02 Ottobre - Il valore spirituale dell'amore di amicizia


02 Ottobre - Il valore spirituale dell'amore di amicizia

Il valore spirituale dell’amore di amicizia





Don Bosco, nella narrazione delle Memorie dell’Oratorio, ci dà la netta sensazione di considerare gli elementi costitutivi del suo Oratorio come un fatto ricevuto, un dono che gli è venuto da Dio tramite l’esperienza di vita, tutta la sua vita: le persone incontrate e le situazioni vissute.

La chiave interpretativa stabilita all’inizio dell’autobiografia («far conoscere come Dio abbia egli stesso guidato ogni cosa in ogni tempo»)1 ci permette di considerare le molte pagine dedicate ai quattro anni di frequenza alla scuola pubblica di Chieri come una rilettura di esperienze giovanili, che il santo ritiene indispensabili per comprendere tutto ciò che verrà in seguito, e come un tentativo di riportare aspetti ed elementi sentiti come costitutivamente propri e definitori del suo spirito e del suo metodo oratoriano, alla loro origine. Essi sono entrati nella sua vita in quell’età splendida tra adolescenza e giovinezza (dai 16 ai 20 anni) per la sua grande capacità recettiva. Questa dote di apertura e di captatività eccezionale, unita all’intuizione assimilatrice capace di amalgamare elementi operativi, educativi e spirituali in una sintesi personale dalle grandi potenzialità, sarà una caratteristica che lo accompagnerà sempre, facendo di lui quel sapiente valorizzatore di dati elementari, di situazioni, di persone e di opportunità storiche piccole e grandi in funzione educativa e pastorale.

Il racconto offerto da Don Bosco, apparentemente memorialistico, è in realtà un riconoscimento, una benedizione per tutto ciò che gli è stato donato e, nello stesso tempo, un’illustrazione della sua proposta formativa secondo un genere letterario che gli è congegnale: quello narrativo.

Qui non possiamo fermarci su tutti i particolari. Ognuno è invitato a rileggere con calma, a studiare attentamente e criticamente, quelle trenta pagine delle Memorie2, rimarcandone le molte sfumature e i diversi livelli interpretativi. Lo scopo è quello di conoscere meglio Don Bosco per innescare una feconda riflessione sulla propria personale esperienza e identità salesiana e sul ruolo che ciascuno ricopre all’interno delle comunità educativo-pastorali nelle quali è inserito. Così ci sarà possibile puntualizzare i tratti da recuperare o valorizzare maggiormente, gli stimoli da offrire, gli atteggiamenti da rivedere, le strategie da reinventare nell’oggi storico della cultura, dei condizionamenti e delle opportunità in cui crescono i nostri giovani e si innestano le nostre comunità salesiane.

Mi limito ad evidenziare alcuni aspetti in grado di stimolare una revisione del nostro itinerario giovanile (proprio come fa Don Bosco) e un ripensamento sulla nostra missione di educatori salesiani.

1 1. I tratti caratterizzanti dell’educatore ideale

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2 2. Amicizia come servizio

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3 3. Amici esemplari e amicizie spirituali

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4 4. Una formazione completa

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