Cimatti|Valentini Eugenio / 1938-…-…

2129 / Valentini Eugenio / 1938-…-… /


a Don Eugenio Valentini, professore allo studentato teologico della Crocetta



[Torino 1938]1


Caris.mo don Valentini,

Grazie della tua. Quanto alla tua spiegazione (di cui non c’era bisogno) delle tue relazioni con i confratelli, bene. Il direttore deve fare la parte sua – tu fai la tua. Vuoi una norma che ti lascierà tranquillo in vita e in morte? Dirigi i confratelli al direttore.

  1. Nelle amicizie, via!, deve rimanere l’umano anche quando sono sante (non vorrei dirla troppo grossa… ma a voi teologi…). Non erano così anche le amicizie di Gesù? – non piangeva, non accarezzava i fanciulli ecc. ecc.? Oh Gesù, non ci proibisce… se no, non si è uomini… E quando non avremo più la materia, avremo le consolazioni dello spirito. – Si può in questo mondo errare anche nelle manifestazioni dello spirito? E come no? Come in quelle del corpo. Dunque regola: rettitudine e rendere migliore l’amico, certo, rendendo migliori anche noi. Perchè privarci di questo mezzo? Mi pare che S. Francesco e don Bosco direbbero così.

Ad ogni modo il posto che occupi ti dà modo di essere amico vero di tutti anche senza averne dei particolari o subalpini.

  1. Quanto al quesito fatto, grazie della soluzione che comunico a chi di ragione.

Forse non mi sono spiegato bene e mentre mi concedete molto, tutto, teoricamente e in genere, mi negate il motivo che adduco = correzione – impedimento che contragga abitudini, ecc. ecc.

Mio Eugenio e mio buon Don Gennaro, sono ormai 40 anni che sto coi giovani secolari e regolari, e non uno, nè due, nè tre: o naturalmente (senza sapere che sia male e senza che nessuno l’abbia loro insegnato) o per cattivi insegnamenti, degenerati poi in abitudine, arrivano all’età critica facendo quello che non dovrebbero fare. Se incontrano chi, mettendoli prudenter sulla via, dà loro modo di aprirsi, spiegarsi, ecc., può darsi si mettano a posto – se no son guai! Continuano naturaliter o per abitudine… Dio non voglia, per tutta la vita.

L’osservare prudenter ed ancor più prudenter et delicatissime servendosene (ma diamine, volete dire all’individuo – come pensate voi – “ti ho visto che fai così così” o altro che dia sospetto?), a chi domandava pareva poter aggiustare molte cose in camera caritatis, e si fece perciò il quesito. Se a vostro parere il motivo non è sufficientemente proporzionato per… così sia. Per me, più tratto coi giovani e più vedo che in materia, e spontaneamente e per abitudini d’infanzia, di fanciullezza e di gioventù, se colui che dirige riesce a capire bene dove sta la deviazione è relativamente facile la correzione, perchè si danno mezzi appropriati. Il ragazzo dirà “faccio cose brutte” e simili generalità che se non si controllano clare anche la cura è generale, proprio come un empiastro su gamba di legno. Ah, che povero mondo!

Prega che mi salvi. Ti benedico.

Tuo aff.mo

Don Vincenzo Cimatti, salesiano

1 Dalle questioni trattate e dalla calligrafia, questa lettera deve essere del 1938, quando don Cimatti era in Italia e don Valentini con don Gennaro erano alla Crocetta. Esprime bene il pensiero di Don Cimatti circa l’amicizia, e il problema dell’educazione sessuale dei giovani.