1159 ricaldone


1159 ricaldone

1159 / Ricaldone Pietro / 1933-9-23 /


1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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Takanabe, 23 settembre 1933

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Secondo le intese precedenti ho dato al nostro Don Cavoli il permesso di rimpatriare temporaneamente per il motivo di salute. Parte sul Conte Rosso il 10 ottobre, con arrivo a Venezia il 3 Nov. e che viene a Torino subito. Ho preso l’occasione per affidargli il ch. Baratto che affido ai Superiori affinché vedano di guarire materialmente e più spiritualmente questo caro confratello. Invio i suoi documenti e relazione particolareggiata al Sig. Don Berruti.

Quanto al buon Don Cavoli, che da 7 anni ha sulle spalle il peso più grave della missione, la cristianità di Miyazaki, soffre specialmente di cuore – che eccita sempre più il suo forte nervosismo, rendendo in qualche momento a sé e agli altri difficile la carità. Carattere forte, zelante assai ha messo a posto molte cose, ed iniziato opere che se riusciremo a rassodare produrranno incalcolabile bene.

Il mal di cuore gli produce insonnie, soprassalti notturni – non si sente di dormire in luogo dove sa di essere solo; gli produce insomma quella vita agitata che si riflette poi su tutto il resto.

Lei sa che siamo nelle necessità, e allora la sua venuta potrebbe servire a un po’ di propaganda generale per la missione, e siccome mi sta a cuore assai l’avvenire dell’opera di carità (ospizio, orfanotrofio) che si è iniziato, per metterla su basi salde, il buon Don Antonio che più di ogni altro si sente tagliato per questo – e mi pare ci riesca bene – potrebbe trovare aderenze, ecc. per riuscire allo scopo. Porta con sé materiale allo scopo. Se i Superiori potranno aiutarci, Deo gratias! Se non potranno aiutarci, Deo gratias! E come il Signore ha provveduto finora, provvederà anche in seguito.

Questi i nostri poveri pensieri, che spero saranno consonati armonicamente con quelli dei Superiori.

Ho scelto tale occasione per affidare il ch. Baratto e così sono più tranquillo. Come risulta dalle mie lettere-rendiconti, ecc. il chierico in questione è ammalato né so farlo risorgere. Ammalato di corpo: stitico, nevrastenico. Ammalato di spirito: ebbe a soffrire una crisi spirituale fortissima sulla vocazione. Ora è in calma; e se anche questa non è malattia (è diventato troppo spirituale), Deo gratias.

Da giovane a casa; figlio di Maria a Verona, in noviziato, in quattro anni qui (per i disturbi di corpo e di testa) è stato in pratica fuori regola. Disordinata testa, specie negli studi, in cui vorrebbe sprofondarsi, non sa come gli si dice – tenace nelle sue idee – bisogna ripetergli 100 volte le cose e ricominciare da capo. Tutto questo non è che egli lo voglia, ma la malattia lo porta a quello. Di pietà – di ingegno discreto – non ha dato che il dispiacere di non sapere noi come fare ad alleviarne le pene, pur avendo fatto quello che si poteva per farlo.

Ma, amato Sig. Don Ricaldone, è la testa che non è a posto – qualche vite certo non ha il bullone che tenga bene. In questa circostanza che fare? Furono tentate tutte, buone, aspre – ha già una certa età – non mi sentivo di dargli il passo per i voti perpetui, tanto meno per la teologia, qui non conclude.

Pensai dunque con il Consiglio di affidarlo ai Superiori – presso la carità loro; presso Maria A. e D. Bosco; studi la sua vocazione e rinfranchi la salute. Non vedo altra via. Né penso all’utilità e possibilità di ritorno almeno immediato: si sarebbe certo da capo.

Ad ogni modo i Superiori vedranno il da farsi per il bene di quest’anima che forse si è ancora in tempo a salvare. Per me l’unico movente è questo e solo questo – soffro assai assai assai: ad ogni modo se ho sbagliato, me ne assumo tutte le conseguenze. Prego prego prego.

Raccomando alla sua carità questi nostri confratelli.

Don Antonio senza inconvenienti per il lavoro qui in posto (ci aggiusteremo alla meglio anche nella speranza dei rinforzi) potrebbe (sempre se così pare ai Superiori) rimanere fino alla prossima partenza del 1934, così potrebbe accompagnare il personale che fin d’ora domando ai Superiori.

Unisco copia che mi invia Mons. Arciv. di Tokyo sulla nostra questione: potrà servire a illuminare sempre meglio le proposte che sono presso i Superiori. Avrei bisogno per ordinare meno male lo scarso personale che ho, di sapere le decisioni dei Superiori su Tokyo, Osaka e su quale personale effettivo possiamo contare.

Preghi, amato Padre, per questo povero prete… Oh, vedesse quanta miseria in tutti i sensi. L’abbraccia il

Suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.