Cimatti|Ricaldone Pietro / 1931-5-1

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a Don Pietro Ricaldone, Vicario del Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 1 maggio 1931

Amatissimo Sig. Don Ricaldone,

Il mese della nostra Mamma le porti tutte quelle consolazioni e grazie che il suo cuore desidera e che di cuore le augurano i suoi lontani figli del Giappone.

Lei gradisce certo notizie nostre. Un breve riassunto dell’attuale nostra situazione.

Salute dei confratelli: grazie a Dio discreta per tutti, dico discreta perché certo si è un po’ tutti stanchi e come Lei sa, la salute generale dei confratelli del Giappone (salvo per il sottoscritto), fu sempre in radice un po’ debolina. Ad ogni modo mi pare che tutti lavorino bene, pur non essendo alcuni ancora ambientati (e non so se lo saranno mai).

Ricordi le lettere di Don Lucioni e la situazione di Don Escursell. Ho creduto opportuno fare il cambio del confratello Maccario da Oita a Nakatsu con Merlino. Maccario si lascia alle volte talmente agitare per delle ombre, e ormai a Oita coi Giapponesi e con Don Margiaria non riusciva a stare calmo (ha dei momenti di vero nervosismo). Con Don Tanguy è più tranquillo, anche perché l’ambiente del seminarietto è più tranquillo. Non so però se le condizioni di animo e di salute siano tali da permettergli di fare quest’anno la professione perpetua.

Don Lucioni ha i suoi momenti (ricorda la lettera dell’anno scorso?), come pure Don Escursell che è forse quello che meno ha assimilati e la lingua e lo spirito dell’apostolato… È però di grande pietà. È un elemento che ritengo utile in un ufficio… ma nell’apostolato…

Abbia la bontà di non inviare insegnanti del tipo Don M.. Lei lo conosce, ma credo che se vogliamo formare chierici… Ad ogni modo non mi lamento dei confratelli, che sono a me tutti tutti di esempio. Lei sa che avrei da lamentarmi di me e non degli altri, perché se le cose e le persone vanno e sono come sono, prego pensare che la colpa è tutta e solo del sottoscritto.

Le ricordo che sono già al sesto anno di superiorato e prego i Superiori che non abbiano timore, e diano alla congregazione il buon esempio di disporre dei confratelli senza paura. Don Cimatti è disposto ad andare in qualsiasi luogo del mondo. Non ha una missione la più povera, la più scalcinata, che sia da iniziare ex novo, oppure in cui ci sia da sgobbare come muli? Quello è il posto indicato per Don Cimatti. Vedo che sta per scrivermi “Il posto per Don Cimatti è quello indicato dall’obbedienza…”. Certissimo… ma conosco la carità dei Superiori, e non vorrei che avessero nei riflessi di questo povero uomo… Chiaro?

I nostri chierici, grazie a Dio, benino in tutto. Vari hanno bisogno di lavorare e molto, ma coll’aiuto di Dio e colla buona volontà, speriamo che si metteranno a posto. Ed ora converrà – come le ho già scritto – pensare all’anno prossimo. Che cosa per noi sia utile veda Lei nella sua bontà. Le nostre condizioni attuali sono le seguenti.

I chierici che quest’anno devono cominciare il tirocinio pratico, perché hanno compiuto il biennio filosofico, sono nove.

Nello studentato rimarrà quindi un solo chierico che deve cominciare il secondo corso di filosofia, perché dei tre chierici inviati l’anno scorso due avevano già compiuto il primo anno a Valsalice.

Non è improbabile che incominci la filosofia un chierico giapponese. Quindi veda di inviarci il materiale studenti necessario, affinché lo studentato possa funzionare e non si debba tenere immobilizzato un personale per due individui. Per il locale per quanti ne mandi che ci aggiusteremo bene.

È il caso di incominciare a pensare per il noviziato? Avrei due che domandano di essere ammessi come coadiutori e che mi sembrano abbiano fatto a sufficienza la prima prova. Naturalmente se i superiori venissero in questa decisione abbiano la bontà di farmelo sapere affinché prepariamo per tempo il locale opportuno. Se no, che cosa mi consigliano di fare? È d’altra parte un problema che si impone perché a tutt’oggi abbiamo una ventina che si vengono preparando e mi pare che anche le vocazioni tardive possano dare buon frutto e non tutte certo daranno l’elemento per la futura diocesi. Abbia la bontà di considerare la cosa e sapermi dirigere in questo delicatissimo problema.

Come pure desidererei norme per cominciare e pensare in che condizione mettere i chierici nel prossimo anno due a due? Un prete, un chierico e un coadiutore? Oppure vi sono altri criteri che l’esperienza abbia fatto ritenere migliore?

Per il personale. La nostra posizione di lavoro attuale è la seguente.

La residenza di Nakatsu è ampliata, ma già ristretta per accogliere i nuovi semi che la Provvidenza ci ha inviato. Sono entrati undici nuovi e tra il primo e il secondo corso sono venti individui, intorno a cui lavorano Don Tanguy, Don Lucioni, e Maccario, aiutati dal catechista Mori e dei più adulti degli studenti. Se, come spero, Propaganda Fide darà il sussidio straordinario penseremo secondo le proporzioni del medesimo a stabilire il seminario nelle vicinanze di Miyazaki e l’ampliamento di Nakatsu potrebbe servire per le vocazioni tardive o per altra opera (orfani, ecc.). Ad ogni modo nel prossimo anno, se il Signore ci manda nuove vocazioni (e le manderà certo) non si può pensare che o ad un nuovo ampliamento di Nakatsu o ad una nuova località. La presenza del seminario nella residenza della missione paralizza naturalmente il lavoro missionario, perché i confratelli hanno le forze assorbite nella cura dei giovani rampolli, tanto più per noi che ci troviamo in difficoltà per la lingua.

La piccola scuola tipografica funziona e già vi sono sei allievi ricoverati. Don Margiaria, Don Escursell e Merlino si sono addossati questo nuovo lavoro, aiutati dal capo-stampatore e compositore (due buoni cristiani di Tokyo) e da due professori della città (pure cristiani) e così pure nel nostro piccolo la scuola funziona secondo i nostri programmi colle necessarie aggiunte o modifiche giapponesi.

A Miyazaki pure funziona l’asilo, ma per questo i salesiani non hanno da preoccuparsi per il personale, salvo che per il servizio religioso.

A Tano è pure pronta la casetta pel missionario ed una sala che può servire per riunioni. Se avrò personale sufficiente si può pensare anche là ad un collegetto o ai figli di Maria per attivare ed usufruire bene i locali.

Le suore trasporteranno a Beppu la loro casa di formazione e sarà necessario pensare al servizio religioso. Si rende quindi necessaria la presenza sul posto del missionario, perché è dispendioso farlo andare ogni giorno da Oita. Spero fra poco almeno la casa del missionario sia pronta.

Le ho esposto le varie circostanze in cui ci troviamo per il lavoro e per le opere iniziate affinché nella scelta del personale pel prossimo anno ci venga in efficace aiuto. Spero che non mi lascerà senza qualche prete e qualche coadiutore. La preparazione del personale sul posto è ancora molto lunga e quindi supplico i superiori che come sempre ci vengano efficacemente in aiuto anche in quest’anno.

Questione finanziaria. Le opere intraprese furono necessario riflesso dell’aiuto dato da Don Torquinst. Don Cimatti usufruendo di capitale morto, che non poteva essere subito adoperato per le opere prescritte da Don Torquinst, diede opera all’asilo. Come avevo scritto ai superiori non potevo lasciare il centro della missione nelle condizioni di una povera cenerentola, mentre in tutte le altre residenze si faceva qualche cosa. Avrò sbagliato, ma d’accordo col consiglio e per salvaguardare quanto si è cercato di ottenere colla venuta delle suore (e cioè di togliere per quanto è possibile l’elemento femminile dal contatto dei confratelli, specie quest’anno che entrano i chierici), ho creduto mio stretto dovere di fare così. La missione farà i necessari rimborsi.

Da Torino non venendomi aiuto di denaro sono stato costretto a domandare un prestito ai Padri delle Missioni Estere di Parigi, che generosamente l’hanno concesso e spero così di condurre a termine le opere iniziate, per poi raccogliere tutte le forze per far fronte agli impegni che pian piano bisogna estinguere coi missionari o con le banche. Don Torquinst, spero, che continuerà ad aiutarci, e così in pochi anni mettere a posto ogni cosa.

Gli impegni da estinguere in 5-6 anni ammontano cogli interessi ad una somma che si avvicina certo alle 400-500 mila lire italiane.

Ma sono sicuro: la Provvidenza che ogni giorno in forme davvero eleganti ci viene in aiuto non mancherà di aiutare questa povera missione che non conta su alcuna risorsa se non quelle che ci vengono dall’elemosina quotidiana. Meglio così. Nel computo badi che conto sulla promessa sua (così mi scrisse il Sig. Don Rinaldi) di avere almeno 25 mila lire come sussidio straordinario per lo studentato, delle 50 mila domandate ai Superiori.

Per oggi basta. Veda di aiutare col consiglio e coi mezzi il suo sempre

Aff.mo

Don Vincenzo Cimatti, sales.


P.S. - Il Sig. Don Torquinst ha pure tra mano la pratica di Tokyo; e l’Arcivescovo insiste per una decisione per sapersi regolare.