Cimatti|Bianchi Eugenio| 1903-3-22

8 / Bianchi Eugenio / 1903-3-22 /


a Don Eugenio Bianchi, suo maestro di noviziato



Valsalice, 22 marzo 19031

Mio sempre dolcissimo ed amabilissimo Don Bianchi,


A nome anche del caro Don Nassò, a nome della scuola normale maschile pareggiata Valsalice, a nome mio, le domandiamo un favore che Lei non ci deve negare e che sono certo, che se può non ci negherà certamente.

Ecco di che si tratta. Si desidererebbe mettere a Valsalice un po’ di api, ma ci mancano le api e l’alveare. Non potrebbe lei, nella sua generosa carità darci un po’ di api, magari imprestarmele, dentro un alveare che poi si rimanderebbe indietro, quando ne abbia fatto uno simile?

Non è vero che potrà e vorrà contentarmi? Anche Don Piscetta sarebbe proprio contento, perché ha bisogno di miele per la sua salute e poi anche per farsi un po’ più dolce… e ne ha davvero bisogno! Quando qualcuno di loro viene a Torino… Dunque spero e aspetto, anzi aspettiamo…

Ed ora che dovrò dire di bello? Che la saluto di amore e che sulla tomba di Don Bosco prego anche per Lei, mio dolcissimo padre. È mio dovere di riconoscenza per il tanto bene che mi ha fatto e non lo dimenticherò mai.

Le mie cose vanno avanti come possono: sono sempre lo stesso disperato di prima, ma ringraziando il Signore la voglia c’è e posso dire cresce ogni giorno più.

Più invecchio, più sento il bisogno di fare, di operare, di farmi buono di riparare al tanto male, agli scandali che ho dato colle mie miserie ai tanti compagni di collegio… Mi aiuti colle sue preghiere affinché possa lavorare con ardore, con zelo indefesso a propagare un po’ di fuoco in mezzo a questi chierici, ed ora specialmente in primavera; stagione più critica per me e per gli altri.

Caro Don Bianchi, sapesse quante lotte, quante tentazioni specialmente per la S. purità: è certo che Gesù me le manda per tenermi umile e Deo gratias: ma ho bisogno di forza e di slancio…

A Torino fervet opus per le feste della nostra Mamma2 e pel congresso. E come diceva Don Marchisio: è incredibile lo slancio con cui questi Signori del comitato lavorano affinché tutto riesca bene. Coraggio, avanti. La Madonna poi comincia a farne delle grosse.

Si desiderava mettere sulla corona d’oro di Maria delle pietre preziose: già inteso coll’orefice che non essendovene le avrebbe messe false. Proprio la mattina dopo una persona che tiene l’incognito, manda a dire che purché le mettano nel centro della corona, darebbe un diamante contornato di gemme dal valore di Lire diecimila. Evviva Maria SS.ma! Si trattava di illuminare la facciata della Chiesa tutta a luce elettrica. Una brava persona che da tre mesi era a letto dice a Don Marchisio: “Se mi promette la grazia da Maria A. faccio e preparo tutto io a mie spese”. Don Marchisio promette e la Domenica dopo l’ammalato va a ringraziare Maria A.

Don Marchisio gli aveva promesso che sarebbe guarito nel mese di Maggio. Basta! Maria vuole che le facciamo una bella festa. Avanti e fuoco a gran carica.

Saranno cose che Lei forse già sapeva, ma che vuole! quando le racconto e quando mi sfogo un po’ mi pare di star meglio e quindi…

Allora mi ricordi proprio a Gesù nella S. Messa, ma proprio di cuore. Ne ho bisogno. Dunque le raccomando le api, le mandi proprio, in compenso farò pregare e pregherò per Lei, per la sua casa, per la sua colonia, per le sue pietre, galline e tutto, insomma.

Le domando la benedizione di Maria e baciandole la mano mi dico sempre e tutto suo


aff.mo figlio

ch. Vincenzo Cimatti


1 In quell’anno il chierico Cimatti aveva preso il dottorato in Scienze Naturali, e si era pure iscritto alla Facoltà di Filosofia. La scuola pareggiata di Valsalice esigeva questi titoli.

2 Si tratta delle feste per la solenne incoronazione del quadro di Maria Ausiliatrice in cui il coro dei chierici di Valsalice guidato dal Maestro Cimatti fu molto apprezzato.