Cimatti|Barbaro Federico / 1939-2-23

2214 / Barbaro Federico / 1939-2-23 /




23 febbraio 1939


Carissimo Barbaro,

Ho risposto a Suor Geltrude. Quanto a quello che possono dire di te e la madre e la Sig.ra S. e altri, è umano in loro, e fatto senza cattivi fini, ex abundantia cordis solo è certo. S. Francesco di Sales risponderebbe loro:

“… bisognerebbe insegnare (ad anime come la tua) a star in guardia per non cadere, perché devo compiere (secondo il consiglio dello Spirito Santo) la mia salvezza con timore e tremore, e non essere senza certa ansietà anche per i peccati rimessi. Non bisogna canonizzare le persone viventi, né mettere il capezzale sotto il gomito o dare del latte a chi ha bisogno di assenzio. È meglio umiliare chi ode (o legge) piuttosto che parlare della sua condizione in termini pomposi; e come vi sono delle macchie nella luna, così vi è sempre da correggere anche nelle persone più perfette”.

Per quello che esse possono sperare, Don Cimatti ha dato a tutti grandi speranze… È naturale che desiderino ardentemente vedervi, ma Don Cimatti sa che non è possibile ipotecare il futuro: è così poco nostro l’attimo presente…

I film… è moda giapponese: ne fui stomacato più di te alla Consacrazione di Mons. Doi. San Pietro è un altro genere: dico solo, che non andrò mai là per pregare o fare le mie devozioni… In quel tempo S. Pietro diventa un luogo di curiosità, di passatempo (sia pur santo) ecc. non di pietà ecc. ecc. e tu converrai con me che saltare le palizzate o simili, come facevi tu non è segno di devozione. Sono parate belle e buone, ma ci vogliono anche quelle… e arrivederci.

Tuo

Don V. Cimatti