Cimatti|Rinaldi Filippo / 1931-11-26

848 /Rinaldi Filippo / 1931-11-26 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani1



Takanabe, 26 novembre 1931

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Rinaldi,

La presente per ringraziarla nuovamente di quanto i buoni Superiori hanno fatto per questa povera missione nell’inviarci il prezioso rinforzo. Conscio di quanto fanno i Superiori, non posso che pregare e supplicare il Signore perché sempre ci vengano in aiuto. Il Signore e con le malattie e colle prove di ogni genere che si conoscono e con quelle ben più dolorose che non si conoscono fa sentire ai Superiori il peso della croce. Potessi fare qualche cosa per alleviarle…

Ma purtroppo Don Cimatti che è anche per loro croce, e non piccola, non può che promettere che farà il possibile per consolare, unitamente ai confratelli, il cuore dei superiori, con un rinnovato spirito salesiano, coll’osservanza della regola, con una religiosità più santa in tutto.

Ecco il povero augurio di Don Cimatti e dei suoi in occasione delle sante feste natalizie e capodanno. Lo accetti, lo comunichi anche agli altri superiori e compatisca la povertà nostra, i miei gravi difetti, soprattutto, causa dell’attuale situazione e del cuore amareggiato dei Superiori.

Oh, il Signore vede e sa… Bonum mihi quia humiliasti me, Domine Jesu mi dulcissime!

Sono giunti i nuovi. Non li conosco, né ho notizie di loro, ma il primo incontro fa sperar bene. Deo gratias! A bocce ferme riferirò.

Le cose nostre?

1.- Grazie a Dio tutti bene in salute.

2.- Quanto allo spirito, ho missionari un po’ ammalati, debolini (come Lei sa), ma in massima tutti pieni di buona volontà. I Superiori conoscono le mie reiterate relazioni sui singoli (specie Don Lucioni).

3.- Sono in grande ansietà per mettere un po’ a posto il personale. Ho bisogno di rassodare l’aspirantato e piccolo seminario, e aprire due nuove residenze missionarie (Beppu e Tano) cui penserei premettere rispettivamente Don Escursell e Don Lucioni. È necessità per dar lavoro ai chierici, che devono iniziare il tirocinio pratico. Riferirò quanto citius con altra domanda in relazione del personale stesso.

4.- Ma per ora la massima croce è la nostra situazione in materia finanziaria. Siamo proprio al problema del pane e sono sicuro che quando tra poco dovrò domandare ai confratelli sacrifici anche nel vitto, tutti risponderanno con vero spirito di sacrificio, ma quello che brucia più di tutto è la figura che facciamo come missionari e come stranieri. Sanno che siamo poveri, ma il pagano certe cose non le capisce, e quando non si può mantenere la parola…

Lei comprende! Ad ogni modo Deus scit. Mi sembra che quanto potevasi pensare per fronteggiare la situazione, si è fatto, e si fa. Dolorosamente le promesse di chi poteva aiutarci, sia pure senza colpa, sono andate a vuoto.

S. Sede, Propaganda, Capo del Governo, Superiori, amici, allievi e benefattori furono interessati. Vedremo l’esito. Ho fatto varie proposte ai Superiori: è specie in questi momenti che si ha bisogno del consiglio loro. In Giappone i confratelli nell’apostolato nelle forme loro possibili ci sono venuti in aiuto, ma ho ancora da restituire per un centomila lire a loro, e avrebbero davvero bisogno (sono i buoni Padri M. E. P., i francescani del Canada e i Gesuiti spagnoli delle Filippine), ma quid faciendum? I Superiori non possono aiutarmi. Attendo il risultato delle pratiche di propaganda.

Siamo più che mai nelle mani della Provvidenza ed ella ci aiuti. Il Signore vuol purificarci e sia fatta la sua S. volontà in tutto. Lo prego che getti tutto su me, e risparmi il gregge, ché tutto è dovuto alle mie miserie. E anche Lei preghi a questo scopo. Avanti nel Signore.

5.- Quanto a me, sempre bene quanto alla carcassa e al lavoro. Desiderio sempre più intenso di perfezionamento e santità di cui sento tanto bisogno. Mi aiuti colle sue preghiere. Sempre più forti i bisogni del cuore… Ah, caro Signore, che cuore di ricotta mi avete dato. Deo gratias! Nulla di nuovo.

E per oggi basta. Il 3 (S. Francesco Saverio) esercizio della buona morte; 4-5-6 triduo d’apertura per i nuovi a Miyazaki; 7 entrata dei nuovi a Takanabe – 8 (festa della Mamma) saluti d’addio – 9 partenza dei chierici per le case – 10 inizio del nuovo anno.2

Quando può aiutarci anche materialmente con poco lo faccia. Non so se siamo gli unici in Congregazione, ma qui è questione di pane, ed il telegramma “pane” che inviai, era l’indice vero della nostra situazione.

Mi benedica e compatisca. Ho scritto al Sig. Don Ricaldone per norma sulle attuali relazioni un po’ tese colla R. Ambasciata. Spiegherà.

Va tutto a nostro onore. Come vede però batoste anche da questa parte…

Nuovamente auguri di Ss. Feste a Lei, ai singoli superiori (al Sig. Don Fascie scriverò a giorni inviando il resoconto esami dei chierici) ed amici. Si interessi con forti preghiere per noi. Mi butto nelle sue braccia e mi benedica.

Tutto suo aff.mo

Don Vincenzo Cimatti, sales.


1 Probabilmente questa lettera non fu letta da Don Rinaldi, morto il 5 dicembre.

2 Il primo gruppo di chierici, finiti i due anni di studio della filosofia, incominciarono il cosidetto tirocinio pratico. Non essendoci allora scuole, furono distribuiti nelle varie risidenze missionarie, e Don Cimatti, come si vedrà dalle lettere degli anni seguenti, si tenne in continuo contatto per la loro formazione. A Takanabe rimase il gruppo seguente.