1170 ricaldone


1170 ricaldone

1170 / Ricaldone Pietro BS / 1933-10-31 /


1 a Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore dei salesiani

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Chi va e chi viene1


Miyazaki, 31 Ottobre 1933

M. R. ed amatissimo Sig. Don Ricaldone,

Gli avvenimenti che si succedono mi danno il tema della lettera mensile, che fin dagli inizi della nostra venuta in missione mi sono proposto di scrivere per il Bollettino Salesiano, a conforto nostro (fa così bene all’anima parlare cogli amici lontani! Tanto più coi Superiori… col Padre…) e a mantenere la caritatevole relazione di anime che lavorano per lo stesso scopo: la gloria di Dio e salute delle anime.

Molte cose, molti avvenimenti, molte persone VANNO e molte VENGONO. Se ne vanno gli anni… Cosa nota, e con essi l’agilità, le forze… E già il pensiero si rivolge ai nostri chierici, di cui un piccolo gruppo ha cominciato la teologia, e proprio stamane pregustavo in un momento di divagazione fantastica la gioia della prima Messa in Giappone dei nostri giovani preti. Già il pensiero corre alla meta per il piccolo gregge dei nostri seminaristi indigeni, e si vorrebbe già vederli al lavoro con noi. Vediamo col volgersi degli anni crescere la gioventù delle nostre riunioni, dei nostri oratori. Speranze del futuro, che incalzano, mentre i vecchi declinano, e gli anni vanno veloci verso l’eternità.

Abbiamo poi un esodo relativamente forte anche di cristiani nostri in Brasile, in Manciuria… Emigrazione insomma. È un bene? È un male? Come in tutte le cose di questo mondo vi è nel fatto il lato buono e meno buono. Dal punto di vista della Propagazione della fede, se gli emigranti sono buoni cattolici si può sperare un bene. Il pagano stesso dall’influsso di altre manifestazioni religiose o di parentela, se trova buoni missionari apostoli, facilmente si converte. Il governo giapponese non lascia nulla di intentato a che il problema emigratorio venga e nella sua fase preparatoria e durante il viaggio e nella sua fase risolutiva, contornato da tutto il necessario ad assicurare un felice esito. Trattandosi di Brasile, paese cattolico, fra le conferenze destinate a dare un’idea del nuovo ambiente dal punto di vista sociale, agricolo, commerciale, obbligatorio per tutti gli emigranti, permette conferenze d’istruzione religiosa cattolica, nel periodo di preparazione all’emigrazione.

Durante il viaggio gratuito per gli emigranti, gli eventuali cattolici possono esercitare un buon apostolato. A Miyazaki, ove presso la scuola superiore di agricoltura vi è un corso speciale per la preparazione del personale sopraintendente all’organizzazione emigranti in Brasile, è di questi giorni l’invito fatto alla Missione cattolica di fare alcune lezioni sulle cerimonie liturgiche cattoliche, ed anche sull’etichetta in uso fra cristiani per sapersi presentare degnamente in paese cattolico.

Quest’anno la nostra minuscola cristianità ebbe 145 emigranti. Gente che va… E fra questa contiamo missionari che vanno anche fuori missione per trovare un po’ di riposo, ma più per stendere la mano ai generosi ed interessare anime buone ad opere che non si potrebbero fondare, sostenere e rassodare senza la carità dei facoltosi.

E con quanto va non bisogna dimenticare quanto relativamente viene a noi. È lo spettacolo davvero impressionante del ritorno in patria delle truppe giapponesi vittoriose in Manciuria. È indescrivibile l’entusiasmo che si suscita nelle città sede di comando militare al ritorno dei reggimenti. È il cuore della nazione che va incontro ai suoi figli. E lungo il percorso, alle stazioni anche di secondo grado, autorità e popolo sono all’attesa, e tutti vogliono manifestare il grazie, la stima, il plauso ai vittoriosi. Quando poi tornati al paese nativo i militari, fosse anche uno solo, la manifestazione paesana col concorso delle autorità, scuole e popolo viene ad assumere un carattere di festività familiare, che si inizia alla stazione con benvenuto fatto a nome di tutti dal capo del paese, e che si conclude fra le pareti domestiche. Unione di cuori in un unico intento, la grandezza della patria. Anche la casa di Miyazaki fece in chiesa e nel salone Don Bosco uno splendido ricevimento ad un bravo giovanotto del locale circolo Savio Domenico, che aveva con onore partecipato alla campagna.

Coi soldati che tornano vittoriosi, vengono pure a noi dall’Italia confratelli amatissimi, che la carità dei Superiori ha potuto inviare a rinforzare le nostre deboli fila. Vengono a noi aiuti di mezzi materiali per ornare le nostre cappelle e le opere di carità dell’Apostolato. Oh, buoni Superiori e Benefattori amici nostri, come potremo ringraziarvi per tanta carità? Il Signore rimeriti regalmente, come sa fare Lui, la generosa carità di tutti.

Ma la più bella venuta è Don Bosco in mezzo ai giovani. Più lavoriamo in mezzo alla gioventù, più facciamo conoscere il Padre nostro, e più egli viene affermandosi nel cuore, nelle menti di quanti lo conoscono. Ed anche nelle parole. In molti posti dove si è più conosciuti, vedendo noi e i nostri, la gente addita e dice: “Don Bosco!”. Le case nostre sono dette “Don Bosco”. Una delle più recenti è di Tokyo. Su un giornalino illustrato per fanciulli è stato pubblicato un articolo di uno degli allievi di quinta elementare, oratoriano nostro, che riproduce gli episodi dell’infanzia di Giovannino Bosco e il primo sogno (e il tutto ornato da disegni di marca fanciullesca) sentiti all’oratorio e conclude: “Come allora Don Bosco, così fanno da Don Bosco coloro che lavorano per noi, e noi a questo oratorio desideriamo diventare gli uomini del domani”. Parole di fanciullo, ma mi sembrano significative ad indicare l’opera di entrata nel cuore dei giovani del nostro Don Bosco, che non può non gioire nel vedersi attorniato come un tempo all’Oratorio da tanta gioventù.

Oh ci aiuterà come sapeva fare Lui allora a condurla a Dio. Cose che vanno e vengono. Gente che va e viene… e potrei continuare.

Non vorrei sentirmi dire un: “Se ne vada!” e preferisco domandare che su me e sui miei e sulle opere nostre preghiere, benedizioni e aiuti in abbondanza.

Con affetto filiale,

Suo aff.mo

Don V. Cimatti, sales.



1 Manoscritto R.M.550, inedito.