Cimatti|Rinaldi Filippo / 1931-10-10

816 /Rinaldi Filippo / 1931-10-10


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Takanabe, 10 ottobre 1931

Padre amatissimo,

Sono ritornato felicemente dalla povera Cina ed ho trovato tutti i confratelli, mi pare, dai rendiconti avuti, in buone condizioni spirituali.

Continua il buon frutto degli esercizi spirituali ed in molti si è rafforzata la buona volontà.

Anche alcuni chierici che lasciavano un po’ a desiderare, specie nella mortificazione della lingua, si sono messi per la buona via e spero… Non mancano croci per tener in gamba me e questi cari confratelli.

Anche per Don Cimatti bene (non pienamente in salute… non so… ma non sono quello di prima… oh, se il Signore accettasse la mia povera offerta… quanto bene per tutti e spirituale e materiale!… e Lei conosce il perché). Ho sempre da lottare con lo “stimulus carnis…” mai così forte come quando ero fuori del mio ambiente… Rinnovo più fortemente i miei propositi per star saldo, e per questo mese non ho nulla di speciale per il rendiconto.

Un passo, sia pur piccolo, mi pare di aver fatto, dagli ultimi esercizi, non fosse altro nel mantenere fede ai propositi fatti. Mi aiuti colla sua carità di consiglio e specialmente di preghiera. Grazie, poi, buon Padre, della carità usatami nel voler rispondere come sempre ha fatto, alle mie povere lettere (come a quella del buon Don Piacenza… quello che uomo!…) che Le causarono non minori dispiaceri. Che vuole? Mi sento tanto bambino… e lo dico di cuore davanti a Dio… vorrei essere guidato dai Superiori… e quando mi sento solo mi butto nelle mani di Dio.

Poi la realtà delle cose in relazione alla nostra povertà, fa sì che i confratelli che sono alla testa reclamino, e purtroppo alle volte ho detto con loro il mio modo di pensare che alle volte toccava anche i Superiori. Questo non va ed ho promesso al Signore di non fare più apprezzamenti in sede di Consiglio e privatim a tu per tu al riguardo… tanto non è col parlarne che migliora la situazione… e sono sicuro che anche per questo sforzo il Signore mi benedirà e benedirà la Missione.

Gli apprezzamenti (come le ho scritto) furono che quest’anno i Superiori, nonostante le insistenze non ci avevano sussidiato (ora lo hanno fatto con vera carità e generosità) e che eccetto il Rettor Maggiore non scrivevano.

È vero, ma sono convinto che è meglio non parlarne, ma in segreto offrire a Dio anche questo sacrificio e lo farò.

Non so però se non riuscirò a non parlarne a Lei o ai Superiori interessati.

Grazie delle preghiere onomastiche. Il mio veramente è il Ferreri, che Lei ben conosce, e che vorrei sapere imitare nell’obbedienza e nella forza dell’apostolato.


1.- Per Tokyo ho ricevuto la risposta dei Superiori. Per desiderio dell’Arcivescovo e del mio consiglio controrispondo indicando alcune proposte di S.E. Per me, sentite le osservazioni dei Superiori, dico con loro: “Dio Padrone di tutti dirà ciò che vuole e provvederà. Quindi attendo che rispondere. (Ho inviato la pratica al Sig. Don Gusmano).

2.- Grazie per la carità dei Superiori per venire in aiuto materiale e di personale. Comprendo tutto. Il Signore rimeriterà tutto tutto tutto. Grazie di quanto recentemente e con vero generoso sacrificio i Superiori hanno fatto per questa povera missione (sia pure intuitu Societatis – ma anche in missione siamo suoi figli). Don Piacenza mi ha fatto leggere la sua paterna lettera. Che dire? Mea culpa.

3.- I Superiori da tempo conoscevano i dati della nostra situazione.

4.- Ho dato nota di quanto la carità di Don Torquinst ci ha dato e del come, secondo i suoi desideri – che Don Cimatti ha sempre capito fosse permesso esplicito dei Superiori – fu eseguito, e nella parte non eseguita ha indicato ai Superiori e a Don Torquinst le ragioni per cui dovette far diverso (e ne ebbe approvazione da Don T.).

5.- L’aiuto chiesto era aiuto promesso da tempo dai superiori e avendoci contato su, e non arrivando, si è picchiato e fu aperto. Quanto si chiedeva, non era per contribuzione di opere di cui fosse pratica in corso presso il Capitolo (che non ce n’è alcuna), ma come elemosina che i suoi figli più poveri (non ho rossore di dirlo) domandavano insistentemente al Padre.

6.- E dietro l’esempio dei Superiori (pur tenendo fede agli impegni, se il Signore mi dà i mezzi) uso per il bene e quanto mi viene dalla carità della Chiesa e dalla Congregazione, né finora ho trovato la possibilità di fare depositi in banche o investire capitali in terreni ed edifici, il che sarebbe pure necessario per l’avvenire della Missione. Ma finora sono al verde.


Mi pento pure di averle recato dispiacere con la mia andata in Cina. Ho sofferto, ma mi ha fatto del bene in tutti i sensi. Già le ho scritto le mie impressioni. Mi pare che la mia assenza abbia servito anche ai nostri confratelli – che nessuno abbia sofferto… Che vuole? Gli inciampi si vedono volentieri lontano… e Don Cimatti è tale.

Per il noviziato terrò presente; ma ci vuole personale adatto. La divisione dei poteri sarà quando assolutamente Don Cimatti la vuole?

Ma allora non sarà mai (se per ipotesi dovessi essere sempre nelle condizioni attuali), perché Don Cimatti vuole nulla, né sente il bisogno perché urti fra Don Cimatti visitatore e Don Cimatti superiore ecclesiastico mi pare non vengono o almeno non li vedo. Specialmente nel campo amministrativo (facile perché sono pieno di debiti e non ho di che pagarli) faccio l’insalata colla carità della Chiesa e quella salesiana.

Poi assolutamente non accetterò dignità gallonate ecclesiastiche e non credo di venire meno con questo né al voto né alla virtù dell’obbedienza. Me ne sto tranquillo però perché non verrà in testa a nessuno il mio nome per la supina insufficienza mia, e mi pare di averne date prove palesi. Fiat voluntas Dei.

Non mi piace poi la sua risposta alle povere mie lamentele sulle non risposte alle lettere dei Superiori (sempre escluso Lei, quindi il regis ad exemplum non va)… Vada anche questo per l’anima mia.

Ed ora buon papà, sì sì farò quello che posso… Lei mi ricorda l’apostolato di Pietro, di Giovanni e di Paolo… Ma per me quando vedo lo zelo dei confratelli e le benedizioni che il Signore loro concede per far del bene alle anime, oh, santamente li invidio, vedendo la mia nullità ed incapacità. Prego e lavoro nel silenzio almeno per trovare mezzi per andare avanti. Il Signore ci fa provare le delizie della povertà, e prego il Signore (come S. Francesco d’Assisi) che per me e per i miei ci ottenga di essere contrassegnati di tanto suggello.

Mi perdoni tutte le mie miserie, mi benedica e mi creda per tutti:

Dev.mo figlio

Don Vincenzo Cimatti, sales.