Cimatti|Ricaldone Pietro|1947-11-…

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a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani



Novembre 1947

Rev.mo ed amat.mo Sig. D. Ricaldone,


Mentre fervono i preparativi per il ritorno al nostro caro Giappone, non le sarà discaro un breve riassunto del lavoro incessante fatto in questo anno missionario (30 Giugno 1946-1 luglio 1947). V’è davvero da benedire il Signore! La statistica della Prefettura apostolica dà questi dati generali:


Amministratore Apostolico 1

Sacerdoti missionari 19

Aspiranti e Chierici 18

Relig. giapponesi25

Relig. straniere11

Novizie e postul.37

Orfanot. (5) allievi 350

Ospizi vecchi (2) ricov. 20

Ospedale cattol. (1) ric.40

" consulti 1200

" visite a domic. 350

Scuole elem. (2) allievi169

Scuola media (1) allievi155

Asili d’inf. (3) all.250

Scuola educ. Giovani 25

Cattolici1979

Catecumeni 154

Battesimi446

Cresime131

Comun. pasquali1450

" di devoz128.365

Matrimoni fedeli20

" misti14

Defunti155

Immigrati107

Emigrati34

Oratori riattiv. (2) all. 150


Sono in via di organizzazione in ogni parrocchia le associazioni di carità, di azione cattolica e di devozione, i nostri cari oratori, le vocazioni pel Seminario indigeno (ridotte agli estremi per le perdite di guerra; sono rimasti due allievi).

Confrontando i dati dell’anno precedente si nota un consolante aumento valutato così: cristiani 170, catecumeni 40, battesimi 245, comunioni 49.588, matrimoni 16. Il nuovo orientamento democratico dato all’Impero, la libertà religiosa concessa, le scuole elementari interne concesse ai nostri orfanotrofi, e soprattutto l’attività e lo zelo apostolico dei nostri missionari, delle Figlie di Maria A. e delle Suore giapponesi della Carità, sono i fattori di questo aumento, tanto più notevole se si pensa che la nostra missione è fra le più lontane dal movimento progressista moderno e più tenacemente attaccata alla tradizione antica.

Ci avviciniamo (1949) al 4° centenario dell’entrata di S. Francesco Saverio in Giappone. Oh, potessimo in questa cara missione, che fu splendido campo di apostolato evangelico del Santo e dopo di lui ancor più dei suoi confratelli gesuiti, presentare alla Chiesa, almeno quadruplicati, gli effetti del lavoro missionario! Ci aiutino l’apostolo dell’Oriente e le preghiere dei buoni!

Non è meno consolante il risultato dell’attività dei nostri confratelli nella zona di Tokyo. Non mi sono ancora pervenuti dati statistici, ma dalle parziali notizie avute, risulta che continua attivissimo il lavoro per la buona stampa. Lusinghieri apprezzamenti sui giornali delle opere edite dalla nostra Società D. Bosco; la stampa del nuovo catechismo per tutto il Giappone (90.000 copie); oltre una mezza dozzina di nuovi libri per la fine d’anno, fra cui “meditazioni giornaliere” di Mons. Ogiwara, di cui era sentito urgente bisogno per le comunità religiose; il “Ricordo materno” di P. De Sanctis (in gran formato); l’inizio della collana filosofico-pedagogica, ecc. Oh, potessimo avere montagne di carta!

Va sempre più riorganizzandosi il lavoro nelle varie nostre opere esistenti, specie il nostro caro Orfanotrofio D. Bosco, che comincia a dare (come la scuola media di Miyazaki, la scuola professionale e l’Oratorio D. Bosco a Tokyo, l’orfanotrofio di D. Bosco a Nakatsu) buoni risultati di conversioni. E sentisse questi cari giovani come pregano, cantano bene in latino, in italiano e… manco a dirlo… in giapponese! Ne resterebbe ammirato e commosso. E pensare che un anno fa erano spersi fra le macerie di Tokyo, di Osaka… erano inquadrati in associazioni organizzate, ed avviate al furto, alla mala vita! Ah, D. Bosco, D. Bosco!

Mi scrive il nostro bravo D. Barbaro da Tokyo: “Il lavoro catechistico cresce ogni giorno più fra noi allo studentato, alla scuola, negli Ospedali. Ah, avessi una moto! E non glielo dico per ridere, sa!: si tratta di duplicare il lavoro. Si chiedono conferenze e catechismo ad una scuola di medichesse-dentiste, circa 400; alla scuola di taglio (abiti), circa 100, ad Ikebukuro, ad Akabane, ecc. Dire di no, quando si presentano queste belle occasioni, proprio duole il cuore…”. Certo, veicoli più veloci, non legati alle esigenze di orario, sarebbero utilissimi, per non dire necessari anche a tanti dei nostri missionari per la visita mensile ai cristiani distanziati dalla parrocchia centrale, con risparmio di tempo, con moltiplicazione di lavoro. Passo l’idea a Lei, perché si rifletta su qualche anima buona che potesse contribuire, in qualche modo, alla motorizzazione veloce del Catechismo fatto dai Salesiani in Giappone.

Quelli dell’altra sponda non stanno certo colle mani in mano. Mi scrivono dalla Missione che i Protestanti, ad es., incaricano ogni famiglia con cui hanno relazione a radunare i ragazzi del vicinato – si legge la Bibbia – si fa un racconto – si insegnano canti, ecc.

La buona volontà di tutti i suoi figli lontani non vuol tralasciare nessuno dei mezzi che nel nuovo clima ricostruttivo del Giappone vengono presentandosi – non vogliono perdere nessuna delle buone occasioni che la Provvidenza consiglia o mette loro in mano – abbracciano con gioia i sacrifici quotidiani cui sono sottoposti, pur di riuscire ad ogni costo e usque in finem a compiere il loro dovere. Li benedica tutti. A nome di tutti poi accolga i più sentiti e cordiali auguri di feste Natalizie e di Capodanno, e si degni trasmetterli ai Superiori e fratelli nostri e ai nostri amati benefattori. Ma sopra tutti non dimentichi il suo povero


D. Vincenzo Cimatti, sales.