Cimatti|Ricaldone Pietro / 1930-11-3

651 /Ricaldone Pietro / 1930-11-3 /


a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 3 novembre 1930

Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,


Speravo poterle dare notizie definitive circa il nostro assestamento, ma il Sig. Don Torquinst parte verso l’otto c. m. e fino ad allora non mi dirà come intende venirci positivamente in aiuto. Per ora le cose sono così:

              1. Non potendo il Sig. Don Torquinst venirci in aiuto per la costruzione definitiva dello studentato, ho finito per affittare a Takanabe una casa più grande dove per qualche tempo possono stare con relativa comodità e tranquillità i nostri chierici in attesa dell’assestamento definitivo.

Può essere che in questo tempo la S. Sede o i Superiori determinino la separazione dei poteri e che si debba ritornare sulla questione dove mettere la Sede della Congregazione, e che quindi si debba trasportare in altro luogo lo studentato. Credo che la Provvidenza abbia così disposto per il bene futuro e per lo sviluppo dell’opera nostra.

              1. Il Sig. Don Torquinst ha constatato le reali condizioni in cui ci troviamo, e avrebbe voluto portarci un aiuto proporzionale ai bisogni, ma per gli impegni che ha, al momento intende di concorrere solo in qualche cosa.

Il nostro pensiero era che ci aiutasse a concentrare le forze sopra di un’Opera sola, ma egli è di parere di aiutare un poco tutte le istituzioni gettando semi che frutteranno in seguito, ma che in realtà portano al momento, per noi che abbiamo nulla, degli aggravi, se egli non ci continuasse l’aiuto… e se lo farà o se lo potrà fare lo sa solo il Signore.1

Per i chierici, essendo ora momentaneamente a posto, nulla. Ha promesso un sussidio di cui potrò disporre per i chierici, se credo.

Intende aiutare le suore per la compera della casa dove abitano e di un terreno vicino per espandersi: intende però di dare il sussidio (parte quest’anno e parte l’anno prossimo) – sussidio che da solo non è sufficiente allo scopo – alla Congregazione delle Figlie di Maria A., le quali debbono chiedere alle loro Superiori l’aiuto per compire l’opera.

Intende aiutare la casa di Oita con l’acquisto di un pezzo di terreno di cui egli verserebbe la prima rata, lasciando a noi negli anni seguenti di pagare il resto e gli interessi. Desidera dare un sussidio alla casa di Nakatsu perché possa allargare il posto per gli aspiranti.

Desidera aiutare Miyazaki col dare un piccolo fondo per iniziare una specie di cassa-aiuto per i cristiani. E forse darà anche qualche cosa per Tano, per la costruzione di una casetta per il missionario. Questi i suoi desideri…

Vedremo la realtà, naturalmente essendo disposizioni che egli desidera siano effettuate, vede anche Lei che riusciremo a fare quello che… vorrà il Signore.

Di una cosa solo ringrazio il Signore in questa circostanza, che cioè non mi ha fatto salesiano ricco… Ah, povero Don Torquinst, lo compiango davvero e prego per Lui, e ci scampi il Signore dalle ricchezze… Quando Don Adolfo avrà inviato le sue disposizioni le scriverò dettagliatamente. Se non cambia, conta di lasciare il Giappone verso l’otto del mese di Novembre.

              1. I nostri ammalati… Don Piacenza è ritornato: non l’ho ancora potuto vedere, ma un certo miglioramento l’ha fatto. Ciò che ora mi preoccupa di più è la salute del Ch. B. Visitato dai medici, da vari mesi riposa, è sottoposto a regimi speciali, ma per intanto non gli è possibile occuparsi mentalmente. Decisi quindi di esonerarlo dagli studi regolari, e fargli iniziare il triennio pratico per vedere se nel frattempo si accenna un miglioramento. Se questo non avvenisse, non rimangono – mi pare – che queste due soluzioni: o il ritorno, oppure diventare coadiutore. Come ripetutamente avevo scritto ai superiori, la genesi di questa malattia va ricercata nel fatto che non era noto.

Questo giovane nella casa di Verona era stato messo come assistente dei suoi compagni e per lungo tempo, per tener dietro agli studi vegliava di notte. Si indebolì fortemente: ebbe attacchi di nevrastenia a Verona e in noviziato.

Dopo pochi mesi di studio in Giappone ricadde e finora non si vede un miglioramento. Il giovane, nel periodo di sua formazione, abituatosi un po’ ex lege, difficilmente si adatta alla disciplina regolare, non perché non voglia, ma perché non può. È un po’ strano nel suo modo di pensare… Insomma è ammalato, che date le condizioni di ambiente di clima giapponese, assai eccitante per i nervosi, credo non riuscirà a mettersi sulla buona via della guarigione. Domando ai Superiori la sanatoria per avergli fatto iniziare il tirocinio, e più domando come devo regolarmi, perché prevedo per il bene di questa anima che sia assai meglio il ritorno.

L’esempio del povero coad. Giovanni e alcuni dettagli nelle idee già manifestate da questo chierico (alquanto strampalate) mi fanno prevedere che forse ci avviamo dolorosamente per la stessa via e che urge provvedere. D’altra parte un chierico che negli anni di sua formazione non possa stare alla regola darà luogo a preti che daranno dei seri fastidi in seguito.

Ricevo oggi da Don Pellegrini della nuova spedizione. Peccato che non possa effettuarsi tutta insieme… Mentre di cuore ringrazio Dio e i Superiori per aver voluto venire incontro a questa davvero disperata missione, non sapendo ancora nulla del come potremo utilizzare i nuovi venienti, riferirò in seguito dei particolari.

Preghiamo di cuore il Signore per il felice esito del viaggio. Il lavoro viene sempre più moltiplicandosi e speriamo che il Signore dia a tutti le forze per compierlo.

Per me non so che ripeterle il ritornello che i Superiori non vogliono sentire ma che in coscienza mi sento di dovere ripetere. La missione del Giappone andrà bene quando non avrà più tra i piedi il sottoscritto.

Lo sa il Signore… Preghi dunque per me e mi ottenga la grazia implorata.

Non so comandare, né so concretare nulla. Ad ogni modo FIAT VOLUNTAS DEI… Per la salute, pur non essendo più giovane come una volta, grazie a Dio sempre bene. Per la parte morale il desiderio di farmi santo c’è sempre, ma non ho forza né nel tratto né nelle disposizioni… Se uno mi domanda una cosa non so dir di no… Ad esempio nell’atto in cui scrivo viene un aspirante giapponese e mi dice che vuole andare con Don Tanguy… La morale per me è questa… “Tu non sei buono a niente!” mi fa capire in altre parole questa anima cara… ed il sottoscritto scrive subito a Don Tanguy (quello è un uomo) e spero di mettere a posto anche questo bravo figliuolo. Un altro che abbiamo in casa ha già scritto per lo stesso scopo.

Per me sono contento che il Signore mi fa conoscere la mia supina incapacità e mi fa sempre meglio apprezzare il valore dei confratelli.

Don Cimatti sta bene dove lo manda l’obbedienza, ma parlando dai tetti in giù che vuole? Don Cimatti può fare qualche cosa come figura decorativa, dove gli altri fanno tutto: oppure in un ufficio come segretario, oppure, selvaggio come è, tra i selvaggi. Il Signore conosce la mia preghiera quotidiana… e quando crederà la esaudirà. Perdoni lo sfogo che è l’espressione del continuo mio stato d’animo e da cui da anni non riesco ad uscire né ad abituarmi… Per me non so impormi, né imporre il mio pensiero, anche quando sarebbe necessario…

Ora, per uno che deve guidare gli altri questo è certo la cosa più deleteria.

Già le ho indicato come in attesa degli ordini dei Superiori avrei stabilito per la sostituzione di Don Piacenza con Don Tanguy. Il sottoscritto cogli studenti aiutato da Don Piacenza che so che ha scritto per l’esonero.

Certo che per la formazione dei chierici ci vuole altro che il cuore di Don Cimatti… e d’altra parte non sa so cambiarmi.

Don L. ed il sottoscritto attendono decisioni dei superiori per la domanda inviata per il cambio di Don L.. Veda un po’ di venirmi in aiuto col consiglio e con la preghiera.

Perdoni la lungaggine… Tutti vogliono essere nominalmente ricordati e la pregano di un ricordo individuale presso Maria A. e Don Bosco.

Con tutto l’affetto,

Dev.mo

Don Vincenzo Cimatti, sales.

1 Purtroppo le previsioni di Don Cimatti si avverarono. La grande crisi economica mondiale portò alla banncarotta la famiglia di don Torquinst, che non potè mantenere le promesse e lasciò Don Cimatti in mille guai.