Lectio Biblica 2011-2012, La carità del pastore


novembre 2011


LA CARITA’ DEL PASTORE



  1. INVOCAZIONE ALLO SPIRITO


Siamo qui davanti a te, Signore, Spirito santo, trattenuti dal pesante fardello del peccato, ma ora riuniti nel tuo Nome.

Vieni e resta qui con noi, penetra nei nostri cuori: insegnaci cosa fare, in quale direzione camminare, che cosa operare per poterti essere graditi, col tuo aiuto, in ogni cosa.

Sii tu solo a suggerire e a far sorgere i nostri giudizi, tu che sei il solo a possedere, con Dio Padre e con il Figlio suo, un Nome glorioso.

Non tollerare che ci facciamo perturbatori della giustizia, tu che ami la più grande equità.

L’ignoranza non ci trascini verso il male e non ci pieghi l’interesse, né ci corrompa la proposta di cariche o di ruoli, ma tienici stretti a te con il dono della tua sola grazia, perché diventiamo uno in te e in nulla ci discostiamo dalla verità.

Fa’ che riuniti nel tuo santo Nome sappiamo compaginare giustizia e misericordia, in modo tale che il nostro sentire non sia ora diverso dal tuo e che in futuro possiamo ricevere, a motivo della nostra condotta irreprensibile, i tuoi doni senza fine.


IV Concilio di Toledo (633)


  1. PAROLA


Ezechiele 34, 10-16


Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.


  1. LETTURA


Ezechiele ha trattato della responsabilità delle generazioni e degli in­dividui, ma non può tacere la responsabilità dei dirigenti. Quella dei profeti è già risultata chiara dalla parabola della sentinella obbligata a dare l’allarme alla città quando incombe il pericolo (capo 33). Ora è la volta dei capi del popolo, presentati sotto l'immagine dei pastori. E’, questa, un’imma­gine di antica tradizione, che sumeri, babilonesi ed egiziani applicano sia agli dèi che agli uomini. Anche Israele la applica a Dio, come nei salmi 23 e 80; ma anche al re, conferendo spessore all'immagine nella figura del pastore Davide (Sal 78). Ezechiele dipende diretta­mente da Geremia 23: Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo, oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio di Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore (1-2).


Il capitolo conosce un ritmo incalzante: denuncia dei cattivi pastori, destituzione, entrata in scena del Signore per pascere di persona: riunito il gregge, lo porta nella sua terra, dove opera una separazione escludendo i turbolenti; poi nomina lui stesso il pastore ideale. E qui si ha la visione meravigliosa della nuova alleanza. Ciò che inizia con un guai di minaccia (inusuale in Ezechiele) si conclude in una promessa di salvezza.


v. 10 Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. La formula di presentazione (hineni, Eccomi) è particolarmente solenne per dire che Dio si compromette personalmente e fino in fondo, assume direttamente la responsabilità del suo gregge, è pronto ad intervenire da subito e con efficacia. Da notare anche la ripetizione (per tre volte) della formula le mie pecore, per sottolineare lo stretto legame tra Dio e il suo popolo: esso è proprietà esclusiva di Dio, per cui quanti esercitano una qualche autorità devono agire semplicemente come luogotenenti e mai come padroni, pronti sempre a rispondere del proprio operato a Colui che detiene la proprietà di quel popolo perché lo ha riscattato dalla casa di schiavitù. Infatti ritroviamo qui le tappe fondamentali dell’esodo traspor­tato al ritorno dall'esilio: riunire, far uscire e portare. E’ Dio che continua la sua opera di salvezza aprendo una nuova tappa della storia (cf 20, 34).


vv.11-12 Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Ovvio il riferimento alla situazione di dispersione nei tempi bui propri dell’esilio. Ma anche là, dice Dio, quegli esuli non hanno cessato di essere le mie pecore. Il Signore prende quindi l’iniziativa di visitarle per radunarle e farle nuovamente uscire rinnovando in tal modo l’epopea dell’esodo. Molto bello è il verbo passare in rassegna la cui radice ebraica indica un’analisi scrupolosa per cogliere le caratteristiche e verificare le necessità di ciascuno. Infatti, se è vero che è un popolo a venir salvato, è altrettanto vero che il singolo viene raggiunto dalla premura del Dio che salva. Riguardo al nostro essere pastori va notato che questo verbo ebraico verrà tradotto, in greco, con un verbo (episkopein) il cui sostantivo verrà ad indicare, nel tempo, un particolare ministero nella Chiesa.


vv. 12-17 Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. Il testo richiama un altro passo di Ezechiele (11-17-18): Riferisci: Così dice il Signore: Vi raccoglierò in mezzo alle genti e vi radunerò dalle terre in cui siete stati dispersi e vi darò la terra di Israele. Ed ecco la bellissima immagine del Pastore: egli ripeterà la salvezza originaria ma su un piano più profondo e personale; ancora una volta saranno gli oppressi, i senza patria, gli smarriti di cuore, i deboli, i feriti, i malati, a godere del suo speciale intervento senza peraltro trascurare coloro che hanno meno bisogno di cure particolari. Le pascerò con giustizia: al di là dei tanti significati che il termine giustizia assume nel Primo Testamento, se si guarda al messaggio complessivo della Bibbia, giustizia, per Dio, consiste nel rendere giusti coloro che a Lui si aprono con fiducia. Ecco perché è ancora Ezechiele, nel passo appena citato, che prosegue: Darò loro un cuore nuovo, metterò dentro di loro uno spirito nuovo. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un cuore di carne (…) saranno il mio popolo ed io sarò il loro Dio (11, 19ss). Pascere con giustizia, significa allora, per il pastore, condurre pazientemente, delicatamente e fedelmente le persone a lui affidate per aprire al dono di Dio e corrispondere alla chiamata alla santità.


(breve pausa di silenzio per rileggere personalmente il testo)


  1. COSTITUZIONI


Art. 10 Don Bosco ha vissuto e ci ha trasmesso, sotto l’ispirazione di Dio, uno stile originale di vita e di azione: lo spirito salesiano. Il suo centro e la sua sintesi è la carità pastorale, caratterizzata da quel dinamismo giovanile che si rivela così forte nel nostro Fondatore e alle origini della nostra società: è uno slancio apostolico che ci fa cercare le anime e servire Dio solo.


In una conferenza (11 marzo 1869) Don Bosco si poneva la domanda: «Qual è lo spi­rito che deve animare questo corpo?»; e rispondeva: «Miei cari, è la ca­rità».


È quella carità che aveva attratto già Giovannino, il quale, di fronte all'atteggiamento riservato dei preti dell'epoca, diceva alla mamma: «Se io fossi prete, vorrei fare diversamente; mi avvicinerei ai fanciulli, li chiamerei intorno a me, vorrei amarli, farmi amare, dir loro delle buone parole... e consacrarmi tutto alla loro eterna salute». Noi tutti ricordiamo la lettera da Roma del 10 maggio 1884, che riteniamo vero «inno alla carità educativa salesiana». Ebbene, facendo riferimento all’Oratorio delle origini indicava nell'amore che vi regnava l'esempio ispiratore di un sistema pedagogico e di una testimonianza spirituale, in cui risplende in tutta la sua luce lo spirito salesiano. Questa interiore carica di amore per la gioventù si esprimerà nell’intuizione pronta dei bisogni dei giovani, nella tipica esperienza che egli, illuminato da misteriosi sogni, tradurrà in norme pedagogiche di una mirabile flessibilità, nella preghiera continua per i suoi ragazzi, in una dedizione creativa e dinamica in loro favore.


Ed è proprio questa stessa carità pastorale che darà forma al suo sistema educativo. Sentiamo la testimonianza di D. Paolo Albera: «Questo sistema, come egli stesso dichiarava negli ultimi anni di sua vita mortale non era altro che la carità, cioè amor di Dio che si dilata ad abbracciare tutte le umane creature, specie le più giovani ed inesperti . . .»


La carità pastorale è, dunque, partecipazione della missione di Gesù buon Pa­store, già significato dal messaggio profetico; ed è espressa, nell’articolo costituzionale, nelle sue due dimensioni essenziali: amore del Padre, del quale vogliamo servire il Regno, e amore dei fratelli, cui vogliamo portare la buona notizia della salvezza. Opportunamente la colletta della Messa in onore di san Giovanni Bosco riassume questa carità, definen­dola: slancio apostolico che ci fa «cercare le anime e servire Dio solo». Eloquente, a questo proposito, la testimonianza di Don Rua: «Fin dai primi tempi della sua ordinazione sacerdotale, Don Bosco prese per sua "divisa" le parole di san France­sco di Sales: "Da mihi animas, coetera tolle", che volle scritte nella sua camera a grandi caratteri; e queste parole furono veramente la norma di tutta la sua vita. Per la sal­vezza delle anime si diede con tanto ardore all'educazione della gioventù; per la salvezza delle anime frequentava le prigioni, gli ospedali, le scuole pubbliche e private, scri­veva incessantemente libri di grande edificazione e istru­zione; si dava alla predicazione in Torino e in varie città del Piemonte, dettandovi esercizi, missioni, ecc. Per la sal­vezza delle anime non guardava a sacrifici, a fatiche, a pe­ricoli. Perfino sulle piazze, sulle pubbliche vie faceva sen­tire la Parola di Dio, specialmente nelle occasioni in cui, non bastando la chiesa a contenere la moltitudine che si affollava ad ascoltarlo, doveva predicare sulla piazza».




  1. SPUNTI PER LA MEDITAZIONE


  • Alimento la carità pastorale attingendo ad un contatto vitale e costante col Cristo Buon Pastore?

  • Porto in me la “passione per le anime” che fu propria di Don Bosco?

  • E’ una carità che si prende cura soprattutto di chi è smarrito, debole, malato nello spirito come “i giovani pericolanti” di Don Bosco?

  • E’ una carità intraprendente che va alla ricerca, raduna, conduce, sa attendere ma anche proporre?

  • E’ una carità sacrificata che cioè mette in conto non solo le normali fatiche ma anche le rinunce richieste da questa o quella situazione, i possibili fallimenti, le incomprensioni, le delusioni; in una parola “la croce”?

  • E’ una carità “cordiale” che attira perché emana simpatia, dice desiderio di partecipazione, assicura fedeltà?


(pausa di prolungato silenzio per la meditazione personale)



  1. CONDIVISIONE FRATERNA



  1. PREGHIERA


Signore Gesù,

che ci hai amati fino a dare tutto Te stesso per noi,

effondi su di noi l'abbondanza del Tuo Spirito,

che animi la nostra vita

con la stessa ardente carità pastorale

di cui riempisti Don Bosco e i suoi primi discepoli;

e perché viviamo con autenticità la nostra vocazione,

accresci in noi lo slancio apostolico,

che ci faccia cercare le anime e servire solo Te.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Amen.

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