1071 ricaldone


1071 ricaldone

1071 / Ricaldone Pietro / 1933-3-5 /


1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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Missione Indipendente di Miyazaki


Relazione sui rapporti fra l’Istituto delle Figlie di M. A. e la miss. indip. di Miyazaki1


Takanabe, 5 marzo 1933


Dopo la visita del Rev.mo Sig. Don Ricaldone e per favorire lo sviluppo dell’Istituto delle Figlie di Maria A. e per venire in aiuto ai missionari salesiani nella delicata missione dell’educazione femminile, e specialmente perché entrando nel tirocinio i chierici non avessero a trovarsi immediatamente a contatto con troppo elemento femminile, si combinò per la chiamata delle Figlie di M.A. a servizio della Missione indipendente di Miyazaki.

Presi gli opportuni accordi col Sig. Don Rinaldi, di ven. memoria, e colla Madre Generale, venne un primo nucleo nel 1929 con l’intesa che avrebbero preso la cura dell’erigendo asilo e dell’educazione della gioventù femminile della città di Miyazaki. Essendo chiamate dalla missione, questa doveva pensare al mantenimento. Intese orali coi rispettivi Superiori avevano determinato l’intesa cordiale.

“Il Superiore della missione avrebbe dato quanto poteva; non potendo le F.M.A. avrebbero provveduto”, e fiduciosi nella Divina Provvidenza si incominciò.

Per cause indipendenti dalla Missione, la costruzione dell’asilo fu dovuta ritardare e ancora di più la casa delle Figlie di M.A. annessa all’asilo.

Le Figlie di M.A. non erano contente della casa che dopo molte ricerche fu affittata dalla missione – non si poterono subito ambientare né per lo studio della lingua, né per le usanze giapponesi e per la difficoltà intrinseca delle cose e forse per non averne fin da principio compresa la necessità.

Mi pare di poter dire che la missione fece quello che poteva per aiutarle in tutti i sensi, ma mi pare pure che fin da allora si andassero delineando le difficoltà di un perfetto accordo, causato forse da incompatibilità di carattere e di vedute – dalle difficoltà economiche in cui e salesiani e Figlie di Maria A. ci dibattevamo – dall’aver forse inteso le Figlie di M.A. trovarsi nelle condizioni di Europa, e forse dal non aver compreso i Salesiani lo spirito o le esigenze dell’Istituto che avevano chiamato a collaborare nella missione.

Venne il Sig. Don Torquinst, che oltre la compera della casa di Beppu per le Figlie di Maria A., diede pure Yen 4000 per la compera della casa fino allora affittata, la quale però non piacendo alle F. M.A. non se ne fece nulla.

La Missione aveva capito che quell’offerta dovesse andare per la costruzione della nuova casa; spiegazioni ulteriori del Sig. Don Torquinst fecero capire che era un capitale che doveva essere sborsato alle F.M.A. e così fu fatto; benché in ritardo, perché sopravvenuta la crisi e la missione dibattendosi in vere strettezze per far fronte e alla costruzione dell’asilo e per la casa delle Figlie di M. A. e più per il pane quotidiano, domandò il prestito che poi fu saldato già completamente.

Fu in questo periodo di tempo che dalla Direzione delle F.M.A. di Torino si fecero sentire le prime voci (non posso dire se dirette o provocate) della necessità di aver notizie definitive e sui locali e altro, che determinò a venire ad una convenzione scritta sull’amministrazione dell’asilo e per andare d’accordo per l’amministrazione e nella direzione. Fu così che cominciarono le divergenze, che determinarono al passaggio di tutto alle Figlie di M.A., e credo che per lo sviluppo dell’opera medesima e più ancora per la pace sia la soluzione, che se non toglierà tutti i guai, certo li limiterà.

Può essere che in tutta questa questione abbia molta parte:


  1. L’inesperienza del superiore della missione in questo genere di relazioni e la sua bonomia in tutto.

  2. Il carattere delle persone che dovevano per necessità stare in relazione,

  3. le condizioni economiche disagiate vicendevoli,

  4. non aver chiarito subito fin da principio molte cose,

  5. il dover fare le Figlie di M. A. per la prima volta l’esperienza loro personale e quella della loro Congregazione in Giappone – e forse troppo impreparate, essersi trovate nella necessità di mettersi al lavoro – e sottomettendo questo sempre alla questione finanziaria, per cui diedero l’impressione di lavorare troppo attaccate al soldo e alle esigenze della vita, troppo umanamente insomma, il che urtava troppo col modo di fare e di pensare dei missionari, per cui è facile pensare alle conseguenze.


Unisco qualche documento che sta ad indicare le condizioni d’animo e penso, più di carattere delle persone affinché i superiori si facciano un’idea della cosa.

Penso che, come diceva Don Bosco: “acqua passata non macina più” e dimenticando il passato, spero si riuscirà a far meglio per l’avvenire.

Si soffrì da tutti, forse anche per la vicendevole stima che si aveva e si ha.

Alla Madre Superiora feci cenni generici perché sapevo che era informatissima di tutto. Invocai anche una visita, e si era già ricevuta notizia della venuta dell’Ispettrice della Cina, quando, non so perché, fu sospeso tutto. Penso in vista della visita del Superiore salesiano, e sarebbe davvero una benedizione per tutti, confratelli e Figlie di M.A.

Il superiore dovette richiamare alcune cose che potevano essere gravi per lo spirito religioso, e mi consta che furono eseguite (ossia maggior libertà nelle confessioni) e spero che non si ripeteranno più. Certo le Figlie di M.A. desidererebbero sacerdoti come vogliono loro – un regolare servizio religioso – essere ben mantenute, ed al momento attuale la missione che è – come l’opera loro – in formazione, non può assolutamente dare e non so quando potrà darlo. Ci fosse stato questo sarebbero state evitate gran parte delle questioni.

Il Superiore della missione ha dato loro l’autorizzazione di aprire in qualsiasi punto della missione quanto può favorire lo sviluppo dell’Istituto. Col primo aprile passando la proprietà dell’asilo all’Istituto delle F.M.A. la missione intende con questo atto di lasciare le F.M.A. in libertà di amministrazione e di direzione dell’opera, derogando ogni responsabilità e lasciando libere le Figlie di M.A. di scegliere quella forma di lavoro che è più consona alle loro forze e possibilità. Basta che facciano del bene alle anime e lavorino col loro spirito. Mi propongo quindi salesianamente di applicare per loro alla lettera le disposizioni dei Superiori salesiani al riguardo, ed ecclesiasticamente di applicare le norme canoniche come ordinario loro.

Il Signore perdoni al sottoscritto, causa di tutto, i molti errori, e mi aiuti per quanto si può a riparare il passato, mentre di cuore quotidianamente prego per lo sviluppo sempre più fiorente dell’Istituto delle Figlie di M. A. che non dubito essere destinato a fare un gran bene in Giappone.

Invio copia della lettera inviata e alla Rev.ma Madre Generale e alla Superiora delle Figlie di M.A. e la risposta della medesima. Potrà farsi un’idea del gruppo delle idee su cui si è sempre insistito e che in pratica hanno determinato lo stato delle cose.

Non invio ciò che mi sembra in gran parte pettegolezzo, né le lettere forti di membri del Consiglio che mi dicono di tagliare corto…Essendo stata in gran parte anche questione di soldi, mi pare nel Signore che non si debba agire da mercanti… ma da buoni cavalieri del Signore.

Farò fare i conti ed invierò per norma dei Superiori, perché ora ci si rinfaccia poco pulitamente (ne darò comunicazione solo a Lei) che la Missione ha ricevuto un largo margine, per cui dovrebbe provvedere non so quali cose…

In fede:

Don Vincenzo Cimatti, sales.

Superiore della Missione di Miyazaki


1 Copia dello scritto trovato in Ispettoria, e non nell’Archivio del Cap. Sup.. Dopo aver letto questa lettera in cui Don Cimatti manifesta le sue impressioni e il suo dolore per le incomprensioni vicendevoli, si prega di vedere nelle lettere che seguiranno fino alla sua morte come seppe comportarsi con le Figlie di M.A. Fu per loro un vero padre, dimenticando tutto il passato.