Da Don Bosco Educatore|Relazione dell’economo generale Ottavio Moreno a favore di don Bosco

Relazione dell’economo generale Ottavio Moreno

a favore di don Bosco 

 

Torino, il 6 dicembre 1849

Ill.mo Sig. Sig. P[ad]ron Col[endissi]mo,

   Punto non dubito, che già sia noto a codesto Ministero il distintissimo ed attivo zelo con cui il sacerdote Bosco Gioanni già da alcuni anni si adopera nell’istruire, e nel raccogliere giovanetti o abbandonati, o discoli, che vagando ora qua ora là per le contrade e i viali della capitale fanno quella mostra di sé che tutti sanno, e lo sanno con vero rac[c]apriccio, e con funeste previsioni, che mi sono corroborate da quanto veggo e provo di tali giovani, quando sono sgraziatamente arrestati e condotti nelle carceri.

   Tutto ciò che il Sig. D. Bosco espone nella supplica favoritami da V[ostra] S[ignoria] Ill.ma in comunicazione è di tutta verità. Sarebbe quindi a desiderare che il governo s’occupasse sul serio della sorte attuale e futura di tali giovanetti: sarebbe questo0un grande servizio reso non solamente alla Città di Torino tanto disgraziata della loro maniera, ma a tanti padri e madri di famiglia, ed alla società tutta del Piemonte; perché l’esempio della capitale si diffonderebbe facilmente, e con efficacia nelle provincie dove non mancano anzi si moltiplicano i discoli giovani con vero tormento, e scandalo de’ buoni.

   Il Sig. D. Bosco fa tutto quello che può; ma un povero sacerdote non ha mezzi sufficienti al più necessario dispendio, e confida nella carità cristiana ed in quella altresì del governo che pure è grandemente interessato a dirigere, e ad assicurarsi della sufficiente docilità d’una classe che cresce a dismisura, vive senza tetto, senza istruzione, senza ritegno, lanciata alla seduzione di chi le offerisce il soldo, prezzo di schiamazzi, di urli, e che so io ben altro.

   Il Sig. D. Bosco, per quanto mi diceva, desidera d’essere almeno aiutato nel pagamento del fitto de’ locali, che occupa, e che ha destinati a raccogliere e ad istruire, e ad isfamare talvolta anche un buon numero di tali giovani sfaccendati: il fitto che paga delle tre località monterebbe a lire due mila e quattrocento: più vi sarebbe la manutenzione delle tre cappelle, che necessariamente debbono essere provvedute di vari sacri, di suppellettili, comunque pochi, ma almeno decenti.

   Se non si aiuta il sud[detto] sacerdote dichiara che non può più0reggere a tanta spesa; e ben s’accorge che la carità de’ benefattori si stanca: arriverebbe dunque come arrivò al benemerito sacerdote Cocchis, che per mancanza di mezzi dovette abbandonare un’opera consimile alla quale attendeva con successo da alcuni anni, e dalla quale dovette cessare carico di debiti.

   Proporrei dunque che S[ua] M[aestà] si degnasse accordare al sacerrdote Bosco, per questa volta, il sussidio di lire quattrocento intanto giova sperare che il governo prenderà a cuore un oggetto la di cui gravità cresce ogni giorno, e che può avere tristissime conseguenze per l’avvenire.

   Ho l’onore di ritornare a V[ostra] S[ignoria] Ill.ma la supplica sud[dett]a riconfermandomi con sensi del più distinto rispetto.

   Della S[ignoria] V[ostra] Ill.ma

Dev.mo Obb.mo Serv.re

Ab[ate] Moreno