Cimatti|Rinaldi Filippo|1927-11-10

297 /Rinaldi Filippo BS / 1927-11-10 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



[circa 10 Novembre 1927]1

Reverendissimo Signor Don Rinaldi,


Completo i preliminari iniziati altra volta sulla storia del Giappone.

Basta visitare qualsiasi museo d’antichità giapponesi per convincersi che anche per la storia del Giappone si verifica quanto è noto per tutte le antiche civiltà. Studiando l’archeologia preistorica del Giappone non è il caso di pensare a caverne come in Europa. Le formazioni geologiche del Giappone sono alluvioni, rocce eruttive, formazioni vulcaniche, tufi, derivati. I depositi preistorici disseminati in tutto il Giappone (costituiti da ammassi di conchiglie, ossa di cervi e cinghiali, asce di pietra liscia e tagliata, punte di frecce o di giavellotti, e soprattutto vasi di forme caratteristiche e ben decorati) denotano la presenza di una razza antichissima (gli Ainu), disseminata in tutto l’Arcipelago, che viveva in buche scavate nel suolo, ricoperte di un tetto fatto con rami intrecciati a canne e ricoperte di motte d’erba.

I prodotti della pesca, della caccia, della frutta spontanea erano il nutrimento di questi primi abitatori del Giappone. Ben formati di persona e specialmente del sistema peloso ben sviluppato con folta capigliatura e barba. Non vi è dato di sorta per determinare le loro credenze ed abitudini religiose. Attualmente i rappresentanti degli Ainu, ridotti a poche migliaia, sono nella parte Nord dell’Hokkaido (Yeso) ed anche fra di essi è penetrata la luce della fede.

Accanto a questa razza, se ne venne formando un’altra detta YAMATO che sarà il fondo della popolazione dell’isola centrale del Giappone. A differenza della prima, questa popolazione sa forgiare il ferro, sa fabbricare i vasellami, è abile nella tessitura e oltre che della caccia e pesca, trova il suo nutrimento anche nei prodotti dell’agricoltura.

I resti di questa nuova civiltà (vasi, statuette, ornamenti, armi, frecce, ecc.) sono conservati in camere sepolcrali solidamente costruite con pietre e ricoperte di terra, formanti una collinetta (abbondanti specialmente nel Kyushu). Da qual luogo siano emigrate queste due razze, che risultano chiaramente aver avuto la loro primitiva dimora nel Giappone, non è assodato: sono però certo di origine asiatica e più propriamente dell’Asia del Nord (razza uralo-altaica o razza nuova della Siberia).

I raffronti tra i costumi, lingua, industria e credenze religiose (culto degli spiriti) di questi popoli asiatici del Nord coi costumi, industria, lingua e credenze religiose antiche dei giapponesi ne fanno più che sufficiente assicurazione.

Finalmente, provenienti dal Sud, si aggiunsero a queste due, anche razze protomalesi e malesiche mescolatesi, incrociatesi in ogni senso, avrebbero formato il tipo definitivo del Giapponese. Specialmente le razze abitanti il Kyushu per ragioni di commercio e pesca entrano ben presto in relazione colla vicina Corea e quindi con l’ambiente cinese, del quale poco a poco subiscono l’influsso. È in questo stato di cose che JIMMU TENNO partendo dal Hyuga conquista il Giappone; conquista che viene ultimata secondo la cronaca ufficiale l’11 Febbraio dell’anno 660 A.C., data della fondazione dell’Impero e solennizzata annualmente col nome di “Kigen-setsu”.

Il Giappone sotto il governo del conquistatore e dei suoi successori viene organizzandosi solidamente nel campo amministrativo (divisione in distretti), e sociale (le caste dei nobili, del popolo, dei servi), e per mantenere le posizioni conquistate non sdegna di ricorrere anche alla grande arma (?) della religione. Ed è specialmente su questo fondamento su cui è imperniato tutto il complesso di idee che fu tramandato dapprima oralmente da una gran corporazione di narratori (kataribe). La narrazione orale, trasmessa da padre in figlio, declamata nelle grandi assemblee di feste, pur venendosi ad arricchire di particolari episodi fantastici, rimane fondamentalmente la stessa.

Più tardi tali idee vengono raccolte in due libri, il KOJIKI (712 d.C.) e il NIHON SHOKI (720 d.C.). Sono le sole fonti giapponesi che restino dei tempi primitivi.

E finalmente allo scopo di perpetuare e salvaguardare la tradizione, JIMMU TENNO e i suoi successori organizzarono pure le istituzioni religiose. La religione ufficiale mise alle dipendenze della Dea del Sole tutte le diverse Divinità delle zone mano mano conquistate; furono conservati i luoghi di culto; coloro che esercitavano una funzione sacerdotale furono associati in una unica corporazione gerarchica che eseguiva funzioni, cerimonie religiose ben determinate sempre in nome dell’Imperatore.

Mi pare che la conoscenza di questi cenni preliminari, indispensabili per poter comprendere un poco la mentalità giapponese dal punto di vista sociale e religioso, fosse necessaria. Le discussioni sulla cronologia di tutti questi avvenimenti (v’è chi fa risalire a migliaia di anni o a centinaia avanti Cristo. V’è chi fa discendere di centinaia di anni dopo la venuta di Gesù C.) lasciano immutate le direttive mentali nel campo sociale e religioso di questo popolo caratteristico, e proprio in queste direttive trova il fulcro della sua compattezza e della sua grandezza, quale appare di fronte alle altre nazioni.


Amato Padre, torno ora dall’isola di Oshima, la cui evangelizzazione è affidata ai Padri Francescani del Canada. Insieme ai cari confratelli Don Margiaria e Don Liviabella abbiamo portato il nostro modesto contributo musicale per onorare Gesù Cristo Re, che per la prima volta era portato processionalmente in trionfo per le principali città dell’isola. E Gesù fu onorato dai cristiani, e anche dai pagani che dimostrarono un contegno correttissimo in queste solenni manifestazioni, e pur non conoscendo Gesù, molti di essi lo onorarono anche prestandosi all’ornamentazione delle vie e a mantenere l’ordine pubblico.

Fatti dimostrativi che dimostrano come – sia pur lentamente – ma nettamente, gran parte di questa cara nazione va polarizzandosi verso Gesù, re e centro dei cuori. E all’ultima processione a Nase, centro più importante dell’Isola, proprio per quelle stesse vie che avevano risuonato agli evviva di gioia per la visita dell’Imperatore, stipate di gente poco tempo prima una folla devota di cristiani tra l’ammirazione di migliaia di pagani, cantava le lodi al re dei secoli, a Gesù portato in trionfo dal rappresentante del Papa S.E. Mons. Giardini, che passava benedicendo, mentre noi sacerdoti con voce commossa cantavamo “Illuminare qui in tenebris et in umbra mortis sedent”.

Affrettino questo avvento le preghiere e gli aiuti di tutti i nostri buoni confratelli, allievi e cooperatori e la sua speciale benedizione, amato Padre, per i suoi figli del Giappone.

Devotissimo

don Vincenzo Cimatti


1 La trattazione riguardante la storia antica del Giappone pubblicata sul Bollettino Sal. nell’ottobre 1928, nella parte conclusiva tratta delle feste nell’isola di Oshima (28 ottobre - 9 novembre 1927). Quindi va messa qui. L’originale non è conservato. Certamente non tutto lo scritto di Don Cimatti venne riportato…