Lectio salesiana Salesiana 2011-2012, Testimonianza del mondo

Marzo 2012


Art. 63. Testimonianza del mondo futuro


L’offerta della propria libertà nell’obbedienza, lo spirito di povertà evangelica e l’amore fatto dono nella castità fanno del salesiano un segno della forza della risurrezione.

I consigli evangelici, configurando il suo cuore tutto per il Regno, lo aiutano a discernere e ad accogliere l’azione di Dio nella storia; e, nella semplicità e laboriosità della vita quotidiana, lo trasformano in un educatore che annuncia ai giovani "cieli nuovi e terra nuova"(cf Ap 21, 1), stimolando in loro gli impegni e la gioia della speranza (cf Rm 12, 12).


Questo articolo, l’ultimo prima degli articoli che nelle Costituzioni affrontano i singoli consigli evangelici, descrive il nostro stato di vita come una “scommessa” sull’effettiva esistenza di un mondo altro da questo terreno, in cui troveremo definitivamente la nostra gioia e pace nella contemplazione del Signore Gesù. La professione dei consigli evangelici, infatti, porta con sé il carattere di segno ed anticipo del Regno dei cieli tanto predicato da Gesù.


Il nostro modo di vivere, ricalcando l’esempio di Gesù stesso, cerca di riproporne anche il messaggio, di ripetere con forza l’annuncio dell’esistenza di un Regno in cui le nostre categorie saranno superate per lasciare spazio all’amore senza misura. Un Regno che, già in questa vita terrena si manifesta ed è presente, ma che solo in futuro vivremo in pienezza: “Lo stato religioso, il quale rende più liberi i suoi seguaci dalle cure terrene, meglio anche manifesta a tutti i credenti i beni celesti già presenti in questo tempo, meglio testimonia l’esistenza di una vita nuova ed eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo”1.

È lo stesso Don Bosco che ci indirizza sulla scia di Gesù, seppure senza usare termini e categorie teologiche oggi a noi famigliari. Basti pensare alle sue continue allusioni al Paradiso, sia nei dialoghi con i ragazzi che con i suoi salesiani… Quante volte, durante il nostro noviziato o il nostro lavoro apostolico, mentre lamentavamo stanchezza, qualche confratello ci ha ripetuto: “Pane, lavoro e Paradiso”; “Ci riposeremo in Paradiso”! O ancora, quante volte, di fronte allo scoraggiamento, ci siamo detti con le parole di Don Bosco: “Un pezzo di Paradiso aggiusta tutto”!


Il salesiano, dichiarando di vivere obbediente, povero e casto, rende visibile al mondo la sua offerta e pone quest’ultima in intima relazione con il sacrificio redentore e l’offerta di Cristo. L’oblazione di Gesù, però, come sappiamo, non è l’ultima parola, ma apre alla gloria della Risurrezione e ne è la necessaria “premessa”. Assimilandosi, con la pratica dei consigli evangelici, all’offerta di Gesù, il salesiano diviene, quindi, anche un testimone della redenzione operata nella Pasqua del Signore. Di conseguenza, in una logica autenticamente evangelica, testimoniare con audacia il Regno che verrà significa non solo vivere nella speranza dei beni futuri, ma anche morire a se stessi, rinunciare alle proprie sicurezza, alla propria volontà come Cristo stesso ci ha insegnato con il suo esempio.


Nella seconda parte dell’articolo, il carattere profetico della nostra professione dei consigli evangelici assume contorni ulteriormente definiti. Affermava Don Viganò: “La pratica dei consigli evangelici è già per se stessa una presenza profetica nella Chiesa e nella società”2. Il salesiano, anzitutto, con la sua vita è chiamato a testimoniare la presenza del Signore nella storia già in questo mondo. Egli, infatti, con la pratica dei voti si spende totalmente per il regno e, in questa dinamica, i consigli evangelici stessi “lo aiutano a discernere e ad accogliere l’azione di Dio nella storia”. Chi vive in sincerità l’’obbedienza, la povertà e la castità coltiva un cuore pronto a scorgere la presenza del Signore nelle pieghe del quotidiano e una mente vigile nell’individuare, tra le tante proposte, la volontà di Dio. Con questo, non vogliamo dire che tutto sia facile e spontaneo, ma che la grazia di Dio ci aiuta a superare ostacoli e difficoltà nella misura in cui, nonostante tutto, ci trova perseveranti. Sotto la croce, chi avrebbe mai potuto immaginare quello che di lì a poche ore sarebbe successo? Eppure Gesù, perseverando contro ogni logica umana, è risorto, ha vinto la morte… così anche noi salesiani, da consacrati, perseveriamo, diretti verso una meta che non è di questo mondo: “E’ in questo orizzonte che meglio si comprende il ruolo di segno escatologico proprio della vita consacrata. In effetti, è costante la dottrina che la presenta come anticipazione del Regno futuro”3. A testimonianza di quanto appena affermato sta il fatto che il salesiano, nel testo dell’articolo, è anche definito come colui che “annuncia ai giovani cieli nuovi e terra nuova”. È quindi una persona chiamata a proclamare che il Signore viene, che il Regno si compie, che la promessa sarà onorata. A tal proposito, il commento alle Costituzioni è di una linearità esemplare:


Qui i consigli evangelici hanno una funzione evidente. La verginità è la vita eterna iniziata: “In cielo, si sarà come angeli, non si prenderà né moglie né marito” (Mc 12,25). Così la povertà: “Per seguire me, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo” (Mc 10, 21). E così l’obbedienza: “Padre, sia fatta la tua volontà sulla terra come in cielo” (Mt 6, 10).


Così facendo, conclude l’articolo, il salesiano diviene testimone di speranza autentica. Una speranza che si fonda sulla profonda convinzione che è preparato per noi un posto nel Regno e vivremo in una realtà nuova in cui il Signore stesso “tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,4). Una speranza, quindi, che si nutre dell’attesa fiduciosa, ma che non sfocia in un atteggiamento passivo e attendista, ma alimenta l’azione: “La tensione escatologica si converte in missione, affinchè il Regno si affermi in modo crescente qui ed ora” (VC, 27).


È bello concludere questa riflessione ritornando ancora una volta a Don Bosco e, in particolare, al suo racconto del “sogno dei dieci diamanti” 4. In esso, infatti, uno dei diamanti posti sul retro del mantello rappresenta il “Premio”, il Paradiso e da esso parte un raggio con su scritto: “Se vi attrae la grandezza dei Premi,, non vi spaventi la quantità delle fatiche. Chi soffre con me, con me godrà. È momentaneo ciò che soffriamo sulla terra, eterno ciò che farà gioire i miei amici nel cielo”. In queste parole è splendidamente riassunto quanto finora abbiamo cercato di evidenziare: vivendo la nostra consacrazione, le fatiche non ci sono tolte, ma sono affrontate nella speranza di ciò che esse ci permettono di conquistare. Morire a noi stessi è arduo, ma è solo un momentaneo passaggio prima di giungere alla gioia senza fine. Anche nel sogno che Don Bosco ci consegna, la gloria futura è rappresentata come intimamente legata ai consigli evangelici: il diamante del Premio è strettamente collegato a quello dell’obbedienza e posto accanto a quelli della povertà e della castità in un circolo di correlazione in cui il trascurare un elemento influisce su tutti gli altri, così come il prendersene cura va a vantaggio di tutti gli altri. La sicurezza del Premio ci aiuta a vivere in consigli evangelici, la fedeltà ai voti ci permette di testimoniare l’esistenza del Premio.


Spunti per la riflessione:

  • Vivo i miei consigli evangelici testimoniando la certezza del Regno futuro?

  • Il “ricordo” costante del Paradiso, sull’esempio di Don Bosco, mi aiuta a vivere nella speranza e nella fiducia anche quando non tutto sembra andare come vorremmo?

  • Riesco a rinunciare alle mie certezze, a morire a me stesso e così a testimoniare il Regno in cui credo?

  • Infondo speranza in comunità e in mezzo alla gente, cercando di mettere in luce il positivo e la sicurezza di un mondo futuro migliore?



Preghiera


O Padre, che nel giorno della professione

hai gradito l’umile offerta della nostre libertà e del nostro amore,

unendola al sacrificio redentore del Tuo Figlio,

trasforma la nostra povertà con la potenza del Tuo Spirito,

e fa’ della nostra vita un segno vivo della risurrezione.


Configura il nostro cuore a quello del Tuo Figlio,

sì che, d’ora in poi, esso palpiti solo per il Regno.


Aiutaci a discernere i segni della tua presenza

e della tua azione tra gli uomini,

per essere, come Don Bosco,

portatori di gioiosa e attiva speranza,

capaci di attestare in ogni momento

che, oltre le sofferenze della vita presente,

ci attendono “nuovi cieli e nuova terra”

in cui abita la giustizia.

Per Cristo nostro Signore.

1 LG, 44

2 E. VIGANO’, Siamo “profeti-educatori”!, lettera circolare pubblicata in ACS n. 346, 1993

3 VC, 26

4 Cf MB, 183 e sgg.

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