Cimatti|Cecchetti Albano / 1936-2-26

1614 / Cecchetti Albano / 1936-2-26 /


a Don Albano Cecchetti, missionario salesiano in Giappone



26 febbraio 1936

Amatissimo Don Cecchetti nonché Albano,

Grazie delle sue carissime comunicazioni cui non risposi subito, perché ho l’abitudine, pur dando evasione alle lettere al più presto, di riflettere su almeno una mezza giornata ed alcune anche di più. Così informo e inglobo anche comunicazioni dopo il Consiglio (25/2/36).

    1. Forse riceverà anche Lei comunicazioni da P. Gemeinder. Sarebbe a Beppu nel pomeriggio del 12 e mattinata 13. Penso che data la natura dei cristiani, il massimo lavoro che potrà fare il missionario sarà presso le Figlie di Maria A. Andrà bene che anche il Catechista e anche Lei comprendiate bene lo spirito dell’Associazione. Se in serata i cristiani potessero adunarsi, almeno potrebbero udire un fervorino del padre. Non c’è bisogno di paga o altro. Fraterno trattamento alla salesiana.

    2. Veda di preparare subito in forma omoshiroi (N. B. interessante) quanto può dire dell’attività della missione (anche nei riflessi Figlie di M. A.) da Natale ad oggi per “Amici della Missione”. Invierò presto materiale propaganda (che Don Marega sta stampando). Grazie.

    3. Tutto il Consiglio e più Don Cimatti sono d’accordo che il mensile di tutte le residenze non corrisponda alle necessità del momento, ed è il tema delle lettere, non solo del buon Don Albano, ma di tutti i missionari da Nord a Sud, compresi i Salesiani di Tokyo. Don Cimatti non ha mai incolpato i missionari, essi sono responsabili davanti a Dio, e grazie a Dio tutte anime sante e Don Cimatti dorme tranquillo, neque cogitat malum, di sprechi, anzi sa che vari fanno veri atti di mortificazione per la propaganda, non essendo sufficiente il mensile.

Lei, Don Cecchetti, è da pochi mesi che prova che vuol dire aver dei crediti e non poterli ritirare, ed avere pochi debiti e non poterli pagare. Don Cimatti è da molti anni che prova (anche quando era in Italia) che vuol dire aver dei debiti e non poter pagare – che sente “parvuli petentes panem” e che può dare quel che dà – e nel prossimo mese non aver alla mano quello che dovrà dare. “Bisogna ascoltare ed aiutare”, facile il primo e difficile il secondo. Penso che a tutt’oggi per venire in aiuto alla casa di Beppu si sia fatto quanto si è potuto – se Don Cecchetti farà come gli si è detto, penso che anche in seguito, pur stentando, il Signore non ci lascerà mancare il necessario.

Per gli ospiti di Beppu ho già detto come Lei deve fare: al momento attuale al massimo il Centro può rimborsare le spese fatte per i forestieri effettivi. Tenga un registro dei nomi, permanenza, ecc. Se Lei mi potesse dare dei dati positivi, potrei interessarmi o presso i singoli o i relativi superiori ecclesiastici o religiosi.

Per il cimitero, caro Don Cecchetti, Lei mi domanda pane ed ho preferito darle per questo quanto avrei voluto dare per il Cimitero. Lo sa il Signore che anche questo mi sta a cuore. Se sembra urgente o altro, non posso consigliarle altro, che toglierlo dal deposito – con rifusione da parte del Centro, quando potrà. Sa quanto ha in cassa il Centro al momento attuale? Da 500 a 600 Yen. Storia vera. Che potrò dare al prossimo mese? Lo saprà al 24 del prossimo mese ed il Signore lo sa.

Matsumoto di Tano al solito. Gli faccio coraggio, ma certo che avrebbe bisogno di poter lavorare di più. Lo aiuto con libri, ma… bisognerebbe essere sul posto. Certo il Signore gli ha dato una croce non indifferente.

Tutti la ricordano e la vedrebbero volentieri con loro e Don Cimatti ne avesse la possibilità li accontenterebbe. Per me Tano è la residenza che mi sta più a cuore per l’avvenire futuro e per la speranza di buone vocazioni. Ah! Quando ci potrà essere uno in sede: che bel[lo] e facile lavoro! Mah! Fiat voluntas Dei, questa sola.

Caro Don Albano, non è che scomparendo noi due, da Beppu Lei, da Superiore Don Cimatti che fioriranno le cose – è facendo quello che vuole LUI.

Cerco ed invio il rituale. Il Catechista mi dice che si è fatto visitare dal dottore che gli ha detto: “Shinkei suijaku”, quello che noi diremmo “nevrastenia” e conseguenze. Se beve troppo gli verrà altro che quello, vedrà che dovrà riposare. Per il Sig. Muraya dissi già. Ad ogni modo:

    1. Al momento è certo troppo giovane per fare il catechista (non conosco la sua istruzione). Penso che ad Oita, come forse Lei propose a Don Marega, appunto per l’età e per l’istruzione non serve.

    2. Se Nishida per salute dovesse sospendere, potrebbe fare a Beppu? Oppure con aumento (intuitu familiae) continuare a fare l’attuale lavoro? Olim Don Lucioni era disposto a prenderlo. Potrebbe darsi servisse: ma non si può pensare a questo, se non quando Don Edmondo torni, e non so quando. Al momento non avrei altre soluzioni. Per le Figlie di M. A., come le ho aiutate sempre nel limite del possibile, non c’è difficoltà a fare quello che posso. Né Lei, né il sottoscritto ha doveri al riguardo, se non la carità e questa va bene sempre.

Per i suoi debiti le ho detto chiaro come deve fare – è il pensiero di Roma e Torino: non farne.

Per le campane Lei le ha ordinate – se le intenzioni – se le tiene Lei, nessuno, penso, avrà a ridire. Son del parere che può attendere all’arrivo e poi si vedrà. Al momento, dalle nostre parti (missione), occorre prudenza anche nelle cose buone. Il movimento in forma un po’ troppo visibile e chiassosa potrebbe nuocere la causa generale. Vedremo all’arrivo: niente di male, allora, sentire anche il Delegato.

Per me – salvati questi principi – dovunque vanno bene (tanto più che la campana tubolare è più uno strumento di concerto che vera campana).

Quello che più mi ha fatto piacere è l’abbozzo della conferenza femminile. Da quanti anni ho insistito e alla Missione e alle Figlie di Maria. Benedico con tutta l’effusione. Ah, se anche i catechisti tutti ne comprendessero la necessità e l’importanza!… E se lo capissero i cristiani, decuplicheranno i battesimi, sia pure in artic. mortis, ma sarebbero tante anime salvate.

Ah, caro Ozanam! Caro S. Pier Giorgio!

Il bravo Don Marega è così ab infantia. Sa solo il Signore i meriti che si fa lui e per riflesso anche gli altri.

Dunque, caro Don Albano, dirò a Lei le parole che Lei dice a tutti: “Fede, coraggio, mai paura”. Le croci materiali e spirituali che il Signore le manda, sono un materiale prezioso in questo periodo di S. Quaresima.

Mi unisco alle sue sofferenze e vorrei poterla sollevare dalle medesime – non posso che pregare e lo faccio di cuore. Mi creda

Tutto suo

Don V. Cimatti, sales.