Cimatti|Dell’Angela Stefano / 1946-3-...

3354 /Dell’Angela Stefano / 1946-8-29 /


a Don Stefano dell’Angela, missionario salesiano in Giappone


29 agosto [1946]

Carissimo D. Dell’Angela,


Grazie della tua carissima del 19 c. m. La risposta è la mia piena partecipazione al tuo stato d’animo, pregando in modo speciale per te.

Mi giunge la tua proprio il giorno 27 festa di S. Giuseppe Calasanzio.

Potrei dirti di rileggere quanto ha fatto questo S. Giobbe anche in relazione ai lavori materiali… e così direi di tanti altri santi e sante non escluso il nostro D. Bosco. Quid dicam? Mi piange il cuore nel non potere non sapere provvedere a questo inconveniente, che non solo tu, ma anche vari confratelli in Giappone lamentano. Nelle nostre case formate, almeno all’estero, questo non si verifica.

Le condizioni in cui ci troviamo, le necessità create dalla guerra, durante e dopo, specialmente, ci hanno messo in condizioni di lavori materiali da cui non abbiamo ancora le risorse opportune per esimercene. Ti posso dire che tutti sentiamo quanto senti tu, e forse più di te, e si cerca (come in tante altre cose non meno importanti) di metterci a posto. Come principio (ad quietandam animam tuam et meam) basta pensare ai santi (specie a quelli che ebbero – uomini o donne che siano – una missione come noi) e, perché no? a Gesù benedetto che per 30 anni si occupò di lavori materiali pur non lasciando certo la sua unione col Padre (ed è quello che tanto più fortemente dobbiamo fare noi). Poi pregare il Signore che ci aiuti a…

Poi stare tranquilli, perché non siamo noi che ci mettiamo in queste condizioni di fatto, ma (Don Cimatti pensa così) è la sua Provvidenza che se al momento dispone così, in tempore opportuno realizzerà quanto desideriamo anche noi.

Direi dunque al mio bravo D. Stefano: “Niente ti turbi! La tua vocazione è quella a cui Dio ti ha chiamato ed è questa in cui sei! Ricorda le promesse del Signore: sono – mi pare – pel futuro. Pregate e otterrete. Picchiate e vi sarà aperto, ecc.

Solo per i poveri dice: “Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum coelorum”. E mi pare che i salesianetti del Giappone lo siano, certo effettivamente, e spero lo siano anche affective. E allora perché dolerci o rammaricarci che il Signore ci tenga nelle condizioni del povero che prega, domanda e lavora per vivere? Forse le mie povere parole accresceranno le tue ansie: ad ogni modo prego Gesù buono che voglia consolarti, affrettando quanto tutti auspichiamo e in modo speciale chi ti ricorda cotidie.

Tuo

D. V. Cimatti, sales.