Cimatti|Rinaldi Filippo / 1927-2-22

241 /Rinaldi Filippo / 1927-2-22 /


a Don Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei salesiani



Miyazaki, 22 febbraio 1927

Rev.mo ed amatis.mo Babbo,


Anticipo la posta per darle relazione della nostra entrata a Nakatsu.1 Ho fatto un po’ di relazione pel Bollettino.

Stato delle cose: materialmente ha bisogno di molte riparazioni (Don Ricaldone vedrà), ho fatto fare le più urgenti.

Ora vi regna Gesù. Ho fatto benedire la casa da Don Piacenza, ed ora al lavoro. Qua e là nei dintorni vi sono dei cristiani. In Nakatsu due famiglie fervorose ed altre che da molto non frequentano o sono in forti irregolarità di matrimonio. In campagna vari bambini da battezzare. Don Piacenza le invierà dettagli più tardi. Per ora gli ho detto che assestate le cose, prendesse contatto e battezzasse e visitasse, ecc.

Vicino a noi vi sono i trappisti – poco più in là P. Bertrand, delle missioni che visiterà i nostri confratelli e si mette per aiuto come fratello a nostra disposizione.

Per la parte materiale si trova tutto, il pane per ora lo inviamo da Miyazaki, poi si vedrà.

Mi dicono che a Nakatsu vi è la malaria. Farò fare cure preventive (non andrebbe male vedere se ve ne sono delle efficaci in Italia, per adottarle anche qui).

Tutti gli altri confratelli bene: le scriverò singulatim per gli esercizi di b. m. e dopo l’assestamento di Oita.

A Nakatsu la famiglia che affittava pretende compensi per migliorie, ecc. Il Padre cui succediamo dice che non avendo per 8 anni pagati i fitti non può certo reclamare nulla. Ebbi lunghe conversazioni pure per Oita, di cui in prossima.

Per me vado avanti allegro nel Signore, pieno di buona volontà, con buone frustate alla signora superbia e al cuore.

Preghi, preghi, preghi per me perché deve persuadersi che ne ho più bisogno di tutti.

Guardi che sono agli sgoccioli…

Suo in tutto figlio:

don Vincenzo Cimatti, sales.

1 Nakatsu, cittadina situata nel punto più a Nord della missione affidata ai Salesiani, sull’Oceano Pacifico. Don Piacenza diventa parroco e Don Liviabella viceparroco. Li aiuta il coadiutore Maccario. Vi era solo una cinquantina di cristiani molto dispersi. Zona di campagna, molto tradizionalista, senza grandi possibilità di sviluppo economico. Nel 1930 divenne sede del primo aspirantato, e poi nel dopoguerra centro di un’opera sociale.