Educare come Don Bosco 2012-2103, Lectio salesiana - La nostra missione

OTTOBRE 2012


La nostra missione


ARTICOLO 31. LA PROMOZIONE INTEGRALE

La nostra missione partecipa a quella della Chiesa che realizza il disegno salvifico di Dio, l'avvento del suo Regno, portando agli uomini il messaggio del Vangelo intimamente unito allo sviluppo dell'ordine temporale.

Educhiamo ed evangelizziamo secondo un progetto di promozione integrale dell'uomo, orientato a Cristo, uomo perfetto. Fedeli alle intenzioni del nostro Fondatore, miriamo a formare «onesti cittadini e buoni cristiani».


L’articolo 31 apre la seconda sezione del IV capitolo delle Costituzioni, sezione intitolata “Il nostro servizio educativo pastorale”. Esso pone immediatamente l’attenzione su due nuclei da approfondire: la nostra missione è partecipazione alla missione della Chiesa; essa porta con sé l’originalità pastorale del nostro contributo carismatico.


È evidente fin dalle origini nella Chiesa la preoccupazione di accompagnare l’annuncio del Vangelo allo sviluppo dell’ordine temporale, di annunciare la salvezza e di far coincidere questo annuncio con la preoccupazione per tutto l’uomo, colto nella sua dignità di figlio di Dio e/o di essere creato a sua immagine. Evangelizzazione e promozione umana risultano essere così due azioni contemporanee della Chiesa nel mondo, nelle zone di missione come in quelle dove la fede è radicata da più tempo, come anche in quelle dove è necessario procedere con una “nuova evangelizzazione”.

La missione della Chiesa è di origine divina, ed è finalizzata alla salvezza dell’uomo. La Sposa di Cristo è chiamata a essere sacramento universale di salvezza per l’umanità. La salvezza proclamata da Gesù nel Vangelo non riguarda però solo la dimensione spirituale, ma punta anche alla trasformazione dell’ordine temporale, poiché essa ha un carattere storico e totale: comincia in questo mondo e comprende tutto l'uomo, la natura e la storia.

A questa missione partecipano i diversi componenti della Chiesa, e tra questi i religiosi vi partecipano a titolo speciale, perché consacrano la loro vita al bene della Chiesa, ciascuno operando secondo la propria originalità carismatica. Questa varietà di doni e di servizi permette alla Chiesa di dialogare con più facilità con tutto l’uomo e con tutti gli uomini.


La Congregazione opera in comunione piena con la Chiesa, e oltre a portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, cerca anch’essa di animare e perfezionare l’ordine temporale con lo spirito evangelico (cfr Apostolicam Actuositatem, 5).

Dire allora che “educhiamo ed evangelizziamo secondo un progetto di promozione integrale dell'uomo, orientato a Cristo” e “miriamo a formare ‘onesti cittadini e buoni cristiani’” significa che noi contribuiamo alla missione della Chiesa in modo diretto, pieno e fedele al carisma di Don Bosco. Don Bosco stesso esprimeva così le finalità della sua missione: “Guadagnare anime a Gesù Salvatore, fare del bene alla pericolante gioventù, preparare buoni cristiani alla Chiesa, onesti cittadini alla civile società, e così tutti possano divenire un giorno fortunati abitatori del cielo” (MB XVII, 100).

D’altra parte per noi salesiani queste due dimensioni sono chiamate a compenetrarsi completamente: noi non concepiamo che si possa annunciare il Vangelo senza che questo illumini, infonda coraggio e speranza e ispiri soluzioni adeguate ai problemi dell'esistenza dell'uomo; e nemmeno che si possa pensare a una “vera promozione dell'uomo” senza aprirlo a Dio e senza l'annuncio di Cristo.

Tuttavia tra i due aspetti esiste anche una gerarchia. L'integralità è qualitativamente cristiana. L'aspetto primo e più importante, quello che illumina tutto, è il Vangelo. La nostra è una missione religiosa. Del suo Oratorio Don Bosco diceva che il cortile e i giochi erano come “il tamburo del saltimbanco”, che servivano per attirare i ragazzi. Il cuore dell'Oratorio era il catechismo e da un semplice catechismo esso era nato. La ricerca delle “anime”, della salvezza piena ed eterna della persona del giovane, era ed è l’obiettivo finale e definitivo di tutta la nostra azione educativo-pastorale. Il dibattito attualmente in corso, in particolare dal CG26 ad oggi, ha inoltre talvolta condotto a capovolgere l’ordine solito che vedeva l’”educativo” precedere il “pastorale”. Si parla sempre più frequentemente di “evangelizzazione ed educazione”, quasi a segnalare che l’”urgenza di evangelizzare” oggi sembra richiedere un’ulteriore sottolineatura nonostante la stessa “emergenza educativa” segnalata recentemente dal Papa Benedetto XVI. Sappiamo bene che i due aspetti non sono in contrasto, ma si integrano e si richiamano continuamente.

È utile qui ricordare la figura che domina tutto il progetto dell’umanesimo cristiano: Cristo, Uomo perfetto. È il pensiero di fondo della Gaudium et Spes: Cristo è la rivelazione di Dio ma anche la rivelazione dell'uomo, che scopre in Lui il senso vero della propria esistenza e della propria storia. Di tutti i testi conciliari vale la spesa riportarne almeno uno: «Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, si fa pure lui più uomo» (GS, 41).

Il cammino di educazione e di sviluppo temporale che proponiamo è già ispirato dall'evento di Cristo, che è concepito da noi in tutta la sua forza antropologica: l'Incarnazione ci indica le strade e i contenuti della pastorale. Ma il vertice della nostra missione è l'annuncio di Cristo, che porta con sé tutta la carica di significazione e di sviluppo, annuncio che sappiamo non poter rimanere «implicito» o elemento secondario, ma intimamente unito alla crescita dell'uomo nonché alla sua salvezza piena ed eterna.



Spunti per la riflessione personale

  • Nella mia azione educativo–pastorale sono consapevole di operare a nome della Chiesa, universale e locale? Che cosa faccio per rendere visibile la mia comunione con la Chiesa locale?

  • Nella mia azione educativo–pastorale tengo costantemente presente come fine principale la salvezza integrale dei giovani?

  • Confratelli e laici corresponsabili si accorgono del mio zelo pastorale, e che Cristo, uomo perfetto, è il riferimento di tutta la mia progettazione e azione educativo-pastorale?


Spunti per la riflessione comunitaria

  • Nel progettare il PEPS locale ricordiamo che siamo inseriti in un territorio che è anche porzione di Chiesa, dove esiste un piano pastorale diocesano con il quale siamo chiamati perlomeno a dialogare?

  • Quando si giunge a elaborare gli obiettivi del PEPS locale ricordiamo che ogni progetto – per essere fedele a Don Bosco oggi - deve seguire le quattro aree (o dimensioni) presentate nel CG23, e far scaturire strategie operative che permettano effettivamente lo sviluppo armonico della persona sia nell’ambito spirituale che nell’ambito temporale?

  • Nella progettazione e azione educativo-pastorale teniamo presente che l’educazione dell’”onesto cittadino” richiede una seria e urgente formazione socio-politica?


Preghiera

Rivolgiamo la nostra preghiera al Padre,

che nel Cristo Risorto

ha dato alla Chiesa il suo fondamento,

per edificarla come segno e strumento della Sua salvezza,

e che nello Spirito Santo

l'arricchisce di sempre nuovi carismi.


Ci hai fatto depositari di una missione specifica,

che nella comunione di spirito e di azione col Tuo popolo

raggiunga e vivifichi le radici stesse

della persona e delle culture:

rendici docili ai segni dei luoghi e dei tempi,

nel distacco da noi e nell'adesione incondizionata al Vangelo.


Nel Signore Gesù ci hai rivelato il Tuo volto,

e l'immagine dell'uomo perfetto,

corrispondente al Tuo disegno di amore:

rendici capaci di cooperare con Te

nel promuovere le persone in conformità al Tuo progetto

con la nostra opera di evangelizzatori ed educatori.


Con l'esempio di Don Bosco

ci hai insegnato a cercare il bene totale

dei giovani a noi affidati:

rendici fedeli ai suoi insegnamenti,

nel formare in essi dei buoni cristiani

e degli onesti cittadini.