Cimatti|Ricaldone Pietro / 1932-6-2

949 /Ricaldone Pietro / 1932-6-2 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Takanabe, 2 giugno 1932

Amatissimo Sig. Don Ricaldone,

Come non ricordare la data e sceglierla per scriverle la solita relazione? Don Bosco! Vigilia della festa del S. Cuore! Anniversario dell’annuncio dell’obbedienza per le missioni, quanto ancor lontano dalla perfezione! Beh! Motivo di più per umiliarmi.

Sono in piena visita pastorale e religiosa che voglio terminare in giugno (come faccio di solito ogni anno) per la relazione a Propaganda. Dovendole fra breve parlare a lungo dei confratelli, per stavolta il loro rendiconto sarà breve. Faccio il mio e delle cose più salienti e rispondo alla sua carissima del 5/5/32.

Salute: optime in tutto.

Studio e lavoro: non manca. È un lavoro più che di apostolato, di domanda di mezzi, accudire i confratelli. Posso fare poco per lo studio del giapponese e anche per lo studio della teologia e cose sacre. Il Signore conosce le mie difficoltà, la debolezza delle mie facoltà – le conoscono pure i superiori, Don Cimatti si dona all’apostolato? Cerco di afferrare tutte le occasioni, ma come missionario faccio la centesima parte dei miei confratelli. Pazienza! Se il Signore vuole così, sia così.

Dato quindi questo stato di cose, la mia incapacità a comandare ecc. non so come rispondere al terzo punto del rendiconto. Dirò: “tento di fare quel che posso, ma come superiore ecclesiastico e religioso, come direttore ed insegnante lascio certo a desiderare. Deus scit”.

Pratiche di pietà: mi pare non venga meno la buona volontà. Lavoro sull’unione con Dio, sull’esame di coscienza e sulla devota celebrazione della S. Messa. Mi pare che indietreggiamenti non ci siano. Mi aiuti colla preghiera.

Sacramenti e Ss. Regole: nulla di irregolare. Devo lottare da qualche tempo sulla carcassa che vuol liberarsi. Lei sa che la superbia e la sensibilità sono il mio forte, e bisogna domare l’una e l’altra, e specie l’ultima che si sfoga nello “stimulus carnis” che davvero da qualche tempo, “me colaphizat”.

Ho domandato al Signore che riversi su me (salvo il peccato) le miserie dei miei confratelli – li trovo tutti – chissà che non sia una grazia del Signore – calmi.

Carità: optime.

Disordini: indipendente da noi certo; in tutti la preoccupazione originata dalle difficoltà materiali del momento, che tolgono a troppi la calma di agire o l’adattarsi all’inazione, peggio della preoccupazione. Deus scit!

Per i confratelli: benino in salute, salvo gli acciacchi che alle volte si conoscono dai superiori e chissà se si conoscono. Per alcuni, acciacchi morali che si conoscono assai in ritardo, e solo se coll’aiuto di Dio si riesce a guadagnare la confidenza.

Amatissimo Sig. Don Ricaldone, ma è possibile che i Superiori non conoscano o non debbano conoscere certe cose? Intendo per superiori chiunque è responsabile nel periodo di formazione o di ammissione. Desidero aprire, come facevo col Sig. Don Rinaldi, sempre il cuore a Lei anche in queste cose:

  1. Difficilmente anche scrivendo, si riesce ad avere documenti personali del confratello che farebbero risparmiare tanto lavoro.

  2. Il bravo Don Cecchetti con reumi cronici che lo fanno tribolare… Con l’umido giapponese è delizia…

  3. Il ch. De Kreuft con un occhio che non funziona da ragazzo, e vista assai debole dall’altro.

  4. Due chierichetti che debbono lottare (e Lei sa che cosa costa) con brutte abitudini. Il resto degli altri, Lei lo conosce e dal punto di vista fisico che morale. Ma grazie a Dio, benino tutti e mi pare buona volontà. Desiderio di lavorare, neutralizzato dalla crisi, che in qualche caso fa davvero soffrire confratelli già sofferenti. Il Signore però non ci ha lasciato mancare il necessario ed anche il companatico, pur essendo pieni di debiti.


E pensare che se potessi avere un’offerta di Lire cento mila con cambio attuale sarei a posto. Mah, fiat voluntas Dei!…

Non mi lamento, amat.mo Sig. Don Ricaldone, dei mari e monti promessi o altro… Mi sembra che quando si fa una pratica, via! una risposta qualunque, la si può dare, e, mi sembra, la si deve dare. Lascio la speranza della lettera al R. Governo. Scrissi anche una supplica al S. Padre, presentando le nostre modeste pubblicazioni, fra cui il Vangelo in giapponese – la prima opera del genere in giapponese – omaggio al S. Padre nel 50.mo… ecc. Oh, via! Non pretendo, no, chi lo può pensare? Ma, almeno una benedizione… La darebbe anche Lei. Non mi nascondo che al S. Padre può essere non sia stata presentata, sia stata smarrita, ecc. E Deo gratias! Non è la prima volta… Gli unici che si investirono delle necessità nostre furono Propaganda e i nostri buoni superiori.

Pel Seminario dopo 4 anni di lavoro si ottenne quanto lei sa. Ad ogni modo questo può essere storia che dà esperienza. Storia, come giustamente dice Lei, che umilia, che fa soffrire… e che dà modo al Signore di manifestare sempre più la sua Provvidenza. Come deve sorridere Gesù con la Madonna e Don Bosco, cui dirà: “Modice fidei… e tuoi figli!”. Deo gratias.

Limitazione ai mezzi che ci dà la Provvidenza. Chiaramente le scrissi che si fa così e non si inizia, se… La formula è quella che mi diceva il Vescovo di Fukuoka, cui domandavo come fa lui… Non tema. Il nostro guaio sono i debiti precedenti, che Lei conosce, e che per l’onore nostro dovremmo pagare subito (ai Padri M. E. P. ed ad un pagano di Miyazaki pel terreno dell’asilo delle suore – gli altri con banche non urgono).

Intanto mi do d’attorno. Se i Superiori potessero anticiparmi almeno cento mila lire, come paghiamo interesse alle banche, potrei pagarli ai Superiori… Ma, creda, non è questo che mi preoccupa, ma che i confratelli stiano bene di anima e di corpo. Al resto – ai debiti cioè – (che sono una necessaria brutta cosa)… e dirò con la fondatrice delle francescane di Maria: “Una delle poche cose che non ha provato Gesù…”, pur dandomi attorno ci pensa il Signore.

Quindi nessuna doccia fredda, amato Sig. Don Ricaldone. Per me (sono matto vero?) penso che in missione bisogna ora lavorare di più, il momento è ottimo; gli animi sotto la depressione possono capire di più ciò che è spirito. Ecco perché le sembrerà che Don Cimatti voglia forzare la macchina. Oh, se qualche anima buona aiutasse!…

Suore. Son del suo parere, ma avrei bisogno di un 50 mila lire e di poter capire che cosa vogliano fare. Finalmente ha deciso la direttrice ad andare in giro a vedere ciò che fanno gli altri istituti religiosi. Devo pur mettere su la loro casa che è da 7-8 mesi che è pronta, ma non ho i mezzi per tirarla su, né per restituire loro Yen tre mila imprestati. È anche tutto questo ingranaggio, che per quanto si unga, cigola e non dà loro quella calma… e a noi quella serenità… È in gran parte… qui il problema.

Per il resto avrà letto tante altre mie pappardelle, che non vorrei le togliessero un tempo prezioso. Sia per l’amor di Dio.

Quest’anno si può pensare a rinforzi, date le critiche circostanze? Preghi, preghi per noi.

All’occasione, ottimo S. Pietro. Tutti i confratelli le saranno vicini in quel giorno in modo speciale.

Il Signore rimeriti Lei e i Superiori di tutto. Se in qualche modo possono anticipare qualche cosa, il momento è buono pel cambio, essendo anche la lira ben quotata. Ci aiuti il Signore.


Suo aff.mo figlio

Don Vincenzo Cimatti, sales.