Cimatti|Caviglia Alberto / 1926-3-5

144 / Caviglia Alberto / 1926-3-5 /


a Don Alberto Caviglia, salesiano e studioso di Don Bosco



[Miyazaki], 5 marzo 1926


Caris.mo don Caviglia,


In una cassetta che invio a don Tonelli (spero arriverà) metto anche i pronomi1 per Lei. È autentico perché colto dalle mie mani (ho avuto cura di lavarmele bene). Spero servirà: se no dica pure che il Giappone non ha tè buono.

Per me è detestabile, perché lo offrono senza zucchero. Ho ricominciato a gustarlo da Lo-Pa-hon in una cena che ci ha offerto alla cinese, e dopo le 12 portate (un boccone per una) ci fu il tè. Non potevo rifiutarlo. Mi fanno suonare e, in segno di ammirazione, mi obbligano, nonostante le mie proteste, a trangugiarne una seconda porzione. A Miyazaki (città calma, pulita) vado a far visita al Prefetto. Nell’attesa in anticamera arriva il tè. Speravo fosse finita. Sissignori, il Prefetto ne fa offrire una seconda volta. Per abituarmi, alle 16, lo piglio senza zucchero, con molte boccacce, ma deve andar giù.

Caro don Caviglia, lo dica pure a don Pagella, a don Sisto che non avrei mai creduto a quello che leggeva sui libri alla timidezza di politesse nel discorrere, nel tratto, nelle visite in famiglia, di questi piccoli uomini. È una faccenda seria. Il frasario… non lo scrivo perché in Italia suona male, ma nelle visite è il seguente (storico, nella prima visita fatta al dottore): sull’uscio bisogna togliersi le scarpe (infelice chi come me le ha coi legaccioli!); all’entrata, la serva con un bell’inchino vi presenta le pianelle ed entrate. Ho fatto visitare l’ammalato che conducevo, e fu colmo di cortesia, il dottore volle introdurmi nel suo appartamento a presentarmi la signora. Mentre egli va alla ricerca della medesima, sulla soglia della sala bisogna togliersi le pianelle ed entrare (attenti alle calze pulite!) senza niente. La serva coi soliti inchini mette un cuscinetto quadrato di un 50 cm e attendete. Entra il Dottore, bisogna inginocchiarsi e, mettendo le mani a terra, poggiando sulle dita si fanno tre inchini e incomincia il frasario:


- Buon giorno, dice lui, inchinando.

- Buon giorno — risponde l’ospite, inchinando.

- Bel tempo (o brutto tempo), dice lui — inchinando.

- Bellissimo tempo (oppure, peccato!), risponde il visitatore, inchinando.

- Come va? dice lui, inchinando.

- Peuh, peuh! oppure, benissimo, risponde il sottoscritto, inchinando.

- Favorisca sedere, dice lui. E allora il visitatore (bellamente) si siede sul quadretto di 50 cm; e la posizione ufficiale è inginocchiarsi e accoccolarsi sulle calcagne divaricate, con un mal da forca che non ti so dire. Si parla. Sul più bello entra la signora Metà e… da capo. Oh mondo, mondo!

Finito, l’ospite vi accompagna. Nuovo infilamento di pianelle; all’uscio infilamento di scarpe tra il bonario sorriso del dottore che gode un mondo a vedere le scarpe europee e il da fare per aggiustarle e metterle in ordine.


Basta, basta. Al ritorno ce ne diremo delle cose! Il Giappone è bello in tutti i sensi. Fisicamente in questa stagione è meraviglioso colle sue camelie, prugni, albicocchi e ciliegie fioriti. Vedremo in seguito. Clima: piemontese, finora. Pulizia (sui generis), ordine in tutto. Non sfugge nulla a questi esseri, interviste, dettagli… Bene. I fanciulli vengono. Spero a S. Giuseppe e a Pasqua di farli cantare e, mi pare, finora con voci buonine. Sono matti dei giochi, della musica, del teatro. Tutto il mondo fanciullesco è uguale.

Vedremo! Certo che finora la Provvidenza va ordinando le cose in modo che si possono concepire le più belle speranze.

Ora bisogna vincere le difficoltà della lingua… speriamo.

Preghi e faccia pregare. Più tardi Le scriverò per un lavoruccio.

Saluti a tutti… e niente freddure.

Un abbraccio con tutta l’anima.

Devotissimo

don Vincenzo Cimatti


1 Allusione scherzosa ai pacchi di ”.