Cimatti|Ricaldone Pietro / 1926-3-5

142 /Ricaldone Pietro / 1926-3-5 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani


Mio buon Don Ricaldone,


Dalla sede scrivo le varie notizie che dettagliamente ho scritto al Sig. Don Rinaldi, per tentare di assicurare la venuta delle notizie, privi come siamo a tutt’oggi di ogni notizia. Non ricordo con precisione il riassunto dell’ultima, ad ogni modo riassumo dall’arrivo:


        1. All’8 di Febbraio giungiamo a Moji. Il P. Martin, missionario, ci facilita lo sbarco e la dogana: si contentano di vedere una valigia ciascuno e la cassa di Margiaria apertasi nel trasporto. Viaggiando le casse alla piccola, condussi tutti a Nagasaki. Qui i treni anche diretti sono un po’ lumaca.

        2. Accoglienze sinceramente fraterne di Monsignore che ci imprigionò nella sua casa e non ci lasciò partire se non a riposo completo e all’assicurazione dell’arrivo delle casse. Così si poté capire il lavoro dei missionari nel centro del cristianesimo cattolico in Giappone. C’è da ammirare, da imparare e da benedire Dio. Monsignore qua e là faceva sentire il dolore di doversi ritirare dalle missioni, ma meglio di così non poteva trattarci… Mi si ammala Guaschino, gli lascio Margiaria e il 15 parto, per arrivare di giorno.

        3. Il 17 sono colla truppa a Miyazaki, accolto dal missionario e da alcuni cristiani. Il primo saluto (buon segno) l’abbiamo avuto prima di arrivare in stazione da un gruppo di fanciulli cristiani gridanti: “Banzai” (Viva!) e uscito fuori dalla stazione i primi che mi salutano sono due bei fanciulli cristiani che con un grazioso inchino danno il buon giorno e se ne vanno.

        4. Ci alloghiamo nella missione e ci stiamo abbastanza comodi.

        5. Tratto fuori il necessario dai bauli, per prima cosa ordiniamo un buon orario per le pratiche di pietà in comune e per lo studio.

        6. Vado a visitare le Autorità (Prefetto, sindaco, capo della polizia, dottore). Gradiscono l’omaggio e si mettono a disposizione nostra.

        7. Il 22 iniziamo la scuola regolare mattino e sera. 1Mattino sillabario e sera conversazione. Non è difficile per la pronunzia, ma assai per la costruzione e scrittura. Ma… niente paura. Tutti sono animati di buona volontà (fanno miracoli i coadiutori e l’imparano prima di noi). Quando non viene la parola giapponese si dice una delle tante lingue che sappiamo, non escluso il piemontese, e tutti comprendono. Le altre lingue (almeno qui a Miyazaki) non sono necessarie: ma se vuole ascoltare autorità, ceto borghese e popolo ci vuole il giapponese. Nei licei studiano l’inglese. Credo che fra una diecina di anni anche la scrittura, per forza, si faciliterà.

        8. Invio a parte cartoline illustrate… Le carte che finora ho trovato sono tutte in caratteri giapponesi. Cercherò di rivolgermi a Tokyo, ma non ci devono essere grandi cose se non in giapponese: in caso tradurrò e invierò i dati necessari. Pensi però che la regione a noi affidata (o meglio che sarà affidata) sta a Tokyo, come la Calabria o la Sardegna alla parte settentrionale d’Italia.

Miyazaki ha 40.000 abitanti, ma va estendendosi assai. I funzionari cominciano la carriera qui, e sono zelanti, curiosi nei dettagli. Fummo già intervistati in tutti i sensi e vedremo in seguito, ma in complesso ci vogliono bene. Mi hanno fatto declinare tutti i titoli miei. Vedesse che inchini… se poi si sa qualche cosa di lingue… cascano dalla meraviglia. Centro agricolo con una scuola superiore di agricoltura che però non ho ancora visitato. Ma credo che (salvo l’esteriore… begli edifici, ecc.) grande fumo… e poco arrosto… Se devo arguirlo dalle scuole liceali approvate dei marianisti a Nagasaki, che ho visitato, non c’è da spaventarsi per la cultura. Valsalice, per materiale, ecc. ecc. ne vale…

Miyazaki è un buon centro agricolo; in tutto il Giappone dove c’è terreno è coltivato e con quel fine gusto armonico con cui il giapponese cesella tutto ciò che fa.

Grande uso di cessino con appestamenti d’aria… Risaie e relative zanzare. Ma non posso dar giudizi, dato il poco tempo. Credo che scuole professionali saranno gradite. Dicono che Oita è centro industriale: vedremo.

        1. La Ambasciata Italiana a Tokyo e il consolato a Kobe hanno risposto al mio povero saluto con lettere deferentissime ed anch’essi sono a nostra disposizione.

        2. Ho mandato la pianta della missione. Vi sarebbe la possibilità di avere (se tutto va bene) un appezzamento in vendita aderente alla missione, uguale quasi quanto alla missione (così a occhio) e pare sarebbe ceduto a ¥ 4.500. Ho fatto proposta al Sig. Don Rinaldi e a Don Canazei. Vedano sulla carta. Siamo in un centro tranquillo: qui ci sta bene una bella casa di formazione. La vita credo si possa calcolare economicamente come nei nostri grandi centri. Manderò dettagli.

Ho fatto mettere in efficienza l’orto, la conigliera e il pollaio – credo che per i tre, o anche fossero di più, di Miyazaki, ce n’è in relativa abbondanza. Si trova tutto in generale a Miyazaki (riso, pesce, frutta, carne, latte, uova e anche pane). Che vuol di più?

        1. Il nucleo cristiano sulla carta che invio sale oltre i 200 a Miyazaki; finora mi pare si possa valutare a poco più di un centinaio. Vedremo a Pasqua. I fanciulli sono come in Italia e mi cantano già benino. A S. Giuseppe e a Pasqua messa solenne e un po’ di proiezioni: sono nati per giocare, cantare e teatro, quindi il primo contatto è preso. Sono un po’ timidi, perché? Vedremo.

        2. Ciò che si possa fare in seguito, mi pare prematuro il dirlo. Certo se vuol pensare a mandare uno o due o tre elementi anche chierichetti per lo studio della lingua, Miyazaki è un luogo tranquillo, mi pare senza pericoli. Certo che colla lingua si può lavorare subito.

        3. Il nostro console mi aveva espresso il desiderio del Cav. Alessio, Comandante la R. Nave Libia, di averci a bordo e venire a farci una visita sia pur privata. Ho creduto bene rispondergli che eravamo in casa d’altri, non assestati, mi pare avrebbe suscitato ora troppa curiosità. Ho inviato un saluto e gentilmente il Capitano mi ha scritto una bella lettera. Noti che Miyazaki non è porto: in una mezz’ora ci si va. Vedere che bellezze di passeggiate!…

        4. Don Cavoli che giunto a Miyazaki mi cadde ammalato con forti febbri è guarito.


Conclusione: nel viaggio, nell’arrivo, nelle accoglienze, nei primi approcci tutto ci fa ammirare in forma inesplicabile, curiosa e caratteristica, la mano della Provvidenza che ci ha condotto qui, che ci vuole in Giappone, e che mi pare d’intravvedere ci prepara una grande messe.

C’è un formicaio di fanciulli abbandonati, parlo solo di Miyazaki; li ho veduti nei sobborghi… O mio Dio, o Mamma nostra, o Don Bosco, che presto si snodi la lingua ai vostri poveri salesianetti!

Certo finora Gesù ci ha trattati coi guanti!

Verranno le spine. Vengano! Ma il regno di Dio trionfi.

Mi pare di aver detto in breve tutto. Conosco poco il Giappone, ma sono convinto, che tolta la bella vernice sotto, c’è l’uomo colle sue passioni e colle sue buone qualità.

Ventate e più che ventate di democrazia vanno fortemente solcando questa terra che ormai si svecchia in molte cose: si studia il sistema metrico, l’inglese; negli uffici si veste all’europea, gli scolari delle scuole tutti vestono all’europea.

Si farà grande strada in bene? Ci aiuti il Signore. Potrebbe trovare qualcuno che mi procuri belle illustrazioni colorate pel catechismo o storia sacra?…

Sto raccogliendo canzoncine deliziose regionali e altre fatte dal sottoscritto…

Ed ora un forte abbraccio. Buona Pasqua a tutti. I confratelli fanno benone. Mi benedica. Oh, ricordi alla processione di Maria A. che vogliamo esserci anche noi!!!


don Vincenzo Cimatti

1 Per lo studio del giapponese usarono i libri di testo dei bambini delle scuole elementari. Per i 6 anni di elementari erano 12 volumetti, 2 per anno, piú i libri di educaione morale, uno per anno. I nostri in un anno studiarono tutti questi 18 volumi. Inseganva loro un maestro giapponese che sapeva un po’ di francese e il missionario delle Missioni estere di Parigi. Da tener presente che i tre coadiutori parlavano piú facilmente il dialetto che l’italiano.