Cimatti/ Ricaldone Pietro / 1938-5-31

2069 / Ricaldone Pietro / 1938-5-31 /


a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



La missione italiana in Giappone1



Miyazaki, 31 maggio 1938


Amat.mo e Rev.mo Sig. Don Ricaldone,

Notizie che riempiono di gioia e che fanno pensare, per le ripercussioni avute ora e che possono avere in seguito nei disegni della Provvidenza.

Sullo scorcio del secolo XVI partiva dal Giappone un’ambasciata che aveva il compito di presentare l’omaggio di sudditanza di fede cattolica di principi cristiani giapponesi e di domandare missionari per l’evangelizzazione dei loro paesi.

Era composta di giovani rampolli di queste nobili famiglie, e ne era capo il nipote di quel Otomo Sorin, che provò a Oita le primizie dell’ardore apostolico del Saverio.

L’Italia è ancora piena di ricordi del passaggio trionfale di questa ambasciata che culminò in Roma, e che ebbe per effetto la santificazione di quei giovani e un nuovo impulso dato alle missioni cattoliche in Giappone.

Nel XVI dell’era fascista, da chi regge le sorti d’Italia fu voluta un’altra ambasciata; formata da uomini eminenti, rappresentanti lo stato corporativo italiano, guidata dal Marchese Paolucci di Calboli, uomo in cui vibra all’unisono forte amor di patria e di fede cattolica. È diretta al Governo giapponese per fini diversi dalla precedente, per cementare più fortemente quell’alleanza che si propone il nobile scopo della pace universale coll’abbattimento dei principi sovversivi dell’ordine familiare, sociale e religioso.

Le grandiose manifestazioni che si fecero in ogni parte d’Italia in onore dell’Ambasciata giapponese sono accuratamente registrate nelle cronache dell’epoca.

Abbiamo assistito a parte di quelle che il governo e popolo giapponese hanno colla loro proverbiale gentilezza e cordialità preparato alla missione di amicizia italiana, ma è difficile poter registrare specie in fuggevoli appunti quanto abbiamo veduto e a quanto abbiamo partecipato, perché non fu solo la manifestazione ordinata dalle autorità (ed il disciplinato popolo giapponese vi si presta compatto), ma si vedeva al di sopra ed al di fuori del convenzionalismo ufficiale, il cuore popolare, che vibrava in forma nuova, con espansione insolita all’estrinsecazione sentimentale giapponese: pareva che uno spirito nuovo pervadesse tutti i cuori, che si unirono in manifestazioni che ebbero del fantastico, del meraviglioso non tanto per il numero degli intervenuti (come fare a contarli?), ma per il movente, spontanea manifestazione di simpatia, di amore verso l’Italia.

Anche pensandoci su, è difficile trovare le ragioni di questo fatto. Sì, conta assai per formulare la risposta, il carattere giapponese, la sua gentilezza e profonda cordialità – l’avere l’Italia tante relazioni di somiglianza col Giappone, desunte dalla sua geografia, dalla sua storia… Si potrebbe scrivere un bel volume sulle benemerenze degli italiani che hanno da tempi antichi lavorato in Giappone… ed alcuni nomi italiani anche ora sono fatti segno allo studio ed all’ammirazione dei giapponesi – somiglianza di fenomeni naturali (terremoti, vulcani…), di alimentazione – somiglianza anche per certi lati del carattere nostro col loro (giovialità, forte sentimento, spirito di operosità in ciò che interessa) – ma tutto questo non può spiegare la portata delle modalità dell’avvenimento.

Dunque? Il fascino dell’Italia, originato dalla sua storia incentrata in Roma e con Roma la Cattolicità, e con Roma il Regime, e con Roma la lotta contro i principi sovversivi distruttori della civiltà mondiale.

Vi ha cooperato il fatto nuovo che l’Ambasciata non va per un fine particolare utilitario (come sarebbe una commissione scientifica o commerciale), ma per affermazione dei principi che non interessano le sole nazioni alleate, ma tutto il mondo. E il buon popolo giapponese capì, e si mosse con un cuore solo intorno ai rappresentanti d’Italia.

Piccoli appunti di cronaca che si riferiscono a noi. A TOKYO. Non poteva la commissione non visitare le nostre opere a Tokyo ed era uno dei punti del programma elaborato dal Governo Imperiale la visita alle opere cattoliche italiane di Tokyo. Non furono dimenticati i buoni Padri Paolini di Alba ed in modo speciale la nostra Scuola professionale Don Bosco, il noviziato e Studentato filosofico e teologico, l’Oratorio e opere sociali di Mikawajima. Apoteosi vibranti di amore a Don Bosco, così ben reso presente per le parole di S. E. l’Ambasciatore Paolucci.

IN MISSIONE. Il programma ufficiale contemplava una visita ufficiale alla parte Nord del Kyushu, ed era naturale che da noi si insistesse per la visita alle nostre residenze missionarie. In una giornata di relativo riposo il Capo della Commissione l’Ambasc. S. E. Paolucci con vero sacrificio volle dare alla missione cattolica ed alle opere dei salesiani – delle Figlie di Maria A. questo attestato di stima, e la commissione vi corrispose con vera tempra di attività fascista, pur stanchissimi dai lunghi viaggi e ricevimenti.

E inaugurarono la sera del 10 Aprile il ricostruito ospedale per tubercolosi a Beppu – ed al mattino seguente visitarono la nostra chiesa di Beppu, l’aspirantato, noviziato e opera della S. Infanzia delle Figlie di Maria A. a Beppu; la chiesa di S. Francesco Saverio e l’Asilo “Stella mattutina” ad Oita e nel pomeriggio la chiesa di S. Giovanni Bosco ed il collegetto di Nakatsu, fatti segni ovunque delle acclamazioni delle folle e delle autorità nelle singole città e al passaggio a ogni stazione, con applausi e canti, offerte di fiori. Non esagero di dire che non vi fu cittadino di Beppu, Oita e Nakatsu che non abbia avuto l’occasione d’informarsi così della missione cattolica, località, lavoro, costituendo così una provvidenziale propaganda che non ha avuto certo riscontri in dodici anni di lavoro.

Nella nostra povertà si è cercato di far del nostro meglio per accogliere gli illustri ospiti, ma ci vennero incontro le autorità, le scuole, e più che l’apparato esterno era il cuore entusiasta, riscaldato dai canti, dagli evviva, dalla spontanea estrinsecazione di quanto tutti sentivano in cuore. Seguita con attenzione dai pagani la visita alla chiesa, la preghiera degli italiani, i vari discorsi giapponesi e italiani, le traduzioni che se ne facevano, i saggi di canti e danze.

Sostarono i nostri insigni visitatori con cuore commosso davanti agli innocenti angioletti di Beppu, molti dei quali vagivano nelle candide culle, assistiti dalle Figlie di Maria A. trasformate in pazienti e sacrificate madri. E specialmente ammirarono le magnifiche collezioni antiche, interessanti il Cattolicesimo della città di Oita risalenti all’epoca del Saverio che il nostro Don Marega per le grandi aderenze che ha, aveva potuto riunire nella sala dell’Asilo, col concorso delle autorità, delle bonzerie e di privati.

Come a Nakatsu visitarono la nuova chiesa dedicata a Don Bosco e i nostri giovani aspiranti, restando tutti ammirati e pienamente soddisfatti.

Giornata piena di sante emozioni per tutti e vogliamo sperare fruttuosa.

Sono avvicinamenti che la Provvidenza permette ai suoi alti fini. Peccato che la Commissione non poté spingersi fino alle residenze del Sud, specie a Miyazaki, ove avrebbe potuto rendersi conto dei massimi lavori della Prefettura e dove erano attesissimi da Autorità e popolo. In questi momenti di traballamento mondiale una visita simile – missione d’amicizia – riveste per tutti un alto significato morale e sociale. Oh, ascoltassero tutti la voce di pace.

E preghi per noi, amato padre, e ci benedica affinché sappiamo corrispondere ai disegni della Provvidenza.

Don V. Cimatti, sales.




1 R. M. 873: manos; inedito. Mons. Cimatti sulla testa scrive: “Anche se gli art. non sono pubblicati possono servire per la storia della Missione e Opera salesiana”.