1546 ricaldone


1546 ricaldone

1546 / Ricaldone Pietro / 1935-12-4 /


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1.1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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[Miyakonojo] 4 dicembre 1935

M.R. ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Torno da Oita dove ho voluto passare la festa di S. Francesco Saverio, proprio nella città che fu sua. Il nostro ch. Tassan ha in quel giorno emesso i suoi voti perpetui – ho fatto la riunione dei missionari del nord come il giorno prima avevo fatta quella del sud e due giorni prima quella del Consiglio della Missione.

Sono sul campo del mio lavoro a Miyakonojo e nella tranquillità della sera – ho congedato ora i paganetti della scuola serale, dopo che abbiamo detto insieme le orazioni e data la buona notte – passo alcuni momenti con Lei. Dopodomani faccio con Maccario l’esercizio della b. m., ed eccole al solito il rendiconto e le notizie mensili.

Salute: optime – offro a Dio le piccole miseriole di salute per le anime e tento di star sempre pronto, perché ho la convinzione che quando sarà l’ora, me ne andrò presto – albero che si schianta! Di tanto in tanto sento in me: “Preparati!”. Come ora per l’Immacolata. Fosse vero! Ma tento di realizzare la donazione dei desideri anche se buoni, alla volontà di Dio.

Studio e lavoro: come posso – tempo da leggere e studiare con calma è raro. Nei viaggi… ma ordinariamente dormo… E ne ho tanto bisogno di lavoro perché il lavoro è la mia salute in tutti i sensi.

Come sono ora, posso fare coscienziosamente i miei doveri di Superiore? Siccome non so fare il Superiore, non so rendermi troppo conto, certo che così non posso sbrigare tante cose – specialmente nella zona di Tokyo. Non posso certo all’Immacolata trovarmi all’inaugurazione dello studentato – né, se non trovo chi mi sostituisce, per le Ss. Messe domenicali; non andrò neppure incontro ai nuovi.

Farò di tutto per andare al Noviziato (inizio), ma fortunatamente quest’anno Lei ha facilitato anche a me il compito perché le funzioni furono fatte qua e là… Questo per dirle che se non manda aiuti Don Cimatti non si muoverà neppure per il Capitolo… E desidererei davvero di non muovermi. Ad ogni modo la cosa è così – e sia fatta la volontà di Dio.

Pratiche di pietà: più che posso in comune. In questa settimana ho dovuto ritardare di qualche giorno la confessione, ché non sono a tiro di nessun prete. Per questo niente di nuovo. Sono la cosa più bella della giornata e la più utile. Mi aiuti anche Lei colla preghiera a farle sempre bene. Al solito tento tener ferma la volontà.

Regole e santi voti: quest’anno (1935-36) è il quarantesimo di professione. Siamo ancora un po’ meno di una trentina. Se il Signore mi dà vita vorrei passarlo nella perfezione dell’osservanza delle medesime e nella totale immolazione dei medesimi. Le domando preghiere specialissime per la mia povera anima. Sono nell’ordine del giorno gli stimoli della carne (non so se siano come quelli di San Paolo) veri schiaffeggi, ma anche in questo tento rimettermi alla volontà di Dio. Per l’amministrazione… Don Piacenza è insostituibile e finora insostituito.

Carità: vorrei farmi tutto a tutti. Per ora nulla di speciale su altro.

All’Immacolata benedizione del nuovo studentato – che penso sarà fatta da S. E. l’Arciv. di Tokyo. Arrivati i nuovi inizio del Noviziato (penserei il giorno di Natale) con cinque italiani e cinque giapponesi. Ce ne doveva essere un altro, ma ammalatosi vedremo come si metterà – era del quinto corso tipografi. Mi paiono buoni e speriamo che il noviziato li perfezionerà. Lei, amatissimo Padre, preghi e faccia pregare.

Ce ne sono tanti altri, ma ho chiuso gli orecchi – ho bisogno che mi diventino prima e presto buoni preti e poi saranno ottimi salesiani.

Per le case nessuna novità speciale – si prosegue, sia pure lentamente. Avessimo i mezzi e il personale si farebbe di più – questo è affare della Provvidenza e di un certo M.R. Sig. Don Ricaldone: quindi responsabilità a chi tocca.

I confratelli discretamente bene – per vari disturbi soliti di salute – il più acciaccato è Don Cecchetti. Il ch. Arri è in cura a Tokyo, e vedremo il risultato.

Un quesito. I genitori del coad. Merlino (o meglio la madre vedova, già alquanto anzianotta) insistono per rivedere il figlio prima di morire – sono dieci anni. Se venisse potrebbe fare un po’ di propaganda per la missione e sarebbe disposto a impratichirsi un po’ a Cumiana per lavori e pratica agricola. Ormai la missione ha un po’ di terreno che potrebbe essere usato con grande rendimento, e che in pratica rimane per noi inutilizzato perché non ho nessuno cui… Egli non avrebbe difficoltà. Che ne consiglia?

Il Santo Don Berruti aveva solennemente promesso uno per la stampa (e fu di parola) e uno per la campagna (mi mandano uno che dipinge e fa macchiette in palco; …buono anche questo) e non venne – e sono in aria. Abbiamo quasi cinque ettari di terreno che dati in affitto a giapponesi non concludono che a loro vantaggio. Ho domandato a Don Braga un agricolo: vedremo. E per ora nihil aliud.

Voglia ricordarmi al Signore. Non le nascondo che come ho veduto tanta grazia di Dio per altre missioni, specie di preti – ho avuto una santa invidia e ho proprio concluso: “Non sono capace di strappare ai Superiori le grazie che credo necessarie – o i nostri buoni Superiori non conoscono il Giappone – no, non lo conoscono, oppure non possono (e penso così). Come tutti i missionari attendono l’ora di Dio per questo grande Impero (97 milioni di abitanti, censim. 1935), così i missionari e salesiani del Giappone attendono l’ora dei buoni sacerdoti che aiutino il povero Don Cimatti nelle opere vitali della Missione e della Congregazione.

Ho il Seminario con 50 chierici con un prete e un chierichetto che fa da prefetto, economo, ecc. Il Confessore va una volta alla settimana.

Ho l’aspirantato di 20 giovani con un prete che deve fare il missionario ed un chierichetto assistente. Il confessore va due volte al mese.

E qui e in Seminario si servono del Direttore. Come fare? Non ho altri.

Ho l’Ospizio con 100 ricoverati e bisogna pure [che] vi lavori un prete, che dovrebbe fare il missionario… E non continuo la litania che Lei conosce.

Basta che Lei pensi a Tokyo. Di fronte ai confratelli faccio la figura di non insistere abbastanza – il catalogo ai confratelli parla chiaro e le notizie per lettera assai di più – e quello che più è per me doloroso e che mi ferisce nel cuore è la figura che vi fanno i cari Superiori.

Comprendo tutto, amat.mo Sig. Don Ricaldone, comprendo tutto. Ma la realtà, creda a me, è che Don Cimatti non sa fare il Superiore; forse riesce a fare un po’ di musica e un po’ di scuola – e farebbe volentieri l’ufficio di segretario.

Ma come le dico anche in questi buoni desideri mi rimetto alla volontà di Dio. Intanto addio scuola… Gli studi sono a Tokyo. Il Segretariato lo farò in Paradiso presso Maria A. e Don Bosco, affinché aiutino i miei successori: potrò con convinzione di causa intercedere per il Giappone. E così sia.

Mio santo Don Ricaldone, perdoni lo sfogo. Pensi che è l’unico con cui posso aprire il cuore una volta al mese.

Ogni giorno vi è però Gesù e sono momenti di delizie ineffabili. Deo gratias! Preghi per me e mi benedica nel quarantesimo di professione e decimo del Giappone.

Suo

Don V. Cimatti, sales.