Cimatti|Chierici di Valsalice / 1926-1-22

130 /Chierici-Valsalice / 1926-1-22 /


ai Chierici di Valsalice



22 Gennaio 1926

M.R. Sig. Don Costa e amici fratelli carissimi di Valsalice,


Ripiglio dal Ceylon a Colombo.

Dopo 20 giorni di mare si sentiva il bisogno di mettere il piede su terra ferma. Si smonta tutti. Colombo è una bella città che ha nelle parti principali la struttura e le comodità della vita europea. Del resto tutto il mondo è paese, salvo il clima, la vegetazione, il colore e il vestito degli abitanti: le miserie materiali e più morali uguali dappertutto. Ospiti dell’Arcivescovo, passiamo alcune ore dagli Oblati di Maria e coi bravi seminaristi allegri, furbi, forti con cui si fa qualche gioco di corsa. Novità nessuna! Qualsiasi geografia politica o antropozoica vi dà descrizioni.

Risaliamo alla nostra comoda casa, calma, linda e che ci deve ospitare ancora per una ventina di giorni. Tutti i passeggeri lodano la tranquillità dei movimenti di questa motonave anche quando il mare è mosso assai: va detto grazie anche a un dispositivo speciale di questa nave. Tutto intorno alla nave, nei fianchi più sbattuti dalle onde vi è una grossa lamina d’acciaio, ricurva che difende a una certa distanza la chiglia della nave, frangendo le onde prima che sbattano sui fianchi.

Nei giorni 17 - 18 - 19 - 20 mare mosso: molti i disturbati. Pioggia, nuvolo; a sera temporali in lontananza; i vigili fari che disseminati qua e là segnano la strada ai piloti. Ecco Sumatra! Siamo così nelle Indie Olandesi. Il solito paesaggio tropicale e folta vegetazione in lontananza; nel mare i delfini carolanti in vicinanza alla nave: meduse multicolori, raye verdi argentate, ecc. La fermata del Fulda al largo di Bewan per carico e scarico di persone e di merci ci dà modo di far conoscenza colla razza malese piccola, robusta, color cioccolato chiaro, e di verificare il pieno accordo tra tedeschi e olandesi.

Si ripiglia per Singapore, da dove spedisco lettere e qualche raccolta fatta a Colombo. Per noi la vita di bordo è sempre la stessa, vita regolare di pietà, di lavoro e di allegria. Si fa anche un po’ di ginnastica – i soliti canti nostri e giochi di ogni genere per passare il tempo e far dimenticare a chi l’avesse nostalgia e mal di mare.

Per me sempre bene. Ma che colpa ho io (vado dicendo tra me) se ho appetito, se sono allegro e sto bene? Deo gratias!

E dopo a Dio lo debbo a voi che mi sostenete colle vostre preghiere. Beati voi che farete un festone a S. Francesco… Vi ricordo tutti e vi rivedo uno per uno.

Buon Carnevale! Divertitevi nel Signore anche per me. A tempo opportuno vi farò conoscere il teatro giapponese. Il nostro dottorino mi dice che dura dalle 10 alle 12 ore per recita. C’è da crepare.

Per stavolta niente predica. S. Francesco ci dia la grazia di essere caritatevoli come lui. Vi abbraccio tutti e singoli in osculo sancto Dei e vi benedico.


Vostro fratello:

don Vincenzo Cimatti