Torino, 29 giugno 1929


Torino, 29 giugno 1929

471 /Ricaldone Pietro / 1929-6-29 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Amatis.mo Sig. Don Ricaldone,


Più tento di avvicinare i Superiori per pregarli di pigliare a cuore e concretizzare e definire le cose per la Missione del Giappone, più sorgono impedimenti, segno certo che il Signore non ritiene indispensabile la mia insistenza. Ad ogni modo, siccome credo mio dovere darmi attorno in tutte le forme per il bene della missione, mi faccio lecito ricordarLe che:


1.  In base all’invito dei Superiori si è lavorato per la casa di formazione e per le suore. Queste ultime desiderano (come Lei disse) una casa d’affitto e si è adocchiata. Per la casa di formazione c’è già il terreno (oltre un ettaro) e le diedi il progetto, suscettibile di tutte le modificazioni secondo il beneplacito dei Superiori.

        1. Secondo noi è necessaria la presenza delle suore, oltre che per il bene reale che possono fare, per togliere i confratelli da un lavoro diretto con le ragazze, che Lei stesso vide ed è per noi pericoloso.

        2. È necessaria la casa di formazione per lo sviluppo della missione e della Società nostra (sarà – fra l’altro e ne sono sicuro – focolare di vocazioni). Il momento in cui Lei dovrà fare la scelta degli elementi – non dimentichi il Giappone, le sue necessità, le sue difficoltà – ma non ci lasci a mani vuote.


La Provvidenza non ci abbandonerà – per la costruzione della casa bastano due o tre mesi – ed in ogni caso in principio ci aggiusteremo, ma occorre incominciare.

        1. I Superiori mi hanno inviato alla Crocetta – ma dovendo predicare agli altri non mi è possibile fare gli esercizi – quindi se Lei pure, per ipotesi non fa questa muta (a Valsalice) e se ritiene utile un abboccamento, qualche ora libera (possibilmente non domenica) potrei averla.

Ma sono sicurissimo che a quest’ora già tutto sarà a posto e provveduto.

Amatis.mo Sig. Don Ricaldone, perdoni la libertà, preghi che mi salvi l’anima; e mi aiuti a lavorare, me ne dia, se no sono perso.

L’abbraccia nel Signore il suo

Dev.mo

1 Don V. Cimatti

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