COSTITUZIONI della Società di san Francesco di Sales



COSTITUZIONI

della Società di san Francesco di Sales

Editrice S.D.B.

Edizione extra commerciale

Direzione Generale Opere Don Bosco Via della Pisana, 1111 Casella Postale 18333 00163 Roma

Tipolitografia Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma Tel. 06.78.27.819 - Fax 06.78.48.333 - E-mail: tipolito@donbosco.it Finito di stampare: aprile 2015

PRESENTAZIONE

Eccovi finalmente, cari confratelli, la nostra Regola di vita rinnovata e approvata.

Vi viene offerta in un manuale che deve accompagnare ogni salesiano come la sua carta d’identità.

Contiene le Costituzioni della Società di san Francesco di Sales, nostro «codice fondamentale» ripensato e rielaborato secondo le esigenze del Vaticano II (cfr «Ecclesiae Sanctae» II, 1, 12-14).

Contiene inoltre lo statuto aggiornato dei Regolamenti ge­nerali, che formano parte integrante del diritto particolare della nostra Società.

Contiene infine alcuni scritti del nostro Padre san Giovanni Bosco, ricchi della sua esperienza spirituale.

L’ampiezza e la serietà della revisione del testo, compiuta da tutta la Congregazione durante un lungo processo di anni caratterizzati dal lavoro di ben tre Capitoli generali (20°, 21°, 22°), assicurano la continuità con le origini, il carattere ecclesiale della consacrazione apostolica salesiana e la inna­ta propensione all’universalità della missione di Don Bosco nel mondo.

Il 25 novembre 1984 solennità di Cristo Re, la Sede Aposto­lica ha approvato le presenti Costituzioni, dichiarando auto­revolmente, ancora una volta, «l’autenticità della via evan­gelica tracciata dal Fondatore».

Esse descrivono le ricchezze spirituali della nostra tradizio­ne salesiana; ne definiscono il progetto apostolico; traccia­no la via della nostra santificazione, e ci invitano a testimo‑

6Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

niarla come il dono più prezioso che possiamo offrire ai giovani.

L’8 dicembre 1984, solennità dell’Immacolata Concezione, data «in cui ebbero principio e compimento tutte le nostre cose più grandi», il Rettor Maggiore ha promulgato questo prezioso testo rielaborato.

Mentre accogliamo la nostra Regola di vita con la ricono­scenza e la speranza di chi riceve il «testamento vivo di Don Bosco» dalle mani stesse della Vergine Ausiliatrice, apriamo il nostro animo al ringraziamento e alla preghiera:

Ti rendiamo grazie, Padre,

perché ci hai chiamati per nome, uno per uno,

da tutti i continenti

per essere nella Chiesa segni e portatori del tuo amore.

Hai fatto sgorgare anche per noi

dal cuore stesso di Cristo, tuo apostolo,

quella carità pastorale

che contrassegna il nostro ardore ecclesiale

con il dono della predilezione verso i giovani.

Ti adoriamo con filiale gratitudine

perché il tuo Paraclito, lo Spirito del Signore,

ci accompagna con la grazia della sua consacrazione

nel vivere ogni giorno la totalità del nostro dono,

rinnovando il mistero dell’Alleanza battesimale

per una sua espressione più intima e piena.

Concedici, Padre misericordioso,

di saper percorrere fino alla meta, guidati da Maria,

questa via che conduce all’Amore.

Nella professione religiosa

hai fatto sbocciare in noi un’esaltante novità,

che è oblazione, azione di salvezza, liturgia della vita.

Presentazione7

Insegnaci a contemplare,

attraverso il progetto di questa Regola,

il cuore indiviso del tuo Unigenito;

permea la nostra libertà con la potenza del tuo Spirito

affinché tutti noi, che stiamo con Don Bosco,

possiamo fedelmente adempiere con il tuo aiuto

ciò che per tuo dono abbiamo promesso con gioia.

Don Egidio Viganò

Rettor Maggiore

Roma, 8 dicembre 1984,

Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

PRESENTAZIONE DELLA TERZA EDIZIONE

Carissimi confratelli,

Sono trascorsi 31 anni dalla promulgazione del testo rinno­vato e approvato della nostra Regola di Vita, frutto di ben tre Capitoli Generali in risposta alla richiesta del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Come diceva nella presentazione il Rettor Maggiore Don Egidio Viganò, le Costituzioni e i Regolamenti “descrivono le ricchezze spirituali della nostra tradizione; ne definiscono il progetto apostolico; tracciano la via della nostra santifica­zione e ci invitano a testimoniarla come il dono più prezio­so che possiamo offrire ai giovani”.

Questo testo conserva tutta la sua validità e tutta la sua ric­chezza, e va dunque conosciuto, meditato, pregato e realiz­zato nella vita. Tuttavia, cercando di accordare la Regola di vita ai nuovi bisogni della Congregazione, durante gli ultimi Capitoli Generali 23°, 24°, 25°, 26° e 27° si sono apportate alcune modifiche ritenute opportune, approvate poi dalla Santa Sede.

Rispetto alle nostra Regola di vita, rinnovata nel 1984, in questa terza edizione nelle Costituzioni si sono introdotti cambiamenti agli articoli 5, 95, 128, 132 (14), 133, 134, 137, 142, 151 (8), nei Regolamenti Generali agli articoli 3, 13, 24, 38, 76, 107, 114, 127, e 128, e, di conseguenza, nell’Indice Analitico alle parole Centro/i, Direttorio/i, Exallievi, Famiglia Salesiana, Salesiani Cooperatori, Vicario del Rettor Maggiore.

Presentazione9

Credo conveniente che sia pubblicata una terza edizione comprendente le suddette modifiche. Mi auguro che pos­siamo accogliere ancora una volta il testo costituzionale “come preziosissimo tesoro” affidatoci da Don Bosco. Egli ci ripete: “Se mi avete amato in passato, continuate ad amarmi in avvenire con l’esatta osservanza delle nostre Costituzioni”. Maria Ausiliatrice ci renda docili all’azione trasformante del­lo Spirito Santo per poter modellare la nostra vita su quella di Don Bosco, a esempio dei primi Salesiani, specialmente in quest’anno Bicentenario della sua nascita.

Don Ángel Fernàndez Artime

Rettor Maggiore

Roma, 16 agosto 2015

Bicentenario della nascita di Don Bosco

SIGLE E ABBREVIAZIONI

Sacra Scrittura

ApApocalisse di S. Giovanni

AtAtti degli Apostoli

ColLettera di S. Paolo ai Colossesi

1 CorPrima lettera di S. Paolo ai Corinzi

2 CorSeconda lettera di S. Paolo ai Corinzi

EbLettera agli Ebrei

EfLettera di S. Paolo agli Efesini

EzEzechiele

FilLettera di S. Paolo ai Filippesi

GalLettera di S. Paolo ai Galati

GnGenesi

GvVangelo di S. Giovanni

1 GvPrima lettera di S. Giovanni

IsIsaia

LcVangelo di S. Luca

McVangelo di S. Marco

MtVangelo di S. Matteo

1 PtPrima lettera di S. Pietro

PrvProverbi

QoQoelet = Ecclesiaste

RmLettera di S. Paolo ai Romani

SalSalmi

1 Sam Primo libro di Samuele

SapSapienza

SirSiracide = Ecclesiastico

1 TmPrima lettera di S. Paolo a Timoteo

1 TsPrima lettera di S. Paolo ai Tessalonicesi

Sigle e abbreviazioni11

Documenti della Chiesa

AAApostolicam actuositatem, Decreto del Concilio Vati‑

cano II

AGAd gentes, Decreto del Concilio Vaticano II

CICCodex luris Canonici

ENEvangelii nuntiandi, Esortazione apostolica di Paolo VI,

1975

ETEvangelica testificatio, Esortazione apostolica di Paolo
VI, 1971

GSGaudium et spes, Costituzione del Concilio Vaticano II

IGLHInstitutio generalis de liturgia horarum

IMInter mirifica, Decreto del Concilio Vaticano II

LGLumen gentium, Costituzione del ConciIio Vaticano II

MRMutuae relationes, Note direttive SCRIS - Sacra Congre‑

gazione per i vescovi, 1978

PCPerfectae caritatis, Decreto del Concilio Vaticano II

POPresbyterorum ordinis, Decreto del Concilio Vaticano II

RDRedemptionis donum, Esortazione apostolica di Giovan‑

ni Paolo II, 1984

SCSacrosantum Concilium, Costituzione del Concilio Vati‑
cano II

Fonti Salesiane

ASCArchivio salesiano centrale

CCostituzioni della Società di san Francesco di Sales

C 1875 Regole o Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales, Torino 1875 (OE XXVII, 10-99)

DBDon Bosco

MBMemorie biografiche (19 volumi)

MOMemorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales

OEOpere edite

RRegolamenti Generali

R 1924 Regolamenti della Società salesiana - 1924 DON RUA Lettere circolari di Don Rua

PROEMIO

Il libro della Regola è per noi Salesiani il testa­mento vivo di Don Bosco. Egli ci dice: «Se mi avete amato in passato, continuate ad amar­mi in avvenire con l’esatta osservanza delle nostre Costituzioni».1

Don Michele Rua, primo successore di Don Bosco, ci ripete: - Quando il nostro Padre in­viò i suoi primi figli in America, volle che la fotografia lo rappresentasse in mezzo a loro nell’atto di consegnare a don Giovanni Ca­gliero, capo della spedizione, il libro delle Costituzioni, come dicesse: «Vorrei accompa­gnarvi io stesso, ma quello che non posso fare io, lo faranno queste Costituzioni. Custoditele come preziosissimo tesoro!».2

1 MB XVII, 258.

2 cfr DON RUA, L 1.12.1909.


Parte Prima

I salesiani di Don Bosco

nella Chiesa


I. LA SOCIETÀ DI SAN FRANCESCO DI SALES

«Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura ...Io susciterò per loro un pastore unico... Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore» (Ez 34,11.23).

L’azione di Dio nella fondazione e nella vita della nostra Società

1. Con senso di umile gratitudine crediamo che la Società di san Francesco di Sales è nata non da solo progetto umano, ma per iniziati­va di Dio.1 Per contribuire alla salvezza della gioventù, «questa porzione la più delicata e la più preziosa dell’umana società»,2 lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di Maria, san Giovanni Bosco.

Formò in lui un cuore di padre e di maestro, capace di una dedizione totale: «Ho promes­so a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani».'

Per prolungare nel tempo la sua missione lo guidò nel dar vita a varie forze apostoliche, prima fra tutte la nostra Società.

La Chiesa ha riconosciuto in questo l’azione di Dio, soprattutto approvando le Costituzio­ni e proclamando santo il Fondatore.

Da questa presenza attiva dello Spirito attin­giamo l’energia per la nostra fedeltà e il soste­gno della nostra speranza.

1 cfr MO, 16.

2 MB II 45.

' MB XVIII, 258.

  1. 18Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

    Natura e missione della nostra Società

    Noi, salesiani di Don Bosco (SDB), for­miamo una comunità di battezzati che, docili alla voce dello Spirito, intendono realizzare in una specifica forma di vita religiosa il progetto apostolico del Fondatore: essere nella Chiesa segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai più poveri.

Nel compiere questa missione, troviamo la via della nostra santificazione.

  1. La nostra consacrazione apostolica

    La nostra vita di discepoli del Signore è una grazia del Padre che ci consacra1 col do­no del suo Spirito e ci invia ad essere apostoli dei giovani.

Con la professione religiosa offriamo a Dio noi stessi per camminare al seguito di Cristo e lavorare con Lui alla costruzione del Regno. La missione apostolica, la comunità fraterna e la pratica dei consigli evangelici sono gli ele­menti inseparabili della nostra consacrazione, vissuti in un unico movimento di carità verso Dio e verso i fratelli.

La missione dà a tutta la nostra esistenza il suo tono concreto, specifica il compito che abbiamo nella Chiesa e determina il posto che occupiamo tra le famiglie religiose.

1 cfr LG 44.

I salesiani di Don Bosco nella Chiesa19

  1. La forma della nostra Società

    La nostra Società è composta di chierici e di laici che vivono la medesima vocazione in fraterna complementarità.

Siamo riconosciuti nella Chiesa come istituto religioso clericale, di diritto pontificio, dedito alle opere di apostolato.1

Don Bosco, ispirandosi alla bontà e allo zelo di san Francesco di Sales, ci ha dato il nome di Salesiani2 e ci ha indicato un programma di vita nella massima: «Da mihi animas, cetera tolle».3

1 cfr PC 8; CIC, can. 675,1. 2cfr MB V, 9.

3 cfr MB XVII, 365, 366, 280.

  1. La nostra Società nella Famiglia salesiana

    Da Don Bosco trae origine un vasto mo­vimento di persone che, in vari modi, opera­no per la salvezza della gioventù.

Egli stesso, oltre la Società di san Francesco di Sales, fondò l’Istituto delle Figlie di Maria Au­siliatrice e l’Associazione dei Salesiani Coope­ratori che, vivendo nel medesimo spirito e in comunione fra loro, continuano la missione da lui iniziata, con vocazioni specifiche diver­se. Insieme a questi gruppi e ad altri nati in seguito formiamo la Famiglia salesiana.1

In essa, per volontà del Fondatore, abbiamo particolari responsabilità: mantenere l’unità dello spirito e stimolare il dialogo e la colla­borazione fraterna per un reciproco arricchi­mento e una maggiore fecondità apostolica.

20Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Gli Exallievi ne fanno parte per l’educazione ricevuta. La loro appartenenza diviene più stretta quando si impegnano a partecipare al­la missione salesiana nel mondo.

R 36-41.147

1 cf. ASC, Progetto CG1, ms DB; MB XVII, 25.

  1. La nostra Società nella Chiesa

    La vocazione salesiana ci situa nel cuore della Chiesa e ci pone interamente al servizio della sua missione.

Fedeli agli impegni che Don Bosco ci ha tra­smesso siamo evangelizzatori dei giovani, specialmente dei più poveri; abbiamo una cura particolare per le vocazioni apostoliche; siamo educatori della fede negli ambienti po­polari, in particolare con la comunicazione sociale; annunciamo il Vangelo ai popoli che non lo conoscono.

Contribuiamo in tal modo a edificare la Chie­sa come Corpo di Cristo affinché, anche per mezzo nostro, si manifesti al mondo come «sacramento universale della salvezza».1

1 LG 48; GS 45.

  1. La nostra Società nel mondo contemporaneo

    La nostra vocazione ci chiede di essere intimamente solidali con il mondo e con la sua storia.1 Aperti alle culture dei paesi in cui lavoriamo, cerchiamo di comprenderle e ne accogliamo i valori, per incarnare in esse il messaggio evangelico.

I salesiani di Don Bosco nella Chiesa21

Le necessità dei giovani e degli ambienti po­polari, la volontà di agire con la Chiesa e in suo nome muovono e orientano la nostra azione pastorale per l’avvento di un mondo più giusto e più fraterno in Cristo.

1 cfr GS 1.

La presenza di Maria nella nostra Società

8. La Vergine Maria ha indicato a Don Bo­sco il suo campo di azione tra i giovani e l’ha costantemente guidato e sostenuto1 special­mente nella fondazione della nostra Società. Crediamo che Maria è presente tra noi e con­tinua la sua «missione di Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei cristiani».2

Ci affidiamo a Lei, umile serva in cui il Signo­re ha fatto grandi cose,3 per diventare tra i giovani testimoni dell’amore inesauribile del suo Figlio.

1 cfr MB VII, 334; XVII, 258; XVIII, 439.

2 DB, Maraviglie della Madre di Dio, Torino 1868, p. 45; (OE XX, 237).

3 cfr Lc 1,48-49.

Patroni e Protettori della nostra Società

9. Come membri della Chiesa in cammino, ci sentiamo in comunione con i fratelli del re­gno celeste e bisognosi del loro aiuto.1

Don Bosco ha affidato la nostra Società in modo speciale, oltre che a Maria, costituita da lui patrona principale,2 a san Giuseppe e a san Francesco di Sales, pastore zelante e dot­tore della carità.

22Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Veneriamo pure come protettori particolari san Domenico Savio, segno delle meraviglie della grazia negli adolescenti, e gli altri mem­bri glorificati della nostra Famiglia.

1 cfr LG 49.

2 cfr C 1875, V, 6.

II. LO SPIRITO SALESIANO

«Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi» (Fil 4,9).

  1. La carità pastorale al centro del nostro spirito

    Don Bosco ha vissuto e ci ha trasmesso, sotto l’ispirazione di Dio, uno stile originale di vita e di azione: lo spirito salesiano.

Il suo centro e la sua sintesi è la carità pasto­rale, caratterizzata da quel dinamismo giova­nile che si rivelava così forte nel nostro Fon­datore e alle origini della nostra Società: è uno slancio apostolico che ci fa cercare le anime e servire solo Dio.

  1. Il Cristo del Vangelo sorgente del nostro spirito

    Lo spirito salesiano trova il suo modello e la sua sorgente nel cuore stesso di Cristo, apostolo del Padre.'

Nella lettura del Vangelo siamo più sensibili a certi lineamenti della figura del Signore: la gratitudine al Padre per il dono della vocazio­ne divina a tutti gli uomini; la predilezione per i piccoli e i poveri; la sollecitudine nel predicare, guarire, salvare sotto l’urgenza del Regno che viene; l’atteggiamento del Buon Pastore che conquista con la mitezza e il do­no di sé; il desiderio di radunare i discepoli nell’unità della comunione fraterna.

' cfr LG 3; AG 3.

24Costituzioni della Società di san Francesco di Sales


Unione con Dio

  1. Operando per la salvezza della gioven­tù, il salesiano fa esperienza della paternità di Dio e ravviva continuamente la dimensione divina della sua attività: «Senza di me non potete far nulla».1

Coltiva l’unione con Dio, avvertendo l’esigen­za di pregare senza sosta in dialogo semplice e cordiale con il Cristo vivo e con il Padre che sente vicino. Attento alla presenza dello Spiri­to e compiendo tutto per amore di Dio, di­venta, come Don Bosco, contemplativo nel­l’azione.



1 Gv 15,5.

Senso di Chiesa

  1. Dal nostro amore per Cristo nasce inse­parabilmente l’amore per la sua Chiesa, po­polo di Dio, centro di unità e comunione di tutte le forze che lavorano per il Regno.

Ci sentiamo parte viva di essa e coltiviamo in noi e nelle nostre comunità una rinnovata co­scienza ecclesiale. La esprimiamo nella filiale fedeltà al successore di Pietro e al suo magi­stero, e nella volontà di vivere in comunione e collaborazione con i vescovi, il clero, i reli­giosi e i laici.

Educhiamo i giovani cristiani a un autentico senso di Chiesa e lavoriamo assiduamente per la sua crescita. Don Bosco ci ripete: «Qualunque fatica è poca, quando si tratta della Chiesa e del Papato».1

1 MB V, 577.

I salesiani di Don Bosco nella Chiesa25

Predilezione per i giovani

14. La nostra vocazione è segnata da uno speciale dono di Dio, la predilezione per i gio­vani: « Basta che siate giovani, perché io vi ami assai».1 Questo amore, espressione della carità pastorale, dà significato a tutta la nostra vita.

Per il loro bene offriamo generosamente tem­po, doti e salute: «Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono disposto an­che a dare la vita».2

1 DB, Il Giovane Provveduto, Torino 1847, p. 7; (OE Il, 187).

2 DON RUFFINO, Cronaca dell’Oratorio, ASC 110, quaderno 5, p. 10.

Amorevolezza salesiana

15. Mandato ai giovani da Dio che è «tutto carità»,1 il salesiano è aperto e cordiale, pron­to a fare il primo passo e ad accogliere sem­pre con bontà, rispetto e pazienza.

Il suo affetto è quello di un padre, fratello e amico, capace di creare corrispondenza di amicizia: è l’amorevolezza tanto raccoman­data da Don Bosco.

La sua castità e il suo equilibrio gli aprono il cuore alla paternità spirituale e lasciano tra­sparire in lui l’amore preveniente di Dio.

1 DB, Esercizio di divozione alla misericordia di Dio, Torino 1847, p, 81; (OE II, 151).

Spirito di famiglia

16. Don Bosco voleva che nei suoi ambienti ciascuno si sentisse «a casa sua». La casa sale­siana diventa una famiglia quando l’affetto è

26Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

ricambiato e tutti, confratelli e giovani, si sen­tono accolti e responsabili del bene comune. In clima di mutua confidenza e di quotidiano perdono si prova il bisogno e la gioia di con­dividere tutto e i rapporti vengono regolati non tanto dai ricorso alle leggi, quanto dal movimento del cuore e dalla fede.1

Tale testimonianza suscita nei giovani il desi­derio di conoscere e seguire la vocazione sa­lesiana.

1 cfr MB XVII, 110.

Ottimismo e gioia

17. Il salesiano non si lascia scoraggiare dal­le difficoltà, perché ha piena fiducia nel Pa­dre: «Niente ti turbi»,1 diceva Don Bosco.

Ispirandosi all’umanesimo di san Francesco di Sales, crede nelle risorse naturali e sopranna­turali dell’uomo, pur non ignorandone la de­bolezza.

Coglie i valori del mondo e rifiuta di gemere sul proprio tempo: ritiene tutto ciò che è buono,2 specie se gradito ai giovani.

Poiché annuncia la Buona Novella, è sempre lieto.3 Diffonde questa gioia e sa educare alla letizia della vita cristiana e al senso della fe­sta: «Serviamo il Signore in santa allegria».4

1 MB VII, 524.

2 cfr 1 Ts 5,21.

3 cfr Fil 3,1.

4 DB, Il Giovane Provveduto, Torino 1847, p. 6; (OE II, 186).

Lavoro e temperanza

I salesiani di Don Bosco nella Chiesa27

18. «Il lavoro e la temperanza faranno fio­rire la Congregazione»;1 la ricerca delle co­modità e delle agiatezze ne sarà invece la morte.2

Il salesiano si dà alla sua missione con opero­sità instancabile, curando di far bene ogni co­sa con semplicità e misura. Con il suo lavoro sa di partecipare all’azione creativa di Dio e di cooperare con Cristo alla costruzione del Regno.

La temperanza rafforza in lui la custodia del cuore e il dominio di sé e lo aiuta a mante­nersi sereno.

Non cerca penitenze straordinarie, ma accet­ta le esigenze quotidiane e le rinunce della vita apostolica: è pronto a sopportare il caldo e il freddo, la sete e la fame, le fatiche e il disprezzo, ogni volta che si tratti della gloria di Dio e della salvezza delle anime.3

1 MB XII, 466.

2 cfr MB XVII, 272.

3 cfr C 1875, XIII, 13.



Creatività e flessibilità

19. Il salesiano è chiamato ad avere il sen­so del concreto ed è attento ai segni dei tempi, convinto che il Signore si manifesta anche attraverso le urgenze del momento e dei luoghi.

Di qui il suo spirito di iniziativa: «Nelle cose che tornano a vantaggio della pericolante gio‑

28Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

ventù o servono a guadagnare anime a Dio, io corro avanti fino alla temerità».'

La risposta tempestiva a queste necessità lo induce a seguire il movimento della storia e ad assumerlo con la creatività e l’equilibrio del Fondatore, verificando periodicamente la propria azione.

' MB XIV, 662.

Sistema Preventivo e spirito salesiano

20. Guidato da Maria che gli fu Maestra, Don Bosco visse nell’incontro con i giovani del primo oratorio un’esperienza spirituale ed educativa che chiamò «Sistema Preventivo». Era per lui un amore che si dona gratuita­mente, attingendo alla carità di Dio che pre­viene ogni creatura con la sua Provvidenza, l’accompagna con la sua presenza e la salva donando la vita.

Don Bosco ce lo trasmette come modo di vi­vere e di lavorare per comunicare il Vangelo e salvare i giovani con loro e per mezzo di lo­ro. Esso permea le nostre relazioni con Dio, i rapporti personali e la vita di comunità, nel­l’esercizio di una carità che sa farsi amare.


Don Bosco nostro modello

21. Il Signore ci ha donato Don Bosco come padre e maestro.

Lo studiamo e lo imitiamo, ammirando in lui uno splendido accordo di natura e di grazia.

I salesiani di Don Bosco nella Chiesa29

Profondamente uomo, ricco delle virtù della sua gente, egli era aperto alle realtà terrestri; profondamente uomo di Dio, ricolmo dei do­ni dello Spirito Santo, viveva «come se vedes­se l’invisibile».1

Questi due aspetti si sono fusi in un progetto di vita fortemente unitario: il servizio dei gio­vani. Lo realizzò con fermezza e costanza, fra ostacoli e fatiche, con la sensibilità di un cuo­re generoso. «Non diede passo, non pronun­ciò parola, non mise mano ad impresa che non avesse di mira la salvezza della gioven­tù... Realmente non ebbe a cuore altro che le anime».2

1 Eb 11,27.

2 DON RUA, 1 24.8.1894.

III. LA PROFESSIONE DEL SALESIANO

«Gesù disse loro: Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini. E subito, lasciate le reti, lo seguirono» (Mc 1,17-18).

Vocazione personale del salesiano

22. Ciascuno di noi è chiamato da Dio a far parte della Società salesiana. Per questo rice­ve da lui doni personali e, rispondendo fedel­mente, trova la via della sua piena realizza­zione in Cristo.

La Società lo riconosce nella sua vocazione e lo aiuta a svilupparla. Egli, come membro re­sponsabile, mette se stesso e i propri doni al servizio della vita e dell’azione comune.

Ogni chiamata manifesta che il Signore ama la Congregazione, la vuole viva per il bene della sua Chiesa e non cessa di arricchirla di nuove energie apostoliche.


Significato
della nostra
professione

23. La professione religiosa è un segno del­l’incontro di amore tra il Signore che chiama e il discepolo che risponde donandosi total­mente a Lui e ai fratelli.

È una scelta tra le più alte per la coscienza di un credente, un atto che riprende e riconfer­ma il mistero dell’alleanza battesimale per una sua espressione più intima e piena.

Obbligandosi pubblicamente di fronte alla

I salesiani di Don Bosco nella Chiesa31

Chiesa, mediante il cui ministero viene con­sacrato più intimamente al servizio di Dio,1 il salesiano inizia una vita nuova che si realizza in un servizio di dedizione permanente ai giovani.2

Nella professione si esprime anche l’impegno reciproco del professo che entra nella Società e di questa che lo accoglie con gioia.

1 cfr MR 8; LG 44.

2 cfr LG 44; PC 5; CIC, can. 654.

Formula della professione

24. La formula della nostra professione è la seguente:

Dio Padre,

Tu mi hai consacrato a Te

nel giorno del Battesimo.

In risposta all’amore del Signore Gesù

tuo Figlio,

che mi chiama a seguirlo più da vicino,

e condotto dallo Spirito Santo

che è luce e forza,

io, N.N. in piena libertà

mi offro totalmente a Te,

impegnandomi

a donare tutte le mie forze

a quelli a cui mi manderai,

specialmente ai giovani più poveri,

a vivere nella Società salesiana

in fraterna comunione di spirito e di azione,

e a partecipare in questo modo alla vita

e alla missione della tua Chiesa.

32Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Per questo,

alla presenza dei miei fratelli,

davanti a N.N., Rettor Maggiore

della Società di san Francesco di Sales

(oppure: davanti a... che fa le veci del Rettor Maggiore

della Società di san Francesco di Sales)

faccio voto per sempre

di vivere obbediente, povero e casto, secondo la via evangelica

tracciata nelle Costituzioni salesiane.

La tua grazia, Padre,

l’intercessione di Maria SS. Ausiliatrice,

di san Giuseppe, di san Francesco di Sales,

di san Giovanni Bosco,

e i miei fratelli salesiani

mi assistano ogni giorno

e mi aiutino ad essere fedele.

Per i professi temporanei:

Per questo

alla presenza dei miei fratelli,

davanti a N.N., Rettor Maggiore

della Società di san Francesco di Sales

(oppure: davanti a... che fa le veci del Rettor Maggiore

della Società di san Francesco di Sales), pur avendo l’intenzione di offrirmi a Te per tutta la vita,

secondo le disposizioni della Chiesa,

I salesiani di Don Bosco nella Chiesa33

La professione fonte di santificazione

faccio voto per... anni

di vivere obbediente, povero e casto, secondo la via evangelica

tracciata nelle Costituzioni salesiane.

La tua grazia, Padre,

l’intercessione di Maria SS. Ausiliatrice,

di san Giuseppe, di san Francesco di Sales,

di san Giovanni Bosco,

e i miei fratelli salesiani

mi assistano ogni giorno

e mi aiutino ad essere fedele.

Il Superiore risponde:

A nome della Chiesa

e della Società salesiana,

ti accolgo come confratello impegnato con voti perpetui (o temporanei) tra i salesiani di Don Bosco.

25. L’azione dello Spirito è per il professo fonte permanente di grazia e sostegno nello sforzo quotidiano per crescere nell’amore perfetto di Dio e degli uomini.1

I confratelli che hanno vissuto o vivono in pienezza il progetto evangelico delle Costitu­zioni sono per noi stimolo e aiuto nel cammi­no di santificazione.

La testimonianza di questa santità, che si at­tua nella missione salesiana, rivela il valore unico delle beatitudini, ed è il dono più pre­zioso che possiamo offrire ai giovani.

1 cfr PC 1.


Parte Seconda

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo


IV. INVIATI AI GIOVANI

I DESTINATARI DELLA NOSTRA MISSIONE

«Vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6,34).

I giovani a cui siamo inviati

26. Il Signore ha indicato a Don Bosco i gio­vani, specialmente i più poveri, come primi e principali destinatari della sua missione.

Chiamati alla medesima missione, ne avver­tiamo l’estrema importanza: i giovani vivono un’età in cui fanno scelte di vita fondamentali che preparano l’avvenire della società e della Chiesa.

Con Don Bosco riaffermiamo la preferenza per la «gioventù povera, abbandonata, peri­colante»,1 che ha maggior bisogno di essere amata ed evangelizzata, e lavoriamo special­mente nei luoghi di più grave povertà.

R 1.3.11.15.26

1 cfr MB XIV, 662.

I giovani del mondo del lavoro

27. I giovani degli ambienti popolari che si avviano al lavoro e i giovani lavoratori spesso incontrano difficoltà e sono facilmente esposti ad ingiustizie.


38Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Imitando la sollecitudine di Don Bosco, ci ri­volgiamo ad essi per renderli idonei ad occu­pare con dignità il loro posto nella società e nella Chiesa e a prendere coscienza del loro ruolo in vista della trasformazione cristiana

R 2della vita sociale.

I giovani chiamati per un servizio nella Chiesa

  1. Rispondendo alle necessità del suo po­polo, il Signore chiama continuamente e con varietà di doni a seguirlo per il servizio del Regno.

Siamo convinti che tra i giovani molti sono ricchi di risorse spirituali e presentano germi di vocazione apostolica.

Li aiutiamo a scoprire, ad accogliere e a ma­turare il dono della vocazione laicale, consa­crata, sacerdotale, a beneficio di tutta la Chiesa e della Famiglia salesiana.

Con pari diligenza curiamo le vocazioni

R 9.16.17adulte.

Negli ambienti popolari

  1. L’impegno prioritario per i giovani pove­ri si armonizza con l’azione pastorale verso i ceti popolari.

Riconosciamo i valori evangelici di cui sono portatori e il bisogno che hanno di essere ac­compagnati nello sforzo di promozione uma­na e di crescita nella fede. Li sosteniamo quindi con «tutti quei mezzi che la carità cri­stiana inspira».1

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo39

Dedichiamo la nostra attenzione ai laici re­sponsabili dell’evangelizzazione dell’ambien­te e alla famiglia, nella quale le diverse gene­razioni si incontrano2 e costruiscono il futuro

R 14.25.26dell’uomo.

I popoli non ancora evangelizzati

1 C 1875, 1, 7.

2 cfr GS 52.

30. I popoli non ancora evangelizzati sono stati oggetto speciale della premura e dello slancio apostolico di Don Bosco. Essi conti­nuano a sollecitare e a mantenere vivo il no­stro zelo: ravvisiamo nel lavoro missionario un lineamento essenziale della nostra Con­gregazione.

Con l’azione missionaria compiamo un’opera di paziente evangelizzazione e fondazione della Chiesa in un gruppo umano.1 Questa opera mobilita tutti gli impegni educativi e pastorali propri del nostro carisma.



Sull’esempio del Figlio di Dio che si è fatto in tutto simile ai suoi fratelli, il missionario sale­siano assume i valori di questi popoli e condi‑

R 18-24vide le loro angosce e speranze.2

1 cfr AG 6.

2 cfr AG 3,12,26.

40Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

IL NOSTRO SERVIZIO EDUCATIVO PASTORALE

«Lo Spirito del Signore è sopra di me, per que­sto mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto mes­saggio, per proclamare ai prigionieri la libera­zione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Si­gnore» (Lc 4,18-19).

La promozione integrale

31. La nostra missione partecipa a quella della Chiesa che realizza il disegno salvifico di Dio, l’avvento del suo Regno, portando agli uomini il messaggio del Vangelo intimamente unito allo sviluppo dell’ordine temporale.1



Educhiamo ed evangelizziamo secondo un progetto di promozione integrale dell’uomo, orientato a Cristo, uomo perfetto.2 Fedeli alle intenzioni dei nostro Fondatore, miriamo a

R 4.5,22formare «onesti cittadini e buoni cristiani».3

1 cfr EN 31.

2 cfr GS 41,

3 Piano di Regolamento per l’Oratorio, 1854 (MB II, 46).

Promozione personale

32. Come educatori collaboriamo con i gio­vani per sviluppare le loro capacità e attitudi­ni fino alla piena maturità.

Nelle varie circostanze condividiamo con essi il pane, promuoviamo la loro competenza professionale e la formazione culturale.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo41

Sempre e in ogni caso li aiutiamo ad aprirsi alla verità e a costruirsi una libertà responsa­bile. Per questo ci impegniamo a suscitare in loro la convinzione e il gusto dei valori auten‑

R 4.6tici che li orientano al dialogo e al servizio.

Promozione sociale e collettiva

  1. Don Bosco ha visto con chiarezza la portata sociale della sua opera.

Lavoriamo in ambienti popolari e per i giova­ni poveri. Li educhiamo alle responsabilità morali, professionali e sociali, collaborando con loro, e contribuiamo alla promozione del gruppo e dell’ambiente.

Partecipiamo in qualità di religiosi alla testi­monianza e all’impegno della Chiesa per la giustizia e la pace. Rimanendo indipendenti da ogni ideologia e politica di partito, rifiu­tiamo tutto ciò che favorisce la miseria, l’in­giustizia e la violenza, e cooperiamo con quanti costruiscono una società più degna dell’uomo.



La promozione, a cui ci dedichiamo in spirito evangelico, realizza l’amore liberatore di Cri­sto e costituisce un segno della presenza del

R 6.26Regno di Dio.

Evangelizzazione e catechesi

  1. «Questa Società nel suo principio era un semplice catechismo».1 Anche per noi l’evangelizzazione e la catechesi sono la di‑

42Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

mensione fondamentale della nostra mis­sione.

Come Don Bosco, siamo chiamati tutti e in ogni occasione a essere educatori alla fede. La nostra scienza più eminente è quindi co­noscere Gesù Cristo e la gioia più profonda è rivelare a tutti le insondabili ricchezze del suo mistero.2

Camminiamo con i giovani per condurli alla persona del Signore risorto affinché, scopren­do in lui e nel suo Vangelo il senso supremo della propria esistenza, crescano come uomi­ni nuovi.

La Vergine Maria è una presenza materna in questo cammino. La facciamo conoscere e amare come Colei che ha creduto,3 aiuta e

R 7infonde speranza.

Iniziazione alla vita ecclesiale

1 MB IX, 61.

2 cfr Ef 3,819.

3 cfr Lc 1,45.

35. Avviamo i giovani a fare esperienza di vita ecclesiale con l’ingresso e la partecipazio­ne a una comunità di fede.

Per questo animiamo e promuoviamo gruppi e movimenti di formazione e di azione apo­stolica e sociale. In essi i giovani crescono nella consapevolezza delle proprie responsa­bilità e imparano a dare il loro apporto inso­stituibile alla trasformazione del mondo e alla

Quest’opera di collaborazione al disegno di

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo43

vita della Chiesa, diventando essi stessi «i pri‑

R 8mi e immediati apostoli dei giovani».1

1 AA 12.

Iniziazione alla vita liturgica

  1. Iniziamo i giovani a partecipare in modo cosciente e attivo alla liturgia della Chiesa, culmine e fonte di tutta la vita cristiana.1

Insieme con essi celebriamo l’incontro con Cristo nell’ascolto della Parola, nella preghie­ra e nei sacramenti.



L’Eucarestia e la Riconciliazione, celebrate as­siduamente, offrono risorse di eccezionale valore per l’educazione alla libertà cristiana, alla conversione del cuore e allo spirito di condivisione e di servizio nella comunità ec‑

R 7clesiale.

1 cfr SC 10.

Orientamento alle scelte vocazionali

  1. Educhiamo i giovani a sviluppare la loro vocazione umana e battesimale con una vita quotidiana progressivamente ispirata e unifi­cata dal Vangelo.

Il clima di famiglia, di accoglienza e di fede, creato dalla testimonianza di una comunità che si dona con gioia, è l’ambiente più effica­ce per la scoperta e l’orientamento delle vo­cazioni.

44Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Dio, coronamento di tutta la nostra azione educativa pastorale, è sostenuta dalla pre­ghiera e dal contatto personale, soprattutto

R 9.16.17nella direzione spirituale.

Il Sistema Preventivo nella nostra missione

  1. Per compiere il nostro servizio educati­vo e pastorale, Don Bosco ci ha tramandato il Sistema Preventivo.

«Questo sistema si appoggia tutto sopra la ra­gione, la religione e sopra l’amorevolezza»:1 fa appello non alle costrizioni, ma alle risorse dell’intelligenza, del cuore e del desiderio di Dio, che ogni uomo porta nel profondo di se stesso.

Associa in un’unica esperienza di vita educa­tori e giovani in un clima di famiglia, di fidu­cia e di dialogo.



Imitando la pazienza di Dio, incontriamo i giovani al punto in cui si trova la loro libertà. Li accompagniamo perché maturino solide convinzioni e siano progressivamente respon­sabili nel delicato processo di crescita della

R 4.5.13.15loro umanità nella fede.

1 MB XIII, 919.

L’assistenza come atteggiamento e metodo

  1. La pratica del Sistema Preventivo esige da noi un atteggiamento di fondo: la simpatia e la volontà di contatto con i giovani. «Qui con voi mi trovo bene, è proprio la mia vita stare con voi».1

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo45

Stiamo fraternamente in mezzo ai giovani con una presenza attiva e amichevole che fa­vorisce ogni loro iniziativa per crescere nel bene e li incoraggia a liberarsi da ogni schia­vitù, affinché il male non domini la loro fragi­lità.

Questa presenza ci apre alla conoscenza vita­le del mondo giovanile e alla solidarietà con tutti gli aspetti autentici del suo dinamismo.

1 MB IV, 654.

CRITERI DI AZIONE SALESIANA

«Pur essendo libero da tutti, mi son fatto servo di tutti per guadagnare il maggior numero... Mi son fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi son fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno» (1 Cor 9,19.22).

L’oratorio di Don Bosco criterio permanente

40. Don Bosco visse una tipica esperienza pastorale nel suo primo oratorio, che fu per i giovani casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e corti­le per incontrarsi da amici e vivere in alle­gria.

Nel compiere oggi la nostra missione, l’espe­rienza di Valdocco rimane criterio permanen‑

46Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

te di discernimento e rinnovamento di ogni attività e opera.

  1. Criteri ispiratori per le nostre attività e opere

    La nostra azione apostolica si realizza con pluralità di forme, determinate in primo luogo dalle esigenze di coloro a cui ci dedi­chiamo.

Attuiamo la carità salvifica di Cristo, organiz­zando attività e opere a scopo educativo pa­storale, attenti ai bisogni dell’ambiente e della Chiesa. Sensibili ai segni dei tempi, con spirito di iniziativa e costante duttilità le verifichiamo e rinnoviamo e ne creiamo di nuove.

L’educazione e l’evangelizzazione di molti giovani, soprattutto fra i più poveri, ci muovo­no a raggiungerli nel loro ambiente e a incon­trarli nel loro stile di vita con adeguate forme di servizio.

  1. R 1

    Attività e opere

    Realizziamo la nostra missione princi­palmente attraverso attività e opere in cui ci è possibile promuovere l’educazione umana e cristiana dei giovani, come l’oratorio e il centro giovanile, la scuola e i centri profes­sionali, i convitti e le case per giovani in diffi­coltà.

Nelle parrocchie e residenze missionarie con­tribuiamo alla diffusione del Vangelo e alla promozione del popolo, collaborando alla

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo47

pastorale della Chiesa particolare con le ric­chezze di una vocazione specifica.

Offriamo il nostro servizio pedagogico e cate­chistico in campo giovanile attraverso centri specializzati.

Nelle case per esercizi spirituali curiamo la formazione cristiana di gruppi, specialmente giovanili.

Ci dedichiamo inoltre ad ogni altra opera che

R 11-30.35abbia di mira la salvezza della gioventù.

La

comunicazione sociale

43. Operiamo nel settore della comunica­zione sociale. È un campo di azione significa­tivo1 che rientra tra le priorità apostoliche del­la missione salesiana.

Il nostro Fondatore intuì il valore di questa scuola di massa, che crea cultura e diffonde modelli di vita, e s’impegnò in imprese apo­stoliche originali per difendere e sostenere la fede del popolo.



Sul suo esempio valorizziamo come doni di Dio le grandi possibilità che la comunicazio­ne sociale ci offre per l’educazione e l’evan‑

R 31-34.41gelizzazione.

1 Cfr IM 1.

48Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

I CORRESPONSABILI DELLA MISSIONE

«Non c’è differenza tra chi pianta e chi irriga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, edificio di Dio» (1 Cor 3,8-9).

Missione comunitaria

  1. Il mandato apostolico, che la Chiesa ci affida, viene assunto e attuato in primo luogo dalle comunità ispettoriali e locali i cui mem­bri hanno funzioni complementari con com­piti tutti importanti. Essi ne prendono co­scienza: la coesione e la corresponsabilità fra­terna permettono di raggiungere gli obiettivi pastorali.

L’ispettore e il direttore, come animatori del dialogo e della partecipazione, guidano il di­scernimento pastorale della comunità, affin­ché essa proceda unita e fedele nell’attuazio­ne del progetto apostolico.



Responsabilità comuni e complementari

  1. Ciascuno di noi è responsabile della missione comune e vi partecipa con la ric­chezza dei suoi doni e delle caratteristiche laicale e sacerdotale dell’unica vocazione sa­lesiana.

Il salesiano coadiutore porta in tutti i campi educativi e pastorali il valore proprio della sua laicità, che lo rende in modo specifico te‑

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo49

stimone del Regno di Dio nel mondo, vicino

ai giovani e alle realtà del lavoro.

Il salesiano presbitero o diacono apporta al comune lavoro di promozione e di educazio­ne alla fede la specificità del suo ministero, che lo rende segno di Cristo pastore, partico­larmente con la predicazione del Vangelo e l’azione sacramentale.

La presenza significativa e complementare di salesiani chierici e laici nella comunità costi­tuisce un elemento essenziale della sua fisio­nomia e completezza apostolica.

I giovani salesiani

  1. Lo spirito di famiglia e il dinamismo ca­ratteristico della nostra missione rendono par­ticolarmente valido il contributo apostolico dei giovani salesiani.

Essi sono più vicini alle nuove generazioni, capaci di animazione ed entusiasmo, disponi­bili per soluzioni nuove.

La comunità, incoraggiando e orientando questa generosità, aiuta la loro maturazione religiosa apostolica.



La comunità educativa e i laici associati al nostro lavoro

  1. Realizziamo nelle nostre opere la comu­nità educativa e pastorale. Essa coinvolge, in clima di famiglia, giovani e adulti, genitori ed educatori, fino a poter diventare un’esperien­za di Chiesa, rivelatrice del disegno di Dio.

50Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

In questa comunità i laici, associati al nostro lavoro, portano il contributo originale della loro esperienza e del loro modello di vita.

Accogliamo e suscitiamo la loro collaborazio­ne e offriamo la possibilità di conoscere e ap­profondire lo spirito salesiano e la pratica del Sistema Preventivo.

Favoriamo la crescita spirituale di ognuno e proponiamo, a chi vi sia chiamato, di condivi­dere più strettamente la nostra missione nella

R 4.5.148Famiglia salesiana.

Solidali con la Chiesa particolare

48. La Chiesa particolare è il luogo in cui la comunità vive ed esprime il suo impegno apostolico. Ci inseriamo nella sua pastorale che ha nel vescovo il primo responsabile1 e nelle direttive delle conferenze episcopali un principio di azione a più largo raggio.

Offriamo ad essa il contributo dell’opera e della pedagogia salesiana e ne riceviamo orientamenti e sostegno.

Per un più organico collegamento condividia­mo iniziative con i gruppi della Famiglia sale­siana e con altri istituti religiosi.

R 2.13.25.35

Siamo pronti a cooperare con gli organismi civili di educazione e di promozione sociale.

1 cfr CIC, can. 678, 1.

Formiamo così un cuor solo e un’anima sola

V. IN COMUNITÀ FRATERNE E APOSTOLICHE

«La carità non abbia finzioni: ... amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello sti­marvi a vicenda; ... siate solidali coi fratelli nelle necessità, premurosi nell’ospitalità... Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri» (Rm 12,9.10.13.16).

Valore della vita

in comunità

  1. Vivere e lavorare insieme è per noi sale­siani una esigenza fondamentale e una via si­cura per realizzare la nostra vocazione.

Per questo ci riuniamo in comunità,' nelle quali ci amiamo fino a condividere tutto in spirito di famiglia e costruiamo la comunione delle persone.



Nella comunità si riflette il mistero della Trini­tà; in essa troviamo una risposta alle aspira­zioni profonde del cuore e diventiamo per i

R 20giovani segni di amore e di unità.

' cfr CIC, can. 608.

l vincoli dell’unità

  1. Dio ci chiama a vivere in comunità, affi­dandoci dei fratelli da amare.

La carità fraterna, la missione apostolica e la pratica dei consigli evangelici sono i vincoli che plasmano la nostra unità e rinsaldano continuamente la nostra comunione.

52Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

per amare e servire Dio1 e per aiutarci gli uni

R 42gli altri.

1 cfr C 1875, II, 1.

Rapporti di fraterna amicizia

  1. San Paolo ci esorta: «Rivestitevi, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansue­tudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente».1

La comunità salesiana si caratterizza per lo spirito di famiglia che anima tutti i momenti della sua vita: il lavoro e la preghiera, le refe­zioni e i tempi di distensione, gli incontri e le riunioni.

In clima di fraterna amicizia ci comunichiamo gioie e dolori e condividiamo corresponsabil­mente esperienze e progetti apostolici.

1 Col 3,12-13.



Il confratello nella comunità

  1. La comunità accoglie il confratello con cuore aperto, lo accetta com’è e ne favorisce la maturazione. Gli offre la possibilità di espli­care le sue doti di natura e di grazia. Provvede a ciò che occorre e lo sostiene nei momenti di difficoltà, di dubbio, di fatica, di malattia.

Don Bosco a chi gli chiedeva di rimanere con lui era solito dire: «Pane, lavoro e paradiso: ecco tre cose che ti posso offrire io in nome del Signore».1

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo53

Il confratello s’impegna a costruire la comuni­tà in cui vive e la ama, anche se imperfetta: sa di trovare in essa la presenza di Cristo.

Accetta la correzione fraterna, combatte quanto scopre in sé di anticomunitario e par­tecipa generosamente alla vita e al lavoro co­mune. Ringrazia Dio di essere tra fratelli che

R 43lo incoraggiano e lo aiutano.

1 MB XVIII, 420.

I confratelli anziani e ammalati

  1. La comunità circonda di cure e di affet­to i confratelli anziani e ammalati.

Essi, prestando il servizio di cui sono capaci e accettando la propria condizione, sono fonte di benedizione per la comunità, ne arricchi­scono lo spirito di famiglia e rendono più pro­fonda la sua unità.

La loro vita assume un nuovo significato apo­stolico: offrendo con fede le limitazioni e le sofferenze per i fratelli e i giovani, si uniscono alla passione redentrice del Signore e conti­nuano a partecipare alla missione salesiana.



La morte del confratello

  1. La comunità sostiene con più intensa carità e preghiera il confratello gravemente infermo. Quando giunge l’ora di dare alla sua vita consacrata il compimento supremo, i fra­telli lo aiutano a partecipare con pienezza al­la Pasqua di Cristo.

54Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Per il salesiano la morte è illuminata dalla speranza di entrare nella gioia del suo Signo­re.1 E quando avviene che un salesiano muo­re lavorando per le anime, la Congregazione ha riportato un grande trionfo.2

Il ricordo dei confratelli defunti unisce nella «carità che non passa»3 coloro che sono anco­ra pellegrini con quelli che già riposano in

R 47Cristo.

Il direttore nella comunità

1 cfr Mt 25,21.

2 cfr MB XVII, 273.

3 1 Cor 13,8.

55. Il direttore rappresenta Cristo che unisce i suoi nel servizio del Padre. È al centro della comunità, fratello tra fratelli, che riconoscono la sua responsabilità e autorità.

Suo primo compito è animare la comunità perché viva nella fedeltà alle Costituzioni e cresca nell’unità. Coordina gli sforzi di tutti tenendo conto dei diritti, doveri e capacità di ciascuno.

Ha responsabilità diretta anche verso ogni confratello: lo aiuta a realizzare la sua perso­nale vocazione e lo sostiene nel lavoro che gli è affidato.

Estende la sua sollecitudine ai giovani e ai collaboratori, perché crescano nella corre­sponsabilità della missione comune.

Nelle parole, nei contatti frequenti, nelle de‑

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo55

cisioni opportune è padre, maestro e guida

R 42.48spirituale.

Comunità accogliente

  1. I confrateili vivono con semplicità il do­no di sé e il senso della condivisione nell’ac­coglienza degli altri e nell’ospitalità. Con le loro attenzioni e con la loro allegria sanno rendere tutti partecipi dello spirito di famiglia salesiano.



Tuttavia, per favorire il rispetto vicendevole e le espressioni della comunione fraterna, la comunità riserva ai soli confratelli alcuni am‑

R 21.45bienti della casa religiosa.1

1 cfr CIC, can. 667,1.

Comunità aperta

  1. La comunità salesiana opera in comu­nione con la Chiesa particolare.

È aperta ai valori del mondo e attenta al con­testo culturale in cui svolge la sua azione apo­stolica. Solidale con il gruppo umano in mez­zo a cui vive, coltiva buone relazioni con tutti.

È così segno rivelatore di Cristo e della sua salvezza presente fra gli uomini e diviene fer­mento di nuove vocazioni, sul modello della prima comunità di Valdocco.



Comunità ispettoriale

  1. Le comunità locali sono parte viva della comunità ispettoriale. Essa le promuove nella

56Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

comunione fraterna e le sostiene nella mis­sione.

Segue con amore i nuovi confratelli; è solleci­ta per la formazione di tutti, gode per la loro riuscita e per le loro liete ricorrenze, ne soffre la perdita, ne tiene vivo il ricordo.

Attenta alle situazioni giovanili, coordina e verifica il lavoro apostolico attraverso i suoi organismi, favorisce la collaborazione, anima la pastorale vocazionale, provvede alla conti­nuità delle opere e si apre a nuove attività.

Coltiva la fraternità e la esprime in concreta solidarietà verso le altre ispettorie, la Congre­gazione e la Famiglia salesiana.

Comunità mondiale

59. La professione religiosa incorpora il sale­siano nella Società, facendolo partecipe della comunione di spirito, di testimonianza e di servizio che essa vive nella Chiesa universale.



L’unione con il Rettor Maggiore e il suo Con­siglio, la solidarietà nelle iniziative apostoli­che, la comunicazione e informazione sul la­voro dei confratelli, incrementando la comu­nione approfondiscono il senso di apparte­nenza e aprono al servizio della comunità

R 103mondiale.

VI. AL SEGUITO DI CRISTO OBBEDIENTE POVERO CASTO

«Ho lasciato perdere tutte queste cose... al fine di guadagnare Cristo... perché anch’io sono sta­to conquistato da Gesù Cristo» (Fil 3,8.12).

Al seguito di Cristo

  1. Con la professione religiosa intendiamo vivere la grazia battesimale con maggior pie­nezza e radicalità.

Seguiamo Gesù Cristo il quale, «casto e pove­ro, redense e santificò gli uomini con la sua obbedienza»1 e partecipiamo più strettamen­te al mistero della sua Pasqua, al suo annien­tamento e alla sua vita nello Spirito.

Aderendo in modo totale a Dio, amato sopra ogni cosa, ci impegniamo in una forma di vi­ta che si fonda interamente sui valori del Vangelo.

1 PC 1.



Amore fraterno e apostolico

  1. Don Bosco fa spesso notare quanto la pratica sincera dei voti rinsaldi i vincoli dell’a­more fraterno e la coesione nell’azione apo­stolica.

La professione dei consigli ci aiuta a vivere la comunione con i fratelli della comunità reli­giosa, come in una famiglia che gode della presenza del Signore.1

58Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

I consigli evangelici, favorendo la purifica­zione del cuore e la libertà spirituale,' ren­dono sollecita e feconda la nostra carità pa­storale: il salesiano obbediente, povero e casto è pronto ad amare e servire quelli a cui il Signore lo manda, soprattutto i giovani poveri.

1 cfr PC 15. 'cfr LG 46.

Segno particolare della presenza di Dio

62. La pratica dei consigli, vissuta nello spi­rito delle beatitudini, rende più convincente il nostro annuncio del Vangelo.

In un mondo tentato dall’ateismo e dall’idola­tria del piacere, del possesso e del potere, il nostro modo di vivere testimonia, special­mente ai giovani, che Dio esiste e il suo amo­re può colmare una vita; e che il bisogno di amare, la spinta a possedere e la libertà di decidere della propria esistenza acquistano il loro senso supremo in Cristo salvatore.

Il nostro modo di vivere tiene conto anche dell’abito: quello che i chierici portano, con­forme alle disposizioni delle Chiese particola­ri dei paesi in cui dimorano, e il vestire sem­plice che Don Bosco consigliava ai soci laici,1 vogliono essere un segno esterno di questa testimonianza e di questo servizio.'

1 cfr C 1875, XV, 1-3. 'cfr CIC, can. 669.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo59


Testimonianza del mondo futuro

63. L’offerta della propria libertà nell’obbe­dienza, lo spirito di povertà evangelica e l’a­more fatto dono nella castità fanno del sale­siano un segno della forza della risurrezione.

I consigli evangelici, configurando il suo cuo­re tutto per il Regno, lo aiutano a discernere e ad accogliere l’azione di Dio nella storia; e, nella semplicità e laboriosità della vita quoti­diana, lo trasformano in un educatore che annuncia ai giovani «cieli nuovi e terra nuo­va»,1 stimolando in loro gli impegni e la gioia della speranza.2



1 cfr Ap 21,1.

2 cfr Rm 12,12.

LA NOSTRA OBBEDIENZA

«Pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedien­za dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,8-9).

Significato evangelico della nostra obbedienza

64. Il nostro Salvatore ci assicurò di essere venuto sulla terra non per fare la propria vo­lontà, ma la volontà del Padre suo che è nei cieli.1

Con la professione di obbedienza offriamo a Dio la nostra volontà e riviviamo nella Chiesa

60Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

e nella Congregazione l’obbedienza di Cristo, compiendo la missione che ci è affidata.

Docili allo Spirito e attenti ai segni che Egli ci dà attraverso gli eventi, prendiamo il Vangelo come regola suprema2 di vita, le Costituzioni come via sicura, i superiori e la comunità co­me quotidiani interpreti della volontà di Dio.

1 cfr C 1875, III, 1. 2cfr PC 2.

Stile salesiano dell’obbedienza e dell’autorità

  1. Nella tradizione salesiana obbedienza e autorità vengono esercitate in quello spirito di famiglia e di carità, che ispira le relazioni a stima e a fiducia reciproca.

Il superiore orienta, guida e incoraggia, facen­do un uso discreto della sua autorità. Tutti i confratelli collaborano con un’obbedienza schietta, pronta e fatta «con animo ilare e con umiltà».1



Il servizio dell’autorità e la disponibilità nel­l’obbedienza sono principio di coesione e ga­ranzia di continuità della Congregazione; per il salesiano sono via di santità, fonte di ener‑

R 50gia nel lavoro, di gioia e di pace.

1 C 1875, III, 2.

Correspon­sabilità

nell’obbedienza

  1. Nella comunità e in vista della missione tutti obbediamo, pur con compiti diversi.

Nell’ascolto della Parola di Dio e nella cele‑

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo61

brazione dell’Eucaristia esprimiamo e rinno­viamo la nostra comune dedizione al divino volere.

Nelle cose di rilievo cerchiamo insieme la vo­lontà del Signore in fraterno e paziente dialo­go e con vivo senso di corresponsabilità.

Il superiore esercita la sua autorità ascoltan­do i confratelli, stimolando la partecipazione di tutti e promuovendo l’unione delle vo­lontà nella fede e nella carità. Egli conclude il momento della ricerca comune prenden­do le opportune decisioni, che normalmen­te emergeranno dalla convergenza delle ve­dute.

Tutti quindi ci impegniamo nell’esecuzione collaborando sinceramente, anche quando i propri punti di vista non sono stati accolti.

Obbedienza personale e libertà

67. Il salesiano è chiamato ad obbedire con spirito libero e responsabile, impegnando le sue «forze di intelligenza e di volontà, i doni di natura e di grazia».1

Obbedisce con fede e riconosce nel superio­re un aiuto e un segno che Dio gli offre per manifestare la sua volontà.

Questa obbedienza «conduce alla maturità facendo crescere la libertà dei figli di Dio».2

1 PC 14.

2 PC 14.

62Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Esigenze del voto di obbedienza

68. Con il voto di obbedienza il salesiano si impegna ad obbedire ai legittimi superiori nelle cose riguardanti l’osservanza delle Costi­tuzioni.1

Quando un precetto è dato espressamente in forza del voto di obbedienza, l’obbligo di ob­bedire è grave. Soltanto i superiori maggiori e i direttori possono dare tale precetto; ma lo facciano raramente, per iscritto o davanti a due testimoni, e solo quando lo richiede qualche grave ragione.2

1 cfr CIC, can. 601.

2 cfr CIC, can. 49ss.

Doni personali e obbedienza

69. Ognuno mette capacità e doni al servi­zio della missione comune.

Il superiore, aiutato dalla comunità, ha una speciale responsabilità nel discernere questi doni, nel favorirne lo sviluppo e il retto eser­cizio.

Se le necessità concrete della carità e dell’apo­stolato esigono il sacrificio di desideri e proget­ti in sé legittimi, il confratello accetta con fede ciò che l’obbedienza gli chiede, pur potendo sempre ricorrere all’autorità superiore.

Per assumere incarichi o uffici, oltre quelli che gli sono assegnati nella comunità, do­manda l’autorizzazione al legittimo superio­re.1

1 cfr CIC, can. 671.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo63


Colloquio con il superiore

  1. Fedele alla raccomandazione di Don Bosco, ogni confratello s’incontra frequente­mente con il proprio superiore in un collo­quio fraterno.

È un momento privilegiato di dialogo per il bene proprio e per il buon andamento della comunità.



In esso parla con confidenza della sua vita e attività e, se lo desidera, anche della sua si‑

R 49tuazione di coscienza.

Obbedienza e mistero della croce

  1. «Invece di fare opere di penitenza, ci di­ce Don Bosco, fate quelle dell’obbedienza».1

A volte l’obbedienza contrasta con la nostra inclinazione all’indipendenza e all’egoismo o può esigere difficili prove di amore. È il mo­mento di guardare a Cristo obbediente fino alla morte:2 «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».3

Il mistero della sua morte e risurrezione c’in­segna come sia fecondo per noi obbedire: il grano che muore nell’oscurità della terra por­ta molto frutto.4

1 MB XIII, 89.

2 cfr Fil 2,8; cfr MB IV, 233.

3 Mt 26,42.

4 cfr Gv 12,24.

64Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

LA NOSTRA POVERTÀ

«Disse a lui Gesù: Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi» (Mt 19,21).

Significato evangelico della nostra povertà

72. Conosciamo la generosità del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, egli si fece povero, affinché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà.1

Chiamati ad una vita intensamente evangeli­ca, scegliamo di seguire «il Salvatore che nac­que nella povertà, visse nella privazione di tutte le cose, e morì nudo in croce».2

Come gli Apostoli all’invito del Signore, ci li­beriamo dalla preoccupazione e dall’affanno dei beni terreni' e, ponendo la nostra fiducia nella Provvidenza del Padre, ci doniamo al servizio del Vangelo.

1 cfr 2 Cor 8,9.

2 C 1875 (Introduzione), p. XXIV. ' cfr Mt 6,25ss.

Povertà e
missione
salesiana

73. Don Bosco visse la povertà come distac­co del cuore e generoso servizio ai fratelli, con uno stile austero, industrioso e ricco di iniziative.

Sul suo esempio anche noi viviamo nel dis­tacco da ogni bene terreno1 e partecipiamo

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo65

con intraprendenza alla missione della Chie­sa, al suo sforzo per la giustizia e la pace, spe­cialmente con l’educazione dei bisognosi.

La testimonianza della nostra povertà, vissuta nella comunione dei beni, aiuta i giovani a superare l’istinto del possesso egoistico e li apre al senso cristiano del condividere.

1 cfr C 1875, IV, 7.

Esigenze del voto di povertà

  1. Con il voto di povertà ci impegniamo a non usare e a non disporre dei beni materiali senza il consenso del legittimo superiore.

Ogni confratello conserva la proprietà del suo patrimonio e la capacità di acquistare altri be­ni; ma prima della sua professione dispone li­beramente dell’uso e usufrutto di essi e cede ad altri la loro amministrazione.



Prima della professione perpetua redige il suo testamento conforme alle leggi del codice ci­vile. Dopo seria riflessione, per esprimere il suo totale abbandono alla divina Provviden­za, può anche rinunciare definitivamente ai beni di cui ha conservato la proprietà, a nor‑

R 51-53ma del diritto universale e proprio.

Impegno
personale
di povertà

  1. Ciascuno di noi è il primo responsabile della sua povertà, per cui quotidianamente vive il distacco promesso con un tenore di vi­ta povera.

66Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Accetta di dipendere dal superiore e dalla co­munità nell’uso dei beni temporali, ma sa che il permesso ricevuto non lo dispensa dall’es­sere povero in realtà e nello spìrito.1

Vigila per non cedere poco a poco al deside­rio del benessere e alle comodità, che sono una minaccia diretta alla fedeltà e alla gene­rosità apostolica.

E quando il suo stato di povertà gli è causa di qualche incomodo e sofferenza,2 si rallegra di poter partecipare alla beatitudine promessa

R 55dal Signore ai poveri in spirito.3

1 cfr PC 13.

2 cfr C 1875 (Introduzione), p. XXVI.

3 cfr Mt 5,3.

La comunione dei beni

76. Sull’esempio dei primi cristiani mettia­mo in comune i beni materiali:1 i frutti del nostro lavoro, i doni che riceviamo e quanto percepiamo da pensioni, sussidi e assicura­zioni. Offriamo anche i nostri talenti e le no­stre energie ed esperienze.

Nella comunità il bene di ciascuno diventa il bene di tutti.



Condividiamo fraternamente ciò che abbia­mo con le comunità dell’ispettoria e siamo

R 56-58.63.solidali con le necessità dell’intera Congrega‑

197.201zione, della Chiesa e del mondo.

1 cfr At 4,32.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo67


Testimonianza di povertà nella comunità e nelle opere

77. Ogni comunità è attenta alle condizioni dell’ambiente in cui vive e testimonia la sua povertà con una vita semplice e frugale in abitazioni modeste.

Sull’esempio e nello spirito del Fondatore, ac­cettiamo il possesso dei mezzi richiesti dal nostro lavoro e li amministriamo in modo che a tutti sia evidente la loro finalità di servizio.



La scelta delle attività e l’ubicazione delle opere rispondano alle necessità dei bisognosi; le strutture materiali si ispirino a criteri di

R 1. 58-65semplicità e funzionalità.

Il lavoro78. Il lavoro assiduo e sacrificato è una ca‑

ratteristica lasciataci da Don Bosco ed è espressione concreta della nostra povertà.

Nell’operosità di ogni giorno ci associamo ai poveri che vivono della propria fatica e testi­moniamo il valore umano e cristiano del la‑

R 64voro.1

1 cfr ET 20.

Solidarietà con i poveri

79. Lo spirito di povertà ci porta ad essere solidali con i poveri e ad amarli in Cristo.1

Per questo ci sforziamo di essere vicini a loro, di sollevarne l’indigenza, facendo nostre le lo­ro legittime aspirazioni ad una società più umana.

68Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Nel chiedere e accettare aiuti per il servizio dei bisognosi imitiamo Don Bosco nello zelo e nella gratitudine e ci manteniamo, come lui, evangelicamente liberi. «Ricordatevi be­ne, egli ci dice, che quello che abbiamo non è nostro, ma dei poveri; guai a noi se non ne faremo buon uso».2

1 cfr PC 13. 2MB V, 682.

LA NOSTRA CASTITÀ

«lo sono persuaso che né morte né vita... né presente né avvenire... né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Gesù Cristo, nostro Signore» (Rm 8,38-39).

Significato evangelico della nostra castità

80. La castità consacrata per il Regno è un «dono prezioso della grazia divina dato dal Padre ad alcuni».1 In risposta di fede, noi lo accogliamo con gratitudine e ci impegniamo con voto a vivere la continenza perfetta nel celibato.2

Seguiamo da vicino Gesù Cristo, scegliendo un modo intensamente evangelico di amare Dio e i fratelli senza divisione del cuore.3

Ci inseriamo così con una vocazione specifica nel mistero della Chiesa, totalmente unita a

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo69

Cristo e, partecipando alla sua fecondità, ci doniamo alla nostra missione.4

1 LG 42.

2 cfr CIC, can. 599.

3 cfr LG 42.

4 cfr ET 13-14; RD 11.

Castità e missione salesiana

81. Don Bosco visse la castità come amore senza limiti a Dio e ai giovani. Volle che essa fosse un segno distintivo della Società salesia­na: «Chi spende la vita a pro dei giovani ab­bandonati deve certamente fare tutti gli sforzi per arricchirsi di ogni virtù. Ma la virtù che si deve sommamente coltivare... è la virtù della castità».1

La nostra tradizione ha sempre considerato la castità una virtù irradiante, portatrice di uno speciale messaggio per l’educazione della gioventù. Essa ci fa testimoni della predilezio­ne di Cristo per i giovani, ci consente di amarli schiettamente in modo che «conosca­no di essere amati»,2 e ci rende capaci di educarli all’amore e alla purezza.

1 cfr C 1875, V, 1.

2 DB, Lettera da Roma 1884, MB XVII, 110.

Castità e maturità umana

82. Le esigenze educative e pastorali della nostra missione e il fatto che l’osservanza del­la perfetta continenza tocca inclinazioni tra le più profonde della natura umana1 richiedono


70Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

dal salesiano equilibrio psicologico e maturità affettiva.

Don Bosco avvertiva: Chi non ha fondata spe­ranza di poter conservare, col divino aiuto, la virtù della castità nelle parole, nelle opere e nei pensieri, non professi in questa Società,

R 68perché sovente si troverebbe in pericolo.2

1 cfr PC 12.

2 cfr C 1875, V, 2.

Castità e vita

di comunità

  1. La castità consacrata, «segno e stimolo della carità»,1 libera e potenzia la nostra capa­cità di farci tutto a tutti. Sviluppa in noi il sen­so cristiano dei rapporti personali, favorisce vere amicizie e contribuisce a fare della co­munità una famiglia.

A sua volta il clima fraterno della comunità ci aiuta a vivere nella gioia il celibato per il Re­gno e a superare, sostenuti dalla comprensio­ne e dall’affetto, i momenti difficili.

1 LG 42.



Atteggiamenti e mezzi

per crescere nella castità

  1. La castità non è una conquista fatta una volta per sempre. Ha i suoi momenti di pace e i momenti di prova. È un dono che, a causa dell’umana debolezza, esige un quotidiano impegno di fedeltà.

Perciò il salesiano, fedele alle Costituzioni, vi­ve nel lavoro e nella temperanza, pratica la

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo71


R 44.66-68

mortificazione e la custodia dei sensi, fa uso discreto e prudente degli strumenti di comu­nicazione sociale e non trascura quei mezzi naturali che giovano alla salute fisica e men­tale.

Soprattutto implora l’aiuto di Dio e vive alla sua presenza; alimenta l’amore per Cristo alla mensa della Parola e dell’Eucaristia e lo puri­fica umilmente nel sacramento della Riconci­liazione; si affida con semplicità a una guida spirituale.

Ricorre con filiale fiducia a Maria Immacolata e Ausiliatrice, che lo aiuta ad amare come Don Bosco amava.

VII. IN DIALOGO CON IL SIGNORE

«La parola di Cristo dimori tra voi abbondante­mente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù» (Col 3,16-17).

Il dono

della preghiera

  1. La comunità esprime in forma visibile il mistero della Chiesa, che non nasce da vo­lontà umana, ma è frutto della Pasqua del Si­gnore. Allo stesso modo Dio raduna la nostra comunità e la tiene unita con il suo invito, la sua Parola, il suo amore.



Quando prega, la comunità salesiana rispon­de a questo invito, ravviva la coscienza della sua intima e vitale relazione con Dio e della sua missione di salvezza, facendo propria l’in­vocazione di Don Bosco: «Da mihi animas,

R 69cetera tolle».

La preghiera salesiana

  1. Docile allo Spirito Santo, Don Bosco vis­se l’esperienza di una preghiera umile, fidu­ciosa e apostolica, che congiungeva sponta­neamente l’orazione con la vita.

Da lui impariamo a riconoscere l’azione della grazia nella vita dei giovani: preghiamo per loro affinché il disegno del Padre si compia in ciascuno di essi, e preghiamo con loro per te‑

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo73

stimoniare la nostra fede e condividere la stessa speranza di salvezza.

La preghiera salesiana è gioiosa e creativa, semplice e profonda; si apre alla partecipa­zione comunitaria, è aderente alla vita e si

R 77prolunga in essa.

Comunità in ascolto della Parola

  1. Il popolo di Dio viene adunato innanzi­tutto per mezzo della Parola del Dio vivente.1 La Parola ascoltata con fede è per noi fonte di vita spirituale, alimento per la preghiera, luce per conoscere la volontà di Dio negli avveni­menti e forza per vivere in fedeltà la nostra vocazione.

Avendo quotidianamente in mano la Sacra Scrittura,2 come Maria accogliamo la Parola e la meditiamo nel nostro cuore3 per farla frutti­ficare e annunziarla con zelo.

1 cfr PO 4. 2cfr PC 6.

3 cfr Lc 2,19.51.



Comunità unificata dall’Eucaristia

  1. L’ascolto della Parola trova il suo luogo privilegiato nella celebrazione dell’Eucaristia. Essa è l’atto centrale quotidiano di ogni co­munità salesiana, vissuto come una festa in una liturgia viva.

La comunità vi celebra il mistero pasquale e comunica al corpo di Cristo immolato, rice‑

74Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

vendolo per costruirsi in Lui come comunio­ne fraterna e rinnovare il suo impegno apo­stolico.

La concelebrazione mette in evidenza le ric­chezze di questo mistero: esprime la triplice unità del sacrificio, del sacerdozio e della co­munità, i cui membri sono tutti al servizio della stessa missione.

La presenza dell’Eucaristia nelle nostre case è per noi, figli di Don Bosco, motivo di fre­quenti incontri con Cristo. Da Lui attingiamo dinamismo e costanza nella nostra azione per

R 70i giovani.

Il mistero
di Cristo
nel tempo

89. La liturgia delle ore estende alle diverse ore del giorno la grazia del mistero eucaristi­co.1

La comunità, unita a Cristo e alla Chiesa, lo­da e supplica il Padre, nutre la sua unione con Lui2 e si mantiene attenta alla divina vo­lontà. Rimanendo per i chierici gli obblighi assunti con la loro ordinazione,3 la comunità celebra le Lodi come preghiera del mattino e il Vespro come preghiera della sera con la di­gnità e il fervore che Don Bosco raccoman­dava.

La domenica è il giorno della gioia pasquale. Vissuta nel lavoro apostolico, nella pietà e in allegria, rinvigorisce la fiducia e l’ottimismo del salesiano.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo75

Lungo l’anno liturgico, la commemorazione dei misteri del Signore fa della nostra vita un

R 70tempo di salvezza nella speranza.4

Comunità in continua conversione

1 cfr IGLH 10,12.

2 cfr LG 3.

3 cfr CIC, can. 1174,1. 4cfr SC 102.

  1. La Parola di Dio ci chiama a una conti­nua conversione.

Consapevoli della nostra debolezza, rispon­diamo con la vigilanza e il pentimento since­ro, la correzione fraterna, il perdono recipro­co e l’accettazione serena della croce di ogni giorno.

Il sacramento della Riconciliazione porta a compimento l’impegno penitenziale di cia­scuno e di tutta la comunità.



Preparato dall’esame di coscienza quotidiano e ricevuto frequentemente, secondo le indi­cazioni della Chiesa, esso ci dona la gioia del perdono del Padre, ricostruisce la comunione

R 73fraterna e purifica le intenzioni apostoliche.

Momenti di rinnovamento

  1. La nostra volontà di conversione si rin­nova nel ritiro mensile e negli esercizi spiri­tuali di ogni anno. Sono tempi di ripresa spiri­tuale che Don Bosco considerava come la parte fondamentale e la sintesi di tutte le pra­tiche di pietà.1

76Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Per la comunità e per ogni salesiano sono oc­casioni particolari di ascolto della Parola di Dio, di discernimento della sua volontà e di purificazione del cuore.

Questi momenti di grazia ridonano al nostro spirito profonda unità nel Signore Gesù e ten‑

R 72gono viva l’attesa del suo ritorno.

1 cfr C 1875, (Introduzione), p. XXXIV.

Maria nella vita e nella preghiera del salesiano

  1. Maria, Madre di Dio, occupa un posto singolare nella storia della salvezza.

Essa è modello di preghiera e di carità pasto­rale, maestra di sapienza e guida della nostra Famiglia.

Contempliamo e imitiamo la sua fede, la sol­lecitudine per i bisognosi, la fedeltà nell’ora della croce e la gioia per le meraviglie opera­te dal Padre.

Maria Immacolata e Ausiliatrice ci educa alla pienezza della donazione al Signore e ci in­fonde coraggio nel servizio dei fratelli.



Nutriamo per Lei una devozione filiale e for­te. Recitiamo quotidianamente il rosario e ce­lebriamo le sue feste per stimolarci ad un’imi‑

R 74tazione più convinta e personale.

La preghiera personale

  1. Potremo formare comunità che pregano solo se diventiamo personalmente uomini di preghiera.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo77

Ciascuno di noi ha bisogno di esprimere nel­l’intimo il suo modo personale di essere figlio di Dio, manifestargli la sua gratitudine, confi­dargli i desideri e le preoccupazioni apostoli­che.

Una forma indispensabile di preghiera è per noi l’orazione mentale. Essa rafforza la nostra intimità con Dio, salva dall’abitudine, conser­va il cuore libero e alimenta la dedizione ver­so il prossimo. Per Don Bosco è garanzia di

R 71gioiosa perseveranza nella vocazione.

La memoria dei confratelli defunti

  1. La fede nel Cristo risorto sostiene la no­stra speranza e mantiene viva la comunione con i fratelli che riposano nella pace di Cristo. Essi hanno speso la vita nella Congregazione e non pochi hanno sofferto anche fino al martirio per amore del Signore.

Uniti in uno scambio di beni spirituali offria­mo con riconoscenza per loro i suffragi pre­scritti.



Il loro ricordo è uno stimolo per continuare

R 47.76con fedeltà la nostra missione.

La vita come preghiera

  1. Immerso nel mondo e nelle preoccupa­zioni della vita pastorale, il salesiano impara a incontrare Dio attraverso quelli a cui è man­dato.

Scoprendo i frutti dello Spirito1 nella vita degli uomini, specialmente dei giovani, rende gra‑

78Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

zie in ogni cosa;2 condividendo i loro proble­mi e sofferenze, invoca per essi la luce e la forza della Sua presenza.

Attinge alla carità del Buon Pastore, di cui vuole essere il testimone, e partecipa alle ric­chezze spirituali che la comunità gli offre.

Il bisogno di Dio, avvertito nell’impegno apo­stolico, lo porta a celebrare la liturgia della vi­ta, raggiungendo «quella operosità instancabi­le, santificata dalla preghiera e dall’unione con Dio, che dev’essere la caratteristica dei figli di Don Bosco».3

1 cfr Gal 5,22.

2 cfr Ef 5,20.

3 R 1923, art. 291.

Parte Terza

Formati per la missione di educatori pastori


VIII. ASPETTI GENERALI

DELLA NOSTRA FORMAZIONE

LA FORMAZIONE SALESIANA

«Vivendo secondo la verità nella carità, cer­chiamo di crescere in ogni cosa verso di Lui, che è il capo, Cristo» (Ef 4,15).

Vocazione e formazione

  1. Gesù chiamò personalmente i suoi Apo­stoli perché stessero con Lui e per mandarli a proclamare il Vangelo.1 Li preparò con amore paziente e diede loro lo Spirito Santo che li guidasse alla pienezza della verità.2

Egli chiama anche noi a vivere nella Chiesa il progetto del nostro Fondatore come apostoli dei giovani.

A questo appello rispondiamo con l’impegno di una adeguata e continua formazione, per la quale il Signore dona ogni giorno la sua grazia.

1 cfr Mc 3,14. 2cfr Gv 16,13.



Orientamento salesiano della formazione

  1. I primi salesiani trovarono in Don Bosco la loro guida sicura. Inseriti nel vivo della sua comunità in azione, impararono a modellare la propria vita sulla sua.

82Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Anche noi troviamo in lui il nostro modello. La natura religiosa apostolica della vocazione salesiana determina l’orientamento specifico della nostra formazione, necessario alla vita e all’unità della Congregazione.

  1. L’esperienza formativa

    Illuminato dalla persona di Cristo e dal suo Vangelo, vissuto secondo lo spirito di Don Bosco, il salesiano si impegna in un pro­cesso formativo che dura tutta la vita e ne ri­spetta i ritmi di maturazione. Fa esperienza dei valori della vocazione salesiana nei diversi momenti della sua esistenza e accetta l’ascesi che tale cammino comporta.

Con l’aiuto di Maria, madre e maestra, tende a diventare educatore pastore dei giovani nella forma laicale o sacerdotale che gli è propria.

  1. Impegno personale e comunitario

    Ogni salesiano assume la responsabilità della propria formazione. Docile allo Spirito Santo, sviluppa le sue attitudini e i doni della grazia in uno sforzo costante di conversione e di rinnovamento, vivendo e lavorando per la missione comune.

Il naturale ambiente di crescita vocazionale è la comunità, dove il confratello s’inserisce con fiducia e collabora con responsabilità. La vita stessa della comunità, unita in Cristo e aperta alle esigenze dei tempi, è formatrice:

Formati per la missione di educatori pastori83

essa per questo deve continuamente progre‑

R 85dire e rinnovarsi.

  1. Unità della formazione e culture

    Il carisma del Fondatore è principio di unità della Congregazione e, per la sua fecon­dità, è all’origine dei modi diversi di vivere l’unica vocazione salesiana. La formazione è dunque allo stesso tempo unitaria nei conte­nuti essenziali e diversificata nelle espressioni concrete: accoglie e sviluppa tutto ciò che di vero, di nobile, di giusto' le varie culture con­tengono.

' cfr Fil 4,8.

  1. Comunità ispettoriale e formazione

    La comunità ispettoriale accoglie e ac­compagna la vocazione di ogni confratello, cura la preparazione dei formatori e le strut­ture di formazione, anima l’impegno formati­vo delle comunità locali.

È suo compito, tramite i diversi organi di ani­mazione e governo, stabilire il modo di attua­re la formazione secondo le esigenze del pro­prio contesto culturale, in conformità con le direttive della Chiesa e della Congregazione.

Nell’esercizio di questa comune responsabili­tà ogni salesiano, con la preghiera e la testi­monianza, contribuisce a sostenere e a rinno‑

R 84vare la vocazione dei suoi fratelli.

84Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

LA FORMAZIONE INIZIALE

«Parla, o Signore, perché il tuo servo ti ascolta» (1 Sam 3,9).

Complessità e unità della formazione iniziale

Le comunità formatrici

  1. La formazione iniziale mira alla matu­razione umana e alla preparazione intellet­tuale del giovane confratello insieme all’ap­profondimento della sua vita consacrata e al graduale inserimento nel lavoro educativo pa­storale.

Nell’esperienza formativa questi aspetti devo­no essere armonizzati in una unità vitale.

  1. La formazione iniziale si realizza ordi­nariamente in comunità strutturate apposita­mente a tale scopo.

Aperte come vuole lo stile educativo di Don Bosco, esse tengono conto delle aspirazioni dei giovani a una vita più personale e più fra­terna.

Il nostro spirito vi è vissuto in modo più inten­so: tutti i membri formano insieme una fami­glia, fondata sulla fede e l’entusiasmo per Cri­sto, unita nella mutua stima e nella conver­genza degli sforzi.



Formatori e confratelli in formazione, pur nel­la diversità dei ruoli, danno vita ad un clima di corresponsabilità e attuano con chiarezza

R 78.80.81le mete formative.

Ruolo

dei formatori

Formati per la missione di educatori pastori85

104. Nelle comunità formatrici i formatori hanno un compito specifico e necessario.

Assicurano ai confratelli in formazione le con­dizioni per una valida esperienza e una seria riflessione dottrinale in un ambiente adatto.

Coscienti di essere mediatori dell’azione del Signore, si sforzano di costituire insieme col direttore, guida della comunità e maestro di spirito, un gruppo convinto della comune re­sponsabilità.

Sono scelti per tale compito uomini di fede in grado di comunicare vitalmente l’ideale sale‑

siano, capaci di dialogo e con sufficiente

R 78esperienza pastorale.

Il salesiano in formazione iniziale

105. Per il salesiano la formazione iniziale, più che attesa, è già tempo di lavoro e di san­tità. È un tempo di dialogo tra l’iniziativa di Dio che chiama e conduce e la libertà del sa­lesiano che assume progressivamente gli im­pegni della propria formazione.



In questo cammino di crescenti responsabilità egli è sostenuto dalla preghiera, dalla direzio­ne spirituale, dalla riflessione, dallo studio e

R 79dai rapporti fraterni.

Curricolo formativo

106. La formazione iniziale dei salesiani laici, dei futuri sacerdoti e dei diaconi permanenti

86Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

ha ordinariamente un curricolo di livello pari­tario, con le stesse fasi e con obiettivi e con­tenuti simili.

Le distinzioni sono determinate dalla voca­zione specifica di ognuno, dalle doti e attitu­dini personali e dai compiti del nostro apo‑

R 95.97.98stolato.

Incorporazione nella Società e periodi formativi

  1. Ognuno, prima di essere definitiva­mente incorporato nella Società, percorre i seguenti periodi formativi: preparazione al noviziato, noviziato e periodo della professio­ne temporanea.

Essi sono necessari sia al candidato che alla comunità per discernere, in mutua collabo­razione, la volontà di Dio e per corrispon­dervi.

Il candidato conosce progressivamente la So­cietà ed essa, a sua volta, può valutarne le at­titudini alla vita salesiana.



Le ammissioni

  1. L’ammissione al noviziato, alla profes­sione temporanea o perpetua, ai ministeri e alle sacre ordinazioni, dopo che il candidato ha presentato liberamente la sua domanda, è fatta dall’ispettore con il consenso del suo Consiglio, avuto il parere del direttore della comunità con il suo Consiglio.

Formati per la missione di educatori pastori87

I superiori fondano il loro giudizio su elemen­ti positivi comprovanti l’idoneità del candida­to, tenendo conto in primo luogo dei requisi‑

R 81.93.94ti canonici.1

1 cfr CIC, can. 642-645; 1019-1054.

IX. IL PROCESSO FORMATIVO

«Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù» (Fil 1,6).

Preparazione al noviziato

  1. A chi si orienta verso la vita salesiana vengono offerti l’ambiente e le condizioni adatte per conoscere la propria vocazione e maturare come uomo e come cristiano. Può così, con l’aiuto di una guida spirituale, sce­gliere in modo più consapevole e libero da pressioni esterne e interne.



Immediatamente prima del noviziato è ri­chiesta una speciale preparazione per appro­fondire l’opzione vocazionale e verificare l’i­doneità necessaria ad iniziare il noviziato. Ta­le preparazione si compie attraverso un’espe­rienza di vita comunitaria e apostolica sale‑

R 88siana.

Il noviziato

  1. Nel noviziato il candidato ha la possi­bilità di iniziare l’esperienza religiosa sale­siana.

La comunità perciò dev’essere un esempio di vita fondata sulla fede e alimentata dalla pre­ghiera, dove la semplicità evangelica, l’alle­gria, l’amicizia e il rispetto reciproco creano un clima di fiducia e di docilità.

Formati per la missione di educatori pastori89

Con l’aiuto del maestro il novizio approfondi­sce le motivazioni della propria scelta, accerta l’idoneità alla vocazione salesiana e si orienta verso il completo dono di sé a Dio per il ser­vizio dei giovani, secondo lo spirito di Don

R 89.92Bosco.

Durata del noviziato

  1. Il noviziato dura dodici mesi a norma del diritto.1 Comincia quando il candidato, ammesso dall’ispettore, entra nella casa del noviziato canonicamente eretta e si pone sot­to la guida del maestro.



Un’assenza che superi i tre mesi continui o discontinui lo rende invalido. L’assenza che

R 93supera i quindici giorni dev’essere ricuperata.

1 cfr CIC, can. 647,3; 648; 649,1.

Il maestro dei novizi

  1. Il maestro dei novizi è la guida spiri­tuale che coordina e anima tutta l’azione for­mativa del noviziato.

Sia un uomo di esperienza spirituale e sale­siana, prudente, aggiornato sulle realtà psico­logiche e i problemi della condizione giovani­le. Abbia un grande senso dei contatti umani e capacità di dialogo; con la sua bontà ispiri confidenza ai novizi.

È professo perpetuo e viene nominato dall’i­spettore con il consenso del suo Consiglio e l’approvazione del Rettor Maggiore. Rimane in carica tre anni e può essere riconfermato.

90Costituzioni della Società di san Francesco di Sales


Periodo della
professione
temporanea

  1. La prima professione apre un periodo di vita consacrata durante il quale il confratel­lo, sostenuto dalla comunità e da una guida spirituale, completa il processo di maturazio­ne in vista della professione perpetua e svi­luppa, come salesiano laico o aspirante al sa­cerdozio, i diversi aspetti della sua vocazione.



La professione nel primo triennio sarà trien­nale o annuale; nel secondo triennio sarà or‑

R 95.96dinariamente triennale.

L’immediato postnoviziato

  1. Alla prima professione segue una fase di maturazione religiosa che continua l’espe­rienza formativa del noviziato e prepara il ti­rocinio.



L’approfondimento della vita di fede e dello spirito di Don Bosco e un’adeguata prepara­zione filosofica, pedagogica e catechistica in dialogo con la cultura orientano il giovane confratello a integrare progressivamente fede,

R 95cultura e vita.

Il tirocinio

  1. Nel corso di tutta la formazione inizia­le, insieme allo studio, si dà importanza alle attività pastorali della nostra missione.

Una fase di confronto vitale e intenso con l’a­zione salesiana in un’esperienza educativa pastorale è il tirocinio. In questo tempo il gio­vane confratello si esercita nella pratica del

Formati per la missione di educatori pastori91

Sistema Preventivo e in particolare nell’assi­stenza salesiana.

Accompagnato dal direttore e dalla comunità, realizza la sintesi personale tra la sua attività e

R 86.96i valori della vocazione.

Formazione specifica del salesiano presbitero e del salesiano laico

  1. Dopo il tirocinio il salesiano completa la formazione iniziale.

La formazione specifica del candidato al mi­nistero presbiterale segue gli orientamenti e le norme stabilite dalla Chiesa e dalla Congrega­zione e mira a preparare il sacerdote pastore educatore nella prospettiva salesiana.



La formazione specifica offre al salesiano co­adiutore, con l’approfondimento del patrimo­nio spirituale della Congregazione, un’ade­guata preparazione teologica nella linea della laicità consacrata e completa la sua formazio‑

R 97.98ne in vista del lavoro educativo apostolico.

La professione perpetua

  1. Il socio fa la professione perpetua quando ha raggiunto la maturità spirituale salesiana richiesta dall’importanza di tale scelta.

La celebrazione di questo atto è preceduta da un tempo conveniente di preparazione im­mediata e accompagnata dalla fraterna atten­zione della comunità ispettoriale.

92Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

La professione perpetua è fatta ordinariamen­te sei anni dopo la prima professione. Se tut­tavia lo ritiene opportuno, l’ispettore può prolungare questo tempo, ma non oltre i no‑

R 94ve anni.

Esigenza della formazione permanente

  1. In un contesto pluralista e di rapide trasformazioni, il carattere evolutivo della persona e la qualità e fecondità della nostra vita religiosa apostolica richiedono che, dopo le fasi iniziali, continuiamo la formazione. Cerchiamo di crescere nella maturità umana, di conformarci più profondamente a Cristo e di rinnovare la fedeltà a Don Bosco, per ri­spondere alle esigenze sempre nuove della condizione giovanile e popolare.



Mediante iniziative personali e comunitarie coltiviamo la vita spirituale salesiana, l’aggior­namento teologico e pastorale, la competen‑

R99-102za professionale e la creatività apostoIica.

Formazione permanente come atteggiamento personale

  1. Vivendo in mezzo ai giovani e in co­stante rapporto con gli ambienti popolari, il salesiano si sforza di discernere negli eventi la voce dello Spirito, acquistando così la capaci­tà d’imparare dalla vita. Attribuisce efficacia formativa alle sue attività ordinarie e usufrui­sce anche dei mezzi di formazione che gli vengono offerti.

Formati per la missione di educatori pastori93


R 10.19.99-102

Durante il tempo della piena attività trova occasioni per rinnovare il senso religioso pa­storale della propria vita e per abilitarsi a svolgere con maggior competenza il proprio lavoro.

Egli si sente poi chiamato a vivere con impe­gno formativo qualunque situazione, conside­randola un tempo favorevole per la crescita della sua vocazione.


Parte Quarta

Il servizio dell’autorità nella nostra Società


X. PRINCIPI E CRITERI GENERALI

«Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,43-45).

Struttuire fondamentali della nostra Società

120. La nostra Società si configura in comu­nità ispettoriali che, a loro volta, sono artico­late in comunità locali.

Il governo a livello mondiale assicura l’unità di vita e di azione nella diversità di ambienti e situazioni.

Il governo centrale, ispettoriale e locale viene esercitato con potestà ordinaria da un supe­riore assistito dal suo Consiglio.

L’autorità suprema su tutta la Congregazione compete al Capitolo generale. Ai Capitoli ispettoriali vengono riconosciuti determinati poteri nell’ambito dell’ispettoria.


Natura del servizio dell’autorità

121. L’autorità nella Congregazione è eserci­tata a nome e ad imitazione di Cristo come un servizio ai fratelli, nello spirito di Don Bo­sco, per ricercare e adempiere la volontà del Padre.

Questo servizio è rivolto a promuovere la carità, a coordinare l’impegno di tutti, ad

98Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

animare, orientare, decidere, correggere, in modo che venga realizzata la nostra mis­sione.

Secondo la nostra tradizione, le comunità so­no guidate da un socio sacerdote che, per la grazia del ministero presbiterale e l’esperien­za pastorale, sostiene e orienta lo spirito e l’a­zione dei fratelli.

Egli a norma del diritto' è tenuto ad emettere la professione di fede.

' cfr CIC, can. 833, 8°.

Unità nel governo

della Società

  1. I superiori, a tutti i livelli di governo, partecipano di un’unica e medesima autorità e la esercitano in comunione con il Rettor Maggiore, a vantaggio di tutta la Società. Co­sì, mentre promuovono il bene delle singole comunità, sono solleciti per l’unità, l’incre­mento e il perfezionamento dell’intera Con­gregazione.



Partecipazione e corresponsabi­lità

  1. La comune vocazione comporta la partecipazione responsabile ed effettiva di tutti i membri alla vita e all’azione della co­munità locale, ispettoriale e mondiale, sia sul piano dell’esecuzione che su quello della programmazione, dell’organizzazione e della revisione, secondo i ruoli e le competenze di ciascuno.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società99

Tale corresponsabilità esige la partecipazione dei confratelli, secondo le modalità più con­venienti, alla scelta dei responsabili di gover­no ai vari livelli e all’elaborazione delle loro decisioni più significative.

È dovere di chi esercita l’autorità promuovere e guidare questo contributo mediante l’infor­mazione adeguata, il dialogo personale e la

R 169riflessione comunitaria.

Sussidiarietà e decentramento

124. L’autorità di qualsiasi genere e livello lascia all’iniziativa degli organi inferiori e dei singoli ciò che può essere da loro deciso e realizzato secondo le rispettive competenze. Così si valorizzano le persone e le comunità e si favorisce un più reale impegno.

Il principio di sussidiarietà comporta il decen­tramento che, mentre salvaguarda l’unità, ri­conosce una conveniente autonomia e un’e­qua distribuzione di poteri tra i diversi organi di governo.

XI. SERVIZIO DELL’AUTORITÀ NELLA COMUNITÀ MONDIALE

«Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorve­gliandolo non per forza, ma volentieri, secondo Dio... non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge» (1 Pt 5,2-3).

Il Sommo Pontefice

Il Rettor Maggiore

  1. La Società salesiana ha come supremo superiore il Sommo Pontefice alla cui autorità i soci sono filialmente sottomessi anche in forza del voto di obbedienza, disponibili per il bene della Chiesa universale. Accolgono con docilità il suo magistero e aiutano i fede­li, specialmente i giovani, ad accettarne gli in­segnamenti.

  2. Il Rettor Maggiore, superiore della So­cietà salesiana, è il successore di Don Bosco, il padre e il centro di unità della Famiglia sa­lesiana.



La sua principale sollecitudine è di promuo­vere, in comunione con il Consiglio generale, la costante fedeltà dei soci al carisma salesia­no per compiere la missione affidata dal Si‑

R 103gnore alla nostra Società.

  1. Il Rettor Maggiore ha potestà ordinaria di governo che esercita secondo il diritto su

Il servizio dell’autorità nella nostra Società101

tutte le ispettorie, le case e i soci, nelle cose spirituali e temporali. Visita personalmente o per mezzo di altri tutte le ispettorie e le co­munità locali.

Convoca e presiede il Consiglio generale.

R 104.105Rappresenta ufficialmente la Società.

Il Consiglio generale

  1. Il Rettor Maggiore viene eletto dal Ca­pitolo generale per un periodo di sei anni e può essere eletto soltanto per un secondo sessennio consecutivo. Non può dimettersi dalla sua carica senza il consenso della Sede Apostolica.

  2. Perché un socio possa essere eletto Rettor Maggiore dev’essere sacerdote, profes­so perpetuo da almeno dieci anni e distin­guersi per amore alla Chiesa e alla Congrega­zione, esemplarità di vita, dinamismo pasto­rale, abilità e prudenza di governo.

  3. Il Consiglio generale coopera con il Rettor Maggiore nell’animazione e nel gover­no della Congregazione.

Spetta al Consiglio individuare e studiare i problemi che interessano il bene comune della Società, promuovere l’unione fraterna fra le diverse ispettorie e curare una sempre più efficiente organizzazione perché sia at­tuata la missione salesiana nel mondo.

  1. 102Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

    I consiglieri collaborano con il Rettor Maggiore dando il proprio parere e voto. At­tendono in comunione con lui sia agli impe­gni ricevuti dal Capitolo generale, sia a quelli che il Rettor Maggiore giudicherà opportuno assegnare loro. A questo scopo hanno sede nella stessa casa in cui dimora il Rettor Mag‑

R 106giore.

  1. § 1. Il Rettor Maggiore deve avere il consenso del suo Consiglio per:

  1. l’erezione o soppressione di ispettorie, visi­tatorie o altre circoscrizioni (156 C);

  2. l’apertura e chiusura di case o la modifica dello scopo di opere già esistenti a norma del diritto1 (165 C);

  3. l’erezione di noviziati (110 C)

  4. la convocazione del Capitolo generale, ai sensi dell’articolo 149 delle Costituzioni;

  5. l’approvazione delle deliberazioni dei Ca­pitoli ispettoriali (170 C);

  6. la costituzione delle conferenze ispettoriali (155 C);

  7. la nomina del sostituto di un membro del Consiglio generale, in caso di morte o di un impedimento (142 C);

  8. la nomina del segretario generale (144 C);

  9. la nomina del procuratore e del postulato-re generale (145 C);

  10. la nomina di ispettori, superiori di visita­torie o di altre circoscrizioni (158, 162 C);

  1. Il servizio dell’autorità nella nostra Società103

    la cessazione della carica degli ispettori ai sensi dell’articolo 163 delle Costituzioni e dei superiori delle visitatorie e di altre circoscri­zioni (158 C);

  2. l’alienazione dei beni immobili e mobili appartenenti al patrimonio stabile della Con­gregazione (188 C);

  3. la determinazione dei limiti di valore entro i quali è competente l’ispettore con il suo Consiglio in ordine a tutte le operazioni di cui all’articolo 188 delle Costituzioni (189 C);

§ 2. Il Rettor Maggiore deve avere il con­senso dei consiglieri presenti in sede, riuniti in numero non inferiore a tre, nei seguenti casi:

  1. dispensa dalla professione religiosa tempo­ranea;

  2. nomina dei consiglieri ispettoriali (C 167);

  3. concessione di autorizzazione per le ope­razioni finanziarie di cui all’art. 188 delle Co­stituzioni, salvo quanto previsto dall’art. 132 §1, 12.

§ 3. Nei casi di dimissioni dei soci, il Rettor Maggiore e il suo Consiglio procedono colle­gialmente a norma del diritto.

§ 4. Il Rettor Maggiore inoltre sentirà il suo Consiglio nelle altre cose importanti e ogni volta che lo riterrà opportuno.

1 cfr CIC, can. 609-612.

104Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

133. Il Consiglio generale si compone del vicario, dei consiglieri incaricati di settori spe­ciali e dei consiglieri regionali incaricati di gruppi di ispettorie.

I consiglieri incaricati di settori speciali sono: il consigliere per la formazione, il consigliere per la pastorale giovanile, il consigliere per la comunicazione sociale, il consigliere per le

R 107missioni e l’economo generale.

  1. Il vicario del Rettor Maggiore

    Il vicario è il primo collaboratore del Rettor Maggiore nel governo della Società ed ha potestà ordinaria vicaria.

Fa le veci del Rettor Maggiore assente o im­pedito. A lui è affidata particolarmente la cu­ra della vita e della disciplina religiosa.

  1. Il consigliere per la

    formazione

    Il consigliere per la formazione ha il compito di promuovere la formazione inte­grale e permanente dei soci.

Segue con particolare sollecitudine la forma­zione iniziale nelle sue varie fasi, perché in es­se i contenuti, l’ordinamento degli studi, i me­todi formativi e le strutture garantiscano le con­dizioni per la crescita della vocazione salesiana.

  1. Il consigliere per la pastorale giovanile

    Il consigliere per la pastorale giovanile anima ed orienta l’azione educativa apostoli­ca salesiana nelle sue varie espressioni, curan‑

Il consigliere per la comunicazione sociale

Il consigliere per le missioni

Il servizio dell’autorità nella nostra Società105

do che in esse siano realizzate la priorità gio­vanile e l’ispirazione al Sistema Preventivo. Assiste le ispettorie nello sviluppo dei loro progetti ed impegni pastorali perché, fedeli allo spirito di Don Bosco, rispondano alle esi­genze dei tempi e dei luoghi.

  1. Il consigliere per la comunicazione so­ciale ha il compito di animare la Congrega­zione in tale ambito. Promuove l’azione sale­siana nel settore della comunicazione sociale e coordina in particolare, a livello mondiale, i centri e le strutture che la Congregazione ge­stisce in questo campo.

  2. Il consigliere per le missioni promuove in tutta la Società lo spirito e l’impegno mis­sionario. Coordina le iniziative e orienta l’a­zione delle missioni perché risponda con stile salesiano alle urgenze dei popoli da evange­lizzare.



È anche suo compito assicurare la preparazio‑

R 24ne specifica e l’aggiornamento dei missionari.

L’economo generale

  1. L’economo generale amministra i beni che non appartengono a una determinata ispettoria o casa, ma a tutta la Società.

Coordina e controlla le amministrazioni ispet­toriali, perché la loro gestione risponda alle

106Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

esigenze della povertà religiosa e al servizio della missione salesiana.

Vigila perché siano osservate le norme neces‑

R 192sarie per una retta amministrazione.

I consiglieri regionali

R 135-137

140. I consiglieri regionali promuovono un più diretto collegamento tra le ispettorie e il Rettor Maggiore e il suo Consiglio. Curano gli interessi delle ispettorie loro affidate. Favori­scono nel Consiglio generale la conoscenza delle situazioni locali, in cui si svolge la nostra missione.



  1. § 1. l membri del Consiglio generale vengono eletti dal Capitolo generale ciascuno con votazione distinta. Ogni consigliere regio­nale viene eletto preferibilmente su una lista presentata dai capitolari del rispettivo gruppo di ispettorie.

§ 2. Perché un socio possa essere eletto membro del Consiglio generale deve essere professo perpetuo da almeno dieci anni. Per il vicario del Rettor Maggiore si richiede inol‑

R 126-128tre che sia sacerdote.

  1. Il Vicario del Rettor Maggiore, i Consi­glieri di settore e i Consiglieri regionali dura­no in carica sei anni e possono essere eletti soltanto per un secondo sessennio consecuti­vo rispettivamente nell’incarico di Vicario del

Il servizio dell’autorità nella nostra Società107

Rettor Maggiore, di Consigliere di settore, di Consigliere regionale, salvo il caso previsto dall’articolo 143 delle Costituzioni.

Se qualcuno dei membri del Consiglio gene­rale venisse a mancare o fosse definitivamen­te impedito, il Rettor Maggiore con il consen­so del suo Consiglio affiderà l’incarico, fino alla conclusione del sessennio, a colui che nel Signore giudicherà più idoneo.

  1. In caso di morte o di cessazione dal­l’ufficio del Rettor Maggiore, il Vicario assume ad interim il governo della Società e, d’accor­do con gli altri membri del Consiglio genera­le, provvede a convocare il Capitolo generale per l’elezione del Rettor Maggiore e del nuo­vo Consiglio.

L’elezione dovrà farsi non oltre nove mesi dal­la morte o dalla cessazione dall’ufficio del

R 111Rettor Maggiore.

Il segretario generale

  1. A servizio del Rettor Maggiore e del suo Consiglio opera con funzione notarile il segre­tario generale. Egli interviene, senza diritto di voto, alle sedute del Consiglio e ne redige i verbali.



È responsabile degli uffici della segreteria ge­nerale e dell’archivio centrale della Società. È nominato dal Rettor Maggiore con il consen‑

R 110so del suo Consiglio e rimane ad nutum.

  1. 108Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

    Il procuratore generale

    L’incarico di trattare gli affari con la Se­de Apostolica è affidato in via ordinaria ad un procuratore generale, che viene nominato dal Rettor Maggiore con il consenso del suo Con­siglio e rimane ad nutum.

Le cause di beatificazione e di canonizzazio­ne promosse dalla Congregazione sono affi­date al postulatore generale, scelto con le stesse modalità del procuratore.

  1. Il Capitolo generale

    Il Capitolo generale è il principale se­gno dell’unità della Congregazione nella sua diversità. È l’incontro fraterno nel quale i sale­siani compiono una riflessione comunitaria per mantenersi fedeli al Vangelo e al carisma del Fondatore e sensibili ai bisogni dei tempi e dei luoghi.

Per mezzo del Capitolo generale l’intera So­cietà, lasciandosi guidare dallo Spirito del Si­gnore, cerca di conoscere, in un determinato momento della storia, la volontà di Dio per un miglior servizio alla Chiesa.1

1 cfr CIC, can. 631.

  1. Il Capitolo generale detiene nella So­cietà l’autorità suprema e la esercita a norma del diritto.

In particolare, spetta al Capitolo generale sta­bilire leggi per tutta la Società, trattare gli af‑

Il servizio dell’autorità nella nostra Società109

fari più importanti, eleggere il Rettor Maggio­re e i membri del Consiglio generale.

  1. Le deliberazioni del Capitolo generale abbiano sempre per base le Costituzioni ap­provate dalla Sede Apostolica e non conten­gano nulla di contrario al loro spirito. Esse ob­bligano tutti i soci non appena siano state promulgate dal Rettor Maggiore.

Tuttavia per promulgare le deliberazioni che modificano le Costituzioni si richiede la pre­via approvazione della Sede Apostolica.

  1. Il Capitolo generale in via ordinaria si raduna ogni sei anni e nel caso previsto dal­l’articolo 143 delle Costituzioni; in via straor­dinaria tutte le volte che lo richiede una qualche grave ragione, riconosciuta tale dal Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio.

R 111-113.116.

117.120-123.

125.134

  1. Il Capitolo generale viene convocato dal Rettor Maggiore o, nei casi di cui all’arti­colo 143 delle Costituzioni, dal Vicario. È pre­sieduto dal Rettor Maggiore o, in sua assenza, dal Vicario.

  2. Intervengono al Capitolo generale con diritto di voto:

1. il Rettor Maggiore;

  1. 110Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

    i rettori maggiori emeriti;

  2. i membri del Consiglio generale, sia quelli uscenti di carica sia i neoeletti, dal momento della loro elezione;

  3. il segretario generale;

  4. il procuratore generale;

  5. il regolatore del Capitolo generale;

  6. gli ispettori, i superiori delle visitatorie o, se sono gravemente impediti, i loro vicari, pre­via approvazione del Rettor Maggiore;

  7. i delegati delle circoscrizioni giuridiche di cui all’art. 156 delle Costituzioni, professi di voti perpetui, eletti a norma dell’art. 171,5 delle Costituzioni e a norma dei Regolamenti generali.

  1. R 114.115.118

    Per la validità degli atti del Capitolo ge­nerale si richiede la presenza di almeno due terzi dei membri.

Nel trattare i soggetti di cui all’articolo 148 delle Costituzioni ha forza di legge quello che è approvato dalla maggioranza assoluta dei presenti.

Per le modifiche al testo delle Costituzioni è richiesta la maggioranza dei due terzi dei pre­senti.

  1. Nelle elezioni del Rettor Maggiore e dei membri del Consiglio generale risulterà

Il servizio dell’autorità nella nostra Società111

eletto chi avrà ottenuto i voti della maggio­ranza assoluta dei presenti.

Se il primo scrutinio risultasse senza effetto, se ne farà un secondo e un terzo. Se anche il ter­zo risultasse inefficace, si procederà ad un quarto, nel quale avranno voce passiva soltan­to i due soci che, nel terzo scrutinio, hanno raggiunto il più alto numero di voti. A parità di voti, prevarrà il più anziano di professione

R 126-133e, a parità di professione, il più anziano di età.

Strutture regionali

  1. Per facilitare le relazioni delle ispetto­rie con il Rettor Maggiore e con il Consiglio generale e per promuovere il collegamento delle ispettorie tra loro, queste vengono riuni­te in gruppi di ispettorie, affidati a un Consi­gliere regionale.



La costituzione dei gruppi di ispettorie è di

R 135-138competenza del Capitolo generale.

  1. Quando l’affinità e la comunanza di si­tuazioni e di problemi suggeriscono un colle­gamento più stretto tra alcune ispettorie, si possono costituire all’interno del gruppo una o più conferenze ispettoriali.

Spetta al Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio la costituzione delle conferenze ispettoriali, dopo aver consultato le ispettorie

R 139-142interessate.

XII. SERVIZIO DELL’AUTORITÀ

NELLA COMUNITÀ ISPETTORIALE

«Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti co­me responsabili a pascere la Chiesa di Dio, che Egli si è acquistata con il suo sangue» (At 20,28).

Circoscrizioni giuridiche

  1. Spetta al Rettor Maggiore, con il con­senso del suo Consiglio e dopo adeguata con­sultazione dei confratelli interessati, dividere la Società in circoscrizioni giuridiche, erigerne di nuove, fondere quelle già costituite, defi­nirle in modo diverso o sopprimerle.

In via ordinaria le circoscrizioni della nostra Società sono le ispettorie e le visitatorie.

Per altre eventuali circoscrizioni giuridiche, la struttura interna e la rappresentanza al Capi­tolo generale verranno definite nel decreto di erezione, secondo lo spirito e la tradizione salesiana.



L’ispettoria

  1. L’ispettoria unisce in una comunità più vasta diverse comunità locali. Viene canoni­camente eretta quando si presentano le con­dizioni necessarie e sufficienti per promuove­re in una determinata circoscrizione giuridica la vita e la missione della Congregazione, con l’autonomia che le compete secondo le Co­stituzioni.

La visitatoria

Il servizio dell’autorità nella nostra Società113

Attraverso le sue strutture favorisce i vincoli di comunione fra i soci e le comunità locali e offre un servizio specifico alla Chiesa parti­colare.

  1. La visitatoria è affine all’ispettoria. Essa viene costituita quando la distanza, il numero o altre circostanze richiedono che alcune ca­se siano staccate da una o più ispettorie; ma la scarsità di personale, i mezzi finanziari o qualche altra ragione consigliano di non costi­tuire una nuova ispettoria.



Il superiore è nominato secondo le stesse mo­dalità e condizioni indicate per l’ispettore. Dura in carica sei anni. Governa con potestà

R 143-149ordinaria vicaria con l’aiuto del suo Consiglio.

Delegazioni ispettoriali

  1. Se nell’ambito di una ispettoria le di­stanze o altre ragioni impediscono all’ispetto­re di avere un’adeguata cura di alcune comu­nità locali che, pur avendo una certa unità tra loro, non hanno però i requisiti necessari per venire erette in visitatoria, egli, con il consen­so del suo Consiglio e con l’approvazione del Rettor Maggiore, può costituire una delega­zione.

Il superiore delegato viene nominato dal­l’ispettore con il consenso del suo Consiglio e l’approvazione del Rettor Maggiore, dopo un’opportuna consultazione tra i confratelli

114Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

della delegazione. Egli esercita i poteri che l’ispettore giudicherà opportuno delegargli.

  1. Ascrizione dei soci a una circoscrizione

    Il socio con la prima professione reli­giosa è ascritto alla circoscrizione giuridica per il cui servizio ha chiesto di essere ammes­so.

R 151.157

L’ispettore

Può essere ascritto ad un’altra circoscrizione giuridica per trasferimento definitivo o tem­poraneo da parte delle competenti autorità.

  1. A capo di ciascuna ispettoria viene po­sto un ispettore. Egli svolge il suo servizio in unione col Rettor Maggiore, con carità e sen­so pastorale, in vista della formazione di una comunità fraterna ispettoriale.

Con l’aiuto del suo Consiglio anima la vita re­ligiosa e l’azione apostolica della comunità ispettoriale, cura la formazione dei soci, spe­cialmente dei novizi e dei giovani confratelli, dirige e controlla l’amministrazione dei beni dell’ispettoria e delle singole case.

  1. R 144-148.153, 160

    L’ispettore viene nominato dal Rettor Maggiore con il consenso dei suo Consiglio, previa ampia consultazione dell’ispettoria in­teressata.

Egli deve essere sacerdote e professo perpe­tuo da almeno dieci anni.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società115

Esercita su tutte le case e i soci dell’ispettoria potestà ordinaria in foro interno ed esterno a norma delle Costituzioni e del diritto.

R 143.149.152.

153.160

È il superiore competente per dare ai soci il permesso di pubblicare scritti religiosi o di contenuto morale1 e di predicare ai confratel­li nelle loro chiese e oratori.2

1 cfr CIC, can. 832.

2 cfr CIC, can. 765.

  1. L’ispettore dura in carica sei anni. Du­rante questo periodo il Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio può trasferirlo al­trove o destinarlo ad altro ufficio, qualora lo giudichi necessario per il bene della Congre­gazione. Scaduto il sessennio, ordinariamente lascia, almeno per un anno, l’incarico di ispettore.

  1. Il Consiglio ispettoriale

    Il Consiglio aiuta l’ispettore in tutto ciò che concerne l’animazione e il governo dell’i­spettoria.

R 155.159.160

È convocato e presieduto dall’ispettore ed è composto dal vicario, dall’economo e, in via ordinaria, da altri tre o cinque consiglieri.

  1. L’ispettore promuove la collaborazione attiva e responsabile dei suoi consiglieri.

116Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

Nelle cose di maggior importanza ascolti sempre il suo Consiglio.

È necessario che l’ispettore abbia il consenso del suo Consiglio nei seguenti casi:

  1. l’ammissione al noviziato, alla professione, ai ministeri ed alle sacre ordinazioni (108 C);

  2. la nomina di un direttore o il suo eventua­le trasferimento (177 C);

  3. la nomina del maestro dei novizi (112 C);

  4. la costituzione di delegazioni ispettoriali e la nomina dei delegati (159 C);

  5. la richiesta al Rettor Maggiore e al suo Consiglio dell’autorizzazione ad aprire e chiu­dere case, a modificare lo scopo delle opere esistenti e ad intraprendere opere straordina­rie (132 C);

  6. Ia convocazione del Capitolo ispettoriale straordinario (172 C);

  7. le operazioni economiche di cui all’artico­lo 188 delle Costituzioni;

  8. la determinazione dei settori di attività del­le comunità che devono essere rappresentati nei Consigli locali (180 C);

  9. la modifica delle strutture ordinarie e dei ruoli all’interno della comunità (182 C);

  10. l’autorizzazione ai confratelli per vivere in condizione di assenza dalla casa religiosa

R 156-158(CIC, can. 665, § 1).

166. Perché un socio possa essere membro del Consiglio ispettoriale si richiede che sia

Il servizio dell’autorità nella nostra Società117

professo perpetuo da almeno cinque anni e non sia più in formazione iniziale.

Per il vicario dell’ispettore si richiede inoltre che sia sacerdote.

  1. l consiglieri ispettoriali vengono nomi­nati dal Rettor Maggiore, con il consenso del suo Consiglio, su proposta dell’ispettore dopo ampia consultazione tra i confratelli dell’i­spettoria.

Durano in carica tre anni e possono essere riconfermati o anche esonerati durante il

R 154triennio.

  1. Il vicario è il primo collaboratore dell’i­spettore in tutto ciò che riguarda il governo ordinario dell’ispettoria e nelle cose di cui ab­bia ricevuto speciale incarico.

Fa le veci dell’ispettore assente o impedito.

Alla morte dell’ispettore e fino a quando non si sia provveduto altrimenti dal Rettor Mag­giore, il vicario assume ed esercita l’intero go­verno dell’ispettoria.

  1. È ufficio dell’economo ispettoriale am­ministrare i beni dell’ispettoria, controllare e coordinare l’economia delle singole case, d’accordo con l’ispettore e secondo le norme

R 193-196stabilite.

118Costituzioni della Società di san Francesco di Sales


Il Capitolo ispettoriale

  1. Il Capitolo ispettoriale è la riunione fraterna nella quale le comunità locali raffor­zano il senso della loro appartenenza alla co­munità ispettoriale, attraverso la comune sol­lecitudine per i problemi generali.

È pure l’Assemblea rappresentativa dei con­fratelli e delle comunità locali.

Delibera su ciò che riguarda l’ispettoria, salva la competenza demandata dalle Costituzioni e dai Regolamenti generali ad altri organi di governo.

Le deliberazioni del Capitolo ispettoriale avranno forza obbligante dopo l’approvazio­ne del Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio, salvo quanto prescritto dall’ar­ticolo 171,5 delle Costituzioni.



  1. Al Capitolo ispettoriale compete:

  1. stabilire quanto concerne il buon anda­mento dell’ispettoria;

  2. ricercare i mezzi atti a promuovere la vita re­ligiosa e pastorale della comunità ispettoriale;

  3. studiare e verificare l’attuazione concreta delle deliberazioni del Capitolo generale;

  4. formare e rivedere il Direttorio ispettoriale nell’ambito delle competenze demandate a tale livello;

  5. eleggere uno o due delegati al Capitolo ge‑

R 167.190nerale e i loro supplenti, a norma dei Regola‑
menti generali.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società119

172. In via ordinaria il Capitolo ispettoriale verrà convocato dall’ispettore ogni tre anni e ogni qualvolta sarà indetto il Capitolo genera­le; in via straordinaria, quando l’ispettore con il consenso del suo Consiglio, dopo aver con­sultato il Rettor Maggiore, lo crederà conve‑

R 168niente per il bene dell’ispettoria.

R 161-165.168

173. Al Capitolo ispettoriale intervengono con diritto di voto:

  1. l’ispettore che presiede;

  2. i consiglieri ispettoriali;

  3. il superiore di ogni delegazione ispetto­riale;

  4. il regolatore del Capitolo ispettoriale;

  5. il direttore di ogni casa canonicamente eret­ta o, se questi è gravemente impedito, il suo vicario, previa approvazione dell’ispettore;

  6. il maestro dei novizi;

  7. i delegati delle comunità locali e della co­munità ispettoriale, eletti tra i professi per­petui a norma dei Regolamenti generali.



174. All’elezione dei delegati delle comuni­tà locali e della comunità ispettoriale parteci‑

R 165pano tutti i professi perpetui e temporanei.

XIII. SERVIZIO DELL'AUTORITÀ NELLA COMUNITÀ LOCALE

«Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, met­tendola al servizio degli altri, come buoni am­ministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia rice­vuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pt 4, 10-11).

La comunità locale

Il direttore

R 29.172-179. 199

  1. La comunità locale è composta da confratelli che abitano in una casa legittima­mente eretta e fanno in essa vita comune in unità di spirito sotto l’autorità del superiore,1 operando corresponsabilmente per la missio­ne apostolica.

1 cfr CIC, can. 608.

  1. Il superiore di ciascuna comunità loca­le prende il nome di direttore.

Egli è il primo responsabile della vita religiosa, delle attività apostoliche e dell’amministrazio­ne dei beni.

Con la collaborazione del suo Consiglio ani­ma e governa la comunità a norma delle Co­stituzioni e dei Regolamenti generali.

  1. Il direttore dev’essere sacerdote, pro­fesso perpetuo da almeno cinque anni e vie­ne nominato dall’ispettore con il consenso

Il servizio dell’autorità nella nostra Società121

del suo Consiglio e l’approvazione del Rettor Maggiore, tenendo conto delle indicazioni ot­tenute attraverso un’opportuna consultazio­ne, fatta tra i confratelli dell’ispettoria.

Il suo mandato è triennale e può essere con­fermato per un secondo triennio nella stessa comunità.

Durante il periodo del suo servizio può essere destinato ad altro ufficio se l’ispettore, con il consenso del suo Consiglio, lo ritiene neces‑

R 170.171sario.

Il Consiglio locale

  1. In ogni comunità locale vi sia un Con­siglio composto da confratelli con voti perpe­tui, non più in formazione iniziale, in propor­zione alle esigenze delle attività e al numero dei confratelli.



È compito di questo Consiglio collaborare nell’animazione e nel governo con il direttore

R 180che lo convoca e lo presiede.

  1. Membri del Consiglio sono:

  1. il vicario e l’economo;

  2. i confratelli responsabili dei principali set­tori di attività della comunità a norma dell’ar­ticolo 180 delle Costituzioni;

  3. uno o più confratelli eletti annualmente dall’Assemblea dei confratelli, quando questi siano numerosi, a norma degli articoli 180 e

R 183186 delle Costituzioni.

122Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

180. Spetta all’ispettore con il consenso del suo Consiglio, udito il parere della comunità locale, determinare quali settori delle attività della comunità devono essere rappresentati nel Consiglio; egli determinerà pure se e quanti consiglieri dovranno eleggersi dall’As‑

R 183semblea dei confratelli.

181. Il direttore deve avere il consenso del suo Consiglio per:

  1. approvare la programmazione annuale del­la vita e delle attività della comunità da sotto­porre alla conferma dell’ispettore;

  2. proporre all’ispettore nuove sperimenta­zioni e cambiamenti sostanziali nell’indirizzo dell’opera;

  3. approvare il bilancio preventivo e consun­tivo della comunità e delle opere che dipen­dono dalla nostra responsabilità;

  4. compiere le operazioni economiche previ­ste dall’articolo 188 delle Costituzioni;

  5. determinare la periodicità ordinaria delle riunioni dello stesso Consiglio.

Nelle altre questioni d’importanza il direttore

R 180ascolti sempre il suo Consiglio.

182. Qualora le circostanze suggeriscano qualche eccezione, l’ispettore con il consenso

Il servizio dell’autorità nella nostra Società123

del suo Consiglio, udito il parere della comu­nità locale interessata, può modificare, sem­pre salva la figura del direttore, le strutture ordinarie e i ruoli all’interno della comunità, soprattutto quando questa è numericamente

R 181ridotta.

183. Il vicario è il primo collaboratore del direttore. Ne fa le veci nelle cose di cui abbia ricevuto speciale incarico e, se il direttore è assente o impedito, in tutto ciò che riguarda il governo ordinario. Deve essere quindi sacer­dote.

Alla morte del direttore e fino a quando non sia provveduto altrimenti dall’ispettore, il vi‑

R 182cario assume ed esercita il governo della casa.

  1. L’economo è il responsabile immediato dell’amministrazione dei beni temporali della casa religiosa in dipendenza dal direttore col suo Consiglio. Svolge il suo servizio in spirito

R 198-202di carità e povertà.

  1. La figura e i compiti dei responsabili dei principali settori di attività della comunità saranno stabiliti dal Capitolo ispettoriale.

L’Assemblea dei confratelli

  1. L’Assemblea dei confratelli, che riunisce tutti i salesiani della comunità locale, è convo‑

124Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

cata e presieduta dal direttore, per l’esame consultivo delle principali questioni riguardan­ti la vita e le attività della comunità.

Ad essa spetta inoltre l’elezione del delegato al Capitolo ispettoriale e del suo supplente, come pure l’eventuale elezione dei membri del Consiglio locale a norma dell’articolo 180

R 173.184delle Costituzioni.

XIV. AMMINISTRAZIONE DEI BENI TEMPORALI

«Accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: ‘Non ti lascerò e non ti ab­bandonerò’. Non dimenticatevi della benefi­cenza e di far parte dei vostri beni agli altri, per­ché di tali sacrifici il Signore si compiace» (Eb 13,5.16).

  1. La Società salesiana ha la capacità di acquistare, possedere, amministrare e aliena­re beni temporali. Ciò vale per la Congrega­zione, per le singole ispettorie e per ciascuna casa. Tali beni non siano intestati a persona fi­sica e si conservino solo nella misura in cui sono direttamente utili per le opere.

È da escludere l’acquisto e la conservazione di beni immobili a solo scopo di reddito e ogni altra forma permanente di capitalizza­zione fruttifera, salvo quanto previsto all’arti‑

R 187colo 188 delle Costituzioni.

  1. È necessaria l’autorizzazione del Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio per:

  1. acquistare, alienare, permutare, ipotecare, dare in affitto beni immobili;

  2. contrarre prestiti con o senza ipoteche;

  3. accettare a titolo oneroso eredità, lasciti o

126Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

donazioni; per quelli accettati senza oneri è sufficiente darne comunicazione;

  1. costituire vitalizi, borse di studio, obblighi di messe, particolari fondazioni o enti di be­neficenza;

  2. costruire nuovi edifici, demolire gli esisten­ti o effettuarvi trasformazioni importanti.

Per tale autorizzazione, quando si tratta di operazioni a livello ispettoriale o locale, oc­corre che sia presentata dagli organi interes­sati adeguata documentazione, accompagna­ta dal parere dell’ispettore e del suo Consiglio e anche da quello del direttore e del suo Consiglio quando riguarda una casa.

189. In ordine a tutte le operazioni di cui all’articolo 188 delle Costituzioni, spetta al Rettor Maggiore con il consenso del suo Con­siglio, uditi gli ispettori con i rispettivi Consigli e tenuto conto delle pertinenti decisioni della Sede Apostolica, determinare i limiti di valore entro cui è competente l’ispettore con il con­senso dei suo Consiglio per autorizzarle con analoga procedura.

Quando si tratta di operazioni che superano la somma stabilita dalla Sede Apostolica, o di donazioni votive e di oggetti preziosi per va­lore storico o artistico, è necessaria anche la licenza della medesima Sede Apostolica1.

1 cfr CIC, can. 638,3.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società127


R 30.190.192.202

190. Tutti i beni temporali sono amministra­ti rispettivamente dall’economo generale, da­gli economi ispettoriali e dagli economi locali, sotto la direzione e il controllo dei relativi su­periori e Consigli, in conformità alle disposi­zioni canoniche, a norma delle Costituzioni e dei Regolamenti generali e nell’osservanza delle leggi vigenti nei vari paesi.

CONCLUSIONE

«Corro per la via dei tuoi comandamenti, per­ché tu hai dilatato il mio cuore» (Sal 119,32).

  1. Il diritto proprio della nostra Società

    La vita e l’azione delle comunità e dei confratelli sono regolate dal diritto universale della Chiesa e dal diritto proprio della So­cietà.

Quest’ultimo viene espresso nelle Costituzio­ni, che rappresentano il nostro codice fonda­mentale, nei Regolamenti generali, nelle deli­berazioni del Capitolo generale, nei Direttori generali e ispettoriali e in altre decisioni delle competenti autorità.

  1. Senso e interpretazione delle Costituzioni

    Le presenti Costituzioni contengono le ricchezze spirituali della tradizione dei sale­siani di Don Bosco e definiscono il progetto apostolico della nostra Società.

La Chiesa, approvandole, assicura l’autentici­tà evangelica della via tracciata dal Fondatore e riconosce in essa «un bene speciale per l’in­tero popolo di Dio».1

Solo la Sede Apostolica ne è l’interprete au­tentica; ma per la direzione pratica della So­cietà e il bene dei confratelli le può interpre­tare, oltre al Capitolo generale, anche il Ret­tor Maggiore con il suo Consiglio.

1 RD 14; cfr PC 1.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società129

  1. Valore obbligante delle Costituzioni

    Le Costituzioni obbligano ogni socio in forza degli impegni assunti liberamente da­vanti alla Chiesa con la professione religiosa.

I superiori maggiori, fermo restando ciò che dispone il diritto universale,1 possono dispen­sare temporaneamente da singoli articoli di­sciplinari.

1 cfr CIC, can. 85-87; 90; 92; 93; 1245.

  1. Separazione dalla Società

    Nel caso in cui un socio ritenesse in coscienza di doversi ritirare dalla Società, lo farà davanti a Dio e dopo essersi consultato con persone prudenti, confortato dalla com­prensione e carità dei confratelli.

Non può tuttavia lasciare la Società se non allo scadere della professione temporanea o se non è stato ammesso a quella successiva; oppure se non è legittimamente sciolto dai voti e dagli impegni presi con la professione stessa per passaggio ad altro istituto, per dis­pensa o per dimissione, a norma del diritto

R 54universale.1

1 cfr CIC, can. 685; 688; 689; 691-704.

Fedeltà e perseveranza

195. La fedeltà all’impegno preso con la professione religiosa è una risposta sempre rinnovata alla speciale alleanza che il Signore ha sancito con noi.

130Costituzioni della Società di san Francesco di Sales

La nostra perseveranza si appoggia totalmen­te sulla fedeltà di Dio, che ci ha amati per primo, ed è alimentata dalla grazia della sua consacrazione. Essa viene pure sostenuta dal­l’amore ai giovani ai quali siamo mandati, e si esprime nella gratitudine al Signore per i doni che la vita salesiana ci offre.

Una via che conduce all’Amore

196. La nostra regola vivente è Gesù Cristo, il Salvatore annunciato nel Vangelo, che vive oggi nella Chiesa e nel mondo e che noi sco­priamo presente in Don Bosco che donò la sua vita ai giovani.

In risposta alla predilezione del Signore Gesù, che ci ha chiamati per nome, e guidati da Maria, accogliamo le Costituzioni come testa­mento di Don Bosco, libro di vita per noi e pegno di speranza per i piccoli e i poveri.

Le meditiamo nella fede e ci impegniamo a praticarle: esse sono per noi, discepoli del Si­gnore, una via che conduce all’Amore.

REGOLAMENTI

GENERALI


Parte Prima

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo


I. I DESTINATARI DELLA NOSTRA MISSIONE

  1. Ogni ispettoria studi la condizione giova­nile e popolare tenendo conto del contesto sociale in cui opera. Verifichi periodicamente se le sue opere ed attività sono al servizio dei giovani poveri: dei giovani anzitutto che, a causa della povertà economica, sociale e cul­turale, a volte estrema, non hanno possibilità di riuscita; dei giovani poveri sul piano affetti­vo, morale e spirituale, e perciò esposti all’in­differenza, all’ateismo e alla delinquenza; dei giovani che vivono al margine della società e

C 26.77della Chiesa.

  1. Le ispettorie favoriscano l’impegno edu­cativo verso i giovani lavoratori. Si inseriscano con iniziative e servizi specifici nella pastorale delle Chiese particolari. Cerchino di conosce­re il mondo del lavoro e la situazione dei gio­vani lavoratori. Curino i centri di formazione professionale dal punto di vista pastorale, pe­dagogico e tecnico e predispongano pro­grammi adeguati per educare i giovani ad

C 27un’autentica spiritualità del lavoro.

  1. Il nostro servizio educativo pastorale si ri­volge con priorità alla gioventù maschile.

136Regolamenti generali

Nelle nostre opere sono accolte anche le gio­vani, secondo i criteri e le norme indicati dal

C 26Capitolo ispettoriale.

II. IL NOSTRO SERVIZIO EDUCATIVO PASTORALE

  1. Ogni comunità ispettoriale, ispirandosi al Sistema Preventivo, elabori il proprio proget­to educativo pastorale per rispondere alla si­tuazione della gioventù e degli ambienti po­polari.

In conformità con esso, anche a livello locale e coinvolgendo tutti i membri della comunità educativa pastorale, si elabori un progetto che orienti ogni iniziativa verso l’evangelizza‑

C 31-39.47zione.

  1. L’attuazione del nostro progetto richiede in ogni ambiente e opera la formazione della comunità educativa pastorale. Il suo nucleo animatore è la comunità religiosa.

I salesiani siano presenti nell’elaborazione, realizzazione e revisione del progetto e si adoperino perché in clima di famiglia vi par­tecipino i giovani, i genitori e i collaboratori,

C 38.47ciascuno secondo il proprio ruolo.

  1. Si esprimano nel progetto e si curino nel­la prassi, mediante itinerari convenienti, que­gli aspetti che sono caratteristici della nostra pedagogia: la partecipazione responsabile e

138Regolamenti generali

attiva dei giovani; una delicata educazione al­l’amore; la serietà della formazione culturale, sociale e professionale; la comunicazione nel‑

C 32.33le sue espressioni artistiche e ricreative.

  1. Nucleo centrale del progetto sia un piano esplicito di educazione alla fede che accom­pagni i giovani nel loro sviluppo e coordini le diverse forme di catechesi, le celebrazioni e

C 34.36gli impegni apostolici.

  1. Si favorisca il sorgere di gruppi e associa­zioni secondo l’età e gli interessi dei giovani e se ne curi la continuità. Si promuovano in particolare i gruppi di impegno cristiano e quelli che partecipano alla missione salesiana e ne vivono lo spirito.

Si sia sensibili al movimento ecumenico loca­le e se ne assumano le istanze specialmente nelle zone in cui sono presenti confessioni di‑

C 35verse.

  1. Con l’aiuto di educatori preparati e pro­grammando attività idonee, ci si impegni nel­l’orientamento vocazionale dei giovani.

Si abbia una particolare sensibilità nell’indivi­duare e seguire con iniziative adeguate quei giovani che manifestano segni di vocazioni

C 37laicale, religiosa e sacerdotale.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo139

10. Per mantenere e sviluppare in modo or­ganico le sue diverse presenze pastorali ed educative, ogni ispettoria programmi la pre­parazione e l’aggiornamento del personale te­nendo in conto le attitudini dei confratelli e le esigenze delle opere.

III. ATTIVITÀ E OPERE

L’oratorio e il centro giovanile

  1. L’oratorio è un ambiente educativo che si apre, con slancio missionario, ai ragazzi e ai giovani.

Sia organizzato come un servizio comunitario che avendo di mira l’evangelizzazione offre ai singoli e ai gruppi la possibilità di sviluppare i propri interessi secondo modi e metodi diffe­renziati.

Le attività si propongano sempre finalità edu­cative e guidino ad un sano uso del tempo

C 42libero.

  1. Il centro giovanile è un ambiente desti­nato ai giovani. Attento alle loro richieste, conserva le caratteristiche dell’oratorio, ma privilegia il rapporto di gruppo e facilita i con­tatti personali.

Le attività propriamente formative e apostoli‑

C 42che prevalgano su quelle ricreative.

La scuola, i centri professionali e le istituzioni di educazione superiore

  1. La scuola ai diversi livelli, i centri profes­sionali e le istituzioni di educazione superiore

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo141

promuovono lo sviluppo integrale del giovane attraverso l’assimilazione e la rielaborazione critica della cultura e l’educazione alla fede in vista della trasformazione cristiana della società.

Il processo educativo, condotto con stile sale­siano e con riconosciuta professionalità tecni­ca e pedagogica, sia fondato su solidi valori culturali e risponda alle esigenze dei giovani. Il programma armonizzi le attività di forma­zione intellettuale e professionale con quelle del tempo libero.

Si verifichi periodicamente la validità dei con­tenuti e delle metodologie pedagogiche e di­dattiche in rapporto anche al contesto socia­le, al mondo del lavoro e alla pastorale della

C 41.42Chiesa.

  1. La scuola salesiana sia popolare per la sua collocazione, per la cultura e gli indirizzi che privilegia e per i giovani che accoglie. Orga­nizzi servizi utili alla popolazione della zona, come corsi di qualificazione professionale e culturale, di alfabetizzazione e di ricupero,

C 29.33fondi per borse di studio e altre simili iniziative.

Il convitto e il pensionato

  1. I convitti e i pensionati sono un servizio offerto ai giovani che non hanno famiglia o che ne sono temporaneamente lontani. Si fa­voriscano in essi le relazioni personali, si ren‑

142Regolamenti generali

dano i giovani responsabili dell’organizzazio­ne della vita quotidiana e si dia loro la possi­bilità di svolgere attività di gruppo. Si man­tenga il contatto con le famiglie o i responsa­bili dei giovani e si stabiliscano rapporti con la scuola o l’ambiente di lavoro che essi fre‑

C 42quentano.

Iniziative a servizio delle vocazioni

  1. I centri di orientamento vocazionale ac­colgono ed accompagnano i giovani che si sentono chiamati ad un impegno nella Chiesa e nella Congregazione.

Questo servizio può essere svolto anche orga­nizzando incontri locali o regionali, istituendo gruppi specifici o inserendo i giovani in qual‑

C 6.28.37che nostra comunità.

  1. L’aspirantato è un centro di orientamen­to vocazionale salesiano. Mantenendosi aper­to all’ambiente e in contatto con le famiglie, aiuta gli adolescenti e i giovani che manifesta­no attitudini alla vita religiosa e al sacerdozio a conoscere la propria vocazione apostolica e

C 6.28.37a corrispondervi.

Le missioni

  1. È compito di ogni ispettore col suo Con­siglio fissare le norme per l’animazione e il coordinamento dell’azione missionaria.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo143

Le ispettorie che hanno territori di missione si curino del servizio missionario e preparino il personale al dialogo con le culture non evan‑

C 30gelizzate, anche se di minoranze etniche.

  1. Ogni missionario abbia la possibilità di frequentare centri di studio organizzati dalle Chiese particolari o dalle ispettorie per la sua preparazione specifica, e l’aggiornamento. Attenda all’apprendimento delle lingue e allo

C 30.118studio della etnologia ed antropologia.

  1. Ordinariamente nessuna residenza mis­sionaria abbia meno di tre confratelli. Si pro­muovano incontri per favorire la vita comuni­taria, l’aiuto reciproco, la crescita spirituale e

C 49lo scambio di esperienze pastorali.

  1. Ogni missionario potrà tornare in patria periodicamente secondo le norme della sua ispettoria o della conferenza ispettoriale. Il suo ispettore lo presenterà all’ispettore della zona dove dimorerà e provvederà al necessa­rio per la sua permanenza.

I confratelli dell’ispettoria che lo riceve gli as­sicurino generosa e fraterna accoglienza.

  1. Nei paesi non cristiani, i salesiani, appli­cando il loro metodo educativo pastorale,

144Regolamenti generali

creino le condizioni per un libero cammino di conversione alla fede, nel rispetto dei valo­ri culturali e religiosi propri dell’ambiente.

Dove il contesto religioso, sociale o politico non consente forme esplicite di evangelizza­zione, la Congregazione sostenga e sviluppi presenze missionarie di testimonianza e di

C 30servizio.

  1. Conforme alle disposizioni della Con­gregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nei territori dove ci è affidato un lavoro apo­stolico, si stipuli la necessaria convenzione con l’autorità ecclesiastica.

  2. A sostegno dell’attività missionaria, il Rettor Maggiore con il consenso del suo Con­siglio e d’intesa con l’ispettore locale può sta­bilire procure a livello di Congregazione.

La loro organizzazione e il loro funzionamen­to dipenderanno dall’ispettore o dagli ispetto­ri nelle cui circoscrizioni opera la procura, previa convenzione con il Rettor Maggiore e d’intesa con il consigliere generale per le mis­sioni e con l’economo generale.

Per l’istituzione di procure locali e di gemel­laggi è competente l’ispettore con il consenso del suo Consiglio, in accordo con il consiglie‑

C 30.138re generale per le missioni.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo145

Le parrocchie

  1. Realizziamo la nostra missione anche nelle parrocchie, rispondendo alle necessità pastorali delle Chiese particolari in quelle zo­ne che offrono un adeguato campo di servi­zio alla gioventù e ai ceti popolari.

La loro accettazione va fatta mediante con­venzione tra l’ispettore e l’Ordinario del luo­go, previa approvazione del Rettor Maggiore

C 29.42con il consenso del suo Consiglio.

  1. La parrocchia, affidata alla Congregazio­ne, si distingua per il suo carattere popolare e l’attenzione ai giovani, soprattutto ai più po­veri.

C 29.31.33.44

Abbia come centro animatore la comunità re­ligiosa. Consideri l’oratorio e il centro giova­nile parte integrante del suo progetto pastora­le. Valorizzi la catechesi sistematica per tutti e s’impegni nell’avvicinare i lontani. Curi l’inte­grazione di evangelizzazione e promozione umana. Favorisca lo sviluppo della vocazione di ogni persona.

  1. Il parroco o il moderatore è scelto dal­l’ispettore, udito il parere del suo Consiglio e viene da lui presentato all’Ordinario del luogo.

Il parroco è il responsabile dell’impegno pre­so dalla Congregazione di fronte alla Chiesa e

146Regolamenti generali

lo assolve con la collaborazione dei confratel‑

C48li addetti alla parrocchia.

  1. I confratelli addetti alla parrocchia ab­biano quella stabilità che l’ufficio e il bene dei fedeli esigono. A giudizio del superiore ci sia tuttavia il necessario avvicendamento delle persone e degli incarichi, secondo gli orienta­menti delle Chiese particolari. Ordinariamen­te il parroco non duri in carica oltre nove an‑

C 48ni. Prima di trasferirlo si avvisi il vescovo.

  1. Dove la situazione lo consente, si proce­da all’erezione canonica della casa salesiana a servizio della parrocchia con il proprio di­rettore-parroco.

Quando gli uffici di direttore e di parroco so­no separati, il direttore curi l’unità e l’identità salesiana della comunità e stimoli la corre­sponsabilità dei confratelli nella realizzazione

C 44.176del progetto pastorale parrocchiale.

  1. Circa i rapporti amministrativi si segua quanto è prescritto dall’articolo 190 dei Re­golamenti generali e si tenga conto anche de­gli obblighi verso la comunità parrocchiale a norma del diritto.

Sia tenuta chiaramente distinta, con apposita documentazione e registrazione, la proprietà dei beni appartenenti alla parrocchia qua talis

C 190e quella dei beni della Congregazione.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo147

La comunicazione sociale

  1. L’ispettore con il suo Consiglio promuo­va, secondo le possibilità locali, la nostra pre­senza pastorale nel settore della comunica­zione sociale. Prepari i confratelli a inserirsi nei circuiti della stampa, del cinema, della ra­dio e della televisione; istituisca e potenzi i nostri centri editoriali per la produzione e la diffusione di libri, sussidi e periodici e i centri di emittenza e produzione di programmi au­diovisivi, radiofonici, televisivi.

Questi servizi siano impostati su sicure basi giuridiche ed economiche e trovino forme di collegamento e cooperazione con centri di altre ispettorie e col consigliere generale per la Famiglia salesiana e la comunicazione

C 6.43sociale.

  1. I salesiani si preoccupino di educare i giovani alla comprensione dei linguaggi della comunicazione sociale e al senso critico, este­tico e morale. Favoriscano le attività musicali e teatrali e i circoli per la lettura e il

C 6.43cinema.

  1. Siano potenziati i canali d’informazione e di dialogo all’interno e all’esterno della Congregazione e della Famiglia salesiana (bol­lettini, ANS, cortometraggi, videocassette...), utilizzando opportunamente anche i mezzi offerti dalle nuove tecnologie.

148Regolamenti generali

I centri editoriali che operano in una stessa nazione o regione cerchino forme convenien­ti di collaborazione in vista di un progetto

C 6.43.59unitario.

  1. Qualora sia richiesta dal diritto, la revi­sione ecclesiastica delle pubblicazioni sarà preceduta da quella dei revisori stabiliti dal‑

C 43l’ispettore.

Il servizio in strutture non salesiane

  1. Il servizio ai giovani può esigere talvolta la nostra presenza in istituzioni non salesiane per collaborare più immediatamente con le Chiese particolari nella pastorale giovanile o nel mondo del lavoro e nella cura delle voca­zioni.

Spetta all’ispettore con il consenso del suo Consiglio assumere questi impegni e verificar­ne la validità.

I confratelli inviati per tali attività mantengano un reale inserimento nella comunità salesia­na. Essa assicurerà un fraterno e corresponsa‑

C 41.42.44bile interessamento al loro lavoro.

IV. Il SERVIZIO ALLA FAMIGLIA SALESIANA

  1. È dovere dell’ispettore e del direttore, coadiuvati dai rispettivi delegati, sensibilizza­re le comunità perché assolvano il loro com­pito nella Famiglia salesiana.

La comunità, d’intesa con i responsabili dei vari gruppi, in spirito di servizio e rispettando­ne l’autonomia, offre loro l’assistenza spiritua­le, promuove incontri, favorisce la collabora­zione educativa e pastorale e coltiva il comu‑

C 5ne impegno per le vocazioni.

  1. Prestiamo alle Figlie di Maria Ausiliatri­ce, in risposta alle loro richieste e secondo le nostre possibilità, l’aiuto fraterno e il ministe­ro sacerdotale.

Collaboriamo con esse per approfondire la spiritualità e la pedagogia di Don Bosco e per tenere viva la particolare dimensione mariana

C 5del carisma salesiano.

  1. Ogni comunità senta il dovere di soste­nere e incrementare l’Associazione dei Sale­siani Cooperatori a beneficio della Chiesa. Contribuisca alla formazione dei suoi mem­bri, faccia conoscere e promuova questa vo‑

Si interessa ai problemi dei giovani, incorag‑

150Regolamenti generali

cazione, soprattutto tra i giovani più impe‑

C 5.47gnati e tra i collaboratori laici.

  1. La comunità mantenga rapporti di ami­cizia con gli exallievi con una speciale atten­zione ai più giovani. Si interessi a loro favo­rendo occasioni d’incontro, di formazione e di collaborazione.

Incoraggi e sostenga l’Associazione degli Exal­lievi di Don Bosco e insieme con essa cerchi di avvicinare quanti se ne sono allontanati.

Aiuti i più sensibili ai valori salesiani a matu‑

C 5rare la vocazione di cooperatore.

  1. Prestiamo la nostra assistenza spirituale alle Volontarie di Don Bosco e agli istituti reli­giosi e secolari che nei loro statuti affermano di vivere un progetto di vita apostolica con­forme allo spirito salesiano, hanno fatto ri­chiesta di adesione alla Famiglia salesiana su mandato della loro Assemblea o Capitolo ge­nerale, ed hanno ricevuto il dovuto riconosci‑

C 5mento da parte del Rettor Maggiore.

  1. Il Bollettino salesiano, fondato da Don Bosco, diffonde la conoscenza dello spirito e dell’azione salesiana, specialmente di quella missionaria ed educativa.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo151


C 5.6.43

gia la collaborazione e cerca di suscitare vo­cazioni.

È inoltre uno strumento di formazione e un vincolo di unità per i vari gruppi della Fami­glia salesiana.

Viene redatto secondo le direttive del Rettor Maggiore e del suo Consiglio in varie edizioni e lingue.

V. COMUNITÀ FRATERNE E APOSTOLICHE

  1. La comunità sia locale che ispettoriale, raccolta attorno al direttore e all’ispettore, ce­lebri ogni anno la giornata della comunità co­me segno di comunione fraterna ed espres‑

C 50.55sione di riconoscenza.

  1. Per favorire la salute, l’azione apostoli­ca, la convivenza, il clima di raccoglimento e di preghiera, ogni confratello eviti il lavoro disordinato e la comunità assicuri un’equili­brata distribuzione degli impegni, momenti di riposo e di silenzio e un’opportuna distensio‑

C 52ne comunitaria.

  1. Sull’esempio del nostro Fondatore e consapevoli dell’austerità che comportano la vita religiosa e gli impegni di lavoro, il supe­riore e ogni membro della comunità manten­gano vigile la coscienza dei propri doveri mo­rali nella scelta delle letture, degli spettacoli e

C 84nell’uso dei mezzi di comunicazione sociale.

  1. La comunità accolga con cordialità quanti vengono in contatto con essa o sono suoi ospiti, specie se confratelli.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo153

Gli inviti a mensa siano fatti d’intesa con il direttore.

Non si accettino però estranei a convivere in

C 56comunità senza il permesso dell’ispettore.

  1. La comunità mantiene relazioni cordiali con la famiglia di ogni confratello, verso la quale manifesta amore e riconoscenza.

Il salesiano che ha lasciato la sua casa per se­guire Cristo conserva integro l’affetto per i suoi familiari, specialmente per i genitori. Lo esprime nella preghiera, nella corrispondenza e nelle visite.

  1. Ogni comunità in segno di comunione con i fratelli defunti abbia per loro un ricordo particolare e stabilisca il momento più oppor­tuno per la lettura quotidiana del necrologio

C 54.94in una pratica comunitaria.

  1. Preferibilmente dopo la preghiera sera­le, il direttore o chi per esso, secondo la tradi­zione salesiana, rivolga alla comunità fraterne

C 55parole di «buona notte».

VI. AL SEGUITO DI CRISTO OBBEDIENTE POVERO CASTO

La nostra obbedienza

  1. In un clima di fiducia ogni confratello si incontri frequentemente con il direttore e gli manifesti lo stato della propria salute, l’anda­mento del lavoro apostolico, le difficoltà che trova nella vita religiosa e nella carità fraterna, e tutto ciò che può contribuire al bene dei singoli e della comunità.

Il direttore consideri come uno dei suoi prin­cipali doveri quello di essere disponibile ad

C 70accogliere e ascoltare i confratelli.

  1. Per favorire lo spirito di famiglia e per non nuocere alle esigenze della programma­zione comunitaria, il confratello che deve as­sentarsi dalla casa, specialmente per visite, viaggi e vacanze, si intenda con il suo diretto­re. Se si tratta di un’assenza prolungata si re­golerà secondo quanto è prescritto dalle nor‑

C 65me della Chiesa (cfr CIC, can. 665,1).

La nostra povertà

Esigenze del51. La cessione dell’uso e usufrutto dei beni

votoe della loro amministrazione comporta anche

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo155

l’espressa condizione che il socio non sia coinvolto nella responsabilità della loro ge­stione.

Con il permesso dell’ispettore egli potrà cam­biare per giusta causa tale cessione e disposi­zione relativa ai propri beni, e compiere que­gli atti di proprietà che sono prescritti dalle leggi civili.

Tutto questo egli dovrà osservare anche per quei beni che venissero in suo possesso dopo la professione.

Inoltre terrà periodicamente informato l’ispet­tore dei beni di cui conserva la proprietà e

C 74del loro stato.

  1. Il testamento con cui il socio dispone secondo le norme del diritto civile dei suoi beni presenti e futuri verrà redatto in duplice copia, di cui una sarà conservata nell’archivio ispettoriale. Per eventuali modifiche del me­desimo si terrà alle prescrizioni del diritto ca‑

C 74nonico e civile.

  1. Nello spirito del distacco evangelico, un socio, dopo almeno dieci anni dalla profes­sione perpetua e con il consenso del Rettor Maggiore, può rinunciare definitivamente ai beni personali. Questo atto di rinuncia sarà redatto secondo le norme prescritte dalle leg‑

C 74gi civili del proprio paese.

156Regolamenti generali

  1. Nel caso in cui un confratello esca dalla Società, riavrà il pieno diritto sui beni immo­bili e mobili di cui si fosse riservata la proprie­tà ma non potrà richiedere nessun frutto, né domandare conto alcuno della loro ammini­strazione.

Egli sarà fraternamente aiutato a superare le prime difficoltà della sua nuova situazione; non potrà tuttavia pretendere alcunché per il

C 74.194periodo di sua permanenza nella Società.

Povertà personale

  1. Ogni salesiano pratica la sua povertà con la sobrietà nel cibo e nelle bevande, la semplicità degli abiti, l’uso moderato delle vacanze e dei divertimenti.

Arreda la sua camera modestamente, evitan­do di farne un rifugio, che lo tiene lontano dalla comunità e dai giovani.

Vigila per non lasciarsi legare da nessuna abi­tudine contraria allo spirito di povertà.



Fedele a una costante tradizione, si astiene dal fumare, come forma di temperanza sale­siana e di testimonianza nel proprio lavoro

C 75educativo.

  1. Qualunque cosa i soci avranno acqui­stato con il proprio lavoro o in vista della So­cietà non potranno ritenerla per sè, ma tutto dovrà essere messo tra i beni comuni.

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo157

Quando per i bisogni del proprio lavoro o per le necessità individuali minute riceveranno denaro dalla loro comunità, lo useranno con senso di responsabilità, rendendone conto al

C 76superiore.

  1. I diritti d’autore, che i salesiani acquista­no con le loro pubblicazioni o produzioni, so­no frutti del loro lavoro e vanno messi in co­mune a vantaggio della Società.

Perciò ogni confratello, autore o produttore, farà cessione dei propri diritti d’autore secon­do le norme ispettoriali e nelle forme legali

C 76previste dalle rispettive nazioni.

Povertà comunitaria e servizio

  1. Spetta ai Capitoli ispettoriali dare norme che stabiliscano per le comunità dell’ispetto­ria un livello di vita modesto e di reale ugua­glianza, tenendo conto delle loro situazioni.

Essi regoleranno in particolare:

  1. l’uso degli strumenti di lavoro considerati personali, che i confratelli, cambiando casa, potranno portare con sé;

  2. le vacanze concesse ai confratelli per un giusto ristoro delle energie fisiche e intellet­tuali;

  1. le norme per una concreta solidarietà fra le case dell’ispettoria e gli aiuti che le comunità

C 76.77presteranno ai bisogni generali dell’ispettoria.

158Regolamenti generali

  1. La Società non conservi alcun possesso di beni immobili all’infuori delle case di abi­tazione e loro dipendenze di lavoro, a norma dell’articolo 187 delle Costituzioni.

In ogni caso si eviti qualsiasi controtestimo­nianza di povertà, tenendo presente che un servizio efficiente può spesso essere realizzato con strutture materiali molto semplici o in

C 77opere di cui non siamo proprietari.

  1. Le nostre opere hanno finalità di servi­zio; siano perciò aperte e disponibili alle ne­cessità dei luoghi. Si cerchi di non lasciare inutilizzati ambienti e attrezzature richiesti

C 77per i bisogni pastorali della zona.

  1. Il vitto sia conforme alle esigenze della povertà religiosa secondo gli usi dei singoli paesi.

L’arredamento della casa, il mobilio, le attrez­zature siano funzionali e semplici e non dia­no mai l’impressione di ricchezza e di lusso. Questo vale anche per le chiese, pur mante‑

C 77nendo in esse il dovuto decoro.

  1. Si curi la manutenzione dei beni immo­bili e mobili. Speciale importanza riveste la conservazione delle biblioteche, archivi e al­tro materiale di documentazione per il loro

C 77grande valore culturale e comunitario.

  1. Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo159

    I mezzi di trasporto siano intestati alla casa o all’ispettoria; non siano di esclusivo uso personale, ma a disposizione della comu­nità, che li utilizzerà come mezzi di servizio e

C 76.77secondo criteri di povertà.

  1. Per un senso di risparmio e nello spirito di famiglia, i lavori e i servizi della casa siano compiuti, per quanto è possibile, dai confra­telli. Essi cercheranno di prenderne pratica, soprattutto durante il periodo della formazio‑

C 77.78ne iniziale.

  1. La comunità locale e ispettoriale verifi­chi con la frequenza che riterrà opportuna, il proprio stato di povertà circa la testimonianza comunitaria e i servizi resi. Studi i mezzi per

C 77un continuo rinnovamento.

La nostra castità

  1. La testimonianza e il servizio pastorale richiedono che il salesiano si inserisca nel mondo.

Fedele alle scelte della propria vocazione, egli eviterà le agiatezze e le attrattive mondane. Sarà prudente nel fare visite o nel partecipare a spettacoli, evitando quanto non è confa‑

C 84cente con la castità religiosa.

160Regolamenti generali

  1. L’impiego di personale femminile nelle nostre case e opere risponda a criteri di ne­cessità e tenga presenti le esigenze della vita

C 84religiosa.

  1. Nei suoi rapporti con le persone e nelle sue amicizie il salesiano sia coerente con gli impegni assunti nella professione. Eviti perciò atteggiamenti e comportamenti pericolosi o ambigui, che possono offuscare la testimo‑

C 82.84nianza della sua castità.

VII. IN DIALOGO CON IL SIGNORE

  1. In ogni comunità, all’inizio dell’anno, si faccia la programmazione dei ritmi di pre­ghiera, tenendo conto degli impegni apostoli‑

C 85ci e delle esigenze della vita fraterna.

  1. I soci celebreranno ogni giorno, possibil­mente in comune, le Lodi e il Vespro. Al loro posto potranno recitare, secondo l’opportuni­tà, altre preghiere. Tutti i confratelli saranno fedeli alla celebrazione quotidiana dell’Euca‑

C 88.89ristia.

  1. Ogni giorno i soci attenderanno in co­mune per almeno mezz’ora alla meditazione e per qualche tempo alla lettura spirituale. Spetta alla comunità locale favorire la varietà delle forme e incoraggiare i confratelli nel lo‑

C 93ro impegno.

  1. La comunità destinerà almeno tre ore al ritiro mensile e una giornata intera, conve­nientemente preparata, al ritiro trimestrale. Ogni anno i soci faranno sei giorni di esercizi spirituali, secondo le modalità stabilite dal Capitolo ispettoriale, e li concluderanno con

162Regolamenti generali

la rinnovazione degli impegni della professio‑

C 91ne religiosa.

  1. Secondo la tradizione salesiana e gli in­segnamenti della Chiesa, il venerdì sia per i soci un giorno di penitenza comunitaria. Nel­la quaresima la comunità stabilisca qualche pratica comunitaria di mortificazione che aiu­ti a prepararsi alla Pasqua e ad aprirsi a una

C 90più intensa condivisione con i poveri.

  1. Oltre al rosario, in cui Maria insegna ai suoi figli come unirsi ai misteri di Cristo, la commemorazione mensile, la preghiera quo­tidiana che conclude la meditazione e l’uso frequente della benedizione di Maria Ausilia­trice sono alcuni altri segni di unità della no­stra devozione mariana. Le modalità di que­ste pratiche verranno stabilite nel Direttorio ispettoriale.

I confratelli, come singoli e come comunità, si sentano impegnati a diffondere con zelo la devozione a Maria Ausiliatrice e a favorire, dov’è possibile, l’Associazione dei devoti di

C 92Maria Ausiliatrice.

75. L’ultimo giorno di ogni mese si comme­mori il nostro padre Don Bosco. Si celebrino come ricorrenze di famiglia le feste dei nostri

Inviati ai giovani in comunità al seguito di Cristo163

santi e beati. Si coltivi la devozione ai nostri

C 9.21servi di Dio.

76. I salesiani esprimeranno amore e rico­noscenza ai confratelli, parenti e benefattori chiamati da Dio all’eternità, con preghiere personali e comunitarie di suffragio.

In particolare:

  1. alla morte di un confratello o di un novizio saranno celebrate trenta messe a cura della comunità alla quale apparteneva, e una mes­sa in ogni casa dell’ispettoria;

  2. alla morte del Rettor Maggiore in carica o emerito, oltre alle trenta messe, ne sarà cele­brata una in tutte le case della Congregazione;

  3. alla morte dei genitori dei confratelli saran­no celebrate dieci messe a cura della casa alla quale appartiene il confratello;

  4. ogni anno:

per i confratelli defunti tutti i sacerdoti ce­lebreranno la messa nel giorno seguente alla solennità liturgica di san Giovanni Bosco; inoltre l’ispettore farà celebrare una messa in ogni corso di esercizi spirituali;

per i genitori defunti dei confratelli si cele­brerà una messa in ogni casa il 25 novembre, anniversario della morte di mamma Margherita;

per i benefattori e per i componenti della Famiglia salesiana defunti, in ogni comunità si

C 94celebrerà una Messa il 5 novembre.

164Regolamenti generali

77. La nostra vita comunitaria di preghiera avrà una guida pratica in un manuale prepa­rato dalle ispettorie o dalle conferenze ispet­toriali o dalle regioni. Esso contenga un nu­cleo comune indicato dal Rettor Maggiore

C 86con il suo Consiglio.

Parte Seconda

Formati per la missione di educatori pastori


VIII. ASPETTI GENERALI DELLA FORMAZIONE

Comunità formatrici

  1. Le comunità formatrici abbiano un di­rettore e un’équipe di formatori particolar­mente preparati, soprattutto per la direzione spirituale, che ordinariamente è esercitata dal direttore stesso.

Formatori e confratelli in formazione attuino in corresponsabilità una periodica program­mazione e revisione.

I confratelli in formazione siano resi partecipi, attraverso modalità concrete, dell’andamento

C 103.104della comunità.

  1. I confratelli in formazione iniziale faran­no una volta al mese il colloquio con il supe­riore, previsto dall’articolo 70 delle Costitu‑

C 70.105zioni.

  1. Per educare all’uso personale e alla va­lorizzazione del tempo e per favorire lo spiri­to di iniziativa, vi sia una ragionevole flessibi­lità nell’orario e nella distribuzione delle atti­vità della giornata, nel rispetto delle esigenze

C 103prioritarie della comunità.

168Regolamenti generali

  1. La comunità locale, in quanto corre­sponsabile della maturazione di ogni confra­tello, è invitata ad esprimere il proprio pare­re quando uno dei suoi membri chiede di essere ammesso alla professione o agli ordini sacri; lo farà nelle forme più consone alla

C 103.108carità.

Formazione intellettuale

  1. La missione salesiana orienta e caratte­rizza in modo proprio e originale la formazio­ne intellettuale dei soci a tutti i livelli. Quindi l’ordinamento degli studi armonizzi le esigen­ze della serietà scientifica con quelle della di­mensione religiosa apostolica del nostro pro­getto di vita.

Siano coltivati con particolare impegno gli studi e le discipline che trattano dell’educa­zione, della pastorale della gioventù, della ca‑

C 97techesi e della comunicazione sociale.

  1. Durante gli anni della formazione inizia­le gli studi siano strutturati in modo da rende­re possibile, dove le condizioni lo permetto­no, il conseguimento di titoli di studio con va­lore legale.

  2. Le ispettorie in grado di farlo abbiano un proprio centro di studi per la formazione

Formati per la missione di educatori pastori169

dei confratelli e per servizi qualificati di ani­mazione spirituale, pastorale e culturale.

Quando il centro di studi è interispettoriale, le ispettorie collaborino corresponsabilmente

perché raggiunga le sue finalità.

Esso sia aperto nella misura del possibile an­che agli esterni, religiosi e laici, per un servi‑

C 101zio alla Chiesa particolare.

  1. L’assimilazione dello spirito salesiano è fondamentalmente un fatto di comunicazione di vita. Questa esperienza per essere efficace dev’essere però accompagnata, durante tutta la formazione iniziale, anche dallo studio gra­duale e sistematico della spiritualità salesiana e della storia della Società.

Esperienze pastorali

  1. Le esperienze pastorali si attuino in atti­vità proprie della nostra missione e abbiano per scopo lo sviluppo dello spirito apostolico e delle capacità educative pastorali del sale­siano in formazione. Siano differenziate e graduate, tenendo conto della maturazione personale e religiosa del confratello e della fa­se formativa in cui si trova.

La comunità ha la responsabilità di program­mare queste esperienze, di accompagnarle con la presenza e la guida dei formatori e di

C 115valutarle periodicamente.

170Regolamenti generali

Guida pratica per la formazione

87. La formazione avrà come guida pratica a livello mondiale una «Ratio fundamentalis Institutionis et Studiorum» e a livello ispetto­riale un Direttorio approvato dal Rettor Mag­giore con il consenso del suo Consiglio.

La «Ratio» espone e sviluppa in maniera orga­nica e didattica l’insieme di principi e norme della formazione che si trovano nelle Costitu­zioni, nei Regolamenti generali e in altri do­cumenti della Chiesa e della Congregazione.

Il Direttorio ispettoriale applica alle realtà locali i principi e le norme della formazione

C 100.101salesiana.

L’eventuale dimissione di un novizio spetta al‑

IX. IL PROCESSO FORMATIVO

Preparazione immediata al noviziato

88. La preparazione immediata al noviziato in via ordinaria non sia inferiore ai sei mesi e si svolga in una comunità salesiana.

Le modalità siano definite dal Direttorio

C 109ispettoriale.

Il noviziato

89. La casa destinata al noviziato sia inserita nella realtà sociale e apostolica. Se le circo­stanze lo consigliano, il noviziato può essere

C 110collocato presso un’altra comunità adatta.

90. Il candidato, quando si sente sufficiente­mente preparato e disposto, fa domanda di iniziare il noviziato.

Perché sia ammesso, deve essere immune da­gli impedimenti previsti nei canoni 643-645 §1, dimostrare le attitudini e la maturità ne­cessarie per intraprendere la vita salesiana e avere sufficiente salute per poter osservare le Costituzioni della Società.

172Regolamenti generali

l’ispettore dell’ispettoria in cui si trova la casa

C 108di noviziato.

  1. Gli studi durante il noviziato siano fatti con serietà, secondo un programma definito nell’ordinamento generale degli studi; abbia­no come obiettivo preminente l’iniziazione al mistero di Cristo, affinché il novizio, attraver­so il contatto con la Parola di Dio, sviluppi una più profonda vita di fede e una cono­scenza amorosa di Dio.

Si approfondisca anche la teologia della vita religiosa e vengano studiate le Costituzioni, la

C 110vita di Don Bosco e la nostra tradizione.

  1. I novizi facciano gli esercizi spirituali al­l’inizio del noviziato, nel tempo che si giudica

C 110più opportuno, e prima di emettere i voti.

  1. Durante il noviziato il novizio può la­sciare liberamente l’Istituto. Se vi rimane, vie­ne ammesso alla professione temporanea do­po averne fatto domanda e se è giudicato idoneo; altrimenti viene dimesso.

In casi speciali, l’ispettore può prolungare il noviziato, non però oltre sei mesi a norma

C 108.111del canone 653.

  1. Quando un religioso di voti perpetui chiede di passare dal suo Istituto alla nostra

Formati per la missione di educatori pastori173

Società, trascorra un periodo di prova, di al­meno tre anni, in una delle nostre comunità per assimilare il nostro spirito.

Terminata la prova, può presentare la doman­da e, se viene ammesso, fa la professione

C 108.117perpetua a norma del diritto.

Formazione dopo il noviziato

  1. Subito dopo il noviziato tutti i confratelli devono continuare almeno per un biennio la loro formazione in comunità formatrici, pre­feribilmente studentati.

Durante questa fase si compie la formazione generale filosofica e pedagogica e una inizia­zione teologica; si può anche incominciare o continuare la formazione tecnico-scientifica o professionale, in vista di una qualificazione

C 113.114specifica.

  1. Il tirocinio dura ordinariamente due an­ni e viene fatto prima della professione per­petua in una comunità che presenti i requisiti

C 115richiesti per la validità di questa esperienza.

  1. I soci che si preparano al sacerdozio devono attendere, almeno per quattro anni, a una più intensa formazione sacerdotale in comunità formatrici, preferibilmente studen­tati.

174Regolamenti generali

Compiano con serietà gli studi teologici, di preferenza in centri salesiani.

Durante questo periodo non siano permessi altri studi e attività che li distolgano dall’im‑

C 116pegno di questa fase formativa.

  1. I salesiani laici, nella fase che dopo il ti­rocinio completa la loro formazione iniziale, abbiano la possibilità di acquisire una seria formazione teologica, pedagogica e salesiana, adeguata al livello culturale raggiunto.

Attendano anche, secondo le attitudini, agli studi per una preparazione professionale in

C 116vista del lavoro apostolico.

Formazione permanente

  1. La formazione permanente richiede che ciascun confratello migliori la sua capacità di comunicazione e di dialogo; si formi una mentalità aperta e critica e sviluppi lo spirito di iniziativa per rinnovare opportunamente il proprio progetto di vita.

Ognuno coltivi l’abitudine alla lettura e allo studio delle scienze necessarie alla missione; mantenga viva la disponibilità alla preghiera, alla meditazione, alla direzione spirituale per‑

C 118.119sonale e comunitaria.

  1. Ogni confratello ricerchi con i superio­ri il campo di qualificazione più confacente

Formati per la missione di educatori pastori175

alle sue capacità personali e alle necessità dell’ispettoria, preferendo quanto concerne la nostra missione.

Conservi la disponibilità caratteristica del no­stro spirito e sia pronto a periodiche riqualifi‑

C 118.119cazioni.

C 101.118.119. 161

C 101.118.119

  1. È compito dell’ispettore con il suo Consiglio promuovere iniziative ordinarie e straordinarie di formazione spirituale e cultu­rale.

Le adunanze dei direttori, di animatori pasto­rali, di economi e di altri confratelli siano oc­casioni per approfondire l’identità salesiana nelle sue dimensioni educative pastorali.

Si sia pronti ad accogliere gli apporti formativi offerti dai diversi organismi della Chiesa e della società.

Le iniziative interispettoriali si attuino dagli ispettori interessati d’intesa con il consigliere regionale.

  1. Sia offerto periodicamente a tutti i sa­lesiani negli anni della maturità un tempo conveniente per il loro rinnovamento.

Le ispettorie nella programmazione tengano conto di questa esigenza. Ciascun confratello risponda a questo appello anche per il bene della propria comunità.


Parte Terza

Il servizio dell’autorità nella nostra Società


X. IL SERVIZIO DELL’AUTORITÀ NELLA COMUNITÀ MONDIALE

Il Rettor Maggiore e il suo Consiglio

  1. Il Rettor Maggiore sia attento alle ne­cessità della Chiesa universale e si mantenga in contatto con le ispettorie, con le case e con i soci. Solleciti la collaborazione di tutti, promuova riunioni e incontri e favorisca la conoscenza delle attività apostoliche della Congregazione nell’ambito della Famiglia sa­lesiana.

I soci, a loro volta, esprimano il proprio amo­re a Don Bosco e alla Congregazione, mante­nendosi uniti al Rettor Maggiore e accoglien­do le sue direttive. Lo aiutino con la preghie­ra, con il dialogo e soprattutto con la fedeltà

C 59.126alle Costituzioni.

  1. Il Rettor Maggiore può visitare perso­nalmente o per mezzo di altri le ispettorie e le comunità locali, quando ne scorga la ne­cessità.

In particolare, durante il sessennio del suo mandato stabilirà per ogni ispettoria una visi­ta straordinaria che potrà essere compiuta, secondo l’opportunità, dal consigliere regio­nale o da altro visitatore ai quali conferirà i

180Regolamenti generali

poteri di giurisdizione richiesti dalla natura

C 127della visita.

  1. Il Rettor Maggiore, come superiore della Società, è il gran cancelliere dell’Univer­sità Pontificia Salesiana (UPS). Rappresenta la Sede Apostolica presso l’UPS, e l’UPS presso la Sede Apostolica.

In forza del mandato della Congregazione per l’Educazione Cattolica, egli ha piena potestà sull’università ed è custode ed interprete dei suoi statuti.

Esercita le funzioni di gran cancelliere perso­nalmente o per mezzo di un delegato scelto preferibilmente tra i membri del Consiglio ge‑

C 127nerale.

  1. Oltre ai casi menzionati all’articolo 132 §1 delle Costituzioni, il Rettor Maggiore deve avere il consenso del suo Consiglio:

  1. per iniziare cause giudiziarie straordinarie che possono compromettere la Società;

  2. per stabilire procure missionarie a livello di tutta la Congregazione (24 R);

  3. per l’accettazione di parrocchie (25 R);

  4. per l’approvazione del Direttorio ispetto­riale della formazione (87 R);

  5. per la nomina di un suo delegato per un segretariato centrale (108 R);

  6. per istituire e fissare l’organico e le moda‑

Il servizio dell’autorità nella nostra Società181

lità di funzionamento degli uffici tecnici e delle consulte, di cui all’articolo 107 dei Re­golamenti generali;

  1. per la nomina di un suo delegato persona­le per una delegazione (138 R);

  2. per l’approvazione delle decisioni vinco­lanti emanate dalle conferenze ispettoriali (139 R);

  3. per stabilire le modalità della consultazione previa alla nomina dei consiglieri ispettoriali (154 R);

  4. per l’approvazione del bilancio preventi­vo e consuntivo preparato dall’economato

C 131.132generale (190 C; 192 R).

107. L’animazione della missione salesiana a livello mondiale richiede l’individuazione di obiettivi comuni e sinergie tra i Consiglieri in­caricati di settori specifichi, e il coordinamen­to degli interventi con i Consiglieri regionali, mediante incontri sistematici di programma­zione e verifica.

I Consiglieri generali incaricati di settori speci­fici, per assolvere i compiti loro affidati, si av­valgono di uffici tecnici e di consulte.

La loro istituzione, il loro organico e le moda­lità di funzionamento sono di competenza del Rettor Maggiore con il consenso del suo

C 133Consiglio.

182Regolamenti generali

  1. Per settori di particolare importanza che non rientrino nei compiti assegnati dalle Costi­tuzioni a singoli consiglieri, possono costituirsi appositi segretariati centrali, direttamente di­pendenti dal Rettor Maggiore.

La loro istituzione è di competenza del Capi­tolo generale. La responsabilità diretta del se­gretariato è affidata a un delegato centrale nominato ad nutum dal Rettor Maggiore con il consenso del suo Consiglio.

  1. Per un più regolare espletamento delle pratiche con la Sede Apostolica, è convenien­te che queste siano inoltrate attraverso il Ret­tor Maggiore.

  2. Organo ufficiale per la promulgazione delle direttive del Rettor Maggiore e del suo Consiglio e per le informazioni ufficiali sono gli «Atti del Consiglio generale». La loro pubblica‑

C 144zione avviene a cura della segreteria generale.

Il Capitolo generale

  1. La convocazione del Capitolo generale sarà fatta almeno un anno prima dell’apertura del medesimo, salvo il caso previsto dall’arti­colo 143 delle Costituzioni. Essa verrà comu­nicata a tutti i confratelli con lettera circolare nella quale si indicherà lo scopo principale

C 143.150del Capitolo, il luogo e la data dell’inizio.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società183

  1. Per la preparazione del Capitolo gene­rale, il Rettor Maggiore, o in sua assenza il vi­cario, designerà un regolatore; a lui i Capitoli ispettoriali e le comunità locali, come pure i singoli soci, faranno pervenire le loro propo­ste e gli eventuali contributi di studio. Nomi­nerà una commissione tecnica che, insieme al regolatore, stabilirà l’iter di preparazione del Capitolo generale e promuoverà la sensibi‑

C 150lizzazione e la partecipazione attiva dei soci.

  1. Il Rettor Maggiore o, in sua assenza, il vicario, nominerà inoltre una commissione precapitolare che redigerà, sotto la responsa­bilità del regolatore, d’intesa con il Rettor Maggiore, le relazioni o gli schemi da inviare con sufficiente anticipo ai partecipanti al Ca‑

C 150pitolo generale.

  1. Le ispettorie con meno di duecento professi e le visitatorie invieranno al Capitolo generale un delegato eletto dai rispettivi Capi­toli. Le ispettorie, inoltre, invieranno un altro delegato ogni duecento professi o frazione. Le altre eventuali circoscrizioni giuridiche, di cui all’articolo 156 delle Costituzioni, avranno quella rappresentanza che è stata definita nel

C 151,8loro decreto di erezione.

  1. Almeno tre mesi prima dell’inizio del Capitolo generale, gli ispettori invieranno al

184Regolamenti generali

regolatore i verbali delle elezioni, che saran­no esaminati da una apposita commissione nominata dal Rettor Maggiore o, in sua assen­za, dal vicario.

Il regolatore, qualora vi trovasse dei difetti, provvederà perché si proceda in tempo utile alla dovuta correzione e, se il caso lo richie‑

C 151,8de, si ripetano le elezioni.

  1. Nella prima seduta del Capitolo gene­rale, il Presidente nominerà due o più segre­tari e, occorrendo, anche altri ufficiali capito­lari. Se la necessità lo richiede, il Presidente potrà scegliere anche altri segretari o ufficiali, estranei al Capitolo generale. I segretari do­vranno registrare in appositi verbali accurata­mente redatti gli atti del Capitolo generale, le deliberazioni prese e anche il riassunto delle

C 150discussioni.

  1. Dopo la designazione dei segretari il regolatore, a nome del Presidente e chiesto il consenso dell’Assemblea, dichiarerà legitti‑

C 150mamente aperto il Capitolo.

  1. Se al momento dell’apertura del Capi­tolo generale risultasse ancora nulla o dubbia la validità dell’elezione di qualche delegato, il regolatore ne informerà fin dalla prima seduta il Capitolo generale.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società185

Primo atto del Capitolo sarà allora quello di pronunciarsi sui singoli casi in modo che con l’autorità di cui è investito o dichiari nulla l’e‑

C 151,8lezione o ne sani l’invalidità.

  1. In una delle sedute iniziali il Rettor Maggiore, o chi ne fa le veci, presenterà una relazione generale sullo stato della Congrega­zione, che sarà oggetto di studio e di appro­fondimento da parte dell’Assemblea.

  2. Le adunanze del Capitolo generale sa­ranno presiedute dal Rettor Maggiore o, in sua assenza, dal vicario, coadiuvato nella di­rezione e nello svolgimento dei lavori dal re­golatore e da tre moderatori eletti a maggio­ranza assoluta dal Capitolo generale su una li­sta di nomi preparata dal Presidente.

Il Presidente, il regolatore e i tre moderatori costituiscono la Presidenza del Capitolo gene‑

C 150rale.

  1. Il Capitolo generale eleggerà a maggio­ranza assoluta almeno cinque membri che, insieme al regolatore e ai moderatori, forme­ranno la commissione centrale. A questa spetta, sotto la presidenza del Rettor Maggio­re, coordinare i lavori del Capitolo e assicura­re tutto ciò che è necessario per il suo buon

C 150funzionamento.

186Regolamenti generali

122. Il Capitolo generale si articola in com­missioni, il cui compito sarà di studiare lo schema o la relazione loro assegnata. Il rego­latore comunicherà, appena possibile, aI Ca­pitolo generale quali sono i temi e le rispetti­ve commissioni e ne chiederà l’approvazione. Le commissioni saranno costituite dal Presi­dente, il quale terrà conto delle preferenze

C 150dei singoli.

123. È dovere dei capitolari assistere alle adunanze del Capitolo; perciò non potranno

C 151assentarsi senza licenza del Presidente.

124. Si diano tempestive ed esaurienti co­municazioni ai soci sull’andamento dei lavori del Capitolo. Di tali comunicazioni, e in ge­nere di tutti i contatti con gli organi di infor­mazione, è responsabile una commissione di capitolari, scelti dai gruppi di ispettorie. Tale commissione lavorerà d’intesa con la Presi­denza del Capitolo.

Quanti partecipano, a qualsiasi titolo, al Capi­tolo generale dovranno avere discrezione e rispetto per le persone interessate ogni volta che riferiscono notizie, fatti e discussioni del Capitolo.

125. Il Rettor Maggiore e l’Assemblea capi­tolare hanno la facoltà di chiamare al Capito‑

Il servizio dell’autorità nella nostra Società187

lo generale altre persone, salesiani o non sale­siani, come periti o come osservatori, senza diritto di voto.

I periti prendono parte alle discussioni nelle commissioni in cui sono invitati; hanno la pa­rola nell’Assemblea solo se richiesti. Gli osser­vatori possono prendere la parola sia in com‑

C 150missione sia in Assemblea.

  1. Spetta al Capitolo generale fissare la data delle elezioni prevedendo un congruo tempo di riflessione prima della elezione di

C 141.153ciascun consigliere.

  1. L’elezione del Rettor Maggiore e dei membri del suo Consiglio è un atto che impe­gna pienamente la responsabilità di ogni capi­tolare dinanzi alla Congregazione. Essa deve essere quindi preparata con la preghiera e at­tuata con spirito di fede.

Ogni elettore può chiedere e dare informa­zioni intorno alle doti degli eleggibili, evitan­do però tutto ciò che possa turbare la carità

C 141.153fraterna.

Con riferimento all’articolo 133 delle Costitu­zioni la elezione dei Consiglieri di settore sia preceduta da un discernimento da parte dei confratelli capitolari suddivisi per regioni, sul­le principali sfide del settore e sul profilo del candidato. Tale processo di discernimento si

188Regolamenti generali

conclude con la proposta all’Assemblea di un candidato della propria regione e di uno al di fuori della propria regione, individuati con votazione a scrutinio segreto.

  1. In adempimento a quanto prescritto dall’articolo 141 §1 delle Costituzioni per l’ele­zione dei consiglieri regionali, i singoli gruppi di ispettorie sceglieranno con voto segreto, in un’unica votazione, i confratelli da presentare all’Assemblea, scrivendo sulla scheda un solo nome. Presenteranno poi all’Assemblea una lista contenente tutti i nomi di quelli che hanno

C 141.153ricevuto voti e il numero dei voti di ciascuno.

  1. Aperta la seduta, il Presidente indiche­rà il motivo dell’adunanza. Si eleggeranno poi a voti segreti due segretari e tre scrutatori; gli scrutatori, insieme con il Presidente, sono te­nuti a mantenere il segreto anche dopo la

C 153conclusione del Capitolo.

  1. Se qualche elettore si trovasse amma­lato nella casa in cui ha luogo il Capitolo ge­nerale, non potesse presentarsi in sala di adu­nanza e fosse in grado di scrivere, due scruta­tori andranno da lui per riporre in un’urna la

C 153sua scheda da unirsi poi alle altre.

  1. Raccolte in un’urna tutte le schede, gli scrutatori le conteranno per verificare se il

Il servizio dell’autorità nella nostra Società189

numero dei voti corrisponde a quello degli elettori. Se il numero dei voti supera quello degli elettori, la votazione è nulla; se invece vi corrisponde o è inferiore, se ne faccia lo scrutinio. I segretari scriveranno i nomi che

C 153uno scrutatore andrà leggendo.

  1. Chi avrà ottenuto i voti della maggio­ranza assoluta dei presenti e risulterà eletto, sarà proclamato dal Presidente. Appena avrà accettato, entrerà in carica. Se l’eletto è lo stesso Presidente, la proclamazione sarà fatta

C 153dal membro più anziano dell’Assemblea.

  1. Compiute le elezioni, il Rettor Maggio­re comunicherà a tutti i soci i nomi degli elet‑

C 153ti e gli uffici loro affidati.

  1. Nell’ultima adunanza del Capitolo, do­po aver compiuto quanto è prescritto nel re­golamento, il regolatore, a nome del Presi­dente e con l’approvazione dell’Assemblea,

C 150dichiarerà chiuso il Capitolo generale.

Strutture regionali

  1. I consiglieri regionali si manterranno in contatto con le singole ispettorie: possono vi­sitarle, riunire gli ispettori, i Consigli ispetto­riali e, d’accordo con loro, altre categorie di confratelli per suggerire ciò che riterranno più

190Regolamenti generali

opportuno per il bene della Congregazione e per un miglior servizio dell’ispettoria e della

C 140.154Chiesa particolare.

136. I consiglieri regionali devono inoltre:

  1. favorire un vivo e concreto senso di fami­glia nei rapporti dei confratelli e delle ispetto­rie tra loro e con il Rettor Maggiore e il suo Consiglio;

  2. curare sollecitamente le pratiche delle ispettorie del gruppo e delle conferenze ispettoriali;

  3. promuovere il buon funzionamento delle strutture interispettoriali, dove esistono, e l’organizzazione di uffici di documentazione sui settori religiosi, culturali, sociali della zona di loro competenza, dove ciò sia possibile e

C 140.154consigliabile.

137. Nello svolgimento del loro compito, i consiglieri regionali agiranno con la dovuta discrezione per non sostituirsi indebitamente agli ispettori o ad altri superiori, e per non in‑

C 140.154terferire nelle loro specifiche competenze.

138. Se motivi particolari richiedono che al­cune ispettorie siano staccate da uno o più gruppi senza che sia costituito un nuovo gruppo affidato a un consigliere regionale, il Capitolo generale può unirle in una delega‑

Il servizio dell’autorità nella nostra Società191

zione, per la quale il Rettor Maggiore, con il consenso del suo Consiglio e previa consulta­zione delle ispettorie interessate, nomina un suo delegato personale, cui attribuirà quei

C 154compiti che riterrà opportuno.

139. Le ispettorie di ciascuna conferenza si riuniscono almeno una volta all’anno per stu­diare i problemi relativi all’animazione e al coordinamento dell’azione salesiana comune. La conferenza è presieduta dal consigliere re­gionale o da un suo delegato.

Le conclusioni della conferenza ispettoriale

sono generalmente orientative.

In casi particolari, la conferenza può emanare decisioni vincolanti, che acquistano il loro va­lore solo dopo l’approvazione del Rettor

C 155Maggiore con il consenso del suo Consiglio.

140. Prendono parte alle riunioni delle con­ferenze:

  1. il consigliere regionale o un suo delegato;

  2. gli ispettori della conferenza;

  3. uno o più delegati per ogni ispettoria, desi­gnati in base alle norme stabilite dal regola‑

C 155mento della conferenza ispettoriale.

141. Ai lavori della conferenza potranno es­sere invitati periti e osservatori religiosi e laici,

192Regolamenti generali

secondo le modalità che ogni conferenza de‑

C 155terminerà nel proprio regolamento.

142. Alla conferenza ispettoriale sono asse­gnati, fra gli altri, i seguenti compiti:

  1. studiare e promuovere l’applicazione delle direttive generali di governo e di azione della Congregazione, particolarmente del Capitolo generale;

  2. seguire il coordinamento dell’azione pasto­rale comune, del settore della formazione, qualificazione e aggiornamento dei soci e del settore della comunicazione sociale, favoren­do una generosa collaborazione con scambio di personale e di mezzi;

  3. curare i rapporti e la collaborazione con gli organismi e le istituzioni che si interessano dei problemi dei giovani e dello sviluppo;

  4. studiare e promuovere opportune speri­mentazioni, in particolare nel campo della povertà comunitaria e in quello del servizio ai giovani più poveri e alle classi popolari;

  5. elaborare il proprio regolamento e decide­re sugli eventuali organismi, segretariati e uffi­ci interispettoriali di animazione e di coordi‑

C 155namento.

XI. SERVIZIO DELL’AUTORITÀ

NELLA COMUNITÀ ISPETTORIALE

L’ispettore e il suo Consiglio

  1. Per la nomina di un ispettore il Rettor Maggiore consulterà i professi dell’ispettoria a norma dell’articolo 162 delle Costituzioni, chiedendo a ciascuno di indicare, in ordine di preferenza, una terna di nomi di confratelli

C 162appartenenti alla propria o ad altra ispettoria.

  1. L’ispettore svolge un ruolo di collega­mento tra l’ispettoria e il Rettor Maggiore col suo Consiglio; cura i rapporti con le autorità e gli organismi ecclesiali e religiosi nell’ambito

C 161della sua circoscrizione.

  1. L’ispettore si mantenga in contatto con i direttori e abbia per loro una particolare at­tenzione. Li riunisca almeno una volta all’an­no per trattare gli interessi generali dell’ispet‑

C 161toria.

  1. L’ispettore procurerà di avere frequenti incontri personali con i confratelli in spirito di servizio e di fraterna comunione.

1. Una volta all’anno farà con particolare cura la visita ispettoriale alle comunità.

194Regolamenti generali

  1. Durante tale visita s’incontri con i singoli soci, raduni il Consiglio locale e faccia con la comunità una revisione circa l’osservanza re­ligiosa, la testimonianza di vita consacrata, lo zelo apostolico nelle attività pastorali, la solle­citudine nella promozione delle vocazioni, la situazione economica. In questo compito po­trà farsi aiutare dai consiglieri ispettoriali.

  2. Al termine della visita ispettoriale scriva sull’apposito registro, da conservarsi nell’ar­chivio della casa, le sue osservazioni e le de­cisioni di carattere generale. Comunichi a parte quelle confidenziali. Nella visita seguen‑

C 161te verifichi se sono state eseguite.

  1. L’ispettore, mediante opportuni contat­ti con i diversi gruppi della Famiglia salesiana e tramite il suo delegato, cercherà di favorire il senso di appartenenza e l’approfondimento

C 5.161della comune vocazione.

  1. Nella consapevolezza dell’importante ruolo che hanno i collaboratori laici, l’ispetto­re mostri vivo interessamento per la loro qua­lificazione salesiana e verifichi come siano in‑

C 47.161seriti nelle nostre opere.

  1. L’ispettore, a norma del diritto univer­sale, può sospendere l’esecuzione di una dis­posizione superiore qualora vi siano motivi in

Il servizio dell’autorità nella nostra Società195

contrario così gravi ed evidenti da autorizzar­lo a credere che, se i superiori competenti ne fossero stati consapevoli, avrebbero disposto altrimenti. In tal caso però informi subito di tutto i medesimi. Se la disposizione sospesa riguarda un socio, questi, mentre si attende la risposta dei superiori, si attenga agli ordini

C 162dell’ispettore (cfr CIC, can. 41).

  1. Il socio è ascritto a una determinata casa salesiana per precetto di obbedienza da parte del proprio ispettore o di altra competente autorità. In ogni casa il numero dei soci non sia ordinariamente minore di sei.

  2. L’ispettore, per giusta ragione, con il pa­rere del suo Consiglio e udito il confratello in­teressato, può, se richiesto, inviarlo tempora­neamente in altra ispettoria, facendo una convenzione scritta con l’ispettore che lo ri­ceve. I cambi definitivi di ispettoria sono di

C 160competenza del Rettor Maggiore.

  1. I soci eserciteranno il ministero delle confessioni con la licenza dell’ispettore, a

C 162norma del diritto.

  1. Per cambiare la sede ispettoriale, l’ispet­tore, avuto il consenso del suo Consiglio, chiederà l’autorizzazione al Rettor Maggiore.

196Regolamenti generali

Procederà d’intesa con lui per assentarsi dal‑

C 161.162l’ispettoria per un tempo notevole.

  1. Le modalità della consultazione per la nomina dei consiglieri ispettoriali vengono stabilite dal Rettor Maggiore con il consenso

C 167del suo Consiglio.

  1. È compito del Consiglio ispettoriale collaborare con l’ispettore per lo sviluppo della vita e della missione salesiana, aiutarlo a conoscere le situazioni e a verificare l’attua­zione del progetto ispettoriale, in contatto con gli incaricati e con le rispettive commis­sioni.

Il Consiglio sia convocato dall’ispettore alme­no una volta al mese, previa comunicazione

C 164degli argomenti da trattare.

  1. Oltre i casi già previsti nelle Costituzio­ni, l’ispettore deve avere il consenso del suo Consiglio a norma dei Regolamenti generali:

  1. per autorizzare la scuola mista (3 R);

  2. per stabilire convenzioni con gli Ordinari del luogo e con enti ecclesiastici e civili (23 R; 25 R);

  3. per istituire eventuali procure missionarie e gemellaggi (24 R);

  1. Il servizio dell’autorità nella nostra Società197

    per autorizzare qualche confratello a lavo­rare pastoralmente in istituzioni non salesiane (35 R);

  2. per cambiare la sede ispettoriale (153 R);

  3. per nominare il regolatore del Capitolo ispet­toriale e invitare periti e osservatori (168 R);

  4. per stabilire le modalità delle consultazioni per la nomina dei direttori (170 R);

  5. per destinare un direttore ad altro ufficio prima che termini il suo mandato (171 R);

  6. per richiedere l’autorizzazione delle opera­zioni di cui all’articolo 188 delle Costituzioni (193 R);

  7. per approvare il bilancio preventivo e consuntivo dell’ispettoria (190 C; 196 R);

  8. per fissare i contributi delle case richiesti dai bisogni dell’ispettoria (197 R);

  9. per autorizzare modifiche, soluzioni di problemi economici o altre iniziative di note‑

C 165vole importanza nelle case (200 R).

157. L’ispettore deve ascoltare il parere del suo Consiglio a norma del diritto e dei Rego­lamenti generali:

  1. per scegliere e preparare i formatori delle comunità formatrici;

  2. per scegliere i parroci (27 R);

  3. per inviare temporaneamente qualche confratello ad altra ispettoria (151 R);

198Regolamenti generali

  1. per nominare il segretario ispettoriale (159 R);

  2. per creare uffici, segretariati, commissioni di consulenza e di attività pastorali a liveIlo ispettoriale (160 R);

  3. per iniziare il processo di dimissione di un

C 157.165socio (CIC, can. 697).

  1. Quando si trattano in Consiglio ispet­toriale problemi di particolare rilievo riguar­danti una casa, si procuri di conoscere il pa‑

C 165rere della comunità interessata.

  1. A servizio dell’ispettore e del suo Con­siglio opera un segretario con funzione nota­rile.

Egli interviene, senza diritto di voto a meno che sia uno dei consiglieri, alle sedute del Consiglio e ne redige i verbali. È preposto al­l’archivio dell’ispettoria, cura la raccolta e la registrazione dei dati statistici. È nominato dall’ispettore, udito il suo Consiglio, e rimane

C 164ad nutum.

  1. Spetta all’ispettore, udito il parere del suo Consiglio, creare uffici, segretariati e commissioni di consulenza e di attività pasto‑

C 162-164rale a livello ispettoriale.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società199

Il Capitolo ispettoriale

  1. Le elezioni dei delegati delle comunità locali al Capitolo ispettoriale e dei delegati delle ispettorie al Capitolo generale si faranno singolarmente con voto segreto, a norma del‑

C 173l’articolo 153 delle Costituzioni.

  1. Eletti i delegati, si eleggeranno altret­tanti supplenti per sostituirli qualora fossero definitivamente impediti di intervenire al Ca­pitolo ispettoriale o al Capitolo generale. Le modalità della supplenza al Capitolo generale

C 173saranno determinate dal Capitolo ispettoriale.

  1. Quanto alle comunità locali che hanno meno di sei soci professi, se le circostanze lo permettono, l’ispettore disponga che si radu­nino insieme sotto la presidenza del direttore più anziano di prima professione, in modo da raggiungere il numero minimo di sei. Così uniti eleggeranno, a norma dei Regolamenti generali, il delegato al Capitolo ispettoriale e il suo supplente.

Se poi per circostanze particolari i soci di una casa che non ha almeno sei professi non pos­sono riunirsi con quelli di un’altra casa in identiche condizioni, d’accordo con l’ispetto­re, si uniranno ai confratelli di una casa con sei o più professi, e insieme con loro, con di­ritto attivo e passivo, procederanno all’elezio‑

C 173ne del delegato e del supplente.

200 Regolamenti generali

164. Oltre a quanto è prescritto dall’articolo 165 dei Regolamenti generali, la votazione per lettera è ammessa, a giudizio dell’ispettore:

  1. quando per la distanza o per altre gravi ra­gioni, i soci di comunità che non hanno il mi­nimo di sei professi non possono né riunirsi fra loro né recarsi ad una casa con sei o più professi per eleggere il delegato per il Capito­lo ispettoriale;

  2. quando un confratello per gravi ragioni non può essere presente all’elezione del de­legato della propria comunità;

  3. quando un membro del Capitolo ispetto­riale non può intervenire nell’elezione del de‑

C 173legato dell’ispettoria al Capitolo generale.

165. Per l’elezione dei delegati della comuni­tà ispettoriale ci si attenga a quanto segue:

  1. avvenuta l’elezione del delegato delle sin­gole comunità, l’ispettore comunicherà ai confratelli il nominativo degli eletti e presen­terà la lista dei confratelli perpetui dell’ispet­toria eleggibili al Capitolo ispettoriale. Tale li­sta comprenderà anche i confratelli tempora­neamente assenti per motivi legittimi e esclu­derà quelli di altre ispettorie presenti per i medesimi motivi;

  2. i confratelli che per motivi legittimi si tro­vano temporaneamente fuori dell’ispettoria parteciperanno all’elezione del delegato della

Il servizio dell’autorità nella nostra Società201

comunità in cui dimorano. Invece per l’ele­zione dei delegati della comunità ispettoriale riceveranno dal proprio ispettore l’apposita scheda che gli restituiranno debitamente compilata;

  1. il numero degli eligendi è in proporzione di uno ogni venticinque o frazione di venti­cinque confratelli dell’ispettoria. Nel calcolare questo numero vengono inclusi i professi per­petui e temporanei e anche i confratelli tem­poraneamente assenti per motivi legittimi;

  2. ogni confratello che ha diritto al voto rice­verà dal proprio ispettore una scheda su cui potrà indicare tanti nomi quanti sono gli eli­gendi;

  3. la raccolta delle schede spetta all’ispettore che avrà cura di garantire la segretezza del voto;

  4. lo spoglio delle schede sarà fatto da scruta­tori nominati dall’ispettore. Rimarranno eletti coloro che riporteranno in ordine successivo il maggior numero di voti. A parità di voti si riterrà eletto il più anziano di professione o infine di età;

  1. C 173.174

    se nella lista ispettoriale viene eletto il sup­plente di una comunità, questa si riunirà nuo­vamente per eleggere il suo sostituto. Se uno degli eletti nella lista ispettoriale non può in­tervenire al Capitolo sarà sostituito dal primo dei soci non eletti che ha ottenuto il maggior numero di voti.

202Regolamenti generali

166. Sono da considerarsi legittimamente assenti dalla propria ispettoria:

  1. i confratelli che per mandato espresso del proprio ispettore, a motivo di salute, studi o altri incarichi, risiedono provvisoriamente in case di altre ispettorie;

  2. i confratelli che hanno ricevuto il permesso di ‘absentia a domo’ senza rinunciare ai loro diritti di voce attiva e passiva;

  3. i confratelli che con il permesso di ‘absen­tia a domo’ hanno dovuto rinunciare ai loro diritti di voce attiva e passiva; questi ultimi però, mentre dovranno essere computati per applicare il n. 3 dell’articolo 165 dei Regola­menti generali, non fanno parte delle liste di elezione di cui si parla ai numeri 1 e 2 dello

C 173stesso articolo.

167. Oltre quanto previsto nell’articolo 171 delle Costituzioni, spetta al Capitolo ispetto­riale:

  1. studiare e approfondire la relazione dell’i­spettore sullo stato dell’ispettoria;

  2. verificare l’adempimento degli orienta­menti emanati dal Capitolo ispettoriale pre­cedente;

  3. suggerire linee e criteri di progettazione e riorganizzazione delle opere dell’ispettoria;

  4. stabilire norme per il funzionamento del

Il servizio dell’autorità nella nostra Società203

Capitolo ispettoriale secondo il diritto (cfr CIC, can. 632);

5. inviare proposte al regolatore del Capitolo

C 171generale.

  1. L’ispettore con il consenso del suo Consiglio ha facoltà di nominare il regolatore e di invitare al Capitolo ispettoriale salesiani e non salesiani come periti o osservatori senza

C 172.173diritto di voto.

  1. Si tenga presente nelle elezioni, con­sultazioni e nomine la convenienza che la composizione dei Capitoli e dei Consigli esprima con presenze significative la comple­mentarità di laici e chierici propria della no‑

C 123stra Società.

XII. IL SERVIZIO DELL’AUTORITÀ NELLA COMUNITÀ LOCALE

Il direttore e il suo Consiglio

  1. Le modalità della consultazione per la nomina del direttore saranno determinate dall’ispettore con il consenso del suo Consi­glio su eventuali indicazioni del Capitolo ispettoriale. Nel caso di riconferma del diret­tore per un secondo triennio nella stessa co­munità non è richiesta l’approvazione del Rettor Maggiore di cui all’articolo 177 delle

C 177Costituzioni.

  1. Il servizio del direttore non superi ordi­nariamente il periodo di sei anni, dopo il quale cessa almeno per un anno da questo incarico.

Anche durante il mandato può essere desti­nato ad altro ufficio se l’ispettore, col consen‑

C 177so del suo Consiglio, lo ritiene necessario.

  1. Il direttore si mantenga libero da impe­gni che possano compromettere i compiti fondamentali del suo servizio verso i confra­telli. Non si assenti per un tempo notevole dalla casa senza necessità e senza intendersi

C 55.176coll’ispettore.

C 55.176.186

Il servizio dell’autorità nella nostra Società205

173. Renda effettiva la corresponsabilità e la collaborazione dei confratelli secondo lo spi­rito di famiglia voluto da Don Bosco. Rispetti le competenze favorendo, in un clima di sana libertà, l’esplicazione delle attitudini e doti personali, per il raggiungimento del fine co­mune.

Faccia funzionare nei modi più adatti l’As­semblea dei confratelli e il Consiglio della co­munità.

Promuova gli incontri che favoriscono la fra­ternità, l’aggiornamento e la distensione.



  1. Programmi con la comunità l’attuazio­ne e la verifica periodica della vita di preghie­ra, dando spazio a opportune Iniziative.

Garantisca ai confratelli la possibilità di con­fessarsi frequentemente e la libertà della dire‑

C 176zione di coscienza.

  1. Ispirandosi alle fonti salesiane, procu­rerà con la direzione spirituale comunitaria, le conferenze, le buone notti, gli incontri, che la comunità approfondisca e viva in forma in­tensa il nostro spirito.

Curerà anche che tutti i confratelli vengano a conoscenza dei documenti ufficiali della

C 55.176Chiesa e della Congregazione.

206 Regolamenti generali

  1. Dimostri, soprattutto nei rapporti per­sonali con i confratelli, la sua premura per la loro salute e le loro necessità. Abbia una cura speciale per i confratelli in fase di formazione iniziale, gli anziani, gli ammalati e quanti si trovano in difficoltà.

Si interessi inoltre ai genitori dei confratelli e

C 55.176li senta particolarmente uniti alla comunità.

  1. Quando muore un confratello il diret­tore scriva per tempo la lettera mortuaria. Ne mandi alcuni esemplari alla segreteria genera­le, alle ispettorie e comunità interessate, alle

C 176comunità formatrici.

  1. Tenga ordinato e aggiornato l’archivio e

C 176rediga o faccia redigere la cronaca della casa.

  1. Consapevole di appartenere alla co­munità ispettoriale informi con semplicità e chiarezza l’ispettore sull’andamento della co‑

C 176munità.

  1. La frequenza delle riunioni del Consi­glio locale sarà determinata dal Consiglio stes­so, ma sia almeno mensile. Il Consiglio dovrà essere convocato inoltre ogni qualvolta il di­rettore lo ritenga necessario o dietro richiesta di almeno un terzo dei suoi membri.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società207

Siano notificati in anticipo gli argomenti da trattare. Si rediga il verbale che sarà firmato dal direttore e dai membri del Consiglio e conservato nell’archivio.

Il direttore dia le dovute informazioni ai con­fratelli sulle decisioni di interesse comune.

I membri del Consiglio ricordino che nelle decisioni prese sono solidali e che, in ogni ca­so, sono obbligati in coscienza al rispetto del­le persone e alla discrezione circa gli argo‑

C 178.181menti trattati.

181. Dove non c’è il Consiglio locale, il di­rettore dovrà consultare l’ispettore nei casi in cui secondo le Costituzioni è richiesto il pare‑

C 182re e il consenso di detto Consiglio.

182. Il vicario è di solito responsabile di uno dei principali settori delle attività educative e pastorali della comunità.

Ordinariamente però l’ufficio di vicario non sia abbinato a quello di economo.

La comunità venga informata dei compiti abi­tuali del vicario, di cui all’articolo 183 delle

C 183Costituzioni.

183. La nomina del vicario, dell’economo e dei responsabili dei principali settori di attivi­tà della comunità è fatta dall’ispettore. Per la nomina del vicario e dell’economo udrà il pa‑

C 179.180rere del direttore.

208 Regolamenti generali L’Assemblea dei confratelli

184. I principali compiti e doveri dell’As­semblea dei confratelli nei riguardi della co­munità sono:

  1. ricercare i mezzi atti a stimolare la vita reli­giosa e apostolica;

  2. individuare ed esaminare i problemi più importanti;

  3. programmare annualmente la vita, le attivi­tà, l’aggiornamento e farne la revisione;

  4. partecipare alla elaborazione del progetto educativo pastorale;

  5. informarsi e riflettere sulla situazione eco­nomica, anche in vista della povertà comuni­taria.

La frequenza di convocazione è determinata dall’Assemblea stessa, ma sia almeno di tre

C 186volte all’anno.

XIII. L’AMMINISTRAZIONE DEI BENI TEMPORALI

Norme generali

  1. Ove se ne veda la necessità, siano co­stituite, ai vari livelli consulte di confratelli perché diano orientamenti e consigli nella so­luzione dei problemi amministrativi, nella compilazione e nell’esame dei bilanci pre­ventivi e consuntivi, nell’elaborazione di pro­grammi economici e nella realizzazione di progetti edilizi. In ciò esse si avvalgano anche di professionisti non salesiani.

  2. Per poter disporre di personale com­petente nel settore amministrativo, si organiz­zino periodicamente, nell’ambito di un’ispet­toria o di gruppi di ispettorie, corsi di specia­lizzazione per economi.

  3. Il danaro che nelle gestioni ai vari gradi eccede l’immediato impiego sia conveniente­mente depositato in banche su conti intestati al nome non di una persona fisica, ma di enti o di istituzioni della Società. Questi conti ab­biano tre o almeno due firme depositate, con la possibilità di operare separatamente. Quando il superiore responsabile lo riterrà

C 187opportuno si opererà solo congiuntamente.

210Regolamenti generali

  1. Sono vietate le seguenti operazioni in favore di terzi: concedere prestiti, dare garan­zie, assumere obbligazioni, avallare o emette­re cambiali di favore, gravare di ipoteche be­ni della Società e simili.

  2. In relazione al personale esterno, è doveroso tenere in regola i documenti di as­sunzione, ottemperando a tutti gli adempi­menti previdenziali, assistenziali e assicurati­vi, in conformità con le leggi vigenti nel pae­se e stabilendo per ciascuno la giusta retribu­zione.

È pure necessario stipulare e tenere aggiorna­ti i contratti assicurativi contro eventuali dan­ni agli immobili, alle cose e alle persone, nei modi ritenuti convenienti dai superiori com­petenti.

  1. È demandata ai Capitoli ispettoriali la formulazione di norme dettagliate circa l’am­ministrazione ispettoriale e locale. In partico­lare si daranno direttive:

  1. sul protocollo, l’archivio amministrativo per gli atti pubblici, convenzioni, testamenti, registri, libri di oneri, inventari, ecc.;

  2. sulla documentazione patrimoniale, la cu­stodia dei valori e di documenti importanti;

  3. sui legati di culto e le borse di benefi­cenza;

Il servizio dell’autorità nella nostra Società211

  1. sulla contabilità e l’unificazione ammini­strativa dei vari settori di un’opera;

  2. sui rapporti economici tra parrocchia e ca­sa in conformità con il diritto universale e con le Costituzioni;

  3. e ogni altra norma che l’esperienza locale suggerisce.

Il Capitolo ispettoriale può delegare questo

C 171compito all’ispettore con il suo Consiglio.

  1. Il socio che contrae debiti o qualun­que altra obbligazione, senza la autorizzazio­ne dell’autorità competente, ne è il solo re­sponsabile, qualunque sia l’ufficio da lui rico­perto. La Società, l’ispettoria, la casa non as­sumono alcun impegno al riguardo.

L’ente, ispettoria o casa, che contrae un mu­tuo, anche se autorizzato, è il solo che ne ri­sponde per l’ammortamento: tale clausola sia

C 190inserita nel contratto del mutuo.

La direzione generale

  1. L’economo generale sovrintende per tutta la Società alle operazioni segnalate al­l’articolo 188 delle Costituzioni.

Controlla le amministrazioni delle ispettorie e delle case, esamina in particolare il rendicon­to annuale, trasmesso secondo le indicazioni dell’articolo 196 dei Regolamenti generali.

212Regolamenti generali

Rende conto della sua amministrazione al Rettor Maggiore e al suo Consiglio almeno una volta all’anno e ogni volta che ne venga

C 139.188richiesto.

Le ispettorie

  1. L’economo ispettoriale amministra i beni non appartenenti a una determinata ca­sa dell’ispettoria e quelli affidati dai soci alla Congregazione; sovrintende e controlla l’am­ministrazione di ciascuna casa. Egli esercita questo suo compito alle dipendenze dell’i­spettore, il quale deciderà, con il consenso del suo Consiglio, sulle operazioni contem­plate all’articolo 188 delle Costituzioni e su

C 169.190altre di notevole importanza.

  1. L’economo ispettoriale si intenderà con l’ispettore:

  1. nell’aiutare gli economi locali per l’esatto espletamento del loro compito e coordinarne le iniziative a livello ispettoriale;

  2. nell’esaminare in apposite visite lo stato patrimoniale delle case, il modo con cui pro­cede l’amministrazione e vengono curate la manutenzione e le condizioni igieniche degli ambienti;

  3. nel convocare una riunione annuale degli economi locali;

Il servizio dell’autorità nella nostra Società213

  1. nell’esigere l’invio tempestivo del rendi­conto amministrativo annuale e i rapporti pe­riodici su moduli appositamente loro inviati;

  2. nel ritirare dalle case i contributi di cui al‑

C 169.190l’articolo 197 dei Regolamenti generali.

  1. Rientra pure nei diritti e doveri dell’e­conomo ispettoriale il controllo su tutti i lavo­ri edilizi dell’ispettoria, anche quando questi riguardano una casa già esistente e si devono eseguire sotto l’assistenza dell’economo loca‑

C 169.190le e la responsabilità del direttore.

  1. Sia sollecitudine dell’economo ispetto­riale informare periodicamente della sua ge­stione l’ispettore e il suo Consiglio e redigere ogni anno il bilancio preventivo e consuntivo per la debita approvazione.

Il bilancio consuntivo comprenderà il movi­mento finanziario e la situazione patrimoniale dell’ispettoria con un riassunto dei rendiconti delle singole case; di esso sarà trasmesso copia all’economo generale, firmata dall’ispettore e

C 169.190dal suo Consiglio.

  1. L’ispettore con il consenso del suo Consiglio stabilirà i contributi richiesti dai bi­sogni dell’ispettoria, li notificherà alle case e farà ritirare il danaro che risultasse eccedente.

214Regolamenti generali

Predisporrà un piano periodico di solidarietà economica fra tutte le case dell’ispettoria per aiutare quelle più bisognose e per far fronte a lavori ed acquisti straordinari programmati in sede di capitolo ispettoriale.

Provvederà inoltre alla solidarietà verso la Comunità mondiale, specie nei momenti e modi sollecitati dal Rettor Maggiore e suo

C 76.190Consiglio.

Le case

  1. La gestione dei beni materiali della ca­sa è affidata all’economo locale che agirà alle dipendenze del direttore e del suo Consiglio.

Qualsiasi movimento economico e finanziario dei vari settori della casa, anche quello del di­rettore, deve far capo all’ufficio amministrati­vo, che sarà organizzato proporzionalmente alla sua importanza e complessità.

Anche i confratelli incaricati di opere, che per statuto o convenzione hanno un Consiglio di amministrazione a sé stante, sono tenuti a rendere conto della loro gestione ai superiori religiosi. Tale norma va seguita anche quando esiste una amministrazione distinta fra la co‑

C 184.190munità e l’opera.

  1. È compito dell’economo tenere con diligenza e precisione l’amministrazione.

Il servizio dell’autorità nella nostra Società215


C 176.184.190

D’intesa col direttore provvederà agli acqui­sti; avrà cura del personale esterno e dei con­tratti assicurativi; vigilerà perché si evitino abusi e sprechi di ogni genere; curerà l’arre­damento e manterrà i locali semplici, funzio­nali, ordinati e puliti.

Il direttore si renderà conto frequentemente di tutta la situazione economica della casa.



200. Fermo restando quanto disposto dal­l’articolo 188 delle Costituzioni, il direttore e l’economo non apporteranno modifiche, né affronteranno soluzioni di problemi economi­ci, né prenderanno altre iniziative di notevole importanza senza il consenso del Consiglio locale e senza l’autorizzazione dell’ispettore e

C 184.190del suo Consiglio.

C 176.184.190

  1. Il direttore e l’economo saranno solle­citi nel soddisfare i doveri finanziari verso l’i­spettore nella misura stabilita, e trasmetteran­no a lui il sopravvanzo dell’esercizio annuale in ottemperanza all’articolo 197 dei Regola­menti generali.

Porranno inoltre particolare attenzione nel­l’assolvere gli impegni assunti e nel pagare i debiti contratti sia con le opere salesiane che con gli esterni.

  1. L’economo si terrà sempre pronto a pre­sentare la sua gestione al direttore e al Consi‑

216Regolamenti generali

glio. Renderà conto all’ispettore e all’econo­mo ispettoriale della sua amministrazione an­nualmente e ogni volta che ne sarà richiesto. Nei modi e nei tempi opportuni, specie in se­de di programmazione e di bilanci, interesse­rà tutta la comunità alla situazione economi­co-finanziaria, ordinaria e straordinaria, della

C 184.190casa.

SCRITTI DI DON BOSCO

Si riportano alcuni scritti del nostro Padre e Fondatore che i Capitoli generali 20°, 21° e 22° hanno rite­nuto di particolare significato per vivere fedelmente la nostra voca­zione.


I.

AI SOCI SALESIANI *

Le nostre Costituzioni, o figliuoli in Gesù Cristo dilettissimi, furono definitivamente approvate dalla Santa Sede il 3 aprile 1874.

Questo fatto deve essere da noi salutato come uno dei più glorio­si per la nostra Congregazione, come quello che ci assicura che nell’osservanza delle nostre Regole noi ci appoggiamo a basi sta­bili, sicure, e, possiamo dire, anche infallibili, essendo infallibile il giudizio del Capo Supremo della Chiesa, che le ha sanzionate.

Ma qualunque pregio porti seco, questa approvazione tornerebbe di poco frutto, se tali Regole non fossero conosciute e fedelmente osservate. Egli è appunto per fare in modo, che le medesime si possano comodamente da ciascuno conoscere, leggere, meditare, e quindi praticare, che giudico bene di presentarvele tradotte dal loro originale. [...]

Credo poi cosa utile farvi notare alcune cose pratiche, le quali fa­ciliteranno la conoscenza dello spirito, di cui le Regole sono infor­mate, e vi aiuteranno ad osservarle con diligenza ed amore. lo parlo col linguaggio del cuore, ed espongo brevemente quello che l’esperienza mi fa giudicare opportuno per vostro profitto spi­rituale e per vantaggio di tutta la nostra Congregazione.

* Regole o Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales. Torino 1885. [Introdu­zione] pp. 3-46 passim.

220Scritti di Don Bosco

I voti

La prima volta che il Sommo Pontefice Pio IX parlò della Società Salesiana disse queste parole: «In una Congregazione o Società religiosa son necessari i voti, affinché tutti i membri siano da un vincolo di coscienza legati col Superiore, e il Superiore tenga sé e i suoi sudditi legati col Capo della Chiesa, e per conseguenza con Dio medesimo».

I nostri voti pertanto si possono chiamare altrettante funicelle spi­rituali, con cui ci consacriamo al Signore, e mettiamo in potere del Superiore la propria volontà, le sostanze, le nostre forze fisi­che e morali, affinché fra tutti facciamo un cuor solo ed un’anima sola, per promuovere la maggior gloria di Dio, secondo le nostre Costituzioni, come appunto c’invita a fare la Chiesa, quando dice nelle sue preghiere: Affinché una sia la fede delle menti, e la pietà delle azioni.

I voti sono un’offerta generosa con cui moltissimo si accresce il merito delle opere nostre. Sant’Anselmo insegna, che un’opera buona senza voto è come il frutto d’una pianta. Chi la fa con vo­to, col frutto offre a Dio la stessa pianta. San Bonaventura rasso­miglia l’opera fatta senza voto all’offerta del reddito, ma non del capitale. Col voto poi si offre a Dio e reddito e capitale. Di più in­segnano unanimamente i santi Padri, che ogni azione fatta con voto ha doppio merito; uno è il merito dell’opera buona, l’altro è il merito d’aver eseguito il voto fatto.

L’atto poi dell’emissione dei voti religiosi, secondo quel che ci in­segna San Tommaso, ci ricorda l’innocenza battesimale, cioè ci pone in uno stato come se avessimo allora ricevuto il battesimo. Sono anche soliti i Dottori di santa Chiesa a paragonare i voti reli­giosi al martirio, dicendo che tanto è il merito di chi emette i voti, come di chi riceve il martirio; perché, dicono, ciò che nei voti manca d’intensità è supplito dalla durata.

Ma se i voti religiosi aumentano in cotale guisa il merito delle no­stre opere, e le rendono tanto care a Dio, dobbiamo darci massi‑

Ai soci salesiani221

ma sollecitudine per bene eseguirli. Chi non sentesi di osservarli, non deve emetterli, o almeno differirne la emissione, finché in cuor suo non sentasi ferma risoluzione di mantenerli. Altrimenti egli fa a Dio una promessa stolta ed infedele, la quale non può non dispiacergli: Imperciocché, dice lo Spirito Santo, dispiace a Dio la stolta ed infedele promessa.1 Noi pertanto prepariamoci bene a quest’eroica consacrazione; ma quando l’avrem fatta, pro­curiamo di mantenerla anche a costo di lungo e grave sacrificio: Adempi le promesse fatte all’Altissimo Iddio,2 così Egli stesso ci co­manda.

Ubbidienza

Nella vera ubbidienza sta il complesso di tutte le virtù, dice San Girolamo. Tutta la perfezione religiosa consiste nella soppressio­ne della propria volontà, vale a dire nella pratica dell’ubbidienza, così San Bonaventura. L’uomo ubbidiente, dice lo Spirito Santo, canterà la vittoria.3 San Gregorio Magno conchiude che l’ubbi­dienza conduce al possesso di tutte le altre virtù, e tutte le con­serva.4

Questa ubbidienza però deve essere secondo l’esempio del Sal­vatore, che la praticò nelle cose anche più difficili, fino alla morte di croce;5 e, qualora tanto volesse la gloria di Dio, dobbiamo noi pure obbedire fino a dare la vita.

Si eseguiscano dunque bene sia gli ordini espressi de’ Superiori, sia le regole della Congregazione e consuetudini speciali di cia­scuna Casa. E succedendo qualche volta di cadere in fallo si sap­pia in bel modo domandarne scusa a chi si è disubbidito. Questo atto di umiltà giova immensamente ad avere il perdono del man‑

1 Qo 5,3.

2 Sal 49,14.

3 Prv 21,28.

4 Moral. I,35.

5 Fil 2,8.

222Scritti di Don Bosco

camento fatto, ad ottenerci grazia dal Signore per l’avvenire, ed a tenerci in guardia, perché non ripetiamo più quel fallo.

San Paolo Apostolo, mentre raccomanda questa virtù aggiunge: Siate ubbidienti ai vostri Superiori, e state sottomessi ai loro ordi­ni, imperocché i Superiori devono vegliare, come se dovessero a Dio rendere conto delle cose che riguardano al bene delle anime vostre. Ubbidite volentieri e prontamente, affinché possano com­piere l’uffizio di Superiori con gaudio, e non fra gemiti e sospiri.6

Notate bene che il solo fare le cose che ci piacciono e tornano di gradimento, non è vera ubbidienza, ma è secondare la propria volontà. La vera ubbidienza, che ci rende cari a Dio ed ai Supe­riori, consiste nel fare con buon animo qualunque cosa ci sia comandata dalle nostre Costituzioni, o dai nostri Superiori mede­simi; imperocchè, scrive S. Paolo, Dio ama I’allegro donatore.7 Consiste altresí nel mostrarci arrendevoli, anche nelle cose più difficili, e contrarie al nostro amor proprio, e nel compierle corag­giosamente ancorché ci costi pena e sacrifizio. In questi casi l’ub­bidienza è più difficile, ma assai più meritoria, e ci conduce al possesso del regno de’ cieli, secondo queste parole del divin Re­dentore: Il regno dei cieli si acquista colla forza, ed è preda di co­loro, che usano violenza.8

Se voi eseguirete l’obbedienza nel modo suindicato io vi posso accertare in nome del Signore che passerete in Congregazione una vita veramente tranquilla e felice. Ma nello stesso tempo vi devo notare che dal giorno in cui vorrete fare non secondo l’ob­bedienza, ma secondo la volontà vostra, da quel giorno voi co­mincerete a non trovarvi più contenti del vostro stato. E se nelle varie Religioni si trovano anche dei malcontenti e di coloro cui la vita della Comunità riesce di peso, si osservi bene e si vedrà che ciò proviene dalla mancanza d’obbedienza e soggezione della

6 Eb 13,17.

7 2 Cor 9,7.

8 Mt 11,12.

Ai soci salesiani223

propria volontà. Nel giorno del vostro malcontento riflettete a questo punto e sappiate rimediarvi.

Povertà

Se non lasciamo il mondo per amore, dovremo lasciarlo un gior­no per forza. Coloro per altro, che nel corso del vivere mortale lo abbandonano con atto spontaneo, avranno un centuplo di grazie nella vita presente, e un premio eterno nella vita futura. Chi al contrario non sa risolversi a fare questo sacrificio volontariamente, dovrà farlo per forza in punto di morte, ma senza ricompensa, anzi coll’obbligo di rendere a Dio stretto conto di quelle sostanze, che per avventura avesse posseduto.

È vero che le nostre Costituzioni permettono il possesso e l’uso di tutti i diritti civili; ma entrando in Congregazione non si può più né amministrare né disporre delle cose proprie, se non col con­senso del Superiore, e nei limiti da questo stabiliti, a segno che in Congregazione egli è considerato letteralmente come se nulla pos­sedesse, essendosi fatto povero per divenire ricco con Gesù Cristo. Egli seguita l’esempio del Salvatore, che nacque nella povertà, vis­se nella privazione di tutte le cose, e morì spogliato in croce.

Ascoltiamo ciò che dice il divin Maestro: «Chi non rinuncia a tut­to quello che possiede, non è degno di me, non può esser mio discepolo».

Ad un cotale che voleva porsi alla sua sequela, «Va’, disse, vendi prima quanto hai nel secolo, donalo ai poveri, di poi vieni, segui­mi, ed avrai assicurato un tesoro in Cielo».

Diceva a’ suoi discepoli che non possedessero più di una veste, né si dessero pensiero di ciò che occorresse per campare la vita nel corso della loro predicazione. Di fatto non leggiamo che Ge­sù, i suoi Apostoli, o alcuno dei suoi discepoli, abbiano in partico­lare posseduto campagne, case, suppellettili, abiti, vettovaglie o simili.

224Scritti di Don Bosco

E San Paolo dice chiaramente che i seguaci di Cristo, ovunque vadano, qualunque cosa facciano, devono essere contenti degli alimenti strettamente necessari per vivere, e degli abiti con cui coprirsi: Avendo gli alimenti, e di che coprirci, contentiamoci di questo.9

Tutto quello, che eccede alimento e vestimenta per noi è super­fluo, e contrario alla vocazione religiosa. È vero che talvolta do­vremo tollerare qualche disagio nei viaggi, nei lavori, in tempo di sanità o di malattia; talora avremo vitto, vestito od altro che non sarà di nostro gusto; ma appunto in questi casi dobbiamo ricor­darci, che abbiamo fatto professione di povertà, e che se voglia­mo averne merito e premio dobbiamo sopportarne le conseguen­ze. Guardiamoci bene da un genere di povertà altamente biasi­mato da San Bernardo. Vi sono di quelli, egli dice, che si gloriano d’essere chiamati poveri, ma non vogliono i compagni della po­vertà. Altri poi sono contenti di essere poveri purché loro non manchi niente.

Se pertanto il nostro stato di povertà ci è cagione di qualche inco­modo o sofferenza, rallegriamoci con S. Paolo, che si dichiara nel colmo di allegrezza in ogni sua tribolazione.10 Oppure facciamo come gli Apostoli, che erano pieni di contentezza, quando ritor­navano dal Sinedrio, perché colà erano stati fatti degni di patire disprezzi pel nome di Gesù.11 Egli è appunto a questo genere di povertà, cui il divin Redentore non solo promette, ma assicura il Paradiso, dicendo: Beati i poveri di spirito, perché di questi è il re­gno dei cieli.12 Anzi il vivere in tale stato, l’abitare volentieri una camera incomoda o fornita di suppellettili di poco rilievo, il porta­re abiti dimessi, l’usar cibi dozzinali onora grandemente chi ha fatto voto di povertà, perché lo rende simile a Gesù Cristo.

È anche parte della povertà il non far guasti, l’aver cura dei libri,

9 1 Tm 6,8.

10 2 Cor 7,4.

11 At 5,41.

12 Mt 5,3.

Ai soci salesiani225

delle vestimenta, delle calzature; come pure il non aver vergo­gna di usar oggetti o portar abiti vecchi, o rattoppati, o già un po’ logori.

Castità

La virtù sommamente necessaria, virtù grande, virtù angelica, cui fanno corona tutte le altre, è la virtù della castità. Chi possiede questa virtù può applicarsi le parole dello Spirito Santo che sono: E mi vennero insieme con lei tutti i beni.13 Il Salvatore ci assicura che coloro, i quali posseggono questo inestimabile tesoro, anche nella vita mortale diventano simili agli Angeli di Dio.14

Ma questo candido giglio, questa rosa preziosa, questa perla ine­stimabile è assai insidiata dal nemico delle nostre anime, perché egli sa che, se riesce a rapircela, possiamo dire che l’affare della nostra santificazione è rovinato. La luce si cangia in caligine, la fiamma in nero carbone, l’Angelo del cielo è mutato in Satanasso, quindi perduta ogni virtù. Qui, o miei cari, io credo fare cosa uti­lissima alle anime vostre, notandovi alcune cose, che, messe in pratica, vi apporteranno grande vantaggio, anzi parmi potervi as­sicurare che vi conserveranno questa e tutte le altre virtù. Ritene­te adunque:

  1. Non entrate in Congregazione, se non dopo esservi consigliati con persona prudente, che vi giudichi tali da poter conservare questa virtù.

  2. Evitate la familiarità colle persone di altro sesso, né mai con­traete amicizie particolari coi giovanetti dalla divina Provvidenza alle nostre cure affidati. Carità e buone maniere con tutti, ma non mai attaccamento sensibile con alcuno. O amar nessuno, o amar tutti egualmente, dice San Girolamo a questo riguardo.

13 Sap 7,11.

14 Mt 22,30.

226Scritti di Don Bosco

  1. Dopo le orazioni della sera, andate subito a riposo, e non fa­te più conversazione con alcuno fino al mattino dopo la santa Messa.

  2. Tenete a freno i sensi del corpo. Lo Spirito Santo dice chiaro che il corpo è l’oppressore dell’anima.15 Perciò S. Paolo si sforzava di domarlo con severi castighi, sebbene fosse affranto dalle fati­che, e scriveva: Castigo il mio corpo e lo riduco in servitù.16

Una speciale temperanza vi raccomando nel mangiare e nel bere. Vino e castità non possono stare insieme.

  1. Scogli terribili della castità sono i luoghi, le persone e le cose del secolo. Fuggitele con grande premura, e tenetevene lontani non solo col corpo, ma fin colla mente e col cuore. lo non mi ri­cordo d’aver letto, o di aver udito a raccontare, che un religioso siasi recato in patria sua e ne abbia riportato qualche vantaggio spirituale. Al contrario se ne annoveran migliaia e migliaia, che, non mostrandosene persuasi, vollero farne esperimento, ma ne provarono amaro disinganno, anzi non pochi rimasero vittime in­felici della loro imprudenza e temerità.

  2. Trionfante d’ogni vizio, e fedele custode della castità è l’osser­vanza esatta delle nostre sante regole, specialmente dei voti e del­le pratiche di pietà. La religione cristiana può giustamente parago­narsi ad una città forte, secondo queste parole d’Isaia: Nostra cit­tà di fortezza è Sionne: sua muraglia e suo parapetto il Salvatore.17 Or bene i voti e le regole d’una Comunità religiosa sono come piccoli forti avanzati. La muraglia, ossia bastioni della religione, sono i precetti di Dio e della sua Chiesa. Il demonio per farli vio­lare mette in opera ogni industria ed inganno. Ma per indurre i religiosi a trasgredirli, procura prima di abbattere il parapetto e il forte avanzato, vale a dire le regole o Costituzioni del proprio Isti­tuto. Quando il nemico dell’anima vuole sedurre un religioso e

15 Sap 9,15.

16 1 Cor 9,27.

17 Is 26,1.

Ai soci salesiani227

spingerlo a violare i divini precetti, comincia per fargli trascurare le cose più piccole, poi quelle di maggior importanza, dopo di che assai facilmente lo conduce alla violazione della legge del Si­gnore, avverandosi quanto dice lo Spirito Santo: Chi disprezza le piccole cose, a poco a poco andrà in rovina.18

Dunque, o cari figliuoli, siamo fedeli nell’osservanza esatta delle nostre regole, se vogliamo essere fedeli ai divini precetti, special­mente al sesto e al nono. Le nostre sollecitudini sian poi costante­mente e con diligenza speciale dirette all’osservanza esatta delle pratiche di pietà, che sono il fondamento e il sostegno di tutti gl’l­stituti religiosi, e noi vivremo casti come Angeli.

Carità fraterna

Non si può amare Dio senza amare il prossimo. Lo stesso precet­to, che c’impone l’amore verso Dio, c’impone anche l’amore ver­so il nostro simile. Leggiamo infatti nella prima lettera di S. Gio­vanni Evangelista queste parole: E questo comandamento ci è sta­to dato da Dio, che chi ama Dio, ami anche il proprio fratello. E nel Iuogo stesso il medesimo Apostolo ci avverte esser bugiardo chi dice d’amar Dio e poi odia suo fratello: Se uno dirà: Io amo Dio, e odierà suo fratello, egli è un bugiardo.19

Quando in una Comunità regna questo amor fraterno, e tutti i so­ci si amano vicendevolmente, ed ognun gode del bene dell’altro, come se fosse un bene proprio, allora quella casa diventa un Paradiso, e si prova la giustezza di queste parole del profeta Davi­de: Oh quanto buona, e dolce cosa ella è, che i fratelli siano sem­pre uniti.20 Ma appena vi domini l’amor proprio e vi siano rotture o dissapori tra’ soci, quella casa diventa presto come l’inferno.

18 Sir 19,1.

19 1 Gv 4,20.21.

20 Sal 132,1.

228Scritti di Don Bosco

Molto si compiace il Signore di veder abitare nella sua casa i fra­telli in unum, cioè uniti in una sola volontà di servire a Dio e di aiutarsi con carità gli uni gli altri. Questa è la lode che dà S. Luca agli antichi cristiani, cioè che tutti s’amavano così da sembrare che avessero un sol cuore ed un’anima sola.21

La cosa che molto nuoce nelle Comunità religiose è la mormora­zione, direttamente contraria alla carità. Il sussurrone imbratterà l’anima sua e sarà odiato da Dio e dagli uomini.22 Al contrario co­me edifica un religioso che dice bene del suo prossimo, e a suo tempo sa scusarne i difetti! Procurate voi pertanto di schivare ogni parola che sa di mormorazione, specialmente verso i vostri com­pagni e più ancora verso i vostri Superiori. È anche mormorazione e peggio l’interpretar male le azioni virtuose, o dirle fatte con ma­la intenzione.

Guardatevi ancora dal riferire al compagno quello che altri di ma­le ha detto di lui, poiché alle volte ne nascono disturbi e rancori tali, che durano per mesi ed anni. Oh che conto hanno da rende­re a Dio i mormoratori nelle Comunità! Chi semina discordie vie­ne in odio ed abbominazione a Dio.23 Se voi udite cosa contro qualche persona, praticate ciò che dice lo Spirito Santo: Hai udita una parola contro del prossimo tuo? Lasciala morire in te.24

Guardatevi dal pungere qualche fratello ancorché lo facciate per burla. Burle che dispiacciono al prossimo, o l’offendono sono contrarie alla carità. Piacerebbe a voi essere derisi e posti in can­zone avanti agli altri, come voi ponete quel vostro fratello?

Procurate anche di fuggire le contese. Alle volte per bagattelle da niente sorgono certi contrasti, dai quali poi si passa a diverbi e ad ingiurie, che rompono l’unione ed offendono la carità in modo altamente deplorabile.

21 At 4,32.

22 Sir 21,28.

23 Prv 6,16.19.

24 Sir 19,10.

Ai soci salesiani229

Di più, se amate la carità, procurate di essere affabili e mansueti con ogni genere di persone. La mansuetudine è virtù molto dilet­ta da Gesù Cristo: Imparate da me, Egli disse, che sono mansue­to.25 Nel parlare e nel trattare usate dolcezza non solo co’ Supe­riori, ma con tutti, e massimamente con coloro che per lo passato vi hanno offeso, o che al presente vi mirano di mal occhio. La ca­rità sopporta tutto:26 ond’è che non avrà mai vera carità chi non vuole tollerare i difetti altrui. Su questa terra non v’è uomo, per virtuoso che sia, il quale non abbia i suoi difetti. Se egli adunque vuole che gli altri sopportino i suoi, cominci a sopportare quelli degli altri, e così adempia la legge di Gesù Cristo, come scrive S. Paolo: Portate gli uni i pesi degli altri, e così adempirete la legge di Cristo.27

Veniamo alla pratica. Anzitutto frenate l’ira, tanto facile ad accen­dersi in certe occasioni di contrasto; e guardatevi dal dir parole spiacenti, e più dall’usar modi alteri ed aspri, poiché alle volte più dispiacciono i modi rozzi, che non le stesse parole ingiuriose.

Quando poi accadesse che il fratello che vi ha offeso venisse a cercarvi perdono, badate bene dal riceverlo con cera brusca o di rispondere con parole mozze; ma dimostrategli anzi belle manie­re, affetto e benevolenza.

Se avvenisse all’incontro che voi aveste offeso altri, subito cercate di placarlo e di togliere dal suo cuore ogni rancore verso di voi. E, secondo l’avviso di S. Paolo, non tramonti il sole senza che di buon cuore voi abbiate perdonato qualunque risentimento, e vi siate riconciliati col fratello.28 Anzi fatelo tosto che potete, sforzan­dovi di vincere la ripugnanza, che sentite nell’anima.

Non contentatevi di amare i vostri compagni colle sole parole; ma aiutateli con ogni sorta di servizi quanto potete, come raccoman‑

25 Mt 11,29.

26 1 Cor 13,7.

27 Gal 6,2.

28 Ef 4,26.

230Scritti di Don Bosco

da S. Giovanni, l’Apostolo della carità: Non amiamo in parole e colla lingua, ma coll’opera e con verità.29

È carità ancora il condiscendere alle oneste domande; ma il mi­glior atto di carità è l’aver zelo del bene spirituale del prossimo. Quando vi si presenta l’occasione di far del bene non dite mai, questo non è uffizio mio, non me ne voglio immischiare; poi­ché questa è la risposta di Caino, il quale ebbe la sfrontatezza di rispondere al Signore, dicendo: Sono io forse il guardiano del mio fratello?30 Ciascuno è obbligato, potendo, a salvare il prossi­mo dalla rovina. Dio stesso comandò che ognuno debba aver cura del suo simile.31 Cercate pertanto di aiutare tutti quanto potete, colle parole e colle opere, e specialmente ancora colle orazioni.

È di grande stimolo alla carità il mirare Gesù Cristo nella persona del prossimo, e il riflettere che il bene fatto ad un nostro simile il Divin Salvatore lo ritiene come fatto a se stesso secondo queste sue parole: In verità vi dico: Ogni volta che avete fatto qualche co­sa per uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatta a me.32

Da tutto ciò che si è detto ben vedete quanto è necessaria e quanto è bella la virtù della carità! Praticatela adunque e ne avre­te copiose benedizioni dal cielo.

Pratiche di pietà

Siccome il cibo alimenta il corpo e lo conserva, così le pratiche di pietà nutriscono l’anima e la rendono forte contro le tentazioni. Fino a tanto che noi saremo zelanti nell’osservanza delle pratiche di pietà, il nostro cuore sarà in buon’armonia con tutti, e vedremo

29 1 Gv 3,18.

30 Gn 4,9.

31 Sir 17,12.

32 Mt 25,40.

Ai soci salesiani231

33 Fil 2,21.

il Salesiano allegro, e contento della sua vocazione. Al contrario comincierà a dubitar della sua vocazione, anzi a provare forti ten­tazioni, quando nel suo cuore cominci a farsi strada la negligenza nelle pratiche di pietà. La Storia ecclesiastica ci ammaestra, che tutti gli Ordini e tutte le Congregazioni religiose fiorirono e pro­mossero il bene della religione fino a tanto che la pietà si manten­ne in vigore tra loro; e al contrario ne abbiamo veduti non pochi a decadere, altri a cessare di esistere, ma quando? Quando si ral­lentò lo spirito di pietà, e ciascun membro si diede a pensare alle cose sue, non a quelle di Gesù Cristo, come di alcuni cristiani già lamentava S. Paolo.33

Se noi pertanto, o figliuoli, amiamo la gloria della nostra Congre­gazione, se desideriamo che si propaghi, e si conservi fiorente a vantaggio delle anime nostre e dei nostri fratelli, diamoci la mas­sima sollecitudine di non mai trascurare la meditazione, la lettura spirituale, la visita quotidiana al SS. Sacramento, la Confessione settimanale, la Comunione frequente e divota, la recita del Rosa­rio della B. Vergine, la piccola astinenza del venerdì e simili. Seb­bene ciascuna di queste pratiche separatamente non sembri di grande necessità, tuttavia contribuisce efficacemente all’alto edi­fizio della nostra perfezione e della nostra salvezza. Se vuoi crescere e diventare grande agli occhi di Dio, dice S. Agostino, comincia dalle cose più piccole.

La parte poi fondamentale delle pratiche di pietà, quella che in certo modo tutte le abbraccia, consiste in fare ogni anno gli Eser­cizi spirituali, ed ogni mese l’Esercizio deIla buona morte.

Chi non può fare quest’ultimo Esercizio in comune, lo faccia se­paratamente, e a chi, per le occupazioni, non è dato d’impiegarvi l’intera giornata, ne impieghi una parte, rimandando ad altro gior­no il lavoro che non è strettamente necessario, ma tutti da più a meno seguano questa regola:

34 Qo 7,19.

232Scritti di Don Bosco

  1. Oltre la meditazione solita del mattino, si faccia ancora una mezz’ora di meditazione od una conferenza alla sera, e questa versi su qualcuno dei novissimi.

  2. La Confessione, che da tutti si ha da fare in detto giorno, sia più accurata del solito, pensando che potrebbe essere l’ultima della vita, e si riceva la S. Comunione come se fosse per Viatico.

  3. Si pensi, almeno per una mezz’ora, al progresso od al regresso nella virtù, che si è fatto nel mese decorso, specialmente in ciò che riguarda l’osservanza delle sante regole, e si prendano le riso­luzioni opportune.

  4. Si rileggano in quel giorno tutte od almeno in parte le regole della Congregazione.

  5. Sarà anche bene in tal giorno scegliere un Santo od una Santa per protettore del mese che si incomincia.

Credo che si possa dire assicurata la salvezza di un religioso, se ogni mese si accosta ai santi Sacramenti, e aggiusta le partite di sua coscienza, come se dovesse di fatto da questa vita partire per l’eternità.

Se adunque amiamo l’onore della nostra Congregazione, se desi­deriamo la salvezza dell’anima, siamo osservanti delle nostre re­gole, siamo puntuali anche nelle più ordinarie, perché colui che teme Dio, non trascura niente di quanto può contribuire a sua maggior gloria.34

Dei rendiconti e della loro importanza

La confidenza verso i propri Superiori è una delle cose, che mag­giormente giovano al buon andamento d’una Congregazione reli­giosa, ed alla pace e felicità de’ singoli soci.

Ai soci salesiani233

Per essa i sudditi aprono il loro cuore al Superiore, e quindi si tro­vano allegerite le pene interne: cessano le ansietà, che si avrebbe­ro nel compiere i propri doveri, ed i Superiori possono prendere i provvedimenti necessari, affinché si eviti ogni disgusto, ogni mal­contento; possono altresì conoscere le forze fisiche e morali dei loro soggetti, ed in conseguenza dare loro gl’incarichi più adatti; e, qualora andasse introducendosi qualche disordine, possono su­bito scoprirlo e porvi riparo. Si è perciò stabilito che almeno una volta al mese ognuno conferisca col suo Superiore. A questo pro­posito, dicono le nostre Costituzioni che ciascuno deve manife­stare con semplicità e con prontezza le mancanze esteriori, com­messe contro la santa regola, il profitto fatto nelle virtù, le difficol­tà che incontra, e quanto altro si creda in bisogno di palesare, af­finché possa riceverne consigli e conforto.

l punti principali su cui devono versare i rendiconti sono questi:

  1. Sanità.

  2. Studio o lavoro.

  3. Se si possano disimpegnar bene le proprie occupazioni, e qual diligenza si metta in esse.

  4. Se si abbia comodità d’adempiere le pratiche religiose, e qual diligenza si ponga in eseguirle.

  5. Come si diporti nelle orazioni e nelle meditazioni.

  6. Con quale frequenza e divozione si accosti ai santi Sacramenti.

  7. Come si osservino i voti, e se non vi siano dubbi in fatto di vo­cazione. Ma si noti bene, che il rendiconto si raggira solamente in cose esterne e non di Confessione.

  8. Se abbia dei dispiaceri o perturbazioni interne, o freddezza verso qualcuno.

  9. Se conosce qualche disordine cui porre rimedio, specialmente quando si tratta d’impedire l’offesa di Dio.

Ecco qui alcune parole di San Francesco di Sales intorno ai rendi­conti:

234Scritti di Don Bosco

«Ogni mese ognuno aprirà il suo cuore sommariamente e breve­mente al Superiore, e con ogni semplicità e fedele confidenza gli aprirà tutti i segreti, colla medesima sincerità e candore con cui un figliuolo mostrerebbe alla madre le graffiature, livori e punture, che le vespe gli avessero fatto; ed in questo modo ciascuno darà conto non tanto dell’acquisto e progresso suo, quanto delle perdi­te e mancamenti negli esercizi dell’orazione, della virtù e della vi­ta spirituale; manifestando parimente le tentazioni e pene interio­ri, non solo per consolarsi, ma anche per umiliarsi. Felici saranno quelli, che praticheranno ingenuamente e divotamente questo ar­ticolo, il quale in sé ha una parte della sacra infanzia spirituale, tanto raccomandata da Nostro Signore, dalla quale proviene ed è conservata la vera tranquillità dello spirito».

Si raccomanda caldamente ai Direttori che non trascurino mai di ricevere simili rendiconti. Ogni confratello poi sappia che, se li fa­rà bene, con tutta schiettezza ed umiltà, ne troverà un grande sol­lievo pel suo cuore, un aiuto potente per progredire nella virtù, e la Congregazione intera avvantaggerà grandemente per questa pratica.

La cosa poi, in cui raccomando maggiore schiettezza, si è quella che riguarda la vocazione. Non si facciano misteri ai Superiori. Fra tutti, questo è il punto più importante; perché da esso dipen­de il filo della vita che si ha da tenere. Disgraziato colui, che na­sconde i dubbi di sua vocazione, o prende risoluzione di uscire dalla Congregazione, senza essersi ben prima consigliato e senza il parere di chi dirige l’anima sua. Costui potrebbe mettere in pe­ricolo l’eterna sua salute.

La prima ragione dell’importanza e necessità di procedere con questa schiettezza coi Superiori, è perché essi possano meglio go­vernare e indirizzare i sudditi. Il Superiore è obbligato a reggerli e ad indirizzarli, perché questo è il suo ufficio, questo è esser Diret­tore e Superiore. Or s’egli non li conosce perché a lui non si aprono, ne avviene per conseguenza che egli non può dirigerli ed aiutarli coi suoi consigli e suggerimenti.

Ai soci salesiani235

La seconda ragione, la quale dichiara meglio la precedente, è perché quanto maggior notizia avranno i Superiori di tutte le cose dei sudditi, con tanta maggior accuratezza ed amore li potranno aiutare, e custodire le anime loro dai diversi inconvenienti e peri­coli, nei quali potrebbero incorrere mettendoli in questo o in quell’altro luogo, in questa o in quell’altra occasione.

La terza ragione della importanza della schiettezza e confidenza coi Superiori si è, perché questi possano meglio ordinare e prov­vedere quel che conviene al corpo universale della Congregazio­ne, del cui bene ed onore, insieme con quello di ognuno, eglino sono obbligati ad aver cura. E quando uno si appalesa con essi, e loro dà interamente conto dei suo stato, allora i Superiori avendo in ogni cosa di mira il suo onore, e senza alcuna sua taccia, pos­sono aver riguardo al bene universale di tutto il corpo della Con­gregazione; ma, se uno non si appalesa bene con loro, esporrà forse a qualche pericolo l’onor suo e l’anima sua, ed anche l’ono­re della Comunità, che dipende dal suo.

Oh quanta contentezza e soddisfazione ha un religioso, il quale totalmente si è confidato col suo Superiore, e gli ha manifestate tutte le cose che turbano l’animo suo! Così quando poi lo metto­no in qualche uffizio, può collocare tutta la sua fiducia in Dio, che lo aiuterà e libererà da qualunque inconveniente. Signore, e gli potrà dire, io non mi son posto da me in quest’ufficio, né in questo luogo; anzi proposi la mia insufficienza e le mie poche forze spirituali per questo peso: Voi, o Signore, mi ci avete posto e me l’avete comandato: Voi dunque supplite a quel che m’anca in me. Con questa fiducia dirà con S. Agostino: Signore, datemi quel che comandate, e comandatemi quel che volete; e gli pare così di aver posto Dio in obbligo di concedergli quel che gli do­manda. Ma quell’altro, il quale non si appalesò, anzi lasciò di ma­nifestare le sue debolezze, che consolazione potrà egli avere? Per­ciocché questo tale non lo manda Dio a far quella cosa, né ve lo mette l’ubbidienza, ma egli di sua propria volontà vi s’ingerisce e intromette; è intruso, non chiamato, né mandato, e le cose non gli riusciranno bene.

236Scritti di Don Bosco

Cinque difetti da evitare

L’esperienza ha fatto conoscere cinque difetti, che si possono chiamare altrettanti tarli dell’osservanza religiosa, e la rovina delle Congregazioni, e sono: il prurito di riforma; l’egoismo individua­le; la mormorazione; il trascurare i propri doveri e il dimenticarsi che lavoriamo pel Signore.

  1. Fuggiam il prurito di riforma. Adoperiamoci di osservare le no­stre regole, senza darci pensiero di migliorarle o di riformarle. «Se i Salesiani, disse il nostro grande benefattore Pio IX, senza preten­dere di migliorare le loro Costituzioni, studieranno di osservarle con precisione, la loro Congregazione sarà ognor più fiorente».

  2. Rinunziamo all’egoismo individuale; quindi non cerchiamo mai il vantaggio privato di noi stessi, ma adoperiamoci con grande zelo pel bene comune della Congregazione. Dobbiamo amarci, aiutarci col consiglio e colla preghiera e promuover l’onor dei no­stri confratelli, non come cosa di uno solo, ma come nobile ed es­senziale retaggio di tutti.

  3. Non mormorare dei Superiori, non disapprovare le loro dispo­sizioni. Qualora vengaci a notizia cosa che a noi sembri material­mente o moralmente cattiva, si esponga umilmente ai Superiori. Essi sono da Dio incaricati a vegliare sopra le cose e sopra le per­sone; perciò essi e non altri dovranno rendere conto della loro di­rezione ed amministrazione.

  4. Niuno trascuri la parte sua. l Salesiani considerati insieme for­mano un solo corpo, ossia la Congregazione. Se tutti i membri di questo corpo compiono il loro uffizio, ogni cosa procederà con ordine e con soddisfazione; altrimenti succederanno disordini, slogature, rotture, sfasciamento, ed in fine la rovina del corpo me­desimo. Ciascuno pertanto compia l’uffizio che gli è affidato, ma lo compia con zelo, con umiltà e confidenza in Dio, e non si sgo­menti se dovrà fare qualche sacrifizio a lui gravoso. Si consoli anzi che la sua fatica torna utile a quella Congregazione, al cui vantag­gio ci siamo tutti consacrati.

Ai soci salesiani237

35 Mt 25,21.

5. In ogni nostro uffizio, in ogni nostro lavoro, pena o dispiacere, non dimentichiamo mai che, essendoci consacrati a Dio, per Lui solo dobbiamo faticare, e da Lui soltanto attendere la nostra mer­cede. Egli tiene minutissimo conto di ogni più piccola cosa fatta pel suo santo nome, ed è di fede, che a suo tempo ci compense­rà con abbondante misura. In fin di vita, quando ci presenteremo al suo divin tribunale, mirandoci con volto amorevole, Egli ci dirà: Bene sta, servo buono e fedele, perché nel poco sei stato fedele, ti farò padrone del molto; entra nel gaudio del tuo Signore.35

II.

IL SISTEMA PREVENTIVO

NELLA EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ*

Più volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto alcu­ni pensieri intorno al così detto sistema preventivo, che si suole usare nelle nostre case. Per mancanza di tempo non ho potuto fi­nora appagare questo desiderio, e presentemente volendo stam­par il regolamento che finora si è quasi sempre usato tradizional­mente, credo opportuno darne qui un cenno che però sarà come l’indice di un’operetta che vo preparando se Dio mi darà tanto di vita da poterlo terminare, e ciò unicamente per giovare alla diffi­cile arte della giovanile educazione. Dirò adunque: In che cosa consiste il Sistema Preventivo, e perché debbasi preferire: Sua pratica applicazione, e suoi vantaggi.

1. In che cosa consista il Sistema Preventivo e perché debbasi preferire

Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gio­ventù: Preventivo e Repressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscer­ne i trasgressori ed infliggere, ove sia d’uopo, il meritato castigo. Su questo sistema le parole e l’aspetto dei Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti.

* Regolamento per le case della Società di S. Francesco di Sales, Torino, Tipografia Salesiana, 1877 p. 3-13; [OE XXIX, 99-109].

Il Sistema Preventivo nella educazione della gioventù239

Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e ri­cordare ciò che è conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.

Diverso, e direi, opposto è il sistema Preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli al­lievi nella impossibilità di commettere mancanze.

Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontano gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile per le seguenti ragioni:

l. L’allievo preventivamente avvisato non resta avvilito per le man­canze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore. Né mai si adira per la correzione fatta o pel castigo mi­nacciato oppure inflitto, perché in esso vi è sempre un avviso amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo più riesce a gua­dagnare il cuore, cosicché l’allievo conosce la necessità del casti­go e quasi lo desidera.

  1. La ragione più essenziale è la mobilità giovanile, che in un mo­mento dimentica le regole disciplinari, i castighi che quelle mi­nacciano. Perciò spesso un fanciulIo si rende colpevole e merite­vole di una pena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricordava nell’atto del fallo commesso e che avrebbe per certo evitato se una voce amica l’avesse ammonito.

  2. Il sistema Repressivo può impedire un disordine, ma difficil­mente farà migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovanetti non dimenticano i castighi subiti, e per lo più conservano amarez­za con desiderio di scuotere il giogo ed anche di farne vendetta.

240Scritti di Don Bosco

Sembra talora che non ci badino, ma chi tiene dietro ai loro an­damenti conosce che sono terribili le reminiscenze della gioven­tù; e che dimenticano facilmente le punizioni dei genitori, ma as­sai difficilmente quelle degli educatori. Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia vendicarono bruttamente certi castighi toccati giusta­mente in tempo di loro educazione. Al contrario il sistema Pre­ventivo rende amico l’allievo, che nell’assistente ravvisa un bene­fattore che lo avvisa, vuol farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.

IV. Il sistema Preventivo rende avvisato l’allievo in modo che l’e­ducatore potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore sia in tem­po della educazione, sia dopo di essa. L’educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà esercitare sopra di lui un grande im­pero, avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo, allora eziandio che si troverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio. Per queste e molte altre ragioni pare che il sistema preventivo debba prevalere al repressivo.

2. Applicazione del Sistema Preventivo

La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di S. Paolo che dice: Charitas benigna est, patiens est; omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet. La carità è benigna e paziente; sof­fre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il cristiano può con successo applicare il sistema Preventi­vo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve costante­mente far uso l’educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.

I. Il Direttore pertanto deve essere tutto consacrato a’ suoi edu­candi, né assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, an­zi trovarsi sempre co’ suoi allievi tutte le volte che non sono ob­bligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti.

  1. Il Sistema Preventivo nella educazione della gioventù241

    I maestri, i capi d’arte, gli assistenti devono essere di moralità conosciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di affezio­ne od amicizie particolari cogli allievi, e si ricordino che il travia­mento di un solo può compromettere un Istituto educativo. Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove devonsi racco­gliere; si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti; non li lascino mai disoccupati.

  2. Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piaci­mento. La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovarne alla moralità ed alla sanità. Si badi soltanto che la mate­ria dei trattenimento, le persone che intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto quello che volete, diceva il grande amico della gioventù S. Filippo Neri, a me basta che non facciate peccati.

  3. La frequente confessione, la frequente comunione, la messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edifizio edu­cativo, da cui si vuole tener lontano la minaccia e la sferza. Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza de’ santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di approfittarne. Nei casi poi di esercizi spirituali, tridui, novene, predicazioni, ca­techismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società, alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell’anima, come appunto sono i santi Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati a queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri con piacere e con frutto.

  4. Si usi la massima sorveglianza per impedire che nell’Istituto sia­no introdotti compagni, libri o persone che facciano cattivi discor­si. La scelta d’un buon portinaio è un tesoro per una casa di edu­cazione.

  5. Ogni sera, dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi vadano a riposo, il Direttore, o chi per esso, indirizzi alcune affet‑

242Scritti di Don Bosco

tuose parole in pubblico dando qualche avviso, o consiglio intor­no a cose da farsi o da evitarsi; e studii di ricavare le massime da fatti avvenuti in giornata nell’Istituto o fuori; ma il suo sermone non oltrepassi mai i due o tre minuti. Questa è la chiave della moralità, del buon andamento e del buon successo della educa­zione.

  1. Si tenga lontano come la peste l’opinione di taluno che vor­rebbe differire la prima comunione ad un’età troppo inoltrata, quando per lo più il demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella comunione pasquale. Questo serve a farci conoscere quanto la Chiesa ami che i fanciul­li siano ammessi per tempo alla santa Comunione. Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane, e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all’età e venga il Sovrano Celeste e re­gnare in quell’anima benedetta.

  2. I catechismi raccomandano la frequente comunione, s. Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso. Il Concilio Tridentino dice chiaro che desidera sommamente che ogni fedele cristiano quando va ad ascoltare la santa Messa faccia eziandio la comunione. Ma questa comunione non sia solo spirituale, ma ben­sì sacramentale, affinché si ricavi maggior frutto da questo augusto e divino sacrificio (Concilio Trid., sess. XXII, capitolo VI).

3. Utilità dei Sistema Preventivo

Taluno dirà che questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente, più vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune diffi­coltà, che però restano diminuite, se l’educatore si mette con ze­lo all’opera sua. L’educatore è un individuo consacrato al bene de’ suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni dis‑

Il Sistema Preventivo nella educazione della gioventù243

turbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, mora­le, scientifica educazione de’ suoi allievi.

Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge ancora qui che:

  1. L’allievo sarà sempre pieno di rispetto verso l’educatore e ricor­derà ognor con piacere la direzione avuta, considerando tuttora quali padri e fratelli i suoi maestri e gli altri superiori. Dove vanno questi allievi per lo più sono la consolazione della famiglia, utili cittadini e buoni cristiani.

  2. Qualunque sia il carattere, l’indole, lo stato morale di un allie­vo all’epoca della sua accettazione, i parenti possono vivere sicu­ri, che il loro figlio non potrà peggiorare, e si può dare per certo che si otterrà sempre qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli che per molto tempo furono il flagello de’ parenti e perfino rifiu­tati dalle case correzionali, coltivati secondo questi principi, can­giarono indole, carattere, si diedero ad una vita costumata, e pre­sentemente occupano onorati uffici nella società, divenuti così il sostegno della famiglia, decoro dei paese in cui dimorano.

  3. Gli allievi che per avventura entrassero in un Istituto con tristi abitudini non possono danneggiare i loro compagni. Né i giova­netti buoni potranno ricevere nocumento da costoro, perché non avvi né tempo, né luogo, né opportunità, perciocché l’assistente, che supponiamo presente, ci porrebbe tosto rimedio.

Una parola sui castighi

Che regola tenere nell’infliggere castighi? Dove è possibile, non si faccia mai uso dei castighi; dove poi la necessità chiede repressio­ne, si ritenga quanto segue:

I. L’educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi te­mere. In questo caso la sottrazione di benevolenza è un castigo, ma un castigo che eccita l’emulazione, dà coraggio e non avvili­sce mai.

244Scritti di Don Bosco

  1. Presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire per castigo. Si è osservato che uno sguardo non amorevole sopra taluni pro­duce maggior effetto che non farebbe uno schiaffo. La lode quan­do una cosa è ben fatta, il biasimo, quando vi è trascuratezza, è già un premio od un castigo.

  2. Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l’allievo comprenda il suo torto colla ragione e colla religione.

  3. Il percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione dolorosa, il tirar le orecchie ed altri castighi simili deb­bonsi assolutamente evitare, perché sono proibiti dalle leggi civili, irritano grandemente i giovani ed avviliscono l’educatore.

  4. Il Direttore faccia ben conoscere le regole, i premi ed i castighi stabiliti dalle leggi di disciplina, affinché l’allievo non si possa scu­sare dicendo: Non sapeva che ciò fosse comandato o proibito.

Se nelle nostre case si metterà in pratica questo sistema, io cre­do che potremo ottenere grandi vantaggi senza venire né alla sferza, né ad altri violenti castighi. Da circa quarant’anni tratto colla gioventù, e non mi ricordo d’aver usato castighi di sorta, e coll’aiuto di Dio ho sempre ottenuto non solo quanto era di do­vere, ma eziandio quello che semplicemente desiderava, e ciò da quegli stessi fanciulli, cui sembrava perduta la speranza di buona riuscita.

III.

LETTERA DA ROMA*

Roma, 10 Maggio 1884.

Miei carissimi figliuoli in Gesù Cristo.

Vicino o lontano io penso sempre a voi. Un solo è il mio deside­rio; quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità. — Questo pensiero, questo desiderio mi risolsero a scrivervi questa lettera. Sento, o cari miei, il peso della mia lontananza da voi e il non ve­dervi e il non sentirvi mi cagiona pena quale voi non potete im­maginare. Perciò io avrei desiderato scrivervi queste righe una set­timana fa, ma le continue occupazioni me lo impedirono. Tutta­via, benché pochi giorni manchino al mio ritorno, voglio anticipa­re la mia venuta tra voi almeno per lettera, non potendolo di per­sona. Sono le parole di chi vi ama teneramente in Gesù Cristo ed ha dovere di parlarvi colla libertà di un padre. E voi me lo per­metterete, non è vero? E mi presterete attenzione e metterete in pratica quanto sono per dirvi.

Ho affermato che voi siete l’unico ed il continuo pensiero della mia mente. Or dunque in una delle sere scorse, io mi era ritirato in camera, e mentre mi disponeva per andare a riposo, aveva in­cominciato a recitare le preghiere che m’insegnò la mia buona mamma. In quel momento non so bene se preso dal sonno o trat­to fuori di me da una distrazione, mi parve che mi si presentasse­ro innanzi due degli antichi giovani dell’Oratorio. Uno di questi due mi si avvicinò e salutatomi affettuosamente mi disse: — O Don Bosco! mi conosce?

* Atti del Capitolo Superiore della Pia Società Salesiana 1 (1920) N. 1, 24 giugno, pp. 40-48.

246Scritti di Don Bosco

Sì che ti conosco: risposi.

E si ricorda ancora di me? soggiunse quell’uomo.

Di te e di tutti gli altri. Tu sei Valfrè, ed eri nell’Oratorio prima del 1870.

Dica, continuò Valfrè, vuoi vedere i giovani che erano nell’O­ratorio ai miei tempi?

Sì, fammeli vedere, io risposi; ciò mi cagionerà molto piacere. E Valfrè mi mostrò i giovani tutti colle stesse sembianze e colla sta­tura e nell’età di quel tempo. Mi pareva di essere nell’antico Ora­torio nell’ora della ricreazione. Era una scena tutta vita, tutta mo­to, tutta allegria. Chi correva, chi saltava, chi faceva saltare. Qui si giuocava alla rana, là a bararotta ed al pallone. In un luogo era ra­dunato un crocchio di giovani che pendeva dalle labbra di un pre­te, il quale narrava una storiella. In un altro luogo un chierico il quale in mezzo ad altri giovanetti giuocava all’asino vola ed ai me­stieri. Si cantava, si rideva da tutte parti e dovunque chierici e pre­ti e intorno ad essi i giovani che schiamazzavano allegramente. Si vedeva che fra i giovani e i Superiori regnava la più grande cordia­lità e confidenza. lo ero incantato a questo spettacolo e Valfrè mi disse: — Veda: la familiarità, porta amore, e l’amore confidenza. Ciò è che apre i cuori e i giovani palesano tutto senza timore ai maestri, agli assistenti ed ai Superiori. Diventano schietti in con­fessione e fuori di confessione e si prestano docili a tutto ciò che vuol comandare colui dal quale sono certi di essere amati.

In quell’istante si avvicinò a me l’altro mio antico allievo che ave­va la barba tutta bianca e mi disse: — D. Bosco, vuole adesso co­noscere e vedere i giovani che attualmente sono nel l’Oratorio? (costui era Buzzetti Giuseppe).

Sì! risposi io; perché è già un mese che più non li vedo! E me li additò.

Vidi l’Oratorio e tutti voi che facevate ricreazione. Ma non udiva più grida di gioia e cantici, non più vedeva quel moto, quella vita come nella prima scena. Negli atti e nel viso di molti giovani si

Lettera da Roma 247

leggeva una noia, una spossatezza, una musoneria, una diffidenza che faceva pena aI mio cuore. Vidi è vero molti che correvano, giuocavano con beata spensieratezza, ma altri non pochi io ne vedeva star soli, appoggiati ai pilastri, in preda a pensieri sconfor­tanti; altri su per le scale e nei corridoi e sopra i poggiuoli dalla parte del giardino per sottrarsi alla ricreazione comune; altri pas­seggiare lentamente in gruppi, parlando sotto voce tra di loro, dando attorno occhiate sospettose e maligne: talora sorridere, ma con un sorriso accompagnato da occhiate da far non solamente sospettare, ma credere che San Luigi avrebbe arrossito se si fosse trovato in compagnia di costoro; eziandio fra coloro che giuoca­vano ve ne erano alcuni così svogliati, che facevano veder chiara­mente, come non trovassero gusto nei divertimenti.

Hai visti i tuoi giovani? mi disse quell’antico allievo.

Li vedo, risposi sospirando.

Quanto sono differenti da quelli che eravamo noi una volta! esclamò quel vecchio allievo.

Purtroppo! quanta svogliatezza in questa ricreazione.

E di qui proviene la freddezza in tanti nell’accostarsi ai Santi Sacramenti; la trascuranza delle pratiche di pietà in chiesa e altro­ve; lo star mal volentieri in un luogo, ove la Divina Provvidenza li ricolma d’ogni bene pel corpo, per l’anima, per l’intelletto. Di qui il non corrispondere che molti fanno alla loro vocazione; di qui le ingratitudini verso i Superiori; di qui i segretumi e le mormorazio­ni, con tutte le altre deplorevoli conseguenze.

Capisco, intendo, risposi io. Ma come si possono rianimare questi miei cari giovani, acciocché riprendano l’antica vivacità, al­legrezza, espansione?

Coll’amore!

Amore? Ma i miei giovani non sono amati abbastanza? Tu lo sai se io li amo. Tu sai quanto per essi ho sofferto e tollerato per corso di ben quarant’anni, e quanto tollero e soffro ancora ades­so. Quanti stenti, quante umiliazioni, quante opposizioni, quante persecuzioni per dare ad essi pane, casa, maestri e specialmente

248Scritti di Don Bosco

per procurare la salute delle loro anime. Ho fatto quanto ho po­tuto e saputo per coloro che formano l’affetto di tutta la mia vita.

Non parlo di te!

Di chi dunque? Di coloro che fanno le mie veci? Dei Direttori, Prefetti, maestri, assistenti? Non vedi come sono martiri dello stu­dio e del lavoro? Come consumino i loro anni giovanili per coloro che ad essi affidò la Divina Provvidenza?

Vedo, conosco; ma ciò non basta: ci manca il meglio. — Che cosa manca adunque?

Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conosca­no di essere amati.

Ma non hanno gli occhi in fronte? Non hanno il lume dell’in­telligenza? Non vedono che quanto si fa per essi è tutto per loro amore?

No: lo ripeto, ciò non basta.

Che cosa ci vuole adunque?

Che essendo amati in quelle cose che a loro piacciono, col partecipare alle loro inclinazioni infantili, imparino a veder l’amo­re in quelle cose che naturalmente lor piacciono poco; quali sono la disciplina, lo studio, la mortificazione di se stessi, e queste cose imparino a fare con amore.

Spiegati meglio!

Osservi i giovani in ricreazione.

Osservai e quindi replicai: E che cosa c’è di speciale da vedere? — Sono tanti anni che va educando giovani e non capisce? Guar­di meglio! dove sono i nostri Salesiani?

Osservai e vidi che ben pochi preti e chierici si mescolavano fra i giovani e ancor più pochi prendevano parte ai loro divertimenti. I Superiori non erano più l’anima della ricreazione. La maggior par­te di essi passeggiavano fra di loro parlando, senza badare che co­sa facessero gli allievi; altri guardavano la ricreazione non dandosi neppur pensiero dei giovani; altri sorvegliavano così alla lontana senza avvertire chi commettesse qualche mancanza; qualcuno

Lettera da Roma 249

poi avvertiva, ma in atto minaccioso e ciò raramente. Vi era qual­che Salesiano che avrebbe desiderato intromettersi in qualche gruppo di giovani, ma vidi che questi giovani cercavano studiosa­mente di allontanarsi dai maestri e dai Superiori.

Allora quel mio amico ripigliò: — Negli antichi tempi dell’Orato­rio, lei non stava sempre in mezzo ai giovani e specialmente in tempo di ricreazione? Si ricorda quei belli anni? Era un tripudio di paradiso, un’epoca che ricordiam sempre con amore, perché l’a­more era quello che ci serviva di regola, e noi per lei non aveva­mo segreti.

Certamente! E allora tutto era gioia per me, e nei giovani uno slancio per avvicinarsi a me, per volermi parlare ed una viva ansia di udire i miei consigli e metterli in pratica. Ora però vedi come le udienze continue e gli affari moltiplicati e la mia sanità me lo impediscono?

Va bene: ma se lei non può, perché i suoi Salesiani non si fan­no suoi imitatori? Perché non insiste, non esige che trattino i gio­vani come li trattava lei?

lo parlo, mi spolmono, ma purtroppo che molti non si sentono più di fare le fatiche d’una volta.

E quindi trascurando il meno, perdono il più, e questo più, sono le loro fatiche. Che amino ciò che piace ai giovani e i giovani ame­ranno ciò che piace ai Superiori. E a questo modo sarà facile la loro fatica. La causa del presente cambiamento nell’Oratorio è che un certo numero di giovani non ha confidenza coi Superiori. Antica­mente i cuori erano tutti aperti ai Superiori, che i giovani amavano ed ubbidivano prontamente. Ma ora i Superiori sono considerati co­me Superiori e non più come padri, fratelli ed amici; quindi sono te­muti e poco amati. Perciò se si vuol fare un cuor solo ed un’anima sola per amor di Gesù bisogna che si rompa quella fatale barriera della diffidenza e sottentri a questa la confidenza cordiale. Che quindi l’obbedienza guidi l’allievo, come la madre guida il suo fanciullo. Allora regnerà nell’Oratorio la pace e l’allegrezza antica.

250Scritti di Don Bosco

Come dunque fare per rompere questa barriera?

Famigliarità coi giovani specialmente in ricreazione. Senza fa­migliarità non si dimostra l’amore e senza questa dimostrazione non vi può essere confidenza. Chi vuole essere amato bisogna che faccia vedere che ama. Gesù Cristo si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro della famigliarità. Il maestro visto solo in cattedra è maestro e non più, ma se va in ri­creazione coi giovani diventa come fratello. Se uno è visto solo a predicare dal pulpito, si dirà che fà né più né meno del proprio dovere, ma se dice una parola in ricreazione è la parola d’uno che ama. Quante conversioni non cagionarono alcune sue parole fatte risuonare all’improvviso all’orecchio di un giovane nel men­tre che si divertiva. Chi sa di essere amato, ama, e chi è amato ot­tiene tutto, specialmente dai giovani. Questa confidenza mette una corrente elettrica fra i giovani e i Superiori. I cuori si aprono e fanno conoscere i loro bisogni, e palesano i loro difetti: questo amore fa sopportare ai Superiori le loro fatiche, le noie, le ingrati­tudini, i disturbi, le mancanze, le negligenze dei giovanetti. Gesù Cristo non spezzò la canna già fessa, né spense il lucignolo che fumava. Ecco il vostro modello. Allora non si vedrà più chi lavore­rà per fine di vanagloria; chi punirà solamente per vendicare l’a­mor proprio offeso; chi si ritirerà dal campo della sorveglianza per gelosia di una temuta preponderanza altrui; chi mormorerà degli altri volendo essere amato e stimato dai giovani, esclusi tutti gli al­tri superiori, guadagnando null’altro che disprezzo ed ipocrite moine; chi si lasci rubare il cuore da una creatura e per far la cor­te a questa trascuri tutti gli altri giovanetti; chi per amore dei pro­pri comodi tenga in non cale il dovere strettissimo della sorve­glianza; chi per un vano rispetto umano si astenga dall’ammonire chi deve essere ammonito. Se ci sarà questo vero amore, non si cercherà altro che la gloria di Dio e la salute delle anime. È quan­do illanguidisce questo amore che le cose non vanno più bene. Perché si vuole sostituire all’amore la freddezza di un regolamen­to? Perché, i Superiori si allontanano dall’osservanza di quelle re­gole che D. Bosco ha loro dettate? Perché al sistema di prevenire

Lettera da Roma251

colla vigilanza e amorosamente i disordini, si va sostituendo a po­co a poco il sistema, meno pesante e più spiccio per chi coman­da, di bandir leggi che, se si sostengono coi castighi, accendono odii e fruttano dispiaceri; se si trascura di farle osservare, fruttano disprezzo per i Superiori e cagione sono di disordini gravissimi?

E ciò accade necessariamente se manca la famigliarità. Se adun­que si vuole che l’Oratorio ritorni all’antica felicità, si rimetta in vigore l’antico sistema: che il Superiore sia tutto a tutti, pronto ad ascoltare sempre ogni dubbio o lamentanza dei giovani, tutto oc­chi per sorvegliare paternamente la loro condotta, tutto cuore per cercare il bene spirituale e temporale di coloro che la Provviden­za gli ha affidati. Allora i cuori non saranno più chiusi, e non re­gneranno più certi segretumi che uccidono. Solo in caso di immo­ralità i Superiori siano inesorabili. È meglio correre pericolo di scacciar dalla casa un innocente, che ritenere uno scandaloso. Gli assistenti si facciano uno strettissimo dovere di coscienza di riferi­re ai Superiori tutte quelle cose, le quali conoscano in qualunque modo essere offesa di Dio.

Allora io interrogai: — E quale è il mezzo precipuo perché trionfi simile famigliarità e simile amore e confidenza?

L’osservanza esatta delle regole della casa.

E null’altro?

Il piatto migliore in un pranzo è quello della buona cera. Men­tre così il mio antico allievo finiva di parlare ed io continuava ad osservare con vivo dispiacere quella ricreazione, a poco a poco mi sentii oppresso da grande stanchezza che andava ognora cre­scendo. Questa oppressione giunse al punto che, non potendo più resistere, mi scossi e rinvenni. Mi trovai in piedi vicino al letto. Le mie gambe erano così gonfie e mi facevano così male che non poteva più star ritto. L’ora era tardissima, quindi me ne andai a letto risoluto di scrivere ai miei cari figliuoli queste righe.

lo desidero di non far questi sogni perché mi stancano troppo. Nel giorno seguente mi sentiva rotto nella persona e non vedeva l’ora di potermi riposare la sera seguente. Ma ecco appena fui in

252Scritti di Don Bosco

letto ricominaciare il sogno. Avevo d’innanzi il cortile, i giovani che ora sono nell’Oratorio, e lo stesso antico allievo dell’Oratorio. lo presi ad interrogarlo: — Ciò che mi dicesti io lo farò sapere ai miei Salesiani, ma ai giovani dell’Oratorio che cosa debbo dire?

Mi rispose: — Che essi riconoscano quanto i Superiori, i maestri, gli assistenti si fatichino e studino per loro amore, poiché se non fosse pel loro bene, non si assoggetterebbero a tanti sacrifizi; che si ricordino essere l’umiltà la fonte di ogni tranquillità; che sappia­no sopportare i difetti degli altri, poiché al mondo non si trova la perfezione, ma questa è solo in paradiso; che cessino dalle mor­morazioni, poiché queste raffreddano i cuori; e sovratutto che procurino di vivere nella santa grazia di Dio. Chi non ha pace con Dio non ha pace con sé, non ha pace cogli altri.

E tu mi dici dunque che tra i miei giovani vi sono di quelli che non hanno la pace con Dio?

Questa è la prima causa del malumore, fra le altre che tu sai, alle quali devi porre rimedio, e che non fa d’uopo che ora ti dica. Infatti non diffida se non chi ha segreti da custodire, se non chi teme che questi segreti vengano a conoscersi, perché sa che glie­ne tornerebbe vergogna e disgrazia. Nello stesso tempo, se il cuo­re non ha la pace con Dio, rimane angosciato, irrequieto, insoffe­rente d’obbedienza, si irrita per nulla, gli sembra che ogni cosa vada a male, e perché esso non ha amore, giudica che i Superiori non lo amino.

Eppure, o caro mio, non vedi quanta frequenza di confessioni e di comunioni vi è nell’Oratorio?

È vero che grande è la frequenza delle confessioni, ma ciò che manca radicalmente in tanti giovanetti che si confessano è la sta­bilità nei proponimenti. Si confessano, ma sempre le stesse man­canze, le stesse occasioni prossime, le stesse abitudini cattive, le stesse disobbedienze, le stesse trascuranze nei doveri. Così si va avanti per mesi e mesi, e anche per anni, e taluni perfino così continuano alla 5ª ginnasiale. Sono confessioni che valgono poco

Lettera da Roma 253

o nulla; quindi non recano pace, e se un giovanetto fosse chiama­to in quello stato al tribunale di Dio, sarebbe un affare ben serio.

E di costoro ve ne ha molti all’Oratorio?

Pochi in confronto del gran numero di giovani che sono nella casa. Osservi. — E me li additava.

lo guardai e ad uno ad uno vidi quei giovani. Ma in questi pochi vidi delle cose che hanno profondamente amareggiato il mio cuo­re. Non voglio metterle sulla carta, ma quando sarò di ritorno vo­glio esporle a ciascuno cui si riferiscono. Qui vi dirò soltanto che è tempo di pregare e di prendere ferme risoluzioni; proporre non colle parole, ma coi fatti, e far vedere che i Comollo, i Savio Do­menico, i Besucco e i Saccardi, vivono ancora tra noi.

In ultimo dimandai a quel mio amico: — Hai null’altro da dirmi?

Predica a tutti, grandi e piccoli, che si ricordino sempre che sono figli di Maria SS. Ausiliatrice. Che essa stessa li ha qui radu­nati per condurli via dai pericoli del mondo, perché si amassero come fratelli, e perché dessero gloria a Dio e a lei colla loro buo­na condotta. Che è la Madonna quella che loro provvede pane e mezzi di studiare con infinite grazie e portenti. Si ricordino che sono alla vigilia della festa della loro SS. Madre, e che coll’aiuto suo deve cadere quella barriera di diffidenza, che il demonio ha saputo innalzare tra giovani e superiori, e della quale sa giovarsi per la rovina di certe anime.

E ci riusciremo a togliere questa barriera?

Sì certamente, purché grandi e piccoli siano pronti a soffrire qualche piccola mortificazione per amor di Maria, e mettano in pratica ciò che io le ho detto.

Intanto io continuava a guardare i miei giovanetti, e allo spetta­colo di coloro che io vedeva avviati verso l’eterna perdizione, sentii tale stretta al cuore che mi svegliai. Molte cose importantis­sime che io vidi desidererei ancora narrarvi, ma il tempo e le con­venienze non me lo permettono.

254Scritti di Don Bosco

Concludo: Sapete che cosa desidera da voi questo povero vec­chio, che per i suoi cari giovani ha consumata tutta la vita? Niente altro fuorché, fatte le debite proporzioni, ritornino i giorni felici dell’antico Oratorio. I giorni dell’amore e della confidenza cristia­na tra i giovani ed i superiori; i giorni dello spirito di accondiscen­denza e sopportazione per amore di Gesù Cristo degli uni verso degli altri; i giorni dei cuori aperti con tutta semplicità e candore; i giorni della carità e della vera allegrezza per tutti. Ho bisogno che mi consoliate dandomi la speranza e la promessa che voi fa­rete tutto ciò che desidero per il bene delle anime vostre.

Voi non conoscete abbastanza quale fortuna sia la vostra di essere stati ricoverati nell’Oratorio. Innanzi a Dio vi potesto: Basta che un giovane entri in una casa salesiana, perché la Vergine SS. lo prenda subito sotto la sua protezione speciale. — Mettiamoci adunque tutti d’accordo. La carità di quelli che comandano, la carità di quelli che devono obbedire, faccia regnare fra di noi lo spirito di S. Francesco di Sales. O miei cari figliuoli, si avvicina il tempo nel quale dovrò distaccarmi da voi e partire per la mia eternità, (Nota del segretario: A questo punto Bosco sospese di dettare; gli occhi suoi si empirono di lacrime non per rincresci­mento, ma per ineffabile tenerezza, che trapelava dal suo sguardo e dal suono della sua voce. Dopo qualche istante continuò:) quindi io bramo di lasciar voi, o preti, o chierici, o giovani carissi­mi per quella via del Signore nella quale esso stesso vi desidera. — A questo fine il Santo Padre che io ho visto venerdì, 9 di mag­gio, vi manda di tutto cuore la sua benedizione.

Il giorno della festa di Maria Ausiliatrice mi troverò con voi innanzi all’effigie della nostra amorosissima Madre. — Voglio che questa gran festa si celebri con ogni solennità; e D. Lazzero e D. Marchi­sio pensino a far sì che stiamo alIegri anche in refettorio. La festa di Maria Ausiliatrice deve essere il preludio della festa eterna che dobbiamo celebrare, tutti insieme uniti un giorno, in Paradiso.

Vostro aff.mo amico in G.C.

Sac. GIO. BOSCO.

IV.

RICORDI DI SAN GIOVANNI BOSCO Al PRIMI MISSIONARI

Ricordi dati ai religiosi Salesiani il giorno 11 novembre 1875 nel­l’atto che partivano dalla chiesa, di Maria Ausiliatrice per intra­prendere il viaggio alla Repubblica Argentina.*

  1. Cercate anime, ma non danari, né onori né dignità.

  2. Usate carità e somma cortesia con tutti; ma fuggite la conversa­zione e la familiarità colle persone di altro sesso o di sospetta con­dotta.

  3. Non fate visite se non per motivi di carità e di necessità.

  4. Non accettate mai inviti di pranzo se non per gravissime ragio­ni. In questi casi procurate di essere in due.

  5. Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevo­lenza degli uomini.

  6. Rendete ossequio a tutte le autorità civili, religiose, municipali e governative.

  7. Incontrando persona autorevole per via, datevi premura di sa­lutarla ossequiosamente.

  8. Fate lo stesso verso le persone ecclesiastiche o aggregate ad istituti religiosi.

  9. Fuggite l’ozio e le questioni. Grande sobrietà nei cibi, nelle be­vande e nel risposo.

* DB, Ricordi ai primi missionari, ASC 132, quaderni-taccuini 5.

256Scritti di Don Bosco

  1. Amate, temete, rispettate gli altri ordini religiosi, e parlatene sempre bene. È questo il mezzo di farvi stimare da tutti e pro­muovere il bene della congregazione.

  2. Abbiatevi cura della sanità. Lavorate, ma solo quanto le pro­prie forze comportano.

  3. Fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vit­to, nelle abitazioni, e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni del cuore degli uomini.

  4. Fra di voi amatevi, consigliatevi, correggetevi, ma non portate­vi né invidia, né rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti; le pene e le sofferenze di uno siano considerate come pene e soffe­renze di tutti, e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle.

  5. Osservate le vostre Regole, né mai dimenticate l’esercizio mensile della buona morte.

  6. Ogni mattino raccomandate a Dio le occupazioni della gior­nata, nominatamente le confessioni, le scuole, i catechismi e le prediche.

  7. Raccomandate costantemente la devozione a Maria Ausiliatri­ce ed a Gesù Sacramentato.

  8. Ai giovanetti raccomandate la frequente confessione e comu­nione.

  9. Per coltivare la vocazione Ecclesiastica insinuate: 1. amore al­la castità; 2. orrore al vizio opposto; 3. separazione dai discoli; 4. comunione frequente; 5. carità con segni di amorevolezza e be­nevolenza speciale.

  10. Nelle cose conteziose, prima di giudicare si ascolti ambe le parti.

  11. Nelle fatiche e nei patimenti non si dimentichi che abbiamo un gran premio preparato in cielo. Amen.

* DB, Memorie dal 1841 al 1884-5-6, ASC 132, quaderni-taccuini 6.

V.

DAL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SAN GIOVANNI BOSCO*

Miei cari ed amati figliuoli in G. C.

Prima di partire per la mia eternità io debbo compiere verso di voi alcuni doveri e così appagare un vivo desiderio del mio cuore. Anzitutto io vi ringrazio col più vivo affetto dell’animo per la ub­bidienza che mi avete prestata, e di quanto avete lavorato per so­stenere e propagare la nostra congregazione.

lo vi lascio qui in terra, ma solo per un po’ di tempo. Spero che la infinita misericordia di Dio farà che ci possiamo tutti trovare un dì nella beata eternità. Colà io vi attendo.

Vi raccomando di non piangere la mia morte. Questo è un debito che tutti dobbiamo pagare, ma dopo ci sarà largamente ricom­pensata ogni fatica sostenuta per amor del nostro Maestro il no­stro buon Gesù.

Invece di piangere fate delle ferme ed efficaci risoluzioni di rima­nere saldi nella vocazione fino alla morte. Vegliate e fate che né l’amor del mondo, né l’affetto ai parenti, né il desiderio di una vi­ta più agiata vi muovano al grande sproposito di profanare i sacri voti e così tradire la professione religiosa con cui ci siamo consa­crati al Signore. Niuno riprenda quello che abbiamo dato a Dio.

Se mi avete amato in passato, continuate ad amarmi in avvenire colla esatta osservanza delle nostre costituzioni.

258Scritti di Don Bosco

Il vostro primo Rettore è morto. Ma il nostro vero Superiore Cri­sto Gesù, non morrà. Egli sarà sempre nostro Maestro, nostra guida, nostro modello; ma ritenete che a suo tempo egli stesso sarà nostro giudice e rimuneratore della nostra fedeltà nel suo servizio.

Il vostro Rettore è morto, ma ne sarà eletto un altro che avrà cura di voi e della vostra eterna salvezza. Ascoltatelo, amatelo, ubbidi­telo, pregate per lui, come avete fatto per me.

Addio, o cari figliuoli, addio. lo vi attendo al cielo. Là parleremo di Dio, di Maria madre e sostegno della nostra congregazione; là benediremo in eterno questa nostra congregazione, la cui osser­vanza delle regole contribuì potentemente, ed efficacemente a salvarci. Sit nomen Domini benedictum ex hoc nunc et usque in saeculum. In te Domine, speravi non confundar in aeternum.

... Dio pietoso e la sua Madre SS. ci vennero in aiuto nei nostri bisogni. Ciò si verificò specialmente ogni volta che eravamo in bisogno di provvedere ai nostri giovanetti poveri ed abbandona­ti, e più ancora quando essi trovavansi in pericolo delle anime loro.

La Santa Vergine Maria continuerà certamente a proteggere la no­stra congregazione e le opere salesiane, se noi continueremo la nostra fiducia in Lei e continueremo a promuovere il suo culto.

... Il lavoro, la buona e severa condotta dei nostri confratelli guadagnano e per così dire trascinano i loro allievi a seguirne gli esempi. Si facciano sacrifizi pecuniari e personali, ma si pra­tichi il sistema preventivo ed avremo delle vocazioni in abbon­danza.

... Tutti i confratelli salesiani che dimorano in una medesima casa devono formare un cuor solo ed un’anima sola col direttore loro.

Ritengano però ben a memoria che la peste peggiore da fuggirsi è la mormorazione. Si facciano tutti i sacrifici possibili, ma non sia­no mai tollerate le critiche intorno ai Superiori.

Dal testamento spirituale di san Giovanni Bosco259

... Non vi raccomando penitenze o mortificazioni particolari, voi vi farete gran merito e formerete la gloria della congregazione, se saprete sopportare vicendevolmente le pene ed i dispiaceri della vita con cristiana rassegnazione.

... Ciascuno poi in luogo di fare osservazioni su quello che fanno gli altri, si adoperi con ogni possibile sollecitudine per adempiere gli uffizi che a lui furono affidati.

... A tutti è strettamente comandato e raccomandato in faccia [a] Dio ed in faccia agli uomini di aver cura della moralità tra salesia­ni e tra coloro che in qualunque modo e sotto a qualunque titolo ci fossero dalla divina provvidenza affidati.

... Procurate che niuno abbia a dire: questo suppellettile non dà segno di povertà, questa mensa, questo abito, questa camera non è da povero. Chi porge motivi ragionevoli di fare tali discorsi, egli cagiona un disastro alla nostra congregazione, che deve sempre gloriarsi del voto di povertà.

Guai a noi se coloro da cui attendiamo carità potranno dire che teniamo vita più agiata della vita loro.

... Ricordatevi che sarà per voi sempre una bella giornata quando vi riesce vincere coi benefizi un nemico o farvi un amico.

... La nostra congregazione ha davanti un lieto avvenire preparato dalla divina provvidenza, e la sua gloria sarà duratura fino a tanto che si osserveranno fedelmente le nostre regole.

Quando cominceranno tra noi le comodità o le agiatezze, la no­stra pia società ha compiuto il suo corso.

Il mondo ci riceverà sempre con piacere fino a tanto che le nostre sollecitudini saranno dirette ai selvaggi, ai fanciulli più poveri, più pericolanti della società. Questa è per noi la vera agiatezza che nessuno invidierà e niuno verrà a rapirci.

... Non si dimentichi che noi andiamo pei fanciulli poveri ed ab­bandonati. Là fra popoli sconosciuti ed ignoranti del vero Dio si

260Scritti di Don Bosco

vedranno le maraviglie finora non credute, ma che Iddio potente farà palesi al mondo.

Non si conservino proprietà stabili fuori delle abitazioni di cui ab­biamo bisogno.

... Quando avverrà che un salesiano soccomba e cessi di vivere lavorando per le anime, allora direte che la nostra congregazione ha riportato un gran trionfo e sopra di essa discenderanno copio­se le benedizioni dei Cielo.

INDICI



INDICE ANALITICO

I numeri in carattere neretto indicano articoli delle Costituzioni.

I numeri in carattere chiaro indicano articoli dei Regolamenti Generali.

Abitazioni

condizioni 77 55 v. anche: Arredamento

Abito

disposizioni 62 55 Accoglienza

dei giovani 15 16 37 40

dei confratelli 16 23 52 56 101 21 45 49

dei laici associati al nostro lavoro 47

del magistero 125 101

dei valori delle varie culture 7 17 30 57

dei doni di Dio 80 87

Adolescenti

e Domenico Savio 9 — nell’aspirantato 17

Adulti

coinvolti nella comunità educativa pastorale 47

Affidamento

a Maria Santissima 8

Aggiomamento

teologico-pastorale-educativo dei confratelli 118 119 10 100 142,2 173 184,3

264Indice analitico

dei missionari 138 19 — delle opere 40 41 13

nel campo della comunicazione sociale 142,2

Alienazione

dei beni della Congregazione 132,§1 188,1 Alleanza

la professione religiosa conferma della — battesimale 23 la fedeltà risposta alla — 195

Allegria v. Gioia

Ambiente/i

salesiano come famiglia 16 37 5

dell’oratorio di Don Bosco, criterio permanente 40

la comunità salesiana — di orientamento e di crescita vocazionale 37 99 109

attenzione al contesto culturale dell’ — 41 57 77 22

popolare contesto della nostra missione 6 7 27 33 119 4

servizio in — giovanili particolari 41

le nostre opere come — educativi 11 12 14 15

promozione dell’ — 33

riservati ai confratelli 56

manutenzione e igiene degli — 194,2

v. anche: Comunità educativa; Comunità formatrice

Amicizia

e amorevolezza salesiana 15 38 39 rapporti di fraterna — nella comunità 51 110 — con gli exallievi 39

la castità consacrata e I’ — 83 68

Ammalati

comunità e — 52 53 direttore e — 176

Indice analitico265

Amministrazione

v. Beni temporali; Economo Ammissioni

modalità generali comuni 108 165 81

al noviziato 165 90

alla professione temporanea e perpetua 108 117 165

ai ministeri e alle sacre ordinazioni 93

da un altro istituto 94

Amore

di Dio e di Cristo ai giovani 2 8 20 81

di Dio per noi 15 23 195 196

indiviso a Dio e ai fratelli 3 25 61 80 81

nostro per Cristo e per la Chiesa 13 84

per i giovani e i poveri 2 8 14 15 20 61 79 81 195

«farsi amare» 20

la professione religiosa segno di — 23 24 62

crescita nell’ — 25

liberatore di Cristo realizzato nel lavoro di promozione 33

comunità segno di — 49 50

fraterno e pratica dei voti 61

e castità consacrata 63 83

le Costituzioni, via che conduce all’ — 196

v. anche: Carità

Amorevolezza

fonte della — salesiana 2 20 49 61 81

componente dello spirito salesiano 14 15 20

destinatari della — 26 61 195

nel Sistema Preventivo 38 39

Animazione

di gruppi e movimenti giovanili 35 — della parrocchia salesiana 26 — compito dell’autorità salesiana

266Indice analitico

  • a tutti i livelli 121

  • del Rettor Maggiore con il suo Consiglio 130-138

  • dell’ispettore con il suo Consiglio 161

  • del direttore con il suo Consiglio 55 176 178

  • del maestro dei novizi 112 organismi interispettoriali di — 142,5

Anno liturgico 89 Anziani

nella comunità 53 cura degli — 176

Apostolico/a

forze — suscitate da Don Bosco 1

progetto — di Don Bosco e nostro 2

la nostra consacrazione — e la nostra Società 4

fecondità — nella Famiglia salesiana 5

carità — 10

vita — e penitenze 18

animazione di gruppi di azione — 35

rinnovamento dell’impegno — 88

creatività — 118

purificazione delle intenzioni — 90

preoccupazioni — e preghiera 93

vocazione — salesiana 96

Costituzioni e progetto — della Società 192

Archivio

centrale: responsabile 144 — dell’ispettoria 62 159

della casa 62 146 178 180 190

Arredamento

delle case 77 61 199 — delle camere 55

Indice analitico267

Ascesi

quotidiana 18

comunitaria 52 53 73

e obbedienza 69

e povertà 73 75 58

e castità 84 66

e riconciliazione 90

come risposta alla Parola di Dio 90

nell’esperienza formativa 98

nell’uso dei mezzi di comunicazione sociale 44 66

Aspirantato

caratteristiche e funzioni 17

Assemblea

funzioni e competenze dell’ — dei confratelli 186 184 Assenze

— “a domo” 165,10 166,3

occasionali del confratello 50

dell’ispettore dall’ispettoria 153 — dei capitolari dal Capitolo generale 123 — legittime dalla propria ispettoria 166 — del direttore dalla propria casa 172

Assicurazioni 76 189 199 Assistenza educativa

come atteggiamento e metodo 39 115 v. anche: Presenza

Associazioni

e gruppi: promozione 8 v. anche: Gruppi

268Indice analitico

Atti

del Capitolo generale: validità 152

del Consiglio generale, organo ufficiale 110

Attività pastorali

nella formazione iniziale 115 v. anche: Pastorale

Ausiliatrice (Maria)

presenza dell’ — nella nostra Società 8

invocata nella formula della professione 24

ricorso a — per crescere nella castità 84

la nostra devozione a — 92

v. anche: Maria SS.

Autorità

servizio dell’ —:

  • stile 65 121

  • modalità 66 121

  • unità 122

  • partecipazione 123

  • sussidiarietà 124

  • e ministero presbiterale 121

del Sommo Pontefice 125

del Rettor Maggiore 127 104 105

del Capitolo generale 120 147

dell’ispettore 162

del superiore della visitatoria 158

del superiore della delegazione ispettoriale 159

del visitatore straordinario 104

del Capitolo ispettoriale 170

del direttore 176

delle conferenze ispettoriali 139

Autorizzazioni

per operazioni su beni immobili; prestiti; accettazione a titolo onero­so di eredità, lasciti o donazioni; costituzione di vitalizi, borse di stu‑

Indice analitico269

dio, obblighi di messe, fondazioni; costruzione, demolizione o

trasformazione di edifizi 188 165 156,9

per aprire o chiudere case, modificare lo scopo delle opere esistenti o

intraprendere opere straordinarie 132 165,5

per nuove sperimentazioni e cambiamenti sostanziali nell’indizzo del‑

le opere 181

per vivere in condizioni di assenza dalla casa religiosa 165,10

per aprire la scuola alle ragazze 3 156,1

ad accettare parrocchie 25

ad accettare cariche o impegni extra-comunitari 69 35 156,4

a compiere atti di amministrazione dei propri beni dopo la professio‑

ne 51

al cambio definitivo di ispettoria 151

al cambio della sede ispettoríale 153 156,5

per approvare modifiche, soluzioni di problemi economici o altre ini‑

ziative di notevole importanza nelle case 156,12 200

a contrarre debiti o mutui 191

Azione

apostolica e voti 61

Don Bosco contemplativo nell’ — 12

Banche

intestazione dei conti nelle — 187 Battesimo

vita salesiana sviluppo del — 2 60

la professione religiosa conferma del — 23

nella formula della professione 24

sviluppo del — dei giovani con il servizio educativo 37

Beatitudini 25 62 75 Beni immobili

acquisto e conservazione 187 operazioni con i — 188

270Indice analitico

Beni temporali

il salesiano e i — 74

amministrazione dei — di tutta la Società 139

rapporti della Società con i — 187

intestazione e conservazione dei — 187

norme generali circa i — 187-190 185-202

compiti amministrativi della direzione generale 192

operazioni per cui è necessaria l’autorizzazione del Rettor Maggiore 188

limite della competenza ispettoriale 189

compiti amministrativi delle ispettorie 190 193-197

compiti amministrativi a livello locale 198-202

amministratori dei — 190

v. anche: Povertà

Biblioteca

manutenzione della — 62

Bilancio amministrativo economico

dell’economato generale 106,10 — delle ispettorie 192 196 — delle case 181,3 194 202

Bollettino Salesiano funzioni del — 41

Bontà

di san Francesco di Sales, modello 4

nei rapporti fraterni 51

coi giovani 15 v. anche: Carità

Bosco (Don)

Fondatore 1 4 8 96 100 192

all’origine della Famiglia salesiana 5 — nostro modello 21 97 196

Indice analitico271

fedeltà a — 6 118 146 103

e Maria SS. 8 9

all’origine dello spirito salesiano 10-21

e la carità pastorale 10

e l’unione con Dio 12 95

e la preghiera 86 89 91

e la Chiesa 13

e la predilezione per i giovani 14

e l’amorevolezza 15

e lo spirito di famiglia 16 173

e il Sistema Preventivo 20 38 39

e i destinatari 26 27 30

e la promozione integrale e sociale 31 33

l’oratorio di — criterio permanente 40

e la comunicazione sociale 43

e i voti 61 71 73 78 79 81 82

e la formazione 97

studio di — 21 37 85 91

commemorazione mensile di — 75

Buona notte 48 175 Capitolo generale

ordinario e straordinario 149

natura e scopo 146

autorità e compiti 120 147

deliberazioni 148

convocazione 132,§1 143 150 111

membri 151 114

preparazione (regolatore e commissione tecnica) 112 113 115

apertura e primi atti ufficiali 116-119

presidenza 150 120

svolgimento dei lavori 121-123

comunicazioni ai soci 124

periti e osservatori 125

elezione del Rettor Maggiore e dei membri del Consiglio generale:

v. Elezioni

272Indice analitico

costituzione dei gruppi di ispettorie 154 presenze e maggioranze richieste 152 interprete delle Costituzioni 192 chiusura 134

Capitolo ispettoriale

natura e deliberazioni 170 132,§1

convocazione 165,6 172

competenza 120 171 167

ordinario e straordinario 172

membri 173

elettori dei delegati 174

elezione dei delegati e supplenti 174 161-166 169

regolatore e persone invitate 168

Carisma

del Fondatore, principio di unità 100 fedeltà al — del Fondatore 126 146 dimensione mariana del — salesiano 37 dimensione missionaria del — salesiano 30

Carità

di Cristo, fonte della nostra — 15 20 41 95

pastorale nello spirito salesiano 3 10 14

Maria modello di — pastorale 92

pastorale e consigli evangelici 61

e Sistema Preventivo 20

e missione verso i ceti popolari 29

ispiratrice di attività e opere 41

fraterna nella comunità salesiana 50 54 61 194

e obbedienza 65 67

e castità 83

e autorità 121 161

nel colloquio col direttore 49

e scrutini 81

crescita continua nella — 25

Indice analitico273

Case

apertura o chiusura 132,§2 165,5 v. anche: Opere; Comunità locale

Castità

e amorevolezza salesiana 15

significato evangelico del voto di — 80

e missione salesiana 81

e maturità umana 82

e vita di comunità 83

e rapporti e amicizie 68

atteggiamenti e mezzi di crescita nella — 84

e inserimento nel mondo 66

impiego di personale femminile 67

Catechesi

dimensione fondamentale della nostra missione 34

nel progetto educativo pastorale locale 7

e parrocchia salesiana 26

studi sulla — nella formazione iniziale 82

v. anche: Evangelizzazione

Cause di beatificazione e canonizzazione 145 Centro/i

di servizio pedagogico e catechistico 42 — di orientamento vocazionele 16

salesiano di studi 84

giovanile

  • caratteristiche 42 12

  • e parrocchia salesiana 26 — professionali 42 13

per la comunicazione sociale 137 — editoriali

  • istituzione 31

  • collaborazione 33

di emittenza e produzione audiovisivi 31

274Indice analitico

Chiesa

la nostra Società nella — 4 6 146

senso di — elemento dello spirito salesiano 7 13 24

iniziazione educativa alla vita della — 35 47

la comunità espressione della — 85

conoscenza dei documenti della — 175

Chiesa particolare

solidarietà e servizio alla — 42 48 57 157 2 3 84 135 servizio alla — in strutture non salesiane 35

Circoscrizioni giuridiche

costituzione e varietà di forme 156

ascrizione e trasferimento dei soci alle — 160

Coadiutore: v. Salesiano coadiutore Coeducazione 3 156,1 Collaborazione

al disegno di Dio 37

nella Famiglia salesiana 5 — tra confratelli 66

Colloquio

con il superiore 70 49

durante la formazione iniziale 79

Complementarità

tra presbiteri e laici nella vocazione e missione salesiana 4 45 — nella composizione dei Capitoli e Consigli 169

Commemorazioni

mensile di Maria Ausiliatrice 74 — mensile di Don Bosco 75

Indice analitico275

Comunicazione

fraterna di vita 51

sul lavoro dei confratelli 59 v. anche: Informazione

Comunicazione sociale

tra le priorità apostoliche salesiane 6 43 promozione del personale e dei servizi di — 31 educazione dei giovani alla — 6 32

informazione e collaborazione sulla — 33 revisione delle pubblicazioni 34

scelta vigile nell’uso dei mezzi di — 84 44 66 studi sulla — 82

la — tra i compiti della conferenza ispettoriale 142 il consiglilere generale per la — 137

Comunione

unità della — nello spirito salesiano 11 — con tutte le forze della Chiesa 13 impegno di — fraterna 24 49 51 — vincoli della — fraterna 50 88 90 — della Società nella Chiesa universale 59 — fraterna e professione dei consigli 61 — dei beni 73 76

con i fratelli defunti 94

nell’esercizio dell’unica autorità 122 — all’interno dell’ispettoria 157

Comunità educativa e pastorale 47 5 Comunità formatrice 103 109 110

Comunità ispettoriale 58 101 giornata annuale della — 42

Comunità locale identità della — 175

276Indice analitico

numero di confratelli nella — 150 ruoli nella — 183-185 — fraterna e apostolica

  • suo valore 49

  • vincoli 50

  • rapporti 51

  • il confratello nella — 52 53 94

  • il direttore nella — 55

  • aperta 57

  • espressione del mistero della Chiesa 85

  • in ascolto della Parola 87

  • unificata dall’Eucaristia 88

  • in continua conversione 90

  • ambiente naturale di crescita vocazionale 99 — e sanità 43

accoglienza degli ospiti 56 45 ambienti riservati ai confratelli 56 rapporti della — con la famiglia del confratello 46 giornata della — 42

Concelebrazione 88

Conferenze episcopali e missione salesiana 48 Conferenze ispettoriali

natura, scopo e costituzione 132,§1 155

riunioni 139

partecipanti 140 141

compiti 142

Confessione v. Riconciliazione Congregazione v. Società salesiana Consacrazione

natura della nostra — apostolica 3 — e fedeltà 195

Indice analitico277

Consenso v. Voto deliberativo Consigli evangelici v. Voti Consiglieri generali

per la formazione 135

per la pastorale giovanile 136

per la comunicazione sociale 137

per le missioni 138

v. anche: Consiglio generale

Consiglieri ispettoriali

nomina e durata in carica 132,§2 167 requisiti di eleggibilità 166

funzioni e compiti 168 169

consultazioni per la nomina 154

segretario del Consiglio ispettoriale 159 altri uffici 160

Consiglieri regionali

compiti 140 154 135-137 elezione 141,1

Consiglio generale

funzione e compiti 130 131

casi in cui si richiede il voto deliberativo 132 106

composizione 133

elezione dei membri 132,§1 141 153

durata in carica 142

uffici tecnici e consulte 107

segretariati centrali 108

atti del — 110

v. anche: Consiglieri generali

Consiglio ispettoriale

compiti e composizione 164 155 casi in cui occorre il suo consenso 165 156

278Indice analitico

casi in cui ne occorre il voto consultivo 157 158 v. anche: Consiglieri ispettoriali

Consiglio locale

convocazione e compiti 178

membri 179

composizione 165,8 178 180

voto deliberativo 181

eventuali modifiche di strutture e ruoli 165,9 182

riunioni 180

Consultazioni

e principio di corresponsabilità 123

per la nomina di un ispettore 162 143

per la nomina dei consiglieri ispettoriali 167 154

per la nomina dei direttori 177 170 156

per la costituzione di circoscrizioni giuridiche 156

Consulte

economico-amministrative 185

a livello ispettoriale (uffici, segretariati) 157 160

a servizio del Consiglio generale (uffici tecnici) 107 — a livello interispettoriale 142

Contempiativo

il salesiano — nell’azione 12

Contratti v. Autorizzazioni

Contributi delle case 194 197 201 Convenzione

per le parrocchie 25

per i territori di missione 23

Conversione

comunità in continua — 90

Indice analitico279

confratelli in continua — 99 — e ritiri 91

Convitto

tra le opere proprie della Società 42 caratteristiche e servizi 42 15

Corresponsabilità

nella missione 44-48 175 123 35

nell’obbedienza 66

e partecipazione 123

nell’impegno comunitario 99 101 123 173

nelle comunità formatrici 103,104 78 79 81

dei destinatari nelle opere 5 6 15

v. anche: Responsabilità

Correzione fraterna 52 90 121 Costituzioni

via che conduce all’Amore 1 64 196

diritto proprio della Società 191

interpretazione autentica e senso delle — 192

e voto di obbedienza 68

valore obbligante delle — 193

modifiche al testo delle — 148 152

studio delle — nel noviziato 91

fedeltà alle — 55 103

e deliberazioni dei Capitolo generale 148

Creatività

componente dello spirito salesiano 19 — criterio per attività e opere 49

apostolica 118

nella preghiera 86

Croce

e obbedienza 71

280Indice analitico

accettazione della — quotidiana 90 92

Cronaca

della casa 178 Cultura

nel progetto educativo pastorale 6

formazione dei giovani alla — 32 6 13

e “povertà” giovanile 1

e comunicazione sociale 43

attenzione alla — popolare 14

e conservazione del materiale di documentazione 62

centri per l’animazione della — 84

e consiglieri regionali 136,3

integrazione della — con la fede e la vita 114

v. anche: Aggiornamento; Formazione intellettuale

Cultura salesiana

durante la formazione iniziale 85 91 98 Culture locali

e missione salesiana 7 30 attenzione al contesto delle — 57 77

unità della formazione salesiana e — 100 101

Cuore

regola i rapporti 16

custodia del — 18

purificazione del — 91 93

sacramenti e conversione del — 36

appello al — nel Sistema Preventivo 38

Da mihi animas” 4 85 Debiti 191 201

Indice analitico281

Decentramento

e sussidiarietà 124 Defunti

memoria dei confratelli — 25 54 58 94 lettura del necrologio 47

suffragi per i — 76

lettera mortuaria dei soci — 177 Delegati v. Elezioni

Delegazione del Rettor Maggiore scopo, natura e costituzione 154 138

Delegazione ispettoriale costituzione e governo 159 165

Deliberazioni

del Capitolo generale 148 191 — del Capitolo ispettoriale 170

Destinatari della nostra missione

primi e principali — i giovani poveri 26

i giovani del mondo del lavoro 27 2

i giovani chiamati per un servizio nella Chiesa 28

ambienti popolari 29

popoli non ancora evangelizzati 30

verifica periodica circa i — 1

gioventù maschile e femminile 3

incontrare Dio nei — 95

Devozione a Maria SS. 92

Diaconi permanenti formazione 106

282Indice analitico

Dialogo

nella famiglia salesiana 5

superiori animatori del — 44 123

e corresponsabilità nell’obbedienza 66 103

il colloquio momento privilegiato del — 70

capacità di — 104 112 102

tra Dio e libertà personale 105

con la cultura 114

con le culture non evangelizzate 18

con il Rettor Maggiore 103

apertura dei giovani al — 32

nella comunità educativa 38

con Dio: v. Preghiera

Difficoltà

del salesiano e fiducia in Dio 17 — del salesiano e comunità 52

Dimissione

di un novizio 90

di un socio 132,§3 194 157,6

Dimissioni

del Rettor Maggiore 128

Dio

l’azione di — nella fondazione e nella vita della nostra Società 1 10 20 22

23 25 31 38 50 60 67 85 105 195

unione con — elemento dello spirito salesiano 12 95

fedeltà di — fondamento della nostra perseveranza 195

incontro con — nel prossimo 95

bisogno di — 38 95

servizio di — nella carità pastorale 10

Padre: rapporti tra salesiano e — 11 12 17 20 55 67 72 80 86 89 90

92 93

v. anche: Gesù Cristo; Spirito Santo; Trinità

Indice analitico283

Diocesi: v. Chiesa particolare Direttore

funzioni e compiti 44 55 176 172-179 consultazione per la nomina del — 170

requisiti di eleggibilità e durata del mandato 177 171

rapporti direttore-Consiglio locale 173 180 181 rapporti direttore-parroco 29

rapporti direttore-ispettore 179 181

e amministrazione dei beni locali 184 190 198-202

riunione dei — dell’ispettoria 145

Direttorio/i

espressione del diritto proprio 191

ispettoriale, competenza del Capitolo ispettoriale 171

ispettoriale e pratiche di pietà 74 — ispettoriale e formazione 87 88 106

Direzione spirituale

dei giovani 37

nelle comunità formatrici 78 79

disponibilità alla — nei confratelli 84 99

comunitaria 175

il direttore guida spirituale della comunità 55 70 104 174 175

nella preparazione al noviziato 109

il maestro dei novizi guida spirituale 112

nel periodo della professione temporanea 113

Diritti d’autore 57 Diritto

proprio della Società e diritto universale 191 Società di — pontificio 4

Discernimento

comunitario 44 66

284Indice analitico

sforzo di — 119

responsabilità di — 69

dei doni personali 69

della volontà di Dio 66 87 91 107 121 146

dei valori delle culture 100

oratorio di Don Bosco criterio di — pastorale 40

Disciplina religiosa

incarico del vicario generale 134

Dispensa

dai vincoli della professione 132,§2 194

Distacco

del cuore in Don Bosco e nei salesiani 73 75

Domenica

giorno di gioia pasquale 89

Domenico Savio

Protettore della Società 9

Donazioni 188,3 Dovere/i

di promuovere e guidare la corresponsabilità 123

morale nell’uso dei mezzi di comunicazione 44

di disponibilità del direttore verso i confratelli 49

dei capitolari di assistere alle adunanze del capitolo generale 123

dell’Assemblea dei confratelli 184

Economo generale

norme generali per l’— 185-189 compiti 139 190 192 elezione 141

Indice analitico285

durata in carica 142 Economo ispettoriale

norme generali per l’— 185-189

compiti 164 169 193-196

requisiti di elegibilità 166

nomina 167 154

corsi di specializzazione 186

norme amministrative demandate alle ispettorie 190

Economo locale

nomina 183

funzioni 184

membro del Consiglio locale 179

norme generali 187-191

norme per l’amministrazione locale 198-202

corsi di specializzazione 186

riunione annuale 194,3

Ecumenismo 8 22 Edifici 188,5 Educazione

il nostro servizio educativo pastorale 31-39 4-14

e promozione integrale 31

e promozione personale 32

e promozione sociale e collettiva 33

alla fede 6 29 34 35 38 45 7 13; nei paesi non cristiani 22

e opere educative 41 42 11-17

e comunicazione sociale 43

e formazione salesiana 99 102 82 86

all’amore 81 6

all’impegno e alla speranza 63

e orientamento alle scelte vocazionali 37 42 9 16-17

collaborazione con organismi civili per I’ — 48

286Indice analitico

Elezione/i

del Rettor Maggiore e dei membri dei Consiglio generale 128 129 141 143 147 153 126-133

dei delegati e supplenti al Capitolo ispettoriale 174 186 161-166 169 — dei delegati al Capitolo generale (e supplenti) 171,5 114 115-118 161-166 169

eventuale dei membri del Consiglio locale 180 186

dei moderatori del Capitolo generale 120

della commissione centrale del Capitolo generale 121

Equilibrio

del salesiano 15

di Don Bosco e del salesiano 19 — psicologico e castità 82

Eredità,

lasciti o donazioni 188,3

Esame di coscienza — quotidiano 90

Esercizi spirituali

annuali 91 72 — nel noviziato 92 case per — 42

Esperienza

di vita ecclesiale dei giovani 35

unica di vita per educatori e giovani nel Sistema Preventivo 38

Esperienza formativa

natura e modalità dell’ — salesiana 98 102 104 109 110 114 119 Eucaristia

forza che unifica la comunità 88 — e castità 84

Indice analitico287

e obbedienza 66

nella pastorale giovanile 36 celebrazione quotidiana della — 88 70 presenza dell’ — nelle nostre case 88

Evangelizzazione

e catechesi nella nostra missione 6 34

e gioia 17

e Sistema Preventivo 20

e comunicazione sociale 43

e opere salesiane 41 11 12 13

negli ambienti popolari 29

e azione missionaria 30 22

e promozione integrale 31 13 26

e complementarità delle vocazioni 45

e pratica dei consigli 62 63

e vocazione salesiana 96

nucleo centrale del progetto educativo pastorale 7

cura dei laici responsabili della — 29

v. anche: Educazione alla fede

Exallievi

nella Famiglia salesiana 5

rapporti della comunità con gli — 39

Famiglia

spirito di — componente dello spirito salesiano 16 51 65

clima di — nelle comunità e opere 37 38 49 53 56 61 83 103 136,1

clima di — nella comunità educativa pastorale 47

direttore e spirito di — 173

rapporti con la — dei confratelli 47 176

azione pastorale verso la — 29

Famiglia salesiana

Maria guida della — 92

Don Bosco all’origine della — 5

288Indice analitico

la nostra Società nella — 5

servizio vocazionale e — 28

Rettor Maggiore centro di unità della — 126

l’ispettore e la — 147

condivisione della missione nella — 47 48

e Chiesa particolare 48

il servizio alla —

  • sensibiIizzazione e servizio della comunità 36

  • servizi e collaborazione con le FMA 37

  • doveri di ogni comunità verso i Salesiani Cooperatori 38

  • rapporti con gli Exallievi 39

  • assistenza spirituale alle VDB e ad altri istituti della — 40 funzione del Bollettino salesiano nella — 41 riconoscimento dei l’appartenenza alla — 40

Fede

nell’origine da Dio della Società 1

nella presenza di Maria SS. 8

di Maria e nostra 92

e rapporti vicendevoli nella comunità 16 37 66 94 103

di Don Bosco nostro modello 21

e testimonianza di vita 62

e obbedienza 67 69

e castità 80

e Parola di Dio 87 91

approfondimento della vita di — 114

anzianità e malattia 53

educazione alla — 6 29 34 35 38 45 7 13 22

del popolo e comunicazione sociale 43

nelle risorse dell’uomo 17

formatori, uomini di — 104

e Costituzioni 196

e elezioni 127

e comunione con i fratelli defunti 94

Fedeltà

Dio fonte della nostra — 1 24 195

Indice analitico289

come risposta a Dio 22 195

al Vangelo 146

alla nostra missione 6 44 94

al carisma del Fondatore 118 126 146

alle Costituzioni 103

impegno quotidiano di — 84

benessere minaccia alla — 75

Festa/e

senso della — 17

Eucaristia come — quotidiana 88 — mariane 92

Figlie di Maria Ausiliatrice

nella Famiglia salesiana 5

servizi e collaborazione con le — 37

Flessibilità

componente dello spirito salesiano 19 41

Forma della nostra Società 4 Formatori

preparazione 101 78

ruolo dei — nelle comunità formatrici 103 78 — ed esperienze pastorali 86

Formazione salesiana

vocazione e — 96

orientamento specifico della — 97 l’esperienza formativa 98

impegno personale e comunitario 99 — unitaria e diversificata 100 comunità ispettoriale e — 101 161 Ratio e direttori ispettoriali 87 consigliere per la — 135

290Indice analitico

Formazione iniziale

complessità e unità 102

comunità formatrici 103 78

formatori: ruolo 104

il salesiano in — 105

curriculo paritario 106

periodi di —107 88-102

colloquio durante la — 79

orario flessibile 80

scrutini o verifiche 81

formazione intellettuale nella — 82-85

esperienze pastorali 86

Formazione intellettuale — del salesiano

  • a tutti i livelli 82

  • nella formazione iniziale 102 104 105 83-85

  • nel noviziato 91

  • nell’immediato postnoviziato 114 95

  • nella formazione specifica 116 97 98

  • permanente 118 99 100 — dei giovani 6 v. anche: Cultura

Formazione permanente

esigenza della — 118

come atteggiamento personale 119 99 100

iniziative a livello ispettoriale 101

tempi periodici di rinnovamento 102

Formazione specifica

dei salesiano presbitero e del salesiano laico 116 v. anche: Salesiano presbitero; Salesiano coadiutore

Francesco di Sales

la Società salesiana e — 4 9

il salesiano e — 17

nella formula della professione 24

Indice analitico291

Gemellaggi competenza 24

Generosità

dei giovani salesiani 46 Genitori

nella comunità educativa 47 5 rapporti del confratello con i — 46 suffragi per i — 76

Gesù Cristo

nostra regola vivente 196

del Vangelo sorgente dello spirito salesiano 11

chiamata personale di — 96

sequela radicale di — 3 30 60 71 72 80

e la missione del salesiano 31 33 34 36

presenza di — nella comunità 52 61

entusiasmo per — 103

partecipazione alla Pasqua di ­

  • nella vita secondo i consigli 60 63 71

  • nella preghiera e nella liturgia 85 88 89

  • nella morte 54 94

la comunità segno di — 57

e l’esperienza formativa 98 104

e il significato dell’obbedienza 64 71

e il significato della povertà 72

testimoni della predilezione di — per i giovani 81

v. anche: Eucaristia

Gioia

la nostra — come quella di Maria 92 — nel rivelare il mistero di Cristo 34 componente dello spirito salesiano 17 40 — nella comunità 37 51 110

292Indice analitico

nell’obbedienza 65

nella povertà 75

nella castità 83

nella preghiera 86

del perdono 90

domenica, giorno della — 89

Giovani

Don Bosco per i — 1 2 14 19 20 21

mandati da Dio ai — 3 15 24

predilezione per i — elemento dello spirito salesiano 14 39

servizio ai — progetto unitario di vita 14 21 23 96

poveri destinatari della nostra missione 2 6 24 26 61 1

conoscenza dei — 39 86 2

amore ai — e castità 81

apostoli degli stessi — 20 35

scoperta dei frutti dello Spirito nei — 95

del mondo del lavoro 27 2

chiamati per un servizio nella Chiesa (cura) 28

i — nella comunità educativa 47

in difficoltà 42

il nostro servizio educativo pastorale ai — 31 32 39 98 142,3

iniziazione dei — alla vita ecclesiale 35

iniziazione dei — alla vita liturgica 36

presenza in mezzo ai — 14 20 39 119

i voti e il nostro servizio ai — 61

e perseveranza del salesiano 195

salesiani

  • apporto specifico 46

  • aspirazioni 103

  • cura 161 v. anche: Promozione

Giuseppe (san)

patrono della nostra Società 9

nella formula della professione 24

Indice analitico293

Giustizia

testimonianza e impegno per la — 7 27 33 73 79 rifiuto dell’ingiustizia 33

Governo

strutture fondamentali 120

delle comunità 121

unità nel — 122

corresponsabilità nel — 123

sussidiarietà nel — 124

della visitatoria 158

della delegazione ispettoriale 159

potestà di — del Rettor Maggiore 127 105

potestà di — del vicario del Rettor Maggiore 134 143

potestà di — dell’ispettore 162 149

potestà di — del vicario ispettoriale 168

potestà di — del direttore 176

potestà di — del vicario locale 183

— “ad interim” della Società 143

per la funzione coadiuvante dei Consigli nel —: v. Consiglio

Gratitudine

a Dio, al Padre 1 11 52 80 93

al Signore 195

allo Spirito Santo 95

ai benefattori 79 76

ai confratelli defunti 94 76

celebrata nella giornata annuale della comunità 42

verso la famiglia del confratello 46 76

Grazia

la nostra vita — del Padre 3

e natura in Don Bosco 21; nel salesiano 52 67 assistenza della — nella vita del salesiano 24 96 lo Spirito Santo fonte di — 25

il celibato dono della — 80

294Indice analitico

riconoscere l’azione della — 86 ritiri ed esercizi momenti di — 91 sviluppo dei doni della — 99

Gruppi giovanili

promozione dei — 35 42 8

nell’oratorio e nel centro giovanile 11 12 — nei convitti e pensionati 15

per l’orientamento vocazionale 16

Gruppi di ispettorie

scopo, natura e costituzione 154 138 Informazione

promozione della — per la corresponsabilità 123 — interna ed esterna alla Famiglia salesiana 33 41 — interna

  • a livello mondiale 59 103

  • a livello ispettoriale 179 196

  • a livello locale 175 180 182 184

  • sulla situazione economica locale 184,5

  • sui lavori del Capitolo generale 124

  • per le elezioni al Capitolo generale 127

Iniziazione dei giovani

alla vita ecclesiale 35 — alla vita liturgica 36

Ispettore

compiti e responsabilità 108 161 144 153 160 consultazione per la nomina 143

nomina, requisiti di eleggibilità e potestà 132,§1 162 durata in carica e trasferimento 163

rapporti con il Rettor Maggiore 161 163 167 24 25 144 rapporti con il parroco salesiano 27 28

rapporti con i direttori 145 179

Indice analitico295

rapporti con l’Ordinario del luogo 25 28

casi in cui gli occorre il voto deliberativo del Consiglio ispettoriale 156

casi in cui gli occorre il voto consultivo 157 158

compiti amministrativi 190 193 194 196 197 201 202

cambio di sede dell’ — 153

e procure missionarie e gemellaggi 24

e promozione della comunicazione sociale 31

Ispettoria/e

natura e finalità 157

cambio di — 151

erezione o soppressione 132,§1 156

gruppi di — 154 138

v. anche: Conferenze ispettoriali

Istituti religiosi (altri)

collaborazione con — 13 48 84 Laici

collaborazione con i — nella Chiesa 13 — associati al nostro lavoro 29 47 55 interessamento dell’ispettore per i — 148 apertura ai — dei nostri centri di studio 84 cura dei — nella casa salesiana 55 199 — e Cooperatori 38

Lasciti 188,3 Lavoro

e temperanza: elementi dello spirito salesiano 18 84

ordinato 18 43

come espressione della povertà 78 64

e preghiera 95

strumenti personali di — 58

cura dei giovani del mondo del — 27 2

Lettera mortuaria 177

296Indice analitico

Lettura spirituale 71 Libertà

e professione religiosa 63 67 — e iniziativa di Dio 105

clima di — nella comunità 173 educazione per la — 32 36 38 39 — e aiuti economici 79

Liturgia

iniziazione dei giovani alla — 36

delle ore e anno liturgico nella comunità salesiana 89 70 — della vita 95

v. anche: Eucaristia; Riconciliazione

Maestro dei novizi

compiti 110

qualità e nomina 112 165,3

al Capitolo ispettoriale 173,6

Malattia v. Ammalati Manuale di preghiera 77

Maria SS.

presenza di — nella nostra Società 8 20

patrona principale della nostra Società 9

nell’evangelizzazione 34

nella vita e nella preghiera del salesiano 84 87 92 74

nell’esperienza formativa del salesiano 98

modello di pastorale 20 92 98

FMA e dimensione mariana del carisma salesiano 37

Maturazione

dei giovani destinatari 28 32 38

dei confratelli 46 52 67 82 98 102 109 113 114 117 118 81 86 90

Indice analitico297

Meditazione quotidiana 93 71 99 Messa v. Eucaristia Mezzi

  • di comunicazione sociale: v. Comunicazione sociale

  • di trasporto 63

  • di lavoro 77

  • di formazione 119

Missionari

preparazione specifica e aggiornamento dei — 138 19 comunità di — 20

ritorno in patria dei — 21

Missione salesiana

della Società salesiana 2 3 26

elemento della consacrazione 3

la Famiglia salesiana continua la — di Don Bosco 5

destinatari della — 26-30

criteri di azione per la — 40-43

corresponsabíli della — 44-48 99 175

e orientamento della formazione iniziale 82

e comunione fraterna 50

e confratelli anziani o ammalati 53

e obbedienza 64

e povertà 73

e castità 82

e preghiera 85

e servizio dell’autorità 121 126 130

educativa: v. Educazione

Missioni

tra i destinatari 6 30 42 consigliere generale per le — 138 azione per le — in ogni ispettoria 18

298Indice analitico

forme varie di — 22

convenzioni con l’autorità ecclesiastica per le — 23 procure missionarie e gemellaggi 24

Mondo

missione salesiana nel — 6 7 35 62 76 95 130 apertura ai valori del 17 39 45 57

Morte

del salesiano 54

del Rettor Maggiore 143

di un membro del Consiglio generale 132,§1,7

dell’ispettore 168

del direttore 183

v. anche: Suffragi

Mortificazione v. Ascesi; Penitenza Movimenti

promozione di — 35 8 v. anche: Gruppi

Musica 32 Mutui 191 Natura

e grazia in Don Bosco 21 — e grazia nel salesiano 52 67 — della Società salesiana 2

Necrologico

lettura quotidiana 47 Nomina/e

dell’ispettore (o del superiore di visitatorie e di altre circoscrizioni) 132,§1 158 162 143

Indice analitico299

dei consiglieri ispettoriali 132,§2 166 167 106,9 154

del sostituto di un membro del Consiglio generale 132,§1 142

del segretario generale 132,§1 144

del procuratore e del postulatore generale 132,§1 145

dei direttori 165 177 156 170

del maestro dei novizi 112 165

del delegato dell’ispettore 159 165

dei consiglieri locali 180

del vicario, economo e responsabili di settori locali 183

del parroco o moderatore 27 157

di un delegato personale del Rettor Maggiore per una delegazione

106 138

del regolatore (e della commissione tecnica) del Capitolo generale 112

della commissione precapitolare 113

dei segretari e altri ufficiali del Capitolo generale 116

del regolatore del Capitolo ispettoriale 156 168

del segretario ispettoriale 157 159

Noviziato

natura e obiettivi 110 erezione 11 132,§1 sede 89

durata e assenze 111

ammissioni e dimissioni 90 93

studi 91

esercizi spirituali 92

v. anche: Maestro dei novizi

Obbedienza

significato evangelico 64

stile salesiano di — 65

corresponsabilità e — 66

e libertà 67

esigenze del voto 68

e doni personali 69

e mistero della croce 71

assenze e impegni extracomunitari 69 50

300Indice analitico

Opere della Congregazione

criterio permanente di discernimento 40

criteri ispiratori 41 77

tipi di attività e opere 42 11-35

e comunità ispettoriale 58

modifiche dello scopo delle — 132,§1 165,5 181,2

Oratorio

di Don Bosco, criterio permanente di azione salesiana 40 — fra le attività della nostra missione 42

caratteristiche dell’ — 11

e parrocchia salesiana 26

Orazione mentale v. Meditazione Orientamento

vocazionale dei giovani 37 9 centro di — e servizi vocazionali 16 17

Ospiti

accoglienza 56 45

Ottimismo v. Gioia Pace

impegno per la — 33 73 — nel salesiano 65

Papa

supremo superiore della nostra Società 125 senso ecclesiale e amore al — 13

Parere del Consiglio: v. Voto consultivo

Parola di Dio

la comunità in ascolto della — 36 66 85 87 88

Indice analitico301

chiamata ad una continua conversione 90 momenti di particolare ascolto della — 91 — durante il noviziato 91

Parrocchie

tra le opere in cui realizziamo la nostra missione 42

accettazione 25

caratteristiche delle — salesiane 26

parroco: nomina e responsabilità 27

stabilità e avvicendamento 28

rapporti fra direttore e parroco 29

rapporti amministrativi 30

Partecipazione

all’azione di Dio 18

alla Pasqua di Cristo 54 60

alla vita e missione della Chiesa 24 31 33 73 80

alla missione salesiana 5 45 47 53 8

alla comunione salesiana mondiale 59

dei superiori a un’unica autorità 122

alla preparazione del Capitolo generale 112

alla scelta dei responsabili di governo e alle decisioni 123

dei confratelli in formazione iniziale 78

alla beatitudine dei poveri 75

alla vita e all’azione della comunità locale 123

superiori animatori della — nella comunità 44 66

comunitaria e preghiera 86 95

dei giovani nel progetto educativo pastorale 5,

dei confratelli nel progetto educativo pastorale 184

aspetto caratteristico della nostra pedagogia 6

iniziazione dei giovani alla — ecclesiale 35 36

alla vita dei giovani 32 39 95

Pasqua: v. Gesù Cristo

Pastorale

moventi della nostra — 7

302Indice analitico

la carità — al centro dello spirito salesiano 10 14

verso i giovani e i ceti popolari 26 29

il nostro servizio educativo — 31

il Sistema Preventivo nella nostra — 38

il progetto educatìvo — 4

comunità educativa e — 47 5

discernimento — 44

e consigli evangelici 61 62 82 49 60 66

e preghiera 95

e formazione 102 115 116 118 82 84 86

e servizio dell’autorità 121 161 176 103 142 146 184

coordinamento interispettoriale della — 142

collaborazione alla — della Chiesa particolare 42 48 57 2 25 35

Maria modello di — 92 98

consigliere per la — giovanile 133 136

preparazione e aggiornamento per la — 115 119 10 19 82 100 101142,2

nei paesi non cristiani 22

nel settore della comunicazione sociale 31

Pastorale giovanile v. Pastorale; Giovani Pastorale vocazionale: v. Vocazione/i Paternità

di Dio: v. Dio Padre

di Don Bosco 1 21

del Rettor Maggiore 126

del direttore 55

del salesiano 15

Patroni e protettori della nostra Società 9 Penitenza

quotidiana 18 90 — comunitaria 73 — e obbedienza 71 — e castità 84

Indice analitico303

Pensionato

caratteristica e servizi 15

Pensioni 76

Perdono quotidiano 16 90

Perseveranza 93 195 v. anche: Fedeltà

Pluralità

di forme della nostra azione apostolica 41 — pluralismo del contesto in cui viviamo 118

Popolo (ceto popolare)

destinatario della nostra missione 6 7 29 33 42 43 118 119 25 promozione sociale e collettiva del — 33 43

scuola salesiana e — 14

parrocchia salesiana e — 26

Postnoviziato (immediato) natura e obiettivi 114 95

Postulatore generale

scelta e compiti 132,§1 145

Potestà v. Governo Poveri

sollecitudine di Maria SS. e nostra per i — 92 solidarietà con i — 73 77 78 79 196 73 i giovani — nostri destinatari 2 6 11 23 26 33 41 1 2

Povertà (consiglio evangelico) significato evangelico 72

304Indice analitico

e missione salesiana 73 139

esigenze del voto 74 51-54

e impegno personale 75 55

comunione dei beni 76 56

testimonianza di — 77

e lavoro 78

e solidarietà coi poveri 79

possesso di beni immobili 59

e amministrazione dei beni 51

e servizio alla zona 60

vitto e arredamento 61

manutenzione e servizi 62 64

mezzi di trasporto 63

diritti di autore 57

testamento 74 52

rinuncia definitiva ai beni personali 74 53

competenza dei Capitoli ispettoriali in materia di — 58

verifiche periodiche della — 65

abitudini contrarie allo spirito di — 55

Predilezione

per i piccoli e i poveri 11 — per i giovani 14 81

Preferenza

per la gioventù povera 2 6 24 26 Preghiera

il dono della — e la comunità salesiana 85

esigenza della — 12

salesiana: caratteristiche 86

liturgica 88 89 90 70

personale 93

e Parola di Dio 87

meditazione comune 71

programmazione comunitaria della — 69 73 74

ritmi e pratiche comunitarie 72-76

Indice analitico305

manuale di — 77

verifica periodica della — 174

la vita come — 95

a sostegno della vocazione dei fratelli 54 101

sostegno dell’orientamento vocazionale 37

Preparazione immediata al noviziato

natura e obiettivi 109 durata e modalità 88

Preparazione immediata alla professione perpetua 117 Presenza

di Dio 12 20 33 84 95

dello Spirito Santo 1 12

di Maria SS. 8

di Cristo in Don Bosco 196

di Cristo nella comunità 52 57 61

complementarie nella comunità 45

tra i giovani 20 38 39 119

nella comunicazione sociale 31

in istituzioni non salesiane 35

di estranei in comunità 45

richiesta per la validità degli atti del Capitolo generale 152 Prestiti 188,2 188

Priorità

la comunicazione sociale tra le — apostoliche 43

Procuratore generale

nomina e compiti 132,§1 145

Procure missionarie 24 156

Professione

cura della competenza professionale 118 119

306Indice analitico

Professione religiosa salesiana

suo significato 3 23 195

formula 24

temporanea 113 — perpetua 117 — fonte di santificazione 25 v. anche: Ammissioni

Progetto

apostolico di Don Bosco 2

di Dio sulla Società salesiana 1

di vita: di Don Bosco 21, del salesiano 99 — educativo pastorale:

  • a livello ispettoriale 44 4-10

  • a livello locale 44 4-6 184

Programmazione comunitaria

responsabilità 123

e assenze dei confratelli 50

dei ritmi di preghiera 69

periodica delle comunità formatrici 78

annuale della vita e delle attività della comunità 181 184 202

ispettoriale della preparazione del personale 10 102

Promozione integrale

nella missione salesiana 31

dei giovani lavoratori 27

negli ambienti popolari 29

nel Sistema Preventivo 38

criterio ispiratore delle opere 41-43

nelle parrocchie salesiane 26

nella scuola salesiana 13

Promozione personale — dei giovani 32

Indice analitico307

Promozione sociale

dei giovani 26 27 33

collaborazione con organismi civili per la — 48

Promulgazione

delle deliberazioni del Capitolo generale 148

Proprietà

personale dei beni materiali 74 Qualificazione (e riqualificazione)

dei confratelli 119 100 — dei collaboratori laici 148

Quaresima

pratica comunitaria 73

Ratio fundamentalis institutionis et studiorum 87 Regionali: v. Consiglieri regionali Regno (di Dio)

lavoriamo alla costruzione del — 3 11 18 28 31 la promozione segno della presenza del — 33 consigli evangelici e — 63 80

Regolamenti generali

e competenze del Capitolo ispettoriale 170 171 173 161

e competenze del direttore 176

e amministrazione dei beni temporali 190

e diritto proprio della Società 191

Regolatore

del Capitolo generale 112 113 115 117 118 120 121 122 134 — del Capitolo ispettoriale 156 168

308Indice analitico

Rendiconto amministrativo

della Congregazione 192 — dell’ispettoria 196 — delle case 202

Responsabilità

dei salesiani nella Famiglia salesiana 5

nella comunità 99

e obbedienza 66 67

e, povertà 75 55 56

dei formatori 104

personale progressiva nella formazione iniziale 99 105

educazione dei giovani alla — 33 35 38 15

Rettor Maggiore

funzione e potestà 126 127

requisiti di eleggibilità 128 129

elezione 128 153

dimissioni 128

rapporti con la Congregazione e con i confratelli 103

rapporti con l’UPS 105

rapporti con il Consiglio generale 131

visite ordinarie e straordinarie 104

interprete delle Costituzioni 192

casi in cui si richiede il voto del Consiglio generale: v. Voto consultivo,

deliberativo

Revisione ecclesiastica — delle pubblicazioni 34

Riconciliazione

sacramento della — 84 90

licenza dell’ispettore per il ministero della — 152

Riconoscenza: v. Gratitudine

Indice analitico309

Rinnovamento

sforzo continuo di — personale e comunitario 99 101

tempi per il — dei confratelli 91 102

criteri di — delle attività e opere 40 41

della dedizione al volere divino 66

del senso religioso della vita 119

Rinuncia

definitiva ai beni personali 74 53

Ritiri

mensili, trimestrali e annuali 91 72

Riunioni

e spirito di famiglia 51

Rosario quotidiano 92 74

Sacerdote v. Salesiano presbitero Sacra Scrittura: v. Parola di Dio Sacramenti

incontro con Cristo nei — 36

v. anche: Battesimo; Eucaristia; Riconciliazione

Sacrificio

nell’obbedienza 69 71 — nella povertà 75 — nel lavoro 78

Salesiani Cooperatori

nella Famiglia salesiana 5

doveri di ogni comunità verso i — 38 39

310Indice analitico

Salesiano coadiutore (laico)

suo apporto specifico alla missione salesiana 45 formazione paritaria 106

formazione specifica del — 116 98 — nei Capitoli e nei Consigli 169

Salesiano diacono permanente 106 Salesiano presbitero

suo apporto specifico alla missione salesiana 45 formazione specifica del — 116 97

e servizio dell’autorità 121 129 162 166 177 183

Salute

cura della — 84 43 176 colloquio e — 49

per l’ammissione alla Società 90

Salvezza

della gioventù 1 12 20 21

la nostra opera nella Chiesa come sacramento di — 6 la nostra missione nel disegno di — di Dio 31 la comunità salesiana segno della — di Cristo 57 Maria nella storia della — 92

Santificazione — Santità

tipica di Don Bosco 1 21

la missione via di — 2

la professione fonte di — 25

nel servizio di obbedienza e di autorità 65

la formazione iniziale tempo di — 105

Scrutini: v. Verifiche Scuola salesiana

caratteristiche 13

indole popolare e servizi zonali 14

Indice analitico311

tra le opere proprie della Società 42 Sede Apostolica

approva le Costituzioni e le deliberazioni del Capitolo generale 148 interprete autentica delle Costituzioni 192

il Rettor Maggiore rappresenta la — presso l’UPS e viceversa 105 espletamento delle pratiche con la — 145 109

consenso della — per le dimissioni del Rettor Maggiore 128

Segni

dell’more di Cristo ai giovani 2 49 81 attenzione ai — dei tempi 19 41

discernimento dei — dei tempi 119 146

Segretariati centrali

dipendenti direttamente dal Rettor Maggiore 108 Segretario generale

nomina, compiti e durata in carica 132,§1 144 cura degli “Atti del Consiglio generale” 110

Sequela di Cristo: v. Gesù Cristo Servizio

di Dio 10

del Vangelo 72

ai fratelli 73

alla missione della Chiesa 6

permanente ai giovani 21 23

educativo pastorale ai giovani 38 41

apertura dei giovani al — 32 36

finalità di — dei mezzi per il nostro lavoro 77

dell’autorità: v. Autorità

Sistema Preventivo

componente dello spirito salesiano 20 — nella nostra missione 38

312Indice analitico

assistenza salesiana come atteggiamento e metodo nel — 39 — e laici associati al nostro lavoro 47

cura della fedeltà al — 136

nel tirocinio 115

Società (civile)

educazione dei giovani per la — 26 27 portata sociale dell’opera salesiana 33 cooperazione per una — più degna dell’uomo 33 animazione di gruppi di azione sociale 35 v. anche: Promozione integrale

Società salesiana

origine 1

natura e missione 2 44

forma 4

nella Famiglia salesiana 5

nella Chiesa 4 6

nel mondo contemporaneo 7

presenza di Maria SS. nella — 8

patroni e protettori della — 9

e vocazione personale del salesiano 22 23

e lavoro missionario 30

solidarietà delle ispettorie con la — 58

significato e stile dell’obbedienza nella — 64 65

la comunione dei beni nella — 76

la castità segno distintivo della — 81

strutture fondamentali della — 120

l’autorità nella — 121 122

il Sommo Pontefice superiore supremo della — 125

il Rettor Maggiore superiore della — 126

e beni temporali 139 187

diritto proprio della — 191 192

e parrocchie 25 ss

incorporazione nella — 23 107 93 94

uscita dalla — 194 57

v. anche: Unità; Informazione; Governo

Indice analitico313

Solidarietà

con il mondo e la sua storia 7 57

tra ispettorie e nella Famiglia salesiana 58

economica nell’ispettoria 76 58 197

e comunione dei beni 76

nelle iniziative apostoliche 59

con gli uomini, specie con i giovani 39 95

Speranza

lo Spirito Santo sostegno della nostra — 1 Maria infonde — 34

morte del salesiano e — 54

il salesiano, educatore che stimola alla — 63 anno liturgico tempo di — 89

Sperimentazioni 181,2 142,4 Spirito di famiglia: v. Famiglia Spirito salesiano

elementi costitutivi:

  • carità pastorale 10

  • Cristo del Vangelo 11

  • unione con Dio 12

  • senso di Chiesa 13

  • predilezione per i giovani 14

  • amorevolezza salesiana 15

  • spirito di famiglia 16

  • ottimismo e gioia 17

  • lavoro e temperanza 18

  • creatività e flessibilità 19

  • Sistema Preventivo 20

  • Don Bosco modello 21 laici e approfondimento dello — 47 — nelle comunità formatrici 103

314Indice analitico

Spirito Santo

azione dello — in Don Bosco e nella nostra Società 1 2 3 21 146 attenzione allo — 12 64 95 99 146

e formazione 96 99

azione dello — fonte permanente di grazia per il professo 25 professione dei consigli e — 60

Strutture

fondamentali della nostra Società 120 — a livello mondiale:

  • Rettor Maggiore 126-129 103-106

  • Consiglio generale 130-145 107-110

  • Capitolo generale 146-153 111-134 — a livello regionale: 154-155 135-142 — a livello ispettoriale:

  • circoscrizioni giuridiche 156-159

  • ispettore 161-163 143-153

  • Consiglio ispettoriale 164-169 154-160

  • Capitolo ispettoriale 170-174 161-169 — a livello locale:

  • direttore 176 177 170-179

  • Consiglio locale 178-185 180-183

  • Assemblea dei confratelli 186 184

Studi: v. Formazione intellettuale

Studentati

ambienti formativi preferenziali 95 97

Suffragi 76 Superiore

e stile salesiano dell’autorità 65

e esercizio della corresponsabilità nell’obbedienza 66

manifestazione della volontà di Dio 67

e esigenze del voto di obbedienza 68

e responsabilità di discernimento 69

Indice analitico315

e colloquio 70

ai vari livelli 120

supremo: il Sommo Pontefice 125

il Rettor Maggiore — 126

v. anche: Governo

Sussidi 76

Sussidiarietà e decentramento 124

Teatro 32

Testamento 74 52

Tempo libero 11 13

Temperanza 18

Testimonianza

dello spirito di famiglia 16

per la giustizia e la pace 33

della comunità salesiana per l’orientamento vocazionale 37

della presenza di Dio nel nostro modo di vivere 62

del mondo futuro 63

della nostra povertà 73 77

del valore del lavoro 78

preghiera e — 86

dell’amore del Padre e di Cristo ai giovani 2 8 62 81 95

della carità di Dio 95

per sostenere e rinnovare la vocazione dei fratelli 101

v. anche: segni

Tirocinio

natura e obiettivi 115 durata e requisiti 96

Titoli di studio

conseguimento di — durante la formazione iniziale 83

316Indice analitico

Trasferimento

dell’ispettore 163 — del direttore 165

del socio a un’altra circoscrizione 160

Trinità

e vita comunitaria 49 Uffici tecnici

a servizio del Consiglio generale 107

a livello interispettoriale 142

a livello ispettoriale 157 160

per l’amministrazione dei beni temporali 185

Unione con Dio

in Don Bosco 21

nello spirito salesiano 12 95

Unità

di spirito nella Famiglia salesiana 5

della Congregazione e formazione 97 100

della Congregazione nella diversità delle culture 100

e governo della Società 65 120 122 124 130

il Rettor Maggiore centro di — 126

il Capitolo generale segno di — 146

della comunione fraterna 11

nella comunità locale 53 55 85 88 99 103 175

i vincoli della — 50 88

con i fratelli defunti 94

e decentramento 124

Unità vitale

in Don Bosco 21

in ogni confratello 3 12 21 91 102

nei giovani 37

nella formazione iniziale 102 114 115

Indice analitico317

Università Pontificia Salesiana rapporti con il Rettor Maggiore 105

Uscita

dalla Società 194 54

v. anche: Dìmissione; Dispensa

Vacanze

dei confratelli 50 55 58 Valori

apertura ai — delle varie culture 7

apertura ai — del mondo 17

i — del Vangelo, base della nostra vita 60

il missionario salesiano assume i — dei popoli non ancora evangeliz‑

zati 30

apertura dei giovani ai — autentici 32

testimonianza dei — del lavoro 78

Vangelo

lettura salesiana del — 11 98

e professione dei consigli 25 60 72 Sistema Preventivo e — 20 34

e promozione integrale 31 41 42 — e orientamento vocazionale 37 — e esperienza formativa 98

Capitolo generale e fedeltà al — 146 Gesù Cristo nel — regola suprema 196 v. anche: Evangelizzazione; Parola di Dio

Venerdì

penitenza comunitaria 73 Verifiche (scrutini)

periodiche dell’ispettoria sul lavoro apostolico 58 — circa i destinatari 1

318Indice analitico

sull’attuazione delle deliberazioni del Capitolo generale 171,3

degli orientamenti del Capitolo ispettoriale 167,2

periodiche sulla povertà 65

periodiche sulla preghiera 174

della programmazione annuale locale 184,3

periodiche personali della propria azione 19

periodiche delle comunità formatrici 78

o scrutini durante la formazione iniziale 81

delle esperienze pastorali nella formazione iniziale 86

dell’inserzione dei laici nelle nostre opere 148

periodiche della validità della scuola salesiana 13

periodiche della validità delle varie opere 41

Verità

educazione dei giovani alla — 32 Vescovo

collaborazione con il — 13 48 3 25 27 28 35 144 156,2 v. anche: Chiesa particolare; parrocchie

Vicario

del Rettor Maggiore:

  • compiti nel Consiglio generale 134

  • governo “ad interim” 143 150 112-115 120 — dell’ispettore:

  • nomina 167

  • requisiti di eleggibilità 166

  • consultazioni per la nomina 154

  • funzioni 164 168 — del direttore:

  • nomina 183

  • funzioni e compiti specifici 179 183 182

Visita/e

ordinaria e straordinaria del Rettor Maggiore 104 — ispettoriale 146

Indice analitico319

Visitatoria

natura e modalità di governo 132,§1 158 Vitto 55 61

Vocazione/i

Gesù all’origine della nostra — 96

salesiana e Chiesa 6

salesiana e mondo contemporaneo 7

salesiana unica vissuta in modi diversi 4 5 45 100

comune e corresponsabilità 45 123

salesiana e predilezione per i giovani 14

e Parola di Dio 87

e vita di comunità 49

sviluppo della — personale del salesiano 22 55 98 99 101 113 119

e formazione salesiana 96 97 98

sviluppo della — dei giovani 37

cura delle — 6 28 58

orientamento dei giovani alle scelte vocazionali 37 9 16

cura delle — adulte 28

comunità suscitatrici di — 16 57

Volontà di Dio

all’origine della Società salesiana 1

e obbedienza 64 66 67

attenzione alla — 89

discernimento della — 66 87 91 107 121 146

Volontarie Don Bosco (VDB)

assistenza spirituale dei salesiani 40 v. anche: Famiglia salesiana

Voti

e sequela di Cristo 60 — e comunione fraterna 50

e amore fraterno e apostolico 61

320Indice analitico

e testimonianza 62 63

per i singoli voti v. Obbedienza; Povertà; Castità

Voto

deliberativo:

  • del Consiglio generale 132,§1-2 188 106

  • del Consiglio ispettoriale 165 156 193

  • del Consiglio locale 181 200 — deliberativo collegiale 132,§3 — consultivo:

  • del Consiglio ispettoriale 188 157

  • del Consiglio locale 188 181

Zelo

ispirato a san Francesco di Sales 4

per i popoli non ancora evangelizzati 30

di Don Bosco e del salesiano per ottenere aiuti per i bisognosi 79

INDICE GENERALE

Presentazione 5

Presentazione della terza edizione 8

Sigle e abbreviazioni 10

COSTITUZIONI

della Società di san Francesco di Sales

PROEMIO 13

Parte Prima:

I SALESIANI DI DON BOSCO NELLA CHIESA

  1. La Società di san Francesco di Sales 17

  2. Lo spirito salesiano 23

  3. La professione del salesiano 30

Parte Seconda:

INVIATI Al GIOVANI - IN COMUNITÀ ­ AL SEGUITO DI CRISTO

  1. Inviati ai giovani 37

I destinatari 37

Il nostro servizio educativo pastorale 40

Criteri di azione salesiana 45

I corresponsabili della missione 48

  1. In comunità fraterne e apostoliche 51

  2. Al seguito di Cristo obbediente povero casto 57

La nostra obbedienza 59

La nostra povertà 64

La nostra castità 68

  1. In dialogo con il Signore 72

322Indice generale

Parte Terza:

FORMATI PER LA MISSIONE DI EDUCATORI PASTORI

  1. Aspetti generali della nostra formazione 81

La formazione salesiana 81

La formazione iniziale 84

  1. Il processo formativo 88

Parte Quarta:

IL SERVIZIO DELL’AUTORITÀ NELLA NOSTRA SOCIETÀ

  1. Principi e criteri generali 97

  2. Servizio dell’autorità nella comunità mondiale 100

  3. Servizio dell’autorità nella comunità ispettoriale 112

  4. Servizio dell’autorità nella comunità locale 120

  5. Amministrazione dei beni temporali 125

CONCLUSIONE 128

REGOLAMENTI GENERALI

Parte Prima:

INVIATI AI GIOVANI - IN COMUNITÀ - Al SEGUITO DI CRISTO

  1. I destinatari 135

  2. Il nostro servizio educativo pastorale 137

  3. Attività e opere 140

L’oratorio e il centro giovanile 140
La scuola, i centri professionali e le istituzioni di edu‑

cazione superiore 140

Il convitto e il pensionato 141

Iniziative a servizio delle vocazioni 142

Indice generale323

Le missioni 142

Le parrochie 145

La comunicazione sociale 147

Il servizio in strutture non salesiane 148

  1. Il servizio alla Famiglia salesiana 149

  2. Comunità fraterne e apostoliche 152

  3. Al seguito di Cristo obbediente povero casto 154

La nostra obbedienza 154

La nostra povertà 154

La nostra castità 159

  1. In dialogo con il Signore 161

Parte Seconda:

FORMATI PER LA MISSIONE DI EDUCATORI PASTORI

  1. Aspetti generali della formazione 167

Comunità formatrici 167

Formazione intellettuale 168

Esperienze pastorali 169

Guida pratica per la formazione 170

  1. Il processo formativo 171

Preparazione immediata al noviziato 171

Il noviziato 171

Formazione dopo il noviziato 173

Formazione permanente 174

Parte Terza:

IL SERVIZIO DELL’AUTORITÀ NELLA NOSTRA SOCIETÀ

  1. Il servizio dell’autorità nella comunità mondiale 179

Il Rettor Maggiore e il suo Consiglio 179

Il Capitolo generale 182

Strutture regionali 189

324Indice generale

  1. Il servizio dell’autorità nella comunità ispettoriale 193

L’ispettore e il suo Consiglio 193

Il Capitolo ispettoriale 199

  1. Il servizio dell’autorità nella comunità locale 204

Il direttore e il suo Consiglio 204

L’Assemblea dei confratelli 208

  1. L’amministrazione dei beni temporali 209

Norme generali 209

La direzione generale 211

Le ispettorie 212

Le case 214

SCRITTI DI DON BOSCO

  1. Ai soci salesiani 219

  2. Il Sistema Preventivo nella educazione della gioventù 238

  3. Lettera da Roma 245

  4. Ricordi di san Giovanni Bosco ai primi missionari 255

  5. Dal testamento spirituale di san Giovanni Bosco 257

INDICI

Indice analitico 263

Indice generale 321