Cimatti|Vallunga Marietta / 1926-11-25

215-2 /Vallunga Marietta / 1926-11-25 /


a Marietta Vallunga, sua seconda cugina



25 novembre 1926

Carissima Marietta,



Questa vi porti tutti i miei poveri auguri di Natale e l’assicurazione di un continuo ricordo.

Sto sempre bene e sempre studiando la difficile lingua, ma sempre allegro perché fiducioso nelle preghiere di voi tutti.

Sono contento che tutti stiate bene e vi prego di fare le mie parti e al buon Tognotti e famiglia e a Minghini e famiglia e a Mariangela e famiglia e ai cugini tutti e all’altra vostra figlia (non mi viene il nome) maritata: vi ricordo e li ricordo tutti ogni giorno.

I raccolti, ricordatelo sempre, dipendono dal vostro lavoro, ma molto più dalla Provvidenza che bisogna ogni giorno pregare con fede – specialmente quando dite il Padre nostro “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Anche qua in Giappone il raccolto è andato assai bene (quello di riso – che è la coltivazione principale): e qui usano fare feste speciali per onorare il loro imperatore che credono un Dio. Egli è il primo a mangiare il riso dell’annata e in quel giorno tutto il Giappone è imbandierato. Poi fanno una seconda festa in cui vanno ad offrire il riso alle loro chiese. Sapete come fanno a pregare questi poveri pagani? Si mettono sull’uscio o meglio davanti al loro tempio. Battono due o tre volte le mani per chiamare i loro dei, che può essere siano a spasso o dormano, e s’inchinano facendo una loro preghiera. In qualche chiesa per chiamare il loro dio suonano una campana che è davanti all’entrata. Scommetto che l’Angiulin starebbe tutto il giorno attaccato alla campana… e suona suona suona!

Per il giorno dei morti ho ricordato le nostre care mamme. Grazie della vostra carità.

Quanto agli innesti, in Giappone sono ancora molto indietro: si può dire che cominciano ora. Quando tornerò porterò dei campioni di queste piante. Hanno magnifiche qualità di pere (ma poco saporite) grosse (non esagero) come i nostri meloni. Hanno poi belle qualità di aranci. Spedirei volentieri dei getti, ma ho già provato con dei fiori e sono arrivati in collegio proprio secchi secchi.

Bravo Giovanni, imparate bene ad innestare. Si fa del buon lavoro anche con quello. Ma quel che è più, sempre allegro, in buona salute e buono con babbo, mamma e con tutti. Che dire poi ad Angiolino? Quando verrò gli porterò i dolci giapponesi. Lo dico piano senza che nessuno senta (se no mi ammazzano)… sono vere porcherie, in confronto ai nostri. E il brutto è che quando siete con loro bisogna dire che al mondo non c’è nulla di meglio. Il più gradito per loro è il mocì: pigliate del riso, cuocetelo a vapore, pestate in un mortaio per 4 ore – viene fuori una colla… bianca di cui non vi dico il sapore…. ebbene quando mangiano quello, è come noi quando mangiamo le lasagne… asciutte. e l’insalata di crisantemi? È mica cattiva. Pigliate il fiore (più è grosso è meglio): date una scottatina nell’acqua. Togliete il gambo e lasciate solo la parte floreale e condite… è una delizia. Mi pare di vedere Masino a fare le boccacce e l’altra vostra figliuola (i nomi sono mia disperazione!) che dice “Buoni i crisantemi”, intanto sputa via tutto.

Ben bè! Divertitevi. Non ho bisogno di niente: quando verrò farò provvista di tutto. È troppo difficile per voi la spedizione e poi non si sa come arriverebbe (pensate che sono 20.000 kilometri di viaggio).

Ed ora questo leggetelo solo voi e Masino. Metto dentro un biglietto per i due sposi (da consegnarsi dal babbo agli sposi) e il biglietto che desiderate. Il Parroco vedrà se è utile leggerlo o no – se no lo leggerete voi a pranzo. Spero arriverà per tempo dal collegio un regaluccio per loro. Voi fate le mie parti agli sposi.

Ed ora auguri a tutti tutti tutti dal più grande Masino al più piccolo angiolino.

Vi benedico tutti e mi dico abbracciandovi tutti

Vostro affezionatissimo

don Vincenzo