1418 berruti


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1418 / Berruti Pietro / 1935-5-9 /


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1.1 a Don Pietro Berruti, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani

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Miyazaki, 9 maggio 1935

Rev.mo Sig. Don Berruti,

Da lungo tempo sono digiuno di sue notizie. Mi si disse che era assente da Torino per breve riposo, spero che ora sia al suo importante ufficio rinvigorito di forze… anche per venire in aiuto al povero Don Cimatti, che incomincia ad esporle alcune cose, deliberate ed approvate dal Consiglio, riferentesi alla nostra Congregazione in Giappone. Prego che per gli argomenti che fossero da trattare in Capitolo, abbia la bontà di presentare Lei le nostre questioni.

NOVIZIATO: Per la fine di Giugno l’edificio sarà pronto e penso che per metà luglio può essere abitabile. Già inviai al Sig. Don Gusmano quanto era necessario per parte mia per l’approvazione canonica, e mi scrive il Sig. Don Gusmano che le pratiche sono in corso.

Siamo di parere che i Superiori (se lo credono conveniente) ci inviino qualche novizio. Spero di riuscire a radunare oltre una mezza dozzina di giapponesi. I nostri potranno portare un po’ di spirito salesiano e insieme affiatarsi, e per la ricreazione e per le funzioni portare un po’ di vita. Anche per sperimentare sarà bene che non siano troppo numerosi, affinché non abbiano il sopravvento sui giapponesi. È enorme il sacrificio che dovrà fare la missione per provvedere il personale (in conclusione la missione resta con ben poco, che ormai il migliore è a Tokyo) perciò pregherei che se già avessero posto l’occhio su qualche buon elemento come Maestro dei novizi, potesse trovarsi con il Sig. Don Tanguy fin dagli inizi: mentre apprende la lingua potrebbe aiutare e nello stesso tempo venirsi preparando all’importante occupazione. I Superiori carissimi ci aiutino colle preghiere affinché questa prova riesca a gloria di Dio e a salvezza di anime.

STUDENTATO TEOLOGICO: I Superiori sono certo al corrente delle questioni di Hong Kong – i nostri chierici in conclusione ci si trovano non bene e vari ne sentono le conseguenze per la vocazione. È per me difficile capire lo stato reale della questione, ma bisogna assolutamente provvedere. Intanto per quest’anno il Consiglio ha espresso il parere che se vi fossero confratelli che debbono iniziare la teologia, non si mandino ad Hong Kong ed ho già scritto in tal senso ai Superiori della Cina. Usufruiremo del permesso dei Superiori di inviare i nostri al Gran Seminario di Tokyo. I due che attualmente frequentano fanno bene e accontentano i Superiori e spero che anche per lo studio faranno profitto.

Ecco ora il problema: “Se è vero che in quest’anno restano ad Hong Kong solo i chierici della missione giapponese, non si vede proprio perché debbano risiedere là, date le condizioni di animo in cui si trovano, cogli inconvenienti che i Superiori comprendono, fra cui il delicatissimo problema della formazione in Cina…”. Per i giapponesi questo è davvero incomprensibile, e già varie volte anche il Delegato Ap. ha manifestato le sue meraviglie.

Al momento attuale ad Hong Kong ho otto studenti (ho dovuto ritirare un giapponese per salute), dunque otto. Il Consiglio propone:


  1. Se i Superiori credono opportuno esaudire la domanda di alcuni che per motivi di salute domandarono il rimpatrio; per parte nostra non c’è difficoltà mantenerli in qualsiasi studentato designato dai Superiori per loro. Pagare ad Hong Kong o altrove è lo stesso.

  2. Se a formare il futuro personale dello Studentato ancora più futuro (visto che i Superiori sono in gravi difficoltà per venirci in aiuto) fosse utile scegliere un paio di questi, che o a Torino o a Roma potessero prendere i gradi accademici, volentieri la missione farebbe anche questo sacrificio.

  3. Per quelli che rimangono ho scartato le due idee precedenti, tutti, ritornare in Giappone. Presso la Scuola Tipografica o presso il noviziato troveremmo modo di allogarli per ora alla meglio e in seguito definitivamente.

  4. Se poi i Superiori, viste le condizioni di fatto delle cose, anche per lo studentato filosofico che è ancor in aria, potessero fare sforzo sovrumano e anticiparmi un po’ di soldi, si potrebbe trovare subito anche la casa per lo studentato filosofico e teologico, e così siamo a posto, almeno per la parte materiale – intanto il personale del noviziato (sempre nell’ipotesi che i Superiori possano dare almeno uno) potrebbe prestarsi per la sorveglianza e materie secondarie per gli studenti – e così le basi sono a posto e si può procedere con slancio nel lavoro. Ah, se i Superiori permettessero che al mio posto in missione ci fosse un altro, mi sembra che nel nome di Dio tutte queste opere vitali della Congregazione avrebbero un regolare impianto.


Sarà la superbia che mi fa parlare? No, è il grande amore per la nostra cara Congregazione. Sogno a Tokyo il nostro studentato e filosofico e teologico forte per studi e pietà – lo vorrei organizzato come l’antico Valsalice… Insomma sia quel che Dio vuole.

I nostri pensieri sono questi – i Superiori decidano quello che nella loro esperienza credono più utile per le anime. Per me le battaglie si vincono con colpi decisivi, e a mio modo di vedere bisogna anche in questo fare come fanno i miei cari giapponesi.

Scongiuro i Superiori a trasportarmi nel mio ambiente di lavoro. Trenta anni di Valsalice mi hanno forgiato alla scuola (pur essendo zucca vuota… ma anche quelle suonano…) e negli altri ambienti non mi sono ancora adattato. Mi aiutino dunque… ma non mea voluntas, sed in omnibus voluntas Dei et Superiorum.

QUESTIONI AMMINISTRATIVE. Si era parlato di un ufficio speciale per le missioni: a quando l’organizzazione definitiva? Ad esempio ricevo ora i conti del Gennaio (i conti dico). I Superiori hanno certo ringraziato i benefattori, ma alle volte si tratta di pratiche che sono lasciate al Superiore o al confratello. Come vede pratiche del Gennaio che si trascinano a maggio… non mi pare possa concludersi con vantaggio.

Desidererei pure una parola esplicita dei Superiori sulla questione dei conti correnti che ripetutamente sollevai presso i Superiori (conti correnti postali). So che i missionari di varie missioni l’hanno. Non aprirà questo la porta ad inconvenienti per l’osservanza del voto di povertà (se si lascia la facoltà ai singoli o se non ci sono seri motivi, ecc.)?

Al momento attuale null’altro di speciale salvo la raccomandazione alle fervorose preghiere dei Superiori. Pare che l’orizzonte vada rischiarandosi sempre più. Ci aiuti Maria A. nel suo bel mese, e conceda a me e ai miei la perseveranza nel bene e poter fino alla fine compiere integralmente il nostro dovere. Mi creda

Aff.mo nel Signore

Don V. Cimatti, sales.


P.S. - Al momento di spedire ricevo la sua carissima del 23 p. p. La ringrazio proprio del risparmio di titoli1… Vuol che Le dica chiaro? Tutte le volte che i Superiori ed amici mi danno quel titolo è come una voce che mi dice: “Non sei più della Congregazione…”. Finché me lo dicono in Giapponese “kakka” vede che non c’è che da umiliarsi e dire: “proprio vero!”. Grazie dunque e mi lascino in pace a lavorare senza fronzoli, tanto non li metto assolutamente… Che commedie…


  1. Per la casa di Tokyo e per le altre mi pare di aver sempre mandato i documenti relativi. Non è possibile che i Superiori abbiano dato l’autorizzazione della casa senza aver il permesso del Vescovo. Ad ogni modo era per sapere il significato della parola. Capito!

  2. Per il Noviziato i Superiori avevano già scelto Don Tanguy. Se mi permettono di lasciarlo al mio posto, vado volentieri. (Veda che umiltà… Ma vado volentieri sul serio… Veda i miei pensieri nella mia lettera).

  3. Al terzo punto della continuazione dello studentato ad Hong Kong per quelli che hanno iniziato, veda i miei poveri pensieri. I Superiori conoscono meglio di me la situazione di certe anime che si trovano in grave ansia per la vocazione loro. Il guaio di quei confratelli, amatissimo Sig. Don Berruti, non è il sacrificio a cui possono essere sottoposti (in Giappone penso che siano di più). È ben altro. Non c’è affiatamento tra i superiori, e questi chierici purtroppo se ne risentono… e Dio non voglia che imparino. È questione davvero dolorosa. Prego di cuore che il Signore aggiusti le cose. Ad ogni modo legga e se i pensieri servono…


Per me farò alla lettera quanto i Superiori consigliano.




1 Don Berruti chiede di poter mettere il titolo di Monsignore sulla busta: lo ritiene doveroso, nell’interno della lettera non ne farà uso.