Cimatti|Rinaldi Filippo/ 1931-2-28

710 /Rinaldi Filippo BS / 1931-2-28 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 28 febbraio 1931


L’11 febbraio in Giappone1


Amatissimo Padre,

Il riassunto mensile delle nostre notizie è caratterizzato da una continua attività ascensionale di bene.

Sono ormai ultimati i lavori di ampliamento per ricevere nel prossimo mese a Nakatsu le nuove vocazioni indigene che il Signore ci vuole regalare.

A Oita fervono i lavori di preparazione pel nostro primo piccolo laboratorio tipografico. A Miyazaki si sono iniziati i lavori per la costruzione dell’asilo. A Takanabe apertura di un oratorio quotidiano, fra giorni apertura di un altro a Uwae. Giorni fa a Beppu, dove si e già potuto fissare il posto per la stabile sede della missione, ci fu un’adunanza di bonzi, e l’ordine del giorno per: La missione cattolica cerca di lavorare… Pensi che Beppu è fra le città del Giappone una delle più visitate da forestieri e giapponesi, è città balnearia di prim’ordine, e sopra di essa domina patrocinatore, con la sua più grande statua, Buddha…

Oh, sì! Non solo cercheremo di lavorare, ma lavoreremo effettivamente, attivamente e coll’aiuto del buon Dio e di quanti ci somministreranno i mezzi del lavoro, certo si riuscirà a concludere qualche cosa di bene.


Date gioconde e date celebri


L’11 febbraio, così giocondo e caro al cuore degli italiani, non lo è di meno per i nostri cari giapponesi, che festeggiano in quel giorno l’intronizzazione del loro primo imperatore Jimmu (11 Feb. 660 a. C. secondo la cronologia giapponese), data adottata per il principio dell’era giapponese.

I giapponesi che trovano già tanti lati di somiglianza fra la loro nazione e l’Italia, furono ben contenti di constatare anche in questa coincidenza di data dalla loro festa con quelle così celebri per la nostra patria.

Fa così bene al cuore, lontani come siamo, dal “dolce natio loco”, trovare corrispondenza in cuori che, festeggiando avvenimenti della patria loro, non rimangono insensibili alla gioia di chi pensa alla propria patria lontana.


Tra le cose morte


Facemmo in quel giorno coi nostri chierici studenti una visita di istruzione alle antiche tombe (Kofun o tsuka) che numerose si trovano nella zona da noi abitata. Nei dintorni di Takanabe quelle note ed esplorate salgono a oltre 600. Sono cavità formate da grosse pietre, che determinano la cella mortuaria di forma e ampiezza varia secondo le condizioni sociali del defunto. Così se ne vedono delle rotonde, quadre, rettangolari, ovali con lungo corridoio d’entrata, a bozzolo, ecc. Sopra vi si trova accumulata la terra in modo da formare una collina o piramide più o meno ampia, riconoscibili in lontananza perché generalmente staccate ed isolate dal sistema collinare locale.

Sopra vi cresce vegetazione spontanea, erbe ed alberi, che danno alle tombe l’aspetto di enormi cespugli, sparsi qua e là nei terreni pianeggianti, magnifico rilievo alla verde cornice delle alture che si profilano dietro.

La cavità era occupata dal corpo del morto, cui facevano corona numerosi oggetti appartenenti al defunto (armi, ornamenti, anche preziosi, utensili di casa, cibaria, ecc.) ed anche nella stessa cavità o nelle vicinanze i corpi di coloro che alla morte degli imperatori o di grandi personaggi si suicidavano. Tale costumanza durò fino all’undecimo imperatore del Giappone, Suinin (29 a. C. - 70 d. C.) che finalmente decretò di sostituire delle statuette di terra (haniwa) alle vittime umane. Di questi giorni fu aperta nei dintorni di Takanabe una di queste tombe e le fotografie del nostro Don Marega illustrano parte degli oggetti contenuti.

È celebre in questi luoghi la gran tomba che ricorda Ninigi-no-mikoto. Secondo le antiche leggende questo dio avrebbe ricevuto dalla dea del Sole Amaterasu l’investitura del regno del Giappone con le insegne del potere imperiale (la spada, lo specchio e la gemma), i tre tesori sacri trasmessi di generazione in generazione fino ai nostri giorni.

Discese dal cielo sulla montagna Takachiho nella provincia di Miyazaki. Il primo imperatore del Giappone di cui ricorreva la festa anniversaria, era un nipote di questi di cui visitavamo la tomba.

Nascosta tra gli alberi intersecati da splendidi viali, si erge maestosa la collina in cui si dice vi sia la tomba del dio. Peccato che non sia stata ancora esplorata. Un viale esterno circolare determina chiaramente la periferia della parte interna della tomba, a contorno circolare con lungo corridoio d’accesso. Separato da un gran vallo, vi è a fianco la tomba dell’imperatrice che, a differenza delle altre tombe, è a contorno interno a bozzolo. Un prete shintoista gentilmente ci fa da cicerone e ci guida ad un’altra famosa tomba detta caverna dei demoni, perché per la grossezza delle pietre con cui è fatta, il popolo crede che sia stata costruita in una notte dai diavoli.

Uno stormo di corvi viene roteando in enormi spire compatto sulle tombe e passa come un rombo sulle nostre teste. “I corvi che roteano in massa su un luogo, segnale di morte vicina”, commenta la nostra guida gentile.

Eravamo in mezzo a tombe… non c’era bisogno di richiamarci certo il pensiero. Sulla caverna dei demoni veda, amato Padre, le fiorenti speranze dell’avvenire della missione nostra che desiderano davvero dominare il demonio.

Don Vincenzo Cimatti


1Alla lettera dal Bollettino sales. Luglio 1931. Manca il manoscritto originale.