagnolo (Almagro): octubre 1885, p. 113s [traduzione]
[…] Don Bosco in sul finire prese la parola, ma fu breve per la grande spossatezza delle
sue forze. Così parlò ai secolari:
« Cari miei amici. Vi ringrazio di questa dimostrazione che mi date di affetto, coll'essere
venuti qui a passare breve ora in mia compagnia. Dio sia benedetto, in voi, da voi, in mezzo a
voi. Dio vi conservi sempre in sanità e nella sua santa grazia. La mia vita volge al suo termine;
non so se il Signore mi lascierà ancora su questa terra, sicchè, possiamo ancora altra volta
trovarci in questa cara riunione. Ma se io vi precederò nell’eternità, mentre vi prego di
ricordarvi di me nelle vostre orazioni, vi assicuro che non mi dimenticherò di voi nelle mie. Se il
mio vivere sulla terra dovesse ancora prolungarsi per qualche anno, state sicuri che io
continuerò ad amarvi e ad aiutarvi in tutto quel poco che potrò. Intanto voi ovunque andiate e
siate, rammentatevi sempre che siete i figli di D. Bosco, i figli dell'Oratorio di S. Francesco di

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131
Sales. Siate veri cattolici coi sani principii e colle opere buone. Praticate fedelmente quella
religione, che l'unica vera, servirà a raccoglierci tutti un giorno nella beata eternità. Felici voi
se non dimenticherete mai quelle verità che io ho cercato di scolpire nei vostri cuori quando
eravate giovanetti. Pregate per me che io prego per voi. Concludo coll'unirmi a voi nel
mandare un Evviva al Sapientissimo Pontefice Leone XIII e un altro Evviva al Em.mo Cardinale
Arcivescovo nostro Gaetano Alimonda, che ci usa tanta benevolenza. »
Ai sacerdoti poi il giorno 30 di Luglio così parlava:
« Io non intendo di indirizzarvi molte parole, ma solamente desidero farvi notare una
cosa importante, la quale mi raccomando riteniate sempre fissa nella memoria. Questa si è di
provvedere alla deficienza del sacerdozio. Non vi dovrebbe essere sacerdote il quale non
cercasse di procurare, di secondare, a costo eziandio di sacrifizii, lo spirito di vocazione in altri,
per lasciarli suoi eredi e successori nel ministero di salvare le anime. In molti luoghi è troppo
sensibile e con danno grande dei fedeli, la mancanza di preti. Noi colle nostre povere forze
abbiamo fatto quello che abbiamo potuto per il passato, onde rimediare a questo
inconveniente. Abbiamo istituito l'Opera dei giovani adulti per avviarli alla carriera
ecclesiastica. Voi ricorderete che Pio IX nell'ultimo anno del suo Pontificato, benedisse la
nuova Istituzione dei figli di Maria Ausiliatrice, destinata a procurare sacerdoti zelanti alla
Chiesa. Questa opera è stata approvata dai Vescovi, fu applaudita da tutti coloro che intesero
l’importanza del suo fine. Alcuni di coloro che sono qui presenti, debbono a questa istituzione
l'essere stati insigniti della dignità sacerdotale. Voi tutti sapete quale sia l'opera dei figli di
Maria Ausiliatrice. E l'opera a vantaggio dei giovani già adulti, i quali per mancanza di mezzi di
fortuna, o di tempo, o impediti nei loro studi dalla leva militare, non poterono avviarsi allo
stato Ecclesiastico come avrebbero desiderato ed al quale erano chiamati. Molti e molti di
costoro aspettano una mano amica che li aiuti a camminare per la strada della loro vocazione.
Questa mano che li deve guidare già sorse, già fu loro stesa, e fondò la sua opera secondo la
mente del grande Pontefice Pio IX. Pertanto, se vi imbatterete in qualche giovane di buona
volontà, non trascuratelo, ma cercate i mezzi opportuni, perchè esso possa compiere la sua
carriera. E necessario provvedere la Chiesa di Missionari, di parroci, di viceparroci: è
necessario provvedere a mille bisogni grandi, urgenti che ogni giorno aumentano. Troverete
più d'una volta nei vostri paesi, nelle vostre parrocchie giovani di 15, 16, 20 anni i quali non
hanno ancora incominciato gli studi, eppure avrebbero vivo desiderio di studiare. Costoro o
non sarebbero ricevuti nei Collegi soliti di educazione per la loro età, o essi stessi avrebbero
ripugnanza ad assidersi in mezzo a tanti compagni più piccoli, o eziandio, per il poco esercizio
delle loro facoltà mentali, troverebbero difficoltà enorme a intraprendere un corso regolare di
studii. Costoro si rivolgeranno a voi chiedendo che gli aiutiate a farsi preti. E un fatto che si
rinnova ogni giorno. Voi accoglieteli amorevolmente, incoraggiateli. Indirizzateli ove volete.
Se avete luoghi adattati ove mandarli, se possono pagare la loro pensione, bene. Se non
sapete ove collocarli, se non hanno mezzi sufficienti, indirizzateli a D. Bosco il quale cercherà il
modo di favorirli. Procurate solamente di osservare che abbiano vocazione, e che la loro
condotta manifesti come essi faranno buona riuscita. Per costoro le porte delle nostre case
saranno sempre aperte.
« Ecco quanto io volevo dirvi. Sia benedetto il Signore che ancora una volta ha voluto
riunirci tutti insieme. Procurate col consiglio che io vi do di accrescere i meriti del vostro
sacerdotale ministero. La gloria della Chiesa è gloria nostra, la salute delle anime è il nostro
interesse. tutto il bene che gli altri faranno per causa nostra, accrescerà lo splendore della
nostra gloria in Paradiso. La Vergine benedetta vi protegga, Dio sia sempre con voi. »
dicembre - a. 9, nr. 12
1 Augurii di felicità.
[auguri per il nuovo anno]
D. Bosco, riconoscente alla carità ed alla benevolenza che i signori Cooperatori e le
signore Cooperatrici dimostrarono a lui ed ai poveri giovanetti raccolti nelle Case Salesiane,
prende con giubilo questa propizia occasione, per augurare a tutti i Benefattori e a tutte le
Benefattrici, liete le prossime Feste Natalizie, un buon Fine e Capo d'anno con ogni felicità
temporale.

14.2 Page 132

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132
Esso non mancherà in questa occasione di innalzare preghiere al Dator di ogni bene,
interponendo l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, perchè siano benedetti in ogni loro cosa
ed intrapresa tutti coloro che lo vanno coadiuvando o moralmente o materialmente nella sua
missione. Per essi e per le loro famiglie offrirà il Santo Sacrifizio nel primo giorno dell'anno
1886.
Nello stesso tempo e per lo stesso fine in ogni sua casa, collegio, ospizio, missione si
faranno Comunioni e preghiere.
I Cooperatori avranno ricevuto una lettera riguardante i biglietti della lotteria per
l'Ospizio del Sacro Cuore in Roma. Li preghiamo di venirci in aiuto mentre siamo ancora in
tempo utile.
1886
gennaio - a. 10, nr. 1
1-7 Lettera di D. Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici.
[Opere compiute nel 1885 e da compiere nel 1886].
BS francese: janvier 1886, p. 1 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): abril 1886, p. 37s [traduzione]
Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici.
Non posso esprimere a parole, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, la
grande consolazione, che io provo nel potervi indirizzare questa lettera sul principio del
nuovo anno 1886, a cui la divina Bontà ci concede di arrivare. Tanti nostri conoscenti ed amici,
nel corso dell'anno ora spirato, se ne partirono per la eternità, e noi invece godiamo tuttora il
benefizio della vita, possiamo ancora aiutarci vicendevolmente a compiere opere buone, a
fare del bene all'anima nostra, e cosi meritare la grazia di chiudere tranquillamente i nostri
giorni e di cingere una più splendida corona in cielo. Rallegriamoci adunque nel Signore per un
tanto favore, ringraziamo Iddio dal più profondo dell’animo, e intanto, dopo di avere sparso
una lagrima ed una preghiera sulla tomba di 800 e più Cooperatori e Cooperatrici passati a
miglior vita nel 1885, prendiamo animo a vivere da buoni ed operosi cristiani, a riempire il
vuoto che essi hanno lasciato tra noi, a fine di essere un giorno a parte con loro della eterna
felicità.
Seguendo ora il costume degli anni decorsi e a norma del nostro Regolamento io verrò
in breve accennandovi quel poco di bene, che coll'aiuto di Dio abbiamo potuto operare
nell’anno passato. Siccome voi colla vostra cooperazione siete stati per me e pei Salesiani gli
strumenti della divina Provvidenza, così mi è caro ricordarvi, almeno in succinto, il frutto della
vostra carità, affinchè gustiate con noi una stilla di quella purissima gioia, che si prova al
riflesso del bene operato per Dio e pel prossimo, e nella speranza della ricompensa celeste.
Non ostante che ci siamo trovati più volte in critiche circostanze e in gravi strettezze
pecuniarie, tuttavia le opere già fondate in Europa e in America non sono venute meno, anzi
alcune solo incominciate ebbero il loro compimento, ed altre presero maggiore sviluppo e si
rassodarono.
In Italia gli ospizi, le scuole, i laboratorii e gli oratorii festivi furono ognor pieni di
giovanetti, da più a meno bisognosi di speciale carità, per non rimanere o andare esposti ai
pericoli della miseria, dell'ignoranza, dell'irreligione e del mal costume.
Ad istanza di persone ragguardevolissime si assunse in Catania la direzione di scuole
serali per giovani adulti, l’amministrazione di una pubblica chiesa, e nel tempo stesso, sotto il
titolo di S. Filippo Neri, vi si aperse un oratorio festivo per istruire cristianamente e raccogliere
fanciulli, togliendoli in tal modo dallo scorrazzare per le piazze e per le vie della città.
A Borgo S. Martino presso Casale si compiè nella massima parte e si coperse la fabbrica
della chiesa del collegio di S. Carlo, di cui si poneva la pietra fondamentale sullo scorcio del
1884, e si rese possibile l'accettazione di un maggior numero di convittori. In Roma, a costo di

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gravissime spese e indicibili sacrifizi, si proseguirono i lavori alla chiesa del Sacro Cuore di
Gesù, la quale ho fiducia che sarà presto condotta a termine con grande consolazione del
Santissimo Padre Leone XIII e dei cattolici suoi figli.
Da Torino si effettuò la partenza di 25 missionari insieme con Mons. Giovanni Cagliero
primo Vescovo salesiano e primo Vicario apostolico della Patagonia, e loro si provvide quanto
occorreva pel viaggio e pel loro ingresso in quella remotissima terra.
Ma un'opera, che in Italia, e posso dire in tutte le sue città e paesi, offerse ai
Cooperatori e alle Cooperatrici un vasto campo di esercitare la loro carità, fu il compimento
della Lotteria. Questa impresa l'anno scorso costò fatiche e sollecitudini a tutti, ma benedetta
da Dio e dal Vicario di Gesù Cristo, ottenne un ottimo risultato. A dir vero il prezzo dei biglietti
smerciati col vostro concorso fu la nostra più grande risorsa per la continuazione dei
costosissimi lavori fatti al Castro Pretorio in Roma. Di questa Lotteria tra poco si saprà
l'estrazione dei numeri, che saranno vincitori di un dato oggetto. Io vorrei che quanti vi
presero parte fossero favoriti dalla sorte e guadagnassero un premio; ma se questo non è
possibile vi ha per altro un premio assicurato a tutti, premio più ambito e più prezioso di ogni
altro. Questo premìo é la benedìzione di Dio sopra la vostra persona, sopra le vostre famiglie
e sopra i vostri interessi; benedizione meritata dall'opera buona che avete compiuta, e dalle
preghiere, che nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù già s'innalzano e s'innalzeranno ogni
giorno per voi. Dal canto mio fin d’ora vi ringrazio pel caritatevole concorso, che mi avete
prestato nel condurre a fine una sì difficile impresa, e vi assicuro che vi raccomanderò sempre
al Signore, pregandolo che vi ricompensi largamente in questa e nell'altra vita.
Le indicate sono opere compiutesi principalmente in Italia; ma non meno degne di
singolar menzione sono quelle effettuatesi altrove, soprattutto nell'America. A Viedma in
Patagonia si è ricostruita una chiesa, e a Carmen di Patagones si ripresero e spinsero innanzi i
lavori alla nuova chiesa parrocchiale già prima incominciata, e già se ne destinò al divin culto
una navata laterale.
In Buenos Aires nella regione della Bocca si è terminata la costruzione della chiesa di S.
Giovanni Evangelista, da pochi anni incominciata, e in un'altra parte centrale della medesima
città si fondò il collegio di S. Catterina, dove ad una bella chiesa già esistente furono annesse
scuole diurne ed oratorio festivo pei giovanetti.
Alla Repubblica dell'Uruguay, nella importante città di Payssandù, alla parrocchia ed
oratorio già dianzi fondato si aggiunse un collegio colle pubbliche scuole.
Nell'impero del Brasile nella considerevole città di S. Paolo, presso la chiesa del divin
Cuore, si fondò una nuova casa di Salesiani, allo scopo di prendersi cura dei fanciulli e degli
adulti.
E qui io taccio della chiesa dell’orfanotrofio femminile di Saint Cyr stata dedicata a Dio;
taccio degli ampliamenti fatti in altre case di Francia, specialmente in quella di Parigi, dove con
ingenti spese si preparò posto a più centinaia di poveri giovanetti di quella grandiosa città (1);
taccio degli ingrandimenti all'ospizio di Sarrià presso Barcellona nella Spagna e di Utrera
presso Sìviglia, resi capaci di ricevere più altri giovanetti abbandonati; taccio degli asili
d’infanzia, delle scuole elementari, dei laboratorii e degli oratorii festivi per le ragazze, aperti
o presi a dirigere dalle Suore di Maria Ausiliatrice in altri sei luoghi diversi, come a Bairo
Canavese, a Scandeluzza sul Monferrato, a Montaldo Bormida in diocesi d’Acqui, a Lenta sul
Vercellese, a Mongardino presso Asti, e a Mathi non lungì da Torìno, non che dell'oratorio
festivo in Nizza presso la Casamadre di dette Suore, al quale accorrono centinaia di
giovanette, con grande consolazione delle buone famiglie e soddisfazione del clero della città;
queste ed altre opere consimili io passo sotto silenzio per amore di brevità.
Né mi sarebbe anco possibile accennare il bene spirituale e morale, che con queste ed
altre tali opere si è potuto fare alle anime nell'anno scaduto; imperocchè furono a migliaia le
persone adulte, che poterono essere istruite nella nostra santa Religione, conservate e
ricondotte alla virtù; a migliaia i fanciulli, i giovanetti e le zitelle, strappati dalla via del male e
dal pericolo della perdizìone; a migliaia altresì i poveri indiani di Patagonia, che ebbero col
lume della fede i principii di cristiana civiltà, e che mediante l'opera dei Missionarii formeranno
una famiglia eletta di figliuoli di Dio ed un popolo laborioso, morigerato e savio.

14.4 Page 134

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134
Ora se i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice poterono colla divina grazia operare
tutto questo bene, io sono lieto di affermare che ciò fu in forza della vostra carità, o
Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici. Furono le vostre limosine, che
sostennero, fondarono ed ampliarono le nostre case, per dare ricovero ad un maggior
numero di giovani, i quali erano in pericolo di divenire la desolazione dei parenti, e il flagello
della società; furono le vostre limosine, che, provvedendo loro vitto e vestito, diedero ad un
tempo il mezzo di rendersi buoni cristiani ed onesti cittadini e di riuscire il sostegno della
famiglia e il decoro della Religione; le vostre limosine, che mandarono e mantennero tanti
Mìssionarii in America a salvare innumerevoli anime facendole figlie di Dio e della Chiesa; le
vostre limosine e il vostro paziente e sollecito zelo, che posero la corona alla grande Lotteria
sopra indicata e condussero ormai a fine la chiesa del divin Cuore in Roma; furono altresì la
efficace benedizione e la preziosa benevolenza del glorioso Pontefice Leone XIII, e la
sollecitudine ammirevole dei Vescovi, dei parrochi, dei sacerdoti, che riuscirono per me e per
voi tutti di sostegno e di conforto nelle opere nostre, e che fanno tuttora aprire il cuore alla
speranza di poterle proseguire e di por mano ad altre non meno importanti, reclamate da
pressanti bisogni del tempo.
Il termine della chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma.
Due opere ci devono stare maggiormente a petto nell’anno ora incominciato, per le
quali io fo grande assegnamento sopra di voi, o insigni miei Benefattori. La prima di queste
opere è il termine dei lavori nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Roma, e la sua
consacrazione al divin culto.
Fin dal giorno che, per graziosissimo invito del Santo Padre Leone XIII, D. Bosco
assunse il grave impegno di una tale impresa, si calcolò di darla finita in sei anni. Alla fine
dell'anno corrente si compierà appunto il fissato sessennio. Quantunque una buona parte
dell’edifizio in costruzione sia già inaugurata, e provveda pure sufficientemente ai bisogni
spirituali delle anime, tuttavia e in Roma e fuori di Roma si desidera di vederlo presto
compiuto e dedicato a Dio per intiero. Ho pertanto la più grande fiducia che questo pio
desiderio sia per essere soddisfatto prima che spiri l'anno presente, e che il santo Natale del
1886 tra le altre apporti pure questa soavissima consolazione a me ed a voi tutti.
Mezzi e industrie da usare.
A questo fine miri dunque la carità e sollecitudine vostra. Perciò se la divina
Provvidenza vi pone in mano il mezzo di fare qualche offerta, abbiate la bontà di ricordare che
il vostro obolo o grande o piccolo è necessario a compiere la chiesa del Sacro Cuore, e
degnatevi di venirmi in aiuto. Vi occorrerà di fare lungo quest'anno qualche spesa ordinaria o
straordinaria ? Ebbene prima di farla osservate se non possiate forse o tralasciarla affatto o
diminuirla almeno, e consacratene l'avanzo alla chiesa suddetta.
Mi viene qui alla mente un fatterello degno di essere conosciuto. L'anno scorso, nel
mese di agosto, in una casa signorile e nostra cooperatrice di Torino si stava dal capo di
famiglia discorrendo di un viaggio di piacere da farsi sul Lago Maggiore, e calcolava la spesa a
lire 300. Papà, domandò allora una delle tre sue figliuole sui 16 anni, non sarebbe meglio che
invece di spendere 300 lire per andare sìno al Lago Maggiore, ne spendessimo solo 50,
contentandoci di un viaggetto sul vicino Lago di Avigliana ? E perchè proponi questa
economia? domandò il padre. Sai bene, papà, che D. Bosco ha in corso la sua Lotteria ed
abbisogna di molto danaro. Avanziamo 250 lire ed io e le mie sorelline le andremo a deporre
nelle sue mani. La pia proposta commosse quel buon genitore; tutta la famiglia rinunziò
volentieri alla gita lontana per la vicina, e l'offerta di 250 franchi andava a Roma per un
opportuno ricordo di una buona giovinetta, che Dio la benedica con tutti i suoi cari.
Altra volta presso di voi o di altra famiglia avrà luogo per es. un convegno di
conoscenti, od anche un pranzo di amici. Or bene, ad un punto che sembri più acconcio,
taluno o taluna di voi esca fuori in queste o in altre consimili parole: Suppongo che qui siamo
tutti amici di D. Bosco; ora voi sapete che egli è in pena per la chiesa del Sacro Cuore in Roma
affidatagli dal Papa, e che vorrebbe terminata di questo anno. Perciò il più autorevole di noi si
faccia innanzi, raccolga le offerte, e noi tutti diamogli in mano una piccola limosina da
mandare a lui in Torino. Queste proposte sono generalmente udite con plauso ed

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assecondate, e intanto la nostra impresa avrà i necessarii sussidii della privata e pubblica
carità.
So pure di varie persone, che viaggiando in ferrovia fanno meno spese che loro è
possibile, scelgono persino le vetture di 3a classe invece della 1a o della 2a, e ne consacrano il
risparmio alle opere buone; altri si contentano di abiti e di vesti di minor costo, per avere la
consolazione di fare un poco più di bene al loro prossimo, e attirare sopra di sè e dei loro
parenti le benedizioni del Cielo; non pochi altresì non potendo fare di meglio raccolgono carta
logora e stracci, li vendono poscia e ne mandano a Torino il prezzo. Vi sono molte buone
donne di piccoli paesi e domestiche di città, che con queste ed altre consimili industrie
raccolgono ogni anno chi 30, chi 40 e chi fin anche 50 lire, a vantaggio delle imprese Salesiane.
Quante famiglie e quante persone potrebbero mettersi in grado di fare molte opere buone
alla gloria di Dio e a salvezza del loro simile, se avessero maggior cura e maggior coraggio di
rinunziare ad inutili spese e farsi avvocati di Dio, della Chiesa e delle anime !
Io accenno solo di passaggio queste lodevoli industrie, ma la carità vostra saprà
immaginarne altre non meno efficaci e conducenti al nobile fine.
Qui non occorre che io raccomandi ossequiosamente l'impresa al Santo Padre Leone
XIII, perchè tutto il mondo sa che egli è il più zelante benefattore della chiesa del Sacro Cuore,
e che dopo di aver elargìto per essa vistosi sussidii volle ultimamente assumersi la spesa della
facciata, che ascende a più di 200 mila lire; neppure la raccomando ai reverendissimi
Arcivescovi e Vescovi, perchè so che gli uni hanno già ordinato ed altri stanno ordinando
apposite collette nelle proprie diocesi, assecondando cosi la proposta dell’Eminentissimo
Cardinale Alimonda veneratissimo Arcivescovo di Torino; io mi rivolgo invece rispettosamente
ai signori parrochi, Cooperatori salesiani, e ai decurioni, e li prego che per amore del
santissimo Cuore di Gesù vogliano tenere viva in mezzo alle popolazioni cattoliche la idea
della chiesa di Roma a Lui dedicata, e sono convinto che in questo modo essi riusciranno a
raccogliere lungo l'anno molte limosine, e faranno scendere sopra le opere del sacro loro
ministero, e sulle anime alla loro cura affidate, le più segnalate grazie del divin Redentore.
La conversione della Patagonia.
L'altra opera, alla quale io prego che teniate eziandio rivolta la mente ed il cuore in
quest’anno, si è la conversione della Patagonia al Cristianesimo. E dicendo Patagonia io
intendo indicare tutta quella parte di America del sud, che partendo dal Rio Colorado e
andando sino alle isole Malvine e alla Terra del Fuoco, comprende una estensione eguale
presso che a tutta l'Europa, con un Vicario apostolico ed una Prefettura apostolica, affidati ai
Salesiani da Papa Leone XIII. Voi già conoscete che in quella vastissima regione del mondo
esistono innumerevoli tribù di uomini ancora ignari del vero Dio, di Gesù Cristo e della sua
Religione, e perciò privi del benefizio della divina Redenzione e dei frutti della cristiana civiltà.
Sui confini di quel regno dell'ignoranza e della barbarie già si sono stabiliti i nostri Missionarii e
le Suore di Maria Ausiliatrice, capitanati oggidi da Mons. Giovanni Cagliero. Sebbene molto già
siasi fatto per quelle povere anime e più migliaia di fedeli abbiano già ricevuto il battesimo,
tuttavia non si può dire che la Patagonia sia convertita. Fatiche, sudori e sangue si richiedono
per ottenere un si glorioso avvenimento; sacrifizi che i Missionarii già fecero in parte e stanno
facendo. Ma la conversione dei Patagoni non dipende solo dai Salesiani, ma altresi dai loro
Cooperatori e dalle loro Cooperatrici. I Missionaria in quei luoghi deserti, per riuscire nel
sospirato intento, devono avere il necessario alla vita per sè e pei loro convertiti; devono
mantenere nei rispettivi istituti i fanciulli degli Indii per istruirli, educarli e renderli loro
coadiutori nel condurre alla fede i proprii parenti; devono inoltrarsi in quelle terre in cerca di
tante misere creature vaganti pel deserto, procurare loro abiti per coprirsi, strumenti per
lavorare, case per abitare, cappelle per raccogliersi dinanzi a Dio, ospizi ove ricoverare i loro
figliuoli abbandonati alla ventura, e via dicendo. Ora voi sapete che i nostri fratelli Salesiani
sono affatto privi dei mezzi pecuniarii, onde tenere fronte a tanti bisogni. A voi pertanto, che
abitate in paese cattolico e incivilito; a voi, che siete figli del medesimo Padre, Iddio, e della
medesima madre, la Chiesa cattolica, e appartenete alla medesima Associazione salesiana; a
voi, dico, è pure riserbata la parte vostra.
Per la qual cosa io vi esorto a fare quello, che i primi cristiani e le prime cristiane
facevano cogli apostoli di Gesù Cristo; non potendoli seguire personalmente nella

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conversione dei popoli, essi li soccorrevano coi propri beni, ponendoli ai loro piedi, affinchè
provvedessero a sè stessi e alle necessità dei novelli convertiti, cooperando in tal modo alla
loro eterna salvezza. Cosi infatti parlano gli Atti degli Apostoli in riguardo ai primi fedeli: E
non vi era tra loro alcun bisognoso, dice il sacro Testo, mentre tutti coloro che possedevano
terreni e case, li vendevano e portavano il prezzo delle cose vendute, e lo deponevano ai piedi
degli Apostoli, affinché fosse distribuito a ciascheduno secondo il bisogno. L'Apostolo s.
Paolo raccomandava alla sua volta questa stessa pratica ai fedeli della Macedonia, dell'Acaia,
della Galazia, nonchè a quelli di Corinto, in favore dei cristiani poveri di Gerusalemme e di
quelle Chiese da lui fondate; a questo fine egli dava persino le norme a tenersi per fare le
collette. Ecco quello che il santo Apostolo scriveva ai fedeli di Corinto: Quanto poi alle
collette che si fanno pei santi (così chiamavansi da principio i cristiani), conforme la regola
data da me alle Chiese della Galazia, così fate anche voi. Ogni primo dì della settimana (cioè
alla domenica) ognuno di voi metta da parte, e accumuli quello che gli parrà bene, affinché
non si abbiano a fare le collette, quando io sarò arrivato. Quando poi sarò presente manderò
con lettere quelli, che avrete eletti, a portare il vostro dono a Gerusalemme. Che se la cosa
meriterà che vada anch'io, partiranno meco.
Imitate adunque, o Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici, questo mirabile
esempio dei primi seguaci di Gesù Cristo, e ritenete come dirette a voi le riferite parole del
dottore delle genti, l'Apostolo Paolo. Prendetevi a cuore la conversione della Patagonia;
soccorrete del vostro coloro, che, vinte difficoltà innumerevoli, partirono da noi per andare ad
evangelizzare i poveri Indiani, e tra mille disagi e pericoli vivono ora con essi e ne dividono le
tribolazioni e gli stenti; rendete ognora più fruttuoso il sacro loro apostolato, facendo si che le
vostre limosine non lascino mancare nulla nè ad essi nè ai loro neofiti. Voi, genitori, parlate
sovente ai vostri figliuoli e alle vostre figliuole dei bambini e delle bambine Patagonesi,
descrivete loro la infelicità di quelle povere creature, e muoveteli a pietà di loro. Fate in una
parola che voi e le vostre famiglie diveniate altrettanti salvatori di quelle anime, che
convertite e battezzate invocheranno sopra di voi la divina misericordia, formeranno la
consolazione della Chiesa, la delizia di Dio, la gioia dei Santi, e saranno un giorno la vostra più
bella corona nel regno dei cieli. In Patagonia si attende alla salvezza degli adulti e dei bambini;
e perciò i Cooperatori e le Cooperatrici mandandoci offerte a tale uopo si fanno ad un tempo
propagatori della fede e benemeriti della santa infanzia.
Promessa del cento per uno o i tabernacoli eterni.
Vi ho posto innanzi parte almeno del frutto riportato dalla vostra carità nell’anno
scaduto, o miei buoni Cooperatori; vi ho segnalate due altre opere pur meritevoli delle vostre
sollecitudini in avvenire; vi ho suggerito alcuni mezzi che potete usare a tale uopo; ed ora non
mi resta che conchiudere questa mia lettera coll’esternarvi la mia profonda gratitudine e
rincorarvi colle divine promesse.
Se fossi ricco io vorrei mostrare ai Cooperatori e alle Cooperatrici la mia sincera
riconoscenza col ricompensarli tutti anche materialmente degli aiuti, che mi hanno finora
prestato a favore delle opere affidateci dalla divina Provvidenza e a vantaggio di tanti
giovanetti ricoverati nelle case Salesiane; vorrei non solo rifarli di quanto hanno dato, ma
restìtuirlo con usura e con un forte interesse; ma voi sapete che io non possedo nulla per me;
sono perciò nella impossibilità di corrispondere materialmente alla vostra carità. Ma se nè io
nè i nostri giovani possiamo rendervi un reale contraccambio, noì abbiamo per altro un
ricchissimo Signore, che si fece sicurtà o mallevadore per me e per tutti i beneficati da voi.
Questo mallevadore è un Re che, possiede il Cielo e la terra, ed ebbe la bontà di dichiarare
solennemente che chi dona ai poveri per amor suo è come chi mette il denaro ad una banca,
la quale paghi il cento per uno. E non basta il cento per uno; ma il meglio si è che alla morte
restituisce non solo il capitale dato per carità, ma rende il donatore partecipe della stessa sua
banca, anzi del suo regno sempiterno. Voi non ignorate chi sia questo Re mallevadore; Egli è
Gesù Cristo, il quale nel santo Vangelo disse appunto che chi lascia qualche cosa pel suo nome
riceverà cento tanto in questo mondo e la felicità eterna nell’altro. Ecco le sue parole: Amen
dico vobis: Nemo est, qui reliquerit domum.... aut agros propter me et propter evangelium,
qui non accipiat centies tantum nunc in tempore hoc... et in saeculo futuro vitam aeternam
(Marc. r, 29, 34).

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Queste divine parole pertanto vi stieno sempre scolpite nella mente, o buoni
Cooperatori e buone Cooperatrici, e vi confortino a fare tutti i possibili sacrifizi per avere fin
da questa vita il centuplo promesso da Gesù Cristo nelle copiose sue benedizioni spirituali e
temporali, e per trovare in morte una più grande consolazione, e in cielo una più ricca corona
di gloria. Non dimenticate mai che al di là non porteremo niente di quanto possediamo
quaggiù; non porteremo che una misera veste, con cui i nostri parenti ravvolgeranno il nostro
cadavere. Non fidiamoci neppure che dopo la morte siano esattamente adempiute le nostre
ultime volontà, perché, potrebbe accadere quello che successe per molti altri, i cui beni
finirono per andare in mano di persone, le quali li sperperarono in degnamente, o ne fecero
uso affatto contrario a quello, che essi avevano manifestato in vita. Riteniamo in vece a
mente le preziose parole del divin Salvatore, con cui ci comanda di usare delle nostre sostanze
per farci degli amici, i quali, venendo noi a mancare, ci ricevano negli eterni tabernacoli. Ma
perchè nel nostro ingresso all'eternità questi amici ci possano ricevere e fare festosa
accoglienza, bisogna che noi ce li siamo già accaparrati mentre eravamo in vita. Questi amici
saranno tanti giovanetti tolti dalla perdizione e salvati per la vostra carità; saranno i cristiani e
i pagani convertiti; saranno i bambini degli infedeli battezzati e divenuti angioletti del
Paradiso; saranno i padri e le madrì di tanti figliuoli ricondotti sulla via della virtù e nelle loro
braccia in Cielo; saranno gli Angeli custodi di tante anime, o già entrate o che entreranno in
loro compagnia per opera vostra; saranno i Santi e le Sante, più felici ed esultanti per un
maggior numero di fratelli e di sorelle per voi acquistati; questi amici saranno infine il Padre, il
Figliuolo e lo Spirito Santo, che avrete fatto meglio conoscere ed amare e glorificare in terra:
Facite vobis amicos de mammona iniquitatis, ut, cum defeceritis, recipiant vos in aeterna
tabernacula (Luc. xvi, 9.).
In fine Iddio vi benedica tutti, benedica i vostri cari, benedica le vostre imprese, le
vostre campagne e i vostri interessi; benedica la vostra sanità e vi conceda ancora molti anni
da vivere; benedica la vostra anima e la conservi sempre nella sua santa grazia; benedica la
vostra vita e benedica la vostra morte, sicchè quella vi riesca prospera e felice, e questa dolce
e tranquilla. E siccome poi, al dire di S. Bernardo, Iddio nella sua pietosa Provvidenza ha
disposto che ogni bene ci venga per mezzo di Maria, totum nos habere voluit per Mariam,
cosi vi assicuro che i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice coi fanciulli e le fanciulle raccolti
nelle loro case si uniranno con me e formeremo tutti come un cuore ed un’anima sola per
pregare questa amorosissima Madre, che stenda sopra di voi il valido manto di sua
protezione, vi allontani da ogni pericolo dell'anima e del corpo, e vi faccia parte delle grazie
più belle, di cui è fatta dispensatrice ai miseri mortali. Anche voi pregate per me, che io
consacri alla gloria di Dio quel resto di vita che nella sua bontà Egli mi lascia; pregate per tutti i
Salesiani, che, sebbene sparsi in tante parti del mondo, formino tuttavia come una famiglia
sola per amare e fare amare Gesù Cristo, al quale sia onore e gloria ora e per tutti i secoli.
Sono con alta stima e sincera riconoscenza di Voi,
Benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici
Torino, 1° gennaio 1886.
Obbl.mo servitore
Sac. GIOVANNI BOSCO.
maggio - a. 10, nr. 5
50-51 D. Bosco a Genova e a Varazze
[alcune parole di DB]
[…] Egli stesso diceva ieri a un signore che visitava: « Per me vivo con un po’di meliga,
ma ho però 200,000 figliuoli da sfamare, e siccome la carità dei cattolici non ha confini, così io
ho bisogno di tutti. » […]
Don Bosco si volse a quella immensa folla. Si fece silenzio profondo; D. Bosco disse
commosso che ringraziava tutti della dimostrazione a suo riguardo; ringraziava il parroco
della sua protezione ed impartiva a tutti la sua benedizione. […]

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giugno - a. 10, nr. 6
67-68 Viaggio di D. Bosco.
[Parole dette da DB a Barcelona e a Sarria].
BS francese: juin 1886, p. 65s [altra versione]
BS spagnolo (Almagro): junio 1886, p. 72 [trad. con varianti]
Il 14 aprile […] Dopo il pranzo D. Bosco andò a visitare il Collegio che hanno non lungi
da Sarrià le Dame del Sacro Cuore. […] D. Bosco rivolse a tutte la parola, raccomandando la
frequenza ai SS. Sacramenti, quindi ciascuna ricevette dalle sue mani la medaglia e la
benedizione di Maria Ausiliatrice; […].
Il giorno 15 aprile […] l'Associazione cattolica di Barcellona con voto unanime ascriveva
fra i suoi membri il sacerdote Giovanni Bosco di Torino e gli conferiva la gran medaglia
d'onore. […] Rispose allora D. Bosco con un bellissimo discorso per ringraziare i benemeriti
Barcellonesi dell'onore conferitogli e dell'aiuto che prestano ai Talleres Salesianos. Parlò in
italiano, ma la sua parola chiara e vibrata fu udita e compresa da tutti. […]
Non dobbiamo tacere della Conferenza tenutasi ai Cooperatori salesiani nel giorno 30
aprile. […] Poscia il Padre predicatore, il dottor Giulià, andò a prendere la benedizione dal
Vescovo, e gli disse: Che pensiero dovrò svolgere maggiormente? Parlate, rispose
Monsignore, parlate della grand'opera di quest'uomo di Dio, e fate che s'intenda la sua
Missione; e poi, volgendosi a D. Bosco, gli disse: Che gliene pare, D. Bosco? Io, rispose egli
tutto commosso, non posso a meno che esclamare: Deo gratias. – […]
Dopo il canto di alcuni mottetti, D. Bosco andò alla balaustrata e disse che avrebbe
desiderato aver la voce che avevano le trombe, di cui si fa menzione nelle Sacre Carte, per
farsi sentire e ringraziare i Barcellonesi della dimostrazione di fede, di religione, di carità e di
simpatia; annunziò che all'indomani nella medesima chiesa avrebbe detto la santa Messa per
tutti i presenti, e che nella giornata aveva ricevuto per telegramma da Roma una speciale
benedizione del Santo Padre per tutti i benefattori delle Opere Salesiane in Barcellona e per i
presenti alla Conferenza. […]
luglio - a. 10, nr. 7
77-78 Don Bosco nella Spagna e il monte « Tibi dabo ».
[Parole di DB, estratto dall'Unità cattolica, 9 giugno 1886].
BS spagnolo (Almagro): setiembre 1886, p. 97 [traduzione]
Don Bosco, il 5 maggio, vigilia della sua partenza, volle far visita alla Vergine
Immacolata […]
Verso le 4 pomeridiane, […] profondamente commosso, rispose: « Sono confuso
dell’inaspettata e novella prova che mi date della vostra religione e pietà. Ve ne ringrazio, ma
sappiate che in questo istante voi siete lo stromento della Divina Provvidenza, voi compite i
suoi imperscrutabili disegni.
« Quand'io lasciava Torino per venire a questa volta, pensava tra me: Ora la chiesa del
Sacro Cuore a Roma è pressoché terminata; bisogna che io studii qualche altro mezzo per
onorare e propagare questa salutare divozione. Ed una voce interna mi rendeva tranquillo
pensando che io qui avrei potuto soddisfare al mio voto; era una voce che mi ripeteva: Tibi
dabo! ‐‐ Interrotto dal pianto suo e degli astanti, Don Bosco continuò: Sì! o signori, voi siete
lo strumento della divina Provvidenza; col suo aiuto ben presto sorgerà su quel monte un
maestoso Santuario dedicato al Sacro Cuore di Gesù; là avranno tutti comodo di accostarsi ai
santi Sacramenti, e ricorderà in eterno la vostra carità e la divozione alla religione cattolica di
cui mi avete date tante e così belle prove. »

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agosto - a. 10, nr. 8
87-88 La festa di S. Giovanni Battista.
[Parole di DB al convegno degli antichi allievi].
BS francese: août 1886, p. 86 [traduzione]
Egli allora parlò; e, quantunque stanco nella persona e commosso nell'animo, il suo
linguaggio fu tale che impressionò dolcemente l'adunanza. Egli di tutto cuore ringraziò i suoi
veterani delle prove di affetto che gli vanno rinnovando ogni anno e del dono prezioso con cui
loro piace di accompagnarle: ma soggiunse che appunto perchè aumentano gli anni, sentesi
avvicinare più a gran passi l’eternità. Nondimeno se le forze glielo avessero acconsentito,
espresse il desiderio di passare anche quest’anno alcune ore allegramente coi vecchi suoi
amici: ed a questo fine gli invitò tutti ad un pranzo nell'Oratorio, in due giorni distinti, affinché
ognuno potesse avere la comodità d'intervenirvi. Prese infatti le necessarie intelligenze colla
Commissione, fissò la Domenica 11 Luglio pel pranzo dei Secolari e Giovedì 15 pel pranzo dei
Sacerdoti.
In questa occasione il giorno 11 D. Bosco pronunciò le seguenti parole.
« Desidero di indirizzarvi alcune parole e mi é stimolo a parlare il pensiero
dell'incertezza del potermi anco trovare un altro anno in mezzo a voi. Certo sarei contento di
passare ancora una e più volte questo bel giorno in vostra compagnia, ma gli incomodi della
vecchiaia mi avvertono di non lusingarmi. Io vi ringrazio adunque d'essere venuti a pranzo con
me, e con voi anche questi signori che l'amicizia ci condusse qui dalla Francia. Oggi non
convennero qui tutti i miei buoni amici, i cari figliuoli, perché non era possibile per la
lontananza e per i molteplici affari. Ma voi incontrandoli dite loro che vedendo voi, in voi ho
visto essi, ringraziando voi ho ringraziato essi pure dell'affetto che continuano a portarmi:
dite che D. Bosco è sempre pronto a dividere con essi il suo pane, perché non è pane di D.
Bosco ma sibbene è il pane della Provvidenza. D. Bosco vi ama tutti in Gesù Cristo, perchè voi
lo amate e spero che Nostro Signore ci darà la grazia di vedere tempi migliori. D. Bosco
pregherà sempre per voi, e voi aiutatemi colle vostre preghiere perchè possiamo dar mano a
nuove opere, e continuare le incominciate. Guardate quanto fu buona la Provvidenza con noi!
Oggigiorno sono migliaia e migliaia i ricoverati nelle nostre case, i quali certo non si nutriscono
di grilli e di fiori, eppure dal principio dell’Oratorio fino ai giorni nostri il pane non mancò mai
una sola volta, anzi coi bisogni andarono sempre crescendo i mezzi. Ed io vi assicuro che le
cose nostre continueranno a crescere sotto le ali di questa Divina e amabile Provvidenza. Voi,
e i vostri figli e i figli dei figli vostri vedrete e godrete prendendo parte alle nostre sorti, alle
nostre fortune. Siamo fedeli alla nostra santa religione e tutti saranno costretti a stimarci ad
amarci, nessuno potrà detestarci perchè la carità è il vincolo che lega i cuori. Io vi prometto
che continuerò ad amarvi, come fratello, come padre, finchè il nostro amore sarà coronato in
quel giorno nel quale udremo quelle soavi parole: Entrate nel gaudio del Signore poichè
avete osservata la mia santa legge. »
Il giorno 15 poi in sul terminare della lieta festa di famiglia, così risponde ai voti, agli
augurii, alle promesse, ai brindisi ed alle poesie.
« Io godo molto delle parole che furono dette. Ho intese, ho gustate le vostre
espressioni, le vostre proteste. Il signor Curato della Gran Madre di Dio ha detto che nessuno
supera in amore verso di me i giovani antichi dell’Oratorio. Il signor ingegnere Buffa asserisce
che gli amici cooperatori non sono secondi a nessuno nel portarmi affezione e che questa
affezione di mille e mille è senza limiti. Ora tocca a me rispondere chi sia da me più amato.
Dite voi: questa è la mia mano; quale di queste cinque dita è più amato da me? Di quale fra
queste mi priverei? Certo di nessuno perchè tutte e cinque mi sono care e necessarie
egualmente. Or bene io vi dirò che vi amo tutti e tutti senza grado e senza misura. Molte cose
io vorrei dire in questo momento che riguardano i miei figli ed i Cooperatori Salesiani. La
proposta del Curato della Gran Madre di eccitare cioè ciascun di voi all'incremento dell’Opera
dei Cooperatori Salesiani, è una proposta delle più belle, perchè i Cooperatori sono il sostegno
delle opere di Dio, per mezzo dei Salesiani... Il sommo Pontefice Leone XIII è non solo il primo
cooperatore, ma il primo operatore. Vi basti osservare la facciata della Chiesa del Sacro Cuore!
Essa vi dice che l'opera dei Cooperatori, l’opera del Papa, è fatta per scuotere dal languore,

14.10 Page 140

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nel quale giacciono, tanti Cristani, e diffondere l'energia della carità. Essa è l'opera che in
questi tempi appare eccezionalmente opportuna, come ha detto lo stesso sommo Pontefice.
Un uomo poteva far ciò che si è fatto da noi? Un uomo poteva portare il vangelo in tanti
luoghi e a tanta distanza? No che un uomo non lo poteva! Non è D. Bosco, è la mano di Dio,
che si serve dei Cooperatori! Ascoltate! Voi avete detto in questo momento che l'opera dei
Cooperatori Salesiani è amata da molti! Ed io soggiungo che questa si dilaterà in tutti i paesi, si
diffonderà in tutta la Cristianità. Verrà un tempo in cui il nome di cooperatore vorrà dire vero
Cristiano ! La mano di Dio la sostiene! I cooperatori saranno quelli che aiuteranno a
promuovere lo Spirito Cattolico. Sarà una mia utopia ma pure io la tengo. Più la S. Sede sarà
bersagliata più dai Cooperatori sarà esaltata, più la miscredenza in ogni lato va crescendo e
più i Cooperatori alzeranno luminosa la fiaccola della lor fede operativa...
ottobre - a. 10, nr. 10
122-123 Don Bosco a Milano
[cenni]
BS spagnolo (Torino): octubre 1886, p. 10s [traduzione]
[…] Dopo messa, seduto in mezzo ad una delle vaste sale dell'Arcivescovado ricevé
coloro che l'avevano ascoltata e rivolse loro un breve discorso pieno di carità: li benedisse e
poi volle parlare particolarmente a ciascuno, distribuendo loro un ricordo, accompagnandolo
con spiritosissimi motti. […]
dicembre - a. 10, nr. 12
1 Augurii di Felicità
[auguri per il nuovo anno]
Avvicinandosi le Feste Natalizie ed il principio dell'anno 1887, D. Bosco augura ai signori
cooperatori e le signore cooperatrici ogni felicità temporale e spirituale. Mentre gli ringrazia
dal fondo del cuore dei tanti aiuti che gli prestarono per il proseguimento della sua intrapresa
missione in favore della gioventù povera ed abbandonata, non può a meno di raccomandar
loro caldamente le tribù infedeli della Patagonia e Brasile. Esso dal canto suo pregherà e farà
pregare Maria SS. Ausiliatrice, perchè benedica, prosperi e renda felici in questa e nell'altra
vita, tutti quei generosi che cooperano colle loro elemosine alla salute delle anime.
1887
gennaio - a. 11, nr. 1
1-7 Lettera di Don Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici.
[Opere compiute nel 1886 e da compiere nel 1887]
BS francese: janvier 1887, p.1 [traduzione]
BS spagnolo (Almagro): marzo 1887, p. 25s [traduzione]
BS spagnolo (Torino): enero 1887, p. 1s [traduzione]
Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
La grande bontà di Dio, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, ci
concede ancora l’insigne favore di ritrovarci in vita sul principio di un nuovo anno, e a me di
scrivere e a voi di leggere questa lettera; favore che a molti dei nostri cari non è concesso. Dal
mio canto ne ringrazio il Signore dal fondo dell’animo, e invito voi tutti a fare altrettanto, se
ancor non lo avete fatto. Imperocchè la riconoscenza, la gratitudine verso Dio per i benefizi
che ci concede, oltre all’essere un dovere, è pure mezzo efficace per ottenere le sue grazie e
le sue benedizioni.

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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Questa nostra riconoscenza per altro, questa nostra gratitudine non deve consistere
solo in parole, ma passare ai fatti; epperciò procuriamo che tutti i giorni dell'anno, che
abbiamo ora incominciato, siano giorni pieni di opere di pietà e di religione, pieni di opere di
carità e di beneficenza', allo scopo di propagare maggiormente il regno di Gesù Cristo sulla
terra, di ottenere la salute di un maggior numero di anime, e soprattutto di salvare migliaia di
giovanetti poveri ed abbandonati, che sono in pericolo di andare eternamente perduti.
Questo appunto è il lavoro, al quale i Salesiani col vostro concorso attesero nell'anno
poc'anzi spirato, e al quale attenderanno nell'anno corrente, mediante l'aiuto della divina
grazia, e l’opera vostra, che sperano non verrà meno giammai.
Sebbene dal Bollettino Salesiano abbiate già potuto conoscere in gran parte le opere
compiutesi nell'anno 1886, tuttavia, giusta la prescrizione del nostro Regolamento, mi preme
di darvene ancora un cenno, almeno delle principali, in questa lettera, affinché possiate
scorgere come di un sol colpo d'occhio i frutti della vostra carità, della vostra cooperazione.
Opere compiutesi nel 1886.
Una delle opere effettuatesi nello scorso anno, della quale non si è peranco parlato, è
la nuova Casa apertasi nel paese di Foglizzo, diocesi d’Ivrea, destinata a raccogliere, istruire e
formare capi d'arte, maestri, catechisti, chierici e sacerdoti, onde provvederne le Case già
fondate e quelle a fondarsi, a pro dei giovanetti, in Italia, in Francia, nella Spagna ed altrove,
soprattutto per fornire dei necessarii soggetti le Missioni di America.
Nella città di Torino, nel sobborgo detto di S. Salvario, si fece acquisto di un fabbricato,
con annesso cortile ed una bella chiesetta, dove nei giorni festivi trecento e più giovanetti di
quelle parti si radunano per compiere le pratiche di pietà, e passarvi più ore in trastulli onesti,
lontani dai pericoli, che sovrastano alla loro età inesperta.
In Borgo S. Martino presso Casale Monferrato si termino e si inaugurò al divin culto la
chiesa di S. Carlo, che forma un grazioso monumento non solo del collegio, ma del paese.
A Faenza nelle Romagne si pose mano ad innalzare un nuovo edifizio, per provvedere
ai bisogni corporali e spirituali di molti giovanetti della città e dei dintorni.
Al Torrione tra Ventimiglia e Bordighera si ripresero i lavori alla chiesa di Maria
Ausiliatrice, sotto la direzione dell'egregio e caritatevole ingegnere Levrot, e nell'anno
andante speriamo di poterla dedicare al Signore.
A Nizza Monferrato presso la Casa centrale delle Figlie di Maria Ausiliatrice si eresse un
tratto di fabbrica, che permetterà di accettare un centinaio di allieve di più.
A Roma la chiesa del Sacro Cuore si portò a tal punto, che si sarebbe potuta consacrare
nel passato mese di dicembre, se il rinomato architetto Conte Francesco Vespignani, che ne
dirige i lavori, non avesse domandato ed ottenuto che se ne trasferisse la solenne cerimonia
nell’anno che corre, in memoria del glorioso giubileo sacerdotale del Santo Padre Leone XIII.
Ma se non fu ancora consacrata la chiesa, ben si poté erigere e destinare una parte di
fabbricato ad uso di Ospizio, e raccogliervi parecchie decine di giovanetti convittori, e
duecento e più esterni, che frequentano le scuole, i quali tutti fanno concepire le più belle
speranze.
In Francia non solo si conservarono in fiore le Case già fondate per la gioventù di ambo
i sessi, ma si accrebbero di fabbricato e di numero di allievi quelle di Parigi e di Lilla; e per la
carità di due venerande sorelle una nuova se ne aprì a Guines, presso il passo di Calais, a pro
delle fanciulle, diretta dalle Suore di Maria Ausiliatrice.
In riguardo alla Spagna mi è dolce rinnovarvi la notizia, che a suo tempo già vi venne
data, vale a dire che la generosità di varie persone di quella cattolica nazione, specialmente
della nobile città di Barcellona, ci ha somministrato mezzi, con cui poter mettere mano ad
opere veramente grandi. Oltre il dono di uno spazioso terreno, per ampliare l’Ospizio già
esistente in Sarrià, sobborgo vicino, e per renderlo capace di raccogliere più centinaia di
giovanetti; oltre al sopperire alle spese occorrenti per detto ingrandimento, ci venne pur data
in proprietà buona parte di una vasta ed alta montagna, chiamata il monte Tibi dabo, affinché

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sopra la sua vetta si innalzi un santuario in onore del Sacro Cuore di Gesù, con casa attigua, da
servire quale seminario per le nostre Missioni.
Nè debbo tacere che nel mese di ottobre sacro alla Serafina del Carmelo, Teresa di
Gesù, una delle sante più illustri della Spagna, si faceva in detto sobborgo la prima fondazione
di nostre Suore, chiamatevi da una delle più insigni nostre benefattrici di colà, Donna Dorotea,
provvedute da lei e da altre caritatevoli signore, di casa, di cappella e di ogni cosa occorrente,
e accolte dal Revmo Vescovo di Barcellona con una benevolenza, e benedette con una
effusione di cuore veramente paterna.
Un'opera degna altresì di particolare memoria è la spedizione di 24 Missionarii e di sei
Suore di Maria Ausiliatrice, fattasi ultimamente per l'America; spedizione, per compiere la
quale ho fatto appello non solo alla generosità vostra, ma alla carità di quante persone
benevole potei conoscere disposte ad aiutarmi.
Troppo lungo sarei, se dovessi dirvi altresì gli ampliamenti fatti nelle Case già stabilite in
Europa, delle opere incominciate e che si stanno compiendo in parecchi siti, e dei consolanti
risultati morali e religiosi pure ottenuti: ond'è che per brevità lascio il vecchio e mi porto nel
nuovo mondo, e vi esporrò alcune opere compiute in America.
Colà nella Repubblica Argentina si consacrò con solennissime feste la chiesa di S.
Giovanni Evangelista, eretta in uno dei più popolati sobborghi di BuenosAyres. Colà nella
nuova città chiamata la Plata si acquistò una casa ed una chiesa, che doveva servire ai
Protestanti, e si benedisse e si dedicò invece al culto cattolico, ed i Salesiani vi attendono con
buon successo ad istruire giovani e vecchi, e a premunirli contro le mene degli eretici. Colà
ancora a Carmen di Patagones si finì la chiesa parrocchiale incominciata anni sono dal
sacerdote D. Giuseppe Fagnano, e venne consacrata con grande solennità dal Vescovo
Monsig. Cagliero, Vicario Apostolico della Patagonia settentrionale.
Ma quello, che più mi sta a cuore di riferirvi, sono gli avanzamenti fatti dai nostri
Missionari nella Patagonia. Nella sua parte più meridionale, quasi sulla foce del Rio Santa Cruz,
si piantò una stazione, si fabbricò una cappella, e i Salesiani già si affaticano a chiamare a Dio
gli Indii, che lo ignorano affatto, ed a conservare nella fede i cristiani colà trasferitisi, i quali
intenti solo al guadagno ed all'interesse della terra, senza la parola ed il ministero del
Sacerdote, perderebbero di vista i beni del Cielo, e vivrebbero e morirebbero come i selvaggi.
Da quel punto i Missionarii si partono pure di quando in quando in cerca degli Indii,
disseminati qua e colà a distanze sterminate, li istruiscono, li battezzano, li inciviliscono; anzi il
missionario Beauvoir spinse la sua Missione sino al capo delle Vergini, sullo stretto di
Magellano, che divide la Patagonia dalla Terra del Fuoco, e il prelodato D. Fagnano prefetto
apostolico, negli ultimi due mesi dell'anno si recò fin oltre lo stretto e penetrò nella Terra del
Fuoco e in alcune isole adiacenti.
Quello che già si cominciò a fare nella Patagonia meridionale venne eseguito in più
larga proporzione nella settentrionale. In questa Mons. Cagliero accompagnato da alcuni
sacerdoti e catechisti fece a piedi e a cavallo duemila e più miglia, per esplorare il vastissimo
campo alla sua cura affidato dal Sommo Pontefice. Mentre egli si spingeva innanzi da un lato,
altri Missionarii, tra cui il sacerdote D. Domenico Milanesio, prendevano la via per altra parte.
Dagli uni e dagli altri si giunse dapprima a Los Andes, ossia alle Cordigliere, catena di
montagne, che separano la Repubblica Argentina da quella del Chili; poscia per ben due altre
volte le valicarono e penetrarono in quest'ultima.
I luoghi principali visitati dai Missionarii nello scorso anno, soltanto all'occidente della
Patagonia settentrionale, lungo il rio Neuquen e suoi confluenti, sono, dal forte Roca,
Tratayen, Paso de Indios, Cohunco, Cumco, Norquin, Malbarco; e di qui salendo le Cordigliere
nel versante appartenente alla Repubblica Argentina e toccando i punti Javier, Faria, e Tomas
Castro ne discesero dall'altro spettante al Chili, dove tragittato il Rio Huble visitarono San
Carlos, Chillan, Bulnes, Concepcion. Qui, trovati varii Cooperatori Salesiani, col loro mezzo
gettarono i principii di una Casa, a vantaggio dei poveri giovanetti Chileni. Nel ritorno i
Missionarii toccarono San Rosendo, Los Angeles, Antuco nel Chili, e per compiere vie meglio
la loro esplorazione, ripassate per altra parte le Ande, si ricondussero a Norquin, indi a

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Patagones, dopo un viaggio di oltre a cinquemila chilometri, dopo aver sofferto indicibili
stenti, premiati per altro colla conversione e col battesimo di parecchie migliaia di persone.
Queste lunghe e pericolose escursioni apostoliche fecero sempre meglio conoscere la
necessità di fondare residenze di Sacerdoti in più siti, a fine di poter raggiungere i selvaggi,
istruirli, incivilirli, formarne un popolo cristiano e salvarli nell'anima e nel corpo. E appunto
questa necessità, che muove quei Missionarii ad implorare da noi soccorso d'uomini e di
mezzi materiali, onde condurre a buon termine la grande impresa, a cui si sono consacrati; è
questa necessità, che mi obbligò ultimamente ad invocare la carità vostra, per allestire una
novella schiera di Missionarii da inviare in quelle remotissime terre, in aiuto di quei nostri
confratelli.
Ecco accennato una parte di lavoro, che si venne operando nell’anno ora decorso. Alla
vista di questo e d’altro, che passo sotto silenzio, mi sento in dovere di rendere anzitutto
grazie vivissime a Dio, indi a voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, i quali
colla paziente e generosa vostra carità mi avete somministrato mezzi per queste opere. E
siccome conosco che desiderate di partecipare vieppiù alla soave consolazione di salvare delle
anime, e di procacciarvi in Cielo la corona degli apostoli, così passo ora a proporre alcune
opere, a cui nell'anno 1887 dovrebbero in modo particolare mirare i vostri sforzi e la vostra
carità.
Residenze e centri di Missioni.
Metto in primo luogo le Missioni d'America. I luoghi che io ho di sopra passati a
rassegna, ed altri moltissimi per brevità taciuti, dovrebbero essere altrettanti centri, dove
ridurre i selvaggi per ammestrarli ed incivilirli, e donde partire per andare in cerca di quelli, che
abitano nei dintorni, ma il più delle volte distanti cento ed anche duecento miglia gli uni dagli
altri. Senza di queste stazioni riesce pressoché impossibile la completa evangelizzazione e l’in
civilimento di quelle tribù disperse. Or questi centri e queste stazioni richiedono sacerdoti e
catechisti, chiedono case, ove abitare e ricevere giovanetti Indii, affinchè istruiti e fatti
cristiani aiutino col tempo il Missionario a convertire i loro parenti e la gente di loro tribù;
richiedono cappelle decenti e arredi sacri, per celebrare con decoro i divini misteri, ed anche
per innalzare la mente ed il cuore dei neofiti alle grandezze di Dio e del Cielo, colla
magnificenza del culto e del rito cattolico; richiedono i mezzi acconci per percorrere, senza
pericolo della vita, e senza perire o di fame o di sete, quelle immense regioni. Colà non
essendovi nè vie ferrate, nè vie carrozzabili, nè vettovaglie, nè alberghi, non si può fare a
meno di molti e buoni cavalli; che rechino in breve tempo il Missionario da un capo all'altro di
quegli sterminati deserti, per istruire i sani, portare i conforti religiosi ed assistere gli
ammalati, per farsi insomma a tutti amico, padre, angelo consolatore.
E qui debbo farvi osservare che se i Missionarii poterono già esplorare la Patagonia
settentrionale, valicare le Cordigliere e fissare in varii punti stazioni e residenze, non hanno
peranco potuto fare altrettanto nella Patagonia meridionale, nella Terra del Fuoco, nè tanto
meno nelle isole confinanti. In quella parte, che costituisce la Prefettura Apostolica assegnata
dalla Santa Sede al sacerdote D. Giuseppe Fagnano, i Salesiani visitarono bensì il così detto
capo delle Vergini, ed ultimamente portaronsi più oltre ancora, ma per difetto di mezzi non
poterono finora stabilirsi che in un sito solo, cioè a Santa Cruz. E qui notate che quest'ultima
residenza è centro di una estensione, che tra continenti ed isole sorpassa in superficie
parecchie volte tutta l'Italia; estensione seminata di selvaggi, che da secoli e secoli aspettano
invano i benefici frutti della divina Redenzione. É quindi necessario fissare altresì in più luoghi
della medesima case di Missioni, per renderne più facile, e direi meglio per renderne possibile
la coltura.
Già da tempo il prelodato Prefetto apostolico aveva divisato di visitare quelle sue vaste
regioni e operarvi alcun che di stabile. Trovandosi senza mezzi sufficienti si recò a Buenos
Ayres a domandar soccorso al Governo della Repubblica Argentina; ma poco potè ottenere a
fronte del grande bisogno. Perciò è giocoforza aspettare il soccorso da ben altre parti,
aspettarlo cioè dalle mani dei Cooperatori e delle Cooperatrici.
Se voi, chi in un modo e chi in un altro, secondo le proprie forze, non cesserete dal
mandarmi l'obolo della vostra carità, noi da Torino provvederemo quanto occorre ai nostri
Missionarii d'America, ed essi saranno lieti di esporre ad ogni cimento la vita, pur di recare la

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luce del Vangelo ai popoli più lontani, e piantare il vessillo della santa Croce sugli ultimi confini
del mondo, quali sono appunto la Patagonia meridionale e la Terra del Fuoco e sue isole (1).
Col vostro aiuto essi stabiliranno una stazione al mentovato capo delle Vergini, un’altra a
Punta Arena, ed altre sulle. sponde dei due fiumi principali, Rio Santa Cruz e il Rio Callegos, ed
altre, e poi altre ancora nella vasta estensione compresa tra i medesimi.
Nè alla sola Patagonia settentrionale e meridionale si limita il campo, che attende i
sudori dei Missionarii Salesiani. Esso si estende alla Terra del Fuoco, posta al di là dello stretto,
che prende il nome di Magellano, che pel primo facendo il giro del mondo, lo passò nel 1519.
Anzi esso si estende a tutto l'immenso territorio, formato dalle isole Magellaniche e dalle
Maluine. Tali sono tra le altre l'isola Falchland occidentale, l'isola Falchland orientale, l'isola
della Desolazione, l'isola Clarencie, l'isola Hoste, l'isola Navarrino, l'isola degli Stati, le isole S.
Diego ed altre innumerevoli, comprese sotto il nome di terre polari. Tutte queste isole,
affidate pure alla cura dei Salesiani, sono abitate da uomini, creati al pari di noi per conoscere
ed amare Iddio, per conoscere ed amare Gesù Cristo, ed aspettano chi vada loro ad
annunziarlo, farlo conoscere, amare e servire.
Ecco quale campo, anzi quali campi immensi, offerti alla nostra carità ed al nostro zelo,
o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici; campi, i quali attendono che noi,
imitando il buon Padre di famiglia del Vangelo, mandiamo schiere di operai a seminarli della
divina parola, a maturarne la messe, a raccoglierla in abbondanti manipoli, a riempire
insomma la casa del Padre Celeste di anime elette. Al riflesso di un tanto bene da operare, io
spero che voi mi vorrete dare un benigno compatimento, quando mi udirete ad implorare il
soccorso della vostra cooperazione; anzi confido che voi, ancorchè da me non sollecitati, mi
verrete nondimeno in aiuto, spinti da quello zelo della gloria di Dio e della salute delle anime,
che divorava gli apostoli e i primi cristiani.
L'Ospizio del Sacro Cuore in Roma.
Mentre prenderemo particolarmente di mira la evangelizzazione delle terre
patagoniche, delle magellaniche e delle isole circostanti, non dimenticheremo altra opera, la
quale sta anche molto a cuore al Santo Padre Leone XIII. La chiesa del S. Cuore di Gesù in
Roma si può dire finita, e spero di potervi tra non molto dare la gradita notizia della sua
consacrazione. É vero che gravitano ancora non poche spese fatte per la sua decorazione, per
le pitture, pel campanile, per le campane, per l'organo, per arredi sacri e simili; ma tutte
queste in confronto delle spese già fatte ci paiono più poca cosa, e la pietà e carità pubblica
mi aiuteranno a soddisfarle presto. Ma l'opera che intendo qui di proporre alla vostra
attenzione, alla vostra carità, è il termine del fabbricato presso la detta chiesa, il quale deve
servire di Ospizio non solo a poche decine, come in oggi, ma a più centinaia di poveri
giovanetti di tutte le nazioni, che per varii motivi andando a Roma si trovassero come
abbandonati ed esposti a gravi pericoli.
Mi è caro il pensare che allora il Cuor di Gesù sarà molto soddisfatto, quando accanto
alla sua chiesa siano raccolti a fargli corona un mezzo migliaio di fanciulli, cui possa stringere
al suo petto, accarezzarli e benedirli, come già faceva in sua vita mortale coi giovanetti della
Palestina. Mi è dolce il pensare che allora ne andrà pur lieto l'animo del Papa, quando saprà
che nella capitale della Chiesa cattolica, tra le altre case di carità e di beneficenza, erette a
sollievo delle umane miserie, ne esiste pur una, avente per iscopo di provvedere ai bisogni
spirituali e temporali non solo dei poveri giovanetti di Roma, ma di qualunque altra parte del
mondo, che si trovino in detta città come nella casa del padre comune. E mi consola altresì il
pensare che detto Ospizio tornerà ancora di conforto a tante povere famiglie non solo
d'Italia, ma di altri popoli, perchè sia che dimorino esse medesime in Roma, sia che vi abitino
solo dei loro cari, avranno sempre un luogo sicuro, dove sperare che i giovanetti loro figliuoli
o parenti siano ricoverati ed assistiti, qualora venissero a trovarsi in bisogno.
Come adunque vedete, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, la
erezione dell'Ospizio del Sacro Cuore di Gesù in Roma è pure una delle opere più insigni di
religione e di carità, cui possiamo attendere nell'anno corrente, e io spero che vorrete
procacciarvi la consolazione ed il merito di aver cooperato efficacemente al sospirato suo
compimento.
Terza opera.

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La terza ed ultima opera, che mi preme di proporre altresì alla vostra considerazione in
quest'anno, è quella di prepararci degli aiutanti di campo, cioè a dire, dei capi d'arte, dei
maestri, dei sacerdoti, i quali insegnino ai nostri giovanetti operai le arti ed i mestieri, a cui
sono applicati, istruiscano quelli che sono addetti allo studio, predichino il Vangelo ed
amministrino i santi Sacramenti; capi d'arte, maestri, sacerdoti per le case d'Europa e per le
case e le Missioni di America presenti e future. Nel solo corso dell'anno passato noi abbiamo
avuto più centinaia di nuove dimande, per accettare ed aprir case pressochè in tutte le parti
della terra, e con nostro immenso cordoglio, per mancanza di personale, abbiamo dovuto
rispondere negativamente.
Quanto bene di più potremmo fare, se avessimo tanti uomini, quanti ne richiede il
bisogno ! Noi potremmo allora raccogliere più migliaia di altri poveri giovanetti, educarli,
istruirli nella religione, nella scienza, nelle arti, e dopo alcuni anni restituirli alla famiglia, alla
società, alla Chiesa buoni figliuoli, savii cittadini, esemplari cristiani; noi potremmo allora e
conservare e condurre a Gesù Cristo e paesi e popoli e tribù, allietare la Chiesa di nuove
conquiste, rallegrare il cielo d'innumerevoli anime.
Dal proprio canto i Salesiani faranno quanto è in loro potere, per formarsi di tali
aiutanti; ma le loro schiere saranno ben più numerose, se a quest'opera salutare
concorreranno eziandio i Cooperatori e le Cooperatrici. E voi potete concorrere con
somministrarci i mezzi onde nutrire, calzare e vestire tanti giovanetti, che sono gratuitamente
raccolti nelle nostre case, tra i quali per regola ordinaria il Signore elegge i nostri compagni di
lavoro, inspirando loro ad unirsi con noi per fare a pro di altri quello, che abbiam fatto per
essi. Voi potete concorrere col suggerire a quelli dei vostri figli e soggetti, che mostrano
inclinazione allo stato ecclesiastico e alle sacre Missioni, di consacrarvisi con animo
volenteroso. Voi potete concorrere col favorire le vocazioni religiose tra i parenti ed amici, e
coll’ottenere per quanto vi è possibile che l'interesse, l'amore malinteso, i pregiudizi del
mondo non allontanino dalla sacra milizia coloro, che avendone i requisiti domandano di
abbracciare questa nobile carriera, per farsi seminatori della parola di Dio, soldati della Chiesa,
salvatori di anime, per continuare insomma sulla terra la missione di Gesù Cristo e de’suoi
apostoli.
A questo fine io sarei a pregarvi che, quando vi si presenta l'occasione, vogliate
ragionare cogli uni e cogli altri, e far loro vedere che un padre ed una madre cristiana non
dovrebbero avere altro di più caro in vita che il consacrare un figlio al servizio del Re dei re; far
vedere che un tale atto sarà loro di grande consolazione al punto di morte, di alto conforto e
di grande fiducia nel presentarsi al tribunale di Gesù Cristo; far vedere che un giovane
generoso dovrebbe ritenere per il più bel vanto il dedicare la propria vita ad estendere il
regno di Dio in sulla terra, a strappare anime all’inferno, e quale intrepido capitano condurle
alle battaglie del Signore, condurle alla conquista del Cielo; far vedere che coloro, i quali si
consacrano al Signore per predicare colla parola e coll'esempio il Vangelo, si rendono
altamente benemeriti della stessa civile società e degli Stati, perchè dal canto loro
promuovano tra i cittadini la moralità, la virtù, il buon ordine; e per tal modo cooperano al
benessere morale e materiale del popolo più che non possano fare gli eserciti, le leggi, i
tribunali, le prigioni; far loro vedere ancora che chi impedisce un figlio dall’entrare nel servizio
della Chiesa, oppure sentendovisi chiamato vi si ricusa, sarà da Dio reso responsabile delle
anime, che per un tal fatto andranno perdute, e che il più delle volte in pena di una tal colpa
accadono nelle famiglie disgrazie e rovesci spaventosi, e sempre si provano rimorsi ed
inquietudini, che straziano il cuore. Al contrario chi si mostra generoso, ne ha dal Signore
grandi ricompense in terra, soavissime gioie in morte, splendide corone in Cielo.
Conclusione.
Gli anni passati io conchiudeva la mia lettera, ricordandovi le promesse che Gesù Cristo
nel santo Vangelo fa a tutti coloro, che praticano la limosina ed esercitano la carità verso il
loro prossimo; promesse del cento per uno in sulla terra, promesse di una vita beata per tutta
la eternità. Quest'anno mi piace di conchiudere con un fatto, che si legge nella vita di s.
Martino, vescovo di Tours. Essendo questo santo ancor soldato e catecumeno, ma già pieno
di amor di Dio e di carità verso il suo simile, passando insieme coll’esercito per la città di
Amiens, incontrò un poverello, quasi nudo, che tremante dal freddo domandava soccorso ai
soldati. Nessuno di questi l'aveva esaudito. Giunto Martino davanti a lui, si ferma, lo rimira, e

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pieno di compassione cerca tosto di dargli aiuto. Mette pertanto la mano in tasca, ma non
trova più danaro, perchè già tutto avevalo speso a favore dei bisognosi. Allora egli depone il
proprio mantello, trae fuori la spada, lo taglia per metà, e dandone una parte al povero,
coll'altra alla meglio ricopre se stesso. Al vederlo con l'abito contraffatto e di panni squarciati,
alcuni de’suoi compagni d'arme ne ridevano; ma i più sensati ammirarono la sua caritatevole
azione e ne concepirono grandissima stima. Iddio medesimo dimostrò quanto quell’atto fosse
a lui gradito; imperciocchè nella seguente notte il Santo vide apparirglisi Gesù Cristo coperto
colla metà del mantello, che egli aveva donato a quel miserabile, e lo intese a parlare così ad
una schiera di Angeli che lo circondavano: Martino ancora catecumeno mi ha ricoperto con
questa veste: Martinus catechumenus hac me veste contexit.
Imitiamo, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, l'esempio di questo gran
Santo, e senza stracciare a mezzo i nostri abiti procuriamo almeno di far parte dei nostri beni
a chi n'è privo e soffre.
Le riferite parole pronunziate da Gesù Cristo in lode di san Martino sono una conferma
di quelle, che Egli dice nel Vangelo, cioè che la carità, da noi fatta agli altri, Ei la considera fatta
a se medesimo; sono una conferma di quelle, che nel giorno del finale giudizio Egli dirà a
coloro, che saranno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del
regno a voi preparato sino dalla fondazione del mondo: imperocchè ebbi fame e mi deste da
mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi accoglieste; ignudo e mi rivestiste;
ammalato e mi visitaste; carcerato e veniste da me... In verità vi dico: Ogni volta che avete
fatto qualche cosa per uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l'avete fatta a me. Se Gesù
loda e premia come fatte a se medesimo le opere di carità corporali, quali sono le sopra
nominate, qual lode, qual premio non darà Egli mai per le opere spirituali ? Qual lode e qual
premio non darà egli mai a coloro, che per amor suo avranno tolta la fame e la sete agli
ignoranti coll'istruirli o farli istruire? col condurre o far condurre nella casa e al seno di Dio le
anime, che pellegrine e smarrite ne andavano lontane, e col coprirle e farle coprire della bella
veste della grazia santificante ? col non abbandonarle nei loro vizi e morali disordini, ma
assisterle e con mano pietosa guarirle o farle guarire dalle spirituali loro malattie ? col non
lasciarle cadere in balia del demonio, nella prigione eterna, e rompere le catene di loro
schiavitù, e far loro godere la cara e preziosa libertà dei figliuoli di Dio? Le lodi, i premi, che
darà a tutti costoro saranno ineffabili.
Pertanto il pensiero che la nostra carità termina alla stessa persona di nostro Signor
Gesù Cristo, il quale per noi diede il sangue e la vita; termina alla persona del Re del cielo e
della terra, ricco in benedizioni verso tutti coloro, che provvedono ai bisogni spirituali e
corporali del prossimo; termina alla persona di quel Giudice eterno, il quale ce ne darà
amplissime lodi, e pronunzierà sentenza di eterno premio in faccia di tutto il mondo, questo
pensiero, dico, ci stimoli sempre a fare del bene all'anima e al corpo dei nostri simili, ad
esercitare opere di misericordia spirituale e corporale, specialmente verso i fanciulli, che più di
ogni altro sono compresi tra quei piccoli fratelli di Gesù, dei quali Egli parla nel luogo citato
dicendo: Ogni volta che avete fatto qualche cosa per uno dei più piccoli di questi miei fratelli,
l'avete fatta a me.
La consolante sentenza dei benedetti io spero che sarà quella appunto, che vi udirete a
pronunziare dal divin Giudice, o miei buoni Cooperatori e mie buone Cooperatrici, perché ben
so che giusta le vostre forze voi adempite il precetto della limosina; anzi molti di voi mi
scrissero e dissero più volte di essere lieti che le opere salesiane porgano loro propizia
occasione di adempiere questo dovere, con piena sicurezza di loro coscienza. Proseguite
adunque a mostrare viscere di misericordia verso tanti poveri giovanetti cristiani, che senza di
ciò passerebbero infelici la vita, cadrebbero in peccato, farebbero fors’anco naufragio nella
fede, e si renderebbero il disonore della famiglia, il flagello della società; proseguite a
mostrare viscere di misericordia verso tante migliaia di miseri selvaggi, che dalla vostra carità
attendono Sacerdoti, che li vadano a trarre dall'abisso della barbarie, dall'orlo della eterna
perdizione; proseguite a mostrare viscere di misericordia verso la Chiesa cattolica, verso il
supremo suo Capo visibile, il Papa, e mostrate loro il vostro figliale attaccamento, non solo
colla sottomissione ed obbedienza, ma pur anche coll'impiego di qualche parte di vostra
sostanza a sostegno della loro causa, che è la causa di Dio, la causa delle anime.

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Ed affinché vi manteniate costanti nel santo desiderio di alleviare le umane miserie nel
modo suddetto, io vi ricorderò ogni giorno dinanzi alla immagine di Maria Ausiliatrice, e con
me tutti i Salesiani, le Suore, i giovanetti e le fanciulle posti sotto la nostra direzione
pregheranno Iddio che spanda sopra di voi, sopra le vostre famiglie, e sopra i vostri interessi
ogni sorta di grazie; pregheranno che infine ogni altra grazia sia coronata da quella, che è
l'unica importante, l'unica necessaria, vale a dire passare con Dio e terminare santamente la
vita, per entrare un giorno al possesso dell'eterna sua gloria.
Pregate anche voi per me, che colla più profonda gratitudine mi professo di voi,
benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, 1° gennaio 1887.
Obbl.mo Servitore
Sac. GIOVANNI Bosco.
aprile - a. 11, nr. 4
37-38 Lettera di D. Bosco.
[Torino, 1° marzo 1887].
BS francese: avril 1887, p. 37 [traduzione]
BS spagnolo (Torino): abril 1887, p. 37 [traduzione]
Benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
La viva sollecitudine, colla quale voi prendeste sempre parte alle Opere Salesiane, mi fa
ritenere che vi sarà cosa gradita che io vi dia un breve ragguaglio di quanto ci occorse in
questi ultimi giorni.
Certamente vi è già nota la terribile catastrofe del terremoto del 23 ora scorso
febbraio, che, abbattendo e rovinando in un attimo palazzi e tugurii, produsse in Italia
gravissimi danni, e fece nella Liguria moltissime vittime.
Or, coll'animo pieno di riconoscenza verso Dio, vi annunzio anzitutto che in mezzo a
tanti feriti e morti noi non abbiamo avuto da deplorare alcun danno personale. Salesiani e
Suore, allievi ed allieve di ogni Casa andarono esenti nonchè dalla morte, financo da ferite e
da contusioni. L'unico male fu lo sbigottimento, l'apprensione, l'ansia indescrivibile, che
s'impossessò di tutti, nonchè il timore insuperabile di rimanere nell'interno dei fabbricati, per
cui in alcuni luoghi della Riviera, come Varazze, Alassio, Bordighera, si dovettero passare varii
giorni e varie notti attendati alla meglio e all'aria aperta nei cortili e nei giardini.
Ma, se andammo esenti dalle disgrazie personali, siamo pur troppo stati ancor noi
colpiti da gravi danni materiali. Le nostre Case e Chiese del Piemonte e della Toscana ebbero
solamente muri screpolati, tetti spostati, scale ed arcate smosse; danni questi, ai quali si potrà
porre riparo con qualche facilità. Ma alcune delle nove Case esistenti sulla Riviera di Ponente,
maggiormente flagellata, soffersero guasti molto rilevanti come ad es. la facciata della chiesa
del Collegio di Alassio. La Casa poi ne’piani di Vallecrosia presso Bordighera fu talmente
rovinata, che senza costosi lavori sarebbe inabitabile. Essa fu già sgombrata; si dovettero
chiudere le scuole pubbliche ed il Collegio femminile annesso, inviare alle proprie famiglie una
parte delle giovinette, e trasferire fino a Nizza Monferrato le altre, che rimasero orfane di
genitori o prive delle proprie abitazioni.
Come si vede, questo luttuoso avvenimento ci obbliga a grandi sacrifzi, affinché non
vadano come perdute opere, che ci costarono già spese e fatiche immense, e che non
possiamo trascurare senza grandissimo danno delle anime. Ci obbliga a spese di viaggio, di
riparazioni, di mantenimento di giovani e di fanciulle, i cui parenti furono colpiti dal flagello; ci
obbliga insomma a spese gravissime, che pochi giorni or sono non avremmo potuto neppure
immaginare.
Noto tra le altre cose che la Casa di Vallecrosia è una delle più necessarie pel bene della
Religione e delle anime, perchè in quella località sono insediati i protestanti, i quali usano

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tutte le arti per attirare a sè la gioventù di ambo i sessi e rubarle la fede; epperciò deve essere
ad ogni costo ristorata.
Ma come fare? Io non mi voglio perdere di animo. Da fisici malori reso impotente della
persona da non poter uscire a domandare il necessario soccorso, io spero di rimediare al
disastro per mezzo de’miei Cooperatori e delle mie Cooperatrici. Agli uni pertanto e alle altre
io domando umilmente la carità.
Conosco il vostro buon cuore, e giudico inutile il soggiungere molte parole per eccitarvi
a venirmi in aiuto. Vi prego solo a riflettere che le pubbliche calamità devono servire di sprone
ai buoni cristiani per muoverli a lenirne i lamentati effetti, a fare, direi, quasi l'impossibile per
recarvi riparo.
La carità esercitata in simili circostanze, mentre riesce più soave a chi la fa e a chi la
riceve, torna eziandio quale un inno di ringraziamento al Signore per averci risparmiati nel
flagello; torna altresì di preghiera efficace per ottenere la sua misericordia e la liberazione da
ulteriori disgrazie, che potrebbero rinnovarsi. Dio stesso ha fatto dire che la limosina ci fa
trovare la sua misericordia e libera dalla morte: Eleemosyna a morte liberat et facit invenire
misericordiam.
Una cosa, che nei passati giorni in mezzo alla desolazione recò a me ed ai Salesiani più
grande conforto, fu la notizia che varie persone nostre benefattrici, le quali abitavano sul
luogo stesso del maggior disastro, furono preservate come per miracolo. Noi attribuiamo una
tal grazia alla carità, che esse ci hanno sempre usata; perchè il Signore suol dare in questo
mondo quel centuplo, che nel Vangelo promette a chi fa limosina per amor suo.
Questa grazia, con moltissime altre dei tempi andati, è una prova convincente che
Iddio e la Vergine SS. Ausiliatrice proteggono in modo speciale coloro che, potendo, ci fanno
la carità; è una prova che Iddio e la Vergine Ausiliatrice esaudiscono le preghiere, che nelle
nostre Case facciamo pei nostri benefattori e per le nostre benefattrici, sopra cui imploriamo
tutti i giorni ogni più eletta benedizione.
Dal canto mio vi assicuro che ogni giorno pregherò e farò pregare per voi e per le
vostre famiglie. Siccome beneficati, noi ci stringeremo più amorosamente intorno a Maria
Ausiliatrice, Madre di Colui, che porta il mondo nelle sue mani onnipotenti, e La pregheremo
più fervorosamente, che vi guardi dal cielo, vi copra sotto il valido e materno suo manto, vi
allontani dal capo ogni disgrazia ora e sempre.
Ed ora non mi resta più altro a fare che ripetere: Io domando e aspetto la vostra carità,
per riparare ai danni, che il terremoto mi arrecò. Fosse la limosina anche solo di pochi soldi,
non importa. A quel modo che l'unione fa la forza, così molte piccole offerte insiem raccolte
possono somministrare il mezzo per rimediare ai danni sofferti e per compiere
importantissime opere.
Pregate anche voi per me e per la prosperità delle opere, che la Divina Bontà affidò alle
povere nostre mani, e gradite che mi professi con profonda gratitudine,
Di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, 1° marzo 1887.
Obbligatissimo Servitore Sac. GIOV. BOSCO.
settembre - a. 11, nr. 9
106-107 Una festa di famiglia nell'Oratorio di S. Francesco di Sales.
[parole di DB a una delegazione di exallievi, nella casa di Lanzo]
[…] Salì in carrozzella dicendo con ischerzo: io che sfidava i più snelli a far dei salti, ora
devo camminar in carrozza colle gambe altrui. Noi guidavamo la carrozzella fino al pergolato
che è in fondo al prato. Quivi si fece seduta e mille cose si dissero in pochi minuti. […]
Quindi D. Bosco volle riconoscere uno per uno i deputati dell'ambasciata. Si parlò della
sua Messa d'oro del 1891, e quando si disse di Gastini che voleva mille cantori, ei soggiunse:

15.9 Page 149

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149
Due mila, ma un coro sia tutto di Patagoni. Poi volgendosi al Parroco di Cunico d’Asti: e a
quella Messa, disse, si berrà il vino di Cunico ottenuto come grazia di Maria Ausiliatrice e che
sia assaggiato anche dai Patagoni! E ne volle formale promessa.
E che diremo di D. Bosco all'Oratorio ?
Direte che io sto benissimo e che tutte le inquietudini che si prendono per la mia
salute non turbano la pace del mio cuore.
novembre - a. 11, nr. 11
137-138 Pellegrinaggio degli operai francesi a Roma – Tre ore in Torino
[incontro con DB il 13 ottobre. Brevi parole di DB, e discorso di Don Rua a suo nome]
BS francese: novembre 1887, p. 132 [traduzione]
BS spagnolo (Torino): noviembre 1887, p. 137s
D. Bosco, accompagnato da D. Rua, suo vicario generale, giunse verso le sei e mezzo
davanti al ristorante Sogno. […] si ferma quasi ad ogni passo per dire, con espansione di
cuore, quanto gli è caro il ritrovarsi in mezzo a tanto cari amici; riconosce quelli che non ha più
visti da tanto tempo, e resta intenerito al punto di non aver più parole per esprimere i suoi
pensieri. Avvertito che la sala non poteva contenere tutta quella gente, D. Bosco si siede
fuori, presso alla porta dello stabilimento. Dopo alcuni minuti di riposo, e quando tutti gli
operai furono riuniti intorno a lui, diede loro, con tutta l'anima, una benedizione la quale volle
estendere alle loro famiglie, ai loro parenti ed amici, alle loro opere, alle loro più care
intenzioni. Ma lo stato di sua sanità ed il numero degli uditori non permettendogli di
continuare ad alta voce, pregò D. Rua di dire a nome suo alcune parole, delle quali ne
riproduciamo il senso
« D. Bosco si congratula coi pellegrini e li ringrazia, rappresentando essi la Francia
cattolica, la vera Francia, quella di cui il risorgimento va sempre di più accentuandosi, per la
misericordia divina e mercè le ammirabili e buone istituzioni fondate e sorrette dalla risoluta
volontà dei suoi figli migliori. Anch'esso spera poter efficacemente concorrere a quel felice
risorgimento; nessuno meglio di lui sa quali risorse ella può trovare nel suo temperamento
cristiano per trionfare di molti mali, per guarire da ferite profonde. Egli non ebbe da far altro
che mandare un grido, dare un segnale, per trarre verso le sue Opere quella vitalità
maravigliosa che supera e abbatte tutti gli ostacoli e per cui sono un nonnulla i più pesanti
sacrifizi.
» Tutto ciò è per D. Bosco un motivo particolare di ringraziare i pellegrini in un giorno in
cui essi gli procurano la preziosa consolazione di benedirli sulla strada di Roma. Avanguardia
del mondo cattolico, vanno ad annunziare nell'Eterna Città ed in un modo così provvidenziale,
il risorgimento della loro patria; i primi fra i figli del Padre comune dei fedeli, essi vengono a
dirgli quanto soffrono i suoi figli di Francia dei suoi dolori, e qual energia di preghiere e di
azione impiegheranno per ottenere il. trionfo pacifico del Vicario di Gesù Cristo.
« D. Bosco domanda agli operai che dopo aver deposti ai piedi del Sommo Pontefice
eziandio i suoi umili ossequii di figliale venerazione, non si dimentichino di pregare presso la
tomba di S. Pietro per tutta la famiglia Salesiana, e ottenerle le grazie delle quali ha tanto
bisogno per compiere la sua missione nella Chiesa di Dio. Egli, in fine, dopo averli esortati a
visitare il Santuario da lui eretto in Roma al Sacro Cuore di Gesù, promette di celebrare
all'indomani la Messa, coll'intenzione di far discendere sull'intiero Pellegrinaggio le più elette
benedizioni. D. Bosco sapeva che gli operai del Mezzodì della Francia, condotti dai signori de
Villechaize e de Villeneuve, si recavano in Roma, via Ventimiglia.
» Egli vorrebbe ancora, prima di dar loro l'addio, lasciar uscire dalle sue labbra quel
grido che ha nel fondo del suo cuore: Evviva la Francia ! Ciò non gli è permesso: ma ciò che
nessuno potrà proibirgli si è di mandare verso Dio quel grido con uno slancio di riconoscenza
e di particolare affezione. »

15.10 Page 150

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[…] D. Bosco non cessava di fare a tutti i più cari augurii di felicità, servendosi di
formule che non abbiamo potuto ritenere tutte, ma la di cui varietà era appropriata alla
condiziono e allo stato di ciascuno.
Si compiaceva specialmente di ripetere: « Vi protegga Maria Santissima e vi guidi fino al
paradiso. » Parecchi preti s'ebbero quelle parole « Vi faccia il Signore il favore di dargli molte
anime. » Un pellegrino di Chartres, dicendo di conoscere D. Bellamy che amava tanto, D.
Bosco lo trattenne un istante: « Ma allora, gli disse, se D. Bellamy è vostro amico, voi siete il
mio, perchè anch’io lo amo tanto: è grande mio amico. »
dicembre - a. 11, nr. 12
154 Augurii di Felicità.
BS spagnolo (Torino): diciembre 1887, p. 151 [traduzione]
Il Sac. D. Giovanni Bosco e i numerosi suoi giovanetti godono di cogliere la propizia
occasione delle prossime feste Natalizie e della Fine dell'anno per augurare ai Cooperatori e
Benefattori le più elette benedizioni ed ogni prosperità.
La Comunione che per privilegio Pontificio faranno nelle loro Chiese nella mezza notte
del Santo Natale, i Salesiani e i loro alunni, la indirizzeranno a Dio, affinchè per i meriti del
graziosissimo Gesù Bambino, spanda sopra dei loro benefattori e Benefattrici l'abbondanza
delle sue grazie celesti e conceda loro un nuovo e felicissimo anno, colla perseveranza nel
bene.
1888
gennaio - a. 12, nr. 1
1-6 Lettera di D. Bosco ai cooperatori e alle cooperatrici.
[Opere compiute nel 1887 e proposte per il 1888].
BS francese: janvier 1888, p. 1 [traduzione]
BS spagnolo (Torino): enero 1888, p. 1s [traduzione]
Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici,
Sebbene la mia debole salute non mi permetta di scrivere a lungo, tuttavia non posso
tralasciare dall'indirizzarvi anche quest'anno questa lettera, a norma del Regolamento, per
intrattenermi alquanto con voi, che siete i benefattori dei miei giovanetti, e che vi prendete
amorevole cura delle opere da Dio affidate alla Pia Società di S. Francesco di Sales.
E che vi dirò io? Vi dico anzitutto che vogliate unirvi con me a recitare almeno un Pater
ed Ave ed un Requiem aeternam per oltre a 1000 tra Cooperatori e Cooperatrici, stati chiamati
all’altra vita nell'anno ora scadente. Vi dico che ringraziamo Iddio, il quale in mezzo a tante
vittime della morte ebbe la bontà di risparmiarci, e ci concede di trovarci ancora al sorgere di
questo nuovo anno. Vi dirò che abbiamo molte ragioni di rallegrarci nel Signore, perchè col
suo divino aiuto, abbiamo potuto compiere molte opere buone a salute delle anime, a
vantaggio della civile società. Vi dirò infine che il bene da farsi ci cresce tra mano ogni dì più, e
perciò ragione e Religione vogliono che noi non veniam meno nella buona volontà, che anzi
prendiamo animo a fare maggiori sacrifizi, e cresciamo la nostra operosità.
Rapida rassegna delle principali opere compiute nell'anno 1887.
Quantunque le opere principali compiutesi nell'anno ora spirante vi siano rese già
abbastanza note per mezzo del Bollettino Salesiano, ciò non di meno, affinché come in un
quadro le abbiate sotto gli occhi, le ricorderò qui brevemente.
Opera, che merita di essere segnalata in capo a tutte le altre, è la consacrazione della
chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma, avvenuta in mezzo allo splendore dei sacri riti,
coll’intervento dei più insigni prelati e membri del Sacro Collegio, coll'accompagnamento di

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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151
classica musica, e, quello che più importa, colla piena sod disfazione del Santo Padre Leone
XIII, il quale ce ne aveva affidata la costruzione fin dal principio del suo glorioso Pontificato.
A Vallecrosia presso Bordighera, nella casa di Maria Ausiliatrice, si rimediò ai danni
ingenti prodotti dal terremoto del 23 febbraio, la si rifabbricò quasi di pianta perché resa
inabitabile, si rifecero in buona parte le camere, le scuole, e fin anco il minacciante campanile
della nuova chiesa, e finalmente si terminò questa chiesa medesima, che verrà inaugurata al
divin culto il 18 del corrente dicembre.
Nel paese di Mathi si cominciarono e si vanno compiendo nella Cartiera lavori di tale
rilievo, da far salire la fabbrica di carta. da mille cinquecento a quattro mila chilogrammi al
giorno, raddoppiandone così la produzione, e perciò rendendone possibile lo smercio a minor
prezzo con molto vantaggio della stampa cattolica.
A Catania fu acquistata una proprietà detta Villa Piccioni, con annesso terreno di circa
otto mila metri quadrati, e con una modesta casetta, destinata ad ampliarsi e a divenire,
coll'aiuto della divina Provvidenza e col concorso della carità e generosità cittadina, un
grandioso Ospizio e Casa di arti e mestieri a benefizio dei poveri giovanetti del popolo, i quali
coll'istruzione vi apprenderanno pur anche a guadagnarsi onoratamente il pane della vita, e
saranno un giorno l'appoggio della famiglia ed una guarentigia sicura pel benessere morale di
tutta la città.
Nella città di Marsiglia si fece acquisto di un buon tratto di terreno, per ingrandire
l'attigua casa già esistente, fattasi ormai insufficiente al bisogno; acquisto, che renderà
possibile l’accettazione di molti altri giovanetti, per trarli dall’abbandono e dalla miseria.
Egualmente si praticò per l'ampliamento delle case di Parigi e di Lilla in Francia, per quelle di
Utrera e di Sarrià nella Spagna, non che di Faenza e di Firenze in Italia.
Col favore di S. A. il principe Vescovo, e per l'efficace concorso dell’egregio Podestà,
nonché di varie caritatevoli persone ecclesiastiche e laiche, si aperse una casa di Salesiani nella
città di Trento, prendendo la direzione di un Orfanotrofio; casa, che è la prima apertasi
nell’impero austriaco, e che col divino aiuto e coll'appoggio dei buoni spero andrà prendendo
grande sviluppo, e spianerà la via all'impianto di altre consimili in altre città dell'impero
medesimo.
A Londra, capitale dell'Inghilterra, per lo zelo di una nobil donna cattolica, si accettò la
direzione di scuole frequentate già da circa 200 fanciulli e fanciulle, e si prese in oltre
l'amministrazione di una parrocchia, che abbraccia nel suo seno ben 30, 000 persone quasi
tutte protestanti, tra le quali giova sperare che in progresso di tempo si otterranno molte
conversioni alla cattolica Chiesa.
Nè debbo tacere la cura spirituale e pur corporale prestata dai Salesiani ai colpiti dal
colèra nella città di Catania in Sicilia, e in quella di S. Nicolas de los Arroyos nella Repubblica
Argentina, nonché ai feriti ed alle vittime del terremoto nella città di Diano Marina nella
Liguria, ed agli orfanelli degli uni e degli altri; cura, che meritossi amplissime lodi dalle stesse
Autorità costituite.
Per quello che spetta all'America troppo lungo sarei, se dovessi passare a rassegna
quanto, auspice Iddio e la cattolica carità, si poté operare nell'anno che sta per finire.
Toccando più sotto delle missioni, basta qui accennare l’impianto della Casa di arti e mestieri,
sotto il titolo di san Giuseppe, nella città di Concezione, e la stabile residenza dei Missionarii a
Punta Arenas nella Repubblica del Chili; e l’altra consimile residenza a CholMalal e a Guardia
Pringles nella Patagonia Argentina. In questi ed altri luoghi si fabbricarono in pari tempo varie
cappelle per la celebrazione dei divini misteri e per l'istruzione dei fedeli e degli infedeli.
Molte poi delle Case americane già fondate, specialmente i Collegi e gli Ospizi, vennero
di assai ingrandite a profitto di più centinaia di giovanetti, mediante nuove costruzioni; fra le
altre, quelle di Patagones e di Viedma sulle sponde del Rio Negro, quella di Payssandù e quella
di san Paolo nell'impero del Brasile.
Né posso ommettere di accennare almeno le varie Missioni date, nell'anno medesimo,
da Monsig. Gio. Cagliero, Vicario apostolico della Patagonia settentrionale e centrale, e da

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Mons. Giuseppe Fagnano Prefetto apostolico della Patagonia meridionale; Missioni, spinte
sino alle gole delle Cordigliere e alla Terra del Fuoco, con ingenti fatiche ed evidenti pericoli
della vita, ma con grande e consolante risultato; imperocchè per mezzo di esse si gettò il
primo seme della divina parola in seno a tribù fino allora sconosciute, e si prese cognizione dei
luoghi e dei costumi, la quale tornerà utilissima per impiantare stazioni di Missionarii in quei
luoghi abbandonati, onde rassodarvi il bene religioso e morale a salute di tante anime infelici.
E poiché mi vien dato di far parola delle Missioni estere, non debbo passare sotto
silenzio la carità dei Cooperatori, accresciutasi in questi ultimi mesi, in seguito all’invio di
apposita lettera circolare, che mi trovai costretto di diriger loro, per implorar soccorso a
favore delle medesime; carità, che mentre solleva il mio cuore e lo rallegra nel Signore, mi
porge i mezzi, onde continuare alacremente la diffusione del Vangelo e della cristiana civiltà
nelle più lontane parti del mondo. Soprattutto non posso tacere la recente spedizione di otto
Salesiani alla città di Quito, nella Repubblica dell'Equatore, dove apriranno scuole e laboratorii
pei giovanetti, e donde ancora prenderanno le mosse per recar la luce della fede a migliaia di
poveri Indii, che in mezzo alle Ande vivono tuttora privi dei benefizi della cristiana civiltà.
Finalmente nella ossequiosa esultanza e commozione dell'orbe cattolico, pel fausto
Giubileo sacerdotale del sapiente Leone XIII, abbiamo ancor noi, dalle case di Europa, e
dell’America, e sin dalle Missioni dell'estrema Patagonia, potuto raccogliere oggetti e prodotti
rari e preziosi, da umiliare appiedi del suo trono augusto, quale omaggio di profonda
venerazione ed incrollabile attaccamento alla sua persona, e siccome argomento di nostra
sincerissima gioia pei glorioso avvenimento.
Nuove Case ed Opere delle Figlie di Maria Ausiliatrice
Anche le Suore, dette Figlie di Maria Ausiliatrice, poterono in quest’anno accrescere le
opere loro a vantaggio delle fanciulle. In fatti esse presero la direzione di asili d'infanzia ed
apersero scuole, laboratorii ed Oratorii festivi in ben otto altri paesi, quali sono, in Italia,
Gattinara, Torre di Bairo, Farigliano, Pecetto Torinese, e Mathi. A Moncrivello e a Novara, per
la carità di due zelanti Cooperatrici salesiane, vennero acquistati per le Suore due ampi
fabbricati, per dare principio ad opere di grande vantaggio per la gioventù femminile. In
America, pel soccorso di una famiglia illustre di Montivideo, aprirono un nuovo Collegio nella
città di Payssandù, con Oratorio festivo e scuole esterne, frequentate da più centinaia di
fanciulle. Oltre a ciò ampliarono le case già esistenti in Buenos Ayres e a Patagones,
nell'ultima delle quali raccolsero a scuola giovanette fin dalla Terra del Fuoco, le istruirono e le
fecero battezzare, presentandole a Dio quali cristiane primizie di quegli estremi confini del
mondo. E merita pure menzione l'assistenza, che prestarono ai colerosi nella città di Bronte in
Sicilia, dove alcune di esse per amor di Gesù Cristo non dubitarono di chiudersi coi medesimi
nel lazzaretto.
Più altre opere dovrei qui segnalare tanto dei Salesiani, quanto delle Suore; ma oltre
che ne foste già informati, nel corso dell’anno, le tralascio per non troppo dilungarmi, e per
aver agio di trattare di un'altra opera, la quale nell'anno prossimo dovremo avere
particolarmente di mira.
Intanto da ciò che sono venuto accennando fin qui potete scorgere facilmente come la
carità vostra abbia portato frutti abbondanti; frutti nel sollievo e nell’educazione ed istruzione
impartita a molti giovanetti e giovanette, che si poterono raccogliere in maggior numero negli
Ospizi, nei Collegi, nei laboratorii, negli Oratorii festivi, nelle scuole quotidiane e domenicali, e
nelle chiese e cappelle erette e consacrate al divin culto; frutti nella conversione di molti
infedeli, che si andarono ad evangelizzare ed incivilire nelle stesse loro terre finora
inesplorate; frutti nella conservazione della fede in molti cristiani dell'Europa e specialmente
dell'America, dove ogni anno emigrano a migliaia a migliaia in cerca di una misera fortuna
terrena, ma in pericolo di perdere la felicissima ed eterna eredità del Cielo; frutti ancora nella
pubblicazione di buoni libri, in centinaia di mila copie, a difesa della religione e a fomento della
pietà cristiana. Di tutto questo bene i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice ne rendono con
me vive grazie primamente a Dio, che ci fu largo de’suoi celesti favori, di poi a voi tutti, o
benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, che con tanta bontà accorreste in nostro
soccorso, e vi faceste abili strumenti della divina Provvidenza a vantaggio di anime
innumerevoli.

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153
Opera proposta per l'anno 1888.
Molte sarebbero le opere che avrei da raccomandare alla vostra carità per l'anno
venturo, ma una sola voglio qui segna larvi, come quella che mi sta moltissimo a cuore.
I fedeli di ambo i sessi possono ormai giovarsi a loro bell’agio della chiesa del S. Cuore
di Gesù in Roma; vi possono udire numerosi la divina parola, accostarvisi ai SS. Sacramenti,
assistere con loro edificazione alle sacre cerimonie, istruirsi col mezzo della frequente
predicazione, inspirarsi insomma alla pietà e divozione ed infervorarsi alla pratica delle
cristiane virtù. Ma questo non è ancora il tutto. Il Santo Padre Leone XIII ama che
un'altr'opera ancora sorga accanto alla chiesa suddetta; egli desidera che l'Ospizio colà
appena iniziato s'ingrandisca colle costruzioni già designate, e si renda capace di accogliere
cinquecento e più giovanetti, i quali ogni giorno rappresentino al vivo i fanciulli della Palestina
intorno alla persona adorabile di Gesù Cristo, per essere come quelli da Lui benedetti, istruiti,
avviati alla virtù, indirizzati al Cielo.
Quest'opera viene altamente reclamata dagli attuali bisogni della città di Roma.
Centinaia di giovanetti e romani e non romani, provenienti da ogni parte, or per povertà, or
per abbandono, ed or per le insidìe dei nemici, si trovano esposti a grandi pericoli del corpo e
dell'anima. Molti per difetto di un ricovero si abbandonano all'ozio, crescono nel vizio, si
danno al mal fare, e finiscono per cadere nelle mani della polizia indi nella prigione. Non pochi
son quelli, che da varii paesi recandosi colà per cercar lavoro e non trovandone, perdono
nell'inerzia e nelle male compagnie fin anco quella religione, che vi ha sua sede e suo centro, e
donde spande i suoi vividi raggi per tutte le parti del mondo. Sventura che un povero
giovanetto cristiano abbia da incontrar pericoli per la sua fede e pe’suoi costumi in Roma
istessa, la quale per mezzo del Vicario di G. C. illuminò ed illumina, santificò e santifica i popoli!
Cotali disgrazie se addolorano il Papa, quando accadono ad un cattolico in qualsiasi luogo
della terra, lo affliggono profondamente quando succedono così di spesso, come sotto i suoi
occhi medesimi, senza che Ei possa ne prevenirle nè rimediarle, e succedono soprattutto a
tanti giovanetti incauti ed inesperti, che pur sono le speranze della Chiesa e della civile
società.
Or bene noi possiamo in gran parte scemare siffatte sciagure in Roma, possiamo
l'animo del Romano Pontefice, e consolare in pari tempo il Cuor di Gesù; e questo santissimo
fine possiamo ottenerlo costruendo il progettato Ospizio. E che sia così ebbe la bontà di
significarlo lo stesso zelantissimo Supremo Gerarca della Chiesa, quando mi toccò la
felicissima sorte di essere ricevuto da Lui a particolare udienza nel maggio scorso. Dopo aver
Egli udito con piacere che la chiesa del Sacro Cuore era finita e inaugurata al servizio di Dio,
dopo aver detto che ringraziava i Salesiani, i loro Cooperatori e quanti li avevano coadiuvati a
compiere l'ardua impresa, proseguì e disse: « Adesso mettetevi all'opera per innalzare
l'Ospizio già ideato, affinché vi possiamo raccogliere e salvare tanti poveri giovanetti,
insegnando loro a divenire buoni cristiani e savi cittadini. A questo fine io benedico voi e tutti
quelli, che vi porgeranno la mano. »
Queste parole del Vicario di Gesù Cristo sono profondamente scolpite nel mio cuore, e
mi preme che anche voi ne facciate tesoro.
Sarebbe cosa veramente degna del vostro zelo, che nell'anno 1887 e 1888 onoraste le
grandiose feste giubilari del Santo Padre Leone XIII, col condurre a termine le due opere
principali, che Egli vi affidò appena salito alla cattedra di S. Pietro. La prima è finita, e glie
l'abbiamo come presentata fin dal 14 maggio passato, quando venne solennemente
consacrata, quasi per inaugurare il suo Giubileo sacerdotale, ed oggidì la chiesa del S. Cuore
forma tra le altre molte l’ammirazione dei pellegrini, che accorrono a Roma da tutte le parti
del inondo. Di grande consolazione sarebbe alla vostra carità, se alla fine del prossimo anno,
come alla chiusura delle sovranominate feste, si potesse dire al S. Padre: « Ecco compiuto
l'Ospizio da Voi cotanto desiderato a salute dei fanciulli: più centinaia di essi potranno d'ora
innanzi trovare un asilo sicuro presso di Voi, e come all'ombra della vostra cattedra crescere
degni figli della Chiesa, e pegno non fallace di moralità e di buon ordine pel civile consorzio. »
Quattro ricordi per conclusione.

16.4 Page 154

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Io conchiudo esponendovi quattro pensieri in forma di ricordo. Anzitutto osservo che
una persona ed una casa limosiniera è come il mare; per quant’acqua il calore del sole faccia
svaporare dalla sua superficie, esso non di meno non scema punto di sua ampiezza, perché i
suoi vapori convertiti in pioggia, in neve ed in ghiaccio, dopo aver irrigata e fecondata la terra,
in forma di fiumi si restituiscono a lui da tutte le parti. Così ad un di presso accade ad una
persona, ad una famiglia, che colle sue sostanze, foss'anche solo col loro superfluo, coopera
alla gloria di Dio ed al bene del prossimo. La limosina che essa dà si unisce con quella di tanti
altri, e questa unione, alla guisa dell'unione di tante goccie d'acqua, forma quale una pioggia
di benefizi a vantaggio di migliaia di persone, a profitto dei fedeli e degli infedeli, a pro dei
giovanetti, delle famiglie, delle popolazioni, dell'umana società. Questi fanciulli poi, queste
famiglie, questi popoli beneficati, oltre che pregano e ottengono da Dio centuplicate le grazie
sopra i loro benefattori, per mezzo dell'educazione religiosa e morale loro procacciata colle
limosine insieme riunite, formandosi e crescendo virtuosi, promuovono la concordia e la pace
privata e pubblica, accrescono il lavoro, l'industria, il commercio, diminuiscono i furti, i delitti,
le ribellioni, e per questo modo ogni cittadino ne approfitta anche temporalmente, e vede
entrare in casa il centuplo di quanto aveva dispensato per le opere di religione e di carità.
Adunque il primo ricordo è così concepito: Se vogliamo far prosperare i nostri interessi
spirituali e materiali, procuriamo anzitutto di far prosperare gl'interessi di Dio, e
promuoviamo il bene spirituale e morale del nostro prossimo, col mezzo della limosina.
Venendo al secondo ricordo, comincio dal far riflettere che, per regola ordinaria,
quando taluno brama di ottener da Dio una grazia, per l'intercessione della Vergine o di
qualche santo, suole da più a meno dire così: Se mi fa questa grazia, io farò la tale limosina, la
tale offerta. Sebbene questo modo di fare non sia da disapprovarsi, tuttavia io non lo credo il
più acconcio per ottenere presto e con sicurezza le grazie di Dio, quelle specialmente che ci
stanno più a cuore. Questo modo di fare contiene un non so che di diffidenza verso Dio, verso
la Madonna o verso i Santi, che s'invocano. Molto meglio e più efficace sarebbe il dare prima
quello, che vorremmo dare dopo di aver ottenuta la grazia implorata. Dando prima si compie
un'opera buona, che congiunta colla fede, colla fiducia in Dio, acquista maggior potere presso
il suo trono. Dando prima in certo qual modo si impegnano Iddio, la Vergine e i Santi a
mostrarsi generosi verso di noi, che ci siamo come abbandonati alla loro sovrana bontà e
potente intercessione. Dando prima si adempiono appuntino le parole di Gesù Cristo, che là
dove raccomanda la limosina usa queste espressioni: Date e vi sarà dato: date et dabitur
vobis. Qui, come si vede, Gesù Cristo non dice già: Promettete di dare e vi sarà dato; ma dice
Date voi prima, e indi sarà dato a voi. La esperienza dimostra che questo modo è potentissimo
ad ottener le grazie più segnalate; io stesso ne sono stato testimonio migliaia di volte.
Adunque ecco il secondo ricordo: Se volete ottenere più facilmente qualche grazia, fate voi la
grazia, ossia la limosina, agli altri, prima che Dio o la Vergine la facciano a voi. Date et dabitur
vobis.
In terzo luogo ritenete che il fare limosina a vantaggio della religione o a bene
spirituale o corporale del prossimo non è solo un consiglio, da cui cì possiam dispensare senza
detrimento dell'anima, ma è un rigoroso precetto, compreso nei comandamenti della divina
legge, dei quali gli uni obbligano all’onore ed all’amore di Dio, gli altri obbligano all'amor del
prossimo. E solo un consiglio il dare tutto il fatto proprio, per professare la povertà volontaria,
come i religiosi; ma è un precetto il dare in limosina una parte delle proprie sostanze, od il
superfluo, come dice il Vangelo: Quod superest date eleemosynam.
Ed è appunto per la trascuratezza di questo precetto, che G. C. al dì del Giudizio
universale dirà ai reprobi: Andate lungi da me, o maledetti, nel fuoco eterno. E perchè? Perchè
non avete fatta la carità a chi ne abbisognava. E per non aver dato il superfluo al povero
Lazzaro, che Gesù Cristo disse, il ricco Epulone essere stato sepolto nell'inferno: Mortuus est
dives et sepultus est in inferno. Ed è ancora chi non fa parte dei suoi beni ai poveri, che
l'Apostolo San Giacomo dice avere una fede morta, la quale non gli giova all'eterna salute. Lo
stesso Apostolo soggiunge altresì che religione pura ed immacolata è questa, cioè di
provvedere ai bisogni degli orfani e delle vedove, vale a dire compiere opere di misericordia o
spirituale o corporale. Tutte queste ed altre consimili sentenze dello Spirito Santo provano ad
evidenza che chi potendo non fa opere di misericordia è un cristiano, che non è cristiano; è un
uomo, che nel giorno estremo si udirà una sentenza di condanna; è un uomo, che, sebbene
non manchi in nessun'altra cosa pure come il ricco senza misericordia non riceverà

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misericordia da Dio. Pertanto il terzo mio ricordo è questo: Colle opere di carità ci chiudiamo
le porte dell'inferno e ci apriamo quelle del Paradiso.
Finalmente vi confido che la mia sanità va scemando a vista d’occhio, mi sento a
mancare, e prevedo non lontano il giorno di dover pagare il mio tributo alla morte e scendere
nella tomba. Se mai ciò avvenisse e questa fosse l'ultima lettera che vi mando, ecco il quarto
ed ultimo mio ricordo:
Raccomando alla vostra carità tutte le opere, che Iddio si é degnato di affidarmi nel
corso di quasi cinquant'anni; vi raccomando la cristiana educazione della gioventù, le
vocazioni allo stato ecclesiastico, e le missioni estere; ma in modo affatto particolare vi
raccomando la cura dei giovanetti poveri ed abbandonati, che furono sempre la porzione più
cara al mio cuore in terra, e che pei meriti di nostro Signor Gesù Cristo spero saranno la mia
corona e il mio gaudio in Cielo.
Ed or piú non mi resta che invocare Iddio, che spanda le sue benedizioni più elette
sopra di voi, sopra le vostre famiglie, sopra i vostri interessi; invocarlo soprattutto che vi
conceda una vita prospera e felice, coronata a suo tempo dalla morte dei giusti. A questo
scopo i Salesiani e i giovanetti delle nostre Case si uniscono con me a pregare tutti i giorni il
Signore, e mediante la potente intercessione della Vergine Ausiliatrice e di S. Francesco di
Sales speriamo di essere esauditi e di avere la felicissima sorte di trovarci tutti insieme riuniti
nella eternità beata.
Abbiate la bontà di pregare anche voi per me, che colla più alta riconoscenza mi
professo di voi, benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici,
Torino, 8 dicembre 1887
Obbl.mo servitore
Sac. GIO. BOSCO.
febbraio - a. 12, nr. 2
15-16 Notizie di D. Bosco
[parole di DB]
BS francese: février 1888, p. 15 [traduzione]
BS spagnolo (Torino): febbraio 1888, p. 15 [traduzione]
[…] giorni sono udendo intorno al suo letto a parlare di debiti alquanto considerevoli a
cui ai doveva far fronte, uscì in queste parole: Mi rincresce che non posso aiutarvi come una
volta faceva coll'andar in persona in cerca della carità; ho speso fino all'ultimo soldo prima
della malattia, ed ora sono tuttavia senza mezzi, mentre i nostri giovanetti continuano a
dimandar pane. E come faremo ? Bisogna far sapere che chi vuol fare la carità a D. Bosco ed
a’suoi orfanelli la faccia senz'altro, perché io non potrò più ne andare, né venire. […]
marzo - a. 12, nr. 3
25-36 D. BOSCO!!!
[Parole varie di DB, p. 25]
BS spagnolo (Torino): marzo 1888, p. 25 [traduzione]
[…] L'anno scorso più volte entrò in discorso sulla necessità di affrettare l'acquisto di
un terreno al campo santo per luogo di sua sepoltura, e faceva iniziare trattative col
Municipio: e siccome la cosa andava per le lunghe: Guarda, diceva scherzando coll'Economo
della Pia Società, se non ti affretti, quando io sarò morto, mi farò portare nella tua camera !
Pensaci
E altre volte: Non mettermi in un terreno prezzolato. Trovami il posto in una delle tante
nostre case. Fu esso che volle a tutti i costi che si consecrasse nel passato maggio la chiesa del
Sacro Cuore in Roma, e quando si opponeva esservi ancora da fare lavori che richiedevano un

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anno intero e altre mille difficoltà, esso, immobile nel suo parere, esclamava: Sia pure; ma la
chiesa deve essere consecrata per maggio. E diede la ragione, non intesa allora, di questa
insistenza, dicendo all'Economo: Fa presto a finire quella chiesa, se vuoi che io la veda ancora;
se non fai presto, non la vedrò più! Recatosi a Roma e andato a visitare una comunità
religiosa, chiesto della sua benedizione: Si, ve la do, rispondeva, purchè mi promettiate di
pregare per me quando sarò morto ! È in questa occasione che chiedeva al Sommo Pontefice
l'indulgenza plenaria in articulo mortis per sè e per cento altri da lucrarsi coll'uniformità
perfetta al volere di Dio.
Si parlava sovente del suo giubileo sacerdotale nel 1891, ed esso s'intratteneva
volentieri coi conoscenti ed amici su questo argomento, ma più volte disse in privato ai suoi
più intimi Voi vi illudete! E andato a visitare una piissima insigne benefattrice delle Opere
Salesiane, che era agli estremi della malattia, della quale santamente morì, le disse: Ah,
signora contessa! Lei mi manca di parola! mi aveva promesso di regalare i giovani dell'Oratorio
di due vitelli perchè potessero aver lauta pietanza nel giorno del mio giubileo sacerdotale. Lei
manca di parola e mancherò ancor io! In ultimo, un mese prima dell'Immacolata, andato a
consolare un prete della Casa gravemente infermo e munito degli ultimi Sacramenti, gli disse:
Fatti coraggio. Non tocca a te questa volta; vi è un altro che deve prendere il tuo posto. Quel
prete guarì, ed egli fu il primo a morire nella casa; e fu posto nel letto stesso ove allora
giaceva quel sacerdote, poichè il suo essendo troppo incommodo per il servizio degli
infermieri, fu mutato con questo.
aprile - a. 12, nr. 4
38-49 Diario della malattia di D. Bosco.
[Parole di DB dal 4 dicembre 1887 al 30 gennaio 1888, dal diario di Carlo M. Viglietti (2 dicembre’87-31
gennaio’88)].
BS francese: avril 1888, p. 42ss [traduzione]
BS spagnolo (Torino): abril 1888, p. 38ss [traduzione]
4 dicembre.
Verso le 6 1/2 pom. fa chiamare D. Cerruti, al quale, appena entrato in camera, disse
subito: Non ho nulla di grave: solo desidero che discorriamo un poco, e mi informi
interamente delle cose della Casa. Era la prima volta, dacché D. Cerruti trovavasi a Torino, che
Don Bosco lo chiamava egli stesso direttamente per tale effetto. Ciò produsse in lui grande
impressione. Lo trattenne a lungo, volle essere informato di tutto, e concluse con un consiglio
ed un incarico a suo nome. Quindi gli chiese come stesse di salute con un affetto, si può dire,
più paterno del solito: Abbiti riguardo; sono io D. Bosco che te lo dico, te lo comando. Fa per
te quel che faresti per D. Bosco. A queste parole D. Cerruti non ne poté più dalla
commozione. Egli allora lo pigliò per mano dicendogli: Coraggio, caro Don Cerruti; in paradiso
voglio che stiamo allegri. D. Cerruti si ritirò piangendo.
[…]
8 dicembre.
[…]. Egli però è sempre allegro. Se lo interroghi sulla sua salute, ti dirà sempre che sta
benissimo. Scherza sui suoi acciacchi, e parlando della sua schiena, che tanto va curvandosi,
ripete quei versi tanto noti d'una canzone piemontese
Oh schiña. povra schiña.
T’as finì d’portè basciña.
Parole piemontesi che significano: Povera schiena, povera schiena, hai finito di portare
dei pesi.
[…] egli colla sua consueta maniera recitava questi versi piemontesi che egli stesso
aveva composti, per compassionare le sue povere gambe che più non reggevano a portarlo.
Oh gambe. povre gambe.

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Che sie drite, che sie strambe, Seve sempre’l mé confort. Fiña a tant ch'i sia nen mort.
Oh le povere mie gambe Siate dritte, siate strambe Voi sarete il mio conforto Fino a che
non sarò morto.
[…] Si faccia coraggio, gli disse qualcuno: Abbiamo da vedere la sua Messa d'oro. A
queste parole D. Bosco si fermò sulla porta, si volse indietro, fissò collo sguardo chi aveva
parlato: Sì, sì; vedremo rispose: La Messa d'oro! Son cose gravi, son cose gravi!
[…]
10 dicembre.
D. Bosco passò la notte insonne. Già nella sera precedente aveva detto a D. Durando,
che l'accompagnava: Che brutta, notte mi toccherà di passare! Pazienza! Sia fatta la volontà
di Dio! E prostrato di forze. Egli disse ancora: Finora camminammo sempre sul certo: non
possiamo errare: è Maria che ci guida.
[…]
14 dicembre.
Da qualche tempo vuol veder sempre al suo fianco i confratelli più anziani e dimostra
gran rincrescimento quando, o per dovere o per carità, qualcuno di loro se ne deve
allontanare. D. Francesia era tornato appena stasera da una predicazione, e sapendo che
doveva ripartire, mostrando sorpresa e dolore, esclamò: ho più poco tempo da stare con voi e
bisogna che cerchiamo di passarlo sempre insieme !
15 dicembre.
[…] Informato che parecchie famiglie di Alassio soffrivano per causa del terremoto di
febbraio dell’anno passato, ne dimostrò grande compassione. Disse quindi a D. Cerruti che
scrivesse al Direttore del Collegio, D. Rocca, che l'autorizzava a fare tutto quello che credeva
opportuno nella sua prudenza in questa circostanza, specialmente verso V***. Faremo
economie un'altra volta, concluse:, ora soccorriamo il prossimo.
16 dicembre.
[…] Giunto a casa e salite le scale affranto dalla fatica si rivolse a D. Rua e gli disse:
Altra volta non potrò più fare queste scale.
17 dicembre.
[…] Questa sera pertanto una trentina di giovani delle classi superiori andò per
confessarsi. Ma il chierico Angelo Festa disse loro, come non gli sembrasse opportuno che D.
Bosco confessasse, perchè non stava bene di sanità. I giovani non si mossero, mostrando così
il vivo desiderio di parlar col loro amato Padre. Allora il chierico ando a dirlo a D. Bosco, il
quale sulle prime asserì di non poter resistere a quella fatica, ma poi riflettendo alquanto,
rispose: Eppure è l'ultima volta che potrò confessarli!
Il chierico non badando a tale espressione lo consigliava a non confessare, facendogli
osservare come avesse febbre e oppresso il respiro. Ma egli, grandemente commosso, ripetè:
Eppure è l'ultima volta; di’pure che vengano. E li confessò. Ed erano proprio le ultime
confessioni che ascoltava.
18 dicembre.
[…] Ritornato in camera disse al Sig. Don Reffo: Caro mio, sempre ti ho amato e
sempre ti amerò: sono al termine de’miei giorni, prega per me, io pregherò sempre per te.
19 dicembre.
Don Bosco è visitato da parecchi insigni personaggi del Chili avviati verso Roma. Uno di
essi vedendolo cotanto affranto ed impedito nella respirazione, gli dice: Noi preghiamo molto
il Signore perché lo liberi da’suoi incomodi e ce lo conservi ancora lungamente. D. Bosco gli
risponde: —Desidero andar presto in Paradiso: di là potrò assai meglio lavorare per la nostra
Pia Società e pei miei figli e proteggerli. Qui non posso più far niente per essi.

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20 dicembre.
[…] Egli taceva, ascoltando intenerito i loro ragionamenti, quando ad un tratto usciva
in queste parole: Viglietti, appena giunto a casa, ricordati di scrivere a nome mio queste
parole per tutti i Salesiani: I Superiori Salesiani abbiano sempre una grande benevolenza verso
i loro inferiori; e specialmente trattino bene e con carità le persone di servizio.
Nel ritorno, quando si fu nel viale della Regina Margherita, per discendere alla chiesa di
Maria Ausiliatrice, uno sconosciuto fermò la vettura. Chi era? Un buon signore di Pinerolo già
stato uno dei primi giovani dell'Oratorio. Come D. Bosco lo vide volentieri! Era venuto a Terino
per alcuni suoi affari, e volle vedere Don Bosco. Sapendo che sarebbe passato di là, ve lo
aspettava in mezzo alla via: Mio caro, gli disse D. Bosco, come vanno le tue cose?
Così, così, rispose quel tale; preghi per me.
E dell'anima come stai?
Procuro di essere sempre degno alunno di D. Bosco.
Grazie, bravo ! Dio ti ricompenserà ! Prega anche per me ! E lo congedò
benedicendolo e con dirgli: Ti raccomando la salvezza dell’anima: vivi sempre da buon
cristiano.
Ritornato a casa e portato in camera disse amorevolmente a Berrone, capo dei
portatori, i quali con gioia grande si erano prestati a quel caro servizio: Fa’lista sai; Ti pagherò
tutto in una volta. Fu poco dopo visitato dal medico curante, dottor Albertotti, il quale lo
trovò molto aggravato e lo fece porre a letto. Pochi istanti prima di porsi a letto, interrogato
dal chierico Festa come si sentisse, rispose tutto commosso: Ora non mi resta che a fare una
buona conclusione, che termini bene il tutto. Gli si fece osservare che con un po’di riposo si
sarebbe riavuto, ma egli fe’cenno che no, e ripeti accentuando le parole: Non resta che a fare
una buona conclusione.
Durante la giornata scrisse sopra un'immagine queste parole: Maria, tu nos ab hoste
protege et mortis hora suscipe. Ed in altra scrisse in italiano: Maria, l’aiuto tuo forte, da in
punto di morte all'anima mia.
21 dicembre.
[…]
Alle 8 1/2 pom. disse: Oggi verso le 4 pensava che più nulla mi mancasse a morire. Non
aveva più cognizione di nulla. Ora mi sento molto sveglio ! Preso un po’di zuppa, disse
scherzevolmente al segretario: Viglietti, dammi un po’di caffè ghiacciato... ma che sia caldo...
E rideva.
23 dicembre.
D. Bosco continua male assai e non ritiene nulla. Verso mezzogiorno disse al segretario:
Fa di non essere qui solo tu prete. Ho bisogno che qualcuno sia qui pronto per l'Olio santo.
D. Bosco, gli rispose, D. Rua è sempre nella camera qui presso. Del resto ella non è
così grave da dover discorrere in questa maniera.
Si sa, ripigliò D. Bosco, si sa qui in casa che io sto così male?
Si, D. Bosco, non solo qui si sa, ma in tutte le altre case e ormai in tutto il mondo; e
pregano tutti.
Perchè io guarisca ? Me ne vado all'eternità !
Egli è commosso e a quanti de’suoi si accostano a lui dà dei ricordi come se dovesse
abbandonarli. A D. Bonetti dice: Sii sempre il sostegno di D. Rua. Al segretario: Fa che sia in
pronto il SS. Viatico. Siamo cristiani e si fa volentieri l’offerta a Dio della propria esistenza.

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Alle 12 1/2 vennero tre belgi. Disse che entrassero pure, purchè promettessero di
pregare per lui. Li benedisse, e: Promettetemi, disse, di pregare per me, pei Salesiani e
specialmente pei Missionarii.
Ad un giovane prete salesiano disse ancora Di’poi a tua madre che la saluto, che si
occupi in far crescere cristianamente la famiglia, e che preghi anche per te, che tu sii sempre
un buon prete e che salvi molte anime.
Insiste sovente che tutto sia pronto per gli ultimi sacramenti.
Alle 2 pom. sta più malee volge la parola a mons. Cagliero: Procurate di dire al sig. L.
che si ricordi dei nostri missionarii: io mi ricorderò di lui e della sua buona famiglia. Pregate
tutti per me. Di’a tutti i compagni e confratelli che preghino per me, acciocché io muoia in
grazia di Dio: non desidero altro:... che abbiano fede viva e che procurino di praticarla.
I primarii della Casa, D. Belmonte, D. Lazzero, D. Berto, Rossi Giuseppe e Buzzetti, quelli
già nominati ed altri ancora andavano successivamente a passare qualche tempo in sua
camera. E benché egli parlasse a stento, faceva loro le più care accoglienze. Ora scherzando li
salutava militarmente portando la mano alla fronte, ora alzando ed abbassando le mani, ora
indicando il sopravvenuto a chi già era al suo fianco. Lo vedi ? E lui ! dicevagli; ora porgendo
la destra e stringendo la mano di chi baciava la sua: Oh ! il mio caro, sei sempre il mio caro.
Ad un Salesiano diceva sotto voce: So che tua madre si trova nelle strettezze. Parlami
liberamente e solo a me, senza che nessuno venga a conoscere i tuoi segreti. Ti darò io stesso,
senza che nessuno lo sappia, quanto credi necessario. A tutti chiedeva con vivo interesse
notizie della loro sanità, se fossero abbastanza riparati dal freddo, se abbisognassero di
qualche cosa. Non tralasciava di domandare, eziandio a Monsignore, come si fosse passata la
giornata, quali fossero le occupazioni di ciascheduno, qual lavoro speciale si avesse tra mani.
Con quelli poi che lo vegliavano e servivano manifestava sempre il timore che la privazione di
riposo e di ricreazione potesse essere nociva alla loro sanità. Ma l'amore tenne sempre
inchiodati al suo letto i pietosi ed instancabili infermieri che non vollero cedere a nessuno
l'onore ed il piacere di servirlo. E molte volte la tenerezza immensa che nutriva pe’suoi figli gli
strappava dagli occhi lagrime tranquille. Avevaci detto anni sono: L'unico distacco che io
proverò in punto di morte si è quello di dovermi separare da voi. La carità infatti del suo
cuore non può essere pienamente compresa. E questa sua carità lo spingeva a distrarre la
mente altrui con qualche scherzo quando li vedeva soffrire al suo letto. Ad uno dei Superiori
che non potè, guardandolo, nascondere la commozione. Hai già fatto merenda? domandò
tra il grave ed il faceto. Domanda un po’anche qui a D. Viglietti, se l’ha già fatta! Egli amava
tutti e ciascheduno come se fosse l'unico oggetto della sua affezione.
[…] Alle 4 1/4 pom. entra nella stanza dell'infermo S. E. il Card. Alimonda che lo
abbraccia e bacia teneramente. E una scena commoventissima. Don Bosco si leva il suo
berrettino da notte, ed Eminenza, le raccomando che preghi perchè possa salvare l’anima
mia! dice per prima cosa al Cardinale. Poi: Le raccomando la mia Congregazione. E piange. Sua
Eminenza gli fa coraggio, gli parla dell'uniformità alla volontà di Dio e gli ricorda che ha
lavorato molto per Lui. Accortosi intanto che D. Bosco ha tuttora il suo berrettino in mano,
glielo ripone egli stesso in capo. D. Bosco è estremamente commosso: Ho fatto sempre tutto
quello che ho potuto. Sia di me la santa volontà di Dio.
Pochi, osservò il Cardinale, possono dire come voi al punto di morte.
E D. Bosco interrompendolo: Tempi difficili Eminenza ! Ho passato tempi difficili... Ma
l'autorità del Papa... l'autorità del Papa; l'ho detto qui a Mons. Cagliero che lo dica al S. Padre
che i Salesiani sono per la difesa dell'autorità del Papa dovunque lavorino, dovunque si
trovino. E in così dire appariva tutto acceso.
Sì, caro D. Bosco; rispose Mons. Cagliero che stava ai piedi del letto: lo ricordo; stia
sicuro che farò la sua commissione al S. Padre.
Ma lei, D. Giovanni, riprese il Cardinale passando ad altro, non deve temere la morte;
ha raccomandato tante volte agli altri di star preparati.
Ce ne parlò tante volte, seguitò Mons. Cagliero; era anzi il suo tema principale.

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L'ho detto agli altri, soggiunse tutto umile D. Bosco: ora ho bisogno che gli altri lo
dicano a me. D. Bosco volle quindi la benedizione del Cardinale che nel congedarsi lo
riabbracciò e ribaciò profondamente commosso.
Alle 5 venne il suo confessore, D. Giacomelli, compagno suo di Seminario, e rimasero
soli per alcuni minuti. Quale ricordo ci destò questo buon sacerdote! Nel 1885 essendo questi
caduto mortalmente ammalato, D. Bosco avevagli detto in nostra presenza: Sta allegro; non
temere non sai che toccherà a te assistere D. Bosco negli ultimi momenti?
24 dicembre.
Alle 7 1/2 antim. si prepara pel santo Viatico. D. Bosco dice lagrimando ad alcuni
sacerdoti che gli stanno d'intorno: Aiutatemi, aiutatemi voi altri a ricevere bene Gesù... io son
confuso... In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum. Entra mons. Cagliero coi SS.
Vìatico accompagnato solennemente dal Clero. D. Bosco rompe in lagrime ! Che spettacolo !
Don Bosco rivestito della stola sembra un angelo:
Fu un momento indescrivibile. Non si udivano che singhiozzi. Anche Monsignore
piangeva.
Verso le 10 del mattino disse a D. Durando, che gli stava accanto al letto: Ti incarico, di
ringraziare a nome mio i medici per tutte le cure che con tanta carità mi usarono.
Alle 4 1/2 pom. il cardinale Alimonda venne a domandare notizie. Da stamane si nota in
Don Bosco un segnalato miglioramento. Ha il respiro meno affannoso e nulla di agitazione.
Dorme e riposa sempre: non parla.
Alle 10 però desidera D. Rua e gli dice:
Vorrei con D. Viglietti un altro prete presso di me per questa notte: temo di non
arrivare a domani.
Alle 11 mons. Cagliero gli amministrò l'estrema unzione, prima della quale D. Bosco
domandò che si chiedesse per lui la benedizione dal Santo Padre; ciò che Monsignore eseguì
in quella notte stessa, prima ancora di recarsi a celebrare pontificalmente la Messa di
mezzanotte nella Chiesa di Maria Ausiliatrice. Non parlò quindi che di eternità e diede avvisi.
Disse poi a mons. Cagliero piangendo: Domando una cosa sola al Signore, che possa salvare
la povera anima mia Raccomando di dire a tutti i Salesiani che lavorino con zelo ed ardore:
lavoro, lavoro! Adoperatevi sempre e indefessamente a salvare le anime Quindi prese riposo.
25 dicembre.
A mezzogiorno venne il can. Bosso, Superiore della Piccola Casa della Divina
Provvidenza, fondata dal Venerabile Cottolengo. Don Bosco gli ricordò come lo avesse
incontrato la prima volta a Castelnuovo quando era ancora giovanetto.
[…]
26 dicembre.
D. Bosco sta alquanto meglio. Ricevette la visita di congedo di quell'antico allievo che
egli stesso a veva qualche tempo prima invitato a venire a passare con lui le feste di Natale,
menando anche un suo figliuoletto. […] Usciti di camera chiamò a sé D. Rua e con un filo di
voce gli dice: Sai che è di scarsa fortuna; a lui e al figlio pagherai il viaggio a nome mio.
[…] Essendo giunta da Nizza Monferrato la Superiora Generale delle Figlie di Maria
Ausiliatrice con altra assistente, fu introdotta a ricevere la benedizione: Si, disse D. Bosco,
benedico tutte le Case delle Figlie di Maria Ausiliatrice, benedico la Superiora generale e tutte
le sorelle procurino di salvare molte anime.
A Mons. Cagliero verso sera D. Bosco disse: Desidero che ti fermi in Italia fino a tanto
che saranno sistemate tutte le cose dopo la mia morte. A notte inoltrata prega lo stesso
Monsignore a volergli impartire la santa benedizione.
27 dicembre.

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Verso mezzo giorno si trattava di mutarlo di letto. Ragionavasi del come ciò fare con
suo minore disagio: Ecco, disse D. Bosco a D. Belmonte in tono faceto, bisogna fare così:
Attaccarmi una corda al collo e tirarmi dall'uno all'altro letto.
In questo trasporto, che poscia si ripetè quasi quotidianamente, come pure quando gli
si hanno da accomodare i guanciali e tirare un po’più su la persona, soffre immensamente.
Egli però non lascia di scherzare: Le ho fatto male, D. Bosco ? Oh ! certo, risponde, non mi
fai bene.
Verso sera venne D. Domenico Tinetti, direttore dell’Unità Cattolica, a cui D. Bosco
intenerito, e con voce fioca e molto stentata, disse: Come in passato, le raccomando la
Congregazione Salesiana e le nostre Missioni. Aggiunse quindi altre parole di grande
benevolenza, assicurandolo che sarebbero sempre stati amici fino al paradiso.
28 dicembre.
[…] pregato D. Bosco le mille volte da tutti, acciocchè domandasse a Dio la sanità, non
volle mai acconsentire, dicendo: Sia di me la santa volontà di Dio. Quando gli suggerivano
giaculatorie, esso le ripeteva; ma allorché qualcuno gli suggeriva: Maria Santissima, fatemi
guarire! esso non rispondeva.
[…] D. Bosco domanda spesse volte ai medici che gli dicano chiaramente il suo stato,
perchè, soggiunge, sappiano che non temo nulla. Sono tranquillo e disposto.
Infatti a D. Albera Paolo, direttore dell'Ospizio di Marsiglia, che gli diceva: È la terza
volta, o D. Bosco, che giunge fino alle porte dell'eternità, e poi ritorna indietro per le
preghiere dei suoi figli. Sono certo che così accadrà anche questa volta.
Questa volta non ritorno più! rispose Don Bosco.
I ricordi che in questi giorni più sovente ha inculcati e fatti scrivere, furono: Dite che si
abbia fede e si raccomandi l'osservanza esatta delle Regole.
[…] Io mi chinai... applicai l'orecchio alla sua bocca ed intesi come un soffìo di voce che
diceva: Grazie della vostra visita... pregate per me. Il sant'uomo ! nella sua umiltà, egli mi
diceva di pregare per lui!
[…]
29 dicembre.
[…] Fece chiamare D. Rua e Mons. Cagliero, e raccogliendo quel poco di forze diede da
diramare a tutti i salesiani: Aggiustate tutti i vostri affari. Vogliatevi tutti bene come fratelli,
amatevi, aiutatevi e sopportatevi a vicenda come fratelli. L'aiuto di Dio e di Maria SS. non vi
mancherà. Raccomandate a tutti la mia salvezza eterna e pregate. Alter alterius onera
portate... Exemplum bonorum operum... Benedico le case di America, don Costamagna, D.
Lasagna, D. Fagnano, D. Tomatis, D. Rabagliati; Mons. Lacerda, e quelli del Brasile; Mons.
Arcivescovo di Buenos Ayres e Mons Espinosa, Quito, Londra e Trento! Benedico San Nicolas
e tutti i nostri buoni cooperatori italiani e le loro famiglie e mi ricorderò sempre del bene che
hanno fatto alle nostre missioni. […]
D. Bosco fece atto di ringraziamento e con voce fioca e stentatagli rispose: Di quanto
riguarda l'ordine materiale delle case procura di tener bene informato D. Rua. Lo farò. Ed,
ora sono qui tutto a sua disposizione, e se potrò essergli utile in qualche servizio, sarà per me
una fortuna. Sì! ripigliò D. Bosco; mi farai piacere, anche per sollevare chi mi assiste, poichè
dal giorno che mi posi in letto volle sempre venire di tempo in tempo a vedermi, anche ri
notte.
30 dicembre.
Essendo imminente l'ultimo dell'anno, D. Rua chiede a D. Bosco, quale strenna intende
dare ai giovani per l'anno prossimo. D. Bosco risponde: Divozione a Maria e frequente
Comunione. Per i Salesiani disse per la seconda volta Raccomando il lavoro, il lavoro!
D. Cerruti gli annunzia che una baronessa genovese era stata all’Ospizio di
Sampierdarena a fare l'offerta di lire 400 e a raccomandare si pregasse, si pregasse per la

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guarigione di D. Bosco. Egli soggiungeva averla ringraziata a suo nome, partecipandole la
benedizione che le mandava dal letto stesso.
Sì; la benedico di cuore, rispose commosso.
31 dicembre.
[…]. Don Bosco dice che, sia che vegli, sia che dorma, non fa che pensare alla storia
ecclesiastica. Ad un nostro confratello che aveva ricevuto l'incarico di voltare in latino la sua
storia Ecclesiastica, sentendo che era omai al fine del suo lavoro: Bene: son contento,
rispose. Era un lavoro che desiderava tanto di veder compito. Continua in Domino.
[…]
1° gennaio 1888.
[…] D. Bosco fa chiamare D. Rua, e in questi giorni lo trattiene da solo a solo in
confidenziali colloquii.
2 gennaio.
D. Bosco raccomanda a Mons. Cagliero di dire ai Salesiani: Che stiano preparati alla
morte, ma ad una buona morte, mediante il corredo di molte opere buone.
3 gennaio.
[…] Mons. Cagliero gli disse che, se permetteva, si sarebbe assentato per qualche
giorno onde recarsi a Nizza Monferrato per vestizioni religiose. D. Bosco, sorridendo, rispose:
Va pure, e benedici da parte mia quella Comunità. Ma ritornerai?
[…] Questa sera disse al segretario: Sei D. Viglietti?
Si, rispose quegli, sono Viglietti.
Ebbene, caro Viglietti, sai perché quando, anni sono, partiva Mons. Cagliero per
l'America, non voleva lasciarti andare?
Si, adesso lo intendo rispose piangendo.
Bene, soggiunse, l’intendi e lo vedi... te lo dissi ! Lo ricordi? Sei tu che devi chiudermi
qli occhi.
4 gennaio.
Da Alassio scrivono raccomandando alle preghiere di D. Bosco un giovane pressochè
moribondo ed un chierico malato di pleurite ! Ma.., rispose: sono io che adesso ho bisogno
delle preghiere degli altri. Anche altre volte in simili casi rispose nello stesso modo. Però
giovane e chierico guarirono entrambi.
7 gennaio.
[…] Quindi, con insolita vivacità, cominciò a domandare nuove di mille cose. Volle
sapere notizie di Roma, del Papa, delle feste del Giubileo Sacerdotale; poi chiese novelle
dell'Oratorio e volle parlare con alcuni chierici. Non si era trovato maì così bene.
Verso le 6 di sera fece dire a D. Lemoyne queste parole: Come si può spiegare che una
persona, dopo ventun giorni di letto, quasi senza mangiare, colla mente indebolita
all'estremo, ad un tratto sia ritornata in sé. percepisca ogni cosa, sì senta in forze e quasi
capace di alzarsi, scrivere, lavorare ? Si, mi sento sano in questi momenti, come se non fossi
mai stato infermo. A chi domandasse il come, gli si può rispondere così: Quod Deus imperio,
tu prece Virgo potes... Certo questo non é ancora il mio momento; potrebbe essere fra poco:
ora no. […]
8 gennaio.
[…]
D. Bosco stasera disse al segretario

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Mi rincresce che non posso aiutarvi, come una volta faceva, coll’andare in persona in
cerca della carità; ho speso fino all'ultimo soldo prima della malattia, ed ora tuttavia sono
senza mezzi, mentre i nostri giovanetti continuano a dimandar pane. E come faremo? Bisogna
far sapere che chi vuol fare la carità a Don Bosco ed ai suoi orfanelli, la faccia senz'altro,
perchè Don Bosco non potrà più nè andare, nè venire.
[…]
13 gennaio.
D. Rua gli annunzia come tutti prendano vivo interesse per aver notizie della sua
malattia, e continui l'affluenza di distinti personaggi alla portieria dell'Oratorio; e come non
solo i giornali cattolici, ma quelli che lo avevano avversato, scrivano di lui con rispetto e
simpatia. D. Bosco gli rispose:
Facciamo sempre del bene a tutti, del male a nessuno.
15 gennaio.
Scherza volentieri e stentando alquanto nel respirare dice a coloro che gli stavano
attorno:
Se poteste trovarmi un fabbricante di mantici che venisse ad accomodare i miei, mi
fareste un buon servizio. E il soave sorriso che illumina il suo volto è un dolce conforto per
noi e ravviva le nostre speranze.
16 gennaio.
Continuando il miglioramento i dottori danno disposizione perché si provveda un
seggiolone comodo per facilitare la respirazione pel caso, che ora mostrasi probabile, che D.
Bosco possa incominciare ad alzarsi dal letto. D. Bosco però parlando con D. Durando dice
chiaramente che sarebbe inutile tale provvedimento.
17 gennaio.
D. Bosco vedendo che gli stendevano sul petto un tovagliolino nuovo;
Che cosa è questa roba ? chiese.
È il ritiro del Buon Pastore che ne ha mandato alcune dozzine in regalo a D. Bosco;
rispose D. Sala.
Ebbene ricordati di fare a mio nome tanti ringraziamenti.
Alla sera dovendosi rialzarlo di peso, si prestò all'opera pietosa il professore D.
Francesia.
Oh, disse D. Bosco, non occorreva per questo disturbare le celebrità. E poi una
risatina.
Ma siccome per le piaghe cagionate dal decubito questa operazione riusciva dolorosa
al povero infermo D. Sala gli disse: Povero D. Bosco! quanto lo faccio soffrire.
No, rispose D. Bosco: di piuttosto povero D. Sala che dovette fare una tal fatica! Ma
lascia fare a me, ché questo servizio te lo restituirò a tempo opportuno.
D. Bosco soffriva non tanto pel male, quanto pei disturbi che credeva di dare agli altri.
18 gennaio.
[…] A Mons. Cagliero che stava al fianco del letto disse: Prendi a cuore la
Congregazione salesiana; aiuta gli altri superiori in tutto quello che potrai. E poi: Quelli che
desiderano grazie da Maria Ausiliatrice aiutino le nostre missioni e saranno sicuri di ottenerle.
19 gennaio.
[…] Sig. D. Bosco, gli disse uno dei Superiori: preghiamo molto e tutti per lei.
Va bene, rispose tosto, ma bisogna pregare con fede, con viva fede.
[…]

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21 gennaio.
Mons. Cagliero oggi diceva a D. Bosco: Caro D. Bosco, io sono chiamato a Lu per la
festa di S. Valerio, patrono di quel paese da Lei molto amato e che diede un numeroso
contingente di persone per le missioni e specialmente di Suore.
Va, son contento, rispose D. Bosco; ma starai fuori poco tempo, non è vero?
Passata la festa andrò a fare una breve visita ai nostri giovani di Borgo S. Martino, e
ritornerò.
Sia pure; ma fa presto! E Monsignore partì.
[…]
23 gennaio.
Trovandosi accanto al letto D. Rua col sacerdote che lo assisteva continuamente, D.
Bosco dice a questi: Ti affido a D. Rua; tu presta poi a lui le stesse sollecitudini che presti a me.
24 gennaio.
Stamane alle 11 ebbe la visita di Monsignor Richard, arcivescovo di Parigi. Don Bosco
volle la benedizione da lui; egli lo accontentò, ma poscia, gettatosi in ginocchio, pregò Don
Bosco a dargli la sua: Sì, rispose Don Bosco, benedico lei e benedico Parigi.
[…] A D. Sala che avevagli presentata una bibita disse: Studiate il modo per cui io possa
riposare. Quindi sembrò che realmente fosse per addormentarsi: ma ad un tratto si scuote,
batte palma a palma le mani e grida: Accorrete, accorrete presto a salvare quei giovani!..
Maria SS. aiutateli... Madre, Madre !
D. Sala si avvicinò subito al letto chiedendogli che cosa comandasse.
Dove siamo noi in questo momento? chiese D. Bosco.
Siamo nell'Oratorio di Torino.
Ed i giovani che cosa fanno
Sono in chiesa alla benedizione che pregano per Lei!
26 gennaio.
Mons. Cagliero è di ritorno, e come è solito a fare più volte al giorno, corre subito al
letto di D. Bosco che in quel momento trova aggravato. D. Bosco parla a stento e non gli dice
che queste sole parole: Salvate molte anime nelle missioni.
27 gennaio.
Interrogato da Mons. Cagliero se gli permettesse di andare a Roma, perchè non ci
sarebbe andato senza il suo consenso: Andrai, ma dopo, rispose con grande stento.
Ma, D. Bosco, mi dica, se andando dopo S. Francesco, posso stare tranquillo. Devo
anche andare in Sicilia
Si, replicò, ci andrai, farai molto bene, ma aspetta dopo.
Si capisce, quale è il dopo cui voleva alludere. Soggiunse poi a Monsignore: La tua
venuta è molto opportunae vantaggiosa per la Congregazione in questi momenti.
Esortato ne’suoi dolori a ricordarsi che Gesù sulla Croce soffriva senza potersi muovere
da una parte nè dall'altra, rispose: Si, è quello che faccio sempre.
Parlandosi poi della Pia Società Salesiana, disse allo stesso Monsignore: La
Congregazione non ha nulla a temere: ha uomini formati.
Questa sera D. Sala era solo nella camera con D. Bosco. Colto un momento nel quale
sembrava che avesse più libero il respiro: D. Bosco, gli disse: si sente molto male, è vero?
Eh, sì! rispose: ma tutto passa e passerà anche questo !
E che cosa posso fare per sollevarlo un poco ?

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Prega ! E congiunse le mani e si mise a pregare.
Lasciatolo riposare un momento, D. Sala ripigliò: D. Bosco, ora si troverà contento al
pensare che dopo una vita di tanti stenti e fatiche riuscì a fondare case quasi per tutto il
mondo e stabilire la Congregazione Salesiana..
Sì, rispose; ciò che ho fatto, l’ho fatto pel Signore... e si sarebbe potuto fare di più...
ma faranno i miei figli. E pigliato un po’di respiro proseguì: La nostra Congregazione è
condotta da Dio e protetta da Maria Ausiliatrice.
Alle 8 con istento poteva farsi intendere e dar segno di capire. Intorno al suo letto
parlavasi dell'iscrizione da porsi sulla tomba del conte Colle, suo amicissimo e fra’suoi più
generosi benefattori, morto il 1° di gennaio. D. Rua opinava di apporre questa sentenza:
Orphano tu eris adiutor i Mons. Cagliero proponeva invece Beatus qui intelligit super egenum
et pauperem. Don Bosco, che sembrava non badasse, a un tratto apre gli occhi e si sforza a
dire con voce abbastanza intellìgibile: Scolpirete “Pater meus et mater mea dereliquerunt
me, Dominus autem assumpsit rne. “
28 gennaio.
[…]. Era sorpreso ad intervalli da assopimento, cessato il quale, gli si faceva pìù
affannoso il respiro. In quello stato, giunta la S. Messa all'Agnus Dei, D. Lazzero l'interrogò D.
Bosco, fa la Comunione stamattina ?
E D. Bosco tra sè: È tosto la fine.... e poi voltosi a D. Lazzero fe’cenno del capo e disse
ad alta voce: Conto di fare la S. Comunione ! E si tolse il berretto e giunse le mani. Tutte le
volte che fece quest’atto, il suo volto prendeva un aspetto tale di profondo raccoglimento, da
destare in chi lo guardava sensi di viva fede. Vaneggia sovente. Spesso fu udito ripetere: Sono
imbrogliati ! Poi: Coraggio! Avanti... sempre avanti! E talvolta chiama per nome qualcuno.
Stamane chiamò ben venti volte: Madre ! Madre! e da qualche ora colle mani giunte
ripete: Oh Maria ! Oh Maria ! Oh Maria ! Gli fu indossato l'abitino nuovo della Vergine del
Carmine da D. Berto e lo ricevette con grande compiacenza.
A tutti coloro che si avvicinano al suo letto va dicendo: Arrivederci in Paradiso ! Fate
pregare per me e che i giovani facciano la Comunione.
Disse pure a D. Bonetti: Di’ai giovani che io li attendo tutti in Paradiso. E poi:
Quando parlerai o predicherai, insisti sulla frequente Comunione e sulla divozione a Maria
Santissima. Prende sovente il Crocifisso e lo bacia. Essendogli stata presentata da D. Bonetti
una immagine di Maria Ausiliatrice, egli guardandola esclamò: Ho sempre avuta tutta la mia
fiducia in Maria Ausiliatrice !
I medici oggi lo trovarono gravissimo: nessuna speranza di salvarlo. Il dott. Fissore
dicevagli: D. Bosco, faccia coraggio... vi è speranza che domani la cosa vada meglio... E già così
accaduto altre volte Oggi il cattivo tempo influisce... D. Bosco, che fino allora era stato
immobile, si mise a sorridere, e col dito indice minacciando scherzevolmente il buon dottore,
disse a stento: Dottore che vuol fare risorgere i morti ! Domani ?... Domani ?... Farò un viaggio
più Lungo!
Dopo il consulto dei medici si sentì molto spossato. Soffriva più del solito: Aiutatemi,
diceva a D. Lazzero e a D. Viglietti, che gli erano vicini: Aiutatemi.
Si, D. Bosco, ben volentieri: in che cosa desidera che l'aiutiamo ? Allora egli quasi
scherzando: Aiutatemi a respirare!
29 gennaio.
[…] Passata l'elevazione D. Bosco si volge a Don Sala e gli dice: E se dopo la
Comunione mi sorprendessero impeti di vomito? Sala lo assicurò non esservi alcun pericolo
di simile inconveniente. Quando gli si portò l'ostia santa D. Bosco era assopito. Disse allora il
segretario con voce forte: Corpus Domini nostri lesu Christi.... A queste parole diede una
scossa, aprì gli occhi, fissò l'Ostia, giunse le mani e, fatta la Comunione, stette raccolto
ripetendo le parole di ringraziamento che suggeriva D. Sala. Fu questa la sua ultima
Comunione, Quindi ritornò ai soliti vaneggiamenti, nei quali dura tuttora che sono le 5

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pomeridiane. Aveva previsto questo suo stato oltre un mese prima. A D. Rua che il secondo
giorno di letto aveagli chiesto una dispensa da certo suo obbligo, aveva risposto: Te la do
fino al giorno di S. Francesco di Sales. Dopo se ne avrai bisogno andrai a fartela rinnovare dal
tale confratello.
[…] Quando si ritirarono rimase per alcuni minuti assopito; poi ridestatosi interrogò D.
Durando:
Chi erano quei signori che sono usciti adesso ?
Non li conobbe? Erano i dottori Albertotti, Fissore, Vignolo.
Oh si! Insisti adunque che quest'oggi si fermino qui con noi.... e voleva proseguire che
si fermino a pranzo, ma non poté più.
E qui poiché abbiamo parlato di gratitudine, noteremo come nominasse sovente i
benefattori delle sue Case con una tenerezza che commoveva. Avendo saputo che il figlio di
uno di questi benemeriti signori era caduto gravemente ammalato: Ebbene, disse al padre,
intendo che tutte le preghiere, che ora si fanno per me, siano rivolte al fine di ottenere la
sanità di suo figlio !
E al 15 gennaio, vigilia dell'onomastico di detto giovane, non ostante che da tanto
tempo non avesse più visto il calendario, all'improvviso uscì a dire: Domani è S. Marcello:
mandate a Marcello un canestrino di quell'uva che ci hanno regalata.
Questa sera potè ancora riconoscere e benedire il conte Incisa, priore della festa di S.
Francesco di Sales, e Mons. Rosaz, vescovo di Susa, che aveva recitato il panegirico del
santo.
Lungo il giorno aveva detto al suo segretario: Quando non potrò più parlare e
qualcuno verrà per chiedere la benedizione, tu alzerai la aria mano, formerai con questa il
segno di croce e pronuncierai la formula. Io metterò l'intenzione.
Nel suo assopimento continuo nulla intende, eccetto si parli di Paradiso e delle cose
dell'anima. Se gli si porge cibo o bevanda, colle mani rifiuta, Quando gli si parla di cose di
anima, allora fa cenno di sì col capo, o compisce la preghiera. Così avvenne a D. Bonetti, che
suggerendogli: Maria Mater gratiae, tu nos ab hoste protege... Don Bosco continuò: Et
mortis hora suscipe.
In tutto il giorno aveva ripetuto: Madre ! Madre ! domani! domani !
E verso le 6 tra sè sotto voce: Gesù Gesù ! Maria Maria ! Gesù e Maria, vi dono il mio
cuore e l'anima mia.... In manus, tuas, Domine, commendo spiritum rneum... Oh Madre…
Madre… apritemi le porte del Paradiso.
Ora colle sue mani giunte va ripetendo molti testi scritturali, che per lo più guidarono
lui in tutta la vita e furono regola nelle opere sue: Diligite... diligite inimicos vestros...
Benefacite his qui vos persequuntur... Quaerite regnum Dei... Et a peccato meo... peccato
meo... munda... munda me.
Suonando l'Ave Maria della sera D. Bonetti lo invitò a salutare la Madonna dicendo:
Viva Maria ! Ed egli ripetè: Viva Maria ! con voce sensibile e divota.
A notte avanzata si volta ad Enria, che da circa due mesi aveva passato tutte le notti al
suo fianco per assisterlo, e gli dice: Di’ma... ma... ti saluto! Poi recitò l'atto di contrizione ed
esclamò qualche volta: Miserere nostri, Domine. Quindi per lunga ora, alzando di quando in
quando le braccia al cielo e giungendo le mani, ripeteva: Sia fatta la vostra santa volontà !
Intanto, paralizzandoglisi a poco a poco tutta la parte destra, il braccio destro immobile
restava disteso sul letto; ma egli continuava ad alzare il sinistro, ripetendo ancora qualche
volta: Sia fatta la vostra santa volontà! Poscia cessò di parlare, ma tutto il giorno e la notte
seguente continuò ad alzare la mano sinistra in quello stesso modo che indicava l'offerta a
Dio della propria esistenza.

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maggio - a. 12, nr. 5
62 Sentimenti di don Bosco intorno al Papa.
[Scritto di DB in occasione delle nozze d'oro di Leone XIII, in data Torino 18 gennaio 1887].
BS francese: juin 1888, p. 75 [traduzione]
BS spagnolo (Torino): mayo 1888, p. 64 [traduzione]
« ... quello che tuttavia posso compiere si è di confessare, come confesso altamente,
che fo miei i sentimenti tutti di fede, di stima, di rispetto, di venerazione, di amore inalterabile
di s. Francesco di Sales verso il Sommo Pontefice; ammetto con giubilo tutti i gloriosi titoli che
egli raccolse dai Santi Padri e dai Concilii, e dei quali, formata come una corona di
preziosissime gemme, ne adornò il capo del Papa, quali sono, tra gli altri: di Abele pel primato,
di Abramo pel patriarcato, di Melchisedecco per l'ordine, di Aronne per la dignità, di Mosé per
l'autorità, di Samuele per la giudicatura, di Pietro per la podestà, di Cristo per l'unzione, di
Pastore di tutti i Pastori, e più di 40 altri non meno splendidi ed appropriati.
« Intendo che gli alunni dell'umile Congregazione di S. Francesco di Sales non si
discostino mai dai sentimenti di questo gran Santo, nostro patrono, verso la Sede Apostolica;
che accolgano prontamente, rispettosamente e con semplicità di mente e di cuore, non solo
le decisioni del Papa circa il dogma e la disciplina, ma che nelle cose stesse disputabili
abbraccino sempre la sentenza di lui anche come Dottore privato, piuttosto che opinione di
qualunque teologo e dottore del mondo.
« Ritengo inoltre che questo si debba fare non solo dai Salesiani e dai loro Cooperatori,
ma da tutti i fedeli, specialmente dal Clero; perché oltre il dovere che hanno i figli di rispettare
il Padre, oltre il dovere che hanno tutti i cristiani di venerare il Vicario di Gesù Cristo, il Papa
merita ancora ogni nostra deferenza, perché scelto di mezzo agli uomini più illuminati per
dottrina, più accorti per prudenza, più cospicui per virtù, e perché nel governo della Chiesa è
in modo particolare assistito dallo Spirito Santo.
« Torino, 18 gennaio 1887.
« Sac. Gio. Bosco. »
agosto - a. 12, nr. 8
94-95 Alla cara memoria di D. Bosco!
[Brani della lettera testamento ai salesiani]
BS spagnolo (Torino): agosto 1888, p. 94s
« Prima di partire per la mia eternità io debbo compiere verso di voi alcuni doveri e così
appagare un vivo desiderio del mio cuore.
« Anzitutto io vi ringrazio col più vivo affetto dell'animo per la ubbidienza che mi avete
prestata, e di quanto avete lavorato.
« Io vi lascio qui in terra, ma solo per un po’di tempo. Spero che la infinita Misericordia
di Dio farà che ci possiamo tutti trovare un di nella beata eternità
« Vi raccomando di non piangere la mia morte. Questo è un debito che tutti dobbiamo
pagare, ma dopo sarà largamente ricompensata ogni fatica sostenuta per amore del nostro
Maestro, il nostro buon Gesù
« Il vostro primo Rettore è morto. Ma il nostro vero Superiore, Cristo Gesù non morrà.
Egli sarà sempre nostro Maestro, nostra Guida, nostro Modello. Ma ritenete che a suo tempo
Egli stesso sarà nostro Giudice e Rimuneratore della nostra fedeltà nel suo servizio.
« Il vostro Rettore è morto, ma ne sarà eletto un altro che avrà cura di voi e della vostra
eterna salvezza. Ascoltatelo, amatelo, ubbiditelo, pregate per lui, come avete fatto per me.
« Addio, cari figliuoli, addio. Io vi attendo al Cielo

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« Sit nomen Domini benedictum ex hoc nunc et usque in saeculum. In te, Domine,
speravi, non confundar in aeternum. »
« Sac. Gio. Bosco. »

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SEZ. II - BOLLETTINO IN LINGUA FRANCESE
1879
avril - a. 1, nr. 1
1-3 Lettre de Mr l'abbé Jean Bosco aux Coopérateurs et Coopératrices.
Altra stesura del BS italiano: gennaio 1879, p. 1.
LETTRE DE Mr L'ABBÉ JEAN BOSCO aux Coopérateurs et Coopératrices
Respectables Coopérateurs et Coopératrices,
La divine Providence, qui tient en ses mains les coeurs des hommes et qui en dispose
pour sa plus grande gloire et pour le salut des âmes, a voulu donner une preuve tout à fait
particulière de sa protection à notre bienaimée association des Coopérateurs Salésiens. Le
but de notre association, comme l'indique le règlement, est de se livrer à l'exercice de
différentes oeuvres de piété et de charité, et en particulier de prendre un soin spécial de la
jeunesse pauvre et abandonnée, de qui dépend l'avenir heureux ou malheureux de la société.
Les membres de la Congrégation de saint François de Sales, s'occupent
particulièrement de la jeunesse abandonnée, mais les temps que nous traversons et les
misères qui augmentent continuellement exigent que les oeuvres Salésiennes se répandent
surtout dans les grandes villes, pour recueillir les enfants pauvres et les instruire, tout en leur
fournissant un moyen de gagner dans la suite honorablement le pain de la vie, et de devenir la
consolation de leur famille et l'honneur de la société. Les Salésiens seuls cependant ne
pouvaient suffire, et il fallut recourir à une association de Coopérateurs.
L'immortel Pie IX, d'heureuse mémoire, avait compris la grande nécessité qu'il y avait,
que tous les catholiques de bonne volonté s'unissent pour coopérer au bien de la jeunesse, en
même temps qu'ils travaillaient au salut de leur âme; et â peine avaitil entendu parler de
cette nouvelle association, qui répond si bien aux besoins des temps où nous vivons, qu'il la
bénit de tout son coeur et même, pour encourager ceux qui voudraient en faire partie, il
voulut être inscrit à la tête des Coopérateurs.
Léon XIII, à peine élevé sur la chaire de S. Pierre, voulut suivre l'exemple de son
glorieux Prédécesseur, et il nous est doux de rappeler ici les consolantes paroles qu'il nous
adressa, lorsque nous le priâmes humblement de vouloir protéger l'association Non
seulement, ditil, je bénis cette association, mais je veux reprendre la place (le mon
prédécesseur, en étant inscrit comme Coopérateur, bien plus, je veux être le premier
opérateur. La bénédiction et l'encouragement du Vicaire de JésusChrist ne pouvaient
manquer d'apporter des fruits en abondance. Au premier appel que nous avons fait,
beaucoup de catholiques furent heureux de concourir à une si noble mission, et se firent
inscrire à l'association. Le nombre augmenta prodigieusement en Italie, où la Congrégation a
la plupart de ses Établissements; la piété et la charité de ces Coopérateurs servit à faire
développer aussi au dehors les établissements de la Congrégation et à attirer un grand
nombre d'Associés.
La France en particulier donna un accueil des plus sympathiques à nos oeuvres et se
montra dans la personne des fervents catholiques, qu'heureusement elle possède encore,
trèsfavorable à leur développement. Les Coopérateurs ont tellement augmenté en peu de
temps en France, que nous avons cru à propos d'imprimer dès à présent notre Bulletin en
Français, soit pour pouvoir mieux les renseigner sur ce qui se passe dans les diverses maisons
de la Congrégation et en particulier de nos maisons de France, soit surtout pour leur donner
un faible témoignage de notre reconnaissance pour leur bienveillant accueil et leur généreux
appui.
Permettez donc, respectables Coopérateurs et Coopératrices, qu'après vous avoir
parlé des choses les plus importantes qui se sont faites dans l'année qui vient de s'écouler,
nous vous exposions brièvement ce que, avec l'aide de Dieu, qui ne manque jamais â ceux qui

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ont confiance en lui, et avec votre généreux concours, soit moral, soit matériel, nous nous
proposons de faire dans le courant de l'année.
Ce qui s'est fait dans l'année 1878.
Grâce au bienveillant appui des Coopérateurs, nous avons pu entreprendre plusieurs
choses qui, il faut l'espérer, réussiront pour la plus grande gloire de Dieu. Nous avons ouvert
dans le courant de l'année plus de vingt maisons pour abriter de pauvres enfants, en Italie,
dans l'Amérique du Sud, c'estàdire dans la République de l'Uruguai et dans la République
Argentine, et deux en France, où il semble que Dieu nous prépare une moisson abondante.
Tout cela nous a demandé des sacrifices tant pour le personnel que pour les frais
matériels. Nous avons pu satisfaire à la première condition, et votre charité a suppléé à ce qui
nous manquait pour la seconde; des milliers d'enfants ont pu être retirés du mauvais chemin,
se mettre à l'abri des passions et suivre ainsi la voie pour laquelle ils ont été créés. Que Dieu
vous récompense de la charité avec laquelle vous avez pris part à ces oeuvres au profit de la
jeunesse.
Vous avez voulu aussi concourir par vos offrandes à élever un monument à la mémoire
du premier Coopérateur, l'immortel Pie IX. Vous avez envoyé des aumônes pour la
construction de l'Église et de l'hospice de S. Jean l'Evangéliste à Turin, et nous sommes
heureux clé vous annoncer que les travaux avancent rapidement, et nous espérons que grâce
à votre générosité cette construction sera bientôt terminée.
Ce que nons nous proposons de faire dans l'année 1879.
Nous n'avions qu'une maison en France au commencement de l'année 1878, c'était la
maison de Nice, sous le nom de Patronage de SaintPierre; dans le courant de l'année, comme
il est dit cidessus, nous avons fondé deux maisons, dont une à Marseille, Rue Beaujour, sous
le nom d'Oratoire de S. Léon, en mémoire du Pontife Léon XIII glorieusement régnant. Dans
cette maison, qui n'existe que depuis six mois, on a déjà recueilli une quantité notable
d'enfants pauvres, qui s'appliquent à apprendre un métier.
L'autre maison est établie à la Navarre près de la Crau d’Hyères, sous le nom
d'Orphelinat agricole de SaintJoseph, où les enfants, dont le nombre s'élève déjà à une
quarantaine, s'appliquent spécialement à l'agriculture.
La charité et la bienveillance des bons catholiques français, surtout de Marseille, nous
ont tellement encouragés, qu'à peine installés dans ces nouvelles maisons, nous n'avons pas
osé refuser d'autres demandes qui nous étaient faites, et nous allons ouvrir bientôt plusieurs
établissements, au sujet desquels nous donnerons les plus amples renseignements dans les
bulletins suivants. Plus de cinquante demandes nous ont été faites pour ouvrir des
Orphelinats dans les principales villes de France; nous prendrons bientôt la direction de
l'Orphelinat Agricole de SaintIsidore à SaintCyr, sur lequel nous vous donnerons quelques
renseignements dans le premier bulletin, et ainsi feronsnous au fur et à mesure que nous
accepterons d'autres établissements. Une des oeuvres de la Congrégation que nous
recommandons particulièrement à votre charité est celle de nos Missions d'Amérique; nos
Confrères sont sur les frontières de la Patagonie, et doivent bientôt pénétrer chez les
Sauvages. Ils demandent incessamment que nous leur envoyions des ouvriers Evangéliques,
car la moisson est abondante. Le S. Père de son côté désire nous confier la Mission du
Paraguay, qui, après avoir cite le modèle des pays catholiques, est devenu la proie du démon.
Vénérés Coopérateurs et Coopératrices, plus que jamais nous devons nous unir pour
faire le bien, et surtout pour sauver la jeunesse des dangers qui la menacent. Servonsnous de
tous les moyens que la religion et la prudence humaine nous fournissent, pour diriger cette
classe, la plus intéressante de la société, dans le chemin de la vertu; n’épargnons rien, ni
peines, ni sacrifices pécuniaires, pour empêcher cette jeunesse de faire le mal et d'aller
tomber entre les mains de la justice, pour passer les plus beaux jours de sa vie dans les prisons
et devenir l'opprobre de la société et le déshonneur de la famille.
La France est riche d'âmes charitables, et surtout d'âmes pieuses, c'est à cellesci de
préférence que nous faisons un appel chaleureux pour qu'elles nous viennent en aide par
leurs ferventes prières.

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171
L'argent, les privations et tous les autres sacrifices ne serviraient à rien si nous n'avions
pas le secours du Ciel.
Avec l'aide de Dieu nous pourrons tout, ainsi que nous le dit S. Paul: Omnia possum in
eo, qui me confortat.
Nos pauvres orphelins s'uniront à nous pour implorer sur vous les bénédictions du Ciel,
chers Coopérateurs, ils prieront pour que Dieu vous accorde une vie heureuse, pour qu'il
affermisse la paix dans vos familles, et rende prospères tous vos intérêts; mais surtout pour
que, après avoir passé une vie heureuse icibas, vous puissiez recevoir la couronne des élus
dans le ciel.
Veuillez aussi prier pour celui qui sera à jamais en N. S.
Votre trèshumble serviteur Ab. J. Bosco.
4-6 Le passage de D. Bosco à Nice.
[Parole di DB ai cooperatori].
[…] M. l'abbé Bosco adressait à l'assistance une touchante allocution dont nous
rapportons ici les idées que notre mémoire a pu retenir.
« D’après le règlement des Coopérateurs de SaintFrançois de Sales, atil dit, vous
devez être réunis 2 fois par an pour entendre le compterendu de la situation de l'œuvre. Une
de ces réunions a lieu à l'occasion de la fête de S. François de Sales et l’autre à la fête de Marie
Auxiliatrice. Le souverain Pontife Pie IX a recommandé vivement ces conférences, et à cet
effet il a accordé des indulgences particulières à ceux qui y assisteraient. Le but de ces
conférences est d'inspirer de plus en plus parmi les Coopérateurs et Coopératrices cet esprit
de piété chrétienne, qui doit les animer et les guider à faire du bien à la jeunesse abandonnée.
« La séance devrait avoir lieu dans une salle afin que, après l'exposé du Directeur,
chacun pût communiquer ses pensées et projets pour l’amélioration de l'oeuvre, mais faute
d'une salle convenable nous sommes obligés de nous réunir dans cette petite chapelle.
« Pour bien vous faire comprendre ce que sont et doivent être lesCoopérateurs de S.
François de Sales, il sera bien que je vous fasse un petit historique de leur institution.
« A peine le bon Dieu m'accorda la grâce d'être prêtre, tout en m'occupant de plusieurs
choses propres au ministère sacerdotal, je consacrai principalement mes soins à la jeunesse
pauvre. En 1841, je commençais à Turin le premier oratoire; je n'avais alors d'autre local que
les rues et les places publiques, puis une prairie, dans laquelle je réunissais, le dimanche, cinq
ou six cents enfants du peuple. Je les occupais avec des jeux, des chants, de la musique et des
promenades, et leur parlais de leur Père céleste. Voilà un des premiers avantages pour cette
pauvre jeunesse; ces enfants se mettaient à pratiquer la vertu. Plusieurs étaient sans travail,
et il fallait leur en procurer, afin d'éviter qu'ils s'adonnassent au vol et à la paresse, d'autres
étaient sans souliers ou n'avaient pour vêtements que des loques, des chemises en lambeaux
même durant l'hiver; presque tous étaient dans la plus grande ignorance; mais j'étais seul et
sans argent; je ne pouvais donc tous les instruire, les vêtir et les placer. J'eus recours alors à la
bonne volonté de plusieurs ecclésiastiques et de plusieurs laïques qui me vinrent en aide, soit
en faisant le catéchisme le dimanche, soit en enseignant dans les écoles du soir, soit en
cherchant des maîtres chrétiens aux apprentis ouvriers. Toutefois ceuxci ne voulaient pas
recevoir les enfants déguenillés, et je ne savais guère manier le dé et l'aiguille; c'est alors que
les Dames de la noblesse et de la bourgeoisie de Turin, montrèrent ce dont est capable le
coeur de la femme chrétienne. Elles quittaient leurs occupations et leur musique pour
prendre les vieilles loques de nos enfants et les rapiécer; il y avait à cela bien du mérite;
parfois, elles y renonçaient pour envoyer en place des chemises, des vestes ou des pantalons
neufs, dont mes gamins ne se plaignaient pas. Ainsi l'oeuvre progressait avec le concours des
Coopérateurs et des Coopératrices, et en 1850 nous avions déjà trois oratoires à Turin.
Maintenant nous en avons, grâces à Dieu, un plus grand nombre; plus de quatrevingts
maisons sont ouvertes et plusieurs autres vont s'ouvrir en Italie, en France et en Amérique. Le
nombre d'enfants que nous soignons atteint bientôt 40 mille, soignés par environ 600 Pères
ou Frères Salésiens, et soutenus par plus de 15, 000 Coopérateurs ou Coopératrices de Saint
Francois de Sales.

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« Déjà dès le début (1845), le Pape Grégoire XVI avait accordé des indulgences aux
Coopérateurs et Coopératrices de S. François de Sales; mais il y a cinq ans le S. Père Pie IX,
entendant l'exposé de tout le bien fait par eux, et après avoir fait examiner le règlement des
Coopérateurs, dit à la Congrégation des Indulgences: Accordez, pour ces chers enfants qui
travaillent si bien à la vigne du Seigneur, toutes les indulgences possibles, pourvu qu'elles ne
dépassent pas nies pouvoirs et toutes les indulgences que peuvent gagner les tertiaires de
divers ordres et spécialement de S. Francois d'Assise. Levons les yeux au ciel et rendons
grâces à Dieu. Ce coin le plus abandonné de Turin s'est peuplé et a produit des fruits
abondants pour le bien de la société et à la plus grande gloire de Dieu, et ces fruits se
répandent dans les diverses parties du monde.
« Je pourrais vous exposer, si le temps me le permettait, l'oeuvre de nos missions dans
la République Argentine et dans la République de l'Uruguai, ou l'on peut faire un bien
immense et où nos missionnaires peuvent sauver tant d'âmes. Que d'enfants devraient
mourir sans baptême! que d'adultes ne pourraient pas recevoir les derniers sacrements aux
approches de la mort sans leur dévouement! C'est navrant et consolant en même temps, que
de voir ces peuples s’éloigner pendant des semaines entières de leurs habitations pour aller
assister à la Sainte Messe, se confesser et communier dans les pays où ils peuvent trouver des
prêtres et des missionnaires. Que de sacrifices pour ces pauvres populations! Eh bien! les
missionnaires Salésiens se proposent d'adoucir leur sort et de leur rendre plus facile
l'accomplissement de leurs devoirs religieux.
« Mais je veux vous parler de l'Institut qui vous intéresse le plus, c'estàdire, du
Patronage de SaintPierre; avant tout, je dois vous dire que les fondateurs de cet asile ont été
des Coopérateurs Salésiens. Je regrette de ne pouvoir exprimer tout ce que je sens dans mon
coeur. Je ne veux pas leur faire des éloges, parce que je blesserais l’humilité de ceux qui sont
ici présents, je dis seulement qu'un bon nombre de Coopérateurs ont contribué et par leur
secours matériels et par leurs conseils à faire développer cette oeuvre, à un tel point que, ne
comptant que trois ans d'existence, nous avons la consolation de voir plus de cent personnes
recueillies dans cette maison, et Dieu sait à quels dangers ces enfants seraient exposés, s'ils
étaient abandonnés à euxmêmes. Après Dieu, à qui devonsnous attribuer ces résultats? à
Dom Bosco? Non, car lui seul, il ne pouvait rien faire. A ses prêtres? Non plus, parce que les
prêtres, qui sont sous sa direction, pour exercer leur ministère avaient besoin de secours
matériels. Nous devons donc attribuer tout cela aux Coopérateurs et Coopératrices, qui
s'empressent de nous fournir les secours nécessaires. Quelqu' un pourrait faire des
observations et dire: tout va bien, mais pour soutenir cette oeuvre il faut avoir des fonds, il
faut pourvoir de pain tous ces enfants, les habiller, les entretenir etc. Où trouver ces moyens?
C’est vrai, mais... La Providence est grande... Il faudrait être millionnaire pour venir en aide à
Dom Bosco? Non, c'est une erreur de croire que ce soient les fortes sommes qui soutiennent
les oeuvres: la Providence se sert en général des fortunes modestes et le grand nombre de
petites oboles font les grandes sommes.
« Après cet exposé, j'a' oute que les Coopérateurs en même temps qu'ils font une
oeuvre de charité à la jeunesse abandonnée, ils la font à euxmêmes, parce qu' en faisant la
charité ils commencent à jouir d'une grande paix intérieure: et je suis sûr que si tous les riches,
au lieu d'accumuler de fortes sommes en consacraient une partie au profit des pauvres, ils
jouiraient de cette consolation. Oui, ils auraient une grande consolation en voyant tant
d'enfants, qui, abandonnés à euxmêmes, auraient parcouru le chemin du vice, seraient
devenus l’opprobre de la société et le déshonneur des familles se faire au contraire des
ouvriers laborieux, de bons citoyens et l'honneur de la famille.
« Et avec quelle abondance de bénédictions Dieu ne béniratil pas ces âmes charitables
! Certes, que Dieu, suivant la promesse qu' il en a faite, leur rendra au centuple ce qu'elles ont
donné aux pauvres, mais, ces bénédictions seront plus abondantes au point de la mort et
après la mort encore.
« Oui, après la mort peutêtre y auratil de ces Coopérateurs qui seront délaissés, les
parents mêmes les auront oubliés. Mais dans toutes les maisons de notre Congrégation, on
célébrera la sainte Messe, on priera et il y aura bien d'autres pratiques de piété pour obtenir le
repos de leur âme, pour les délivrer au plus tôt des flammes du Purgatoire.

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« C'est ce que je voulais et devais vous exposer pour vous rappeler le but principal de
notre Congrégation, pour vous faire connaître son développement et son état actuel et vous
engager à la prendre toujours de plus en plus nous votre protection. Quelqu'un pourrait me
dire: Quelle est la chose dont les Coopérateurs devraient particulièrement s'occuper à
présent? Vous le voyez vousmêmes. Le local a un extrême besoin d'être agrandi pour
recevoir une quantité d'enfants qui sont abandonnés â euxmêmes et qui sont dans la plus
grande misère, mais surtout, il faut bâtir une église, cette chapelle n'est que provisoire, on
s'est servi de deux salles pour la faire et ce n'est pas du tout convenable surtout par rapport
au nombre considérable d'enfants habitant la maison et des personnes qui y viennent du
dehors.
« S'il s'agit des choses qui regardent la Congrégation en général, je vous dirai qu' à
Turin les protestants ont fait tous leurs efforts pour bâtir un temple et des écoles pour y
attirer les enfants du peuple et leur enseigner de fausses maximes.
J'avais exposé ces choses au S. Père Pie IX, et il me dit : Faites construire une église et
un hospice a côté du temple et de l'école des protestants et faites en sorte d'empêcher le mal
qu' ils veulent propager. J'ai accepté le conseil du Grand Pie IX, et en peu de temps, on se mit
à l'oeuvre et à présent les travaux sont tellement avancés, que dans un an tout au plus, avec
l'aide de Dieu, tout sera achevé.
« L'église sera dédiée à S. Jean l'Evangéliste qui était le patron du Grand Pie IX, et elle
sera un monument élevé à sa mémoire, puisque c'est lui qui en a proposé la construction, qui
a été le premier à donner une somme à cet effet et qui a toujours été notre protecteur.
« Permettezmoi d'ajouter encore quelques paroles qui certainement vous feront
plaisir. La dernière fois que j' eus le bonheur de me présenter à sa Sainteté Léon XIII, il me dit:
Chaque fois que vous parlerez aux Coopérateurs Salésiens vous leur direz que je les bénis de
tout mon coeur, que le but de la Société consiste â empêcher la ruine de la jeunesse, et qu'ils
ne forment tous qu'un coeur et qu'une âme pour vous aider à atteindre la fin que se propose
la Congrégation de S. François de Sales.
« Encore une pensée; je vous recommande la lecture de notre règlement approuvé par
le Saint Siége. Il ne suffit pas de le lire, mais il faut l'observer; bien d'autres s'uniront à nous
pour venir en aide à cette pauvre jeunesse abandonnée, tous ensemble, nous jouirons à la vue
de ces âmes sauvées par nous, et nous aurons surtout la douce consolation de recevoir dans
le ciel la récompense de nos sacrifices et de notre dévouement. »
juin - a. 1, nr. 3
1-6 La neuvaine et la fête de Marie Auxiliatrice.
[Conferenza di DB alle cooperatrici (p. 3s)].
traduzione del BS italiano: giugno 1879, p. 3s
août - a. 1, nr. 5
7-8 La fête de S. Jean Baptiste dans l'Oratoire de S. François de Sales.
[Breve relazione delle parole di DB (p. 8)].
traduzione del BS italiano: luglio 1879, p. 9
octobre - a. 1, nr. 7
1 Lettre de remercîment de Mr l'abbé D. Bosco aux coopérateurs et
coopératrices.
traduzione del BS italiano: ottobre 1879, p. 1

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1880
janvier - a. 1, nr. 10
1-4 M.r l'abbé don J. Bosco aux dignes coopérateurs et coopératrices des
oeuvres salésiennes.
BS italiano: gennaio 1880, p. 1 [con varianti]
A l'ouverture de l'année 1880, bien chers Coopérateurs et Coopératrices, je dois
remplir un devoir de gratitude envers Dieu, auteur de tout bien, et envers vous aussi, qui, par
les œuvres et la parole, avez bien voulu me venir en aide pour opérer efficacement ce que
mon ministère et ma mission ne pouvaient seuls réaliser. Si du fond du coeur je remercie le
Seigneur qui nous a ouvert les trésors de ses grâces particulières et de sa bienfaisante
générosité, je vous suis en même temps redevable de ce que vous avez fait pour son amour
en me favorisant de vos largesses dans les plus difficiles entreprises. Je crois donc opportun
de vous signaler les fruits que, grâce à votre zèle et sollicitude, nous avons eu la satisfaction
de recueillir dans le courant de l'année dernière, en vous faisant voir, en outre, la moisson que
la divine Providence met entre nos mains au début de celleci.
Oeuvres menées à bonne fin pendant 1879.
Grâce à votre concours, ô mes bienaimés Coopérateurs, nous avons pu continuer les
oeuvres déjà, mises en vigueur, et il nous a été donné d'en créer d'autres en faveur de la
jeunesse périclitante.
Les centres de récréation, les Oratoires et les patronages, les écoles d'adultes du jour
et du soir, les Asiles et autres maisons de refuge ou d'éducation, ont été ouverts dans
quelques principales villes d'Italie, de France, et d'Amérique, à la grande satisfaction générale
de tous ceux qui ont à coeur le bien du prochain. Ainsi quelques unes de ces Institutions qui
avaient pris naissance au commencement de l’année dernière, se sont notablement
affermies; le personnel dirigeant a été augmenté, de sorte que l'on a pu tripler le nombre
d'enfants qui jouissent des bienfaits d'une saine éducation morale et religieuse sous les
auspices de notre sainte Religion.
La divine Providence s'est manifestement montrée maternelle à notre égard en nous
permettant de donner l'existence et la vie à quelques nouveaux Etablissements d'uti
lité matérielle et morale. Nous voyons d'abord s'élever la Colonie Agricole de Saint Cyr,
près Toulon, qui a pour but d'exercer de pauvres jeunes filles aux travaux des champs, sous
l'habile direction des Soeurs de Marie Auxiliatrice, qui se mirent à l'oeuvre le 2 juin.
A St. Benigno Canavese, grande localité du diocèse d'Ivrèe, le 16 juin, d'un ancien palais
abbatial, nous en avons fait une Maison destinée à plusieurs fins d'intérêt public. Bon nombre
de jeunes indigents y apprennent un métier, tandis que d'autres, appliqués aux arts ou aux
études, se rendront propres à devenir de bons maîtres d'école ou d'honorables chefs
d'ateliers; les villageois euxmêmes profitent des cours d’instruction primaire pendant la
semaine et assistent aux offices qui ont lieu les jours de fête.
Le 25 septembre, un Retiro, sous le vocable de St. Laurent, fut ouvert à Cremona; il est
pourvu d’une vaste cour de récréation, d’une église, de classes diurnes et nocturnes pour
enfants et adultes qui vivaient dans l'ignorance la plus déplorable.
En vue d'un immense bien à procurer au salut des âmes, le 12 du mois de novembre,
nous prîmes possession d'un local à Brinde, située sur les confins de l'Italie méridionale; nos
maîtres y exercent l'enseignement public jusqu'alors négligé ou séparé de l'instruction
religieuse.
Nous avons accepté, le 25 octobre, à Randazzo (Sicile) la direction d'un collége
communal, comprenant les classes élémentaires, secondaires et supérieures, où les jeunes
gens de la ville et du dehors accourent en foule pour étudier le latin et les sciences
préparatoires aux carrières qu' ils veulent embrasser.

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Il nous a été sensiblement agréable d'ouvrir aussi une Maison dans le diocèse de notre
Patron SaintFrançois de Sales; c'est à Challonges, près d'Annecy, que nous avons fondé une
école avec cours d'adultes, catéchisines, et conférences, pour les enfants malheureux : cela
eut lieu le 10 novembre.
En outre, les travaux de l’église Saint Jean Evangéliste ont été poussés avec beaucoup
d'activité; les murs, la toiture, le clocher et les voûtes des deux nefs latérales sont terminés,
ainsi, que d'autres prineipaux, ouvrages, de sorte que nous espérons voir bientôt cet édifice
consacré au culte divin.
Les écoles de la Vallée Crosia, établies à proximité des protestants, sur des
emplacements pris à loyer et trop restreints, ne suffisaient ni à nos besoins ni à l'affluence des
élèves; la chapelle, trop étroite, ne pouvait renfermer que trèspeu de personnes, mais il a plu
à Dieu d'y remédier. Mue par un sentiment de foi et de piété chrétienne, une bienveillante
Coopératrice nous a fait don du terrain qui va servir à bâtir une église; les fondements en sont
posés; nous mettrons tous nos soins afin qu'elle soit promptement achevées de même que
les salles d'école. Une commission de pieux Coopérateurs, ayant à sa tête Monseigneur
l’Evêque de Ventimiglia, a pris l'initiative de faire exécuter cette entreprise en recueillant les
offrandes des Catholiques, qui mettent de l'empressement à une oeuvre aussi importante.
Ayant eu l'occasion de parler de l’Oratoire de Marseille, peu de chose nous reste à dire
sur son origine. On sait que ce bâtiment, destiné à recevoir les enfants pauvres, fut pour ainsi
dire envahi, et qu' au, lieu d'une centaine, les proportions non velles permettront d'en abriter
environ trois cents. Nous espérons que dans le courant de l'année, l'oeuvre sera toutàfait en
bon état.
Les Soeurs de Marie. Auxiliatrice, pour leur part, ont courageusement entrepris la
tâche de l’enseignement des jeunes filles dans plusieurs nouvelles écoles, parmi lesquelles,
nous citerons l'asile de Cascinette, dans le diocèse d'Ivrée, et prochainement, quelques unes
iront prendre la direction d'un Orphelinat à Catania (Sicile).
Nos missions d'Amérique.
J'ai la conviction que vous aimerez, ô bien chers Coopérateurs et Coopératrices, d'avoir
des détails sur nos Missions d'Amérique.
Outre les missions, écoles et maisons de bienfaisance inaugurées les années
antérieures, dans le courant de la dernière nous avons eu l'avantage de fonder à Montevideo
des classes où plus de 300 enfants, tant nationaux qu'étrangers, reçoivent l'instruction
religieuse et littéraire,
Les Sueurs de Marie Auxiliatrice ont démontré autant de zèle que nos confrères, en
réunissant un aussi grand nombre de jeunes filles, qu' elles élèvent avec un admirable
dévouement. Dans cette République même, au pays appelé Las Piedras, nous avons pris à
notre charge le soin d'une paroisse de huit mille âmes environ. L'on y administre les
Sacrements, en même temps que les fidèles pratiquent tous les autres devoirs religieux,
assistent aux offices, sermons et catéchismes; tandis que nos Maîtres font l’école aux jeunes
garçons, les Saurs, d'un autre côté, enseignent les rudiments de la science, de la civilité et de
la religion à une nombreuse troupe de jeunes filles qu'elles tâchent de réunir.
A BuenosAyres, capitale de la République Argentine; des écoles furent établies pour
les garçons et pour les filles dans divers quartiers.; les patronages les centres de récréations
ont été mis en usage; un asile pour les filles parut nécessaire, et il existe; l'Hospice, qui
comprenait déjà 150 apprentis, a subi des améliorations se trouve assis sur des bases solides; il
nous a été permis d'organiser une mission importante dans les contrées de Rojas.
Mais le champ le plus glorieux que la divine Providence présente maintenant à votre
charité, est celui de l'immense Patagonie. Jusqu'ici les Ouvriers de l'Évangile n'avaient pu
pénétrer dans ces régions reculées de l'hémisphère pour y annoncer la foi en JésusChrist. Il
semble donc que le temps de miséricorde soit enfin venu pour ces malheureux sauvages.
Mgr. Aneyros, Archevêque de BuenosAyres, d'accord avec le Gouvernement de ce pays, nous
engage chaleureusement â les prendre sous notre protection, et moi, plein de confiance en
votre générosité, j'ai accepté cette mission si coûteuse. La première tentative, bien que rude

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et périlleuse, nous a parfaitement réussi; cinq cents Indigènes ont été réunis au bercail du
Pasteur Suprême en recevant le baptême.
Des rives du Rio Negro, en tournant vers le sud de ces immenses déserts, se trouvent
six colonies, espèces de villages ou hameaux, placés à une distance de plusieurs journées de
chemin l’un de l'autre, qui sont à peine initiés dans les relations commerciales et les principes
de l'agriculture. Au mois de mars prochain, un peu plus tôt, un peu plus tard, les Salésiens et
nos Religieuses iront ouvrir des écoles dans ces payslà. Patagones sera le centre vers lequel
nous espérons que ces ouvriers évangéliques se dirigeront pour se répandre ensuite dans les
vastes déserts et les régions inconnues de la lointaine Patagonie.
J'avoue que ces diverses oeuvres d'Europe et d'Amérique ont coûté beaucoup de
fatigues et pas moins d'ennuis, mais les fruits recueillis et les consolations qui en ont été les
suites, font oublier les sacrifices qui les ont précédés.
En effet, des milliers d'enfants, livrés à euxmêmes, sans éducation, sans principes de
moralité ni de religion, ont été soustraits aux dangers qui les menaçaient; au lieu de devenir le
fléau, la honte et la plaie de la société et d'aller peupler les prisons où ils auraient appris les
raffinements de la plus subtile scélératesse en y laissant tout ce que le Créateur leur a donné
de surnaturel, nos efforts secondés par vos offrandes, les ont arrachés à une ruine certaine,
inévitable, et par le moyen de la bonne éducation, de l'étude, ou d'un état mis en leurs mains,
nous avons la douce satisfaction de les voir s'acheminer vers le bien, le juste et l'honorable.
Moyens matériels.
Vous vous demanderez sans doute, o bienaimés Coopérateurs et Coopératrices, où
nous puiserons les ressources matérielles pour soutenir tant d’oeuvres commencées,
construire des églises, des maisons et des écoles, auxquelles il faudra fournir les moyens
d'existence, avec tout le matériel nécessaire? Cette question spontanée est digne de réflexion
et mérite d'être sérieusement étudiée. Effectivement, pour bâtir l’Eglise SaintJean
Evangéliste, à Turin, dans le courant de cette année, nous avons employé 65,000 fr., mais il en
reste dus au moins autant aux fournisseurs. Des sommes encore plus considérables devront
être dépensées pour reprendre les travaux au printemps prochain. Nous n'aurons pas moins â
faire pour l'achèvement de l'entreprise commencée dans la Vallée Crosia. En outre, la chèreté
des vivres, augmentée d'un bon tiers depuis quelque temps, ne nous donne pas peu de
tracas; tout cela, comme vous voyez, serait de nature à nous effrayer. Que fautil donc faire ?
Se décourager? Non, jamais. Souvenonsnous qu'il y va du bien des âmes et de la société
menacée dans ses fondements.
Dernièrement à l'aide des généreuses offrandes, et surtout avec l'effectif que nous a
procuré la loterie qui a été une vraie planche de salut, nous avons satisfait à de grandes et
urgentes obligations. Pour les engagements contractés, pour les oeuvres mises en
mouvement, et pour celles dont la création semble nécessaire, je confie en l'immense bonté
de la divine Providence qui m'a toujours été propice dans de semblables circonstances; je
place aussi mon espoir sur votre inépuisable charité. Si vous m'appuyez des moyens que le
Seigneur a mis entre vos mains, ô bienaimés Collaborateurs, nos entreprises ne seront point
interrompues, et nos espérances serons couronnées d'un succès aux yeux de Dieu digne des
plus grandes récompenses.
Vous pourrez encore me venir efficacement en aide en engageant à cet effet vos
parents et amis dont la piété vous permet d'espérer qu'ils seront bien aises d'accueillir
favorablement votre exhortation en contribuant de tout leur pouvoir à des ouvres qui ont
pour but la plus grande gloire de Dieu, le salut des âmes et le bien de l'humanité.
Exemple.
Il me semble opportun de vous signaler un fait qui honore hautement le Chef Suprême
de l'Eglise, en même temps qu' il nous donne un exemple de générosité bien digne d'être
proposé â notre imitation.
Nul n’ignore que Notre S. P. le Pape Léon XIII se trouve réduit à recourir à la charité des
fidèles qui ont organisé cette oeuvre connue sous le nom de Denier de SaintPierre, par
laquelle Il conserve à l'Eglise une souveraine dignité que ses ennemis, ne parviendront jamais

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'â détruire. Et bien, Lui, malgré sa pauvreté, malgré ses nombreuses nécessités, comme Père
universel des âmes, Il a daigné accepter la place que l'auguste Pie IX occupait parmi nous, en
étant le Chef des Coopérateurs Salésiens, et se laissant guider par sa touchante et paternelle
sollicitude, II nous a adressé 500 fr. pour l'Eglise et l'Hospice du Val Crosia, et la généreuse
offrande de 1000 fr. en faveur de la mission d'Amérique, que Sa Sainteté encourage par les
lettres reproduites dans le Bulletin, en accordant une spéciale Bénédiction Apostolique à tous
ceux qui nous favorisent de leur concours.
A la vue d'une pareille munificence de notre tendre Père, nous tâcherons d'y
correspondre par des prières quotidiennes et ferventes afin que Dieu dont Il est le
Représentant, daigne Le conserver longtemps à notre affection, pour le bien de son Église. Et
puisque l'argent tombe de sa sainte main jusqu'au plus bas étage de la société où le besoin de
la Religion et la nécessité de ses remèdes se fait le plus sentir, il est de notre devoir de vous
recommander le Denier de SaintPierre comme un des meilleurs et des plus utiles biens que
vous puissiez faire, la destination de ses produits étant éminemment favorable à tous les
peuples en général. Nous ne saurions oublier les autres oeuvres de charité que le SaintPère
bénit et recommande avec un zèle vraiment apostolique.
Prières pour les vivants et pour les suffrages des fidèles défunts.
Je parle à des chrétiens qui travaillent en vue de la récompense que Dieu promet dans
la vie présente et pendant celle qui n'a point de fin, à ceux dont les rouvres auront été
bonnes. Je ne puis donc, ô bienaimés Coopérateurs et Coopératrices, que vous réitérer
l'assurance que nos Prêtres Salésiens et nos Sueurs de Marie Auxiliatrice, de même que toute
notre jeunesse, favorisée de votre protection, élèvent au Ciel leurs ardentes prières pour qu'il
lui plaise de bénir vos intérêts et vos familles en vous accordant la paix et l’harmonie dans vos
maisons, une santé parfaite, une vie heureuse, et la couronne des justes après que vous aurez
franchi le seuil de l’éternité.
J'ai la douleur de vous annoncer qu'un grand nombre de Coopérateurs et
Coopératrices ont été ravis à notre affection dans le courant de l’année dernière. Espérons
qu' ils auront trouvé grâce devant Dieu ! Suivant le chap. v, art. 7 de notre Règlement, je les
recommande ardemment à vos bonnes prières. Dans nos Maisons, il est d'usage établi que
tous les confrères et jeunes élèves prient pour le repos de leurs âmes. Une messe est célébrée
tous les jours à l'autel de N. Dame Auxiliatrice; les enfants font alternativement la Sainte
Communion à cette fin; ils récitent le Saint Rosaire et autres prières en faveur de leurs
bienfaiteurs vivants et trépassés.
Que Dieu vous bénisse, ô mes bien aimés frères et sueurs en J. C.; qu'Il vous accorde la
grâce d’une sainte vie, tandis que les moyens sont en votre pouvoir : Dum tempus habemus
operemur bonum.
J'ai l'honneur de me répéter avec un grand respect, en vous bénissant du fond du
coeur, votre tout dévoué
JEAN Bosco, Prêtre.
mars - a. 1, nr. 12
3-4 D. Bosco à Marseille et les conférences des coopérateurs.
[p. 3 della prima ed.; brano omesso nel Bollettino ital.].
[…] L'assemblée n'a pas été moins émue lorsque Don Bosco a déclaré que sur les
milliers d'enfants qu'il a rendus à la société, pas un seul jusqu'ici, depuis le jour de la
fondation, n'a été l'objet de poursuite et de condamnation […]
juin - a. 2, nr. 3
1-3 Les Pèlerins français dans l'Oratoire à Turin.
[Riassunto del discorso di DB ai pellegrini, p. 1-2].

18.8 Page 178

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[…] Après M. le Marquis Garassini, Dom Bosco s’est levé pour parler à sôn tour,
recommandant qu' on ne fît pas attention à ses paroles plus ou moins correctes, puisqu'il
avait à parler dans une langue qui n'était pas la sienne, mais aux sentiments qu'elles
exprimaient; c’est son coeur qui devait parler. Il a loué tout d’abord, les Pèlerins, pour leur
noble entreprise, abandonnant leur pays, leur famille, leurs affaires; allant à Rome, pour faire,
à la face du monde, un acte de foi, protester de leur attachement à la Religion et à son Chef. «
Vivent les Français, atil ajouté; ils sont vraiment incomparables quand il s’agit d’accomplir de
ces actes de foi et de dévouement qui ne sont surpassés ni même égalés, nulle part. Je suis
heureux de me trouver avec vous, ce soir, parceque moi aussi je suis français, non seulement,
en vous imitant dans vos pèlerinages, mais encore par les oeuvres salésiennes que nous avons
établies dans votre pays, oeuvres qui vont chaque jour, prenant une plus grande extension. A
ce propos, laissezmoi vous faire une invitation, celle de me prêter l’appui de vos prières et de
votre charité, en vous associant à la Pieuse Union des Coopérateurs, dont le but, vous le
savez, est de retirer du danger, tant de jeunes enfants abandonnés qui, privés d’éducation, ne
pourraient que servir à peupler les prisons ou les maisons de correction. Dans les maisons que
nous avons fondées, ces pauvres enfants sont exercés à des travaux en rapport avec leur âge
et leur sexe; ils reçoivent encore cette instruction qui doit en faire de bons chrétiens et
d’honnêtes citoyens. Comme vous le voyez, nous avons grand besoin que vous nous aidiez
pour la bonne réussite d’oeuvres destinées, je crois, â opérer le plus grand bien parmi la
jeunesse. En y contribuant, vous participerez aux trésors spirituels vraiment extraordinaires
qui nous ont été concédés par le Souverain Pontife, et votre titre de Coopérateurs vous
donne droit non seulement aux faveurs spirituelles si nombreuses qui y sont attachées, mais
encore à tous ces avantages temporels qu’ offrent nos maisons lesquelles, par suite de votre
coopération, deviennent pour ainsi dire vôtres. Bien des demandes d'établissements
Salésiens m'ont été faites en Espagne, en Portugal, en Afrique et en Amérique, mais avant
tout, nies soins se porteront sur la France que j' aime d’un amour tout particulier. La voix de
Dom Bosco fut plusieurs fois couverte par les applaudissements qui se renouvelaient presque
à la fin de chaque période.
« J'aurais bien voulu, repritil ensuite, avoir un plus grand palais à vous offrir pour vous
recevoir dignement, mais vous serez indulgents; et vous vous contenterez de notre bon
vouloir. » Dom Bosco mit fin à son discours, par ces paroles qui émurent vivement
l'assemblée: « J'espère que nous nous reverrons encore sur cette terre où notre vie n'est
autre qu' un long pèlerinage, mais si cette satisfaction nous est refusée, nous nous
retrouverons làhaut, au Ciel, notre véritable patrie, et ce sera pour ne plus nous séparer
jamais. » […]
6-8 Détails sur la 3me conférence des Coopérateurs de la Ville de Rome.
[Resoconto del discorso di DB, p. 6-7]).
Traduzione del BS italiano: giugno 1880, p. 8
août - a. 2, nr. 5
5-9 Conférence aux Coopérateurs. Dans le Collège de Borgo S. Martino.
[Passi del discorso di DB; manca la circolare, p. 5-8].
Traduzione del BS italiano: agosto 1880, p. 8s
septembre - a. 2, nr. 6
8-12 La gratitudine jointe à la bonté paternelle assise à joyeuse table.
[Convegno ex-allievi 24 e 29 giugno 1880. Parole di DB].
Traduzione del BS italiano: settembre 1880, p. 9s

18.9 Page 179

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1881
janvier - a. 2, nr. 10
1-3 Le prêtre jean Bosco à MMrs les Coopérateurs et MMes les Coopératrices de
la Pieuse Société de S. François de Sales.
[Opere compiute nel 1880. Quelle in programma per il 1881].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1881, p. 1s
février - a. 2, nr. 11
3-4 La conférence aux Coopérateurs de Turin et la bénédiction aux
Missionnaires et aux Soeurs.
[Estratto dall'Unità cattolica. Riassunto del discorso di DB].
Traduzione del BS italiano: febbraio 1881, p. 3s
mars - a. 2, nr. 12
4-6 Église au Sacré Coeur de Jésus à Rome. Circulaire adressée à tous les
Evêques et aux journalistes Catholiques. - Lettre aux Archevêques et Evêques: « C'est
avec la plus profonde vénération... ». - Lettre aux journalistes: « La grande estime
dont votre journal... ».
[Richiesta di aiuti per la costruzione della chiesa del S. Cuore a Roma].
Traduzione del BS italiano: marzo 1881, p. 5s
avril - a. 3, nr. 1
10-11 Conférence de Dom Bosco à Toulon.
[Estratto da La sentinelle du Midi, con breve riassunto del discorso di DB].
[...]
» Après l'Evangile, il est monté en chaire; et, dès les premiers mots, il a su conquérir
son auditoire. Il n'a cependant pas la taille imposante du R. P. Vincent de Pascal; il parle notre
langue avec une certaine difficulté; mais toute sa personne inspire la sympathie, c'est un
thaumaturge, c'est plus que cela; c'est un apôtre de la charité, c'est un homme selon le cour
de Dieu, c'est un saint.
» Après s'être excusé en quelques mots de ne pouvoir parler notre langue avec
l'élégance de Massillon ou l'éloquence de Bossuet, il a raconté les commencements laborieux
de son ouvre, destinée à retirer du vice et de la misère, tant d’enfants abandonnés. Ses
premiers collaborateurs sont le Saint Pape Pie IX et son illustre successeur Léon XIII. Aussi
l’OEuvre atelle rapidement grandi en France, en Italie, en Espagne, en Amérique; elle loge,
nourrit, instruit 75 mille enfants. Il donna des détails sur la journée des ces enfants, dans les
villages et dans les campagnes; les garçons apprennent ici diverses professions ouvrières; là,
la noble, l’indispensable profession d'agriculteur; les uns et les autres élevés en chrétiens; les
filles instruites dans tous les détails dont la connaissance en fera d'utiles ménagères,
d'excellentes mères de famille, de bonnes chrétiennes.
» Après avoir parlé des maisons do Saint Cyr et de la Navarre, et expliqué l'exiguité de
leurs ressources comparées à l'immensité des besoins et des demandes d'admission, le saint
prédicateur a engagé les assistants à donner leur superflu à ces malheureux enfants. La
charité n'a jamais ruiné personne, car on ne donne jamais que sur un luxe inutile. Donnez,
JésusChrist vous le demande, et la prudence humaine vous le conseille. Car, s'ils étaient
abandonnés, ces enfants pourraient devenir le fléau de la Société, tandis qu'ils deviendront,
grâce à vous, de bon citoyens, d'honnêtes pères de famille. […]

18.10 Page 180

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mai - a. 3, nr. 2
1-2 Le Prêtre Jean Bosco aux Coopérateurs et Coopératrices Salésiens.
[Relazione dell'udienza pontificia ottenuta il 23 aprile 1881].
Traduzione del BS italiano: maggio 1881, p. 1
juin - a. 3, nr. 3
5-7 Les Pèlerins Français à l'Oratoire de S. François de Sales à Turin.
[Riassunto del discorso di DB, p. 6].
[…] Dom Bosco se leva à son tour, et dans un langage, dont il a seul le secret, trouva,
dès le début, le moyen de s'attacher tous les coeurs. Il rappela aux Pèlerins leur rencontre, qui
avaient eu lieu, quelques jours auparavant, à Rome, dans l'église de S. Jean de Latran, la Mère
de toutes les églises, comme on le voit écrit sur le frontispice du vaste temple. Mater
ecelesiarum omnium; circonstance qui l'avait singulièrement frappé. Venus de divers points
les uns et les autres, et se trouver là réunis, sans entente préalable, cette rencontre l'avait
profondément ému. Il leur exprima ensuite toute sa satisfaction pour la visite qu'ils avaient
bien voulu faire â l'Oratoire, malgré la fatigue, dont ils devaient encore se ressentir, n'étant
descendus de vagon, que depuis peu de temps. Il ne savait comment manirfester sa joie pour
le plaisir qu'ils lui procuraient en ce moment. « Aussi, croyezle bien, ajoutatil, je vous en
témoignerai toute ma reconnaissance, en priant pour vous. J'ai su qu'un éboulement a eu lieu
vers le montCenis, éboulement qui empêche la marche régulière. des trains; eh bien! je
prierai, nous prierons tous ici, pour que votre retour en France s'effectue dans les meilleurs
conditions, et que vous soyez préservés de tout fâcheux accident. De plus, considérezmoi,
considérez tous les Salésiens, comme vos meilleurs amis, et chaque fois que vous aurez
besoin do quelque service, et que nous serons à même de vous le rendre, ne craignez pas de
nous mettre à contribution; nous serons trop heureux de vous être utiles. Je le répète, tout ce
que nous pourrons faire pour votre avantage spirituel, nous le ferons, parce que nous vous
aimons et que nous ne désirons rien tant que do vous procurer ce qui peut contribuer à votre
félicité temporelle et éternelle. »
Ce langage toucha vivement les personnes auxquelles il était adressé, et cellesci, pour
témoigner à Dom Bosco toute leur gratitude, s'empressèrent, dès que la séance fut levée, de
se faire inscrire parmi les Coopérateurs Salésiens.
Comme il se faisait déjà tard, on craignait que le Rév. Père Picard n'eût pas le temps de
nous adresser quelquesunes de ces paroles que nous écoutons toujours avec un nouveau
plaisir. Heureusement, nos craintes se dissipèrent bien vite, et nous eûmes l'inappréciable
consolation de l'entendre pendant quelques instants beaucoup trop courts sans doute, mais
assez longs néanmoins pour avoir une juste idée des dons que le Ciel lui a départis et dont il
sait faire un si bon usage. Sa parole facile, entraînante et pleine d'àpropos, lui captivent sur
lechamp, l'attention et les sympathies de ses auditeurs. C'est vraiment un apôtre. Il fit
remarquer comme l'un des orateurs qui l'avaient précédé, avait eu raison de donner aux
Pèlerins le titre de frères, non pas seulement parce que Français et Italiens descendent du
même peuple latin, mais encore et surtout parce que nous avons tous le même Père, qui est
Dieu, la même Mère, qui est l'Eglise, pour la défense de laquelle nous devons unir tous nos
efforts, et ne former tous qu' un coeur et qu' une âme. Le Rév. Père termina sa trop brève
allocution, en expliquant aux Pèlerins qui voulaient s'associer à l’OEuvre des Coopérateurs
Salésiens, les immenses avantages spirituels, dont les Souverains Pontifes ont enrichi cette
association, destinées à faire tant de bien à la jeunesse, en paralysant les efforts de l'impiété,
qui ne tendent rien moins qu'à déraciner du coeur des jeunes gens, ces germes de foi et de
piété qu'une mère pieuse y a déposés avec une tendre sollicitude. […]
juillet - a. 3, nr. 4
1-6 Particularités de la neuvaine et de la fête de Marie-Auxiliatrice.
[La conférence aux Coopérateurs, p. 2-4; aux Coopératrices, p. 5-6].

19 Pages 181-190

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181
traduzione de BS italiano: luglio 1881, p. 2s
août - a. 3, nr. 5
9-10 Les Fils ainés autours du Père.
[Convegno ex allievi con parole di DB].
traduzione de BS italiano: agosto 1881, p. 15
septembre - a. 3, nr. 6
6-7 Le jour de l'Assomption et le 66ème anniversaire de la naissance de Dom
Bosco.
[Parole di DB]
traduzione de BS italiano: settembre 1881, p. 6
décembre - a. 3, nr. 9
2-6 Le Diocèse de Casale du Montferrat et la première Conférence des
Coopérateurs.
[Discorso di DB, p. 3-5].
Traduzione parziale del BS italiano: dicembre 1881, p. 3s
[…] Dom Bosco adresse ensuite à son auditoire un chaleureux appel; il le prie de lui
continuer son appui charitable, et développe quelques pensées sur les avantages de
l'aumône. Nous croyons trèsutile de mettre ces réflexions sous les yeux de nos lecteurs.
Les avantages de l'aumône.
L'aumône faite en faveur des oeuvres Salésiennes, observe Dom Bosco, s'étend au
corps et à l'âme, à la société et à la religion, au temps et à l'éternité. Elle s'étend au corps, puis
qu'elle sert à procurer le logement, le vivre et le vètément à plusieurs milliers de pauvres
jeunes gens, recueillis dans nos maisons de bienfaisance, et qui sans notre aide, languiraient
dans la plus horrible misère, soit parce qu'ils n'ont plus de parents, soit parce que leurs
parents les ont abandonnés.
Elle s'étend à l'âme, parce que ces jeunes gens reçoivent en même temps une
éducation religieuse ils sont élevés dans la crainte de Dieu et les bonnes moeurs; on les aide
en mille manières à se procurer le salut éternel pour devenir un jour les heureux habitants du
royaume des cieux.
Elle s'étend à la société domestique et civile, parce que ces mêmes enfants, s'ils
s’appliquent à un métier se rendront, avec le temps, capables de procurer, par l'exercice de
leur art, un honnête soutien à leurs familles; leur industrie et leur activité ne pourront
manquer d'apporter à la société civile toute entière un trèsréel secour . Que s'ils s'adonnent à
l'étude des sciences ou d s lettres, ils se rendront utiles à la société par s oeuvres de talent, ou
la serviront dans tel ou tel emploi. Puis, les uns comme les autres, étant non seulement
instruits, mais, ce qui importe le plus, sagement élevés. seront toujours au milieu du peuple
une garantie de moralité et de bon ordre; ils seront d'honnêtes citoyens et ne donneront
point d'ennuis aux autorités soit judiciaires soit politiques.
Elle s'étend à la religion puisque, non seulement elle sert, comme je l'ai dit, à rendre
bons chrétiens tant de jeunes gens, mais, en même temps, elle permet d'aider plusieurs
d'entre eux à devenir des prêtres, dont les uns emploieront leur personne et leurs talents au
soutien de la religion dans nos pays; tandis que d'autres, plus courageux encore, s'élanceront
sur les traces des apôtres, et s'en iront, zélés missionnaires, propager notre sainte religion
chez les peuples qui ne la connaissent pas encore; comme le font aujourd'hui plusieurs
Salésiens dans la Patagonie. Elle s'étend encore à la religion, parce qu'une partie des dites

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aumônes est employée à élever pour le culte divin des églises, dans lesquelles les vérités que
JésusChrist nous enseigne, seront prêchées, défendues et pratiquées, dans le présent et
dans l'avenir.
Que de plus cette aumône s'étend au temps et à l'éternité cela ressort clairement
d'autres avantages que l'aumône apporte à celui qui la reçoit i comme à celui qui la donne.
Là, D. Bosco, laissant de côté les avantages temporels et éternels que l'aumône
procure à ceux auxquels elle est faite, parla des avantages qu'elle assure à celui même qui la
répand pour l'amour de Dieu, relevant ces avantages, soit des paroles du Saint Evangile, soit
de celles que nous lisons dans le livre de Tobie à la louange de l'aumône, et que nous
rapporterons plus loin.
Tous, a dit D. Bosco, nous avons besoin de recevoir l'aumône de Dieu. Nous avons
besoin que le Seigneur donne la santé du corps à nous et à nos familles, la fertilité à nos
campagnes, un heureux succès à nos affaires etc. Eh bien ! quel est le moyen le plus efficace
pour obtenir cette aumône de Dieu ? Apprenezle de la bouche même de Notre Seigneur
JésusChrist : Date et dabitur vobis, donnez, et l'on vous donnera; faites l'aumône aux autres
et Dieu vous la fera à vousmêmes. Ailleurs le même Divin Sauveur promet de rendre icibas au
centuple tout ce qui sera donné pour l'amour de Lui. Centuplum accipiet in tempore hoc : ce
centuple, Dieu le donne non seulement en biens spirituels mais encore, selon l'explication des
saints Pères, en biens temporels. Aujourd'hui l'on se plaint de vols considérables,
d'incendies, d'assassinats commis sur les grandes routes, et pis encore. Ce sontlà des maux
incontestables, de cruels désordres, mais, disons le aussi, la cause d'une bonne partie de ces
malheurs, ce sont ceux qui, pouvant faire l'aumône, s'abstiennent de la faire. Si cet homme
aisé, si ce riche ouvrait un peu plus la main au profit des instituts charitables, s'il y faisait
retirer à ses frais ces jeunes gens qui sont presque abandonnés, il soustrairait nombre
d'individus au péril de devenir voleurs et malfaiteurs. Si ces messieurs et ces dames, si ces
possesseurs de la terre on du capital, faisaient l'aumône ils arracheraient un grand nombre de
personnes à la vie mauvaise, et en même temps ils seraient plus aimés des pauvres, leurs
campagnes, leurs commerces, tous leurs biens, seraient aussi plus respectés et nous n'aurions
pas à déplorer tant de méfaits. Au contraire avec l'avarice, l'intérêt, la lésine, la dureté de
coeur, tandis qu'ils laissent croître au milieu des rues un si grand nombre de malfaiteurs,
tandis qu'ils laissent languir tant de familles dans les basfonds de la misère et les mettent
comme dans la dure nécessité de se pourvoir par la force de ce que la charité leur a refusé, ils
se font envier et haïr et, dans un revers, ils seront les premiers à en porter la peine.
Et puis, qu'arriveratil ? En un jour qui peutêtre n'est pas éloigné se réaliseront aussi ici
bas les malédictions prononcées par JésusChrist et par l'apôtre St. Jacques contre les riches
sans coeur: vae vobis divitibus : malheur à vous, riches ! Agite nunc divites, plorate ululantes in
miseriis vestris, quae advenient vobis : allons, riches, pleurez, jetez des cris de douleur au
milieu des malheurs qui vont fondre sur vous.
Mais ce qui doit nous exciter plus efficacement encore à faire l'aumône, poursuit D.
Bosco, ce sont les avantages spirituels qu'elle nous procure. L'Archange Raphaël, parlant au
vieux Tobie au nom de Dieu, prononça au sujet de l'aumône les paroles suivantes :
Eleemosyna a morte liberat, et ipsa est quae purgat peccata, et facit invenire misericordiam et
vitam aeternam. L'aumône délivre de la mort. Cela peut s'entendre en trois sens. Elle délivre
de la mort de l'âme en nous obtenant de ne pas tomber dans le péché mortel, ou en nous
méritant le repentir de ce même péché, la grâce de nous en confesser avec les dispositions
requises, et, par suite, le pardon. Elle délivre de la mort éternelle ou de l'éternelle damnation,
en nous obtenant le don de la persévérance finale, c'estàdire la grâce de mourir dans l'amitié
de Dieu. Elle délivre aussi de la mort corporelle, non, pas absolument, au point de nous rendre
immortels, mais relativement, c'estàdire en éloignant de nous certains maux qui
précipiteraient notre mort, et en nous obtenant la guérison de maladies, même graves et
désespérées. La Sainte Bible nous raconte l'histoire de Tabita, dame charitable ressuscitée par
S. Pierre à raison de ses aumônes.
Enfin, quand sera venue notre heure, l'aumône nous délivrera du danger de faire une
mort cruelle et pleine d'angoisses, elle nous obtiendra de ter= miner notre vie résignés et
réconfortés, elle nous rendra la mort semblable au sommeil d'un enfant qui s'endort

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tranquille entre les bras d'une mère aimante . « eleemosyna a morte liberat. » L'Archange
ajoute : « C'est elle qui efface les péchés » « et ipsa est quae purgat peccata. » L'aumône
efface les péchés en cette vie et dans l'autre.
Celui qui fait l'aumône pour l'amour de Dieu et du prochain exerce un acte de charité.
Or un acte de charité peut effacer de l'âme, non seulement les péchés véniels, mais encore,
au besoin, les péchés mortels, pourvu que cette âme ait le désir de les confesser quand
l'occasion s'en présentera pour elle. L'aumône efface encore les péchés en nous en obtenant
plus facilement le pardon de la part de Dieu; elle les efface en rendant notre âme mieux
disposée à recevoir, en plus grande abondance, les grâces des sacrements de la Confession et
de la Communion. Elle les efface, non seulement pour cette vie, mais encore pour l'autre;
puisque l'aumône, surtout lorsqu'elle est faite au prix de quelque sacrifice, satisfait pour les
péchés commis, nous délivre de la peine qu' en raison de ces péchés nous devrions souffrir
dans ce monde ou dans l'autre, et nous empêche de tomber dans le purgatoire ou d'y
demeurer longtemps. Et, cet avantage, l’aumône le procure, non seulement à celui qui la fait,
mais encore aux âmes qui déjà subissent leur peine; elle satisfait pour leurs péchés, les délivre
de leur prison et les met plus tôt en possession de la gloire éternelle. L'Archange dit enfin : «
facit invenire misericordiam et vitam aeternam » l'aumône fait trouver la miséricorde et la vie
éternelle. Malheur à nous si le Seigneur nous traitait selon toute la rigueur de la justice ! Qui
n'aurait à craindre de tomber d'un moment à l'autre sous les fléaux de sa colère ? Qui n'aurait
à trembler de devoir se présenter à son jugement ? Nous avons donc un besoin absolu que
Dieu use de compassion envers nous, qu'ils nous traite avec une miséricordieuse pitié. Cette
compassion, cette miséricordieuse pitié, Dieu l’emploiera à notre égard, si nousmêmes nous
en usons envers les autres au moyen de nos aumônes. JésusChrist nous l'a promis par ces
paroles : « Bienheureux les miséricordieux, parce qu'ils trouveront miséricorde »; par contre il
a fait, par l'apôtre Saint Jacques, menacer d'un châtiment sans miséricorde celui qui n’aurait
pas fait miséricorde : judicium sine misericordia ei, qui non fecit misericordiam. » Non
seulement l’aumône fait trouver la miséricorde, mais encore la vie éternelle c'estàdire le
royaume des cieux.
Le Divin Rédempteur nous l'assure lorsque, parlant du jugement universel, il nous fait
connaître les paroles par lesquelles, au dernier jour, il décrétera, pour les bénits, la,
récompense; et, pour les maudits, le châtiment éternel.
« Venez, les bénits de mon Père, prenez possession du royaume préparé pour vous dès
la fondatìon du monde; parce que, en la personne de votre prochain, j'ai eu faim et vous
m'avez donné à manger; j'ai eu soif et vous m’avez donné à boire; j' étais voyageur et vous
m’avez donné l'hospitalité, j'étais nu et vous m'avez vêtu; j'étais malade et prisonnier et vous
m'avez visité, » puis, se tournant vers les méchants: « Eloignezvous de moi, diratil, maudits,
allez au feu éternel; parce que, dans la personne de vos frères, j'étais dans le besoin et vous
ne m'avez pas secouru. » Oui, conclut D. Bosco, eleemosyna a morte liberat, purgat peccata,
et facit invenire misericordiam et vitam aeternam. Ayez donc soin de la faire dorénavant, et
pour ne pas vous la rendre impossible, veillez à ne pas dissiper l'argent par d'inutiles
dépenses. Sachez faire des économies dans l'entretien do la personne, les habits, la table, le
mobilier, les voyages, etc., et si parfois, pour soutenir les oeuvres de la religion ou de la
charité, vous doviez faire même de grands sacrifices, réconfortezvous par la pensée que vos
biens n'auront plus de valeur pour vous audelà de la tombe, tandis qu'en les employant ici
bas à procurer le salut des âmes des autres, vous assurez le salut de la vôtre.
1882
janvier - a. 3 (sic), nr. 1
1-5 Jean Bosco prêtre à ses Coopérateurs et Coopératrices.
Traduzione del BS italiano: gennaio 1882, p. 1s [con alcune varianti]
6-7 Conférence des Coopérateurs à Turin et départ des nouveaux Missionnaires
pour l'Amérique.
[Breve sunto del discorso di DB, p. 6].

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184
Traduzione del BS italiano: gennaio 1882, p. 5
8-10 La visite des Pèlerins Français à l'Oratorie de Saint François à Turin.
[15 dicembre 1881. Cenno al discorso di DB, p. 9. Cf. l'indicazione seguente].
[…] Accompagné du directeur du Pèlerinage, le très Révérend Père Hippolyte de
l'Assomption, suivi des principaux Pèlerins, il monta avec eux sur une estrade un peu plus
élevée. Puis, prenant place au milieu de ses nobles assesseurs, il adressa, tout ému, le salut le
plus cordial à cette élite de fervents Catholiques de par delà les Alpes, dans une improvisation
en langue française, d'une chaleur toute spontanée, dont nos lecteurs trouveront le texte
complet dans notre prochain numéro. […]
février - a. 4, nr. 2
21-22 Discours de D. Bosco aux Pèlerins, 15 dic. 1881.
Altra stesura del BS italiano: gennaio 1882, p. 19s
DISCOURS DE D. BOSCO AUX PÈLERINS FRANÇAIS.
Suivant notre promesse faite dans le precedant N°, nous donnons ici le discours de D.
Bosco aux pèlerins français, lors de leur aimable visite à Turin, le 15 décembre dernier. Nous
l'empruntons au livre : Notre Pèlerinage à Rome qu'ils firent imprimer à Arras.
RESPECTABLES PÈLERINS, RESPECTABLES PÈLERINES,
Je vous remercie de l'honneur que vous me faites, d'une visite trèsprécieuse et très
chrétienne. Vous êtes des voyageurs religieux, qui avez quitté les douceurs de la vie, vos
parents, vos occupations et votre patrie pour entreprendre une grande mission dans des
temps difficiles. Au moment où vous venez dans notre patrie, les corporations religieuses
sont supprimées, les couvents fermés, et les religieux sont obligés de rester chez eux par la
force de la loi. Eh bien ! alors, la divine Providence suscite des apôtres laïques, qui vont par les
villes, audevant des dangers, et s'en vont faire visite, ncn à un ami, pas même à un évêque,
mais ils vont à Rome, à l'évêque des évêques, à Léon XIII, successeur de Saint Pierre, vicaire
de NotreSeigneur JésusChrist sur la terre. On ne doit plus vous appeler maintenant des
pèlerins, mais de vrais religieux, de vrais apôtres, qui font voir que la France est toujours
catholique. C'est un apostolat admirable. Et dans les pays où vous passez, on dit partout Voilà
des Français qui viennent de Rome; voilà des catholiques qui viennent de saluer le Souverain
Pontife. C'est un grand exemple pour les catholiques d'Italie.
En passant, vous saluez aussi les oeuvres religieuses, et c'est une grande consolation
pour Dom Bosco que cette visite. Déjà, il a eu, cette année, une première consolation (Dom
Bosco avait reçu cette année, après les Fètes de Pâques, la visite du pèlerinage national
français de retour de Rome), celleci est la seconde. La maison où vous êtes est celle de la
divine Providence, et c'est N.D. Auxiliatrice qui est sa lumière et son soutien. Je sais que vous
désirez quelques mots sur cette pauvre maison. Vous voyez où nous en sommes
actuellement. Il y a quarante ans, cet endroit était un pré, un champ, où les jours de fête on
buvait, on s'amusait, on dansait et on faisait encore... autre chose. La divine Providence a
voulu que l'on commençât ici l'oeuvre du patronage du dimanche et l'Oratoire de St. François
de Sales. Cette oeuvre a débuté par un garçon. En allant par les rues et les carrefours, on
voyait des enfants qui jouaient, qui se battaient, des vagabonds. Il y en avaient aussi qui
habitaient dans les prisons, pas volontairement. D'autres vivaient aux dépens d'autrui, honte
de la patrie, de la famille et d'euxmêmes. N'y atil pas moyen de gagner ces garçons, de les
instruire et de les rendre capables de gagner leur vie ?
On a commencé par louer le pré, puis on l'a entouré de murailles, afin d'y recueillir les
plus abandonnés. Ce fut d'abord le dimanche. Mais comment gagner ces garçons? Le moyen a
été trouvé. Par des jeux. On les appelait avec un violon, une guitarre, un tambour. On faisait
du bruit, et ceux qui étaient derrière la muraille demandaient : Que faiton là ? On répondait
Venez, on s'amuse, on fait de la gymnastique, de la musique, on fait des courses, de la
déclamation. Il y a un théâtre. On fait toutes choses pour enchanter la jeunesse.
Elle arrivait en masse. Le pré était trop petit pour jouer, car on venait de toutes parts.

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Les amusements les appellent, la religion va les moraliser. Des Messieurs de la ville,
coopérateurs laïques, des gens distingués les accueillent avec de belles manières, les mènent
à l'église; les prêtres les confessent. Les Messieurs faisaient la prière, on dit la messe, on
prêche, quelquesuns dos enfants s'approchent de la table sainte.
A midi, les garçons étaient fatigués. On les renvoyait, on bien on leur donnait quelque
chose. S'ils retournent, ils reviennent trèsempressés, trèsheureux, trèsimpatients, à une
heure, une heure et demie.
A deux heures, on sonne la cloche, les garçons voulaient sortir. Ils disaient qu'ils étaient
fatigués de jouer. Mais la porte était fermée, et les Messieurs les invitaient à entrer dans
l'église pour se reposer. On y faisait des instructions, ce que vous appelez le catéchisme de
persévérance; on chantait les vêpres, le salut, puis on recommençait à s'amuser jusqu'à la nuit
tombante. Le soir les garçons étaient vraiment fatigués; ils allaient manger une soupe et ne
pensaient plus qu'à se reposer.'
Si les ouvriers étaient sans travail, les coopérateurs cherchaient pour eux des ateliers
où ils les plaçaient, oà ils les suivaient. Et il n'y avait plus de prisonniers.
On a trouvé que beaucoup d’enfants et d'ouvriers avaient besoin dinstrucrtion
religieuse. A cinquante ans, quelquesuns même n'avaient pas fait leur première communion.
On a commencé les classes du soir pour les y préparer. C'était de vrais catéchismes, mais il
fallait les flatter, et ils venaient volontiers.
Pendant le jour, il y avait des désoeuvrés, alors on a fait les classes de jour. Il n'y avait
plus de vagabonds.
Mais la grande difficulté, c'est que parmi ces désoeuvrés, il y en avait de pauvres,
d'abandonnés, de déchirés. Tu ne travailles donc pas Je suis tout déchiré. On te donnera
un vêtement. Mais je ne pourrai pas manger jusqu'à ce qu'on me paie? On te donnera du
pain. Mais je suis dans la rue? On te donnera un gîte.
Ainsi fut créée cette maison : depuis l'Oratoire qui a commencé, on a fait des
patronages et des hospices, en Italie, en France, en Espagne, au Brésil, dans l'Uruguay, dans la
République de l'Equateur et dans la Patagonie, On a fondé cent quarante maisons avec plus
de 80,000, près de 100,000 garçons recueillis, qui apprennent un métier ou la science, c'està
dire deux moyens de vivre honnêtement.
Mais pour ces maisons, il fallait des prêtres et des chefs d'ateliers.
On fait un choix parmi les plus vertueux et les plus intelligents. Et ce sont eux
maintenant qui dirigent les maisons, les ateliers et les fermes agricoles.
Ces prêtres sont aussi missionnaires parmi les sauvages de l'Amérique.
Mais je ne veux pas abuser de votre patience. Toutes les choses qu'on fait ici, on peut
les faire dans toutes les villes. Et quand on a commencé, la divine Providence vient en aide.
25,000 garçons sortent de nos maisons chaque année, et sont remplacés par 25,000
autres. C'est autant d'enlevés à l'antichambre des prisons. Ils sont instruits et amenés à la
religion, et ils entrent dans la société, non comme des fléaux, mais comme de bons citoyens,
qui sont l'honneur de la patrie, de la famille et de leurs amis.
Je voudrais faire avec vous une alliance. Je désire que vous soyez tous Coopérateurs
Salésiens. Donnezmoi vos noms et vos adresses, pour vous envoyer notre Bulletin. Ainsi, ce
soir ou demain, qu'on me donne les noms de tous les pèlerins. On gagne beaucoup
d'indulgences dans notre association. Pour les prêtres, indulgence plénière à chaque messe
qu'ils célèbrent, et pour les laïques à chaque communion.
Pie IX était à la tête des Coopérateurs Salésiens. Léon XIII l'est aussi, et tous les
Cardinaux sans exception. Cette oeuvre fera grand bien à l'Eglise dans tous les temps et
surtout en celuici.
Vous remplacerez ainsi les religieux que l'on veut mettre dehors.

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Merci de la bonté que vous m'avez témoignée, et chaque fois que vous viendrez ici,
vous pourrez dire : Nous sommes chez nous. Je me recoinmande à vos prières.
Dites en France que, dans l'Italie, il y a des catholiques qui aiment beaucoup la France,
et que, parmi ceuxlà, il y a Dom Bosco, qui prie beaucoup et qui fait beaucoup prier Notre
Dame Auxiliatrice pour la France, et dont les oeuvres sont des foyers de voeux et de prières
pour votre patrie.
mars - a. 4, nr. 3
25-32 Le voyage de D. Bosco en France. Visite de D. Bosco au Conseil de
l'oeuvre de la Propagation de la Foi.
[Parole di DB, p. 27-29].
[…] D. Bosco remercie Monsieur le Président; il n'a eu qu'à se louer de ses rapports
avec le conseil central et il n'a pas oublié l’empressement et la courtoisie que ce conseil a
toujours mis à lui répondre, bien qu'il n'ait pas cru pouvoir accorder les secours demandés.
D. Bosco retrace sommairement l’histoire de la mission Salésienne en Patagonie. Il
raconte les difficultés qu'il a du surmonter pour faire approuver à Rome cette mission,
regardée comme une entreprise actuellement impossible. La férocité des Patagons était
connue de tous, et l'on n'avait pas encore oublié la disparition de tous les missionnaires, qui
successivement avaient tenté de porter à ces cannibales la lumière de JésusChrist. Dom
Bosco dut s'adresser directement à Pie IX, il le mit au courant de tous les motifs qui lui
faisaient espérer que l'heure de la miséricorde avait enfin sonné pour ces malheureux
barbares. Pie IX voulut bien donner à l'affaire une suite favorable.
La mission ne tarda pas à commencer, grâce à la libéralité de ce généreux Pontife. Les
missionnaires suivirent de point en point la méthode exposée par D. Bosco à l'illustre Pie IX.
Au lieu de s'efforcer de pénétrer immédiatement sur les terres des sauvages, pour aller
directement leur annoncer l'Evangile, les Salésiens s'établirent dans les pays déjà civilisés, sur
les confins des tribus sauvages. Là ils fondèrent une église et une maison d'école; puis ils
s'efforcèrent, par la douceur et par de petits cadeaux, d'attirer chez eux les enfants des
sauvages. Les missionnaires s'attachaient peu à peu ces enfants; ils les instruisaient, et les
civilisaient, tout en les catéchisant; et ceuxci, rentrés à la tribu, racontaient à leurs parents
combien ils avaient été bien traités par les missionnaires; ils disaient la beauté de chants
religieux, la pompe des cérémonies du culte, ils parlaient de l’instruction qu' ils avaient
acquise et de celle qu'ils espéraient acquérir bientôt. Peu à peu les préventions des sauvages
tombaient, ils aimaient les bienfaiteurs de leurs enfants, et, pour les distinguer des chrétiens,
objet de leur haine la plus implacable, ils les appellaient les bons chrétiens. Hélas, il faut bien
le reconnaître à la décharge de ces pauvres sauvages, leur haine n'était pas sans avoir
quelque fondement.
Les premiers conquérants leur avaient fait une guerre d’extermination, ils les avaient
traqués comme des bêtes fauves, au lieu de s'efforcer de gagner leur coeur par la patience et
la douceur. Ils avaient oublié que quiconque frappera de l'épée périra par l'épée. Sans doute
les missionnaires étaient innocents de ces massacres; mais le sauvage englobait
indistinctement dans sa haine tout ce qui portait le nom de chrétien.
Grâce à l'adroite méthode indiquée plus haut, une exception avait été faite enfin pour
ceux que les sauvage définissaient par ce glorieux et tout divin caractère, la bonté.
Petit à petit, les missionnaires parvinrent, toujours à l'aide des enfants, à faire venir les
sauvages dans la modeste église, et à entrer en relation amicales avec eux. Une expédition
pacifique dans l'intérieur de la Patagonie paraissait devenue possible; elle fut tentée par mer.
Le gouvernement de la République Argentine fournit aux missionnaires un vapeur, chargé de
les transporter . Carmen. Mais une furieuse tempête assaillit le navire. Les infortunés
demeurèrent pendant treize jours comme perdus en mer; enfin, ils se retrouvèrent devant
BuenosAyres.
Il semble que la Providence ait voulu rendre impossible cette première tentative,
parceque, sans doute, la renommée de douceur et de bonté des missionnaires n'était pas

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encore suffisamment parvenue jusqu'aux sauvages de ces régions. Quelque temps après,
tout récemment, une nouvelle tentative eut lieu par voie de terre, à travers le territoire des
Pampas, sous la protection d'une escorte fournie par le gouvernement. Sur la demande des
missionnaires, les soldats avaient reçu l'ordre formel de s'abstenir de toutes menaces ou
démonstrations hostiles, et de se borner à se tenir prêts à protéger, en cas de besoin, les
missionnaires qui devaient toujours aller en avant de la petite colonne. Cette fois le succès fut
complet. Les missionnaires reçurent le meilleur accueil; ils eurent la consolation de baptiser
cinq cents sauvages dans leur voyage à travers les pays des Pampas et d’établir sept colonies
chrétiennes, soit chez les Pampas, soit dans la Patagonie.
Le total des sauvages baptisés jusqu'à ce jour par les Salésiens dépasse 13,800. Les
soeurs de NotreDame Auxiliatrice ont établi un orphelinat qui ne compte pas moins de cent
jeunes filles sauvages externes et 60 internes. D. Bosco parle d'un projet pour
l'établissement de trois vicariats apostoliques dans ces régions extrêmes de l'Amérique du
Sud. Notre Saint Père le Pape et Monseigneur l'évêque de BuenosAyres, dans le diocèse
duquel se trouvent les missions, sont également favorables à ce projet. Mais une difficulté
s’est présentée : d'une part les Congrégations Romaines disent à D. Bosco, si vous voulez des
vicariats apostoliques, il vous faut augmenter le nombre de vos missionnaires; d'autrepart,
l’oeuvre de la Propagation de la foi lui dit : si vous voulez que nous vous donnions des
secours, il faut que vos missions ne dépendent pas d'une diocèse, mais d'un vicariat
apostolique. Comment sortir de ce cerele ? Comment, sans argent, avoir des missionnaires ?
et, où prendre assez d’argent, si la Propagation de la foi refuse l'appui, tout à la fois matériel
et moral, d'une allocatien régulière?
Une petite explication est alors donnée sur les bornes du diocèse de BuenosAyres.
Quoiqu'il en puisse être dans la réalité, la Propagation de la foi considèrera comme pays de
missions tout le territoire situé par de là le Rio Colorado.
Monsieur le Président du conseil central prie D. Bosco de lui transmettre un état de la
situation actuelle de la mission ainsi déterminée. Il explique comment les statuts de l'oeuvre
ne permettent pas d'accorder des subventions aux séminaires situés en Europe, bien qu'ils
soient destinés à former des missionnaires. Mais la Propagation de la foi peut accorder une
indemnité de voyage aux missionnaires qui se rendent directement en pays de missions.
Monsieur le Président se réjouit des succès obtenus par les Salésiens, le Conseil aura la plus
grande sympathie pour la mission naissante mais il attend des renseignements encore plus
détaillés sur la mission audelà du Rio Colorado, d’ailleurs les statuts ne permettent pas de
prendre de décision dans cette même séance.
Un dos principaux membres du conseil demande à D. Bosco comment il a pu, livré
comme il l'expose à ses seules forces, suffire aux dépenses énormes qu'il a fallu faire pour
obtenir, en aussi peu de temps (dix huit mois), d'aussi magnifique résultats.
« Quelles peuvent donc être vos ressources ? » La divine Providence, répond D. Bosco,
en élevant vers le ciel un regard plein de reconnaissance; et, par manière d'exemple, il raconte
un fait, arrivé quelques jours seulement avant son départ de Turin.
Il avait pris jour pour payer quinze mille francs à l'entrepreneur des travaux de l'Eglise
du SacréCoeur de Jésus à Rome.
La somme devait être comptée avant cinq heures du soir et l’on était au jour même de
l’échéance à quatre heures et demie. D. Bosco n'avait rien en caisse, et ne savait où se
procurer une somme aussi considérable. Comme il a coutume de le faire en pareilles
occasions, il avait envoyé les enfants devant le trèsSaint Sacrement.
Quand, un Ecelésiastique se présente dans le cabinet de D. Bosco; le secrétaire refuse
de l'introduire en un moment aussi pénible; mais le visiteur force la consigne et pénètre
auprès de Dom Bosco.
Il s'excuse sur son intention de repartir le soir même, par le premier train; puis il expose
l'objet de sa visite. Il avait quelques économies, s'élevant à la somme de huit mille francs; il
avait résolu de léguer cet argent à D. Bosco; l'un de ses amis avait eu la même pensée au sujet
de son petit avoir, s'élevant à sept mille francs; ils s'étaient fait part mutuellement de leur
projet et, réfléchissant que cet argent, mis immédiatement entre les mains de D. Bosco,

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servirait à procurer de suite la plus grande gloire de Dieu, au lieu de dormir oisif dans leur
secrétaire, ils avaient décidé de lui remettre, le samedi suivant, cette petite somme que le
visiteur s'était chargé de porter luimême à Turin.
« Ce matin, continuatil, je me suis rendu chez mon ami pour prendre les sept mille
francs et les ajouter aux huit mille que j'avais dans mon secrétaire, afin de partir samedi matin
pour vous apporter le tout.
Mais, chose singulière, en rentrant chez moi pour poser cette somme dans ma caisse,
j'ai fait tout l'inverse, de ce que je me proposais de faire et j'ai pris les huit mille francs que j'y
avais à moi. Puis, toujours distrait, je mo suis dirigé machinalement vers la gare. Arrivé là, je
me frappe le front, et me dis estce que je rêve; ce n'est pas aujourd’hui que j'avais décidé de
porter cet argent, mais seulement samedi. Allons, puisque je suis à la gare, tant pis ! mieux
vaut plus tôt que plus tard. Voici done les quinze mille francs. » D. Bosco, sans dire un seul
mot de l'embarras dans lequel il s'était trouvé, prie le bon prêtre d'attendre un instant et fait
appeler l'entrepreneur.
Celuici s'excuse de réclamer absolument le paiement de ces quinze mille francs, mais il
ne pout attendre. D. Bosco lui dit : « Je n'ai pas la somme qui vous est due; mais, voici
Monsieur le curé qui va vous compter les quinze mille francs qu'il m'apporte à l'instant même;
et, se tournant vers le charitable Ecclésiastique, il le prie de redire à l'entrepreneur les faits
que nous venons de rapporter. A ce récit, l'entrepreneur, le bon curé et moi, dit en terminant
D. Bosco, nous n'avons pu retenir nos larmes et, c'est en pleurant que nous avons vérifié les
quinze mille francs.
La séance est terminée par la bénédiction que D. Bosco donna sur leur demande à tous
les membres du conseil central.
[…]
La réunion générale des Dames de l'oeuvre apostolique.
[Discorso di DB, p. 30].
[…] Dom Bosco prend à son tour la parole, il remercie madame la Présidente des
sentiments, de bienveillance qu'elle a bien voulu exprimer pour les oeuvres Salésiennes; il a
déjà connu par l'effet combien est grande la générosité des dames de l’oeuvre apostolique. Il
était inconnu de ces dames et leur charité, vraiment catholique, l'a secouru. Ses missionnaires
l'ont chargé de transmettre leurs remerciements à l'oeuvre apostolique. Des deux chapelles
portatives qu'ils doivent à la libéralité de cette oeuvre, l'une sert déjà au culte divin dans la
Patagonie; l'autre, emportée par la dernière mission, servira bientôt à dire la messe sur le
point le plus éloigné auquel les missionnaires Salésiens aient pu parvenir jusqu'ici. Cette
chapelle aidera nos missionnaires à s'avancer avec plus de consolation dans l’intérieur de la
Patagonie et, chaque jour, au divin sacrifice, ils auront un souvenir pour leur généreuses
bienfaitrices; ils ont demandé, pour les donner au saint baptême aux sauvages qu'ils
convertiront dans la suite, les noms des dames de l'oeuvre apostolique. Madame la
Présidente voudra bien se charger d'en dresser la liste. D. Bosco se réjouit de ce que le
nombre des zélatrices dépasse de beaucoup toutes ses prévisions, il s’attendait à voir une
dizaine de dames et il se trouve en présence d’une assemblée vraiment imposante. Madame
la Présidente l’a dit avec raison elles sont les coopératrices des missionnaires, les
coopératrices de la rédemption du monde.
JésusChrist a été le premier missionnaire. Il a quitté le sein de son Père pour venir
apporter aux hommes la lumière de son Evangile et leur mériter par son sang la grâce de le
suivre. Il n’est pas venu de Luimême mais son Père l’a envoyé. Ce Divin Père lui a donné la
mission de venir dans le mondo non point pour le juger mais pour le sauver. Cette mission
d'éclairer et de sauver le monde, JésusChrist l'a transmise à ses apôtres en leur disant « allez,
enseignez toutes les nations. » Les apôtres ont euxmêmes laissé cet ordre à leurs
successeurs, comme un précieux héritage; et maintenant encore, sous l'autorité du
successeur légitime du Prince des Apôtres, des prêtres zélés vont dans les plus lointaines
contrées continuer la mission de JésusChrist, et coopérer avec sa grâce à l'oeuvre admirable
de la rédemption du monde.

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Mais, livrés à leurs seules ressources les missionnaires seraient impuissants à remplir
leur tâche divine; ils ont absolument besoin de recevoir une aide matérielle et les âmes
charitables auxquelles ils doivent ce bienfait sont par là même associées à leurs travaux, elles
sont missionnaires en leur personne. Si la gloire de ces âmes est moins éclatante aux yeux des
hommes, elle n'en est que plus grande aux yeux de Dieu. Les actes de vertu restés dans
l'obscurité recevront un prix d'autant plus beau qu' ils seront demeurés sans récompense sur
la terre.
Les missions Salésiennes dans l'Amérique du Sud sont encore dans leurs
commencements et cependant elles comptent actuellement 140 personnes, prêtres,
catéchistes ou religieuses, occupés à établir le règne do JésusChrist dans ces contrées si
longtemps fermées à l'Evangile.
Aujourd’hui les sauvages Patagons accueillent nos missionnaires ils demandent d'eux
mêmes l'instruction religieuse. Mais tout encore est à créer, il faut bâtir des églises, il faut,
non seulement vêtir les missionnaires, mais encore couvrir la nudité des sauvages, leur,
fournir des instruments aratoires et pourvoir les chapelles des ornements nécessaires au culte
divin.
Le défaut de ressources n'a permis de donner aux expéditions, qui ont été
successivement faites, que le plus strict nécessaire; et encore il a fallu pour y arriver dépouiller
plusieurs de nos églises d'Italie. Il ne faut pas compter sur les ressources que pourrait offrir le
pays luimême; tout, jusqu'aux instruments nécessaires pour faire le pain, doit être apporté
de BuenosAyres et il faut pour cela 15 jours de voyage pour l'aller, et'autant pour le retour.
D. Bosco raconte ici les épisodes des dernières excursions, heureusement accomplies
dans le centre de la Patagonie, il fait connaître que par les soins de la Société Salésienne, 14
églises sont actuellement en construction dans l'Amérique du Sud.
Le bonheur éternel de ces sauvages est en nos mains, en le procurant nous nous
assurerons ce même bonheur à nous mémes animam salvasti, animam tuam praedestinasti. «
Vous avez pu sauver une âme vous avez, par làmême, prédestiné votre âme. »
Pour agir avec plus de fruit, que ces dames se fassent agréger à la pieuse société des
Coopérateurs Salésiens. Cette société, fondée par Pie IX, a maintenant à sa tête le souverain
Pontife Léon XIII; elle donne droit à des indulgences trèsnombreuses, et doit servir de lien
aux catholiques désireux de s’employer à la gloire de Dieu, par la prière, par le travail, par
l'aumône, par le bon exemple. Je vous promets, a dit en terminant Dom Bosco, de parler
beaucoup de cette réunion au Saint Père et je vous transmettrai les paroles mêmes avec
lesquelles il voudra bien accueillir cette relation.
Enfin D. Bosco fait connaître à ces dames que, par concession spéciale du souverain
Pontife, il est autorisé à leur donner de sa part une bénédiction à laquelle est attachée une
indulgence plénière qu'elles pourront gagner, aux conditions ordinaires, le jour qu'il leur
plaira de choisir.
Après quelques mots de remerciement, dits au nom de l’oeuvre apostolique par son
vénéré Directeur, l'assemblée se sépare sur la bénédiction de D. Bosco.
Autre réunion.
[Parole di DB, p. 31].
[…] Ces derniers ont fait nécessairement le sujet de la Conférence. D. Bosco nous a
raconté les débuts de son oeuvre; il a dit sa prospérité rapide; il a parlé des missions de la
Patagonie, mais surtout il s’est étendu sur les heureux résultats obtenus par l'éducation
chrétienne. Les orphelinats Salésiens arrachent aux prisons des milliers de pauvres jeunes
gens abandonnés, qui n'auraient pas manqué de s'y précipiter, s’ils eussent été livrés à eux
mêmes. Recueillis par la charité, instruits, selon leurs aptitudes, dans les lettres, les sciences
ou les arts, libéraux ou mécaniques, ils feront de bons citoyens, ouvriers, commerçants,
soldats etc.; quelques uns seront de bons prêtres et se consacreront au service de leurs frères
dans nos pays ou dans les missions.

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L’un des assistants demande si les fruits obtenus dans les orphelinats de D. Bosco ne se
perdent pas une fois que les jeunesgens sont sortis de la maison.
Dom Bosco est heureux de répondre qu'en général la bonne semence déposée par
l’éducation chrétienne, se conserve dans les anciens éleves de ses Oratoires; plusieurs même
ont fait trèshonorablement leur chemin dans les carrières civiles ou militaires et sont restés
des chrétiens modèles.
[…]
Dom Bosco à Toulouse.
[Parole di DB, p. 31s].
[…] » Ce bon Père a manifesté plusieurs fois son admiration pour les insignes reliques
de la basilique; il les a vénérées une â une avec une piété trèsvive. Arrivé devant le corps de
l'apôtre saint Jude, il a dit : « Celuici est mon protecteur privilégié. » Il s'est prosterné aussi,
avec une dévotion spéciale, devant la sainte Epine et devant le chef du Docteur angélique.
» A ce moment, il a été abordé dans la crypte des corps saints par une bonne religieuse,
qui l'avait poursuivi jusquelà, pour lui remettre, â genoux, une demande de prières en faveur
d'une pauvre aveugle. L'homme de Dieu a béni la messagère, et a promis de répondre à ses
désirs. Cette scène, toute simple par ellemême, sert à montrer en quelle réputation de vertu
D. Bosco est déjà au milieu de nous.
» Avant de nous quitter, il a dit : « Je souhaiterais beaucoup que les Toulousains
offrissent, pour l'église que je suis chargé de bâtir à Rome, en l’honneur du SacréCoeur, une
colonne sur laquelle je puisse graver le nom de cette chère ville de Toulouse que Pie IX
appelait Tolosa fidelis. »
[…]
» D. Bosco est vraiment un homme de Dieu à défaut d'autres preuves, ses oeuvres lui
rendraient magnifiquement ce témoignage.
» Dès son initiation au sacerdoce, il est frappé et ému du sort lamentable d'un petit
garçon qu'il trouve sur ses pas, et à qui il ne reste plus ni un parent pour l'élever et le nourrir,
ni un ami pour l'assister et le défendre. Il le prend dans sa demeure et se charge de son
éducation et de son entretien. Le fondateur des rouvres salésiennes avait découvert sa
vocation et trouvé sa voie. !
» Dimanche dernier, à la métropole, il nous a raconté avec une simplicité charmante
comment il fut amené par la Providence à fonder d'abord un Patronage à Turin. Plus tard, le
patronage devint un internat ou Oratoire, dans lequel les plus i nécessiteux parmi ces enfants
pauvres furent recueillis et nourris.
» Et enfin, clans la pensée d'arracher des apprentis aux périls de la rue, il décida
l'établissement d'ateliers chrétiens dans l'oratoire même.
» Etablir des ateliers ! et encore en assez grand nombre pour varier l’instruction
professionnelle selon les goûts et les aptitudes de centaines d'enfants, quelle entreprise ! De
combien de soucis n'allaitelle pas être l'occasion !
» De cette complication de difficultés, qui devaient amener la ruine de l'oeuvre, sortit le
projet qui la sauva : je veux dire l'institution des religieux salésiens.
» Combien Dieu l'a bénie !
» Aujourd'hui ils sont mille environ, ces modestes religieux, disséminés sur toutes les
parties du globe, et s'employant aux rouvres que le zèle de leur Père leur confie.
» On les verra bientôt â Toulouse, à l'orphelinat de la GrandeAllée, où se faisait sentir
la nécessité de tels coopérateurs. Le R. Dom Bosco a bien voulu nous promettre, et donner à
son auditoire de SaintEtienne l'assurance que ses prêtres viendraient prochainement à notre
aide. Nous les appelons de tous nos voeux.

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» Son Eminence assistait, à la métropole, à la prédication du R. D. Bosco. Elle daigna, le
lendemain, présider aussi, dans la chapelle de l'Orphelinat, une réunion devant laquelle le
vénérable prédicateur exposa le but et le fonctionnement de l'Association des coopérateurs
Salésiens. Nous reviendrons plus tard sur les considérations et les conclusions de cette
conférence. Mais nous ne saurions, sans faire violence à nos sentiments, ajourner jusque
l'expression de notre gratitude à l'égard des deux auditoires du R. D. Bosco.
» Puisse Son Eminence, qui sait rendre sa pourpre si accessible aux enfants, trouver
dans la fidélité et l'amour des nôtres, sa gloire la plus pure, et ses meilleures consolations.
L'Abbé JULIEN. »
avril - a. 4, nr. 4
37-42 Le voyage de Dom Bosco en France.
[Cenni sui discorsi di DB e sue parole varie].
[…]Dom Bosco â Valence.
« Valence le 28 janvier 1882.
» Dimanche dernier, â l'issue des vêpres paroissiales dans notre cathédrale de Valence,
Dom Bosco nous a adressé du haut de la chaire quelques paroles, écoutées dans le plus
religieux silence avec la plus sympathique et la plus avide attention. Il a fait brièvement
l'historique des oeuvres Salésiennes, il nous a montré leur caractère distinctif, leur but de
salut social et de régénération par le catholicisme et la charité qu'il peut seul inspirer et
soutenir.
« Il nous a dit comment avec ces mêmes éléments de désorganisation, destinés tôt ou
tard à faire le malheur d'une société, dans laquelle ils ne pouvaient trouver leur place, on
réussissait à faire d'excellents citoyens et, par dessus tout, de bons chrétiens.
» Les jeunes gens recueillis dans nos oratoires, atil dit, ne tardent pas à perdre les
mauvaises habitudes qu'ils avaient contractées dans la vie des places et des rues; les plus
rebelles deviennent obéissants au bout de quelques jours; quand ils sortent do nos maisons
ils ont acquis un fonds de solide religion qui sera leur sauvegarde dans l'avenir; et
l'instruction, soit littéraire et scientifique, soit professionnelle, reçue dans le patronage leur
assure les moyens de gagner honorablement leur vie. De leurs rangs sont sortis de bons
commerçants, d'honorables industriels. Plusieurs même d'entre ces déshérités de la fortune
se sont élevés par leur savoir et leur bonne conduite jusqu'aux plus hautes places, dans
l'armée, l'administration, l'enseignement public ou libre.
» Plusieurs enfin sont devenus des prêtres et des missionnaires.
» Après quelques mots dits à ce propos sur les missions de Patagonie, Dom Bosco a
terminé par le plus chaleureux appel à la charité; la quête faite après son discours lui a prouvé
que cet appel avait été entendu et que notre ville de Valence serait désormais jalouse de venir
elle aussi en aide aux orphelinats salésiens.
» Mercredi soir à sept heures Dom Bosco a bien voulu honorer de sa présence une
représentation, donnée au profit de l’oeuvre du SacréCoeur de Rome, par les jeunes gens du
patronage des jeunes apprentis. Un public choisi, spécialement invité par les directeurs du
Patronage, se pressait dans la salle malheureusement beaucoup trop petite.
» Dom Bosco a bien voulu, sur la demande de j monsieur le curé de la cathédrale,
adresser quelques mots à l'assistance et il l'a fait avec autant de tact que d'à propos. Il a
même daigné, pendant un entr'acte, nous raconter avec une bonhommie charmante, sur les
instances de monsieur l’archiprêtre, comment on avait voulu le conduire à l'hôpital des fous
et comment il avait en cette occasion agréablement joué ses trop peu clairvoyants amis. »
De Valence, Dom Bosco s’est rendu à Marseille où il est demeuré près d'un mois dans le
grand et bel établissement de charité que la libéralité de nos coopérateurs de Marseille nous
a permis d'élever dans cette ville.

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En quittant Marseille Dom Bosco a visité successivement La Ciotat, St. Cyr, Toulon et
Hyères. Dans toutes ces villes il a eu la consolation de pouvoir faire publiquement la
conférence des Coopérateurs Salésiens et, en même temps, le sermon de charité au profit des
pauvres orphelins. Dom Bosco n'a çu qu'à se louer de l'extrême obligeance, avec laquelle
messieurs les Curés ont mis leur église à 'sa disposition et de la générosité avec laquelle ils ont
voulu contribuer euxmêmes en faveur des ouvres salésiennes; soit en annonçant les
conférences, soit en les honorant de leur présence, soit enfin en prêchant d'exemple et
déposant les premiers leur offrande dans le bassin. Nous sommes heureux de leur adresser
ici, comme à tous ceux qui ont bien voulu donner à nos ouvres les mêmes marques de
sympathie, nos plus vifs remerciements.
Saint Cyr et l'orphelinat de Saint Isidore.
Dom Bosco a, tout près de St. Cyr, une colonie agricole pour les jeunes filles. Les
Soeurs de VotreDame Auxiliatrice dirigent cette colonie, appelée dans l'avenir à prendre un
trèssérieux développement.
Nos lecteurs savent que les religieuses, dites de NotreDame Auxiliatrice, ont pour
supérieur général Dom Bosco et sont destinées à faire pour les jeunes filles ce que les
Salésiens font pour les jeunes gens; en sorte que, de même que l'on dit les Dominicaines ou
les trappistines, on pourrait à bon droit les désigner aussi sous le nom de Salésiennes, si cette
appellation n'était pas déià consacrée en Italie à désigner les Soeurs de la Visitation.
Notre vénéré supérieur aurait bien désiré pouvoir aller visiter cette colonie; mais, trop
pressé par le temps, il a du se refuser cette consolation pour donner à la population de St. Cyr
tout le temps dont il pouvait disposer.
Dom Bosco à Toulon.
Toulon mérite une mention spéciale à raison de son importance et du zèle dont elle fait
preuve pour nos ouvres Salésiennes, aussi sommesnous heureux d'insérer la lettre suivante
qui rend pleine justice aux Toulonnais.
« Toulon, le 24 février 1882.
« ... Jeudi dernier, notre église cathédrale se remplissait dès le matin d’une foule pieuse
accourue pour entendre une parole respectée et surtout pour prendre part à une véritable
fête de la charité. L'affluence était d'autant plus remarquable que l'on n'avait pu prévenir les
fidèles bien longtemps à l'avance.
» Dom Bosco a célébré la Sainte Messe à huit heures, puis, après avoir donné quelques
audiences dans la sacristie, il est monté en chaire â dix heures pour exposer le but des ouvres
Salésiennes et faire à la charité des fidèles un pressant appel. Le discours de D. Bosco s'est
achevé au milieu de la plus religieuse attention, et la bénédiction du trèssaint Sacrement a
couronné dignement cette pieuse réunion pendant qu'une quête fructueuse prouvait à Dom
Bosco que nos coeurs savent s'ouvrir et forcer nos mains à ouvrir nos bourses pour y puiser
largement.
» Après la cérémonie les audiences ont été reprises à la sacristie jusqu'à l'heure du
dîner.
« A deux heures et demie se tenait à la sacristie une conférence privée, à laquelle
assistaient seulement les dames zélatrices de l’oeuvre des Coopérateurs Salésiens.
Les dames zélatrices de Toulon ont pris plus spécialement sous leur patronage
l’orphelinat de St. Isidore à St. Cyr, et pour assurer des ressources périodiques, au moins pour
les menues dépenses les plus urgentes elles se sont imposé volontairement une cotisation
régulière. D. Bosco s'est montré fort agréablement surpris de voir autour de lui une
nombreuse assemblée, prouve vivante du développement que l'oeuvre des Coopérateurs
Salésiens a pris parmi nous et de l'empressement, avec lequel les zélatrices s'acquittent de
leurs fonctions.
» Dom Bosco, tout en remerciant les dames zélatrices, les a engagées à ne pas limiter
leur zèle a recruter des adhésions parmi les dames et les demoiselles, mais à chercher aussi,
soit dans leurs familles, soit dans le cercle de leur société, à enrôler sous la bannière

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Salésienne le plus grand nombre possible des hommes, demeurés fidèles à la foi catholique,
et jaloux de coopérer au salut de la pauvre jeunesse abandonnée.
Il serait désirable qu'auprès de la conférence des zélatrices, il put y avoir aussi la
conférence des zélateurs. A ce propos, Dom Bosco fait remarquer que le but de l'association
des Coopérateurs Salésiens n'est pas seulement de recueillir des aumônes pour nos
orphelinats, mais encore d'aider, par tous les moyens d'édification qui sont en leur pouvoir,
au salut de leurs frères et surtout de la jeunesse.
Par ce motif ils doivent chercher à envoyer, ou faire envoyer les enfants au catéchisme,
le leur faire euxmêmes en cas de besoin, et soulager ainsi messieurs les Curés dont ils seront
les plus utiles auxiliaires; s’assurer que les enfants ont des vêtements convenables pour
s'approcher de la sainte Table, et dans le cas centraire faire en sorte de leur en procurer;
répandre les bons livres et détourner autant que possible de la lecture de la presse irréligieuse
et immorale.
» Après la séance, les audiences particulières ont recommencé pour durer jusqu'à
l'heure du repas du soir.
» C'était un spectacle consolant de voir l'empressement, avec lequel chacun allait
déposer dans le coeur du prêtre de JésusChrist le secret des espérances, des craintes, trop
souvent sans doute des douleurs qui faisaient palpiter toutes ces poitrines ou les
contraignaient à se serrer dans d'inexprimables angoisses; et après quelques minutes
d'audience, chacun sortait le visage plus calme: Jésus avait béni la parole de celui, dans lequel
on allait avant tout chercher son ministre; sa grâce récompensait la foi des pieux fidèles et un
rayon de sa douceur descendait dans leur âme, avec la bénédiction que le prêtre leur donnait
en son nom.
» Le lendemain, à huit heures du matin, Dom Bosco célébrait la Sainte Messe dans
l'église de St. Louis, dont le digne curé avait voulu réserver à ses paroissiens le plaisir
d'assister à la messe de Dom Bosco, de concourir à ses oeuvres par une aumône, et de puiser
dans l'audition de sa parole un peu plus d'amour pour le Dieu, qui pour être toujours avec
nous a voulu résider continuellement dans nos saints Tabernacles.
» Dom Bosco nous a parlé de la sainte Communion et nous croyons que ses paroles
retentiront encore longtemps dans nos coeurs et produiront des fruits abondants. »
Dom Bosco à Hvères.
Hyères aussi a droit à une mention particulière pour sa charité. Trois quêtes y ont été
faites coup sur coup, deux le dimanche et une le lundi matin, et les fidèles ne se sont pas
lassés de donner, à tel point qu'une dame put dire à D. Bosco : « Vous ne savez pas quel bruit
l'on fait courir en ville; on dit que, par amour pour les orphelins, Dieu multiplie l'argent sur les
plateaux des quêteurs. Cet éloge, dans sa forme originale, était bien mérité par les pieux
habitants dont la générosité allait jusqu'à paraître invraisemblable; donnons la parole à un de
nos correspondants:
« Hyères, le 28 février 1882.
« Dom Bosco est arrivé dans notre ville le vendredi 23 au soir; il nous a quittés hier
lundi, à 6 heures et demi, pour se rendre à son orphelinat agricole de la Navarre, situé à peu
de distance de notre ville.
« Pendant les trois jours que Dom Bosco nous a donnés, il s'est fait tout à tous,
écoutant tous ceux qui voulaient le consulter, visitant nos malades, en un mot, consacrant à la
population toutes les heures du jour...
» Le dimanche 25 Dom Bosco a dit la messe à huit heures dans notre antique Basilique,
honorée de la visite de St. Louis, lorsqu'il débarquât dans notre ville en revenant de la
croisade.
» A dix heures et demie, après l'Evangile de la grand Messe, Dom Bosco est monté en
chaire et a fait à la nombreuse assistance l'exposé de ses oeuvres en faveur de la jeunesse
délaissée. Il nous a tous émus lorsque, faisant sans doute allusion à un ouvrage récemment
publié, il s'est écrié qu'il ne saurait trop s'élever contre une opinion, qui paraît s'être

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répandue, et qui lui suppose le don des miracles. « Dom Bosco serait le dernier des hommes
s'il s'attribuait à luimême un pareil pouvoir, nous atil dit en propres termes; Sans doute des
grâces extraordinaires ont été accordées, mais ces grâces sont faites en faveur de nos
OEuvres par la trèsSainte Vierge Marie qui les obtient de son divin Fils pour les orphelins, ses
enfants de prédilection. Nos Maisons dont l'entretien dépend entièrement de la charité des
fidèles ne pourraient subsister si ces grâces extraordinaires ne venaient réveiller l'élan do la
charité chrétienne et ne nous apportaient en même temps le tribut de la reconnaissance.
C'est pourquoi Dieu dont l'assistance, même miraculeuse, ne fait jamais défaut lorsqu'elle est
nécessaire, in necessariis non deficit Deus, vient à notre aide par ces faveurs signalées. »
» Quelques mots sur les missions de la Patagonie et sur les avantages que la charité
nous assure dans ce monde et dans l'autre, ont terminé le discours. En descendant de la
chaire Dom Bosco a fait lui même la quête en faveur de l'orphelinat de la Navarre. Cette quête
a fourni la preuve sensible de la vive sympathie excitée dans tous les coeurs par l'exposé des
OEuvres Salésiennes.
» Le soir à vêpres, le prédicateur du carême, après une magnifique conférence sur la
prière chrétienne, a fait un éloquent appel à la charité pour l'orphelinat de la Navarre, il a fort
heurensement développé cette idée que la priére et la charité sont deux soeurs, elles ne
peuvent se séparer et se soutiennent mutuellement. La prière appuyée par la eharité est
irrésistible pour le Coeur de Dieu.
» Enfin, le lendemain à huit heures du matin Dom Bosco a célébré la sainte Messe à
l'intention de ses bienfaiteurs. Après la communion il a dit quelques mots sur l'œuvre de
l'orphelinat et de l'église du SacréCoeur à Rome, annonçant que le produit de la quête faite à
la fin du discours serait consacrée à cette oeuvre, qui a l'insigne privilège de rassembler en
elle ces trois caractères d'être un acte de religion et d'amour pour le Coeur Sacré de Jésus et
l'Eglise mère de toutes les autres; un acte de charité pour la pauvre jeunesse de toutes les
nations, et enfin un acte de piété filiale et de tendre vénération pour le glorieux Pontife, pour
la mémoire duquel elle doit remplacer le monument, dont son humilité lui a fait interdire
l'érection. »
Dom Bosco à la Navarre.
Nos lecteurs savent que La Navarre est le nom d'un orphelinat agricole cédé
récemment à Dom Bosco. Cet orphelinat est situé sur le territoire de la commune de la Crau
d'Hyères, département du Var.
La Sentinelle du Midi, dans son numéro du dimanche 12 mars, a publié l'article suivant,
que nous croyons devoir lui emprunter pour en faire art à nos lecteurs.
Orphelinat agricole de la Navarre.
C'est avec empressement que nous publions la lettre suivante qu'un de nos amis veut
bien nous communiquer
« MON CHER AMI,
« Je viens d'assister à une touchante et bien consolante cérémonie. Dom Bosco, si
connu par son dévouement à la jeunesse abandonnée, bénissait solennellement la pierre
angulaire d'une nouvelle construction, destinée à permettre à l'Orphelinat de la Navarre de
porter jusqu'à quatre cents le nombre des enfants qu'il reçoit, pour les former aux travaux de
la campagne. Vous n'ignorez pas combien nous souffrons du manque de bras pour cultiver
nos terres. Les industries des grandes villes attirent tous les jeunes gens, avides d'un salaire
plus élevé, mais surtout des plaisirs qu'ils se promettent, et au lieu desquels ils trouvent trop
souvent la misère et la maladie. Former de bons ouvriers pour l'agriculture est en ce moment
le plus éminent service que l'on puisse rendre à notre société. Dom Bosco l'a bien compris, et
c'est avec bonheur qu'il y a bientôt quatre ans, il a accepté, pour la Société Salésienne, dont il
est le supérieur, la direction de l’Orphelinat de Saint Joseph à la Navarre.
» De nombreuses améliorations ont été déjà réalisées par les soins des Salésiens : les
soeurs de Notre Dame Auxiliatrice ont été appelées pour faire tous les travaux de la cuisine et
de la lingerie.

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» Les dettes laissées par la précédente administration ont éte payées, le nombre des
enfants recueillis a été augmenté, autant du moins qu'a pu le permettre l'insuffisance des
bâtiments existants.
» Tous ces enfants ont une bonne tenue, l'air modeste et bien ouvert, un sourire franc
sur les lèvres; leur santé ne laisse rien à désirer, et ils travaillent avec une ardeur joyeuse, plus
pour obéir à Dieu et faire plaisir à leurs maîtres que par crainte de punitions, presque
inconnues d'ailleurs dans les établissements de Dom Bosco. Si j'en juge par le travail déjà fait,
cette vaste propriété ne tardera guère à changer complètement d'aspect, alors surtout que le
nombre des enfants étant devenu beaucoup plus considérable permettra d'entreprendre de
plus importants travaux.
» Mais je reviens à la cérémonie : elle a été précédée d'un repas auquel Dom Bosco
avait invité quelques personnes venues des villes voisines pour assister à la bénédiction.
Toutes étaient, à plus d'un titre, bienfaitrices de la maison, et se promettaient d'ajouter
encore à la dette de reconnaissance que Dom Bosco et ses enfants acquittent chaque jour par
leurs prières, si favorablement accueillies du Ciel.
» L'une des dames présentes, bien connue par son zèle ardent pour toutes les oeuvres
de charité, Mme la comtesse de *** avait tenu à honneur de faire, avec sa femme de
chambre, le service de la table. De généreux visiteurs avaient eu soin de garnir les caissons de
leurs voitures de diverses provisions; vins, poissons, desserts, qui s'ajoutant au menu préparé
par les bonnes soeurs, ont fait un confortable repas que nul n'aurait pu. s'attendre à trouver
dans cette solitude.
» Au dessert, la musique de l'Orphelinat s'est fait entendre. C'était la première fois que
les orphelins jouaient devant des visiteurs, et je dois dire que, malgré le petit nombre des
exécutants et le peu de temps qu'ils avaient eu pour se préparer, les visiteurs ont été
satisfaits et plusieurs se sont bien promis d'aider au développement de la musique de
l’Orphelinat en lui achetant des instruments.
» A deux heures et demie, tout le monde s'est rendu dans la chapelle provisoire, et
bientôt Dom Bosco, précédé des enfants de choeur et d'un assez nombreux elergé en surplis,
a traversé la chapelle et s'est rendu sur l'emplacement de la construction, déjà bien avancée.
Le cortège et les assistants se sont rangés autour de la pierre et la cérémonie s'est accomplie
dans le plus grand recueillement. M. et Mme *** bienfaiteurs insignes de la Société
Salésienne. et en particulier de l'Orphelinat de la Navarre avaient été tout naturellement
désignés pour poser la pierre angulaire. Ils avaient accepté cet honneur pour donner cette
marque publique de leur dévouement aux oeuvres Salésiennes et aux pauvres orphelins.
» Sur la fin de la cérémonie Dom Bosco nous a donné lecture du procèsverbal. Après
les mentions d’usage, il a rappelé la destination de cette construction élevée à la gloire de
Dieu pour les enfants abandonnés, les besoins qui l'ont rendue nécessaire, la générosité des
fidèles, grâce à laquelle elle a pu être entreprise et pourra, nous en avons la ferme espérance,
être conduite à bonne fin avec l'aide de Dieu.
» La plupart des personnes présentes ont regardé comme une grande faveur de
pouvoir inscrire leurs noms audessous de celui de D. Bosco, et bientôt le procès verbal s'est
trouvé couvert de signatures.
» Cette pièce que des archéologues admireront peutêtre un jour, a été enfermée dans
un flacon de verre et déposée dans une cavité préparée dans la pierre, et dont l'orifice a été
immédiatement recouvert et scellé avec du ciment.
» Le cortège est rentré dans la chapelle au chant du Te Deum et Dom Bosco nous a dit
quelques bonnes paroles de remerciement et d'encouragement comme il sait toujours en
trouver dans son coeur, si brûlant de l’amour de Notre Seigneur et des âmes rachetées par
son sang divin.
» Une quête faite au profit des orphelins a prouvé par son importance inespérée,
combien tous les coeurs étaient touchés et combien serait durable l'impression produite sur
tous les assistants par cette poétique et pieuse cérémonie.

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» La fête de famille s'est terminée par la Bénédiction du TrèsSaintSacrement; le bon
père bénissait ses enfants et semblait répéter : Deliciae meae esse cum filiis hominum. »
La Conférence des Coopérateurs à Sauvebonne.
« Sauvebonne, jeudi 2 mars.
» Notre petite localité de Sauvebonne vient d'avoir elle aussi sa conférence des
Coopérateurs Salésiens; bien des personnes étaient venues des villes environnantes, afin
d'assister à cette fête charitable et d'entendre de nouveau cette même parole qui l'année
dernière les avait si vivement et si heureusement touchés.
» Aussi notre église, tout récemment reconstruite, était fière de se trouver aussi pleine
qu'elle le pouvait être, malgré ses dimensions plus que suffisantes pour une église de
campagne.
» La blancheur de ses murailles, le goût et la simplicité des ornements de l'autel tout
respirait une joie douce et pure, bien en rapport avec le caractère touchant de cette aimable
fête des pauvres orphelins.
» Tous les coeurs se sentaient gagner par cette heureuse impression, secondée par les
dispositions que chacun avait apportées, et la prière s'élançait radieuse et enflammée vers le
Saint Tabernacle. Dieu semblait sourire à l'aumône des campagnes et nos saints anges
gardiens nous suggéraient à tous des affections et des prières pour nous préparer à profiter
de la parole de Dieu, et à donner notre obole avec la générosité et la pureté d'intention, qui
seules la rendent agréable à Dieu.
» Dom Bosco n'a pas eu beaucoup à faire pour agir sur des coeurs qui tous déjà
battaient d'accord avec le sien; sa parole n'a cependant pas été au dessous de notre attente,
et nous l'avons retrouvé tel que nous l'avions connu l'an dernier, avec cette seule différence
qu'il est aujourd'hui un peu plus à l'aise dans l'emploi de notre langue.
» Notre digne curé à remercié chaleureusement celui dont la présence nous avait
apporté des grâces de choix et il nous a tous engagés à lui rendre bienfait pour bienfait, en
ajoutant à notre aumône matérielle l'aumône spirituelle d'un Pater pour le bon prêtre et sa
nombreuse famille.
» Le salut du trèssaint Sacrement a clos dignement cette journée sanctifiée triplement
par l'amour, la prière et l'aumône.
Un toast d'un nouveau genre.
Paulo minora canamus. La charité est industrieuse et sait tirer parti de tout pour arriver
à sa noble fin.
J'ai cru qu'il vous serait agréable de connaître une aimable invention de Dom Bosco
pour quêter le verre en mains. Il se trouvait à dîner chez un des plus grands propriétaires de
notre vallée. Les conviés étaient aussi les principaux propriétaires de cette même vallée, que
les héritages ont divisée entre les mains d'assez proches parents. La plus grande intimité était
donc non seulement permise, mais tout naturellement établie. Dom Bosco d’ailleurs
connaissait la fortune de ceux auxquels il allait s'adresser et il savait par expérience jusqu'où
pouvait aller leur libéralité.
» Après bien des toasts portés par les convives, Dom Bosco se lève à son tour et
demande à dire quelques mots. Il avertit que peutêtre ce qu'il va dire sera hors de propos, on
se récrie « mais, vous m'excuserez, ditil, et d'ailleurs après boire il est bien permis de ne pas
garder une mesure absolument rigoureuse. Voici donc ce que j'ai pensé tout à l'heure, en
vous voyant réunis autour de moi, vous tous qui êtes les représentants de cette vallée.
» J'ai pensé que la vallée de Sauvebonne devait avoir une part spéciale dans la
construction du nouvel orphelinat, dont nous avons hier béni la pierre angulaire. A vous doit
appartenir de couronner l'édifice, et je me suis dit que vous seriez heureux de donner le
couvert aux pauvres orphelins. Je vous propose donc de vous charger de faire à vos frais la
toiture de notre maison. » C'est accepté répondent les convives; « eh bien je bois à la toiture
de la Navarre et à ses généreux donateurs. »

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Si beaucoup de dîners pouvaient se terminer ainsi !!
Cuers et Brignoles.
« Brignoles, 7 mars 1882.
« ... Dom Bosco nous est arrivé lundi à midi et demi, nous l'attendions depuis près de
deux heures, mais la population de Cuers ne voulait pas nous le céder à ce qu'il paraît.
D'ailleurs le bon prêtre y restait volontiers, content de l'accueil qu'il avait trouvé dans cette
ville, encore bien plus croyante que l'on n'aurait été porté à le juger d'après certaines
apparences, heureusement trompeuses.
» Non, dans ce pays comme dans bien d'autresde notre pauvre France, la foi n'est pas
morte, Dieu merci, elle n'est qu'endormie. Beaucoup de négligence, l'insouciance du
caractère français, heureuse partout ailleurs; et enfin, il faut le dire hélas ! à notre honte, car
c'est une véritable lâcheté bien contraire à ce qui fait le juste objet de notre amour propre
national, ',beaucoup de respect humain expliquent cet assoupissement.
C'est le feu du foyer qui disparaît sous la cendre, mais il conserve encore un reste de
chaleur, et le contact de l'air l'aura bien vite ranimé si l'on a soin d'écarter la cendre. Ces
cendres morales qui pèsent sur nos populations chrétiennes et semblent étouffer l'amour de
Dieu dans les âmes, c'est la main de la charité qui doit les écarter. Le français a bon coeur, il
donnera pour les orphelins, pour toutes les misères, et son aumône lui obtiendra la grâce de
la prière, et sitôt qu'il aura prié, son coeur sera renouvelé, il entendra l'appel du Dieu qui se
penche amoureusement vers lui et lui offre, avec le pardon, un amour toujours le même et
que ses froideurs, ses offenses, ses dénégations n'ont pu décourager, parce que cet amour
est un amour infini et infiniment miséricordieux.
» L'homme oublieux de luimême se reconnaîtra, il se retrouvera chrétien et
s'empressera d'aller laver dans les eaux de la pénitence des tâches, que ses yeux savent
maintenant distinguer et que son coeur commence à détester. Oui, la régénération de notre
France sera l'œuvre de sa charité.
» Mais revenons à notre querella contre les habitants de Cuers, ce qui leur a fait retenir
Dom Bosco plus qu'il n'avait été décidé c'est d'abord l'affluence des solliciteurs d'audience
après la messe du bon prêtre, qui ne sait rien refuser et se fait pour ainsi dire la chose de tous.
Puis une visite 1 à l'hôpital. Allons, j'aurais mauvaise grâce à me plaindre bien amèrement d'un
jêune un peu trop prolongé (car je devais dîner avec Dom Bosco), lorsque c'est en faveur des
pauvres malades que cette privation m'a été imposée. Je laisse donc là mon grief, et pour
prouver que je n'ai nulle rancune, je redirai simplement que Dom Bosco ne tarissait pas
d'éloges sur l'élan trouvé dans cette population. La veille, à la conférence, l'église était
comble et la foule recueillie; le matin, à la messe, un bon nombre de communions et une
quête nouvelle, assez abondante, avaient prouvé qu'il ne s'était pas agi seulement d'un
enthousiasme passager.
» Nous aussi, nous avons lieu d'être fiers de notre conférence; notre vaste église était
absolument pleine; et c'était pourtant en semaine, une grande partie de la population était à
ses travaux des champs. La quête a offert ceci de vraiment remarquable. C'est que, sur plus
de deux mille francs recueillis, il se trouvait quatrevingt francs en sous, gros ou petits; toutes
les personnes présentes avaient voulu donner; et le chiffre des petites offrandes témoigne
qu'il y avait là bon nombre d'ouvriers, tout heureux de pouvoir, eux aussi, contribuer à une
oeuvre qui doit rassurer le pain aux fils d'ouvriers, et en faire des ouvriers chrétiens.
» Ce matin nous avons assisté à la messe du « pauvre prêtre de Turin », comme il aime à
se qualifier, et nous avons entendu son appel en faveur de l'église et de l'orphelinat du Sacré
Coeur de Rome, puis après quelques audiences et quelques visites à nos malades, notre hôte
trop prompt à s'enfuir nous a quittés emportant croyonsnous, soit dit sans vanité, le meilleur
souvenir de notre antique cité, dans laquelle il a promis de revenir en nous consacrant deux
fois plus de temps et au moins un dimanche.
» Puisse l'insertion de ma lettre dans votre Bulletin (insertion que j'attends de votre
obligeance) être la consécration de cette promesse. »

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juin - a. 4, nr. 6
63-65 Conférence des Coopérateurs à Rome.
[Riassunto del discorso di DB, p. 63].
Traduzione del BS italiano: giugno 1882, p. 100
68-69 La conférence des coopérateurs à Lucca.
[Discorso di DB].
Traduzione del BS italiano: maggio 1882, p. 80s [con piccole varianti]
juillet - a. 4, nr. 7
83-84 La fête de Dom Bosco.
[Parole di DB].
Traduzione del BS italiano: luglio 1882, p. 122
octobre - a. 4, nr. 10
103 Le LXVIIe anniversaire de la naissance de Dom Bosco.
[Riassunto delle parole di DB].
Traduzione del BS italiano: ottobre 1882, p. 164
novembre - a. 4, nr. 11
109-111 La consécration de l'église de S. Jean l'Évangeliste.
[Riassunto del discorso di DB, p. 110-111].
Traduzione del BS italiano: novembre 1882, p. 173
115-116 Les Pèlerins Français à Turin. Discours de D. Bosco aux pèlerins
français.
[Discorso di DB, p. 116].
Cenni nel BS italiano: novembre 1882, p. 188
Messieurs,
J'aurais bien des choses à vous dire si je pouvais exprimer tout ce quo mon coeur me
suggère et vous exposer toutes les pensées qui se pressent dans mon esprit en vous voyant
réunis ici sur la fin de votre long pèlerinage. Je vous parle en toute simplicité, et avec un entier
abandon, comme un ami à son ami. Je suis bien heureux de vous voir ici. Vous avez tenu à
venir faire une visite à Notre Dame Auxiliatrice, après être allés déposer aux pieds du
Souverain Pontife l’hommage de votre foi Catholique et de votre fidélité. Pour le pauvre D.
Bosco et. ses enfants, ils ne méritaient pas votre visite, mais ils cri sont, nous en sommes tous
trèscontents; et, pour ma part, je ne puis vous exprimer le plaisir que j'en ressens. Je suis
tonjours heureux quand des étrangers viennent visiter notre oratoire, mais je le Suis encore
plus quand ces étrangers sont des Pèlerins; je le suis surtout quand ces Pèlerins sont des
Français. La France nous a beaucoup aidé, surtout dans ces derniers temps, et si cette maison
est ce quelle est à présent, c'est à la France que nous le devons. Nos pays traversent en ce
moment des circonstances bien difficiles, ils parcourent une route pénible et ce paraît être
une dos voies admirables de la Providence, un des desseins extraordinaires de sa conduite de
se servir de la France pour nous venir en aide.

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Je ne puis en ce moment vous exposer toutes choses en détail, mais s’il m'était permis
de le faire, vous verriez comment la France est l'appui matériel et le soutien moral de l'Italie.
Vous venez de nous donner un bien bel exemple en allant mettre aux pieds du Saint
Père, comme un témoignage do vénération et d'amour, les croix que vous avez rapportées de
Jérusalem.
Le Saint Père ne manque pas de croix: elles pèsent sur Lui et Lui arrivent en quantité de
tous les côtés; pourquoi donc lui avoir apporté des croix ? Ah les croix que vous lui avez
portées, étaient de bien grandes consolations pour son coeur de Père! Votre visite était pour
lui un adoucissement à ses douleurs. Et vous tous aussi cet adoucissement à vos peines vous
l'aviez déjà trouvé aux pieds du Calvaire, vous avez tous laissé en France des croix plus ou
moins pesantes pour en aller adoucir l’amertume avec la prière en ces lieux bénis où Jésus a
porté la croix pour notre salut nous apprenant à la porter nousmêmes à sa suite et par amour
pour Lui. Vous avez retrempé votre courage chrétien dans ce souvenir vivant et vivifiant des
sublimes excès auxquels l'amour de notre Dieu a porté le dévouement pour nos âmes. Vous
reviendrez en France prêts à soutenir toutes les épreuves, à souffrir même le martyre s'il était
nécessaire pour la défense de la Religion Catholique. Merci de l'exemple que vous nous
donnez et en vous je remercie la France Catholique. Je vous remercie encore à un autre titre;
car, je vous l'ai déjà dit, si je vois en vous de fervents Catholiques, je vois aussi nos généreux
bienfaiteurs.
Notre reconnaissance ne petit rien vous offrir pour reconnaître vos bienfaits, elle ne
peut les récompenser que par la prière. Nous prierons donc pour vous, pour vos familles, pour
vos amis. pour tous nos bienfaiteurs Français. Vous allez bientôt nous quitter, mais vous ne
nous laisserez pas complètement; nous resterons unis en esprit et plus de 100000 enfants
élevés dans les diverses maisons Salésiennes de l'Europe et de l'Amérique ne cesseront de
prier pour vous; je le ferai moimême; et, tout spécialement, demain matin à la saintemesse.
Nous demanderons que vous persévériez dans la charité et les bonnes oeuvres, que Dieu vous
donne la santé et toutes les consolations et surtout que nous ayons le bonheur de nous
trouver tons réunis au Paradis à louer et bénir Dieu pour toujours.
décembre - a. 4, nr. 12
123-124 L'Église de saint jean l'Évangéliste. Compte rendu des fêtes publié par
deux journaux catholiques.
[Con cenni ai discorsi di DB].
Traduzione del BS italiano: novembre 1882, p. 175
1883
janvier - a. 5, nr. 1
1-6 Jean Bosco, prêtre, à ses Coopérateurs.
[Relazione sulle opere compiute nel 1882. Opere e spese preventivate per il 1883]
Traduzione del BS italiano: gennaio 1882, p. 1 [con un’aggiunta]
[…]
Maisons d'Europe.
[…]A Malaga, en Espagne, nous avons pris la direction d'un orphelinat, qui donne
beaucoup à espérer en faveur de cette importante cité.
Les constructions nouvelles les plus importantes par leur étendue ont été faites
surtout à l'hospice de S. Léon, à Marseille, et dans la colonie agricole de la Navarre près
Hyères. Là, de nouveaux corps de bâtiments nous mettent à même de recevoir des centaines
de jeunes gens en outre de ceux qui sont déjà recueillis dans ces 2 établissements. Dans la
colonie agricole des pauvres orphelines, à S. Cyr, nous avons aussi jeté les fondements d'une
nouvelle maison beaucoup plus vaste.

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Mais les travaux sont, pour le moment, suspendus jusqu'à ce que la charité de nos
coopérateurs vienne à notre secours et nous permette de les reprendre.
Les Soeurs de Marie Auxiliatrice, elles aussi, ont continué leurs œuvres […]
mars - a. 5, nr. 3
25-29 La fête de S. François de Sales et la conférence des coopérateurs à Turin.
[Discorso di DB ai Cooperatori, p. 26-29.]
Sul BS italiano soltanto una relazione: marzo 1883, p. 44.
CHERS COOPERATEURS,
Nous sommes réunis pour faire non point un sermon, mais une conférence des
Coopérateurs.
Cette conférence est la première qui se tienne à Turin à pareille époque, c'est à dire, à
l'occasion de la fête de St. François de Sales. Cette conférence est aussi la première réunie
dans cette nouvelle église dédiée à St. Jean, l'apôtre de la charité.
L’entretien que nous devons avoir ensemble est une conférence des Coopérateurs
Salésiens, il doit donc être un simple exposé des divers objets qui intéressent le plus les
Coopérateurs Salésiens. Parmi tous ces objéts, dont le Bulletin Salésien vous a suffisamment
entretenus, à diverses reprises, j'en choisis quatre principaux, sur lesquels je me propose
d'attirer, d'une manière toute spéciale, votre charitable et bienveillante attention. Je veux
parler de la nécessité de nous procurer les moyens nécessaires pour satisfaire 1° aux dettes
contractées à l'occasion de la construction de cette église de St. Jean l’Evangéliste; 2° aux
dépenses nécessaires pour l'achèvement de la construction de l'aile droite de l'Oratoire de
Saint François de Sales, près de NotreDame Auxiliatrice, dans le quartier du Valdocco; 3° aux
dépenses nécessitées par les dégâts causés à la papetterie de Mathi; 4° à l'envoi de nouveaux
missionnaires en Patagonie et au Brésil; 5° enfin je répondrai à certaines questions, que
plusieurs m'ont faites au sujet de nos rouvres.
1° L’église de St. Jean l’Evangéliste, où nous nous trouvons en ce moment, est, vous le
voyez, entièrement terminée. Des prêtres; en nombre suffisant, sont attachés à cette église;
et les saints offices s'y célèbrent régulièrement. Les divins Sacrements de la confession et de
la communion s’administrent chaque jour à de nombreux fidèles; et, tandisque l'église
supérieure sert pour le public, une crypte élégante et spacieuse est encore consacrée à servir
de chapelle pour les nombreux enfants et jeunes gens, qui fréquentent le Patronage du
dimanche ( Oratorio festivo). A côté de la chapelle, toujours dans le soussol do l'église, se
trouve une salle pour les catéchismes. Ces divers et importants services, l'église nouvelle
continuera à les rendre dans l'avenir, et les dépenses pour en assurer le maintien seront très
peu considérables; elles se réduisent en effet aux dépenses ordinaires du culte, et à
l’entretien des prêtres attachés à l'église. Tout cela est peu de chose, et la générosité de nos
bienfaiteurs y pourvoit suffisamment. Mais il reste encore à solder un passif, dont le chiffre
s'élève à trente mille francs. Cette somme est peu de chose pour une personne riche; mais
elle est trèsconsidérable pour nous, qui n'avons d'autres ressources que celles de la charité.
2° Les constructions prés du sanctuaire de NotreDame Auxiliatrice. ‐‐ Ces constructions
étaient nécessaires, non seulement pour donner plus de régularité à la façade et compléter le
dessin, mais encore pour nous fournir une augmentation de local, rendu indispensable par le
développement de cet Oratoire de St. François de Sales. Le manque d'espace nous avait
obligés â disperser nos laboratoires; nous avions dû en établir dans un angle de la cour, et,
jusque dans les soussols de la maison. Le nouveau bâtiment permettra de les installer plus
convenablement et avec plus de régularité. Nous pourrons aussi, grâce à ces constructions
nouvelles, accepter un plus grand nombre de pauvres enfants abandonnés. Il est un très
grand nombre de ces malheureux, qui viennent se présenter à nous pour être admis dans
l'Oratoire, ou bien qui nous sont présentés par des personnes influentes, souvent par les
autorités ellesmêmes. « Cet enfant, nous disentelles, est sans moyens d'existence; il ne
paraît pas mauvais, et nous espérons que vous pourrez en faire quelque chose; nous le
remettrons bien volontiers entre vos mains; s'il vous était impossible de l'accepter, nous nous

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verrions obligés de l'envoyer au dépôt de mendicité, ou à la maison de correction (au
réformatoire). Mais dans ces tristes lieux cet enfant se gâtera complètement, et il en sortira
plus mauvais encore. » Et cependant le cceur frisé, nous devons répondre « Il n'y a plus de
place. » Nous sommes en effet tellement à l'étroit que, dans quelques circonstances, il nous
est arrivé de devoir mettre des fils dans le parloir, et jusque dans un de nos réfectoires.
Les constructions nouvelles, en nous permettant de recevoir un plus grand nombre
d'internes, augmenteront le nombre des jeunes gens arrachés aux périls des rues et des
places publiques, au vagabondage et à la prison. Dans nos oratoires, avec l'aide de Dieu, on
arrive à leur apprendre un métier. Ces enfants sentent le prix du bienfait qu'ils reçoivent; ils
en sont reconnaissants et s'appliquent au travail. Ils finissent par devenir des enfants pieux,
qui assistent aux offices avec recueillement et bénissent le Seigneur, en priant pour ceux dont
les aumônes leur ont procuré cet asile. Ils deviennent enfin des hommes capables de se
suffire à euxmêmes par le travail de leurs mains; et, sortis de nos maisons pour aller dans le
monde exercer leur industrie, ils sont d'honnêtes citoyens, tout en demeurant de bons
chrétiens. Ceux dont les aptitudes le permettent reçoivent une instruction, qu'ils utilisent
ensuite pour le bien de la société.
La construction dont nous parlons, et qui, vous le voyez, est si nécessaire, est
commencée depuis deux ans. Elle aurait dû être terminée cette année; mais, au moment où
l'on aurait pu y travailler le plus activement, les moyens pécuniaires ont manqué; force a été
d'interrompre cette oeuvre pour attendre que la Providence vint à notre secours. J'espère
que Dieu touchera vos coeurs et ceux de tous nos Coopérateurs, et que le bâtiment,
commencé depuis un temps relativement si long, pourra être terminé cette annéemême.
3° La Papetterie de Mathi. A peu de distance de Turin, nous avons, vous les savez, une
papetterie qui pourvoyait nos oratoires du papier nécessaire pour nos imprimeries soit en
Italie, soit en France; soit même, quand on avait avantage à faire l'expédition, en Amérique.
Une terrible épreuve est venue arrêter la marche de cette usine. Une chaudière a fait
explosion, détruisant les machines, et une partie du bâtiment. Les travaux ont dû cesser
pendant le cours d'une année entière, et il a fallu faire de grandes dépenses de réparations.
Les réparations sont à présent presque terminées, et le travail va reprendre dans cette usine,
qui assure du pain à bien des ouvriers. Nous pourrons de nouveau nous servir des produits do
cette fabrique pour répandre partout, en grand nombre, les bons livres qui sortent des
presses de nos imprimeries.
4° Pour les Missions de la Patagonie. En Patagonie, nos missions continuent à
prospérer. Nos missionnaires, partis de Carmen de Patagones, sont allés, dans un voyage
d'exploration et d'évangélisation, jusque sur les rives du Rio Chubut, ils ont suivi, sur un long
parcours, ces rives que le pied des européens n'avait pas encore foulées. Nul n'osait
s'aventurer aussi loin, on craignait d'être dévoré par les sauvages. Les missionnaires n'ont pas
hésité, disposés, à donner de bon coeur leur vie pour Notre Seigneur JésusChrist et pour le
salut des âmes, ils se sont avancés à une distance totale de 1500 kilomètres; ils ont été ravis
de se voir bien accueillis par les sauvages, qui demandent à s'instruire et à recevoir le
baptême. Maintenant, nos missionnaires nous écrivent pour nous supplier de leur envoyer
des renforts. Mais il faut pour cela pouvoir faire face à des dépenses trèsconsidérables. Il faut
équiper les missionnaires, assurer leur traversée; il faut aussi pourvoir à tout ce qui I est
nécessaire pour civiliser ces peuples; et, pour cela, il faut des instruments d'agriculture et
autres, pour les diverses professions les plus nécessaires; il faut des écoles, des églises etc.
etc., il faut aussi des hospices pour y recueillir les enfants des sauvages. Il faut construire des
villages pour les sauvages euxmêmes, afin de leur faire perdre leurs habitudes nomades et
les former à la vie civilisée.
Tous les moyens nécessaires à une pareille entreprise, nous espérons pouvoir les réunir
peu à peu, grâce à votre charité. Nous préparerons toutes choses, au fur et à mesure de
l'arrivée des ressources que nous fourniront vos aumônes.
Nos autres maisons progressent, à notre plus grande satisfaction et à celle de tous
ceux qui s'intéressent à la pauvre jeunesse. Nous en recevons toutes les consolations que l'on
peut se promettre du genre de personnes, auxquelles elles sont destinées.

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5° Réponses à certaines questions. J'aurais encore à vous parler de bien d'autres
choses; mais je suis obligé de me limiter et je crois préférable de m'arrêter à vous donner la
réponse à certaines questions, qui me sont le plus souvent adressées, de vive voix ou par
écrit, par de nombreuses personnes; et que, précisément par ce motif je crois utile de vous
présenter ici.
1° L'oeuvre des Coopérateurs Salésiens estelle une oeuvre exclusive ? Non, c'est une
des oeuvres nombreuses qui ont pour objet d'assurer le triomphe de la religion et le maintien
des bonnes moeurs, surtout dans les rangs de la jennesse pauvre et abandonnée; mais cette
oeuvre n'empêche nullement les autres oeuvres, plus ou moins similaires; elle concourt avec
elles au même but. Loin de détourner de ces oeuvres, nous encourageons au contraire à les
aider et à les soutenir; mais nous, de notre côté, nous avançons de toutes nos forces vers la
réalisation de notre but commun.
Les tertiaires des divers ordres, Franciscain, Dominicain etc,. peuvent participer avec
fruit à nos oeuvres, et, réciproquement, nos Coopérateurs peuvent appartenir aussi à
quelqu'un de ces tiersordres; il faut môme voir, dans la pieuse société des Coopérateurs
Salésiens, un complément de cette admirable institution. Le monde actuel est devenu
matériel, son esprit s'est attaché surtout à ce qui frappe les sens; il a besoin d'autre chose
encore que d'une prédication muette par le bon exemple. Il lui faut quelque chose de
matériel, qui frappe plus vivement ses regards, et l'oblige à réfléchir et à reconnaître l'oeuvre
de Dieu et l'action bienfaisante de la religion catholique. Il faut qu'il voie s'élever des églises,
des maisons de charité pour l'éducation. de la jeunesse pauvre etc. Tel est précisément je but
spécial de l'institution des Coopérateurs; et, pour le définir en quelques mots, nous dirons que
les tiersordres avaient pour objet principal de faire le bien par les oeuvres, tout intérieures de
la piété chrétienne, oeuvres le plus souvent, accomplies dans le secret. Les Coopérateurs
Salésiens ont en outre pour but spécial de faire le bien par l'exercice des oeuvres extérieures
do la charité.
La piété et la charité doivent toujours aller unies l'une à l'autre. C'est pourquoi le Pape
nous a donné, par une disposition générale, toutes les indulgences accordées aux tertiaires
de St. François d'Assise,. Le bien que nous faisons est un autre bien; mais, c'est toujours le
bien; il complète le bien que faisaient déjà d'autres institutions et ne le gâte pas.
2° Une famille peutelle appartenir collectivement à la Société des Coopérateurs
Salésiens, de manière à ce que chacun des membres de cette famille puisse gagner toutes les
indulgences accordées à cette pieuse Société, bien qu'il ne figure pas nominativement sur les
régistres ? Oui; et, ce que nous disons d'une famille s'applique également à une
communauté, à un collège etc. Il suffit que le père ou la mère do famille, le chef de la
communauté soit inscrit sur nos régistres et que son nom y soit suivi de cette mention : et sa
famille, ou bien, et sa communauté. Mais, il est bien entendu que quiconque veut gagner les
indulgences doit faire au moins quelqu'une des ouvres de charité indiquées par le règlement;
il doit de plus être en état de grâce, et accomplir tout ce qui est prescrit pour le gain de
l'indulgence dont il s'agit. Tout membre d'une famille, ou d'une communauté, représentée
par une personne inscrite sur nos registres, ainsi que je l'ai dit, peut gagner les indulgences
accordées aux Coopérateurs.
3° Suffiratil d'être inscrit sur nos registres, pour gagner ces indulgences? Non
évidemment; il faut, ainsi que je l'ai déjà indiqué, faire, pendant l'année, quelqu'une des
oeuvres extérieures de charité conseillées aux Coopérateurs. Il faut aussi se trouver en état
de grâce. L'indulgence est la rémission de la peine temporelle due au péché; celuilà donc ne
saurait mériter la rémission de la peine temporelle, qui mérite la peine éternelle.
4° D'où vient, demandeton encore, l'argent nécessaire à soutenir tant d'oeuvres? Je
vous le demande à mon tour; la seule réponse possible est que cet argent vient un peu de
partout; chacun apporte son obole. Nous sommes comme des instruments entre les mains
du Seigneur; il dispose toutes choses de manière à ce que tout ce qu'il faut à l'exécution de
ses desseins arrive, à point nommé, là où il se propose de le mettre en oeuvre.
On va répétant sans cesse que Dom Bosco vient de faire un magnifique héritage; les
journaux répètent la nouvelle, et bien de nos amis s'en réjouissent; ils nous écrivent même
pour nous féliciter. Au fond, ou la nouvelle est entièrement controuvée, ou la valeur des

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quelques objets laissés à Dom Bosco est énormement exagérée. Jusqu'à présent, les divers
legs qui ont pu nous être faits nous ont apporté plus d'ennuis que de profit, si bien que nous
aurions préféré qu'ils ne nous eussent pas été faits.
Hérédité ridicule. Dom Bosco raconte ici le fait d'un legs à lui fait dans une petite ville
assez éloignée; on se déplace pour se rendre sur le lieu, malgré le mauvais temps, et l'on ne
trouve, pour tout avoir du testateur, que quelques sous (1,60); le voyage avait plus coûté que
ne rapportait l'hérédité, pompeusement annoncée cependant. Dom Bosco prend occasion de
ce fait pour exhorter ses auditeurs à faire pendant leur vie toutes les bonnes oeuvres qu'il leur
est possible d'accomplir; qu'ils ne laissent pas ce soin à ceux qui recueilleront leur héritage.
Donnez pendant votre vie, leur ditil, cela vaut mieux que d'attendre le moment de votre
mort. Les héritiers chercheront à critiquer votre disposition, et à en empêcher l'effet.
D'ailleurs, en donnant pendant votre vie, vous vous assurez, dès cette vie même, une
récompense temporelle, sans préjudice de la récompense éternelle, que vous recevrez en son
temps; vous vous assurez aussi, de la part de Dieu, une assistence toute spéciale au moment
de votre mort.
Industrieuse charité. Je n'ai du reste qu'à me féliciter du zèle et de la générosité de
nos Coopérateurs, et je comprends sous ce titre tous ceux qui nous aident en quelque
manière que ce soit.
Je n'en finirais pas s'il me fallait décrire toutes les formes que revêt leur industrieuse
charité. Des dames nous apportent des chaussettes pour nos enfants, des chemises, des
caleçons etc., il en est qui, pour pouvoir plus librement travailler pour les pauvres orphelins,
vont passer quelques jours à la campagne.
Il y a peu de jours, une personne est venue visiter notre Oratoire et, voyant plusieurs
enfants avec des vêtements d'été, nous a demandé pourquoi l'on ne faisait pas mettre à ces
enfants des vêtements d'hiver; nous avons dû répondre que, si l'on ne le faisait pas, c'était
par défaut d'argent, et que l'on cherchait, par d'autres moyens, à défendre suffisamment du
froid ces pauvres enfants. Quelques jours après, cette personne envoyait tout ce qu'il fallait
pour donner des vêtements chauds d'hiver à tous ces pauvres orphelins.
Une dame a vendu ses bijoux, une autre son argenterie, pour nourrir JésusChrist en la
personne de ses pauvres. D'autres bienfaiteurs observent la plus stricte économie afin de
pouvoir prélever en notre faveur quelqu'argent sur leur petit budget. D'autres enfin, hors
d'état de nous aider par euxmêmes, vont quêter pour nous, ou, tout au moins, ils prient; et,
bien souvent, des secours extraordinaires, que nous recevons d'une façon inespérée, sont le
fruit des prières faites en notre faveur par ces bienfaiteurs, qui souvent ignorent le prix do
leur prière au profit des pauvres orphelins. Deprecatio pauperum exaudietur a Domino.
Chers Coopérateurs, remercions Dieu de nous avoir conservés, au milieu de tant de
périls, dans cette religion qui, de nos jours, opère tant de merveilles. Je vous remercie aussi,
chers Coopérateurs, et compte sur votre persévérance. Je vous engage à donner le plus
possible et à donner promptement. Rappelezvous que notre Seigneur a dit: « Donnez, et l'on
vous donnera. » Il n'a pas dit : promettez; il a dit : donnez; bien des personnes, au contraire,
voudraient se borner à promettre à Dieu, pour ne lui donner qu'après avoir reçu de lui l'objet
de leur désirs. Ce n'est pas ainsi qu'il faut agir; prévenons le Seigneur, il ne sera jamais avec
nous en reste de générosité; l'aumône que nous aurons faite a un mérite qui nous obtiendra
plus facilement les grâces que nous demandons. Quelles seront les récompenses de notre
aumône? La vie éternelle après notre mort; et, dès cette vie, bien des grâces temporelles, le
maintien ou le retour de notre santé, le succès dans nos affaires, la bonne harmonie dans nos
familles, la conversion d'époux ou de fils égarés, et mille autres grâces, dont nous avons
besoin, surtout la paix du coeur et une grande confiance au moment de la mort.
Je prie toujours le Seigneur de vous donner la grâce d'accomplir bien des oeuvres de
charité; si je suis exaucé, je me tiens assuré de votre salut éternel. Le Seigneur a dit « donnez
et l'on vous donnera; » il tiendra sa parole.
juin - a. 5, nr. 6
65-66 Dom Bosco en France.

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[Discorso di DB alla chiesa della Maddalena a Parigi ].
Traduzione con varianti del BS italiano: giugno 1883, p. 87
[…] Toutefois, nous sommes heureux de signaler quelques passages de son discours à
la Madeleine, discours reproduit déjà par bien des journaux
« Je suis profondément ému, à la vue d'un si nombreux, auditoire, disaitil, et je ne sais
comment répondre à cet empressement. C'est pour moi une consolation inexprimable de
parler à une assemblée si considérable de bons catholiques. C'est de la jeunesse que j'ai à
l'entretenir. Selon la parole de l'un de vos plus illustres prélats, Monseigneur Dupanloup, la
société sera bonne si vous donnez une bonne éducation à la jeunesse; si vous la laissez
entraîner au mal, la société sera pervertie. Quand on me parle de la jeunesse, disait un saint
prêtre (Monseigneur de Ségur), je ne veux pas qu'on m'entretienne de projets, je veux que
l'on me dise ce que l'on a fait, je veux voir les résultats acquis.
Je vous exposerai donc simplement ce que la divine Providence nous a permis de faire
pour la jeunesse : vos coeurs en seront touchés. Vous vous intéresserez à nos pauvres
orphelins abandonnés. Non seulement nous voulons nourrir, élever, instruire tous ceux que
nous avons déjà recueillis, mais nous voulons en sauver beaucoup d'autres; votre concours
nous est indispensable pour cela. Puis arrivant au récit sommaire de l'origine de l'Oratoire et
de son développement, notre vénéré supérieur, après avoir indiqué les maisons de
bienfaisance, ouvertes jusqu'à ce jour en faveur des enfants du peuple, en divers pays de
l'ancien et du nouveau monde, se complut à donner des détails plus particulièrement
minutieux et circonstanciés sur les maisons de France. Expliquant ensuite comment il a pu
faire face aux immenses dépenses requises pour toutes ses fondations, Dom Bosco s’exprima
ainsi : « Pauvre prêtre, ne pouvant disposer de grandes ressources, comment ai je pu fonder
et soutenir ces oeuvres. C’est là le secret de la miséricordieuse bonté de Dieu, il lui a plu de
favoriser notre oeuvre parce que le bien de l’église et celui de la societé reposent sur la bonne
éducation de la jeunesse. La Sainte Vierge s'est fait notre collectrice; c’est à elle que nous
devons les succès de nos oeuvres; c'est elle qui nous a procuré les moyens de construire nos
maisons et nos chapelles. Nous n’avons jamais marché que sous sa protection : elle bénit
quiconque s'occupe de la jeunesse.
Dom Bosco termina son discours en invoquant les bénédictions de Dieu sur l'assistance
qui, tout émue, demeurait suspendue à ses lèvres. » […]
66-68 Arrivée de Dom Bosco à Turin.
[Con parole di DB ai giovani e ai cooperatori].
Altra edizione del BS italiano: luglio 1883, p. 103s
[…] Là Dom Bosco adressa quelques paroles du coeur â ses chers enfants; et,
regardant avec un sourire le chapeau français qu'il tenait à la main, il dit plaisamment :
Peutêtre, en voyant ce chapeau, croirezvous que Dom Bosco n'est plus celui d'autrefois;
peutêtre craindrezvous que la France ne vous ait entièrement enlevé son coeur; rassurez
vous, mes chers enfants, je suis toujours celui que vous avez connu, votre ami le plus dévoué;
tous, français et italiens, espagnols, américains on portusgais, je vous aime, parce que vous
êtes jeunes et pleins de bonne volonté, parce que vous avez besoin d'un ami, d'un père qui
veille sur vos premiers pas dans la vie; parce que tous vous êtes le troupeau choisi que notre
bon Sauveur m'a plus spécialement confié. Aussi ne cesseraije de nie dévouer à votre
bonheur, tant qu'un souffle de vie me restera. La pensée de mes chers enfants ne m’a jamais
quitté pendant mon voyage, tous les jours je priais pour eux,, tous mes travaux étaient pour
eux, et j'étais bien heureux de constater à chaque instant l'efficacité des prières que vous et
tous vos frères ne cessiez de faire pour moi. Je désire que mardi prochain, 5 juin, nous
célébrions une fête splendide en l'honneur de Marie Auxiliatrice. Cette bonne Mère nous a
protégés en ce long voyage, elle nous a obtenu de Dieu de bien grandes grâces, des faveurs
signalées, auxquelles vousmêmes n'avez pas été étrangers. Nos prières, en cette fête
solennelle, auront pour but spécial d'attirer les bénédictions de Dieu sur nos bienfaiteurs,
principalement en ce voyage que je termine aujourd'hui, et sur tous ceux qui se sont

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recommandés à nos prières. J'aurais bien d'autres choses â vous dire; mais, en voilà bien
assez pour le moment, car il me tarde d'aller célébrer la sainte Messe à l'autel de Marie
Auxiliatrice, pour la remercier de sa céleste protection. »
[…]
Le soir même, Dom Bosco, selon la promesse donnée plusieurs jours à l'avance, fit à
ses Coopérateurs de Turin une conférence, qui ne dura pas moins dé cinquante minutes. Dans
ce style, simple et familier, mais empreint de zèle apostolique, dont ses discours de France
n'ont pu donner qu'un bien pâle reflet, Dom Bosco s'attacha â démontrer à son auditoire que,
l'une des ouvres les plus importantes, auxquelles il puisse nous être donné de nous employer
en ce moment, est, sans contredit, l'éducation morale de la jeunesse, afin d'arriver à former
avec le temps de bons chrétiens et d'honnêtes citoyens; il loua los efforts que font bien des
catholiques, en un grand nombre de pays, afin d'atteindre un si noble but; il signala les
progrès que, grâce à la protection de Dieu et au concours des Coopérateurs et des
Coopératrices, les ouvres Salésiennes ont faits en Europe, et surtout en Amérique. A ce
propos il parla de son voyage en France; il dit avec quel généreux élan, le clergé et les fidèles
ont partout reconnu l'association des Coopérateurs, et se sont empressés de l'accueillir,
comme un moyen facile et efficace de réussir à sauver la jeunesse, et par suite les générations
futures. Il exposa rapidement quelquesuns des principaux moyens qu'un Coopérateur peut
faciloment et utilement employer à faire du bien â la jeunesse, sans avoir môme à sortir des
confins de sa paroisse, ou du sein de sa famille. Partout en effet on peut s'employer à écarter
des yeux de l'enfant les mauvais journaux et les mauvais livres; partout on peut s'attacher à
faire arriver dans leurs mains de bonnes publications; détruire la mauvaise presse,
encourager et propager la bonne presse, sont des ouvres éminemment convenables â tout
coopérateur: Partout on peut veiller à ce que l'enfant reçoive une instruetion religieuse et
morale suffisante; à ce qu'il soit tenu loin des mauvais exemples; à ce qu'il soit envoyé dans
des écoles, où sa foi ne soit pas exposée à périr.
Partout enfin l'on peut s'intéresser aux enfants qui paraissent être prédestinés au
ministère des autels; on peut les aider à faire les études nécessaires, les soutenir d'un bon
conseil ou du moins ne pas les détourner de leur sainte entreprise et assurer ainsi de
nombreux prêtres à l'Eglise de JésusChrist. Enfin, après avoir appelé sur ses auditeurs toutes
les bénédictions de la Vierge Sainte et de Son Divin Fils, Dom Bosco descendit de chaire, en
leur souhaitant de pouvoir, après le pèlerinage de cette vie, arriver heureusement au port de
l'éternité.
68-69 La dévotion à Notre Dame Auxiliatrice.
[Estratto da La nuvoletta del Carmelo, 1878].
Traduzione del BS italiano: giugno 1883, p. 85
70-73 Fête et conférence des coopérateurs dans l'Oratoire Saint Léon à
Marseille.
[Discorso di DB, p. 71-72].
Traduzione del BS italiano: maggio 1883, p. 78
juillet - a. 5, nr. 7
79 La Conférence des Coopérateurs à Turin.
[Sunto delle parole di DB].
traduzione del BS italiano: luglio 1883, p. 104
86-88 La fête de Dom Bosco.
[Sunto del discorso di DB, p. 88].
[…] Dom Bosco termina cette heureuse journée par quelques paroles émues de
remerciement, d'encouragements et d'éloges. Il parla de la benne opinion que l'on a partout
des oeuvres Salésiennes, surtout en France, et de la nécessité de se montrer dignes d'une

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estime aussi flatteuse. Il dit, quelles actions de grâces nous devions tous à la France, qui
venait de l'accueillir avec tant d'empressement et de bonté, ouvrant pour lui, bien larges, et
son coeur, et sa bourse. Il conclut, en nous exhortant à louer et remercier avec lui Notre
Dame Auxiliatrice et son Divin Fils; à les supplier de ne Jamais détourner de cet Oratoire leur
bienveillante et miséricordieuse protection.
août - a. 5, nr. 8
94-97 La fête du Père et ses fils ainés réunis autour de sa table.
[Convegno antichi allievi. Parole di DB].
Traduzione del BS italiano: agosto 1883, p. 127
97-99 Les Triomphes de Marie Auxiliatrice de Turin à Frohsdorf et
réciproquement.
[DB riferisce sulla sua visita al Conte di Chambord].
Traduzione del BS italiano: agosto 1883, p. 130
1884
janvier - a. 6, nr. 1
1-5 Lettre de D. Bosco à ses Coopérateurs.
[Relazione sulle opere compiute nel 1883, e da compiersi nel 1884].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1884, p. 1s
février - a. 6, nr. 2
10-14 Deux précieuses visites du Cardinal Alimonda.
[Circolare di DB di invito ai Cooperatori. Parole di DB al pranzo.]
Traduzione del BS italiano: febbraio 1884, p. 22
avril - a. 6, nr. 4
29-30 Dom Bosco à Nice.
[Cenno al discorso di DB ai cooperatori, 10 marzo 1884].
[...] Après une pieuse lecture, Dons Bosco monte en chaire et commence son exposé
d'une voix qu'il est impossible d'entendre sans éprouver la plus vive émotion. Sans phrases à
effet, avec une simplicité sublime, il parle de ses oeuvres, de ses chers enfants, de ses travaux
et de ses espérances.
S'il fallait faire sentir les émotions qui, pendant toute la cérémonie, ont inondé le cœur
de l'auditoire, j'avouerais mon impuissance; car il est des émotions que la plume est
impuissante à exprimer. Il faut en avoir été témoin soimême. Il faut avoir vu cette assistance
d'élite toute entière, émue et recueillie, portant ses regards sur Dom Bosco, concentrant avec
effort les sentiments qui l'animent pour comprendre ce qu'il y a d'amour, de sympathie, de
vénération dans les coeurs en faveur de celui qui en est l'objet.
[...]
juin - a. 6, nr. 6
53-54 Lettre de Dom Bosco à ses Coopérateurs et Coopératrices.
[Relazione dell'udienza pontificia, da Torino, 31 maggio 1884].
Traduzione del BS italiano: giugno 1884, p. 81

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60-64 Conférence des Coopérateurs à Rome.
[8 maggio 1884. Le parole di DB].
Traduzione del BS italiano: giugno 1884, p. 88
juillet - a. 6, nr. 7
66-68 Discours adressé par Dom Bosco aux Coopérateurs et Coopératrices.
[A Torino, 23 maggio 1884].
Traduzione del BS italiano: luglio 1884, p. 94
74-76 La fête de Dom Bosco à Turin.
[24 giugno 1884. Parole di DB, p. 74-75].
Traduzione del BS italiano: luglio 1884, p. 98
août - a. 6, nr. 8
79 Dom Bosco et le Sacré-Coeur à Rome.
[Da un articolo de L’Univers: parole e lettera di DB (Torino 14 giugno 1884) al sig. Josse di Parigi, disposto
ad aiutarlo nella lotteria a favore della chiesa del Sacro Cuore a Roma, p. 80].
[...] « Il y a aujourd'hui, remarquetil, des centaines et des milliers d'enfants
vagabondant dans les rues de Rome. » Ils sont venus d'Italie et de toutes les parties du
monde dans l'espoir de trouver du travail et de l'argent. L'ouverture des quartiers neufs, les
constructions considérables qui s'y élèvent de toutes parts, ont fait concevoir beaucoup
d'espérances, qui ne peuvent toutes se réaliser. Beaucoup des étrangers, comme des enfants
de la ville, sont tombés dans la misère et se trouvent exposés à tous les dangers qu'elle
amène. Les protestants se sont, avec le gouvernement italien, précipités sur Rome comme
sur une proie. « Ils tendent, dit Dom Bosco, leurs filets spécialement aux jeunesgens pauvres
et besogneux; sous couleur de donner la nourriture et le vêtement, ils versent dans les âmes
le venin de l'erreur et de l'incrédulité. »
» Une maison sous le vocable du SacréCour parait à Dom Bosco devoir être le refuge
assuré et naturel de tous ces adultes si gravement exposés. Le Cour divin, s'écrietil, est si
aimant da jeune âge ! n'estil pas là un ami prévenant et le tendre pare des enfants ? Comme
autrefois dans les villes de la Palestine et surtout dans l'ancienne Jérusalem, il verra an milieu
de Rome une troupe de cinq cents enfants se réunir chaque jour auprès de lui, le prier
dévotement, lui chanter Hosannah et demander sa bénédiction. « Il faudrait n'avoir pas même
lit le saint Evangile, conclut enfin Dom Bosco, pour ne pas être persuadé que cette maison
sera trèschère au SacréCoeur. »
[...]
Turin, ce 14 juin 1884. « Cher monsieur Josse,
» Je vous remercie infiniment de vouloir bien mettre à ma disposition votre maison
pour recevoir chez vous les lots qu'on voudra offrir pour notre loterie en faveur de l'église et
de l'hospice du SacréCoeur â Rome. J'accepte donc avec toute reconnaissance votre
charitable proposition, et je vous autorise à recevoir tout lot qui vous sera présenté, avec
prière de les emballer et de les adresser à notre maison du SacréCour à Rome.
» Je charge dès â présent le SacréCour de Jésus de récompenser dignement votre
charitable concours par l'abondance des faveurs célestes dont il est la source.
Abbé JEAN Bosco.
septembre - a. 6, nr. 9
91-96 Une fête de famille.
[Onomastico di DB. Suo discorso il 13 luglio, p. 93-94; e il 17 luglio, p. 95-96].

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Traduzione del BS italiano: agosto 1884, p. 110s
décembre - a. 7 (sic), nr. 12
113 Remerciements de Dom Bosco a ses cooperateurs
Traduzione del BS italiano: novembre 1884, p. 153
1885
janvier - a. 8 (sic), nr. 1.
1-5 Lettre de Dom Bosco à ses Coopérateurs et Coopératrices.
[Opere realizzate nel 1884; progetti per il 1885].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1885, p. 1
avril - a. 8, nr. 4
37 Avis.
[DB prega di smerciare rapidamente i biglietti della lotteria a favore della chiesa del S. Cuore a Roma].
Traduzione del BS italiano: marzo 1885, p. 33
mai - a. 8, nr. 5
62-63 Bibliographie.
[Lettera di DB alla sig.na Du Boys che gli aveva inviato la bibliografia da lei scritta dell'Abbé Hetsch.].
Oratoire de SaintFrançois de Sales, Turin, 2 mars 1885.
MADEMOISELLE (Du Boys)
Je vous remercie de m'avoir adressé votre bel ouvrage sur la vie de monsieur Hetsch;
c'est d'un travail consciencieux et important. Je vous remercie surtout d'avoir consacré votre
talent et vos veilles à faire connaître une âme si pleine d'élévation et de puissance, si riche de
tous les dons de la nature et de la grâce.
Monsieur l'abbé Hetsch est l'un des rares éducateurs de la jeunesse qui ont su
comprendre le sens véritable de leur noble mission et l'esprit qui doit présider à son
accomplissement.
Il ne s'agit pas en effet seulement d'arriver à plier une jeune âme sous les lois sévères
d'une discipline rigoureuse et à charger un jeune esprit d'un bagage scientifique et littéraire
plus au moins complet; il faut, avant tout, sous peine de n'obtenir que des résultats
éphémères, il faut obtenir que l'enfant se porte de luimême et joyeusement au travail et à
l'exercice des vertus. Il faut développer en lui, tout en le dirigeant et le réglant, cet esprit
d'initiative et de travail personnel, qui seul peut donner â l'homme d'atteindre toute la valeur
dont il est capable, et de rendre tous les services que l'on est en droit d'attendre de lui.
Pour cela, la douceur est une voie bien plus sûre que la contrainte! Il faut toucher et
convaincre en s'adressant au coeur et à la raison.
Il faut produire l'amour du travail avec le sentiment du devoir et de la responsabilité
personnelle, en leur donnant à l'un et à l'autre la piété pour sauvegarde et pour appui.
Voilà ce que monsieur l'abbé Hetsch a su faire et ce que vous avez su fort
heureusement nous montrer.
Disciple de monseigneur Dupanloup, dont il appliquait les idées en leur imprimant son
cachet personnel, l'abbé Hetsch a réalisé, sous l'inspiration du grand Évêque, une oeuvre qui
mérite d'avoir sa place dans l'histoire de l'éducation chrétienne.

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Recevez, mademoiselle, l'assurance de ma respectueuse reconnaissance pour vous et
toute votre honorable famille.
J'ai l'honneur d'être
Votre trèsobéissant serviteur
Abbé J. Bosco..
juin - a. 8, nr. 6
78-79 Dom Bosco à Nice.
[Marzo-aprile, con cenno ai suoi discorsi].
BS spagnolo (Almagro): agosto 1885, p. 86s [traduzione]
[…] Dom Bosco, à son tour, parle de la première entrevue qu'il avait eue avec M. de
Montigny, de la sympatique réception dont il avait été l'objet, peu après, lors de son voyage
dans la home du Nord. Il rappelle non sans émotion les témoignages d'affection qu'on avait
prodigués au pauvre Dom Bosco, l'empressement charitable qu'on avait eu pour ses oeuvres,
et la protection qu'on accorde présentement à l'orphelinat St.Gabriel.
Cette ardente charité, ajoutetil, me touchait vivement. Je ne savais comment en
témoigner ma reconnaissance. J'exposai tout simplement au Saint
Père, lors de mon dernier voyage à Rome, ce que j'avais va et fait dans cette ville si
chrétienne.
Le St.Père, qui sait lui aussi combien les catholiques de Lille se distinguent par leur
charité et leur attachement au St.Siége, voulut bien donner alors un témoignage de sa
bienveillance paternelle à ces ardents catholiques et en particulier aux bienfaiteurs de nos
œuvres en accordant à celui qui nous appela le premier et se montre notre plus ferme
collaborateur, à monsieur Alfred de Montigny, le titre de Comte Romain, titre qui pourra se
transmettre â ses descendants et sera un témoignage perpétuel de l'amour du St.Père pour
les oeuvres catholiques et charitables.
[…]
juillet - a. 8, nr. 7
81-84 Notre Dame Auxiliatrice.
[La festa di Maria Aus. a Torino e il discorso di DB, p. 82-84].
Traduzione del BS italiano: luglio 1885, p. 94s
1886
janvier - a. 9, nr. 1
1-7 Lettre de Dom Bosco aux Coopérateurs et aux Coopératrices.
[Opere compiute nel 1885; progetti per il 1886].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1886, p. 1s
juin - a. 9, nr. 6
65-70 Voyage de Dom Bosco en France et en Espagne.
[Con qualche parola di DB].
Altra versione sul BS italiano: giugno 1886, p. 67s
[…]

21.10 Page 210

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210
La voiture de madame la marquise de Constantin l'attendait. Dès qu'il parut, son
arrivée fut annoncée à la Reine qui vint aussitôt à sa rencontre, et le reçut avec une grande
affabilité. Elle lui demanda des nouvelles des enfants et de ses maisons; et le pria de s'occuper
du Wurtemberg. Elle le regardait avec émotion, et lui demanda s'il n'avait pas besoin de
quelque chose. D. Bosco répondit que voyant S. M. pour la première fois, il ne voulait pas lui
demander de faveurs, et comme elle insistait, Dom Bosco lui expliqua ce qu'étaient les
Coopérateurs salésiens. C'est précisément ce que je voulais, ditelle, faitesmoi Coopératrice
salésienne. L'entretien avait duré trois quarts d'heure. De nombreuses voitures étaient
arrivées et tout le monde attendait. Dom Bosco dit qu'il se disposait à aller à Barcelone, la
Reine lui dit qu'elle ne voulait pas le retenir plus longtemps, et, en le congédiant, elle ajouta :
« Je vous remercie, bon Père. de la bénédiction que vous avez apportée dans ma famille. Je
ferai connaître bientôt tout cela à mes parents, et je vais noter sur mon carnet le jour et
l'heure d'une si précieuse visite. » Puis la Reine voulut accompagner ellemême D. Bosco
jusqu'à l'antichambre.
[…]
L'enthousiasme et les applaudissements de l'assemblée, composée d'environ 2000
personnes, suivirent les paroles du secrétaire. Dom Bosco répondit par un beau discours pour
remercier les généreux catholiques de Barcelone de l'honneur qu'ils lui faisaient, et de leur
charité envers la maison des Talleres Salesianos. Il parla en italien, mais sa parole claire et
vibrante fut entendue et comprise par tout le monde. Lorsque la séance fut levée, il eut grand
peine à se dégager de la foule nombreuse qui l'entourait; tous voulaient lui baiser la main et
recevoir sa bénédiction : ce ne fut qu'à la nuit déjà avancée qu'il put retourner à Sarriá.
Nous ne pouvons passer sous silence la Conférence faite aux Coopérateurs le 30 avril.
[…]
Après le chant de quelques motets, D. Bosco s'avança jusqu'à la balustrade, et dit qu'il
voudrait avoir une voix aussi puissante que celle des trompettes dont il est question dans la
Sainte Ecriture, pour se faire entendre et remercier les catholiques de Barcelone de leurs
démonstrations de foi, de religion, de charité et de sympathie; il annonça que le lendemain il
célèbrerait la sainte Messe dans la même église pour toutes les personnes présentes. Il dit
qu'il avait reçu de Rome dans la journée un télégramme envoyant une bénédiction spéciale du
Saint Père pour tous les bienfaiteurs des rouvres salésiennes à Barcelone, et pour tous ceux
qui étaient présents à la Conférence. Mgr. l'Evêque vint luimême à la balustrade auprès de
Dom Bosco, et répéta ses paroles en langue espagnole, puis ayant revêtu les ornements
pontificaux, il donna la bénédiction assisté d'un nombreux clergé composé de tous les
chanoines en grande chape. On chanta ensuite le beau choeur de Rossini La Charité, et l'on
termina par la récitation du De profundis pour le repos de l'âme des Coopérateurs défunts.
[…]
M. le Président de la Société de St. VincentdePaul se présenta ensuite devant Dom
Bosco avec onze autres messieurs, et lui dit : Pour perpétuer le souvenir de vota venue parmi
nous, ces messieurs se sont concertés et ont décidé j d'un commun accord de vous céder
leurs droits de propriété sur le mont Tibi Dabo, afin que lo sommet, qui menaçait de devenir
un foyer d'impiété, soit consacré an Sacré Coeur de Jésus par i l'érection d'un sanctuaire en
son honneur; afin que se conserve inébranlable parmi nous cette religion que vous prêchez
avec tant de zèle, et que vous pratiquez d'une façon si exemplaire; cette religion qui est le
plus noble héritage que nous ont transmis nos pères.
Dom Bosco profondément ému répondit: Je suis confus de cette preuve nouvelle et
inattendue que vous me donnez de votre religion et de votre piété; je vous en exprime toute
ma reconnaissance. Mais sachez qu'en cet instant vous êtes les instruments de la divine
Providence, et que vous préparez l'accomplissement de ses desseins insondables. Lorsque j'ai
quitté Turin pour m'acheminer vers votre pays, je pensais intérieurement : maintenant que
l'église du Sacré Coeur de Rome est bientôt terminée, il me faudra trouver quelque autre
moyen d'honorer ce divin Coeur et de propager cette dévotion salutaire. Et il me sembla
qu'une voix intérieure me tranquillisait, en rire persuadant que je trouverais ici la satisfaction
do mes désirs : cette voix me disait : Tibi dabo. D. Bosco, interrompu par ses propres larmes
et par celles des assistants, continua ainsi : Oui, messieurs, vous êtes les instruments de la

22 Pages 211-220

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22.1 Page 211

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211
divine Providence; avec son aide, j'espère que bientôt le sommet de ce mont verra s'élever au
Sacré Coeur de Jésus un somptueux sanctuaire, où les âmes trouveront toute commodité
pour s'approcher des Sacrements, et qui rappellera éternellement votre charité et votre
dévonement à la religion catholique, dont vous m'avez donné tant et de si magnifiques
preuves.
[…]
août - a. 9, nr. 8
86-88 La fête de S. Jean-Baptiste.
[Discorso di DB l'11 e il 15 luglio 1886, p. 87-88].
Traduzione del BS italiano: luglio 1886, p. 87
1887
janvier - a. 10, nr. 1
1-9 Lettre de D. Bosco à ses Coopérateurs et Coopératrices.
[Opere compiute nel 1886, e da compiere nel 1887].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1887, p. 1
avril - a. 10, nr. 4
37-39 Lettre de Dom Bosco aux Coopérateurs Salésiens
[Torino, 1 marzo 1887.]
Traduzione del BS italiano: aprile 1887, p. 37
novembre – a. 9 (sic), nr. 11
132-133 Le pèlerinage des ouvriers français à Rome. Trois heures à Turin.
[13 ottobre. Brevi parole di DB, e discorso di Don Rua a suo nome].
Traduzione del BS italiano: novembre 1887, p. 137
1888
janvier - a. 10 [(sic), per tutto l'anno], nr. 1
1-6 Lettre de Dom Bosco aux Coopérateurs Salésiens.
[Opere compiute nel 1887 e progetti per il 1888].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1888, p.1
février - a. 10, nr. 2
15-16 Nouvelles de Dom Bosco.
[Parole di DB, p. 15].
Traduzione del BS italiano: febbraio 1888, p.15
avril - a. 10, nr. 4
42-57 Journal de la maladie de Dom Bosco.
[Di D. Viglietti, dal 2 dic. 1887 al 31 gennaio 1888, con le parole di DB dal 4 dicembre 1887 al 30 gennaio
1888].

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Traduzione del BS italiano: aprile 1888, p. 38ss
juin - a. 10, nr. 6
75-76 Les sentiments de Dom Bosco envers le Pape.
[Scritto di DB in occasione delle nozze d'oro di Leone XIII, in data Torino 18 gennaio 1887].
Traduzione del BS italiano: maggio 1888, p. 62

22.3 Page 213

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SEZ. III - BOLLETTINO IN LINGUA SPAGNOLA
1) Almagro (Buenos Aires, 1881-1887)
1881
octubre - a. 5, nr. 10
6-7 Los hijos primogénitos haciendo corona al adorado padre.
[Parole di DB].
Altra stesura sul BS italiano: agosto 1881, p. 15
Mi alma en estos momentos, dijo el P. Bosco, rebosa de contento y consuelo.
Vuestra vista despierta en mi mente dulcísimos recuerdos y gratas esperanzas. ! Oh
cuanto deseara que se acortasen las distancias, se desvaneciesen las dificultades para que
todos los que de lejos participan de esta solemnidad, hallandose aquì presentes, pudieran una
vez mas ver manifiesto en mis labios, el amor que les profeso y hartar con su presencia el
deseo que tengo de verlos y bendecirlos ! Agradezco con toda el alma las generosas ofrendas
que habeis depuesto á mis piés y os aseguro que contemplo en ellas los mas sinceros y
cordiales afectos. Admito vuestros entusiastas y sentidos vivas, acojo vuestros votos y
felicitaciones y compadezco las exageraciones, con que habeis ensalzado mi humilde
persona; pues no érais vosotros los que asi hallabais, eran vuestra enardecida y ardiente
gratitud.
Tomando en seguida márgen de un pasaje del discurso del Teólogo Novara, que se
referia á un diario que tachaba de ignorantes á los discipulos del Oratorio, prosiguió:
« Pocos años ha, una persona, cuyo nombre no quiero pronunciar aquí, en una relacion
que dirigia á Roma, motejaba á los Salesianos de zotes é ignorantes. Era necesario desvanecer
tal acusacion; echóse mano de registros y con documentos auténticos y rubricados se ha
demostrado que, sobre los 200 individuos que componen el cuerpo enseñante de la
Congregacion, mas de 180 tienen el correspondiente diploma gobernativo; pues unos en la
Universidad de Turin, otros en las aulas de los Liceos y Colegios nacionales alcanzaron, en
públicos exámenes, el titulo para su correspondiente cátedra. Enviada tambien á Roma esta
respuesta, acompañada de tales documentos, fué remitida al acusador el cual, por único
desagravio, contestó que no debia nadie extrañar que contra la sociedad Salesiana con tantos
doctores y maestros pues no estaban admitidos en ella á los de tardo ingenio, y precaria
salud. ¡ Palmaria contradiccion y luminoso testimonio de la verdad !
Por lo dermis yo no quiero que mis hijos sean enciclopédicos, no quiero que mis
carpinteros, herreros y zapateros sean ahogados, y los tipógrafos, encuadernadores y libreros
disputen altamente de filosofía ó de teologia; mucho menos aun quiero convertir mis
maestros y profesores en despulmonados políticos, como si lo destinara al ministerio ó á la
diplomacia. Cuando un profesor posee la ciencia suficiente para bien dirigir é instruir á sus
discípulos, cuando un Sacerdote, sometiéndose á los correspondientes exámenes, es juzgado
hábil para ejercitar el sagrado ministerio, cuando un maestroescuela conoce suficientemente
su oficio, yo no tengo reparo en confiarle una cátedra, una escuela, un taller, para que
consumen en provecho de la desamparada niñez, los conocimientos que con su estudio han
adquirido. Sí esto da el mundo en llamar ignorancia, llámelo enhorabuena, yo para mi sé decir
que, la Religion y la Sociedad lo aprueban, lo alientan y lo favorecen.
Arreglemos piles, por las santas máximas del Evangelio nuestra conducta, fijemos en el
cielo nuestros ojos y despreciemos las lenguas malditas de los difamadores y las plumas
venales de los viles calumniadores.
Amigos míos queridísimos, permitid que en este afortunado instante, yo llevando
vuestro pensamiento á los años de vuestra infancia y haciendo uso de la autoridad que
entónces sobre vosotros tenía, diga á vosotros, señores seglares, que si quereis llenar de
verdadero consuelo este pobre corazon que late en mi pecho, sigais siendo, como lo sois, la

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flor de la sociedad; vuestra caridad resplandezca siempre radiante, vuestra ilustracion sea
faro que alumbre á los pueblos y vuestra conducta sea un poderoso antídoto contra la
desmoralizacion de la época. Vosotros, ó Sacerdotes, recordad que JesuCristo os llama sal de
la tierra y luz de los pueblos; alimentad con la palabra divina la porcion del rebaño de Cristo,
que os ha sido confiada y en vuestros Sacrificios Sacrosantos, acordaos tambien del que
tanto, tanto os ama. »
noviembre - a. 5, nr. 11
1-3 El dia de la Asunción de Maria SS. y el 66 cumpleaño del P. Bosco.
[Brani testuali delle parole pronunziate da DB].
Traduzione con varianti del BS italiano: settembre 1881, p. 2
1882
febrero - a. 6, nr. 2
1-6 La diócesis de Casale-Monferrato y la primera conferencia de los
cooperadores.
[Discurso del P. Bosco (p. 2-4)],
Trad. parziale del BS italiano: dicembre 1881, p. 3s
marzo - a. 6, nr. 3
1-2 El sacerdote Juan Bosco a sus cooperadores y cooperadoras.
Riduzione dal BS italiano: gennaio 1882, p. 1s
Un articulo de nuestras instituciones prescribe que una vez por año se haga á los
Cooperadores una relacion de todas las obras que se emprendieron y llevaron á cabo durante
el curso del mismo año.
Con suma satisfaccion de mi alma vengo á cumplir con esta ordenanza, porqué tendré
de este modo la ocasion de claros las mas sentidas gracias por la caridad con que hasta ahora
me habeis socorrido, y podré unirme á vosotros para bendecir al Señor que tan
admirablemente nos ha favorecido.
Las ciento y mas Casas, Colegios, Hospicios, Oratorios etc, que anduvimos abriendo en
los años anteriores, estuvieron en el presente llenos á mas no caber de niños; mas de ochenta
mil niños recibieron una instruccion y educacion cristiana atendiendo unos al estudio mientras
otros se aplicaron á un arte ú oficio, y todos tuvieron proporcion de aprender á vivir segun las
maximas del Evangelio y de la civilizacion cristiana.
Muchas casas se ampliaron de modo que pulieron hasta triplicar el número de los niños
internos, proporcionando asi á muchos padres el consuelo de colocar en ella á los própios
hijos; favor que nos suplicaban hasta las lágrimas.
El hospicio de S. Leon en Marsella se puso en tales condiciones, que ahora puede
contener comodamente á mas de cuatrocientos pupilos; él de Niza Marítima se ensanchó
notablemente, y se le dotó de capilla de que carecia; lo mismo se hizo en Lucas Vallecrosia,
Cremona, Randazzo, Spezia, Villa Colon, Patagones y S. Carlos en Almagro.
Pero lo que particularmente me es grato poderos manifestar es que, en el pasado año
se abrieron doce casas nuevas.
En Utrera, cerca de Sivilla, el diez de Febrero se abrió una casa con una magnifica
Iglesia, consagrada á Maria SS. del Carmen.
En Florencia, Faenza, Cormagnola, Visone, Nichelino y Fontanile se fundaron otros
institutos de instruccion religiosa y científica.

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215
Las hermanas de María Auxiliadora abrieron tambien los Oratorios y Colegios de
Sanpierdarena, Marsella, Trecastagni, de Secilia y San Isidro, en esta República.
En Montevideo, Paysandú, Las Piedras y La Paz se abrieron otros Oratorios y Escuelas.
El P. José Fagnano pudo tambien recoger ópimus frutos de sus excursiones a desierto
de Patagonia; instruyó y bautizó á ciento cincuenta indios y espera propagar el reino de
Jesucristo entre aquellos pobres indígenas.
Todas estas obras solo son las guirnaldas que tejen la coronado otras aun mayores.
La magnifica Iglesia de S. Juan Evangelista, monumento de los Cooperadores
Salesianos al inmortal Pio IX, está concluida; los pintores le están dando la última mano y no
dudamos de afirmar que llega á ser uno de los mas acabados Templos de Turin.
El templo colosal del Sagrado Corazon de Jesús en Roma ya irgue su majestuosa
fachada sobre las casas que lo rodean demostrando, desde ahora, lo que llegará á ser
mediante el favor do Dios y la caridad de los Cooperadores.
Concluyo la presente agradeciéndoos de todo corazon la decidida proteccion que
hasta la fecha tan generosamente me habeis prestado. Prometo que diariamente en todas
nuestras casas se elevarán al cielo férvidos ruegos para atraer sobre vosotros y sobre
vuestras familias las mas dulces bendiciones.
El ruego de la inocencia halla facil acceso á los oidos de la soberana majestad del
Eccelso; y los millares de niños que, elevando á Dios sus sencilles corazones, piden
diariamente por vosotros no pueden menos que ser atendidos. Seguid pues en vuestra
generosa caridad y seguro tendreis el premio en la vida y en la eternidad.
Deseándoos todas las felicidades para el año en que hemos entrado, tengo el alto
honor de profesarme con la mas profunda gratitud.
De vosotros beneméritos Cooperadores y benemeritas Cooperadoras.
Muy obligado Servidor Sac. Juan Bosco
2-3 Conferencia de los Cooperadores de San Nicolás de los Arroyos
[Lettera di DB a Domenico Tomatis, 21/12/1881. Cf. ASC A1810324]
Mi Querido D. Domingo Tomatis.
« He recibido la generosa ofrenda de 61500 ps m/c. que nuestros fervientes
Cooperadores de S. Nicolás han enviado á Italia para activar los trabajos de la Iglesia y del
Hospicio del Sagrado Corazon en Roma. Una ofrenda tan generosa, hecha por cristianos, en
su mayor parte nuestros compatriotas, que moran tan lejos de su patria, merecía por cierto,
que yo hiciera de ella particular relacion al Padre Santo. que confió la construccion de aquellos
edificios al celo de los Cooperadores Salesianos.
Su Santidad oyó con gran placer mi relacion, alabó la grande ofrenda, la caridad de los
oblatores y concluyó diciendo: «Agradeced en mi nombre á aquellos buenos y queridos hijos
de la Iglesia Católica; yo les bendigo á todos como tambien á sus familias, é intereses. y
concedo á todos una indulgencia plenaria que podrán lograr el día que se acercáran á la Santa
Comunion.»
Me es sumamente grato poder comunicar estas benévolas expresiones del Sumo
Pontifice á esos amigos y generosos Cooperadoras; estoy cierto que el Sagrado Corazon de
Jesus, que es manantial inagotable de gracias y favores, les concederá el céntuplo en esta
vida misma, como es de fé, y el verdadero premio en la vida futura.
Si por acaso alguno de esos benemeritos Señores tuviera que venir á Italia, yo desde
ahora le ofrezco las casas de la Congregacion y le ruego quiera servirlo de ellas como si fueran
suyas propias.
Deseo dés á todos un recuerdo cordial y me encomiendes á sus poderosas plegarias; yo
no los olvidarè jamás en el Sacrificio de la S. Misa.
Tu Afmo Amigo

22.6 Page 216

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216
Sac. Juan Bosco.
mayo - a. 6, nr. 5
6-8 El P. Bosco en Tolosa.
[Cenno alle parole di DB].
Traduzione del BS italiano: marzo 1882, p. 42
julio - a. 6, nr. 7
4-6 La conferencia de los Salesianos en Roma y un discurso dell’Emo Cardenal
Alimonda
[Riassunto delle parole di DB]
Traduzione del BS italiano: giugno 1882
6-8 Conferencia de los cooperadores en Luca.
[Discorso di DB].
Traduzione libera del BS italiano: maggio 1882, p. 80
[...] Con su natural sencillez el P. Bosco desarrolló clara y elocuentemente muchos
pensamientos cuyo resúmen queremos poner en conocimiento de nuestros lectores.
En esta circunstancia podria yo tratar un punto moral pero prefiero daros una sucinta
deseripeion de las obras á las que prestais vosotros vuestra decidida proteccion. La
Congregacion Salesíana educa en tres colegios á varios millares de niños, quienes mediante el
estudio ó el aprendizage de las artes liberales aprenden el modo de ganarse honestamente la
vida. Deseo que lo sepais todo á fin de que conoscais donde van á parar vuestras ofrendas.
Estais en vuestro derecho cuando pedis cuenta de vuestros bienes. Vuestras ofrendas tienden
á preparar á la civil sociedad buenos cristianos, fieles soldados, maestros ejemplares íntegros
majistrados y virtuosos sacerdotes. Los oficiales y maestros Salesianos se hallan hoy dia
desempeñando su noble mision en muchas naciones de Europa y América, hasta la Patagonia
está por recibir en su seno una escuela de artes y oficios que juntamente con el oficio
enseñará á aquellos infelices la saludable ley del Evangelio. Pero para ceñirme únicamente á
las cosas que mas directamente nos tocan; diré: que el Oratorio de S. Cruz establecido en esta
ciudad ya ha prestado y está llamado á prestar grandes beneficios. Dos apios ha ansiabais
escuelas, talleres y máquinas de trabajo, cosas todas que ahora poseeis. Mas de 160 niños que
antes vagaban por esas calles faltos de educacion é instruccion ahora la tienen abundante y
gratuita, con todas las comidades de cumplir con sus deberes religiosos. Nuestras clases
estan literalmente llenas de suerte que el número de los pupilos no puede aumentarse por
falta de local. Nos lastiman el corazon las continuas peticiones de muchos padres á quienes
nos vemos forzados á contestar: tengan Vs. paciencia, tenemos el establecimiento lleno, no
hay lugar ni siquiera para uno mas. No cabe pues obra mas útil que abrazar, instruir y educar á
los niños desamparados. Educando á los niños se depara á la sociedad buenas jeneraciones,
dejándolos abandonados tendremos hombres desenfrenados, ladrones, viciosos y perversos.
Los numerosos niños que aqui veis crecer contentos y felices, por medio de sus superiores se
os presentan ahora en actitud suplicante pidiéndoos un pedazo de pan para alimentarse, un
vestido para cubrirso, un libro para instruirse; si se lo negais, si los dejais abandonados
vagabundos y errantes por esas calles y en esas casas de desmoralizacion, ellos golpearán un
dia, quizas no lejano, á la puerta de vuestras casas pidiendo con el hacha incendiaria ó con la
espada vuestros dineros cuando no vuestra vida. Este establecimiento necesita hoy dia
vuestra proteccion, vosotros podeis venir en su socorro de mil maneras; comestibles, trajes,
libros, papel, útiles de clase ó de taller etc. etc. de todo carecemos. Niños hay que carecen de
un traje para cubrirse mientras que el vanidoso guarda allá cerrados en sus roperos multitud
de vestidos que muy poco ó nada han de servirle para la eternidad, siendo así que ahora
pudieran cubrir la desnudez de muchos pobrecitos. Gracias á Dios abundan áun los buenos
cristianos que prefieren vestir al desnudo y al huérfano que guardar embaulados los trajes
que no usarán hasta otra estacion, tiempos que quizas no podran ver mas. Algunos pudieran

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objetarme; tenemos por las manos muchas obras y es imposible pensar eu otras. Entre los
católicos no hay obras mias ni tuyas. Todos somos hijos de Dios y de la Iglesia y por
consiguiente son comunes todas nuestras obras de caridad. Observo aqui que la obra que
confio ahora á vuestra proteccion no es obra del P. Bosco ni del Papa, es un beneficio para
vuestra ciudad, para vuestra patria. Los Salesianos solo se desvelan por la educacion de los
hijos del pueblo; nuestra clase, nuestros Oratorios, nuestro hospicio, está abierto á todos los
pobres sin distincion alguna; es pues vuestra ciudad la que goza de los frutos de nuestra
institucion. Pero ¿como hacer? Los impuestos son numerosos y gravísimos, todos piden, es
imposible atender á todos. No se me ocultaba vuestra observacion pero yo replico. Vuestros
bienes provienen de Dios, él os dispensa á larga mano cuanto poseeis, pero esta es su
voluntad: Quod superest date eleemosynan. No discuto ahora si sea este un precepto ó un
consejo tan solo, me basta recordar que Dios tiene cerrado el paraíso al que no da el
supérfluo de sus bienes al hermano que los necesita. Es muy terminante aquella sentencia del
Salvador: es mas hacedero que pase un camello por el ojo de una aguja que franquee las
puertas del paraíso el rico avariento y codicioso. Permitidme que resuelva con vosotros un
sencillo problema. Uno que gane anualmente 1000 francos y que pueda vivir honestamente
con 800 es muy claro que los 200 que sobran se relacionan con el precepto; date
eleemosynan. Pero una necesidad imprevista, un malogro en las cosechas, un mal contrato.
Pero contesto yo tambien ¿Quien os garante la existencia hasta entonces? A mas el Señor que
os llena ahora de benetcios y toda clase de bienes ¿ como os ha de faltar en vuestra cuenta si
permaneceis fieles á sus preceptos y acatais sus consejos? Yo tengo para mi que roba al Señor
el que pudiendo no hace limosna, y me espanta la sentencia harto terrible de San Pablo:
Regnum Dei non possidebit, no tendrá parte en el reino de Dios.Pero mi casa está
desmantelada necesito renovar mis vajillas ya malgastadas y de mal gusto Permitidme
penetrar por un instante en vuestras casas. Veo allá cubiertos y tazas muy preciosas, acá una
mesa entallada con primor, allí una alfombra vistosa y de buena calidad ¿Que necesidad pues
de renovarlos? Acaso valen mas los pavimentos y las paredes, que los cuerpos de tantos niños
miembros de Jesucristo y templos vivos del Espíritu Santo? Objetos de oro y plata brillan en
nuestras casas mientras que la desnudez so ostenta á vuestros ojos y ¿podeis permanecer
indiferentes? Aquellos objetos son recuerdos de nuestros queridos parientes¿ Acaso reparan
en eso ladrones y salteadores de caminos? Desprendeos pues de esos objetos entre los
pobres y de su precio tendreis seguras prendas para el paraíso ¿Y aquella gabeta
hermeticamente cerrada se pudiera abrir.? ¿No encierra nada de importante?
Hoy me he vuelto curioso, abridla ¡Que friolera! ¡ Algunos millares de napoleones, de
libras esterlinas! Las guardo para el caso de enfermedad. Mi vecino me es molesto en
extremo, su chimenea me hace sombra, quiero comprar su casa, mejorar mi habitacion y
ensanchar mi jardincitoEsto raya en lo supérfluo y por consiguiente debeis posponerlo á la
limosna segun el precepto de Jesucristo. ¿No lo haceis as¡? ¿preferis guardar vuestros tesoros?
dueños sois, tened entendido que vuestras sedas suministran al demonio abundante materia
para tejer los dogales que oprimirán para siempre vuestras gargantas y vuestros metales
servirán para fraguar las llaves que os han de abrir los abismos del infierno. Si os espanta
tamalla desventura ¡mitad al glorioso S. Lorenzo, sed jenerosos con los pobres. Haciendole asi
deponeis vuestras riquezas en manos de los ángeles que formaran con ellas la brillante llave
que os abrirá las puertas del cielo.
setiembre - a. 6, nr. 10
7-8 La fiesta de la gratitud.
[Parole di DB].
Traduzione del BS italiano: luglio 1882, p. 122
noviembre - a. 6, nr. 11
5-8 Tierno espectaculo de amor filial.
[Parole di DB].
Traduzione del BS italiano: settembre 1882, p. 149

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218
1883
enero - a. 7, nr. 1
8 Súplica del P. Bosco a S.S. Pio IX
[Turin, 4 marzo 1876.]
Traduzione dal BS italiano: novembre 1877, p. 4
marzo - a. 7, nr. 3
25-28 El P. Bosco a los cooperadores y cooperadoras.
[Opere promosse nel 1882 e programma del 1883].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1883, p. 1
julio - a. 7, nr. 7
86-88 Noticias del Padre Bosco.
[Sue parole nel viaggio in Francia. - Versione spagnola da «L'Unità cattolica»].
Traduzione del BS italiano: giugno 1883, p. 87
90 sor Maria Maddalena Martini
[Lettera di DB]
BS italiano: settembre 1883, p. 151s [prob. traduzione]
Querida Hija en Jesucristo,
Con su ingreso en la Casa de Mornés ha dado al mundo un reto y un bofeton tan
ruidoso que, avergonzado este de su derrota, azuzó contra su persona las iras del demonio
enemigo feroz de nuestras almas. Oiga Vd. á la voz de Dios que la llama á salvacion por una
senda llana y fácil, y arroje de sí toda sugestion diabólica.
Lejos de entristecerse, gócese Vd. de las tentaciones e inquietudes que experimenta;
pues el camino de las adversidades y sinsabores nos lleva á Dios. Si en su nuevo estado
hubiera Vd. disfrutado contínua alegria y satisfaccion, persuádase, en ellas irían ocultas las
asechanzas del demonio. No olvide nunca que:
1° Para ir á la gloria no hay mas camino que el de los grandes sacrificios.
2° Nunca estamos solos en la lucha, sino nos acompaña siempre Jesús; y S. Pablo nos
asegura que con el auxilio de Jesús nos hacemos invencibles.
3° El que deja á su patria, parientes, amigos etc. y sigue a Jesús, se acumula en el cielo
un tesoro que nadie le podrá arrebatar jamás.
El premio y compensacion que en el cielo nos aguarda, ha de impelernos á tolerar y
sufrir cualquier cosa en esta vida para lograrlo.
Tenga Vd. buen ánimo, Jesús está á su lado; cuando la visiten sinsabores y espinas,
juntelas á las que constituian la corona de Jesús y viva en paz.
Diariamente yo la tengo presente en el Smo. Sacrificio de la Misa para encomendarla á
Dios, y no olvide Vd. tampoco al que en Jesucristo es y será siempre su
Humil.mo. Servidor
P. Juan Bosco
agosto - a. 7, nr. 8
96-100 El P.Bosco en Paris

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[Parole di DB all’Asilo di Saint-Gabriel, da La Vraie France de Lille, p. 100]
[...] el P. Bosco tomó la palabra. Con un acento de sinceridad al que seria imposible
resistir y con pensamientos sublimes expresados sin arte y artificios, él se declara indigno y
tosco instrumento en manos de la Providencia, se entrega á discreccion de los que solicitaron
su obra, y recompensa la confianza de los que le admiran, con elegios que por salir de sus
labios tienen inmenso valor. Felicita enseguida á los fundadores, y administradores del Asilo,
encomia particularmente á las Hermanas, verdaderas hijas de San Vicente de Paul, héroe y
acabado modelo de la caridad cristiana.
... Yo admiro las obras de vuestras manos, añadió, no vengo á destruirlas sino á
mejorarlas, si me es dable, mediante vuestra cooperacion y vuestro apoyo. Acaba por invocar
la bendicion de Dios sobre sus oyentes y sus familias.
[...]
100-102 Regreso del P. Bosco a Turin y conferencia a los Co[o]peradores
salesianos.
[Riassunto del discorso di DB. Trad. dall’Unità Cattolica].
Altra stesura del BS italiano: luglio 1883, p. 103
[...]
el P. Bosco subió á una pequeña tribuna para saludar y contestar en general á las mil
preguntas que le hacia aquel rebaño casi enagenado. Sonriéndose como siempre, tomó entre
las manos el sombrero francés y mostrándolo á sus oyentes dijo: « En viéndome con este
sombrero, quisaz no vaya á creer alguno que el P. Bosco ya no sea él de una vez. ¡Oh! eso no,
yo soy siempre el mismo, siempre vuestro afectosísimo amigo, hasta que Dios me conceda un
hilo de vida. Estando en Francia no os he olvidado nunca; diariamente rogaba por vostros,
recibia y leia con placer vuestras cartas y mas de una vez, he experimentado en mi persona la
eficacia de vuestras plegarias. Despues de cuatro meses de ausencia me es imposible
expresaros la satisfaccion y el consuelo que experimento en hallarme nuevamente entre
vosotros que sois mi gozo y mi corona. Es mi deseo que el 5 junio celebremos todos juntos
con suma pompa y solemnidad la fiesta de Maria Auxiliadora que, cual madre cariñosa nos ha
favorecido con inmensos favores, en todo este viage do los cuales no es pequeña la porcion
que os toca. Tengo mucho que deciros y muchas incunbencias que haceros; pero no puedo
hacerlo por ahora; tengo que presentarme á Maria Auxiliadora y celebrar la Santa Misa á su
altar para agradecerle la celestial proteccion que me ha dispensado.
En pronunciando estas últimas palabras el Buen Sacerdote se conmovió, arrasáronse
sus ojos y gruesas lágrimas echáronse á rodear sobre sus mejillas; su gratitud para con Dios y
Maria Santísima por los beneficios recibidos le arrancaban aquellas lágrimas que quizaz no
valieran á arrancarles los mas difíciles trances de la vida. [...] A pesar de estar rendido de
cansancio el P. Hosco habló á los que él llama sus amigos, por 50 minutos. En su discurso,
sencillo, y llano pero lleno de celo y caridad, demostró que, en los tiempos en que vivimos, la
buena educacion de la niñez y de la juventud para devolver á las naciones probos ciudadanos
y buenos cristianos, debe ocupar el primer lugar entre los obras piadosas. Alabó el empeño
con que los buenos en muchas partes y especialmete en la religiosa Turin se dedicaron al
logro de un fin tan santo; manifestó con celestial complacencia el incremento y el desarrollo
que en pro de la juventud van tomando las obras salesianas, ó historiando rapidamente su
viage á Francia, dijo que la Sociedad de los Cooperadores Salesianos gozaban en el clero y en
el pueblo de aquella Nacion las mayores simpatías; y que todos á una la juzgaban como medio
fácil y eficaz para proporcionar á la juventud, especialmente á los pobres y desamparados, los
incomparables beneficios de una buena educacion y cristiana enseñanza ó aprendisaje.
Despues de recordar las promesas infalibles del Señor á los que benefican á los niños y
exponer algunos medios con que un Cooperador, sin salir del seno de su familìa ó de los
límites de su parroquia, puede muy bien llenar su mision el P. Bosco invocó sobre los oyentes
y sus familías las bendiciones de Maria Auxiliadora; y acabó su tiernísima alocucion
asegurando al auditorio que él y todos sus educandos, por intercesion de su Maria jamás
cesarán de pedir á Dios que, al acabarse nuestra peregrinacion en este valle de lágrimas
hallemos abiertas las puertas del cielo para ingresar en él y vivir con Dios eternamente.

22.10 Page 220

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220
[...]
octubre – a. 7, nr. 10
124-126 El P. Bosco en Frohsdorf al lado del Conde de Chambord
[DB riferisce sulla sua visita al Conte di Chambord].
Traduzione del BS italiano: agosto 1883, p. 130
diciembre - a. 7, nr. 12
145 El cumpleaño del Padre Bosco (Traducido de « Il corriere di Torino »).
[Cenno alle parole di DB].
[...] Acabada ya la funcion púsose de pié el P. Bosco, y con una tan breve como sen cilia
alocucion, agradeció las felicitaciones, votos, congratulaciones que le hicieran sus hijos y
amigos, prometió devolvérselos sino con tanto arte no sin igual sinceridad, y rogar al Señor
por cuantos se acordarán de su persona y de sus obras; y cediendo la palabra al P.
Costamagna que estaba á su lado, volvió á sentarse. [...]
1884
mayo - a. 8, nr. 5
49-52 Carta del P. Bosco a los cooperadores salesianos.
[Opere promosse nel 1883 e programma del 1884].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1884, p. 1s
julio - a. 8, nr. 6
80 Don Bosco.
[Intervista di DB pubblicata dal « Journal de Rome » e tradotta da «La voz de la Iglesia» nr. 55 del 1884].
El Journal de Rome publica el extracto de una entrevista que uno de sus redactores ha
celebrado últimamente con Don Bosco. De este extracto copiamos los siguientes párrafos
une ciertamente merecen ser conocidos.
Habla Don Bosco:
«La Iglesia, y particularmente las actuales generaciones, han sido especialmente
consagradas á la Virgen Santísima por el Soberano Pontífice.
La Virgen conoce las necesidades de nuestra época é inspira á sus hijos el deber de
contribuir con sus limosnas á la creacioa y sostenimiento de la obra mas necesaria
actualmente, la educacion.
No acabaría nunca si hubiese de dar noticia de todos los hechos que prueban esta
intervencion de la Virgen.
«Cuando la construccion de nuestra iglesia de Roma, me hallaba en Turin. Recibí aviso
por una carta de que mis hermanos necesitaban absolutamente, en un plazo de ocho dias, de
20,000 francos; carecia de fondos en aquel momento, y no sabia cómo hacer para dar
satisfaccion á mis hermanos.
«Se me ocurrió una idea. Dirigí una ardiente plegaria á la Virgen, y coloqué el asunto en
sus manos. Al dia siguiente recibí una carta de una persona desconocida, en la cual ésta me
decia que habia hecho voto de consagrar á la Virgen una suma de 20 mil francos, y que
colocaba esta suma á mi disposicion para que la empleara en nuestras obras.
«Otra vez, estando en Francia en casa de uno do mis amigos, recibí noticia de que uno
de mis establecimientos estaba á punto de perecer por falta de 70000 francos. Vivamente

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221
impresionado por esta noticia, pues me hallaba en la imposibilidad material de impedir este
fatal suceso, recorrí de nuevo á la oracion. Iba á acostarme, cuando entró un amigo y me dijo:
«Hace tiempo que dispuse en mi testamento de cierta cantidad á favor de vuestras obras, no
quiero esperar á morir para hacer el bien; hé aqui 70000 francos».
«Se podrá juzgar fácilmente de mi sorpresa. Enseñe á mi amigo la carta que tanto me
habia. atormentado, y él dijo:No es este un verdadero milagro? Os he dado exactamente la
suma que necesitábais.
No hay necesidad de decir cuales son las obras en que se ejercitan los hermanos de
Don Bosco, cuyo celo y virtudes son conocidos del mundo entero.
(La Voz de la Iglesia, N. 55 de 1884)
agosto - a. 8, nr. 8
85-89 Conferencia de los cooperadores en Roma.
[« Alocución del P. Bosco », p. 85-86].
Traduzione dal BS italiano: giugno 1884, p. 88s
setiembre - a. 8, nr. 9
103 Carta del P. Bosco al sr. presidente de la Asociación católica de Buenos
Aires.
[A José Manuel Estrada, Turin, 29 de julio 1884. Cf. ASC A1790502].
Distinguido señor:
Por intermedio del Sr. D. Tomás St. G. Armstrong he recibido con grandísimo placer el
programa del primer Congreso Católico Argentino, que tendrá lugar en Buenos Aires á
mediados del próximo mes de Agosto.
Esta noticia ha dado á nuestro corazón gran consuelo, al saber que en médio de la gran
decadencia de la moral cristiana y de la depravacion de las ideas religiosas y políticas se
levante unida una falanje de valerosos católicos, probos en la virtud, ilustres en la ciencìa para
combatir bajo el estandarte de la Iglesia, el espíritu malévolo del siglo que en los presentes
tiempos pretende sustituir d la fé divina, la humana ciencia, las tinieblas á la luz.
Congresos de esta naturaleza han producido ya en Italia frutos consoladores y han
contribuido en mucho á unir el laicismo con el episcopado y estrechado en un vínculo de santa
union toda la grey católica con la cabeza visible de la Iglesia, el Romano Pontífice.
El Santo Padre Leon XIII, conociendo cuanto bien pueden reportar estos Congresos
Católicos, los recomienda, los promueve y los bendice.
Ruego al Señor Nuestro Dios de todo corazon, quiera bendecir esa ilustre Asamblea; y
centuplique el número de esos valientes campeones defensores de la Iglesia y promotores de
la verdadera civilizacion. El dirija vuestros trabajos, haciendo fecundos sus frutos, uniendo á
todos los buenos católicos argentinos en un solo pensamiento, en una sola accion y
obediencia con los dignos Pastores de aquella República, especialmente con la lumbrera de la
Iglesia Bonaerense, el Ilustrísimo y Reverendísimo Arzobispo Dr. Federico Aneiros, el cual ha
sido el primero en aprobar y bendecir este Congreso.
Nosotros los Salesianos nos unimos de todo corazon á este ilustre prelado, al que
somos altamente deudores, habiendo sido llamados con apostólico celo á trabajar en la viña
del Señor en aquella ilustre República, considerada por nosotros como nuestra segunda
patria. En 1877 tuvimos el inefable placer de hospedarlo en nuestra casa de Turin, donde ha
dejado por cierto una querida é imperecedera memoria, y si los Turineses tuvieron ocasion de
rendirle sus honores, nosotros los Salesianos tuvimos motivos para amarlo, como lo amamos
y lo amaremos siempre como nuestro segundo padre.
Afectísimo en JesuCristo JUAN Bosco Presbítero.

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Oratorio de San Francisco de Sales. Turin, 29 de Julio de 1884.
octubre - a. 8, nr. 10
113-116 Alocución del P. Bosco a los cooperadores y cooperadoras de Turín.
[Conferenza tenuta a Torino il 23 maggio 1884].
Traduzione del BS italiano: luglio 1884, p. 94
noviembre - a. 8, nr. 11
127 Curiosa receta contra el colera.
[Parole di DB agli exallievi sacerdoti].
Brani tradotti dal BS italiano: agosto 1884, p. 114
1885
marzo - a. 9, nr. 3
21-24 El padre Juan Bosco a los cooperadores y cooperadoras.
[Opere promosse nel 1884 e programmi per il 1885].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1885, p. 1s [traduzione]
junio - a. 9, nr. 6
62-64 Difusión de los buenos libros. Carta circulár dirigida a todos los
salesianos y sus cooperadores por nuestro venerado fundadór Don Bosco.
[circolare ai Salesiani, ASC A1750411]
Sunto nel BS italiano: febbraio 1887, p. 13s
Turin Marzo 19, fiesta de S. José 1885.
Queridisimos Hijos en J. C.
Sabe el Señor cuán ardiente sea mi deseo de veros, hallarme entre vosotros, hablaros
de nuestros asuntos y consolarme con la mutua manifestacion de los secretos de nuestros
corazones. Por más que me pese, queridísimos hijos, la debilidad de mis fuerzas,‐‐‐los rastros
de mis antiguas dolencias y las necesidades apremiantes que me llaman á Francia, no me
permiten por el momento seguir el impulso de mis afectos para con vosotros. En la
imposibilidad de llegarme personalmente á vosotros lo hago por medio de esta carta, seguro
de que recibiréis con agrado la memoria continua que hago de vosotros, de vosotros que,
siendo mi esperanza, sois asimismo mi gloria y mi sosten. Deseoso por lo tanto de veros
crecer cada dia más en celo y méritos ante el acatamiento de Dios, no dejaré de ofreceros de
vez en cuando los medios que j uzgo más propios para la mayor fecundidad de vuestro
ministerio.
Entre estos el que, para la gloria de Dios y provecho de las almas, más
encarecidamente os recomiendo, es la difusion de buenos libros. No vacilo en calificar de
Divino este medio, porque de él se sirvió Dios mismo para la regeneracion del hombre Los
libros por Él inspirados llevaron por todo el mundo la verdadera doctrina. Fué su voluntad que
en todas las ciudades y aldeas de la Palestina existiesen algunos ejemplares de esos libros, y
que en los sábados se leyesen públicamente en las asambleas religiosas. En un principio esos
libros solo eran propiedad del pueblo Hebreo; pero á causa de haber sido llevadas cautivas á
Asiria y Caldea las tribus de Israel, la Sagrada Escritura fué traducida al idioma Sirocaldaico, y
de esta suerte toda el Asia central pudo leerla en su propia lengua. Prevaleciendo más tarde el
poder de los Griegos, los Judios fundaron colonias en todos los ángulos de la tierra y por ellas
se multiplicaron al infinito los ejemplares de los Libros Santos. Los Setenta con su traduccion

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223
enriquecieron con ellos las bibliotecas de los pueblos paganos; en términos que los oradores,
los poetas y los filósosos de aquellos tiempos bebieron en la Biblia no pocas verdades. Dios
especialmente por sus libros inspirados disponía al mundo á la recepcion del Salvador.
Cúmplenos pues a nosotros imitar la obra del Padre Celestial. Los buenos libros
esparramados por el pueblo, constituyen uno de los medios más propios para conservar el
reinado del Salvador en las almas.
Los pensamìentos, las sentencias y la moral de un libro católico pertenecen
sustancialmente á los libros divinos y á la tradicion Apostólica. Hoy dia essumamente
apremiante la necesidad de los buenos libros; porque la impiedady la inmoralidad echan mano
de la lectura para hacer estragos en el aprisco de Jesucristo y para llevar y arrastrar á la
perdicion á los incautos y desobedientes. Hácese pues necesario oponer armas á armas. Si
bien el libro carezca por una parte de la fuerza intrínseca de que goza la palabra viva, por otra
en dadas ocasiones, lleva sobre aquella grandes ventajas. Un buen libro penetra en las casas
en que no tiene acceso el sacerdote, lo admiten los mismos impios considerándole como
recuerdo o regalo. El libro no se ruboriza, no se intranquiliza por los desacatos; si leido,
enseña verdades sin acaloramiento; si insultado, no se lamenta y deja (en el alma) el
remordimiento qne muy á menudo excita el deseo de conocer la verdad, la que él siempre
está dispuesto á enseñar. Permanece á veces empolvado sobre un escritorio ó en una
biblioteca y nadie repara en él; pero llega una hora de reconcentramientro, de tristeza, de
dolor, de fastidio, de divagacion o deseo de conocer lo porvenir; y ese amigo fiel sacude su
polvo, abre sus holas y ve renovarse las admirables conversiones de San Agustin, del Beato
Colombino y de San Ignacio. Cortés con los temerosos del respeto humano conversa con ellos
sin darle la menor sombra de se pecha; familiar con los buenos está siempre en condicion de
ofrecerles proficua conversacion, se junta con ellos en todo tiempo y en todo lugar. ¡Cuántas
fueron las almas salvadas por los buenos libros, cuántas preservadas del error, cuántas
impelidas al bien! El que regala un buen libro, aunque no tuviera este más méritos que el de
excitar un pensamiento divino, ya ha adquirido un mérito incomparable ante Dios. Pero
mucho más se consigue. Un libro en medio de una familia, si no lo lee la persona á quìen fué
dirigido ó regalado, léelo su hijo ó su hija, léelo el amigo ó el vecino. Un libro pasa por cien
manos en sola una aldea. Solo Dios conoce el bien que un libro produce en una ciudad, en una
biblioteca circulante, en una Sociedad de obreros, en un hospital cuando se le regale corno
prenda de aprecio ó amistad. No hay que recelar de que sea un libro rehusado porque bueno;
lo contrario es la verdad. Un hermano nuestro siempre que desde Marsella salía á los collados
que rodean aquel puerto, llevaba consigo sus provistas de buenos libros para regalar á los
changadores, artesanos y marineros. Es el caso que todos los recibían corn gusto y con
gratitud, y muy á menudo eran leidos con verdadera avidez.
Tras estas observaciones, omitiendo otras muchas que vosotros ya conocéis, paso á
exponeros las razones que os han de inducir á procurar con todas vuestras fuerzas y por
todos los médios, la difusion de los buenos libros; y eso no solo como católicos sino como
Salesianos.
1a Ha sido esta una de las princìpales tarcas que me confió la Divina Providencia, y bien
sabéis el esmero y actividad con que me esforcé en llenarla, á despecho de mis múltiples
ocupaciones. La saña rabiosa de los enemigos del bien y las persecuciones contra mi persona
demostraron muy alas claras que el error tenia en esos libros un formidable adversario, y por
la razon contraria esa era una empresa bendecida por Dios.
2a La asombrosa difusion de esos libros me ofrece un argumento evidente de la
peculiar asistencia de Dios. En el intérvalo de treinta años el número de opúsculos y
volúmenes que hemos esparcido en el pueblo sube á más de 20 millones. Si entre tantos
alguno de esos libros no ha tenido lectores otros los habrán tenido á centenares; de
consiguiente el número de personas beneficadas por nuestros libros, supera sin duda de
mucho el de los tomos publìcados.
3a La difusion de los buenos lìbros constituye un objeto preferente de nuestra
Congregacion. El artículo 7° dei capítulo primero de las Reglas dice que los Salesianos: «Se
esmerarán en divulgar buenos libros entre los pueblos, valiéndose al efecto de cuantos
médios puede inspirar la caridad cristiana. De palabra y por escrito se esforzarán en oponer

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un dique á la impiedad y á la herejía que de tantos modos se insinúa entre los rudos é
ignorantes. Este es el fin á que deber tender las pláticas que de vez en cuando se hagan á los
pueblos, los triduos, las novenas y LA DIFUSION DE LOS BUENOS LIBROS.»
4a Entre los libros cuya difusion hemos de activar yo propongo de atenernos á los que
tienen fama de buenos, morales y religiosos, y ( entre estos) se prefieran siempre los editados
por nuestras tipografías: sea porque el provecho material que de ello resulta se trueca en
caridad á favor de nuestros niños pobres, sea porque nuestras publicaciones tienden á formar
un sistema ordenado que comprende, en grandes proporciones, todas las clases que
componen la humana sociedad.
No entro en detalles sobre este punto, me ciño á mentaros, con suma satisfaccion de
mi alma una clase sola, la de los niños á la que siempre me ocupé en hacer bien, no solo de
viva voz, sino Cambien por la imprenta. Por medio de Las Lecturas Católicas, al paso que
deseaba instruir al pueblo me industriaba penetrar en las familias, dar á conocer el espíritu
que informa nuestros Colegios, enamorar á los niños de la virtud especialmente con las
biografías de Savio Domingo, Besucco, Miguel Magone y otras. El Jóven instruido tendia á
llevarlos á la Iglesia,penetrarlos del espíritu de piedad y acostumbrarlos á la frecuencia de los
Sacramentos. Por medio de la publicacion de las obras clásicas italianas y latinas,
diligentemente purgadas, de La Historia de Italia y de otros libros históricos y literarios quise
sentarme á su lado en los bancos de la escuela con el fin de precaverlos de mil errores y
pasiones que pudieran serles fatales en el tiempo y en la eternidad. Ardía en deseos de
volverme como en otro tiempo, su con pañero, en las horas de recreo, y para conseguirlo he
emprendido una coleccion de opúsculos amenos, la que, como lo espero, muy en breve saldrá
á luz. Finalmente El Boletín Salesiano, entre otras miras corresponde tambien á esta:
mantener vivo en los niños, regresados á sus familias, el amor á S. Francisco de Sales y á sus
enseñanzas, y hacerlos instrumentos de salvacion para otros niños. No quiero con eso decir
que haya yo conseguido el lleno de iüi ideal, lo que digo es que incumbe á vosotros el deber
de ordenarlo y completarlo en sus síngulas partes.
Os ruego y conjuro no descuidéis esa parte importantísima de nuestra mision. No os
deis par satisfechos con llenarla entre los niños que la Providencia os ha confiado; con
vuestras palabras y ejemplo haced de ellos otros tantos apóstoles de la difusion de los buenos
libros.
Al principio del año escolar los alumnos, particularmente los nuevos, se entusiasman
por nuestras publicaciones, en vista sobre todo de la suma modicidad del precio. Cuidad de
que sean completamente libres y expontáneas sus adhesiones; pero eso no quita que podáis
con sólidas razones exhortarlos á que se asocien, teniendo en cuenta no solo el provecho
personal que pueden acarrearles esos libros sino el bien que con ellos pueden hacer á otros,
enviándolos á sus casas, á medida que se publiquen y encareciendo su lectura al padre, á la
madre, á los hermanos y bienhechores. Los parientes aún aquellos que poco se ocupan de
religion,se conmueven á la vista de recueros de un hijo y de un hermano que vive de ello
lejano, y, si no fuera más que por curiosidad, fácilmente se inducen á leerlos.
Adviértase con todo que semejante expediciones no revistan carácter de sermon ó de
leccion á los parientes; no tengan más visos que de simples regalos y afectuosos recuerdos.
Cuando regresen á sus hogares persuadidles á que, regalando esos libritos á sus amigos,
imprestándolos á los parientes, retribuyendo con ellos algun servicio, ofreciéndolos al
párroco para que los distribuya y procurando nuevas suscriciones, Ne esfuercen en aumentar
los méritos de sus buenas obras.
Persuadíos, amados hijos mios, que todas esas industrias atraerán sobre vosotros y
sobre nuestros educandos las más selectas bendiciones de Dios.
Concluyo: las consecuencias de esta carta deducidlas vosotros esmerándoos que
nuestros educandos, sin tener en ménos los libros de otros, se penetren de los principios de
moral y piedad cristianas especialmente por la lectura de nuestras publicaciones. No puedo
ocultaros que me ha sido muy doloroso el sabor que en algunas de nuestras casas las obras
editadas por nuestras tipografías y compuestas exclusivamente para la juventud ó no eran
conocidas ó no se hacia de ellas la más mínima estimacion. No améis y no hagáis amar de
otros aquella ciencia que, segun la expresion de S. Pablo, hincha. Acordáos que S. Águstin,

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con todo ser excelente profesor de retórica y diserto orador, ya consagrado obispo, preferia
la incorreccion de la frase y el desaliño del estilo al riesgo de no ser entendido por el pueblo.
La gracia de Nuestro Señor Jesucristo permanezca con vosotros. Rogad por mì,
En Jesucristo Vuestro af.mo Padre
DON JUAN BOSCO Pbro.
agosto - a. 9, nr. 8
86-88 Don Bosco en Niza.
[Parole di DB].
Traduzione del BS francese: juin 1885, p. 78s
setiembre - a. 9, nr. 10.
95 Conferencia de los cooperadores de Turin.
[Parole di DB ] .
Traduzione del BS italiano: luglio 1885, p. 95
octubre - a. 9, nr. 10
113s Fiesta de familia.
[Riunione ex allievi a Torino il 10, 26 e 30 luglio 1885. Parole di DB].
Traduzione del BS italiano: settembre 1885, p. 131s
1886
abril - a. 10, nr. 4
37-43 Carta del P. Bosco a los cooperadores salesianos.
[Resoconto delle opere promosse nel 1885 e programmi del 1886].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1886, p. 1s
junio - a. 10, nr. 6
69-72 Nuevas noticias de D. Bosco.
[Lettera di D. Celestino Durando relativa alla permanenza di DB a Barcelona. Parole di DB].
Versione simile sul BS italiano: giugno 1886, p. 68
julio - a. 10, nr. 6
81s Carta del secretario del P. Bosco.
[Lettera di D. Carlo Viglietti a D. Giacomo Costamagna, Torino, 17 maggio 1886. A proposito del « Tibi
Dabo », parole di DB].
Solo un pensiero, presente nel BS italiano: luglio 1886, p. 77
setiembre - a. 10, nr. 9
97s Don Bosco en España y el monte « Tibidabo ».
[Notizia sottoscritta « V(iglietti) C(arlo) », estratta dall'Unità cattolica,].
Traduzione del BS italiano: luglio 1886, p. 77

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octubre - a. 10, nr. 10
111 Don Bosco y los cooperadores salesianos de S. Nicolás.
[Lettera di DB ai cooperatori di S. Nicolás, Turin, 23 julio 1886. Cf. ASC A1770109].
A mis beneméritos y caritativos Cooperadores y Cooperadoras, y á todos sus parientes y
amigos habitantes en la Ciudad de San Nicolás de los Arroyos, en América.
Vuestra religion y vuestra caridad, benévolos amigos Cooperadores y Cooperadoras, es
bastante conocida en América, como así mismo, especialmente en Europa, lo es la continua
proteccion que dispensara á nuestros queridos hijos que moran entre vosotros. Ellos
alejáronse muy gustosos de estas nuestras comarcas para ir á ejercer el Sagrado Ministerio
para la Iglesia de Dios y bien espiritual de vuestras almas, y en manera particular de la
juventud.Esto les fué, antes de partir, muy encarecidamente recomendado de quien tanto los
amó y ama en N. S. J. C.
Sé que vosotros los ayudáis, y que lo poco que ya poseen es debido á la caridad de
vuestros corazones. Seguid en vuestra obra, y yo seguiré rezando por vosotros al Señor, á fin
de que los favores del Cielo desciendan abundantes sobre vuestras personas, todos vuestros
negocios y vuestras familias. Vuestras buenas obras fueron llevadas al conocimiento de
nuestro S. P. Leon XIII el cual experimentó gran consuelo al conocerlas. Vos, me dijo él, les
comunicaréis mi especial benevolencia, diciéndoles que yo los bendigo á todos de corazón,
concediendo una particular indulgencia plenaria que puedan lograr todos los Cooperadores y
sus familias y sus parientes difuntos que necesitaren sufragios en las penas del Purgatorio.
Vosotros sabeis que mis Salesianos no poseen bienes temporales, vuestra piedad y
caridad forman su patrimonio. Monsr. Aneyros, vuestro veneradísimo Arzobispo, y Monseñor
Ceccarelli, Cura Vicario de San Nicolás, son los que nos animaron á ir entre vosotros, y en ellos
y en vosotros depositamos toda nuestra confianza.
Si Dios me conserva en vida espero enviaros otra mia, pero no es cosa segura, pues
habiendo envejecido mucho, apenas puedo escribir y con mayor dificultad aun puedo ser
entendido.
Tengo, sin embargo, grande esperanza en vuestras plegarias, en las buenas noticias
que espero recibir de vosotros, que amo en Jesucristo y que recuerdo todos los dios al Señor
en el Santo Sacrificio de la Misa.
Dios nos bendiga, y la Santa Vírgen Auxiliadora nos guíe á todos con seguridad por la
via del Cíelo.
Turin, Julio 23 de 1886
Vuestro afectisimo amigo
Sac. JUAN Bosco.
diciembre - a. 10, nr. 12
138s Mas noticias de Don Bosco.
[Aneddoto con dialogo, 16 agosto 1886].
El 16 de agosto tuvo lugar un extraño episodio en los aposentos de D. Bosco. Por la
mañana de ese dia habia estado alli el P. Prefecto,y para subvenir á las necesidades urgentes
en que se hallaba habia despojado á D. Bosco de todo el dinero que tenia. No bien este salió,
entró en su cuarto un Señor que ya hacia algun tiempo que esperaba para hablarle. Al verle
díjole D. Bosco. Dispense Vd. si lo hice esperar; ha estado aqui el Prefecto de la Coñgregacioñ
y me ha llevado cuanto dinero tenia, he aquí pues á D. Bosco sin un céntimo en el bolsillo.
Pero perdone Rdo. Padre; si Vd. necesitara urgentemente en este momento una suma
cualquiera, qué haría Vd?
Ah! la Providencia! la Providencia! exclamó enternecido hasta derramar lágrimas D.
Bosco.

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Sí, la providencia, la providencia; está bien, pero sin embargo, ahora se halla Vd. sin
dinero, y si Vd. necesitara de él no lo teñdria.
A semejante coñtestacioñ, replicó D. Bosco con acento inspirado: Sìrvase Vd. Señor
pasar á la antesala y alli encontrará uña persona que trae una suma de dinero á D. Bosco.
Habla Vd. de veras? pues quien se lo ha dicho? recieñ vengo de allí y se decir á Vd. que
no habia nadie.
Nadie me lo ha dicho; yo lo sé y Maria Auxiliadora tambieñ lo sabe.
Fué dicho caballero á la antesala y encontró alli una Señora; este la convidé á pasar
adelante y le dijo: Viene Vd. á ver á D. Bosco?
Si Señor, vengo á traerle una ofrenda.
De donde viene Vd?
Esta mañana he llegado de Bélgica. Inútil es decir cual fué el efecto de esta escena;
encoñtrároñse todos con las lagrimar en los ojos sin saber porque. [...]
1887
marzo - a. 11, nr. 3
25-29 Carta de D. Bosco a los cooperadores y cooperadoras salesianos.
[Opere promosse nel 1886 e programmi per il 1887].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1887, p. 1s
2) Turin (1886-1888)
1886
octubre - a. 1, nr. 1
Ioannes Bosco sacerdos candido lectori s.d.
[F. di coperta, iv: presentazione delle Selecta ex christianis scriptoribus].
Libros circumspicienti, qui in scholis ordinis secundi teruntur, mirum profecto videbitur
adolescentulos, christianum nomen professos, historias, orationes et poemata tantummodo
evolvere veteribus passim superstitionibus imbuta. Non sum equidem nescius neminem
ferme esse culn TVLLIO in eloquentia comparandum; utque poetas omittam, satis constat
CAESAREM, LIVIVM et SALLVSTIVM eo styli nitore probari, qui vel seniores a scribendo
deterreant. Sed cum volo latinae linguae studiosos ad optima exemplaria confugere, quo
tutius bene dicendi artem arripiant, tum idem ipse contendo eis omnino non esse catholicae
doctrinae auctores invidendos, qui primis post Christum natum saeculis floruerunt. Quum
enim multa peccent romani superioris memoriae scriptores in iis quae ad mores, ad
germanam humanitatem, atque praesertim ad ipsam Dei creatoris et providentis notionem
pertinent, omnino decet tenellos alumnos illis studiorum monitoribus uti, qui sibi credentem
minime fallant, quique perversis veterum praeceptionibus sapientissima documenta
opponant, mox laetissimos fructus latura.
Caeterum nemo tam hospes est in literis latinos qui nesciat, complures christianae
sapientiae scriptores, tametsi altius spectabant, quam ut extima styli parte famam
consequerentur, se tamen ad veterum imitationem cum laude composuisse. Quare et
SVLPICIVM SEVERVM memorant, qui de brevitate cum SALLVSTIO contendit, et MINVCIVM
FELICEM haud sane inelegantem dictionem dialogis suis conciliantem, atque LACTANTIVM,
qui Tulliani styli virtutes est consecutus, plane ut merito Christianus Cicero sit appellatus.
Quae cum ita sint, propositis jam pridem praestantissimis scriptorum voluminibus ad
legendum, optimum factu existimavi, si adolescentulos in patriae spem succrescentes ad eos

23.8 Page 228

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228
latinos quoque scriptores deducerem, qui christianam doctrinam professi, de literis et de
religione optime meriti sunt.
Jamque in vulgus prodiere cum adnotationibus Joannes Tamiettii, salesianae Familiae
alulnni, Doctoris politiorum litterarum diligentissimi, Sancti Hieronymi Scripta selecta et
Historia Sacra Sulpicii Severi, nec non Sancti Martini Vita ejusdem scriptoris. Nunc vero en
idem Joannes Tamiettius edidit Lactantii: De mortibus persecutorum, Sancti Augustini De
Civitate Dei et S. Cypriani de Mortalitate libros quos tibi propono; ut, si alumnis tuis prodesse
videas, apud meos alumnos librarios scias, excusos prostare, ut multorum manibus terantur.
Vale.
10-12 D. Bosco en Milán.
[Cenni a sue parole].
Traduzione del BS italiano: ottobre 1886, p. 122
1887
enero - a. 2, nr. 1
1-8 Carta de Don Bosco a los cooperadores y cooperadoras.
[Opere compiute nel 1886 e da compiere nel 1887]
Traduzione del BS italiano: gennaio 1887, p. 1s
abril - a. 2, nr. 4
37-38 Beneméritos cooperadores y cooperadoras.
[In data 1 marzo 1887].
Traduzione del BS italiano: aprile 1887, p. 37s
noviembre, a. 2, n. 11
137-138 Peregrinacion de los obreros franceses á Roma – Tres horas en Turin
[incontro con DB il 13 ottobre. Brevi parole di DB, e discorso di Don Rua a suo nome]
Traduzione del BS francese: novembre 1887, p. 132s
diciembre, a. 2, n. 12
151 Felicitation
Traduzione del BS italiano: dicembre 1887, p. 154
1888
enero - a. 3, nr. 1
1-6 Carta de D. Bosco a los cooperadores y cooperadoras.
[In data 8 diciembre 1887].
Traduzione del BS italiano: gennaio 1888, p. 1s
febrero – a. 3, nr. 2
14-15 Noticias de Don Bosco
Traduzione del BS italiano: febbraio 1888, p. 16

23.9 Page 229

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229
marzo - a. 3, nr. 3
25-36 ¡D. BOSCO!
[Parole varie di DB, p. 25s]
Traduzione del BS italiano: marzo 1888, p. 25
abril - a. 3, nr. 4
38-50 Diario de la enfermedad de D. Bosco.
[Parole di DB dal 4 dicembre 1887 al 30 gennaio 1888, dal diario di Carlo M. Viglietti (2 dicembre’87-31
gennaio’88)].
Traduzione del BS italiano: aprile 1888, p. 38ss
mayo - a. 3, nr. 5
64 Los sentimientos de don Bosco acerca del Papa.
[Scritto di DB in occasione delle nozze d'oro di Leone XIII, in data Torino 18 gennaio 1887].
Traduzione del BS italiano: maggio 1888, p. 62
agosto - a. 3, nr. 8
94-95 A la querida memoria de D. Bosco.
[Brani della lettera testamento ai salesiani]
Traduzione del BS italiano: agosto 1888, p. 94s

23.10 Page 230

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24 Pages 231-240

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24.1 Page 231

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QUADRO SINOTTICO
Italiano
agosto 1877
1-2 Ai Cooperatori Salesiani.
8-9 Collegio convitto Valsalice
presso Torino. Programma
novembre 1877.
3-5 Opera di Maria Ausiliatrice
dicembre 1877
1-3 Partenza dei missionari
salesiani e delle Suore di Maria
Ausiliatrice per l'America
marzo 1878
8-12 La festa del dottore S.
Francesco di Sales e la prima
conferenza dei cooperatori in
Roma.
aprile 1878
1-2 La santità di Leone XIII e i
cooperatori salesiani
maggio 1878
5 Lotteria di doni diversi a favore
dell'Ospizio di S. Vincenzo de’
Paoli in S. Pier d'Arena…
231
Francese
Spagnolo (Almagro)
Spagnolo (Torino)
enero 1883
8 Súplica del P. Bosco a S.S. Pio IX
[trad. la sola supplica al Papa]

24.2 Page 232

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232
Italiano
Francese
giugno 1878
5 Chiesa di S. Giovanni Evangelista
con ospizio e scuole per poveri
fanciulli …
settembre 1878
1-6 Collocamento della pietra
angolare nella chiesa di S.
Giovanni Evangelista
11-13 Istituto femminile sotto la
protezione della Madonna delle
Grazie …
gennaio 1879
1-3 Lettera del sac. Giovanni Bosco
ai cooperatori e cooperatrici
salesiani.
avril 1879
1-3 Lettre de Mr l'abbé Jean Bosco
aux Coopérateurs et
Coopératrices
4-6 Le passage de D. Bosco à Nice.
aprile 1879
4-6 La seconda conferenza dei
cooperatori salesiani di Roma.
giugno 1879
1-8 Relazione della festa e novena
di Maria SS. Ausiliatrice.
juin 1879
1-6 La neuvaine et la fête de Marie
Auxiliatrice.
luglio 1879.
8-9 La festa di S. Giovanni
nell'Oratorio di S. Francesco di
Sales.
août 1879
7-8 La fête de S. Jean Baptiste dans
l'Oratoire de S. François de
Sales.
Spagnolo (Almagro)
Spagnolo (Torino)

24.3 Page 233

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Italiano
Francese
ottobre 1879
octobre 1879
1 Lettera di ringraziamento del sac.
G. Bosco ai cooperatori e
cooperatrici
1 Lettre de remercîment de Mr
l'abbé D. Bosco aux
coopérateurs et coopératrices
gennaio 1880
janvier 1880
1-4 Il sacerdote Bosco ai benemeriti
signori cooperatori e
cooperatrici.
1-4 M.r l'abbé don J. Bosco aux
dignes coopérateurs et
coopératrices des oeuvres
salésiennes.
mars 1880
3-4 D. Bosco à Marseille et les
conférences des coopérateurs.
aprile 1880
1-8 Nuova chiesa e scuole di Maria
Ausiliatrice [a Vallecrosia ]
juin 1880
1-3 Les Pèlerins français dans
l'Oratoire à Turin
giugno 1880
8-9 Cenni sulla 3a conferenza dei
cooperatori della città di Roma
9-10 La conferenza a Lucca
10-11 Prima conferenza dei
cooperatori tenuta in
Sampierdarena
6-8 Détails sur la 3me conférence
des Coopérateurs de la Ville de
Rome
Spagnolo (Almagro)
233
Spagnolo (Torino)

24.4 Page 234

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234
Italiano
Francese
luglio 1880
8-9 Conferenza ai cooperatori
salesiani di Torino
9-10 Conferenza alle cooperatrici
salesiane di Torino
12-13 Conferenza dei cooperatori
salesiani tenuta in S. Benigno
Canavese
agosto 1880
7-12 Una memoranda giornata nel
collegio di Borgo S. Martino
août 1880
5-9 Conférence aux Coopérateurs.
Dans le Collège de Borgo S.
Martino
[manca la circolare]
settembre 1880
9-12 La gratitudine filiale a lieta
mensa colla bontà paterna
septembre 1880
8-12 La gratitudine jointe à la bonté
paternelle assise à joyeuse table
gennaio 1881
1-3 Il sacerdote Giovanni Bosco ai
sigg. cooperatori e alle sigg.
cooperatrici …
janvier 1881
1-3 Le prêtre jean Bosco à MMrs les
Coopérateurs et MMes les
Coopératrices de la Pieuse
Société de S. François de Sales
febbraio 1881
3-4 La conferenza al cooperatori di
Torino e la Benedizione ai
Missionari e alle Suore
février 1881
3-4 La conférence aux Coopérateurs
de Turin et la bénédiction aux
Missionnaires et aux Soeurs
Spagnolo (Almagro)
Spagnolo (Torino)

24.5 Page 235

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Italiano
Francese
Spagnolo (Almagro)
marzo 1881
mars 1881
5-7 Chiesa al Sacro Cuore di Gesù in
Roma.
4-6 Église au Sacré Coeur de Jésus
à Rome.
avril 1881
10-11 Conférence de Dom Bosco à
Toulon
maggio 1881
1-2 Il sacerdote Giovanni Bosco ai
cooperatori e cooperatrici
salesiane
mai 1881
1 -2 Le Prêtre Jean Bosco aux
Coopérateurs et Coopératrices
Salésiens
giugno 1881
5-7 La conferenza dei cooperatori a
Roma.
juin 1881
5-7 Les Pèlerins Français à
l'Oratoire de S. François de Sales
à Turin.
luglio 1881
1-6 Particolarità della novena e
festa di Maria Ausiliatrice.
juillet 1881
1-6 Particularités de la neuvaine et
de la fête de Marie-Auxiliatrice.
agosto 1881
15-16 I figli primogeniti intorno al
padre.
août 1881
9-10 Les Fils ainés autours du Père
octubre 1881
6-7 Los hijos primogénitos
haciendo corona al adorado
padre
[altra stesura]
235
Spagnolo (Torino)

24.6 Page 236

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236
Italiano
Francese
Spagnolo (Almagro)
settembre 1881
8-9 Il giorno dell'Assunta e il 66°
natalizio di Don Bosco
septembre 1881
6-7 Le jour de l'Assomption et le
66ème anniversaire de la
naissance de Dom Bosco
noviembre 1881
1-3 El dia de la Asunción de Maria
SS. y el 66 cumpleaño del P.
Bosco.
[trad. con varianti]
10-11 Don Bosco e l'unione cattolica
operaia di Nizza Monferrato.
dicembre 1881
2-3 Letture cattoliche |
Pubblicazione mensile di Torino
3-8 La diocesi di Casale Monferrato
e la prima conferenza dei
cooperatori.
décembre 1881
2-6 Le Diocèse de Casale du
Montferrat et la première
Conférence des Coopérateurs
febrero 1882
1-6 La diócesis de Casale-
Monferrato y la primera
conferencia de los cooperadores
gennaio 1882
1-5 Il sacerdote Giovanni Bosco a’
suoi cooperatori e sue
cooperatrici
janvier 1882
1-5 Jean Bosco prêtre à ses
Coopérateurs et Coopératrices
marzo 1882
1-2 El sacerdote Juan Bosco a sus
cooperadores y cooperadoras.
[riduzione]
2-3 Conferencia de los
Cooperadores de San Nicolás de
los Arroyos
5-6 Conferenza dei cooperatori in
Torino e partenza di nuovi
missionarii per l'America.
6-7 Conférence des Coopérateurs à
Turin et départ des nouveaux
Missionnaires pour l'Amérique
8-10 La visite des Pèlerins Français
à l'Oratorie de Saint François à
Turin
Spagnolo (Torino)

24.7 Page 237

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237
Italiano
Francese
Spagnolo (Almagro)
17-20 La visita dei pellegrini
francesi all'Oratorio di S.
Francesco di Sales in Torino.
février 1882
21-22 Discours de D. Bosco aux
Pèlerins
marzo 1882
42-43 Don Bosco a Tolosa
mayo 1882
6-8 El P. Bosco en Tolosa
mars 1882
25-32 Le voyage de D. Bosco en
France.
avril 1882
37-42 Le voyage de Dom Bosco en
France
aprile 1882
70-73 Prima conferenza dei
cooperatori in Genova
maggio 1882
80-82 Conferenza dei cooperatori
in Lucca
juin 1882
68-69 La conférence des
coopérateurs à Lucca
julio 1882
6-8 Conferencia de los
cooperadores en Luca.
giugno 1882
99-101 Conferenza dei cooperatori
in Roma e discorso dell’Em.
Cardinale Alimonda
63-65 Conférence des Coopérateurs
à Rome
4-6 La conferencia de los Salesianos
en Roma y un discurso dell’Emo
Cardenal Alimonda
Spagnolo (Torino)

24.8 Page 238

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238
Italiano
Francese
Spagnolo (Almagro)
luglio 1882
116 Esercizi spirituali per le signore
in Nizza Monferrato.
119-121 Notizie sull'oratorio di
Maria Immacolata e conferenza
dei cooperatori in Firenze.
122-123 La festa onomastica di Don juillet 1882
Bosco
83-84 La fête de Dom Bosco
setiembre 1882
7-8 La fiesta de la gratitud
settembre 1882
149-151 Giocondo spettacolo di
amor figliale e di bontà paterna
noviembre 1882
5-8 Tierno espectaculo de amor
filial
ottobre 1882
octobre 1882
164 Il LXVII Natalizio di Don Bosco
e un brindisi del prof. Vincenzo
Lanfranchi.
103 Le LXVIIe anniversaire de la
naissance de Dom Bosco
novembre 1882
173-175 Consacrazione della chiesa
di San Giovanni Evangelista
novembre 1882
109-111 La consécration de l'église
de S. Jean l'Évangeliste
175-176 Relazione delle feste fatta
da due Giornali Cattolici
décembre 1882
123-124 L'Église de saint jean
l'Évangéliste. Compte rendu des
fêtes publié par deux journaux
catholiques
Spagnolo (Torino)

24.9 Page 239

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239
Italiano
Francese
Spagnolo (Almagro)
188 I pellegrini francesi in Torino
novembre 1882
115-116 Les Pèlerins Français à
Turin. Discours de D. Bosco aux
pèlerins français
[altra stesura estesa]
gennaio 1883
1-5 Il sacerdote Giovanni Bosco ai
suoi cooperatori e alle sue
cooperatrici
6-17 Gli otto giorni della
dedicazione della chiesa di S.
Giovanni Evangelista.
janvier 1883
1-6 Jean Bosco, prêtre, à ses
Coopérateurs
marzo 1883
25-28 El P. Bosco a los
cooperadores y cooperadoras
marzo 1883
40-44 La festa di S. Francesco di
Sales e la conferenza in Torino
mars 1883
25-29 La fête de S. François de
Sales et la conférence des
coopérateurs à Turin
[discorso completo]
maggio 1883
78-80 Festa e conferenza dei
cooperatori nell'Oratorio di san
Leone in Marsiglia.
juin 1883
70-73 Fête et conférence des
coopérateurs dans l'Oratoire
Saint Léon à Marseille
giugno 1883
85-87 La divozione a Maria SS.
Ausiliatrice
68-69 La dévotion à Notre Dame
Auxiliatrice
87-88 D. Bosco in Francia.
65-66 Dom Bosco en France
[molte varianti]
julio 1883
86-88 Noticias del Padre Bosco
Spagnolo (Torino)

24.10 Page 240

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240
Italiano
Francese
Spagnolo (Almagro)
luglio 1883
101-110 Aumento di fede e di pietà
cristiana per mezzo di Maria.
[Conferenza alle Cooperatrici.]
66-68 Arrivée de Dom Bosco à
Turin
[altra stesura]
agosto 1883
100-102 Regreso del P. Bosco a
Turin y conferencia a los
Co[o]peradores salesianos
[altra stesura]
juillet 1883
79 La Conférence des Coopérateurs
à Turin
86-88 La fête de Dom Bosco
96-100 El P.Bosco en Paris
agosto 1883
127-129 L'onomastico del padre e i
figli a mensa con lui.
août 1883
94-97 La fête du Père et ses fils
ainés réunis autour de sa table
130-131 I trionfi di Maria
Ausiliatrice da Torino a
Frohsdorf e viceversa
97-99 Les Triomphes de Marie
Auxiliatrice de Turin à
Frohsdorf et réciproquement
octubre 1883
124-126 El P. Bosco en Frohsdorf al
lado del Conde de Chambord
settembre 1883
151-154 Cenni biografici di suor
Maria Maddalena Martini.
dicembre 1883
201-202 La Conferenza dei
Cooperatori Salesiani in Casale
Monferrato
julio 1883
90 sor Maria Maddalena Martini
diciembre 1883
145 El cumpleaño del Padre Bosco
Spagnolo (Torino)

25 Pages 241-250

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25.1 Page 241

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Italiano
gennaio 1884
1-5 Lettera di D. Bosco ai
cooperatori.
febbraio 1884
22-27 Tre preziose visite del
cardinale Alimonda.
Francese
janvier 1884
1-5 Lettre de D. Bosco à ses
Coopérateurs
février 1884
10-14 Deux précieuses visites du
Cardinal Alimonda
Spagnolo (Almagro)
mayo 1884
49-52 Carta del P. Bosco a los
cooperadores salesianos
julio 1884
80 Don Bosco
avril 1884
29-30 Dom Bosco à Nice
maggio 1884
70-72 Conferenza a Spezia e D.
Bosco a Roma
giugno 1884
81-82 Il sacerdote Giovanni Bosco
ai signori cooperatori e alle
signore cooperatrici
juin 1884
53-54 Lettre de Dom Bosco à ses
Coopérateurs et Coopératrices
88-91 Conferenza dei cooperatori a
Roma.
60-64 Conférence des Coopérateurs agosto 1884
à Rome
85-89 Conferencia de los
cooperadores en Roma
241
Spagnolo (Torino)

25.2 Page 242

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242
Italiano
Francese
Spagnolo (Almagro)
setiembre - a. 8, nr. 9
103 Carta del P. Bosco al sr.
presidente de la Asociación
católica de Buenos Aires
luglio 1884
juillet 1884
94-96 Discorso detto da D. Bosco ai
cooperatori e alle cooperatrici
66-68 Discours adressé par Dom
Bosco aux Coopérateurs et
Coopératrices
octubre 1884
113-116 Alocución del P. Bosco a los
cooperadores y cooperadoras de
Turín
97-100 L'onomastico di D. Bosco in
Torino.
74-76 La fête de Dom Bosco à Turin
août 1884
79 Dom Bosco et le Sacré-Coeur à
Rome
agosto 1884
107 Preservativo contro il cholera
110-116 Feste di famiglia
septembre 1884
91-96 Une fête de famille
noviembre 1884
127 Curiosa receta contra el colera
novembre 1884
153 Ringraziamento di D. Bosco
décembre 1884
113 Remerciements de Dom Bosco a
ses cooperateurs
gennaio 1885
1-4 Il sacerdote Giovanni Bosco ai
cooperatori e alle cooperatrici
janvier 1885
1 Lettre de Dom Bosco à ses
Coopérateurs et Coopératrices
marzo 1885
21-24 El padre Juan Bosco a los
cooperadores y cooperadoras
Spagnolo (Torino)

25.3 Page 243

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243
Italiano
marzo 1885
33 Avviso
36-37 Un incendio
39-41 Don Bosco e monsignor
Cagliero.
45 Una lettera di D. Bosco.
luglio 1885
94-95 La Vigilia della festa
settembre 1885
131-132 Festa di famiglia
dicembre 1885
1 Augurii di felicità.
Francese
avril 1885
37 Avis
Spagnolo (Almagro)
mai - a. 8, nr. 5
62-63 Bibliographie
juin - a. 8, nr. 6
78-79 Dom Bosco à Nice
juillet 1885
81-84 Notre Dame Auxiliatrice.
junio 1885
62-64 Difusión de los buenos
libros. Carta circulár...
agosto 1885
86-88 Don Bosco en Niza
setiembre 1885
95 Conferencia de los cooperadores
de Turin
octubre 1885
113 Fiesta de familia
Spagnolo (Torino)

25.4 Page 244

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244
Italiano
gennaio 1886
1-7 Lettera di D. Bosco ai
cooperatori e alle cooperatrici
maggio 1886
50-51 D. Bosco a Genova e a
Varazze
giugno 1886
67-68 Viaggio di D. Bosco
luglio 1886
77-78 Don Bosco nella Spagna e il
monte « Tibi dabo »
agosto 1886
87-88 La festa di S. Giovanni
Battista
ottobre 1886
122-123 Don Bosco a Milano
Francese
janvier 1886
1-7 Lettre de Dom Bosco aux
Coopérateurs et aux
Coopératrices
juin 1886
65-70 Voyage de Dom Bosco en
France et en Espagne
août 1886
86-88 La fête de S. Jean-Baptiste
Spagnolo (Almagro)
abril 1886
37-43 Carta del P. Bosco a los
cooperadores salesianos
Spagnolo (Torino)
junio 1886
69-72 Nuevas noticias de D. Bosco
[con varianti]
setiembre 1886
97 Don Bosco en España y el monte
« Tibidabo »
octubre 1886
111 Don Bosco y los cooperadores
salesianos de S. Nicolás
octubre 1886
IIc. Ioannes Bosco sacerdos
candido lectori
10-12 D. Bosco en Milán

25.5 Page 245

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245
Italiano
Francese
Spagnolo (Almagro)
dicembre 1886
1 Augurii di Felicità
diciembre 1886
138s Mas noticias de Don Bosco
gennaio 1887
1-7 Lettera di Don Bosco ai
cooperatori e alle cooperatrici.
janvier 1887
1-9 Lettre de D. Bosco à ses
Coopérateurs et Coopératrices
marzo 1887
25-29 Carta de D. Bosco a los
cooperadores y cooperadoras
salesianos
aprile 1887
37-38 Lettera di D. Bosco
settembre 1887
106-107 Una festa di famiglia
nell'Oratorio di S. Francesco di
Sales
avril 1887
37-39 Lettre de Dom Bosco aux
Coopérateurs Salésiens
novembre 1887
137-138 Pellegrinaggio degli operai
francesi a Roma – Tre ore in
Torino
novembre 1887
132-133 Le pèlerinage des ouvriers
français à Rome. Trois heures à
Turin
dicembre 1887
154 Augurii di Felicità
gennaio 1888
1-6 Lettera di D. Bosco ai
cooperatori e alle cooperatrici
janvier 1888
1-6 Lettre de Dom Bosco aux
Coopérateurs Salésiens
Spagnolo (Torino)
enero 1887
1-8 Carta de Don Bosco a los
cooperadores y cooperadoras
abril 1887
37-38 Beneméritos cooperadores y
cooperadoras
noviembre 1887
137-138 Peregrinacion de los
obreros franceses á Roma – Tres
horas en Turin
diciembre 1887
151 Felicitation
enero 1888
1-6 Carta de D. Bosco a los
cooperadores y cooperadoras

25.6 Page 246

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246
Italiano
Francese
febbraio 1888
15-16 Notizie di D. Bosco
février 1888
15-16 Nouvelles de Dom Bosco
marzo 1888
25-36 D. BOSCO!!!
aprile 1888
38-49 Diario della malattia di D.
Bosco.
avril 1888
42-57 Journal de la maladie de
Dom Bosco
maggio 1888
juin 1888
62 Sentimenti di don Bosco intorno
al Papa
75-76 Les sentiments de Dom
Bosco envers le Pape
agosto 1888
94-95 Alla cara memoria di D.
Bosco!
Spagnolo (Almagro)
Spagnolo (Torino)
febbraio 1888
14-15 Noticias de Don Bosco
marzo 1888
25-36 ¡D. BOSCO!
abril 1888
38-50 Diario de la enfermedad de
D. Bosco
mayo 1888
64 Los sentimientos de don Bosco
acerca del Papa
agosto 1888
94-95 A la querida memoria de D.
Bosco