Cimatti|Discorso radiotrasmesso / 1941-9-…

2807 / Discorso radiotrasmesso / 1941-9-… /


Discorso di Mons. Cimatti alla radio italiana


Settembre 1941


Ricordi missionari1


Chi ha il piacere di parlarvi è un salesiano di Don Bosco, Don Cimatti, che da 16 anni si trova in Giappone nell’isola del Kyushu con una ventina di altri salesiani italiani per svolgervi l’apostolato missionario. E prima di tutto, un cordiale saluto a tutti i miei buoni ascoltatori – un ricordo nostalgico alla nostra cara patria lontana – l’assicurazione di vivo ricordo nelle nostre preghiere e lavori per voi tutti che volete tanto bene ai missionari di Don Bosco.

L’isola in cui ci troviamo ha la superficie di 15.996 kmq e una popolazione di oltre 9 milioni di abitanti. È una terra ricca di foreste, in cui predominano le conifere e la canfora (la celebre canfora del Giappone), ricca di vulcani e montagne discretamente fornite di minerali, buoni golfi naturali e ancoraggi e pianure specie a sud, buone per la coltivazione.

In qualsiasi testo di geografia potete trovare nozioni generali al riguardo.

Vi voglio piuttosto parlare delle mie impressioni sulla zona da noi abitata e che forma ecclesiasticamente la Prefettura di Miyazaki comprendente le due province civili di Miyazaki e Oita, con una popolazione di quasi 2 milioni di abitanti.

Siamo partiti il 29 dicembre 1925 e giunti in Giappone nel febbraio del 1926 a Miyazaki, dopo un anno di studio indefesso della difficilissima lingua, ci siamo messi al lavoro, che potrete vedere se facciamo insieme un viaggio per le due province di Miyazaki dotata di un clima dolce e di un suolo fertile, è conosciuta anche sotto il nome di Hyuga, e vanta il supremo onore di essere menzionata nelle prime pagine della storia giapponese come culla della dinastia imperiale.

Manufatti di vario genere prodotti, forestali, agricoli, acquatici, minerali e allevamento del bestiame sono le basi dell’attività economica della pacifica popolazione, valutata circa 900 mila abitanti. Il 60% della popolazione è campagnola. Terre argilloso-calcaree di produzione alluvionale o di medio impasto si prestano bene per la coltivazione del riso (il riso dello Hyuga è noto tra le migliori varietà del Giappone), del tè, delle zucche e cocomeri, delle rape e agrumi (sono una specialità gli aranci dello Hyuga).

Vi è pure in fiore l’allevamento dei cavalli. “Va in Corea per rare spade, alla provincia di Hyuga per le migliori qualità di cavalli”, dice un antico proverbio.

I prodotti dei boschi sono costituiti da essenze forestali fra cui predominano il pino giapponese, il cedro di Obi, la quercia e il frassino, il bambù; prodotti derivati notevoli sono il carbone di legna, e i funghi. Le spiagge di Hyuga sono note per il tonno; bonito e pesce giallo, che trasportati dalle correnti passano a branchi per le spiagge. Nei fiumi è di fama nazionale la trota e l’anguilla. Buone miniere di rame e stagno danno larga esportazione all’estero. Nelle vicinanze di Miyazaki è nota a tutti i giapponesi la piccola isola di Aoshima “isola verde” a vegetazione nettamente tropicale, con maggioranze di palme indiane che le danno un aspetto caratteristico cantato dai poeti; meta di passeggiate, di bagni nella stagione estiva per la magnifica spiaggia.

La catena montagnosa culminante a Nord col grande vulcano Aso e a sud col vulcano Kirishima, che divide in due il Kyushu, con uno sprone laterale divide ad Oriente lo Hyuga dalla Provincia di Oita. Numerose vallette seguite da terreno pianeggiante sfociano al mare, la costa poco frastagliata, permette solo qua e là piccoli porti; in generale è rocciosa e precipita a picco nel Pacifico.

Le città più importanti sono lungo il litorale e in qualche vallata, legate fra loro dalla ferrovia principale o da tronchi secondari. Un ottimo servizio di corriere pubbliche, indipendenti o in correlazione colla ferrovia fanno pure servizio regolare fra i centri di commercio più distanziati.

Come vedete dunque un piccolo Paradiso di bellezze e ricchezze naturali, di relative comodità materiali e di simpatici abitatori perché gentili, laboriosi.

Facciamo insieme una rapida corsa ai luoghi più importanti da noi abitati. Partendo dal sud alle falde del bel Kirishima, fiammante nei suoi aceri rossi o variopinto dalle sue azalee o maestoso nel suo magnifico parco nazionale e che cela fra le sue corrugate pieghe vulcaniche laghetti, soffioni e melma di ogni genere, giace la città di Miyakonojo (50.000 abitanti). In un’abitazione alla giapponese vi è la nostra missione. Se vogliamo entrarvi vi prego di seguire tutte le regole dell’etichetta giapponese… Toglierci le scarpe e dopo i rituali inchini di saluto sulle candide stuoie ci accoccoleremo sulle calcagna in attesa che ci portino il tè e i dolci. Una stanzetta è la cappella, ma grazie alle mobilità delle mura giapponesi quando si riuniscono i cristiani può diventare più che sufficiente al bisogno. Sentite in cortile il vispo cinguettio dei ragazzi frequentanti l’oratorio che vi verranno subito a porgere il saluto.

E ora ripigliamo il nostro viaggio. Ad un’ora di treno si trova la piccola città di Tano (10.000 abit.) e ad una mezz’ora a piedi su un bel pianoro la residenza del missionario; un saloncino per le adunanze, un magazzino per le derrate dei contadini e una devota chiesetta dedicata a Santa Maria Stella del Mare e a S. Teresa del Bambino Gesù. Una decina di anni fa il luogo non era che una fitta boscaglia di cespugli e di bambù: ora bei campi produttivi ricompensano ad usura le fatiche sopportate nel dissodamento fatto da emigrati cristiani provenienti da Nagasaki.

Proseguendo il nostro viaggio in una buona mezz’ora il treno ci trasporta a Miyazaki (40.000 abitanti) centro della Prefettura. Andrà bene [che] andiamo a fare il nostro dovere di buoni cittadini al bel monumento di Jimmu, il primo Imperatore del Giappone. Un saluto come tra noi si usa al monumento del milite ignoto è atto che dirà tutta la vostra ammirazione e cordialità più sentita. La missione è nel centro della città, su un terreno di 2500 metri quadrati; ove sorge la chiesa, la residenza missionaria, il salone Don Bosco e prospiciente la facciata un bel giardino con magnifica alea di ciliegi giapponesi… i famosi “sakura” ammiratissimi all’epoca della fioritura da tutta la città; tra questi si erge altissima l’asta per la simpatica funzione dell’alzabandiera. Vicino alla chiesa il cristiano vi vede volentieri il richiamo della patria e il buon cristiano non può essere un cattivo cittadino.

Dietro la chiesa, il cortile per la ricreazione dei nostri giovani, che ogni giorno possono intervenire e allietati da piccoli divertimenti e discorsi istruttivi, assistiti nei loro lavori scolastici specialmente la domenica nell’adunanza serale insieme ai loro parenti, partecipano (come in tutte le altre nostre residenze) al trattenimento drammatico musicale.

Faremo una visita al Seminario in cui vengono allevate le nostre future speranze per la missione e per l’opera salesiana in Giappone, per ora una cinquantina di allievi; e all’Ospizio che ricovera un 150 persone, assistite maternamente dalla Congregazione giapponese delle suore della Carità.

Sarebbe interessante pure visitare le nostre residenze di Takanabe, Tomitaka, Nobeoka, ma il tempo stringe e ci accontenteremo dal finestrino del treno che ci conduce, di osservare i magnifici panorami ed i luoghi più celebri del nostro percorso.

La ferrovia lasciando la spiaggia s’inerpica tra valli e monti, passa il valico e ci porta nella bella provincia di Oita.

Magnifico panorama! La costa che viene frastagliandosi come una sega dà luogo a magnifici porti e in opposizione si allineano montagne ricoperte di agrumi o bianche talvolta nella loro massa calcarea da cui la popolazione industriosa trae i famosi cementi.

La fantasia come in fantasmagoria rivede avvenimenti, persone… pagine della bella storia giapponese… pagine gloriose della chiesa cattolica e dell’apostolato missionario in Giappone.

Giungiamo ad Oita (80.000 abit.) capoluogo della provincia omonima, situata in riva al mare e a ridosso di graziose collinette, ove un tempo sorgeva il castello del grande amico di S. Francesco Saverio, Otomo Sorin, il potente daimyo del Bungo.

Pochi ricordi restano di quei tempi. Accenni nei libri e indicazioni in antiche carte geografiche. La missione è in un posto assai centrale della città, con un giardino d’infanzia in cui potreste vedere il pregevole altare in stile giapponese con disegni, laccature e dorature ideato dal nostro Don Marega, che ricorda in appositi pannelli di fondo e laterali momenti interessanti la venuta di S. Francesco Saverio a Oita e le sue relazioni col principe Otomo.

Qua e là nella zona vengono scoprendosi tombe, oggetti e ricordi delle antiche cristianità, studiate con amore dal missionario e da distinti studiosi giapponesi.

In treno o in comodo tram elettrico sempre costeggiando l’incantevole baia solcata da barche e ordigni di pesca in poco più di mezz’ora si può giungere a Beppu.

I giapponesi chiamano la città la Napoli del Giappone; a parte la maestosità e ampiezza di Napoli italiana e la grandiosità del Vesuvio, richiami e somiglianze si possono vedere nella baia e nello scenario di sfondo. La natura ha accumulato in questa vallata quanto di più termo-minerale può trovarsi in Giappone: dai getti di acqua bollente o vapore che si sprigiona ad intermittenza raggiungendo anche 30 e più metri di altezza, ai grandi laghi detti inferni per l’elevata temperatura dell’acqua, alle fumarole, ai fanghi diversamente colorati, che continuamente ribollono a sbuffi, alle sabbie calde (40 centigradi) è un rovistamento interno a base vulcanica davvero caratteristico per lo scienziato, ma quel che è più, utilissimo sotto varie forme dal lato sanitario. Qui nella stagione opportuna, vengono a cercar salute a migliaia i giapponesi e anche stranieri.

In questa città si trova la missione e qui pure svolgono l’opera loro di beneficenza le Figlie di Maria A. e un gruppo di volenterose giovani cattoliche, collo scopo precipuo dell’assistenza e cura degli ammalati.

Anche a voi un buon bagno caldo o una buona sabbiatura potrà essere utile per riposarvi dal lungo viaggio.

Approfittatene e poi andiamo in rapida corsa fino a Nakatsu, meta ultima del nostro viaggio. Lungo la via, molte delle tappe richiamano tanti ricordi storici al missionario… Qui S. Francesco approdò… Questa città un tempo era completamente cristiana…

Usa… col suo magnifico tempio, colle sue preziose raccolte artistiche giapponesi.

Ed eccoci a Nakatsu… La nuova bellissima chiesa, dedicata a Don Bosco, vi richiamerà che anche qui lavorano i Salesiani di Don Bosco. Se il tempo lo permettesse v’inviterei fino alla capitale, da cui vi parlo, per dirvi che cosa fanno anche qua i figli di Don Bosco, ma sarà per la prossima volta.

Concludo dunque: la magnificenza dei luoghi, la gentilezza proverbiale dei giapponesi, l’aiuto incondizionato delle autorità ci ha reso possibile il lavoro fatto finora e sono promessa per il lavoro futuro.

Grazie dunque ai buoni giapponesi – grazie a voi pure per avermi pazientemente ascoltato – grazie del ricordo che avrete certo per questi vostri fratelli lontani e che vi viene continuamente ricambiato; se un giorno vorrete venire a constatare de visu quanto vi ho brevemente accennato, sarete fraternamente accolti, non solo da noi, ma dal buon popolo giapponese, che stima ed ama assai il popolo italiano.


[Don V. Cimatti]




1 [radiotrasmesso dalla radio giapponese verso l’Italia che era alleata] R. M. 1098: originale dattiloscritto. Di per sé dovrebbe essere messo altrove, non essendo uno scritto al Superiore, ecc. come le altre relazioni. Rispettiamo l’ordine dato da Mons. Cimatti stesso a Don Crevacore.