Cimatti|Ricaldone Pietro / 1932-7-15

967 /Ricaldone Pietro BS / 1932-7-15 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 15 luglio 1932


Un altro anno di Missione in Giappone1


Amatissimo Padre,

Godo poterle presentare il lavoro riassuntivo dei suoi figlioli nel decorso anno di apostolato. È il primo omaggio che le facciamo dopo la sua elezione a successore di Don Bosco, e speriamo che le sarà gradito, almeno quanto i numerosi che ha ricevuto certo in questa occasione.

È un dono fatto di aridi numeri, di raffronti, che, pur non potendo dir tutto, a chi sa leggere tra le righe, e pensa alle condizioni speciali di quest’anno ed alle difficoltà caratteristiche di questo paese, dice non foss’altro, lavoro, avanzamento, sforzo di riuscita.

L’accolga, lo benedica e lo presenti lei all’altare della Madonna Ausiliatrice nostra, all’altare del nostro B. Don Bosco, affinché essi moltiplichino per il nuovo anno il risultato.

Non possiamo dimenticare i nostri Superiori, Confratelli, allievi e cooperatori, che in tante forme in quest’anno ci vennero in aiuto. Diciamo a tutti il grazie riconoscente, la preghiera quotidiana ed il proposito di rinnovato ardore nel lavoro.

Saltano all’occhio piccoli, costanti aumenti in tutto: le posizioni vecchie furono mantenute tutte, e se ne conquistarono delle nuove; in missione, non indietreggiare, ma avanzare, è tutto. Il cuore del missionario vedendo la miseria spirituale in cui si trovano le numerose anime a lui affidate, vorrebbe dare a tutti ed al più presto i mezzi della grazia, ma purtroppo, se in altre missioni si registrano a migliaia i battesimi dell’annata, in Giappone, non è per ora cosa concepibile…

La cause? Ve n’è un finimondo: la scarsezza dei missionari, la perfetta organizzazione civile ed educativa dell’impero, l’attaccamento fortissimo alle tradizioni, il carattere di razza, la difficoltà della lingua parlata e scritta non sono tra le ultime. E per la nostra missione? In altre mie ho espresso chiaramente il mio pensiero. Per noi come Salesiani si presenta irto di difficoltà il problema della educazione cristiana della gioventù.

Per la famiglia e per lo Stato giapponese il fanciullo è come la pupilla dell’occhio. Famiglia, scuola e Stato in armonia di intenti plasmano il piccolo giapponese.

Quanti a loro modo di vedere cercano di sovrapporsi o contrastare o coadiuvare con mezzi diversi dal loro a questo lavorio di formazione, sono considerati non solo come oppositori dell’educazione, ma della patria. E dal loro punto di vista fanno bene, ed è bene che sia così. Pensi però alla delicatezza di posizione, non dico dell’educatore cattolico, che come tale deve avere il suo bravo permesso dalle autorità e dare garanzia che nella scuola (che è equiparata alle governative, se no, non può vivere) non c’entra il problema religioso, ma del missionario cattolico che (come il salesiano) desidera anche fare dell’apostolato cattolico fra i fanciulli, tra i giovani pagani.

Quale delicatezza di linguaggio quando è richiesto sul problema religioso nostro nei raffronti al loro, sul problema dell’autorità. Basta alle volte una frase intemperante, mal compresa, mal riferita, perché missione e missionario perdano credito, ed alle volte in un batter d’occhio si perda il frutto di mesi ed anni di lavoro.

La scuola segue il fanciullo anche nelle ore dopo scuola; la scuola è al corrente di tutto ciò che si riferisce alla vita educativa dei suoi inscritti e consiglia ed ordina… Ecco perché in un attimo lei può vedere sbandarsi le pecorelle, che costarono tante cure.

Bisogna dunque penetrare nelle famiglie, armonizzare colle autorità scolastiche, dar importanza, valore e continuazione all’opera educativa della famiglia e della scuola, allontanare e smorzare tutte le suscettibilità delicatissime di questo popolo: bisognerebbe poterlo fare con la grandiosità di mezzi di cui usufruiscono le istituzioni educative e allora si riuscirebbe di più… e si riuscirà di certo.

Ho detto tutto questo non per scusare la povertà dei nostri risultati, ma per indicare che in Giappone un lavoro anche intenso, non conduce che a magri rendimenti. Proprio come in agricoltura (ed anche in questo ramo lei, amatissimo Padre, è maestro).

Un terreno vergine, dissodato, le dà dei prodotti meravigliosi. Un terreno sterile rende a condizione che sia dissodato a fondo, con scassi ripetuti, con concimazioni razionali, con abbondanti irrigazioni… Proprio così la missione giapponese: occorre dissodare a fondo, scassare, capovolgere idee, convinzioni, abitudini morali… Irrigare ed arricchire queste povere anime con sudore, con sangue, con scienza…

Per quanto tempo? Mah! Lo sa il Signore.

Modestamente nel nostro piccolo, sperimentiamo quanto ho detto sopra, che è quanto pure sperimentano gli altri missionari fratelli nell’apostolato.

Non vedremo noi i risultati definitivi, ed è meglio.

Avanti, avanti sempre… Mano all’aratro e agli altri strumenti di lavoro… Dissoda, dissoda… Semina con fede il buon seme, o missionario cattolico, altri raccoglierà… Ma sostenuto dalla carità dei buoni hai cooperato all’ampliamento del regno di Dio nelle anime. Hai fatto il tuo dovere. Che vuoi di più!


Don Vincenzo Cimatti,

missionario sales.2


1 Riportato alla lettera dal Bollettino sales. Novembre 1932. Manca il manoscritto originale.

2 Si omette la statistica propriamente detta: la si può trovare tra gli articoli del bollettino salesiano.