Cimatti|Begliatti Letizia F.M.A. / 1931-4-30

737 /Begliatti Letizia F.M.A. / 1931-4-30 /


a Suor Letizia Begliatti, Direttrice delle F.M.A. in Giappone



Miyazaki, 30 aprile 1931

Rev.ma Signora Direttrice,

Spero sabato poter fare una scappatina e spiegare, o meglio vedere quali sono i desideri loro e delle loro Superiore perché non ci capisco proprio nulla. Scrivo anzi contemporaneamente alla Madre Generale, e così spero che al più presto le cose si definiscano di comune accordo. Ecco le dichiarazioni di Don Cimatti:

1.- Non ho fatta finora convenzione di sorta, perché il Sig. Don Rinaldi e la Rev.ma Madre Generale mi dissero di non farla. “Quando il Superiore della Missione avrà ne darà, quando non ne avrà penserà la Provvidenza, e le Suore penseranno”. Così fu convenuto, e finora fu fatto così. Don Cimatti diede; quando non ne ebbe non diede, anzi le Rev. Suore aiutarono, prestando ciò che hanno in deposito (offerta del Sig. Don Torquinst) e di cui non è chiaro se l’offerente l’abbia data “intuitu Congregationis o missionis” (pur noi propendendo per quest’ultima). Mi dicono che fu scritto al Sig. Don Torquinst, nell’attesa cerchiamo di lavorare e non perderci in questioni. Ora le Superiore desiderano la convenzione e noi pure. Siccome di queste cose non me ne intendo (non avendone mai fatte), prego la Sig. Direttrice di studiare un modulo e di esporre con tutta franchezza quanto crede necessario. Casco dalle nuvole in relazione poi alle altre cose: numero delle suore, cosa dovranno fare, mezzi di sussistenza, pianta di casa, costruendo asilo, ecc. Probabilmente quanto fu presentato o quanto fu capito a Torino (non so per parte di chi, perché Don Cimatti non ne seppe nulla) non è chiaro. Ecco il pensiero di Don Cimatti.

Venuta delle suore: furono chiamate dal Superiore della Missione, perché prestassero l’opera loro per l’educazione delle ragazze, svolgendo l’opera loro parallela a quella dei salesiani. Cominciare dall’asilo e Oratorio, a cui si aggiungerebbero man mano tutte le branche proprie delle Figlie di Maria A., possibili in Giappone. Così è scritto nel carteggio di richiesta. Si parla dalle Rev.me Superiore del costruendo asilo – di inizio di opera – di trasporto di personale – di necessaria autorizzazione, ecc. Non capisco. Ma l’asilo non lo costruiscono le suore come opera propria – è la missione che lo fa come opera sua ed ha chiamato le Figlie di Maria A. come (se ci fossero stati altri missionari) avrebbero chiamato altre Suore, per lavorarvi. È il motivo per cui sono venute qua – è il primo lavoro che si era concordato – non capisco che autorizzazione sia necessaria in questo caso.

Quando le Suore facessero poi opere proprie, certo occorre quanto prescrivono le loro Costituzioni ed anche il permesso dell’Ordinario (e questo da tempo Don Cimatti lo ha dato – e gli incartamenti sono a Torino). Ma ora francamente non capisco.

2.- Quanto all’abitazione: all’inizio il Sig. Don Rinaldi e la loro Rev.ma Madre generale dissero: “Le suore desiderano in principio casa di fitto – in seguito, conosciuto l’ambiente fanno poi secondo i bisogni”. E così fu fatto. Da tempo Don Cimatti aveva prospettato il problema e la soluzione:

a) comprare solo la casa attuale e portarla sul terreno dell’asilo, con riattamenti opportuni servendosi anche delle case che sono sul terreno dell’asilo,

b) fare come aveva detto Don Torquinst: comprare e fare le migliorie del caso, in attesa di meglio,

c) costruzione ex novo.

I quattro mila Yen erano più che sufficienti. Questione: fatta con quei denari di chi è la casa? Questionando non si lavora. Fatta la casa, secondo il responso di Don Torquinst, sarà di chi sarà.

La pianta di detta abitazione la debbono fare le Suore secondo le loro esigenze. Dispiace leggere che a Torino si pensi che l’abitazione delle Suore debba essere un androne o comunque.

Quanto al numero delle suore per l’Asilo dissi tre – ma il pensiero è che le Suore si piglino la cura dell’Oratorio e dell’educazione femminile della missione. Quindi se sono necessarie di più ce ne vogliono di più. A Lei la decisione.

La conclusione è:

1.- Le Figlie di Maria A. sono venute in missione inizialmente per aiutare i missionari (non per fare opere loro) – credo sia questo che la segretaria non ha compreso – e quindi domanda non so quante cose;

2.- Siamo tutti missionari in formazione e in missione in formazione – e quindi non si può avere tutto ciò che si desidererebbe – idem per le Figlie di Maria A.: lavoro, preghiera e sacrificio;

3.- Facciamo al più presto la convenzione, giacché la si desidera – e desidererei entrasse in vigore nel mese di Maggio;

4.- Per l’abitazione delle Suore, come sopra.


A voce altre cose e schiarimenti. Sono ben contento che a Torino abbiano domandato tutto questo, perché daranno modo di chiarire tante cose. Ma non bisogna aver paura di dirle, né farle più grosse o più brutte di quel che sono. Quindi niente paura e avanti nel Signore. Il bel mese di Maria ci aiuti a darci il vero spirito di apostolato, spirito di unione con Dio, di lavoro, di sacrificio.

Ossequi cari a tutte e singole, alle aspiranti.

Un memento per il

suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.