1181 ricaldone


1181 ricaldone

1181 / Ricaldone Pietro BS / 1933-11-30 /


1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani1

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Miyazaki, 30 novembre 1933

Rev.mo ed amat.mo Padre,

Penso che questa volta le darò la notizia più gradita al suo cuore, la costituzione definitiva cioè del nostro PICCOLO SEMINARIO INDIGENO in sede apposita e fornito dei mezzi di studio, necessari alla formazione del clero.

Mi permetta un ricordo lontano e un po’ di storia delle vicende che ci hanno condotto alla realizzazione dell’ardente desiderio del nostro cuore.


Spes messis in semine


Lei ricorda, amato Padre, che il primo drappello dei salesiani giunse in Giappone l’8 Febbraio 1926. Per una settimana, ospiti del Vescovo di Nagasaki, avemmo agio di vedere il colossale lavoro di apostolato fatto dagli zelanti missionari delle Missioni Estere di Parigi in quella terra di martiri, fra cui il magnifico seminario, su cui vedemmo scritto il bel motto “la speranza del raccolto è nel seme”. Ricordo che mi rivolsi a chi mi stava vicino e dissi: “Quando sarà che anche noi potremo scrivere queste parole nella storia della nostra Missione?”. Per la grazia del Signore e con l’aiuto dei generosi benefattori dell’opera di S. Pietro per il clero indigeno, il piccolo seme buttato nel terreno all’inizio del nostro modesto lavoro di apostolato, a tutt’oggi prosperò, crebbe, materialmente in un bell’edificio, e spiritualmente a tutt’oggi in una trentina di buone vocazioni su cui fondiamo la speranza del futuro lavoro.


2 L’edificio

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L’edificio tutto in legno occupa un’estensione di circa 1500 mq e comprende il corpo centrale a due piani con le scuole, studio, biblioteca, museo al Primo piano e le camerate dei giovani e quelle particolari al secondo. Le aule scolastiche rivolte al sud, secondo le prescrizioni delle leggi edilizie scolastiche dell’Impero, sfociano verso Nord in un magnifico corridoio comodo che attraversa tutto l’edificio ed è prospiciente sullo spazioso cortile interno, mentre dalla parte di mezzodì il cortile d’entrata verrà trasformandosi, secondo il gusto giapponese in un bel giardino. Completano la costruzione due corpi laterali di fabbrica; quello a sinistra che comprende la chiesetta e la sala per riunioni, feste e teatro – quello a destra prospiciente la campagna, comprende i refettori, la cucina, dispensa e bagni (indispensabili alla vita giapponese). Un po’ più lontano una piccola costruzione rustica darà modo di coltivare un po’ di terreno ed allevare animali da cortile; il che permetterà notevoli risparmi per il mantenimento dei seminaristi.

Il Seminario è situato tra il verde dei boschi in una zona della città detta dal popolo “Haru no yama” (monte della primavera) o più propriamente “Yoshimura” (villaggio felice). Il simbolismo dei nomi, tanto caro allo spirito giapponese, non potrebbe essere più appropriato, ed è così, tanto dal punto di vista materiale che spirituale: lo constatano i nostri cari giovani ed i numerosi visitatori, ed è l’augurio che formulano i missionari.


3 Gli allievi

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Sono di varia provenienza. Alcuni sono il frutto del lavoro dei missionari nelle singole residenze, i primi frutti dei nostri oratori. Ma siccome da poco più di un migliaio di cristiani non è possibile trar fuori numerose vocazioni, era naturale che Maria A. e Don Bosco lavorassero, ed hanno lavorato davvero, non solo nello scegliersi vari dalla nostra missione, ma anche nel chiamare a sé un po’ da ogni parte del Giappone. Penso che alle nostre preghiere e a quelle di numerosi nostri amici, Don Bosco in Paradiso si sia presentato a Maria SS.ma ed abbia detto anche per noi il famoso: “Su! Incominciamo!”. Non è spiegabile in altra maniera. Ed ecco venire a noi numerosi giovani provenienti da Nagasaki, fonte prima delle vocazioni per tutto il Giappone – sono i discendenti degli antichi cristiani – e da altre province. Hanno letto la vita di Don Bosco, di Savio Domenico, hanno sentito parlare dei Salesiani, di questi religiosi che vogliono bene ai giovani, che cantano, che giocano… e sono venuti e vengono. Oh, Don Bosco ce li custodisca e ce li formi!


Inizi poco confortanti


Le prime reclute di cinque anni fa ci lasciarono davvero perplessi. Si incominciò con due. Uno è volato in Paradiso – l’altro fu dovuto rimandare per malattia. Ne venne un terzo, ed anche questo fu chiamato dal Signore in Cielo.

Finalmente si iniziò modestamente a Nakatsu con sei, a poco a poco in quattro anni i sei sono diventati trenta. Proprio vero il “qui seminat in lacrymis…” e ciò che dà bene a sperare è la relativa stabilità di queste vocazioni, buon numero delle quali sono date da vocazioni tardive. Così anche per il Giappone l’istituzione dei Figli di Maria si può dire non solo possibile ma efficace.


La vita dei nostri allievi


È quella delle case salesiane, con quel di più necessario a preparare il futuro missionario sacerdote, tanto per lo studio che per la pietà, e con quel contorno di amminicoli e complementi che valgono a renderla varia, gradita e lieta. Speriamo non lontano il giorno del riconoscimento legale della scuola, di cui sono in corso le pratiche. Lei lo sa, Propaganda Fide vuole che dai seminaristi escano non solo sacerdoti per la cura di anime, in ordinaria amministrazione, ma dei veri e ben formati missionari infra paganos, come si domandano e si attendono specialmente in Estremo Oriente. E mi risuonano all’orecchio le parole del Papa Innocenzo XI che scriveva ad un Vescovo missionario: “Saremo più felici di sapere che avete ordinato un prete indigeno, che se avete convertito 50.000 infedeli”. Ecco, perché i suoi figli hanno voluto consacrarsi fin dagli inizi: del loro lavoro missionario a quest’opera voluta dalla Chiesa, per fondare la Chiesa fra gli indigeni.

Si è voluto poi che il Seminario fosse intitolato ai “Martiri Giapponesi” affinché i nostri seminaristi si ispirassero agli esempi di fede e di coraggio dei loro antenati nella fede. Il bell’altare maggiore riproduce in basso la Chiesa dei Martiri di Nagasaki, da un lato; il monte Fuji, gloria dei monti del Giappone dall’altro; e nell’alto il Crocifisso circondato da ghirlanda di fiori di ciliegio, simbolo del cuore giapponese.

Oh, si elevino queste care anime per le vie del sacrificio fino al monte santo, ove è Gesù – e come canta la poesia giapponese: “Si aprano profumate come fiori, ai raggi del sole… Gesù”.

Siamo agli inizi e la via è ancora lunga. La casa ha bisogno ancora di tante cose.

Ma sono sicuro che le preghiere e gli aiuti dei buoni e quelle dei nostri amati superiori, confratelli, allievi e cooperatori concorreranno a completare tutto.

Ci benedica tutti e specialmente il

Suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.





1 Manoscritto, pubblicato in Bollettino Salesiano, Febbraio 1934.