Cimatti|Berruti Pietro /1946-9-28

3366 / Berruti Pietro / 1946-9-28 /


a Don Pietro Berruti, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani


Miyazaki, 28 settembre 19461

Rev.mo ed amat.mo Sig. D. Berruti,

Ricevo via America le sue più che carissime del 24-27 agosto 1946. Pur essendo più o meno aperte le vie di comunicazione (semplice cartolina non in italiano) la Via America è ancor la più sicura e spiccia.

Poi penso che presto sarà in Italia D. Margiaria, cui avevo affidato di informare i Superiori di molte delle cose nostre. Il meglio certo, se uno dei Superiori o uno dell’America con mandati speciali venisse (e penso non sarebbe difficile).

Ad ogni modo, a noi.

1. - Grazie della carità usatami nell’inviare notizie della sorella. Fiat voluntas Dei! Il Signore mi vuole distaccato anche da questi legami che, al suo annunzio, non pensavo fossero umanamente ancora così forti. Grazie delle preghiere. Interpretando il permesso dei Superiori, dico una Messa di suffragio. Sono il solo rimasto della mia povera famigliola. Oh, è il Signore che mi vuol più unito a Lui. Deo gratias!

2. - Cose nostre. Bene tutti e in pieno lavoro. Ho annunziato ai confratelli i saluti, le preghiere dei superiori, il magnifico lavoro per la gioventù povera. È il Signore che ci fa tenere sempre più in carreggiata.

In Giappone tentiamo di emulare e col far rifiorire gli Oratori e con l’Opera D. Bosco (Nakatsu) con 70 interni, e con quella di Tokyo, ora con 50, che viene sviluppandosi con ritmo crescente; più le opere del genere tenute dalle Figlie di M. A. e dalle Suore di Carità giapponesi in missione e a Tokyo.

Naturalmente di questo genere sono le prime in Giappone, in cui l’internato in pratica non era conosciuto. Inizi duri, scabrosi, ma grazie a Dio, grazie al buono spirito dei confratelli, al loro entusiasmo e la dedizione per il vero lavoro salesiano, e grazie al loro sacrificio si va trionfando di tutte le difficoltà, assai sentite specialmente in questi momenti.

Non mancano gli appoggi delle autorità civili, e in missione e a Tokyo specialmente, dove l’opera riceve adesioni e simpatie inaspettate – ne parlano i giornali – il gruppo missionario cattolico fra soldati cattolici americani dà una man forte e lavora da missionario. Oh, che bravi giovanotti!

Si va adagio per mettere basi solide all’istituzione che, quando sarà completa, potrà accoglierne centinaia. (Nakatsu è già al completo). Deo gratias! Evviva D. Bosco!

3. - In missione si sta dando l’ultima mano a Miyakonojo e Nobeoka e anche all’Aspirantato e Scuola media: e con questo la ricostruzione materiale è nelle condizioni di dare ai confratelli e alle opere un’abitazione più conveniente e che renda possibile la ricostruzione spirituale ben più importante.

Si vive tra i miracoli, perché è umanamente inspiegabile ciò che avviene intorno a noi, e a Tokyo e in Missione, e come si sia, in tempo relativamente breve, potuto far fronte all’attuale stato di cose. Vedere per credere. Ha ragione D. Bosco: “Voi vedrete che cosa siano i miracoli…”.

4. - Parte amministrativa. Naturalmente per far fronte alla situazione ho trovato cooperatori in Giappone che a condizioni, più che di favore, hanno anticipato.

Poi ho fatto un piccolo fruttuoso prestito salesiano in America (garantito sulle questue di Don Margiaria, eventuali offerte, ecc.). Non era possibile domandare autorizzazioni ai Superiori. Ora quello che urge è finire la Scuola media: c’è già il materiale più importante (legname, tegole, chiodi). Mi sono proposto di non domandare ai Superiori che, pur non sapendo granché delle vicende, è chiaro che debbono trovarsi in ben dolorose condizioni.

Mi scrive D. Escursell, che aveva od ha raccolto somme favolose per il Giappone. Se fosse vero, e se i Superiori permettessero, sarebbe il momento buono per noi.

Il problema della scuola di cui parlo (l’unica Catholic Mission School della missione) è di vitale importanza – assicura i gradi legali per le scuole superiori ai nostri confratelli giapponesi chierici (ecco perché l’aspirantato è presso questa scuola, che corrisponde al distrutto Seminario, ampliato) – (per i coadiutori e agricoli è provvisto colla scuola professionale di Tokyo, pur essa riconosciuta agli effetti legali).

Al prossimo anno, se prepariamo i locali, si minaccia di avere almeno 150 allievi, e saremo solo al 2° anno. Altri debiti non ci sono: le case non ne hanno, finite le costruzioni, tutte possono aiutare il più povero, l’Ispettore. Molte di esse hanno un po’ di terra coltivabile; fu ed è la nostra risorsa per far fronte alla dolorosa situazione dell’alimentazione, specie in questi momenti: in realtà, per questo, nessuna vera preoccupazione. L’importante è che siamo santi, e che abbiamo la fede di D. Bosco.

5. - Ed ora il problema più delicato; quello che Lei mi prospetta. Come già scrissi: ho bisogno che i Superiori ricevano di ritorno alcuni confratelli che absolute debbono ritornare per il bene delle loro anime: coad. Bealessio, coad. Ferrari, ch. Antolini (cui ho fatto ripetere i voti per la terza volta).

  Poi: Sac. Frantzen (ammalato – ha già lettera spiegativa), Sac. Scrazzolo (non riesce a concludere per la lingua, quindi demoralizzato), D. Marega (per riposo – ammalato di nervi, porta molto materiale). Tanto D. Frantzen che D. Marega bisogna metterli nella possibilità di valorizzare le loro attitudini…

Sac. Curran e sac. Drohan in Australia: ripetutamente li ho richiesti all’Ispettore. In questo momento per stabilizzare, facilitare le relazioni, valorizzare le nostre scuole, sarebbero come il cacio sui maccheroni. Il bravo D. Ciantar, che è (come Lei mi scrive) a Torino si commuova della nostra situazione: avrei necessità di D. Drohan a Tokyo, Scuola, e D. Curran a Miyazaki Mission School, aspirantato. D. Dumeez sempre benvenuto. D. De Kruyf per conto mio non ho difficoltà (altri avrebbe punti interrogativi): ricevo in questi giorni pratica del suo Governo, disposto a facilitare l’invio.

Il bravo D. Dupont, morto martire ad Hanoi. Pax.

  Per gli altri in Italia, metterei questa premessa, ora più che mai essenziale: “Desiderano efficacemente il ritorno?”. Siamo in momenti difficili di assestamento, vi è lavoro spirituale, ma bisogna adattarsi anche a qualsiasi altro lavoro.

  Lei mi comprende; et speciatim, columnae immobiles in moribus. Non nomino D. C., D. R. – impossibile (mi dicono) pensare al santo D. Tanguy, che sarebbe più che desiderabile.

Per D. Escursell che chiede, non so se i Superiori abbiano ricevuto una mia. Vi fu un forte urto coll’Ambasciata di Spagna. A Tokyo quindi per ora impossibile per Lui – possibile in missione? (Pur Lui come suddito spagnolo dovrà… quid dicam?). Sac. Floran, Zanarini benvenuti. Coad. Guaschino, Ragogna (se si sentono e desiderano) sono benvenuti. Sac. Bechis: è forte in salute? Optime. D. Lucioni penso non desideri, né sia il caso il ritorno. Coad. Merlino ritornò in Italia pro bono animae. Come sta? Mi pare non ci siano altri.

Al momento attuale specialmente nervi saldi (clima snervante), sicurezza in… sacrificio e regola al 100/100. Urge per noi ora aver buoni elementi coadiutori – ci vorrebbe un falegname, uno stampatore (o un capo ufficio) ed altri per la campagna.

Per l’Opera di Tokyo forse si riesce ad avere un 10 ett. di terreno, e allora? Se non ho le forze... Ho da provvedere per i poveri missionari che devono fare di tutto… Poi: vogliono i Superiori il bene del Giappone? Mandino dall’Italia un buon Ispettore (non si preoccupi per la lingua), credano i miei buoni superiori, è ora di cambiare questo povero essere – mi ascoltino, è per il bene generale e particolare.

Se vogliono dei nomi di qui: D. Bovio e più D. Tassinari, D. Romani – ma se viene uno dall’Italia, meglio.

Per me vado dove mi mandano, e faccio quel che mi dicono. Oh, come vorrei dare questo bell’esempio ai miei cari confratelli! Mi ascoltino i Superiori. Oh, non recuso laborem… Ho ripigliato perfino in pieno l’insegnamento ai miei cari filosofi e aspiranti a Miyazaki.

Ed infine, un altro problema importantissimo. Col 30 gennaio prossimo penso aver pronto un gruppetto di novizi, dunque riaprire i battenti. Questione del Maestro: fu finora D. Tassinari (durante la guerra non fu possibile tenerlo aperto). Egli ora ha tra mano l’importante organizzazione dell’Ospizio di Tokyo, e non so se pel gennaio sia tutto completato in modo che la sua sostituzione non riesca di nocumento, proprio sugli inizi dell’Opera.

Egli non ha difficoltà a ripigliare – ne guadagnerebbe in salute, ma… (In caso desidererei il parere dei Superiori) proporre la nomina a maestro di D. Dalkmann (attuale direttore della scuola – e fa molto bene), uomo tutto d’un pezzo, la regola in persona, ha 34 anni. Naturalmente debbo trovare il sostituto.

Non abbiamo notizie dei nostri di Dairen. Se tornano (può essere che abbiano trovato lavoro in Manciuria… e allora…). D. Liviabella e D. Martelli servirebbero assai bene per la scuola professionale. Il coad. Maccario è bene ritorni in Italia.

Vi è pure da regolarizzare tutte le altre nomine che, cominciando dal sottoscritto, siamo tutti scaduti, e D. Cimatti è anche scadentissimo. Ma… Deus scit.

Non abbiamo notizie ancora di tre conf. giapp. soldati.

Quante altre cose vi sarebbero, ma non è possibile in breve.

Mi consola il pensiero che D. Margiaria alla sua venuta dirà tante altre cose – ma de intimis rebus non so come fare… Creda, caro Sig. D. Berruti, in Giappone ci vogliono come missionari i tipi descritti da S. Francesco Saverio, e dai suoi primi confratelli (Valignano, ecc.): proprio quelli, alla lettera, e che eseguiscano alla lettera i ricordi di D. Bosco ai missionari, e lavorino col suo spirito.

E ci sia alla testa un uomo energico, come erano quelli là… specialmente ora che si tratta della ricostruzione spirituale.

D. Margiaria parlerà di Osaka: osso duro, penso che non siamo troppo nelle grazie del Vescovo. La sua questua bisogna che ora aiuti e la Scuola e la Mission School.

Ultimo problema più che delicatissimo. La Missione è concredita alla nostra Società. Come è pensato a Roma il passaggio della gerarchia ecclesiastica al clero indigeno? È che dobbiamo lavorare come se la Missione (come è in altri paesi) sarà per essere affidata (sia pure con personale salesiano giapponese) alla nostra Congregazione? Oppure sarà affidata al Clero indigeno, e noi ci ritireremo a lavorare nelle nostre opere? Sono pensieri nettamente diversi e direttive di lavoro assai diverse, e che bisognerebbe concretare. A mio povero modo di vedere, a guidare nella via dell’apostolato missionari-religiosi, ci vogliono dei religiosi; se no, facilmente si cade nella questione Mons. Gastaldi-Don Bosco, peggio poi quando dovessero convivere un religioso con un prete secolare indigeno. Quid?

Un abbraccio al nostro Ven.mo Rettor Maggiore – e magari uno al Sig. D. Giraudi (non gli guardi nel piatto!) – un pugno a D. Ziggiotti e ossequi agli altri.

Preghi e faccia pregare per noi.

Suo

D. V. Cimatti, sales.



P.S. Invio dei nuovi. Uso spedizione? Mi pare che l’esperienza suggerisca “non elementi giovani per noviziato e studentato filosofico”. Nazionalità? Benvisi ai vincitori, per noi specie all’America. Non è difficile il ritorno di chi già vi fu, se non ha macchie politiche (ed il Salesiano non deve averne).



1 Don Cimatti che finora aveva la sede in parocchia, da questo giorno si spostò alla scuola di cui era Preside.