Cimatti|Ricaldone Pietro|1940-8-31

2566 / Ricaldone Pietro / 1940-8-31 /



La finale delle manifestazioni catechetiche dell’annata


Miyazaki, 31 agosto 1940


Rev.mo ed amat.mo Sig. Don Ricaldone,

Avrei desiderato ardentemente che nei giorni 29-30-31 agosto avesse potuto trovarsi in mezzo ai nostri cari chierici studenti di teologia, filosofia e novizi giapponesi a Tokyo.

Avrebbe passato ore e giornate di paradiso, e, pur avendo altrove partecipato a manifestazioni del genere, fatte certo con maggiori mezzi e possibilità di preparazione, avrebbe certo conchiuso: “Bravi figliuoli del Giappone, la vostra FINALE chiude davvero bene le varie manifestazioni del genere tenute in tutto il mondo”. Il sottoscritto certo ha chiuso così, tenendo conto delle accurate modalità della preparazione, dello svolgimento regolare, del contenuto interessantissimo ed importantissimo delle trattazioni e della portata delle conclusioni, di cui si sta preparando la redazione completa.

Fattori della buona riuscita: un organizzatore impareggiabile nella persona del nostro Don Romani, un comitato, che davvero ha dato prova di laboriosità costante, paziente, devota; i relatori che non badarono a fatica per la conveniente ricerca, la massima parte della quale non si trova sui libri; la carità dei missionari, che misero a disposizione del Congresso i tesori della loro esperienza o per iscritto o partecipazione diretta alle discussioni; il concorso di tutti, secondo le proprie attitudini, per le decorazioni, pitture, disegni, grafici, raccolte, ecc. e la buona volontà di tutti, attori e spettatori, nel volere realizzare il meglio possibile il desiderio di Lei, buon Padre, e cooperare nelle forme migliori per noi alla grande Crociata catechistica. D’altra parte per noi era una necessità fare questo primo tentativo; tentare questo primo orientamento d’assieme; radunare il materiale e l’esperienza di questi anni di lavoro; studiare, valutare, classificare, correggere, ampliare, e, quel che è più, adattare all’ambiente, che dobbiamo evangelizzare.

Il mondo non cristiano è sotto tanti aspetti toto coelo diverso dal mondo cristiano, e nei problemi religiosi poi ci troviamo davanti a stati mentali e a disposizioni d’animo così opposte all’anima e alla mente nostra, che davvero bisogna ricorrere ad una catechesi tutta speciale.

Fortunatamente la base è ben solida; c’è il Vangelo; fare come faceva Gesù benedetto. È presto detto, non facilmente fattibile, date anche le condizioni di fatto in cui si trova il missionario in Giappone:


  1. La difficoltà della lingua, e senza il possesso di questo magico strumento manca la chiave per l’apertura dei cuori e delle anime – mancando questa corrispondenza d’anime, in pratica si conclude nulla, umanamente parlando.

  2. La mancanza di mezzi e la mancanza di mezzi appropriati allo scopo. Non già che i missionari fin dai tempi di S. Francesco Saverio ai giorni nostri non si siano preoccupati di questo problema importantissimo, e non vi abbiano tenuto dietro nelle forme loro possibili anche con pubblicazioni numerose atte a facilitare l’insegnamento della religione. Si rimane meravigliati della ricchezza di pubblicazioni in materia fatte dai PP. Gesuiti nel periodo precedente le persecuzioni.

Ma il Giappone che da un settantennio in qua ha rinnovato e riformato tutta la sua cultura, prendendo quanto gli conviene dalle culture straniere e mirabilmente adattandole al suo spirito e alle sue necessità, data la scarsezza dei missionari, non ha potuto di pari passo orientarsi nettamente al cattolicesimo, che non gli poteva essere presentato nelle forme di assimilazione pratica e di utilità immediata e di adattamento alle sue costumanze e al suo spirito rinnovato.

In multis si rimane dunque in arretrato – in multis ci si trovò di fronte ad incomprensioni, che non facevano che ritardare il raggiungimento delle anime, che negli altri campi correvano senza riserve e impacci… e corrono ancora.

  1. Il Giappone ha piena coscienza del suo stato, della sua cultura, della sua forza, della sua missione nel mondo.


Non è il caso di dedurre conseguenze nei riflessi delle difficoltà dell’apostolato e degli effetti relativi.

Col nostro modesto Congresso abbiamo voluto rivedere il lavoro catechistico, espletato a tutt’oggi usato, sia per l’istruzione dei cristiani, e più per quella dei non cristiani, non vi sia da migliorare, da riformare, da riadattare, specialmente pensando che come missionari, dobbiamo propagare la fede, con lo scopo ben definito della nascita (già un fatto compiuto) e prosperità della Chiesa Cattolica in Giappone e renderla capace a sua volta di trasformare poco a poco l’ambiente, dove essa è stata chiamata a svilupparsi. In un paese così complesso e progressista come il Giappone è necessario un rinnovamento continuo anche nei metodi di apostolato cristiano. Che cosa ci ha detto il nostro Congresso?


  1. Ci ha manifestato chiaramente questa necessità allargandoci così assai più gli orizzonti e facendoci toccar con mano l’importante problema, ed acuendo sempre più il desiderio di riuscire alle soluzioni pratiche.

  2. Ci ha fatto comprendere il vero significato delle difficoltà in cui si trovano il catechista e il catechizzando nell’ambiente giapponese; ed il rimedio alle medesime. Ce lo dicevano le riflessioni accorate o calorose dei missionari, o la parola pratica dei catechisti nostri (rari purtroppo come le mosche bianche) che ci narravano il risultato dei loro saggi, i tentativi, le disillusioni, gli effetti buoni ottenuti o la nullità dei loro sforzi… Vera rappresentazione realistica dell’apostolato catechistico in Giappone.

  3. Ci ha detto della necessità di lavorare sfruttando per l’insegnamento tutto il buon materiale che si può desumere dalla storia giapponese, dalla morale giapponese, dai detti, proverbi, similitudini, costumanze, cerimonie giapponesi, dai fenomeni naturalistici o dalla vita delle piante o animali caratteristici giapponesi, dalla letteratura giapponese.

Ricchezza impensata, che messa a servizio della religione prontamente viene assimilata dalla mentalità giapponese e facilitata non solo, ma renderà assai più attraente l’insegnamento catechistico. Adattamento insomma del catechismo alla vita, nel senso che le manifestazioni di questa vita quotidiana giapponese trovano il loro addentellato naturale nella legge di Dio, negli insegnamenti della Chiesa, manifestati nell’insegnamento catechistico.

  1. E specialmente il Congresso ha detto ai giovani missionari salesiani, ai nostri cari novizi giapponesi, la nobiltà della missione che sono venuti a compiere, la necessità assoluta di questo spirito di adattamento cordiale, di unisono perfetto di anime, fuse in un solo intento, di conoscere e donarsi a Dio; ha rivelato i sacrifici di ogni genere che dovranno sopportare per la diffusione del regno di Dio; insomma li ha persuasi a guardare in faccia al problema missionario senza timori, ma nella sua realtà.


CRONACA DEL CONGRESSO. Per tener vivo il pensiero al lavoro del congresso durante l’anno, distinti conferenzieri della città di Tokyo si alternarono nello svolgimento di interessantissimi argomenti legati ai temi del Congresso. Alla vigilia il nostro Don Marega svolse il tema: “Buddismo indiano e giapponese nelle sue relazioni col Cattolicismo”, importante argomento perché si tratta di una dottrina e morale che hanno un’influenza assai grande sulla mentalità giapponese, tanto più che in questo tempo le aspirazioni dei buddisti si volgono a fare della loro religione uno strumento di rinnovazione e conquista spirituale in Estremo Oriente.

Il programma, che unisco, mi pare dica a sufficienza le intenzioni degli organizzatori. Sul fondo una rappresentazione pittorica fantastica, ideata ed attuata dai nostri Mantegazza-Rossi, ci mostra Don Bosco che dall’alto del Fuji si rivolge al Giappone. Ai piedi sta aperto il Vangelo. Le pareti della sala sono ornate da schizzi, saggi, riproduzioni allegoriche, che richiamano punti fondamentali dell’insegnamento catechistico. Il nostro Castiglioni e compagni possono essere contenti del pieno successo. Non mancavano saggi bellissimi, che meriterebbero spiegazioni particolari, di un concorso di disegno su argomenti catechistici, svoltosi fra i nostri allievi della scuola professionale. Apposite vetrine e mensole raccoglievano la biblioteca catechistica incipiente, con tanto di opere straniere come giapponesi, e su di esse dominavano i bei quadri liturgici catechistici del nostro Don Frantzen, illustranti il metodo storico psicologico.

Non posso passare sotto silenzio il bel lavoro esposto, già in parte compiuto dai nostri cari filosofi della Compagnia del SS.mo Sacramento, e che viene completandosi, della raccolta cioè di un ottimo materiale di esempi, desunti dalla storia del Giappone, da avvenimenti locali – detti celebri ecc. che debbono servire come sussidio didattico all’insegnamento del catechismo presentato ai giapponesi.

Già i quaderni vengono riempiendosi e le centinaia di esempi si moltiplicano.

In questa sala si tennero le sedute: l’ambiente esterno così disposto, e più i cuori di tutti, compresi dell’importanza delle trattazioni, diedero fin dal principio un’intonazione di serietà e di volontà di lavoro, che non lasciò dubbio alcuno della riuscita ed efficacia del Congresso.

Non mi è possibile neppure schematicamente seguire le trattazioni, che si spera quanto prima poter rendere di pubblica ragione, tutte interessantissime, e quel che è più, intonate tutte all’ambiente giapponese, e che si prestavano a lettura finita ad una pratica discussione familiare che venne a costituire anzi la parte più istruttiva del convegno.

Un numero caratteristico, fuori programma, fu dato da un saggio pratico di discorso, fatto ai giovani, come commento di immagini (lezione per aspetto), tanto in uso in Giappone, tenuto da uno dei più bravi del mestiere della città di Tokyo: interessantissimo oltre ogni dire – vero saggio di attivismo moderno, che incatena l’attenzione dei giovani di fronte ad immagini semplicissime e di efficacia incontestabile, se usato anche per le spiegazioni di immagini catechistiche o proiezioni luminose: ne risulta e per il tono della voce cangiante secondo i personaggi e per la musica che alle volte accompagna tali spiegazioni una drammatizzazione vivificata, che ha il suo corrispettivo solo o nella rappresentazione scenica o cinematografica.

Gli organizzatori per destare un maggior interesse al lavoro preparatorio del Congresso, ebbero la geniale trovata di bandire concorsi a premio di vario genere: disegno decorativo, drammatico ed anche poetico per l’inno del Congresso.

Quest’ultimo fu vinto dal novizio giapponese Yamaguchi e musicato sul tema fondamentale “BENEDICAMUS DOMINO” dal sottoscritto.

Mi piace concludere questa relazione coi concetti assai interessanti svoltivi: “Anime giapponesi, cantiamo per l’eternità. Il grande apostolo S. Francesco Saverio ci ha fatto conoscere il Verbo di pace e verità, Verbo che da due millenni, puro, incorrotto si trasmette a noi attraverso la vita esemplare di carità e di sacrificio dei santi. O nostri fratelli, questa dottrina, questa stretta via che conduce al Cielo noi vogliamo cantare e propagare. O fratelli tutti del Giappone, del paese che si ammanta di fedeltà, che è smagliante di bellezza per i bei fiori di ciliegio, che è candido come la neve del Fuji, noi imporporati del sangue dei nostri padri, vi presentiamo la Parola di luce per tutte le generazioni”.1

E ci aiuti davvero il Signore ad ottenere questo per opera dei nostri cari seminaristi e novizi giapponesi, che vengono compiendo la loro formazione.

Comincia da oggi il lavoro, che deve rendere fruttuoso il più presto possibile quanto si è fatto, e comincia da oggi la preparazione ad un Congresso catechistico pubblico, che se il Signore ci darà forze e vita, vogliamo organizzare nell’anno centenario, come apoteosi dell’apostolato catechistico di Don Bosco e del suo metodo.

Grazie o buon Padre, di essere stato strumento incitatore del bene che ne è venuto a noi tutti, e di quello che verrà certo a tante anime. Accolga questo modesto contributo alla Crociata catechistica dei suoi lontani figli del Giappone, e ci benedica tutti; dica una parolina speciale per noi a Don Bosco, affinché impetri per ognuno di noi il genuino suo spirito catechistico che come lo fu per Lui, sia per noi pure propulsore massimo dell’apostolato per la salvezza delle anime.

Suo come figlio

Don V. Cimatti

1 L’Inno del Congresso Catechistico qui tradotto si trova al numero 515 del Catalogo Musicale. Si conserva pure copia del Programma stampato diviso in 7 adunanze, con le relazioni fatte in ogni adunanza e i nomi dei singoli relatori. Si vede bene come Don Cimatti sapeva valorizzare il personale che aveva a disposizione.