Cimatti|Rinaldi Filippo / 1928-12-2

413 /Rinaldi Filippo / 1928-12-2 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Mio amatissimo babbo,


Come vede mi trovo a Oita per la festa di S. Francesco Saverio celebrata anche quest’anno con qualche caratteristica come può vedere dall’acclusa relazione pel Bollettino.

  1. Unisco a questa due lettere per informazione. Non so perché Don Dottino mi scriva di questo… Ad ogni modo… Dal Ch. Stradella che in una precedente mi scrisse dei suoi dubbi sulla vocazione provocai l’acclusa. Gli ho risposto in Domino… ma siccome non è che mio compito indiretto dopo averlo raccomandato al suo nuovo Direttore, veda un po’ Lei per che tramite gli si può far del bene.

  2. Siamo in attesa dei tre da Torino: non sappiamo chi siano, quando e dove arrivano. So di traverso da Don Garelli che arrivano a Shanghai al 20. Certo non andremo fino a là… tanto più che non sappiamo nulla di fisso. Grazie fin d’ora della carità usataci, colla preghiera che pel prossimo anno ci inviino almeno altri tre e le suore.

  3. Fine mese: mio rendiconto. Salute sempre ottima. Studio e lavoro solito – Pratiche di pietà regolari in comune – quando debbo farle da solo, qualche volta dimentico delle parti – o mi lascio pigliare dal sonno. Qualche volta vera freddezza, direi nausea (non per questo tralascio).

Di tanto in tanto il Signore vuole davvero provarmi. Quanto sono ancora cattivo!

Regole e santi Voti: difficoltà speciali non ci sono – ma quanta modestia ho ancora bisogno negli sguardi e in genere quanto spirito di mortificazione mi manca.

Esecuzione dei miei doveri. Lei conosce le mie difficoltà, come le vede il Signore. Non recuso laborem, ma non so dirigere e comandare. Sarà superbia, poltroneria, non volersi prendere odiosità, ma non so, non so come fare.

Disordini in casa. Qua e là urti (come dirò in seguito) credo tutti dipendenti dalla poca oculatezza del sottoscritto.

Carità: per me pienamente d’accordo con tutti, ma purtroppo nel realizzare il bene non tutti d’accordo col sottoscritto. Che farci?

Per me, la frusta, non so adoperarla – mi dicono che adopero troppo miele – altri… Ma, o mio buon Gesù, non so dirigere me: non c’è da meravigliarsi che non sappia dirigere gli altri.


NAKATSU. Mi pare vada tutto bene. Il bravo Don Livio ha avuto ancora un attacco del suo male. Un bravo giovinetto di ottime attitudini salesiane ha incominciato lo studio del latino: l’ho affidato a Don Piacenza. Merlino ottime doti per l’Oratorio festivo.


OITA. Appena arriva il coadiutore lo metterò a Oita. Per ora si è dovuto riprendere per i lavori di cucina la vecchia catechista. Don Tanguy e Don Margiaria qualche volta non coutuntur. Certo Don Margiaria è giovane, fu formato in fretta, comincia a maneggiare bene la lingua, canta – e poi si attira facilmente le simpatie dei giovani e delle giovani (Ah, vengano presto queste benedette! Ma mi dica un po’… pel bene delle anime si deve proprio attendere alla partenza dei missionari in ottobre o novembre?)… Bisogna quindi tenerlo e qualche volta pensa che lo si voglia trattenere nel lavoro apostolico. Don Tanguy non sempre si esprime chiaramente per le difficoltà della lingua italiana – qualche volta un po’ secco… e per tutte queste ragioni… di tanto in tanto qualche nube sull’orizzonte… oppure lavoro non troppo coordinato. Tutti e due non troppo forti in salute e quindi alle volte, specie in queste occasioni affannandosi finiscono collo stancarsi e risentirne nella salute – e star male in ogni senso.


MIYAZAKI. Di tanto in tanto urti Cavoli-Guaschino provenienti da molte cause. La prima il sottoscritto per le solite cose – Guaschino non sempre arriva a tutto – Don Cavoli con parole forti attacca (sempre per realizzare il bene) – se l’altro risponde (come capitò, mi scrive Don Antonio, in questi giorni d’assenza del sottoscritto) la carità va a gambe levate – stanno male tutti e due – sta male il sottoscritto – ma a me quello che rompe il cuore è l’offesa di Dio che non può mancare e il mal esempio.

Ma cerco di armonizzare… Cose dell’altro mondo che non avrei mai sognato di dover vedere e di dover esserne a parte. Sarà per me una parte del lunghissimo Purgatorio che dovrò fare.

Un giorno in chiesa gridai piangendo a Gesù: “Ma come debbo fare?”. Mi dica un po’ Lei…

(Manca il seguito)